Quando nel 1942 dà alle stampe il suo primo volume di poesie Le chiare notti. Poesie dalla Francia, Hans Sahl ha quarant’anni. Alle sue spalle l’Europa in fiamme e nove lunghi anni di esilio, trascorsi per lo più a Parigi. Dalla Germania nazista era fuggito, unendosi alla schiera degli emigranti della prima ora, nel marzo 1933, «non solo come ebreo, ma anche come oppositore di Hitler», riparando dapprima a Praga, poi a Zurigo e infine a Parigi fino allo scoppio della guerra. Dopo l’invasione della Francia da parte delle truppe tedesche, fu rinchiuso nei campi di internamento francesi, in uno dei quali condivise la drammatica esperienza con Walter Benjamin. Nel 1941 riuscì a fuggire e raggiungere Marsiglia, uno dei pochi porti d’Europa dal quale era ancora possibile salpare in direzione degli Stati Uniti. Approdò a New York e vi si stabilì, per rientrare in Germania definitivamente solo nel 1989. Cinquantasei anni di esilio in cui Sahl svolse prevalentemente il lavoro di corrispondente culturale da New York per diversi giornali e riviste. Si dedicò altrettanto proficuamente all’attività di traduttore, nell’ambigua consapevolezza di avere ormai «siglato un patto con l’estraneità.