Novembre 21, 2024

269 thoughts on “LA CAMERA ACCANTO 18° appuntamento (LA QUESTIONE NUCLEARE)

  1. Come sapete ne “La camera accanto” di Letteratitudine si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete.
    Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.
    Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

  2. Io, intanto, ne “La camera accanto” n. 18 vi propongo una discussione di natura letteraria, traendo spunto dallo scorso numero di Tuttolibri (l’allegato del sabato de “La Stampa”).

  3. Su Tuttolibri di sabato 29 gennaio Masolino D’Amico pone una “questione” piuttosto interessante: esistono grandi libri illeggibili, e grandi libri non molto letti. Il riferimento è a La recherche, di Proust e all’Ulisse di Joyce.

  4. “Anche nella sua operazione matta e disperatissima” scrive Masolino D’Amico, “Joyce vuole che il lettore capisca; ma a costo di risalire all’origine di tutte le sue invenzioni, parola per parola. Il primo a corredare di chiose puntuali anche se non esaurienti quello che veniva scrivendo, fu proprio lui. Dante – mettiamo – espone il suo sistema – la sua cultura, la sua cosmologia, la sua religione – per così dire, li porge. Va verso il lettore. Joyce fa il contrario. Il lettore deve andare da lui, e sviscerare quanto lui gli fa solo balenare.”

  5. Nella stessa pagina di Tuttolibri è disponibile un articolo di Guido Davico Bonino dal titolo: “Preferiamo Svevo e Pirandello” (a Joyce e Proust, ndr).
    Vi riporto le domande che pone e si pone, in riferimento ai citati libri “colossali” di Joyce e Proust (prendendo anche in considerazione quella di Musil):
    è obbligatorio per il lettore comune affrontarli e possederli o la loro analisi e interpretazione può essere lasciata allo studioso?

  6. Aggiungo questa domanda, come ulteriore spunto di riflessione…
    A vostro avviso, uno scrittore dei “tempi moderni” (partendo anche dalla considerazione che i margini di tempo libero si sono ridotti) dovrebbe in qualche modo autoregolamentare la lunghezza della propria opera, oppure è bene che non si ponga vincoli di alcun tipo?

  7. “E’ formidabile! Ma chi lo legge?” di Masolino D’Amico (da Tuttolibri – La Stampa)

    Esistono grandi libri illeggibili, e grandi libri non molto letti. Una sera da Rosati, nella via Veneto di Flaiano, primi Anni Cinquanta, due giovani giornalisti, uno calabrese uno toscano, fingevano di conoscere La recherche, e di averla trovata noiosa. «Si ripete…» dicevano. A un tavolo vicino il critico teatrale Sandro De Feo, un proustiano doc, drizzò le orecchie. «Non sapete di cosa state parlando» si inserì. E cominciò a fare loro domande. «Vediamo un po’, come si chiama la duchessa de Guermantes?», «Chi è la zia del baron de Charlus?». I due farfugliarono, si impappinarono. Alla fine il toscano, che era il più sincero, confessò: «O Sandro… ’un s’ebbe tempo!»

    Be’, non tutti hanno letto Proust, ma oggi non esiste lettore acculturato che non abbia perlomeno gli strumenti onde fingere convincentemente di averlo fatto. Lo stesso si può dire per il più famoso libro di James Joyce, altro pilastro del rinnovo del romanzo nel Novecento. Quando Ulisse uscì con enorme risonanza fu anche un successo di scandalo, e la sua pubblicazione negli Stati Uniti (se è per questo, anche nell’Irlanda patria dell’autore) fu severamente proibita. Molti intellettuali protestarono, e in prima fila si distinse il giovane ma già celebre Hemingway, che ne importò personalmente di contrabbando e diffuse molte copie. Peccato che la sua, ritrovata dopo la morte, fosse rimasta intonsa tranne le prime poche pagine.

    Anche Ulisse può essere una lettura ardua, e forse la maggior parte degli acquirenti del romanzo si arrende durante il percorso, salvo saltare al fatidico finale col monologo di Molly Bloom. Diverso il discorso per Finnegans Wake, alla stesura del quale Joyce dedicò sedici anni, dichiarando che sarebbe stata l’ultima impresa della sua vita artistica. Rispetto ai pur ardui libri appena citati – Ulisse per la tortuosità, la Recherche per la mole – Finnegans Wake presenta l’ostacolo ulteriore e pressoché insormontabile della lingua in cui fu scritto, lingua che pur partendo dall’inglese, sia pure con accento irlandese, è poi un impasto di neologismi inventati da Joyce attingendo sia alla sua insaziabilità di autodidatta, sia al suo talento di poliglotta. Joyce sapeva infatti moltissime lingue. Prima dei vent’anni, per esempio, si era studiato da solo il norvegese allo scopo di comprendere meglio Ibsen, e in quella lingua aveva scritto una lettera ammirata al grande drammaturgo, il quale gli aveva risposto scambiandolo per un vecchio accademico. Nella Trieste asburgica si era trovato a contatto con un crogiolo di etnie dal quale aveva appreso una moltitudine di idiomi.

    Ora, esistono in letteratura libri scritti in lingue segrete, o addirittura inventate. Al tempo in cui nell’Iran regnava lo scià e si promuovevano festival internazionali, il poeta Ted Hughes scrisse per Peter Brook un testo intitolato Orghast da rappresentare sulle rovine di Persepoli, appunto in una lingua fatta solo di sonorità; il pubblico doveva capire l’azione come quando si va a teatro all’estero, riconoscendo i significati dalla musicalità dei fonemi. Non veniva fornita, né esisteva, una spiegazione.

    Anche nella sua operazione matta e disperatissima Joyce vuole che il lettore capisca; ma a costo di risalire all’origine di tutte le sue invenzioni, parola per parola. Il primo a corredare di chiose puntuali anche se non esaurienti quello che veniva scrivendo, fu proprio lui. Dante – mettiamo – espone il suo sistema – la sua cultura, la sua cosmologia, la sua religione – per così dire, li porge. Va verso il lettore. Joyce fa il contrario. Il lettore deve andare da lui, e sviscerare quanto lui gli fa solo balenare.

    Intendiamoci, la sua creazione non si esaurisce nella lingua. Nell’introduzione al primo volume della traduzione di Luigi Schenoni, uscito nell’ormai lontano 1982, Giorgio Melchiori sintetizzò mirabilmente le pazienti esplorazioni di molti esegeti, mostrando la complicata eppur limpida simmetria che organizza gli innumerevoli episodi della vicenda (questa di per sé sarebbe semplice, la notte e i sogni del protagonista H.C.Earwicker), con un fittissimo tessuto di simboli e allusioni e richiami.

    Pesante come svago, poco utile come oggetto di studio (quale allievo è in grado di leggerlo, quale docente di spiegarlo adeguatamente?), Finnegans Wake ha tuttavia sempre trovato appassionati che non si sono stancati di interrogarlo. Tra questi in Italia spicca Luigi Schenoni, venuto purtroppo a mancare senza terminare l’eroica fatica di tradurlo, oggi giunta a un quarto volume. Ma non di tradurlo in una lingua «normale», così da consentire di leggerlo come con una versione interlineare. Schenoni ha voluto riprodurre per il lettore italiano l’effetto che Finnegans Wake produce sul lettore anglofono. Lì l’inglese, come si diceva sopra, è la base, ma ci sono richiami ad altre lingue (ne sono state individuate 47), più innumerevoli parole composte, come la sempre citata «meanderthale», dove convivono i significati di meandro più «tale», storia – storia-labirinto – ma anche di Neandertal, con richiamo alle origini della lingua stessa. Schenoni dunque reinventa, sulla traccia dell’originale, arrivando a frasi come «Halloggio di chiamata è tutto il loro evenpane, sebbene la sua cartomanza abbia un’hallucinazione come un’erezione di notte…», che poi spiega in un corpo di note lungo il triplo del testo stesso. Come Joyce, non pensa tanto al fruitore, quanto a cimentarsi con la propria ossessione. Joyce ha eretto un monumento all’impossibilità di procedere oltre nella strada del romanzo, costruendo un romanzo totale e definitivo, in cui tutto lo scibile e la stessa favella sono rielaborati come in una nuova Babele di unione anziché di disgregazione. Condividendo la sua orgogliosa solitudine, Schenoni la fa sentire meno arrogante e più umana.

    (fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 29 gennaio)

  8. confesso a voi lettori di non aver mai letto Joyce, Proust e Musil e di riuscire a dormire ugualmente la notte

  9. pero’ confesso pure che e’ da anni che mi riprometto di leggere questi autori.
    forse quando andrò in pensione…

  10. Bell’argomento.
    Ammetto di non aver mai potuto digerire l’Ulisse di Joyce. Ho sempre ritenuto questo libro come una forma di esibizionismo dell’autore.
    Piuttosto inutile, per me.

  11. Per Proust il discorso è diverso. Ho sempre amato La recherche.
    L’uomo senza qualità di Musil, invece, non l’ho mai letto.

  12. in riferimento ai citati libri “colossali” di Joyce e Proust (prendendo anche in considerazione quello di Musil): è obbligatorio per il lettore comune affrontarli e possederli o la loro analisi e interpretazione può essere lasciata allo studioso?

    No, credo sia obbligatorio. E alla fine non credo sia obbligatorio nemmeno per tutti gli studiosi di letteratura.

  13. Quale insegnante, professionista, impiegato ha margini di tempo libero così larghi da potervisi dedicare?

    Non credo che il problema siano le professioni. Anche una volta si lavorava. Il problema è che oggi le possibilità di “svago” e “intrattenimento” si sono moltiplicate.

  14. A vostro avviso, uno scrittore dei “tempi moderni” (partendo anche dalla considerazione che i margini di tempo libero si sono ridotti) dovrebbe in qualche modo autoregolamentare la lunghezza della propria opera, oppure è bene che non si ponga vincoli di alcun tipo?

    Uno scrittore deve sempre rimanere fedele a se stesso e non deve porsi problemi di lunghezza.
    Almeno secondo me.

  15. Personalmente ho letto l’Ulisse di Joyce due volte, e sono ancora vivo.
    Penso di rifarlo una terza, senza sentirmi un masochista.

  16. Sul fatto che molta gente menta dicendo di averlo letto, sono perfettamente d’accordo.
    Ma non ne farei una tragedia. In questo paese si dicono bugie molto più grosse.

  17. beh, all’Ulisse di Joyce preferisco quello di Omero.
    Della Recherche di Proust ho letto solo un libro.

  18. Ah, dimenticavo. Musil invece l’ho divorato intorno ai vent’anni.
    L’uomo senza qualità forse è un libro ‘difficile’, ma niente a che vedere col caos di Joyce.

  19. Forse sarò in controtendenza, ma “Ulisse” di James Joyce è un romanzo che ho sempre apprezzato. Soprattutto per la sua “spinta sperimentalistica”.
    Non è che molti lo criticano senza nemmeno averlo mai aperto?

  20. Anzi, mentre che ci sono fornisco qualche informazione su “Ulisse”. Chissà che a qualcuno non venga voglia di prendere il tomo e mettersi a leggere.

  21. Ulisse (in lingua inglese: Ulysses) è il principale romanzo di James Joyce, scritto tra il 1914 e il 1921 e pubblicato a Parigi nel 1922.
    Il romanzo, che si svolge in una sola giornata (il 16 giugno 1904) ed è ambientato a Dublino, è articolato in modo da ricalcare nella struttura l’Odissea di Omero. Ciascun capitolo corrisponde ad un canto dell’Odissea, ed è scritto usando ogni volta una tecnica narrativa diversa.

  22. In effetti sembrerebbe possibile identificare corrispondenze tra i personaggi dell’Odissea e quelli dell’Ulisse:
    – Ulisse è Leopold Bloom;
    – Penelope è la sua sposa, Molly Bloom;
    – il ruolo di Telemaco è assunto da Stephen Dedalus (che era stato il protagonista di un romanzo autobiografico di Joyce, Ritratto dell’artista da giovane).

  23. Come nell’Ulisse di Omero anche in quello di Joyce l’eroe rappresenta l’avventura dell’uomo nel mondo. Il protagonista, viaggiando, si costruisce la sua identità, arricchendosi delle diversità con cui entra in contatto, senza risultarne distrutto o assorbito. Inoltre, proprio come nell’Odissea omerica, l’opera di Joyce non ha come punto di riferimento esclusivamente la soggettività della poesia, ma la cultura e la storia dell’umanità (che nell’Odissea era rappresentata dalle diverse terre esplorate da Ulisse, nell’opera di Joyce dalle diverse personalità che l’eroe incontra).

  24. L’autore afferma infatti che:
    « Nella concezione e nella tecnica ho cercato di raffigurare la terra che è pre-umana e presumibilmente post-umana. È l’epopea di due razze (israelita e irlandese) e al tempo stesso il ciclo dell’intero corpo umano, così come la storiella qualsiasi… »

  25. Durante la passeggiata del protagonista per le vie di Dublino, i confini fra dentro e fuori si fanno sottili: l’Ulisse è il testo in cui si attua un ordine utilizzando l’esperienza con assoluto realismo sulla pagina, identificando però vita e linguaggio. Joyce sostituisce così il tipico ordine dantesco (dove le cose del mondo all’interno della ragione e della tradizione hanno un ordine) con uno di tipo estetico dove si manifestano appieno il disordine e la mancanza di senso.
    La giornata-odissea del Signor Bloom (che altro non è che un Ulisse inteso non come singolo personaggio ma come unione di coscienze frammentate) rappresenta il “naufragio” della società contemporanea che viaggia sulla propria quotidianità. Molti sono i fattori che convivono e si scontrano nella Dublino attraversata da Bloom: Omero e gli eventi quotidiani, l’Irlanda e la liturgia cattolica, le memorie della scolastica e l’antropologia, i processi fisiologici e i riti sociali.

  26. non credo che il problema sia la lunghezza, ma la difficoltà del testo. altrimenti non si spiegherebbe il successo di libri voluminosi come quelli di Stieg Larsson o Ken Follet

  27. per quanto riguarda il tempo libero disponibile, sono d’accordo con il critico. il tempo libero si e’ ridotto. meglio dedicarsi a testi brevi. con le dovute eccezioni. ma lo scrittore ? lo scrittore non dovrebbe sempre seguire il suo sacro fuoco ?

  28. Credo che il problema non sia solo il tempo, ma l’oggettiva difficoltà di certi testi. Anche se poi non ci spieghiamo i successi di certi libri apparentemente “indigesti”. Chi avrebbe scommesso su IL NOME DELLA ROSA?
    Mi riprometto un giorno di affrontare Joyce e Musil (di Joyce ho letto saggi e i meravigliosi RACCONTI DI DUBLINO…).
    Di Proust ho letto solo una parte della Recherche… anche lui reclama!
    Ma credo anche che per ogni libro ci sia il momento opportuno.
    Spesso ho letto in pochi giorni libri che avevo faticato a leggere in mesi o anni.

  29. Caro Massi,
    che bello questo parallelo che proponi: tempi e letture. E poi: tempi di oggi (stretti) e libri monumentali.
    In effetti, i tempi affannati di oggi non sembrerebbero fatti per testi non soltanto poderosi nella mole, ma anche complessi, bisognosi di occhi che sanno scavare. Siamo affamati di significati accessibili, a portata di mano. Siamo inseguiti dalle briciole di una giornata che non basta più. Infine, siamo forse diventati come il poco tempo che abbiamo: veloci, incapaci – ormai – di fermarci.
    Di contemplare.
    E però.
    E’ proprio adesso che il respiro lungo di alcuni libri potrebbe insegnarci a trovare un tempo interiore. A farci tornare sulla frase, a reinterpretarla, a riviverla e farla nostra. A far corrispondere pensiero e lettura costringendo il primo a frenare, a non scivolare via, a non essere leggero ma pesante, parsimonioso.
    Alla fine, il ruolo dei libri è riportarci dentro, non fuori.
    Credo quindi che sia sbagliato adattare il dentro al fuori, ai suoi ritmi macinanti, famelici.
    L’atto del leggere è un atto interiore, che aspira al silenzio, alla ricerca, al piacere di stare in sè e sentire risuonare una voce che ci trafughi, ci conquisti.
    E’ come pregare.
    Mai farlo di fretta.
    Un bacio e una buona notte.
    la tua socia

  30. Cara dottoressa Lo Iacono,
    stavo per intervenire quando è apparso il suo commento!
    Ah! Come condivido quello che ha appena detto! E mi permetta anche di aggiungere con Isaac B. Singer (Il mago di Lublino):
    “La letteratura è la storia dell’amore e del destino, il racconto del folle imperversare delle passioni umane, della lotta in cui con queste ultime ci si deve impegnare.”
    Dunque…come non trasformare la storia dei libri nella nostra storia? Come ignorare che è il tempo letto, il tempo pensato, immaginato nella trasfigurazione letteraria ad appartenerci veramente?
    E mi perdoni ancora una citazione di Ezio Raimondi “Nel leggere è implicita la disponibilità ad ascoltare, a entrare in relazione, a non prevaricare l’altro con la propria individualità”.
    Dunque, il seme della vera relazione si impara leggendo, perchè è quello il campo privilegiato dell’incontro autentico, senza maschere, senza finzioni.
    Sono dunque d’accordo con lei col dire che non è il tempo interiore a doversi adattare a quello esteriore, ma il contrario. Perchè è solo approfondendo il primo che si impara a vivere nell’altro.
    Mi abbia suo
    Professor Emilio

  31. Sulla questione della lunghezza pensi che se il libro e’ straniero (vedi americano) si legge lo stesso, se e’ italiano c’ e’ qualche problema in piu’.
    Pregiudizio?

  32. Intervengo senza poter leggere tutti i commenti, e me ne scuso. Porto semplicemente la mia espierienza. La Recherche l’ho letta tutta, e con piacere, subito dopo la laurea, perché immaginavo che dopo non avrei più avuto il tempo necessario. E infatti. Mi sono lasciata incantare dalla scrittura di Proust, semplicemente, senza addentrarmi nei meandri più impervi frequentati dai “proustiani di ferro”, e ne conservo un ricordo piacevolissimo.
    Tutt’altro per Joyce. L’Ulisse l’ho affrontato per curiosità, ma la lettura integrale mi è stata francamente impossibile. Avendo a disposizione l’edizione dei Meridiani, ho appagato la mia curiosità leggendo il commento finale di De Angelis e andando a leggermi solo i brani che mi interessavano di più.
    La lunghezza, in sè, non è il problema. Anche “I pilastri della terra” di Follett e “L’ombra dello scorpione” di King sono dei dizionari, ma si leggono in un soffio. Per restare ai classici ed evitare paragoni inappropriati, i grandi russi, al confronto di Joyce, scivolano via come romanzetti. Penso abbia ragione D’Amico: Joyce pretende che sia il lettore a risalire a lui, e per questo non è uno scrittore per tutti.

  33. @O Massi aro cittino mio, ner momento unn’avrei tempo manch’ io,
    pe datti na risposta – pepata – , alle tu domande arzigogolate.
    Sai che fo? Me la cavo al mi modo, co’ na sonora bischerata. La tu vecchia pischella pensionata
    Tessy
    “Chi scrive in modo chiaro ha lettori;
    chi scrive in modo oscuro ha commentatori.”
    Albert Camus

  34. Molto appropriata la citazione di Camus fatta da Tessy. Ci sono autori che partono dall’idea di “volere essere commentati”, o che “pretendono che sia il lettore a risalire a lui”. Joyce sicuramente (e quanto è più piacevole leggere “gente di Dublino”, nel quale trovi la stessa grandezza, o forse a mio parere anche maggiore, rispetto all’arduo Ulysses, spizzicato qua e là, almeno da me, ma senza riuscire a farne una lettura compiuta).
    Lo stesso discorso farei per esempio anche per Cortazar, autore immenso di racconti e romanzi anche brevi, ma esteremamente labirintico, ostico, nel suo preteso capolavoro sperimentale “Rayuela (Il gioco del mondo)”.
    Diverso invece il discorso su Proust. La sua Recherche è ostile al lettore solo per la mole. A volerla leggere tutta di seguito. In realtà può essere letta anche pezzo per pezzo. Pur possedendo tutti i volumi io ho letto solo le “fanciulle in fiore” (che mi era stato regalato a parte, prima di acquistare ill cofanetto completo). Mi sono sempre ripromesso di leggerlo per intero, ma è ancora lì, da più di vent’anni. E se alla fine ho sempre dato la precedenza ad altro (e in fondo, nell’arco di un paio d’anni, ho letto circa 5.000 pagine di Bolano, e forse anche di più di Murakami) una ragione ci sarà.

  35. A difesa dell’Ulisse di Joyce dico che è il più alto tentetivo di sperimentalismo letterario mai realizzato.
    Più in là di lì, non si può.
    Grande Joyce!

  36. mi è venuta in mente un’altra possibile domanda (collegata alla discussione in corso):
    “sperimentare” è sempre “innovare”?
    quand’è che lo “sperimentalismo” in letteratura rischia di diventare… autoreferenziale?

  37. Comunque ritengo che ogni autore debba rimanere fedele a se stesso, senza porre limiti dimensionali alle sue opere. E’ l’opera stessa che richiede le dimensioni che le sono più appropriate. Quando l’autore riesce a coglierle (qualunque esse siano) raggiunge già un buon traguardo: almeno quello dell’equilibrio.
    Ci sono autori come Roberto Bolano (scusate se cito così spesso lui) che sono riusciti a scrivere romanzi perfetti di 900 pagine (Detective selvaggi, 2666), altri molto più brevi (Monsieur Payne, Stella distante, …), e brevi racconti dall’equilibrio perfetto (Puttane assassine, Il Gaucho isostenibile,…).
    Maupassant ha scritto racconti e novelle (Boule de Suif, Maison Terriere, l’Horlà,..) nelle quali ha raggiunto vette ineguagliabili, ma per me il suo romanzo maggiore (Bel-Amì) non raggiunge la stessa qualità.
    Poi ci sono autori come Umberto Eco: dopo il grande successo del suo sorprendente “Nome della Rosa”, sembra non concepire si possa scrivere un romanzo in meno di 500-700 pagine. Del suo recente “Cimitero di Praga” almeno 300 erano assolutamente inutili.
    Così mi è parso.

  38. Lo sperimentalismo è sempre autoreferenziale. E’ figlio di un’ambizione probabilmente di natura anche narcisistica. Ma questo non vuol dire che sia un male. Senza sperimentazione difficilmente ci può essere innovazione. A volte ci vuole tempo perchè venga assimilata e compresa, o perchè “faccia scuola”. E’ vero che Ken Follet o Stephen King si leggono di un fiato anche quando sforano le mille pagine, ma non credo entreranno mai, se non marginalmente, nella storia della letteratura. In compenso si godranno una vita più agiata rispetto a quella di Joyce o di Cortazar, grazie ai diritti d’autore. Joyce e Proust invece in quella storia della letteratura ci sono già, e non verranno mai più rimossi. E chi vuole capire il perchè forse deve accettare di fare qualche sforzo in più nella loro lettura, oppure accettare il giudizio degli altri, quelli che l’hanno affrontato veramente, spinti dalla curiosità o dall’intento di comprendere.
    Poi, come ho già detto, io confesso di non essere stato stato (se non frammentariamente) fra quelli.

  39. Siamo sicuri che Ken Follet o Stephen King non entreranno mai a far parte della storia della letteratura?
    Non ne sarei così sicuro.
    “I pilastri della terra” e “L’ombra dello scorpione” sono due capolavori.

  40. Luigi Schenoni ha intrapreso trent’anni fa la traduzione d’un libro considerato l’emblema dell’intraducibilità: “Finnegans wake” di Joyce. Schenoni è morto prima di poter portare a termine questo compito, in cui è stato costantemente impegnato durante gli ultimi decenni della sua vita.
    E’ uscita in questi giorni, presso Mondadori, la quarta parte della sua traduzione di “Finnegans wake”.

    Per quel che riguarda lo sperimentalismo, affermo sommariamente che ogni scrittore ha come dovere primario quello di ricreare la lingua, di dare nuova vita cioè alla pagina scritta. E comunque:
    “Può capitare che un padre abbia un figlio brutto e senza nessuna qualità, e l’amore che gli porta gli mette una benda sugli occhi per non vederne i difetti; anzi li scambia per pregi e attrattive e con gli amici ne parla come se fossero tratti di spirito.”
    (Dal Prologo di Cervantes a “Don Chisciotte”)

  41. @Nunzio
    Ho “divorato” i Pilastri della terra, facendo anche le quattro del mattino, ma sono convinto che Follett e King non entreranno mai nella storia della letteratura, se non marginalmente, come ho detto.
    Perchè? Perchè sono scrittori “di genere” che non hanno “ricreato” nulla (vale soprattuttoper Follet; quanto a King ammetto che abbia qualche chance in più, proprio perchè qualche cosa ha modificato, nel “genere” cui appartiene, facendo in qualche modo una sorta di scuola, pur se con epigoni di dubbio talento. Ma nella sua sterminata produzione i romanzi e i racconti – a volte proprio questi ultimi- veramente interessanti sono pochi, e il resto è produzione molto discutibile, spesso stancamente ripetitiva.
    NB: anche Simenon era uno scrittore dalla produzione sterminata, forse ancor più della loro. Però il suo livello “medio”era molto più alto, e i suoi romanzi hanno lasciato tracce profonde, sia nel “genere” poliziesco oggi imperante, sia negli altri romanzi, caratterizzati da personaggi indimenticabili ed atmosfere così dense “da tagliarsi con il coltello”. E tutto questo senza (salvo rari casi) sforare le 160-250 pagine (e molto meno per i “Maigret”).

  42. bella domanda, questa: “quale insegnante, professionista, impiegato ha margini di tempo libero così larghi da potervisi dedicare?”
    risposta: nessuno o quasi.
    sono libri “importanti” ma non sono necessariamente libri “bellissimi”. forse.

  43. Carlo S., sono d’accordo con te sul fatto che King abbia più chances di rimanere nella storia della letteratura rispetto a Follet.
    In genere mi arrabbio quando leggo di critici che tentano di denigrare King. Secondo me la novità vera di King è stata quella di coniugare il genere gotico (Poe non è entrato a gran forza nella storia della letteratura?) alla creazione di personaggi veri e credibili. Personaggi della porta accanto, leggevo da qualche parte.
    Insomma, anche se non tutti i romanzi di King sono capolavori. Ce ne sono quattro o cinque che meritano di essere ricordati e studiati.

  44. “anche se non tutti i romanzi di King sono capolavori. Ce ne sono quattro o cinque che meritano di essere ricordati e studiati.”

    concordo pienamente, S. King ha scritto più di un capolavoro, secondo me è un grandissimo.

  45. No Ang, non sono d’accordo sul fatto che nessuno abbia i margini di tempo necessari. Se siamo qui a parlare vuol dire che bene o male siamo tutti lettori, capaci di fagocitare (chi più chi meno) qualche migliaio di pagine (in fondo un migliaio lo si raggiunge con soli 3 o 4 libri di formato medio) l’anno.
    Si tratta allora di stabilire una scala di priorità, e ognuno si crea (con pieno diritto, intendiamoci) la propria.
    E’ che se non si sente una forte spinta a leggere proprio quei libri, anche se talvolta lo vorremmo, si finisce per rimandare e si privilegia altro (il libro consigliato dagli amici, l’ultimo successo in libreria, l’ultimo romanzo del nostro autore preferito, o quello di cui parlano tutti, oppure anche un classico, sì, ma un po’ meno “lungo” o meno impegnativo).
    Lo dico anche per esperienza diretta (la mia lista dei libri che avrei voluto leggere, ma che rimando sempre è lunghissima: molti li ho anche comprati e attendono da tempo, coprendosi di ragnatele).
    Nei miei buoni propositi di quest’anno per esempio ci sono Don Chisciotte, il Gargantua di Rabelais e proprio l’Ulysses. Ma ci sono anche La fiera della Vanità, di Thackeray (riesumato dalla cantina), e La vita oggi di Trollope (un migliaio di pagine ciascuno solo per questi ultimi due). E poi da tempo vorrei rileggere i Karamazov.
    Ma so già che l’ultimo inedito del mio amato Bolano (appena comprato) verrà prima di essi. E forse anche qualche altro nuovo acquisto si infilerà a sorpresa.
    Quanti di quei propositi a fine anno saranno stati mantenuti?
    Si tratta allora di “giuste spinte”, come dicevo già.
    (e da buon cialtrone quale mi sento di essere mi viene in mente Guzzanti-Vulvia con gli “spingitori di cavalieri….su Rieduchescional Channel !”).
    😉

  46. Non credo che lo sperimentalismo in sé sia autoreferenziale. Lo diventa quando l’autore lo strumentalizza per far sfoggio dei suoi presunti mezzi tecnici e non come opera a servizio dei nuovi confini della scrittura.

  47. purtroppo la ricerca esaperata di sperimentalismo può uccidere le storie e la loro “spontaneità”.

  48. Senza voler nulla togliere all’Ulisse di Joyce, credo che il paragone con “L’uomo senza qualità” di Musil non regga, poiché quest’ulimo, a mio modesto parere, è uno dei più grandi libri della storia della letteratura di tutti i tempi.
    Potremmo fare a meno dell’Ulisse, ma non di ques’opera di Musil.
    Visto che nei post precedenti la sig.ra Margherita ne ha approfittato per pubblicizzare il romanzo di Joyce faccio altrettanto con il capolavoro di Musil.

  49. Prima notizia.
    “L’uomo senza qualità” di Robert Musil, in Italia è stato tradotto prima da Anita Rho e in seguito da Ada Vigliani.

    L’opera racconta di Ulrich, un uomo ideale che, riassumendo in sé tutte le qualità o le non qualità del secolo appena iniziato, il Novecento, vive privo di reali interessi; questa situazione è descritta come vera e propria malattia della volontà. L’opera, che restituisce le vene emersoniane che percorrono l’opera dell’autore, afferma l’importanza del senso della possibilità, arrivando a sostenere che nel futuro le azioni si svolgeranno sempre di più nel pensiero piuttosto che “nella vita pratica”.

  50. Lontano da Oblomov, altro celebre svogliato letterario protagonista dell’omonimo romanzo di Ivan Goncharov, Ulrich rappresenta una critica a tutte le filosofie dei suoi compagni nella vita-romanzo, uomini archetipi del nuovo secolo, che a giudizio di Musil cercano di fuggire dal mondo; è certo che fa parte (in quanto personaggio) del “gruppo degli inetti”, che ha come esponenti nella letteratura italiana ad esempio Zeno (protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo) o nei personaggi di Tozzi.

  51. È palese la vuotezza della cosiddetta “Azione Parallela”, dove un grande comitato deve decidere con anni di anticipo quel qualcosa di grandioso che l’impero austroungarico dovrà realizzare per celebrare un suo importante anniversario che non potrà mai concretizzarsi; questo perché la data attesa cade dopo la prima guerra mondiale e dunque la dissoluzione dell’impero stesso (Musil inizia a scrivere il romanzo nell’immediato dopoguerra nell’ambito della Finis Austriae). Azione parallela è anche la trama esteriore del romanzo che è un accumulo di gesti velleitari e inconcludenti.

  52. L’influenza del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche è evidente: quando Ulrich “desidera” salvare il criminale Moosbrugger è guidato da una filosofia prima che da un senso della realtà, totalmente alienato dal senso comune. Il romanzo, monumentale, vede l’autore non rinunciare mai alla propria onniscienza; Musil dubita della capacità e del senso di una narrazione: l’inizio del romanzo da lui giudicato arbitrario (trattandosi in effetti di un romanzo del Nulla) lo definisce una specie d’Introduzione così come il finale sarebbe stato una specie di Conclusione.

    Musil muore prima di concludere il proprio capolavoro mentre nel romanzo Ulrich abbandonava il comitato dell’Azione Parallela, e chiuso in casa con una sorella improvvisamente comparsa, cominciava esistenziali discorsi sull’Amore e il Sentimento sull’ombra di grandi suggestioni come l’ermafroditismo e il viaggio mistico. Il flusso del romanzo sembrava ormai approdato alla palude di una spettacolare immobilità, il tempo era trascorso nel mondo di Musil e dalla Finis Austriae negli ultimi anni di composizione erano già apparsi sulla scena il Nazismo e l’ideologia del Regno Millenario. Il Regno millenario di Ulrich è stasi, “mentalità delle vacanze”, paura del vuoto, della morte, distruzione della comunicazione. Il particolare atteggiamento narrativo di Musil che lui stesso definisce del Saggismo contribuisce a rendere questo straordinario libro una vera bibbia del Nichilismo e dunque del Decadentismo.

  53. Nel romanzo l’Impero Asburgico viene con affettuosa ironia definito come “Cacania”, la terra dove ogni attività statale, ogni documento, ogni proclama era sempre “Imperial-Regio” (“kaiserlich-Koniglich” e dunque K-K che in tedesco appunto si legge Ka-Ka).

    Molto più di una semplice nazione diviene per Musil quel perduto impero che specie nei suoi ultimi giorni si trasforma in categoria dello Spirito, in simbolo dell’Occidente, della sua Storia e forse in un profeta.

    Se dunque una Nazione è Spirito e se lo Spirito agisce (non nella realtà ma sulla persona), occorre descrivere i legami che tale manifestazione spirituale intreccia coi suoi abitanti.

    Musil definisce per ogni individuo nove caratteri impressionabili e modificabili dall’ambiente circostante: sono ruscelli che riempiono, ognuno col proprio contributo, quella conca che è la persona. ( “carattere professionale, carattere nazionale, carattere statale, carattere di classe, carattere geografico, carattere sessuale, carattere conscio, carattere inconscio, e forse anche carattere privato”)

    Oltre a questi rivoli immissari esiste però anche un defluire, uno svuotamento dell’Io dovuto al decimo carattere inquadrato dall’autore come “la fantasia degli spazi non riempiti”. Esso impedisce agli altri nove caratteri di essere presi sul serio, cioè permette all’uomo di essere completamente svuotato, di perdere di vista il valore della realtà affermando che non c’è ragione per cui questo valore esista, per cui l’esistenza sia sufficiente o tantomeno necessaria.

  54. L’Avvenuto vede drasticamente ridotta la propria importanza. Gli eventi si spogliano della loro fondamentale rilevanza acquistando la leggerezza e la consistenza di una nuvola. La libertà di agire si tramuta in libertà negativa la quale non pensa a ciò che potrebbe fare, ma pensa a ciò che potrebbe pensare di poter fare, inserendo un ulteriore strato di riflessione.

    Ovviamente il risultato di un prevalere del decimo carattere conduce a passività, ma ad una “passività attiva” (come la definisce Musil) ben diversa da una nichilistica e decadente “passività passiva”. Ulrich-Musil prende dunque le distanze dalla narcisistica fiacchezza che sembrava affliggere la cultura del secolo superando la generazione letteraria degli “inetti”.

    Proprio in Cacania questo decimo carattere si percepiva particolarmente forte e drenava più velocemente di quanto gli altri riempissero; perciò l’Austria-Ungheria era “una nazione di geni”, “lo stato più progredito del mondo”, ma anche per questo, scrive Musil nostalgicamente andò in rovina.

  55. Santo Invernizzi, io apprezzo sia Joyce sia Musil. Non credo che l’apprezzare l’uno comporti il dover disprezzare l’altro.

  56. Altra cosa, a proposito di sperimentalismi.
    Quello ricercato da Musil non mi sembra così semplice. O meglio, presenta un grado di difficoltà piuttosto alto.

  57. Parto dall’ultimo spunto di Massimo Maugeri “A vostro avviso, uno scrittore dei “tempi moderni” (partendo anche dalla considerazione che i margini di tempo libero si sono ridotti) dovrebbe in qualche modo autoregolamentare la lunghezza della propria opera, oppure è bene che non si ponga vincoli di alcun tipo?”

    Non credo che nella società contemporanea i margini di tempo libero si siano ridotti, a mio parere sono aumentati, piuttosto direi che sono aumentate anche le proposte con cui riempirli. Per questo oltre a riflettere sulla lunghezza della propria opera, un autore dovrebbe riflettere sulla concorrenza di svariati stimoli oltre a quelli letterari che il suo lettore ideale riceve.
    E poi non capita anche a voi di vedere gente sui mezzi con dei tomoni fantasy o altri generi più commerciali?.. credo che sia una questione più di livello di complessità e di rispondenza a proprie esigenze che di spessore dei libri. Spesso libri lunghi rispondono ad un’esigenza di evasione molto comune nella nostra epoca (soddisfatta comunque anche con altri media).

  58. uhmmm… bisognerebbe mettersi d’accordo per ccosa intendere con “tempo libero”.
    Per me “tempo liberp” è quello in cui posso fare quello che mi piace. Non, per esempio, stare incolonnato diverse ore al giorno in mezzo al traffico dentro la mia automobile.
    Io non sarei così sicuro che il tempo libro, inteso in questo senso, sia aumentato.

  59. Cari amici, rilancio l’appuntamento de “La camera accanto” proponendovi una discussione extra-letteraria (o “non-letteraria, se preferite).
    Il tema è molto delicato e attuale… e l’ho riassunto nella frase: “la questione nucleare”.

  60. Lo sappiamo tutti. Il mondo (e ciascuno di noi) guarda ancora attonito alla terribile sciagura che ha colpito il Giappone e il suo popolo: prima percossi da un terremoto devastante, poi sommersi da uno tsunami di inaudita violenza.
    A loro il nostro pensiero, la nostra solidarietà, le nostre preghiere…

  61. Alla sciagura, si è aggiunta l’agghiacciante tragedia nucleare. Una tragedia dalla portata enorme, destinata a varcare i confini giapponesi. Una tragedia che, tra l’altro, sta facendo discutere tutto il mondo circa il futuro dell’energia nucleare e del suo utilizzo.
    Quella del nucleare è una questione planetaria, che varca qualunque tipo di confine (geografico, politico, di appartenenza di ogni genere).
    Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in proposito…
    (Mi permetto di porre, dunque, qualche domanda… ringraziandovi in anticipo per le risposte che potrete fornire).

  62. Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?

  63. Primavera e Giornata mondiale della poesia… vorrei davvero che il mondo rinascesse.
    Mi è molto piaciuta una frase di Einstein che ho letto in rete in questi giorni: L’UOMO HA SCOPERTO L’ENERGIA NUCLEARE, MA NESSUN TOPO COSTRUIREBBE MAI UNA TRAPPOLA PER TOPI.

  64. La duplice tragedia giapponese mi ha procurato una fortissima angoscia. Sono da sempre contro il nucleare e non posso che ribadire la mia posizione.Sono andata a rileggermi il libro di Sciascia “La scomparsa di Majorana”nel quale lo scrittore, che rievoca il bombardamento atomico di Hiroschima e Nagasaki, attribuisce la misteriosa scomparsa del famoso fisico alla consapevolezza che tale scoperta fosse la prova che non sempre la scienza è al servizio dell’ uomo. Secondo me, sganciare le due bombe atomiche su un Giappone già praticamente sconfitto, fu un crimine contro l’ umanità. Non dimentichiamo che l’ energia nucleare è in mano ai privati, che c’ è uno stretto legame tra il nucleare civile e quello militare e che di molti incidenti nucleari nessuno ci ha informato. Pacatamente vorrei chiedere a Veronesi perché ci mette in guardia contro la carne, con un alto tasso cancerogeno (lui è vegetariano), e ci rassicuri sul nucleare. E’ un oncologo, non un fisico. Non credo che abbia sufficiente competenza in una materia tanto controversa. Io, che sono motoriamente invalida, andrò a votare per l’ acqua bene comune e per dire un convintissimo NO al nucleare.

  65. Visto che ho ancora spazio e tempo vorrei dire che, si, consumiamo troppa energia, anzi consumiamo troppo di tutto, dimenticando ( o facendo finta di non saperlo ) che facciamo pagare il prezzo del nostro dissennato consumo alle popolazioni del Terzo Mondo che non hanno accesso ai beni primari per la sopravvivenza. Sono profondamente convinta,nell’ interesse morale e politico della famiglia umana, che dovremmo cambiare il sistema economico occidentale.

  66. Vera solidarietà al Giappone e non solo grida di paura!
    E invece…
    Il consumo mondiale di energia è molto alto, ma compatibile con la società moderna.
    Una centrale nucleare vicino a casa? Non vivo in Italia. Vicino a casa mia ci sono già molte centrali nucleari.
    Un futuro senza nucleare? Anche se forse l’idea non mi entusiasma bisogna affrontare la realtà. Non credo a un futuro ipotizzabile senza nucleare.

    Bella la primavera e viva un pò di poesia, dolce balsamo per i nostri spiriti

  67. Una tragedia immane, quella giapponese. Si parla di oltre 20.000 morti, la maggior parte a causa del maremoto.
    Fa impressione la solidarietà con cui stanno affrontando l’evento. Solidarietà e rispetto per loro.

  68. Sulla questione nucleare penso solo che bisognerebbe investire di più (molto di più) sulle forme di energia alternativa e piano piano affrancarci dal petrolio e dal nucleare.

  69. Se una centrale nucleare venisse costruita dalle mie parti, che farei?
    Non lo so. Non ne sarei certo felice, ma come potrei oppormi? Credo che alla fine non si potrebbe che convivere con l’idea del rischio.

  70. Mi sono sempre interessato di energia nucleare, convinto, nel passato, che fosse una vera e perfetta risorsa per l’umanità. Poi, ancor prima del disatro di Chernobyl, sono cominciati a nascere dei dubbi, frutto di un convincimento maturato e volto a considerare che il crescente fabbisogno di energia, più che necessario, è imposto. Il tutto è frutto di una dissennata politica della crescita che si traduce in uno spreco, perché c’è chi ha troppo, al punto da non usarlo o usarlo male, e c’è chi non ha niente. Le risorse naturali così male utilizzate sono la cartina di tornasole di un concetto errato della vita: si deve avere di più a ogni costo e la felicità, o presunta tale, viene così a identificarsi con la disponibilità in grande quantità. Non è assolutamente vero, perché gli eccessi, sia che si tratti di abbondanza che di carenza, portano a squilibri prima individuali e poi collettivi. Oggi l’uomo non è meno sereno di ieri, anzi la sua è una corsa spasmodica a raggiungere obiettivi che, una volta ottenuti, non lo gratificano, spingendolo a rincorrerne altri.
    Non si dimentichi, poi, che lo spreco danneggia la natura, di cui siamo parte, alterando un perfetto e difficile equilibrio, con inevitabili ritorsioni, come possiamo verificare in molteplici casi (desertificazione, effetto serra, aria irrespirabile, malattie in crescita, ecc.).
    Ho pensato allora che il sistema migliore (all’epoca agli albori) fosse quello di sfruttare risorse in grande abbondanza e pressochè eterne (energia solare, eolica, geotermica, ecc.). Non ho escluso a priori quella nucleare, ma mi sono chiesto se questa fosse conveniente economicamente e se avesse delle contrindicazioni; sono così giunto alla conclusione che l’energia prodotta dall’atomo è assai più costosa di quella derivante da qualsiasi altra fonte e che essa celava dei rischi potenziali per l’umanità, connessi ala radioattività, come poi dimostrato in molti casi, di cui, i più eclatanti, sono Chernobyl e Fukujma.
    Come in un’azienda che si rispetti si cercano di migliorare i conti aumentando le entrate e limitando le spese, un consistente risparmio energetico si potrebbe ottenere, e a costi ragionevoli, con diverse teclogie di edificazione, ricorrendo per esempio in maggior misura al legno, che è un ottimo isolante.
    E poi deve entrare nella testa di tutti che consumare di meno è vivere meglio, è essere consapevoli e piloti del proprio destino. Dai piccoli risparmi, moltiplicati per miliardi, si ottengono risultati inaspettati e notevolissimi.
    Se non accetto l’idea del nucleare, a maggior ragione non posso che oppormi all’installazione di una centrale del genere vicino a casa mia, perché i rischi sono considerevoli. Se si incendia una raffineria, si avrebbe un disastro, con effetti trascinati nel tempo per via dell’inquinamento, ma assai inferiori a un incidente nucleare, considerato che alcuni elementi, altamente tossici, dimezzano la loro radioattività nell’arco non di una generazione, ma di migliaia di generazioni.
    Per tutte queste considerazioni non posso che sperare in un mondo senza nucleare, in uomini che cercano la serenità nella condivisione e non nell’esasperazione del profitto, in un ambiente da lasciare intatto a beneficio di chi verrà dopo di noi.

  71. Personalmente sono dibattuta.
    Un mio amico, ex-fisico nucleare oramai in pensione e della generazione attiva sul primo nucleare italiano, tempo fa mi diceva che era molto preoccupato perchè lo stivaggio dei vecchi residui del primo nucleare italiano non aveva ancora trovato una sistemazione idonea e si chiedeva come pensare a un secondo nucleare se non si era risolto ancora il rifiuto del primo.
    Oltretutto – aggiungo io – siamo ormai ben consapevoli (a destra e a sinistra e anche in centro), delle problematiche di ogni livello nelle quali versa l’Italia, e di quale sia il livello di preparazione italiano in alte sfere di fronte a un simile argomento. Credo che nei posti di comando non ci sia, al momento, nessuno in grado di avere idee chiare in merito . Figurarsi poi il decidere qualcosa.
    *
    Un altro amico che però non è scienziato mi diceva ieri che non si può pensare di non avere il nucleare in Italia e che le fonti alternative non sono sufficienti.
    D’altronde – mi dico – i recenti eventi in Giappone ci dimostrano che ubicare centrali nucleari in territori soggetti a sconvolgimenti idrogeologici non sia la migliore delle idee. Se proprio si devono costruire centrali nucleari – mi dico ancora -, andrebbero costruite perlomeno in territori sicuri. Ammesso sempre che queste centrali si sappiano costruire e vigilare. Ma mi sembra che l’umanità sia ancora un po’ pioniera in materia. Ed essere pionieri col nucleare è un po’ rischioso.
    L’Italia non mi pare abbia un assetto idrogeologico sicuro. Ma, a pagarlo (se si fa comprare), sono sicura che troveremmo qualcuno tra i cosiddetti “addetti al mestiere” che ci renderebbe idoneo al nucleare perfino il territorio antistante l’Etna (non me ne vogliano gli abitanti intorno, è uno scherzo, naturalmente).
    *
    Ieri l’altro un altro amico, mi ha ha spedito una lettera di mailing list proveniente da: “LA CITTA’ DELLA LUCE – NEWSLETTER 33 – Dal fotovoltaico all’allarme nucleare”.
    Si tratta di un centro studi discipline bionaturali, di cui riporto le coordinate (Associazione di Promozione Sociale – via Porcozzone, 17 – Ripe (AN) – Tel. +39.071.795909 – http://www.reiki.it/ ).
    Riporto la lettera in versione integrale, perchè mi sembra piena di buoni argomenti. Non mi pare abbia copyright.

  72. (un’apparenza di singhiozzo d’argomenti è data dalla mancanza delle immagini che ci sono sulla lettera in originale)
    *
    LA CITTA’ DELLA LUCE – NEWSLETTER 33 – Dal fotovoltaico all’allarme nucleare”.
    Cari Amici,

    alcune considerazioni sui fatti recenti, che ci stanno davvero turbando e richiedono una profonda presa di coscienza e una conseguente e responsabile partecipazione umana e civile.

    Il programma per il rientro dell’Italia al nucleare non si fermerà dopo la tragedia che ha colpito il Giappone.

    Mentre l’Europa, e la Germania in particolare, ripensano il futuro dell’atomo, il governo e l’Enel insistono sul fatto che l’unico grande paese europeo a non avere centrali nucleari debba porre fine al blocco deciso dopo Chernobyl e dotarsi di nuovo di almeno 8 reattori dell’ultima generazione.

    Mentre nel mondo gli Usa, Germania, Giappone e Cina, stanno uscendo dal nucleare perché troppo costoso e si dirigono con decisione verso il risparmio energetico e le energie rinnovabili, in Italia si va verso il nucleare vecchio e insicuro di terza generazione che sarà pronto fra 10 anni, cosicchè accumuleremo altri 10 anni di ritardo sulle nuove tecnologie rispetto a questi paesi.

    Una Centrale Nucleare Pulita!

    Sei gigawatt di moduli fotovoltaici installati nel solo 2010 in Italia, l’equivalente di una centrale nucleare, accumulati pian piano nel corso dell’anno, installati un pò dovunque, in impianti piccoli, medi e grandi, da grandi aziende e da singoli cittadini.

    Il 3% dell’energia elettrica necessaria al bel paese prodotto dal sole, senza rumori, senza gasdotti, senza autobotti, senza treni trasportanti materiale radioattivo, e tutto questo per 30-40 anni, senza fare niente altro, solo un pò di manutenzione, affidata a migliaia di persone sparse nella penisola (migliaia di posti di lavoro).

    NON CHIEDIAMO LA LUNA, MA DATECI ALMENO IL FOTOVOLTAICO
    Come forse saprete, con il Decreto Romani, il settore fotovoltaico ha ricevuto una pesante battuta d’arresto da parte del governo, seminando incertezza tra investitori e operatori.

    Gli operatori, i lavoratori, le associazioni ambientaliste e quelle di categoria si sono riunite a Roma per parlare degli scenari futuri e delle azioni da portare avanti, al fine di ottenere una correzione della legge.

    Come hanno evidenziato molti imprenditori raccontando le loro esperienze, il settore delle energie rinnovabili è uno dei pochi che, anche in tempo di crisi, è cresciuto in Italia.

    Nel 2010 ha toccato i 20 miliardi di kilowattora, arrivando a produrre il 24% dell’energia sul totale dei consumi energetici (4% in più rispetto al 2009).

    Gli occupati, spiega il presidente di Ises (International Solar Energy Society) Giovan Battista Zorzoli, sono150.000, che raddoppiano contando anche l’indotto, e 800 sono le sole aziende attive nel fotovoltaico.

    Un patrimonio di «innovazione tecnologica che non può essere ammazzato da un decreto».

    IL NUCLEARE E’ PERICOLOSO: NEOPLASIE E MUTAZIONI GENETICHE
    Le centrali nucleari, anche quando non esplodono, rilasciano nell’ambiente sostanze tossiche o radioattive: sono centinaia i piccoli incidenti e le fuoriuscite minori che hanno reso la vita molto difficile agli abitanti delle zone vicine:

    L’aumento delle neoplasie nella popolazione e delle mutazioni genetiche riscontrate nella fauna sono caratteristiche rilevate in molte aree circostanti centrali nucleari o siti di stoccaggio.

    La trasmissione Report ha raccontato la vita vicino alle centrali nucleari: acqua di falda compromessa, nuovi elettrodotti per la distribuzione, livelli di radioattività superiori alla norma.

    Popolazioni e lavoratori sono coinvolti dalle conseguenze delle radiazioni anche durante il normale funzionamento delle centrali nucleari, come dimostrano ad esempio studi tedeschi e francesi sull’aumento delle leucemie nei bambini (oltre 3 volte) in rapporto alla distanza dalle emissioni.

    Importanti studi scientifici documentano il rilascio di isotopi radioattivi (trizio, cripto, ecc) in ambiente e catene alimentari durante il normale funzionamento delle centrali e che l’introduzione di materiale radioattivo per via alimentare in piccole dosi quotidiane, rappresenta con ogni probabilità la modalità di esposizione più pericolosa, anche perché collettiva e difficilmente valutabile.

    Lo studio del Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco ha dimostrato che ci sono stati ventimila aborti negli ultimi quarant’anni attorno ai 35 chilometri delle 31 centrali in Germania e Svizzera analizzate.

    178 INCIDENTI SU LARGA SCALA NEL MONDO
    Negli ultimi decenni ci sono stati nel mondo 178 incidenti legati all’energia atomica.

    Gli incidenti di Chernobyl in Ucraina e di Three miles Island negli Usa hanno segnato pesantemente quei territori e hanno rilasciato i loro veleni anche su grandi aree del mondo.

    Vedi il video si Chernobyl per verificare con i tuoi occhi gli effetti del vento che ha portato in tutta Europa la nube radiottiva.

    http://www.irsn.fr

    Secondo il rapporto della New York Academy, per l’Italia la stima dell’effetto Chernobyl è di circa 3.000 morti, soprattutto di cancro alla tiroide, di leucemie e di altri tumori.

    La Francia ha avuto oltre 100 incidenti in un anno e affonda le scorie in acque internazionali o le stocca in Africa e in Siberia.

    In Francia si verifica un incidente di “basso livello”, ogni tre giorni e numerosissimi “disguidi”: la lista dei possibili “incidenti di basso livello” è lunga: si va dalle perdite nel trasporto e nello smaltimento delle scorie, agli scarichi di acque contaminate nei corsi d’acqua, fino alla presenza di agenti tossici nel vapore rilasciato in atmosfera che proviene da acqua evaporata entrando in contatto con un nucleo radioattivo.

    Non è vero che oggi non ci sono più incidenti nelle centrali, semplicemente non ne vengono date le notizie per non allarmare le popolazioni interessate.

    RISCHI PER LE EMISSIONI DELLE SCORIE RADIOATTIVE
    Nessun paese al mondo fino ad ora ha risolto il problema dello smaltimento in sicurezza.

    Le centrali nucleari producono scorie formate da vari elementi altamente radioattivi, tra cui il bario 141, ma soprattutto il famigerato plutonio 239, che dimezza la sua radioattività in alcune decine di migliaia di anni.

    Una sola centrale nucleare produce ogni anno tonnellate di scorie radioattive che vengono stoccate in modo provvisorio nei pressi della centrale.

    Le aree delle centrali restano contaminate per tempi lunghissimi, mettendo a rischio le future generazioni che vengono condannate a convivere per centinaia, migliaia di anni con gli effetti delle aree contaminate.

    Ogni centrale “divora” ogni anno trenta tonnellate di uranio arricchito, materiale radioattivo pericoloso che deve essere trasportato, perchè prodotto all’estero.

    LE CENTRALI NUCLEARI SONO UN OBIETTIVO TERRORISTICO
    Una centrale nucleare utilizza enormi quantità d’acqua, compromettendo l’equilibrio idrogeologico della zona in cui viene costruita, ed esponendo le falde acquifere a rischi gravissimi.

    l’Italia è un territorio sismico, con degrado idrogeologico, un dissesto nel quale non c’è la possibilità fisica per costruire le nostre centrali.

    IL NUCLEARE E’ COSTOSO
    Il nucleare non darebbe neppure energia elettrica a costi inferiori come promettono i nuclearisti.

    L’elettricità da nucleare costerà il 20 per cento in più di quella prodotta dalle centrali tradizionali, così che dovremo incentivare il nucleare aumentando la bolletta elettrica.

    Come ha chiarito Enel per remunerare gli enormi prestiti necessari per periodi così lunghi occorrono garanzie, anzitutto garanzie di tariffa, quindi sulla bolletta di tutti, e anche soldi pubblici e non solo per l’Agenzia per la sicurezza.

    È prevedibile che le centrali italiane costeranno più di otto miliardi di euro l’una e a questo costo di realizzazione il chilowatt nucleare, sommando anche i costi di stoccaggio delle scorie e di smantellamento degli impianti, è più caro di quello da fonti convenzionale e costa quasi quanto quello dell’eolico.

    Per le cifre sui costi esorbitanti per costruire e soprattutto gestire le centrali leggi l’articolo http://www.ilfattoquotidiano.it

    In Italia poi il nucleare è ancora più caro rispetto ai Paesi in cui esiste da tempo, perché il nostro Paese dovrà ripartire da capo e ci sono reattori da importare.

    Il nucleare non genera automaticamente tariffe più basse; infatti paesi come Spagna e Germania che di nucleare ne hanno appena il 15%, hanno tariffe elettriche del tutto simili alla Francia nuclearizzata.

    Nessun paese europeo appare intenzionato seriamente a costruirne di nuove, e il motivo è semplice: costano troppo e il costo al kilowattora è più alto di tutte le altre fonti energetiche.

    La Francia, che produce il 78% della sua energia elettrica con il nucleare, importa più petrolio di noi.

    Le centrali nucleari non risolvono il nostro problema petrolio, che continueremo a importare perchè l’elettricità è solo un quinto dei nostri consumi energetici.

    Oltre l’80% dell’energia che consumiamo per i trasporti o per l’agricoltura non è elettrica.

    Di quell’ 80% di energia primaria importato in Italia, solo l’11% è destinato alla produzione di energia elettrica, mentre industria e trasporti da sole consumano oltre il 50%.

    Se avessimo già in funzione tutte le centrali nucleari che il governo dice di voler costruire risparmieremmo il 2,5%.

    Un po’ poco per un programma tanto complicato e costoso come quello nucleare, visto che il grosso dei consumi (industria e trasporti) non ne verrebbe intaccato.

    IL NUCLEARE CI RENDERÀ DIPENDENTI DALL’URANIO
    il cui prezzo e’ decuplicato negli ultimi anni a causa di una ormai cronica mancanza nel sottosuolo.

    Per i costi occorre considerare anche lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento di fine esercizio della centrale, che pagheranno comunque i cittadini a vario titolo.

    A sostenerlo è anche il fisico Angelo Baracca nel suo libro fresco di stampa intitolato “L’Italia torna al nucleare”.

    Il problema dei residui nucleari costa ancora agli italiani 400 milioni di euro l’anno (almeno 10 miliardi dal 1987, e chissà per quanti anni ancora).

    Nuovi reattori già in fase di costruzione stanno subendo enormi ritardi e importanti lievitazioni dei prezzi.

    Ne è un esempio quello di Olkiluoto in Finlandia, che ha già accumulato un ritardo di oltre tre anni rispetto alla sua prevista data di ultimazione, e del quale i costi finali sono più che raddoppiati.

    La spesa prevista del reattore finlandese era infatti di 2,5 miliardi di euro nel 2002, quando fu approvato; nel 2005, alla firma del contratto, era salita a 3,3 miliardi; nel 2009, con i lavori già in grande ritardo, la spesa preventivata era giunta a 5,3 miliardi; oggi, dopo un altro anno di ritardo accumulato, la stessa ha già abbondantemente superato i 6 miliardi di euro.

    SI’ ALLE ENERGIE RINNOVABILI
    L’effetto serra ed il conseguente surriscaldamento globale stanno incidendo fortemente sul naturale avvicendamento climatico.

    L’utilizzo delle fonti energetiche fossili e la loro combustione stanno portando ad un aumento della temperatura globale, che avrà come conseguenza ondate di caldo e incendi, siccità in alcune zone ed alluvioni in altre, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari.

    Più di 300 milioni di persone sono già gravemente afflitte dai cambiamenti climatici. La maggior parte vive nei paesi in via di sviluppo.

    Entro la metà del secolo, più di un miliardo di persone si troverà ad affrontare la fame e la scarsità d’acqua di cui 600 milioni nella sola Africa.

    Bisogna promuovere politiche volte all’utilizzo di energie alternative: il solare termico e fotovoltaico, l’eolico di nuova generazione, la geotermia, i sistemi di accumulo dell’energia, a favore di uno sviluppo sostenibile a lungo termine.

    le Energie Rinnovabili come il sole, il vento, la forza dell’acqua fluente e il calore che scorre sotto terra sono le uniche fonti di cui l’Italia resterà sempre veramente ricca, sono fonti dalle quali trarre energie pulite e che garantiscono immediate e ben maggiori ricadute occupazionali e uno stimolo alla ricerca e alla produzione in settori in cui siamo largamente dipendenti dall’estero.

    L’Amministratore deleg. di Enel dice oggi che ci saranno 10.000 posti di lavoro nel nucleare, se si faranno le centrali.

    Due anni fa si parlava della metà. In ogni caso trascura di dire che con analoghi investimenti nelle rinnovabili i posti di lavoro creati sarebbero almeno 150.000.

    Le energie rinnovabili generano per ogni miliardo di investimento pubblico due miliardi di investimento privato e determinano, rispetto allo stesso importo investito per la realizzazione di una centrale nucleare, la produzione del doppio di energia elettrica.

    Se avessimo avviato le energie da fonti rinnovabili anziché il nucleare avremmo rispettato le condizioni poste dall’Europa con il 20/20/20 (risparmio del 20% di emissioni, aumento del 20% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, entro il 2020).

    Negli anni che vanno dal 2012 al 2020 l’Italia pagherà per l’infrazione comunitaria più di 9 miliardi di euro di sanzioni.

    Il solare è più pulito e meno costoso del nucleare, come affrmano lo studio americano “Solar and Nuclear Costs — The Historic Crossover”, e uno studio della Duke University, in North Carolina, l’energia solare è diventata ormai più conveniente di quella nucleare non solo a livello ambientale (smaltire o riciclare i moduli è generalmente ritenuto meno problematico che gestire scorie che rimangono radioattive per migliaia di anni), ma anche economico.

    Non basta solo parlare di energie alternative, perché la vera soluzione sta nella riduzione netta del consumo di energia: la stragrande quantità d’energia la consuma l’industria e i trasporti per alimentare una società volutamente sempre più consumistica, piena di sprechi e di futilità.

    LA CRESCITA ESPONENZIALE DELLE ENERGIE RINNOVABILI
    Per quanto riguarda in particolare il fotovoltaico, gli investimenti nel 2010 sono stati di 10 miliardi, mentre il costo degli incentivi è pari a 2,26 miliardi all’anno: nel 2011, spiegano le associazioni di categoria, lo sviluppo del fotovoltaico costerà 1,70 euro al mese a famiglia.

    Senza contare i benefici ambientali: «Con 8.000 megawatt di fotovoltaico, che saranno raggiunti più o meno entro giugno, si riducono le emissioni di Co2 del 5%».

    Andrea Sasso, amministratore delegato di Edf Enr Solare: la politica in Italia ha questo brutto vizio: essere completamente staccata dalla realtà.

    Ricordiamo che il fotovoltaico ha generato nel solo 2010 40 miliardi di Euro, un settore in crescita in tempo di crisi.

    Lo scorso anno il fotovoltaico ha prodotto qualcosa come 2 punti di PIL: senza il fotovoltaico avremmo avuto un PIL negativo.

    Ascoltiamo Alberto Portesio, installatore e distributore affilliato a Enel Green Power.: “Da adesso fino a maggio hanno ammazzato completamente il mercato. Noi, di conseguenza, non firmeremo contratti con i fornitori: tutta la filiera purtroppo è bloccata.”

    La politica poi non sembra considerare quanto il settore faccia bene allo sviluppo locale:

    Sergio Auciello è di Sud Montaggi “Non viene considerato l’indotto che viene sviluppato sul territorio: noi ad esempio abbiamo acquistato delle macchine da aziende locali e abbiamo fatto lavorare giovani e cooperative per i montaggi.”

    Per Riccardo Zaccaria, presidente di 9System l’opinione sul decreto è molto dura e amara: “La mia interpretazione è che si sia voluto andare a indebolire questo settore. Con il decreto si dice basta alle regole precedenti, senza dare nuove regole: si crea una paralisi dalla sera alla mattina, andando inoltre a offrire una pessima immagine all’estero. Ammesso che il decreto venga ritirato, vai a spiegare agli imprenditori esteri che è tutto a posto!”

    Il quadro che emerge da queste e altre numerose interviste con gli operatori è dunque quello di un’ industria sostanzialmente sana, fatta, per la parte predominante non da speculatori, ma da piccole e medie imprese, messe in ginocchio da una politica incapace di progettare un futuro coerente, che, soprattutto, continua a vedere nella tutela dell’ambiente un nemico anziché un’opportunità di sviluppo.

    fonte http://www.greenews.info

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  73. Fino a che punto, a vostro avviso, siamo davvero al corrente di quali sono i pro e i contro della produzione e dell’utilizzo dell’energia nucleare?
    Credo che ci sia tanta disinformazione, in proposito. Probabilmente è dovere di ciascuno di noi informarsi di più su un tema così importante che coinvolge tutti.

  74. Ritenete che l’attuale consumo di energia sia eccessivo, oppure in linea con le esigenze insopprimibili della società odierna?
    Forse viviamo in un’epoca e in una società degli eccessi. Io penso questo: se ciascuno di noi, all’interno delle proprie case, si attivasse a risparmiare un po’ di energia, a livello globale otterremmo risparmi impressionanti.

  75. Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?
    Male. Mi unirei alle manifestazioni contro l’installazione dell’impianto.

  76. E comunque… è davvero immaginabile una società occidentale (e non solo) senza energia nucleare?
    Non lo so. Rispondere a questa domanda è difficile. Non c’è dubbio che bisognerebbe puntare al massimo nella produzione di forme di energia “pulita”.

  77. Infine vorrei esprimere anch’io solidarietà per le migliaia di vittime del terremoto in Giappone.

  78. secondo un sondaggio recentissimo sull’impatto del nucleare sugli italiani, emerge quanto segue
    “Il 59% degli intervistati si dice “molto contrario” alla costruzione di nuove centrali. A questa opposizione va poi aggiunta quella del 17% che si definisce “abbastanza contrario”, per un totale di oltre il 75%. A preoccupare gli italiani non sono tanto gli eventi “straordinari” come il terremoto giapponese,
    ma piuttosto l’ordinaria amministrazione. “L’impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, anche in assenza di incidenti o errori umani” è temuto dal 45%, lo “smaltimento delle scorie radioattive” dal 29%, il “rischio di incidenti dovuti ad errori umani” dal 15% e il “rischio di incidenti dovuti ad eventi naturali” dall’11%. Temi che evidentemente condizionano anche i fautori dell’atomo. Circa il 20% di questi ultimi, malgrado il loro consenso al nucleare, si dice infatti “abbastanza” o “molto contrario” all’eventuale costruzione di una centrale nella sua regione.

    Se ben il 90% degli italiani ha comunque ben presente che la nostra dipendenza energetica da altri paesi è un tema “molto” (59%) o “abbastanza” importante (30%), una schiacciante maggioranza del 69% ritiene che la soluzione per risolvere il problema sia il ricorso “esclusivamente alle energie rinnovabili”. Una scelta per la quale il 37% degli italiani sarebbe “certamente” disposto a pagare un qualcosa in più in bolletta e un altro 39% lo sarebbe “probabilmente”. “

  79. Supponiamo pure che l’atomo sia sicuro e che produrre energia con questo combustibile sia conveniente, ma in caso di catastrofe naturale, attentato, incdente quanto si può barattare la salute delle popolazioni con l’economicità dell’energia? Le scorie poi, che quantità di scorie possono essere smaltite in sicurezza senza rischi per la salute? Le informazioni che oggi abbiamo per valutare la pericolosità o meno di questa tecnologia sono attendibili, o meglio quanto sono attendibili?
    Ecco solo rispondendo a queste domande la tecnologia nucleare potrà definirsi eticamente sicura ed economica.

  80. 1) Illeggibile l’Ulisse di Joyce, in particolare l’ultimo capitolo senza un segno di punteggiatura, a meno di non essere campioni di apnea.
    2) Impossibile fare a meno dell’energia nucleare. E’ inutile che alcuni schieramenti continuino a portare avanti il famoso referundum… le cose cambiano, i requisiti di sicurezza anche, e le necessità energetiche pure. Tra l’altro, non so se è stato esplicitato, ma le centrali di Fukushima sono di una generazione intermedia tra la 1 e la 2, mentre ora siamo oltre alla 3, ed ogni generazione è infinitamente più sicura della precedente. Non cercate la sicurezza assoluta perchè non l’avrete (avremo) mai.
    Per la cronaca, sappiate che nella bolletta dell’elettricità che pagate oggi ci sono ancora dentro i costi dello smantellamento delle centrali atomiche italiane, il che dovrebbe suonare come doppia presa per i fondelli in quanto si paga l’energia prodotta dall’atomo francese e contemporaneamente si restituiscono all’enel e a chi per lei i soldi usati per costruire prima e distruggere poi le nostre centrali.
    Per Matteo: non hai il dubbio che un sondaggio tipo quello fatto da Repubblica possa essere influenzato nel risultato dalla tipologia di lettori del quotidiano ? Io non ho questo dubbio, ne ho la certezza.
    Infine, se volessero mettere una centrale di 3a o 4a generazione nei pressi di casa mia, no problem.
    Insomma, oggi come oggi ho molta più probabilità di morire al volante della mia automobile che per una fuga di radiazioni, ma questo non mi impedisce di prendere la macchina tutte le volte che serve. Certo, va fatto con attenzione e cautela… ma quando guidate non vi comportate nello stesso modo, con attenzione e cautela ? (p.s. ho quasi esaurito i punti della patente, eheheh)

  81. Ho rintracciato qualche titolo per farsi un po’ di cultura nucleare:
    *
    “Bidone nucleare” di Rossi Roberto
    Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
    *
    “Perché no al nucleare”
    Armando Editore
    *
    “Perché sì al nucleare”
    Armando Editore
    *
    “Nucleare. A chi conviene? Le tecnologie, i rischi, i costi”
    di Mattioli Gianni – Scalia Massimo
    Edizioni Ambiente
    *
    “L’imbroglio nucleare”
    di Mattioli Gianni
    Cooperativa L’Altrapagina
    *
    “Tornare al nucleare? L’Italia, l’energia, l’ambiente”
    di Testa Chicco – Feletig Patrizia
    Baldini Castoldi Dalai
    *
    “La menzogna nucleare. Perché tornare all’energia atomica sarebbe gravemente rischioso e completamente inutile”
    di Chiesa Giulietto – Cosenza Guido – Sertorio Luigi
    Ponte alle Grazie editore

  82. @ gluck
    date le tue certezze sarò ben felice di far impiantare nei pressi di casa tua le centrali nucleari che volessero costruire nei pressi di casa mia.
    🙂
    (p.s. non mi hanno mai tolto punti della patente, eheheh)
    😉

  83. Di seguito, faccio il copia-e-incolla della risposta alla lettera sul nucleare inviatami da “La città della luce” di cui avevo parlato ieri e che avevo, a mia volta, inviato a quel secondo amico che, tra l’altro, si dà da fare nel fotovoltaico. Così mi risponde:
    *
    Antonella,
    articolo interessante, per attizzare l’attenzione al problema, ma a mio giudizio di ideologia partigiana (anche se probabilmente disinteressato).
    I numeri che presenta sono incoerenti: 6 Gwatt installati nel 2010 per un totale di 20 Gwatt di produzione nell’anno pari al 24% dell’energia totale dei consumi energetici !!!! sono numeri cervellotici.
    30 40 anni di  produzione di energia senza fare altro!!!!!  Ed i costi di manutenzione;  non si dice che ci saranno e quanto saranno. E vuoi che Il vizietto italiano (e non solo) di caricare di tasse o costi gli utilizzatori non farà capolino?
    Ed il costo di produzione del silicio ed il costo di smaltimento del silicio (di cui ho già letto e sentito parlare ) non dovrà avere i suoi effetti.
    40 mila aborti in Germania per cause di vicinanza al nucleare. Su quanti milioni di aborti naturali o voluti.
    L’articolo indubbiamente fa riflettere perché il nucleare è rischioso. Ma come sempre in Italia si prendono decisioni sull’onda di emozioni e di grida politiche interessate.
    Ma come 20 anni fa ero contrario alla sua cancellazione ne sono contrario ora. Attenzione non auspico una politica di nuclearizzazione insensata e imprudente ma tenendo in considerazione che la politica  energetica deve avere una somma di sorgenti diversificate che massimizzino la disponibilità e che sfruttino la varie e possibili alternative (acqua, sole, vento, geotermia, nucleare, petrolio e risparmio energetico – case migliori – educazione degli utilizzatori – sobrietà dei consumi); tenendo presente che in Italia non c’è abbastanza vento ne acqua fluente ne tantomeno petrolio.  
    Così facendo si otterrebbe un mix di sorgenti dove il rischio nucleare (che esiste come esiste in qualsiasi manufatto ed attività umana) sarebbe ridotto  e circoscritto.
    Perché nessuno dice che l’Italia ha la massima concentrazione  mondiale di automobili per abitante?! Che se ci fosse una sola automobile per famiglia ridurremmo le polveri sottili ed i tumori derivati.
    Perché non blocchiamo la produzione di SUV per i milioni di utenti (con un complesso di inferiorità da vincere o con la prepotenza di invadere strade e parcheggi) quando basterebbe una qualsiasi piccola 4 posti?
    A me piace Grillo per la sua loquela ma è incoerente quanti SUV ha e da quanto tempo ammorba l’aria (per non parlare delle sue spericolate e mortali peripezie passate).
    Three miles Island, Chernobyl ed altri impianti che hanno subito incidenti ci hanno insegnato a come fare meglio gli impianti. Anche il collasso della diga del Vaiont  ci ha insegnato a fare le dighe meglio. O vogliamo smantellare le dighe per il rischio che portano appresso?
    Basta ideologie. Mettiamoci davvero attorno ad un tavolo e facciamo progetti e valutiamoli. Integriamoli per i rischi che essi sottendono. Ma non andiamo sempre avanti con una partenza ed una frenata che disperde ed annulla anni di ricerche ed esperienze (vedi referendum sul nucleare) solo in funzione della demagogia di chi è al governo e della sua opposizione.

  84. @ Gluck e Matteo
    C’è poco da ridere con i punti della patente.
    Dalle mie parti è un vero e proprio commercio comunale, alle spalle dei cittadini.
    Se passi di un’inezia ti tengono in ballo anche sette od otto anni: vuol dire che se bevi una birra e pesi 54 chili sei già praticamente iscritto nel registro criminali!!
    Gli uffici commissione patenti sono sempre più pieni e gli impiegati si fregano le mani, soprattutto certe grasse dottoresse che ti guardano in faccia, è tutto a posto, ma ti dicono ogni volta che devi tornare tra due anni e se fai notare che non c’è niente che non vada, ti rispondono con un sorriso obliquo che, se non ti sta bene, puoi pure fare ricorso.
    Ricorso? Dove… nel processo di kafka?
    Così la prossima volta ti fanno tornare dopo un anno.
    Ma per favore… e mi raccomando, devi essere lì alla commissione patenti il giorno tal dei tali lì, quando lo decidono loro, perchè ti danno l’appuntamento il giorno prima che scada la patente. E metti che quel giorno sei alle Bahamas o con 40 di febbre… , ma tu all’ufficio patenti ci vai, eccome se ci vai, perchè o ci vai o vai a piedi (dal giorno dopo).
    Non fatemi dire parolacce.
    Se hai la sfortuna di essere giovane e intestario, ti prendono pure l’auto e te la vendono all’asta. ma dico… è costituzionale? Ma se la sono pagata loro per vendere un qualcosa che è tuo???
    Oh Matteo, non per mandarti iella, ma guarda che c’è sempre una prima volta per tutto, anche per i buoni padri di famiglia che vanno in pizzeria e no, cavolo, la coca cola, proprio no, “mi porti una media, per favore”, e ti ritrovi alle dieci di sera con la macchina bloccata a chiamare un amico che riporti te e la famiglia a casa, perchè anche la moglie ha bevuto una piccola.
    Altro che protezione per i giovani e per quei poveri genitori a casa con il cuore in panne perchè il Gigetto e o la Carolina sono andati in discoteca!
    Patente a punti = tassa.

  85. potremmo proporre di impiantare le centrali nucleari negli uffici commissione patenti. magari certe grasse dottoresse potrebbero anche dimagrire 🙂

  86. …dimagrire a suon di neutrini, dici?
    Mi fai venire in mente una “individua” che conosco. Ogni tanto si chiede perchè non dimagrisce e mi spiega che non mangia… Le dico che a Mauthausen nessuno aveva questo problema.
    …. comunque Matteo, interessante vuol dire tutto e niente.
    Si dice “interessante” di una cosa che ha qualche potenzialità di interesse personale ma che, in realtà, trova il tempo che trova nei propri spazi.
    Sii più preciso, per favore.
    Tornando al nucleare, resto dell’idea, per il momento, che una tavola rotonda con le facce che vediamo sfilare in televisione (le facce politiche intendo, di tutte le tendenze e i colori), porterebbe più che altro a un film di cui probabilmente tu, Matteo, non ne conosci l’esistenza: “La grande abbuffata”, 1973. (ho quasi l’impressione che tu sia un giovincello sui 20 25 anni).
    In altre parole, un suicidio per il paese. Scusa lo spoiler.
    Ciao
    vado a cucinare, senza abbuffarmi 😉

  87. dal vocabolario Hoepli
    interessante
    [in-te-res-sàn-te]
    (pl. -ti, part. pres. di interessàre)
    agg.
    Che desta interesse, che alletta: affare, proposta i.; un libro poco i.
    ‖ Di persona, attraente, affascinante, spec. per le sue qualità intellettuali: un uomo molto i.; una donna più i. che bella
    ‖ Essere in stato interessante, essere incinta
    ..
    ovvero, un complimento 🙂

  88. Sì, lo lo so che era un complimento e se avessi 19 anni anch’io sarei quasi confusa 😉
    (A proposito, ma le diciannovenni attuali si confondono ancora?)
    … quello che intendevo è che, nel linguaggio colloquiale, purtroppo, la parola “interessante” ha assunto una valenza di “non so che cosa dire, dico interessante perchè così non sbaglio”… ma avevo capito che dietro il tuo interessante c’era anche una intelligenza (se non altro per essere incappato nel libero blog di Massimo Maugeri). Che è molto interessante.
    Vai tra’

  89. Considerando che questo è un blog sostanzialmente di letteratura, che non ho ancora espresso il mio cordoglio per il Giappone e che non ho neppure festeggiato la giornata della poesia, ho scritto un haiku.

  90. – Fukushima –
    Lo shogunato incatena l’Imperatore
    per la prima volta alla televisione.
    La nonna torna a preparare offerte shintoiste.

  91. molto interessante. sempre in senso complimentoso. 🙂
    le diciannovenni che conosco io, non sono molto interessate alla letteratura. tranne un paio, che però non sono interessate a me.

  92. … se le diciannovenni interessate di letteratura non sono interessate a te che vuoi interessarti di letteratura, significa che non sono veramente interessate di letteratura, che è diventata per loro un mero mezzo per interessare di se stesse.
    Non so se mi sono spiegata.
    Ergo, lasciale perdere e interessati di diciannovenni per la qualità dell’interesse generale che suscitano e non per la qualità della letteratura che leggono, almeno per il momento.
    Altrimenti sei tu quello in mala fede che vuoi interessarti di diciannovenni proponendoti interessato alla letteratura.
    Tu, di che letteratura ti interessi?
    Qui hai ampi spazi.
    Ciao Matteo. Vado a interessarmi un po’ di letteratura. Ci si sente 🙂

  93. La mia opposizione al nucleare è datata al tempo della lettura del romanzo “L’ultima spiaggia” di Nevil Shute, definito allora un romanzo di fantascienza che oggi si rivela come una prfezia sul fallimento della scienza. Non dimenticherò mai l’incubo che ho vissuto leggendo la storia di quel sottomarino che andava alla ricerca di sopravvissuti , nè gli ultimi momenti di quella famiglia australiana che aspettava di morire a causa delle radiazioni nucleari. Gli uomini del sottomarino avevano soltanto due possibilità : morire sulla terra sotto le radiazioni o seppelliti vivi come in una bara in fondo al mare.
    Allora quel romanzo ci faceva pensare ad una guerra nucleare tra la Russia e gli stati Uniti , entrambi equipaggiati con l’atomica ma che poi questa bomba atomica si convertisse in energia da collocare vicino casa mia era semplicemente impensabile, nè era pensabile a noi gente comune e ci facesse vivere nella “Città oscura ” con il terrore “del giorno dopo” allora non lo immaginavo.
    Ma Cernobil mi ha aperto gli occhi facendomi capire che la tolleranza, il dialogo con cui le grandi potenze sembravano essersi messe d’accordo non avevano eliminato il pericolo ma l’avevano soltanto riciclato in centrali vicino casa nostra.
    Io che sono vissuta al tempo della guerra, quando alle nove di sera c’era il blak aut, come ho fatto a studiare, a laurearmi, e i miei genitori come hanno fatto a lavorare,a cucinare ecc….?
    Ricordo la ghiacciaia, il ferro da stiro con la carbonella, (cose che faranno ridere di compatimento i più giovani), il forno a legna, l’odore del pane di casa e quella vita conviviale, la solidarietà con il vicinato, l’aiuto reciproco
    la bicicletta, l’acqua fresca di contrada Scudunì. Come facevamo allora
    senza climatizzatori e senza termosifoni? Eppure io non ricordo che qualcuno sia morto di caldo o di freddo nenche in quelle scuole di montagna, situate in aule dalle quali bisognava uscire quando pioveva dal tetto.
    Troppi desideri si sono riclati in bisogni, troppe strutture in sovrastrutture!
    Eppure l’uomo non è più felice di allora! Ogni cosa ha il suo prezzo ed il prezzo che abbiamo pagato è questo disagio esistenziale che stiamo vivendo che nascondiamo sotto le parole che ogni giorno inventiamo, perchè in questo soltanto abbiamo “progredito” proprio nell’inventare parole che sono menzogne. Basti pensare a tutte le derivazioni della parola umano che usiamo come ci fa comodo trasformando questa realtà semplice ed accessibile a tutti, anche agli analfabeti, in una realtà che di umano non ha niente.
    Sono triste è vero e nonostante quella bella espressione “Pensa in positivo” io nel nucleare vedo l’apocalisse, quella stessa cke ho vissuto leggendo “L’ultima spiaggia”.
    Io che scrivo poesie ai tempi di Cernobil ho scitto questi versi ma adesso che i nemici della mia vita stanno qui a dibattere “nucleare si e nucleare no ” quali versi dovrei scrivere dal momento che mi vogliono togliere anche la possibilità di morire in modo tradizionale?
    Grazie Massimo per avere aperto la Camera accanto a questo durissimo argomento.
    Voglio concludere con le parole del nostro amico Renzo Montagnoli:
    “Per tutte queste considerazioni non posso che sperare in un mondo senza nucleare, in uomini che cercano la serenità nella condivisione e non nell’esasperazione del profitto, in un ambiente da lasciare intatto a beneficio di chi verrà dopo di noi.”

    Operazione riuscita:Carnobil

    In questa nube errante
    sui villaggi
    sulle rupesti alture selvagge
    sui campi sudati
    sui dolci sonni di poveri ragazzi
    leggo una piogena
    pace inquietante.

    E’ il sistema di costi progettati
    alla fame sacrificati.
    C’è l’uomo inventore
    progettatore
    davanti a quel sistema
    inginocchiato.
    Palpita rabbioso il ricordo
    non lontano
    di libertà osannate
    di democrazie comparate
    di richieste sindacali concordate
    di elementi noverati
    sulle acque minerali imbottigliate.

    Sanguina l’alloro ai margini
    del torrente
    sul fondale di fango;
    muore la luce che fecondava
    i miei passi
    nei limiti della ragione sconsacrata
    e… penso
    ai trattati internazionali
    ai vertici politici
    ai referendum popolari
    agli spazi territoriali
    a quel violino sotto la finestra
    che mi chiedeva vitù e bellezza!

    Nei trucchi delle decisioni vedo mani appese
    a vegetali gementi
    bave distese come ragnatele
    su tenere piume spampinate
    tra docili pietre sbiancate
    mute piazze lastricate
    dall’ossame di cavalli ruggenti
    assottigliato dall’eternità.

    Bevo le ultime stelle
    nel guscio di una noce rinsecchita.
    Mondo senza codici
    nel silenzio di soli polari!
    mela mondì
    Palermo 1987

    Da “Razza della mia terra” premio letterario la Calipha edizioni Agemina FI

  94. Non sono d’accordo con Gluck quando dice “oggi come oggi ho molta più probabilità di morire al volante della mia automobile che per una fuga di radiazioni, ma questo non mi impedisce di prendere la macchina tutte le volte che serve”.
    Un esempio del genere lascia intendere una visione un po’ individualista della questione, tipica della nostra società.
    Se io ho un incidente automobilistico, derivante dal fatto di mettermi in strada, il numero delle vittime sarebbe circoscritto alle persone coinvolte.
    Se accade un incidente nucleare il n umero delle persone coinvolte potrebbe essere enorme, con danni irreparabili all’ambiente e conseguenti ripercussioni sulle generazioni che verranno dopo di noi (siamo responsabili anche nei confronti dei nostri figli, nipoti, pronipoti, ecc.).

  95. Sono d’accordo con Gluck, invece, quando cita la Francia.
    Che senso avrebbe impedire l’impianto di una centrale nucleare nel nostro Paese quando a pochi chilometri dai confini ne troviamo installate per volere dei governi dei Paesi confinanti?
    La questione nucleare deve essere discussa e regolamentata a livello internazionale, altrimenti non ha senso.

  96. Comunque se qualcuno mettesse una centrale nucleare vicino a casa mia, penso che mi trasferirei altrove. Lavoro permettendo.

  97. Putroppo del probelma radiozioni in Giappone se ne parla sempre meno.
    Le notizie passano in secondo piano.
    Invece la situazione intorno alla centrale nucleare di Fukushima è sempre più complicata. La presenza di iodio nell’acqua di mare nei pressi della struttura è aumentata fino a 147 volte i livelli fissati dalla legge. E tre dipendenti della centrale sono stati colpiti da radiazioni, rendendo necessario il ricovero in ospedale per due di loro.

  98. Per non parlare poi dell’ultimo bilancio ufficiale delle vittime del sisma e dello tsunami: 26mila, fra dispersi e vittime certe. E centinaia di migliaia di sfollati che hanno trovato rifugio nelle strutture d’emergenza.
    Una vera apocalisse.

  99. Altre info sulle radiazioni emesse dalla centrale di Fukushima.
    La Tepco, che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, ha chiesto ai lavoratori di allontanarsi dal reattore n.3, uno di quelli danneggiati dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo. Lo riferisce l’agenzia Kyodo. Tra i reattori danneggiati, il n.3 è considerato quello più pericoloso perchè alimentato dal combustibile “mox”, altamente radioattivo. Proprio lì lavoravano gli addetti all’impianto che sono stati ricoverati in ospedale. “La loro pelle è venuta a contatto con l’acqua contaminata. E’ un caso spiacevole. Sono stati immediatamente trasferiti per ricevere le cure necessarie”, ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano. Le analisi hanno dimostrato che i tre sono stati esposti a più di 170 millisievert, ha aggiunto il portavoce. Il governo di Tokyo ha fissato a 100 millisievert l’anno il limite massimo di sicurezza per coloro che lavorano alle operazioni di riparazione dell’impianto.

  100. Grazie mille per aver raccolto lo spunto che vi avevo fornito… su un tema così importante come quello della produzione e dell’uso dell’energia nucleare.
    Scusatemi per la mia scarsa partecipazione, ma (come ho scritto nell’altro post) sono giorni di grande fatica.

  101. Ne approfitto per ringraziare tutti gli intervenuti: Maria Lucia Riccioli, Franca Maria Bagnoli, Patrizia Debicke, Renzo Montagnoli, Antonella Beccari, Gluck, Amelia Corsi, Luca Nencioni, Leo, Matteo, Mela Mondì, Annamaria…
    Grazie mille a tutti.

  102. Prendo la parola in questo forum per porre qualche domanda ai nuclearisti: ma adesso voi ci andreste a lavorare a Tokyo per un anno?
    Ve lo chiedo perché io, aimè, devo farlo. I terremoti si gestiscono (se c’è organizzazione e preparazione, come in Giappone), con gli tsunami si cerca di contenere i danni, ma come si fa con le radiazioni? Tutti dicono e spergiurano che va tutto bene e non ci sono problemi, che gli isotopi o chessoio che hai nel sangue o nelle urine è vero che non ci dovrebbero essere, ma in sé non sono sufficienti a far del male, che sì, latte insalata verdura fresca pesce e acqua son risultati contaminati, ma niente di che, che quando piove basta portare sempre l’ombrello, coprirsi bene, lasciare scarpe ombrello e tutti i vestiti bagnati alla porta, e non si “contamina” l’ambiente in cui si vive, che sì, l’aria può essere minimamente radiattiva, ma basta avere una mascherina e con tali percentuali si va sul sicuro, che sì, a volte ci sono dei picchi, ma basta non uscire di casa, non aprire le finestre, lavarsi spesso (con l’acqua contaminata?), e insomma, alla fine non succede niente. Ma alla fine quando? Fra due settimane? Un anno? Dieci anni? Quaranta?
    Ci rendiamo conto, vero, che se gli impianti di Fukushima continuassero a lungo a buttar fuori materiale radiattivo come nei primi giorni tutta l’area di Tokyo dovrebbe essere evacuata… con il conseguente collasso dell’economia e in parte della cultura giapponese? Vi rendete conto che in confronto a questi possibili scenari terremoto e tsunami sono bagatelle? E chi ve l’ha data a bere la balla delle centrali supersicure? Tremonti? La Prestigiacomo? Il Berlusca? In uno stato come l’Italia dove non si riesce a smaltire neanche la spazzatura di alcuni quartieri di Napoli… le scorie le mettete sotto casa vostra?
    Il nucleare non è il futuro. Non lo è mai stato, ma fa girare tanti di quei soldi che sai quante escort di lusso saltano fuori per i nostri politici.

  103. Devo dire che non ti invidio, ma ti faccio tanti in bocca al lupo. Io in questo momento a Tokyo non ci andrei nemmeno se mi regalassero la vacanza.

  104. Il rischio del nucleare è troppo grande. E’ inutile che ci vengono a parlare di sicurezze e di impianti di nuova generazione.
    L’imponderabile è sempre dietro l’angolo. Qui l’uomo sta giocando con un giocattolo troppo più grande di lui.

  105. La verità è che bisogna ripensare all’intero sistema energetico del pianeta. Qualcuno l’ha già detto. Non è sufficiente una normativa nazionale indirizzata in un senso o in un altro.
    Secondo me bisogna dare molto più spazio alla ricerca e utilizzare al massimo le forme di energia rinnovabile ed ecocompatibili.
    Si può e si deve.
    Il pianeta Terra non è nostro, ma è soprattutto delle generazioni che verranno dopo. Noi dovremmo essere i garanti.

  106. Se qualcuno pensasse di installare una centrale nucleare dalle mie parti costituirei un comitato anti-centrale e farei di tutto per boicottare il progetto. Poco, ma sicuro.

  107. @ Marco Vinci, ti parafraso: se qualcuno pensasse di installare una centrale nucleare dalle mie parti costituirei un gruppo terroristico mirante all’annientamento fisico di chiunque si avvicini al sito per progettarlo / lavorarci / inaugurarlo.

    Ciò detto mi trovo come al solito a meditare in momenti sbagliatissimi sulle differenze culturali fra i popoli. La Todai, che mi dovrebbe dare questo lavoro, è la prima università del Giappone. Dirigenti e docenti si sentono in dovere di dimostrare efficienza e risolutezza, in modo da contribuire a dare quell’immagine di forza morale che il governo vuole dai cittadini giapponesi, in questo momento storico difficile.
    Mi pare però che la salute e le legittime preoccupazioni del personale (soprattutto straniero, perché i nativi paiono credere a quel che il governo dice, cioè che va tutto bene) siano messe del tutto in secondo piano. In una situazione di questo genere più mi si dice “non si deve preoccupare, non c’è bisogno di essere troppo cauti, non ci sono veri rischi, ecc.” più mi preoccupo.
    E mi pare evidente che gli interessi di chi minimizza sono troppo elevati per rendere le loro parole del tutto credibili. Così in Giappone (ma ve la immaginate un’eventuale evacuazione di Tokyo? O, in subordine, una sospensione di tutte le attività lavorative del nord-est del Giappone per mesi o per anni?), così in Italia (il progetto mazzettaro del governo se ne va a gambe all’aria).
    Mi rendo conto di esser davanti a una scelta difficile. Se rinuncio al lavoro potrei pentirmene amaramente. Se accetto comunque il lavoro potrei pentirmente assai amaramente. Mah…

  108. Ringrazio Lorenzo Amato per il suo intervento…
    Ciao, Lorenzo!
    Ti faccio tanti in bocca al lupo per la tua espereinza giapponese. La scelta che devi compiere è difficile… ma immagino che, alla fine, andrai…
    Facci sapere. Tienici aggiornati, se possibile.

  109. …..solo una piccola precisazione per gluck: le centrali nucleari italiane non sono state distrutte….sono qui, non producono energia elettrica ma c’è il loro combustibile esausto e radioattivo in “piscine” di raffreddamento!( e ogni tanto ci spaventiamo per possibili infiltrazioni nella falda freatica) con dipendenti che controllano, con costi di manutenzione…

  110. Ciao Massimo.
    Mi sa anche a me. Che alla fine andrò, intendo. Sia come esperienza, sia come posizione (e come stipendio) si tratta di un’occasione troppo buona per esser buttata via.
    Però è chiaro che ci andrò solo quando la fase critica del raffreddamento dei reattori sarà passata. Insomma quando si dovrà stare attenti a quel che si mangia e si bene, ma non a quel che si respira. Brutta storia comunque.
    Il problema attuale è la rigidità del sistema nipponico. Sono sul punto di litigare con uno dei miei colleghi, che mi vorrebbe lì adesso. In Giappone molte persone in buona fede mettono in discussione tutto quanto scritto sulla stampa del resto del mondo, in quanto la versione ufficiale (che passa in televisione e sui giornali locali) è assai più tranquillizzante. Mi pare incredibile che alla fin fine ai dati e alle preoccupazioni delle agenzie internazionali e dei team operanti nelle diverse ambasciate si preferiscano i dati forniti e commentati dalla Tepco. Senza la quale, ricordo, oggi non esisterebbe questa pagina di Letteratitudine dedicata al nucleare (ovvero, per chi non avesse capito, senza la quale non ci sarebbe stato il disastro di Fukushima Daiichi).
    Mah, vai a sapere. E soprattutto vai a fidarti, in questa situazione…

  111. grazie. in molti articoli della stampa di ieri si parla di ‘Fukushima come Chernobyl’
    credo sia importante rifletterci sopra ed evitare di far finta che il problema non esiste.

  112. Bisogna dunque andare a votare il 12 e 13 giugno per opporsi, attraverso il referendum popolare, alla politica nucleare, alla legge sul legittimo impedimento, alla privatizzazione dell’acqua pubblica.

    Oggi è un giorno particolarmente triste (uno dei molti giorni particolaremente tristi di questi anni) per le speranze d’una sopravvivenza, seppur residua, della democrazia in Italia. Il Parlamento proprio in questi minuti sta approvando una legge, l’ennesima, che stravolge anche le regole costituzionali e protegge ulteriormente una cricca politica governativa arrocata attorno all’invulnerabilità del proprio Capo. Cricca e Capo favoriti inoltre da coloro che tre anni fa, alle elezioni politiche, avevano deciso di non andare a votare per “punire” la sinistra e/o perchè “sono tutti gli stessi”. Un buon pittore riconosce nel colore bianco, per esempio, una molteplicità di sfumature, una molteplicità di “bianchi”. Molti hanno deciso di non avere occhi da pittore.
    Ci siamo così ritrovati con una maggioranza governativa schiacciante. E i risultati li stiamo subendo e (temo) continueremo a subirli (a lungo?).

  113. Giusto. sono perfettamente d’accordo con Subhaga Gaetano Failla.
    Il 12 e 13 giugno dobbiamo andare a in massa a votare ai referendum. Bisogna votare SI per dire NO.

  114. Assolutamente con Gaetano e Alberto: è necessario andare a votare, è un problema che ci riguarda tutti, il futuro dei figli, e di tutti noi. Che mai si possa impiantare una centrale nucleare, farei l’impossibile per impedirlo, altrettanto farei per andarmene via con i miei cari.Il più lontano possibile! ma dico, vi rendete conto che abito in una città dove hanno dimostrato che non sono capaci di smaltire l’immondizia??Non sono capaci di avviare una raccolta differenziata, e non diciamo che è colpa dei cittadini, ne conosco tanti, compresa me, che fanno avanti e indietro fra campane rotte, piene zeppe che traboccano di plastica e vetro, per gettare i propri sacchetti di differenziata che forse finisce nella stessa discarica. No, non mi fido.Le centrali giapponesi erano di vecchia concezione?Ma noi non siamo il popolo giapponese, serio, dignitoso, abituato ad affrontare i rischi sismici. Niente palazzi costruiti con la sabbia.Impariamo a consumare di meno, e in maniera intelligente, istruiamo i bambini nel rispetto dell’ambiente, a risparmiare le risorse che non sono eterne, l’acqua, l’energia.E sforziamoci per dare impulso alle energie rinnovabili. Io la mia vita nelle mani della gente che impasta la calce con la sabbia non la metto, perciò andrò a votare contro il nucleare. Saluti a tutti!

  115. Speriamo, Alberto e Francesca Giulia, di raggiungere il quorum del 50%. Potrebbe essere anche un segnale di rinascita (sebbene la “ricostruzione delle coscienze” sia un processo lungo, doloroso, complesso) di questa digraziata Italia.

  116. Ce la faremo , anch’io sto facendo un’opera di sensibilizzazione con vari strumenti.Perciò ringrazio Massimo di averne parlato anche qui, bravo.

  117. Sono con voi. In massa a votare ai referendum. Io non faccio parte di nessun gruppo ambientalista, pero’ i rischi del nucleare mi pare siano sotto gli occhi di tutti

  118. inoltre bisognerebbe utilizzare le risorse, anche finanziarie, disponibili per la ricerca su forme di energia pulita piuttosto che sul nucleare

  119. La questione nucleare e la questione energetica vanno insieme perché sono inscindibili. Questo mi pare ovvio. Ma pare altrettanto ovvio che queste problematiche devono entrare nelle agende politiche di tutti i Governi.
    Altrimenti sarebbe tutto inutile.

  120. Preciso.
    Se in un paese si sceglie in un modo e in quello limitrofo in un altro, che senso ha?
    Il caso giapponese dimostra che non parliamo di problemi confinabili entro le frontiere.

  121. Ciò non toglie, tuttavia, che a giugno occorre andare a votare. Sono d’accordo con chi ha scritto prima.

  122. Grazie mille a Santina, a Gaetano Failla, a Francesca Giulia, a Alberto, a Annalisa, a Valerio.
    Sì, ricordiamoci di andare a votare al Referendum.
    Non è solo un diritto. È anche un dovere!

  123. Il disastro di Černobyl è stato il più grave incidente nucleare della storia; l’unico, insieme all’incidente del 2011 avvenuto nella centrale di Fukushima Daiichi, al livello 7 (il massimo) della scala INES dell’IAEA.

    Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 presso la Centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl’, in Ucraina nei pressi della Bielorussia. Nel corso di un test definito “di sicurezza” (già eseguito senza problemi di sorta sul reattore n°3), furono paradossalmente violate tutte le regole di sicurezza e di buon senso portando ad un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale: si determinò la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni di raffreddamento. Il contatto dell’idrogeno e della grafite incandescente con l’aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore.

  124. Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l’evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America.

    Il rapporto ufficiale redatto da agenzie dell’ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.

    Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell’analisi. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo pur concordando sulla stima dei 65 morti accertati del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30.000 ~ 60.000.

  125. Alle ore 1:23:45 (ora locale) del 26 aprile 1986, il reattore numero 4 esplose. Si trattò di una liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione che proiettò in aria il pesante disco di copertura – oltre 2000 tonnellate – che chiudeva il cilindro ermetico contenente il nocciolo del reattore. All’esplosione del contenitore seguì il violento incendio della grafite contenuta nel nocciolo, incendio che in alcune ore disperse nell’atmosfera una enorme quantità di isotopi radioattivi, i prodotti di reazione contenuti all’interno. Fu il primo incidente nucleare ad essere stato classificato come livello 7, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari; il secondo caso ad essere classificato come livello 7 è la centrale nucleare di Fukushima il 12 marzo 2011.

    Le esplosioni non furono di tipo nucleare – non si trattò di una reazione a catena incontrollata di fissione nucleare come avviene nelle bombe atomiche – bensì ebbero una causa chimica. Il surriscaldamento del nocciolo dovuto all’improvvisa perdita di controllo sulla reazione nucleare portò al raggiungimento di elevatissime temperature che fecero arrivare la pressione del vapore dell’impianto di raffreddamento ad un livello esplosivo. Si innescarono inoltre reazioni fra le sostanze chimiche contenute (acqua e metalli), inclusa la scissione dell’acqua in ossigeno e idrogeno per effetto delle temperature raggiunte, che contribuirono a sviluppare grandi volumi di gas.

    L’ istituzione delle Nazioni Unite chiamata UNSCEAR (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation, Comitato scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti) è un’istituzione delle Nazioni Unite UNSCEAR ha condotto 20 anni di dettagliata ricerca scientifica ed epodemiologica sugli effetti del disastro. A parte i 57 decessi direttamente ascrivibili all’incidente in se, l’ UNSCEAR ha originariamente predetto fino a 4,000 casi di tumori da attribuire all’incidente

  126. L’ UNSCEAR ha affermato:

    « Fino all’anno 2005, tra i residenti della Bielorussia, la Federazione Russa e l’Ucraina, ci sono stati più di 6000 casi di tumore alla tiroide in bambini ed adolescenti che sono stati esposti al momento dell’incidente, e più casi sono da aspettarsi nei prossimi decenni. Indipendentemente dall’incremento delle misure di prevenzione e screening, molti di questi casi di tumore sono molto probabilmente da attribuirsi all’esposizione alle radiazioni. Escludendo questo incremento, non vi è evidenza di ulteriore impatto per la salute pubblica attribuibile all’esposizione di radiazioni due decenni dopo l’incidente. Non vi è evidenza scientifica di un incremento di incidenza di tumori né del tasso di mortalità né nell’insorgenza di patologie che potrebbero essere collegate all’esposizione alle radiazioni. L’ incidenza di leucemia nella popolazione non sembra elevata. Tuttavia, coloro che furono esposti maggiormente alle radiazioni hanno un rischio più alto di effetti sulla loro salute associati alle radiazioni. La maggioranza della popolazione non dovrebbe comunque soffrire serie conseguenze sulla propria salute in conseguenza delle radiazioni. Molti altri problemi alla salute non direttamente collegabili con l’esposizione alle radiazioni sono stati riscontrati nella popolazione.

  127. Però siamo nella “camera accanto” del blog… il luogo dove è possibile discutere di argomenti diversi anche nell’ambito del medesimo post.
    Apro, dunque, una parentesi radiofonica invitando Luca Corte (con cui ho condiviso la mia iniziale esperienza a “Radio Hinterland”) a raccontarci di una sua nuova iniziativa nell’ambito della radio…

  128. ciao Massimo grazie mille.. mamma mia quanto tempo è passato da quando siamo partiti con Letteratitudine in FM. da qualche settimana sempre in radio è partita una nuova trasmissione. La passione per la montagna, le sue storie, i suoi personaggi.. le emozioni .. tutto raccolto nelle voci dei suoi protagonisti. Radio In Vetta è questo nuovo spazio, attraverso il quale anche chi vive in città può assaporare sensazioni apparentemente lontane.
    E’ una bellissima emozione, le persone che parlano riescono davvero a trasmettere la loro passione. sincera.. una cosa che capita sempre più raramente.. ed é difficile da raccontare a parole, solo il tono della voce – della loro voce- riesce a esprimere quella sensazione.
    La letteratura di montagna è un mondo da scoprire, da raccontare..e il nostro spazio, in radio, è a disposizione!!!!

  129. ciao Massimo grazie! la letteratura di montagna è un mondo davvero interessante.. ho sempre avuto la passione e questa è stata una buona occasione per poter andare ancora più in là.. anzi come dici tu più in su 🙂 !!!!!

  130. Pavel Nica

    CHERNOBYL

    La tragedia del XX secolo

    Prefazione di Riccardo Iacona

    Traduzione di Olga Irimciuc

    (Ed. Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri; collana “Eretica”; 96 pagine; 12.00 euro)
    ———–
    Questo appassionato e lucido reportage su Chernobyl, non solo esce in concomitanza dei 25 anni dall’omonima tragedia ma in un momento in cui tutto il mondo vive col fiato sospeso per i reattori nucleari giapponesi, che rischiano di ricalcare una catastrofe simile se non peggiore a quella russa.

    Questa inchiesta scomoda e piena di rivelazioni di Pavel Nica , giornalista moldavo inviato a Chernobyl, è rimasta a lungo inedita a causa della censura imposta dal governo russo.

    Ma niente e nessuno sono riusciti a fermare l’inchiesta del reporter, neanche le radiazioni assorbite nell’area del disastro, che lo porteranno alla morte.

    Ciò che più colpisce nelle parole dell’autore, personaggio umanamente straordinario e giornalista dalla penna tagliente, è l’incredibile somiglianza di alcuni fatti tra la tragedia russa e quella odierna nipponica. Prime fra tutti, spiccano le menzogne, le bugie dette dal governo russo di allora e oggi i giapponesi dichiarano apertamente che il loro principale sentimento, è una totale mancanza di fiducia in ciò che le istituzioni riferiscono loro ufficialmente. In altre parole anche il popolo giapponese ritiene che molte bugie si stanno raccontando loro, ora come allora al popolo russo. Un’altra similitudine è l’inadeguatezza, anche dei tecnici più specializzati al mondo sul nucleare, di far fronte a emergenze catastrofiche come queste. In sintesi, sia 25 anni fa che oggi, nessuno sa prevedere con anticipo le conseguenze di incidenti nucleari di tale portata.

    Tutto questo ha rinnovato il dibattito sulle centrali atomiche, riportato in auge anche in Italia, dalle recenti proposte del Governo ad aprirne sul nostro territorio. Idea oggi caldeggiata anche da personaggi insospettabili, come l’oncologo Umberto Veronesi, per esempio.

    Il 26 aprile del 2011 ricorrerà l’anniversario del terribile incidente, le cui conseguenze e implicazioni sono ben evidenziate anche nella vibrante e puntuale prefazione al volume, scritta dal giornalista televisivo Riccardo Iacona.

    Pavel Nica , giornalista e scrittore, ha lavorato presso la Televisione Statale Moldava e nelle redazioni delle più importanti testate del suo Paese. Intellettuale scomodo e anticonformista, e perciò osteggiato dal regime, è stato inviato speciale a Chernobyl nel 1987.

    I suoi articoli sono stati censurati dal governo sovietico.

    http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-171-9/pavel-nica/chernobyl.html

  131. Come ho scritto sopra, per un po’ di tempo sarò costretto a rallentare l’attività del blog… ma ci rifaremo!
    Buon sabato sera e buona domenica a tutti.

  132. Doppio appuntamento a “Una marina di libri” con Massimo Maugeri
    *
    Ore 20:00 – Sala delle Armi
    Presentazione del libro
    Viaggio all’alba del millennio
    di Massimo Maugeri
    Gruppo Perdisa Editore – Perdisapop
    Interviene: Rosario Palazzolo

    ***
    ***
    ore 21:00 – Sala delle Armi
    Dibattito Tematico:
    LETTERATURA 2.0:
    IL FENOMENO DEI BLOG CULTURALI
    Intervengono:
    Massimo Maugeri (Letteratitudine), Federico Novaro
    (Federico Novaro WordPress),
    Giulio Passerini (Who’s the reader), Francesco Mangiapane, Università degli Studi di Palermo.
    ***
    ***
    Vi aspettiamo!
    ***
    Una Marina di Libri

    Primo Festival dell’editoria indipendente a Palermo
    3/5 Giugno 2011 – Palazzo Chiaromonte Steri

    http://unamarinadilibri.it/

  133. LA FINE DEI DINOSAURI
    nottetempo – Aliberti editore


    IL 10 GIUGNO ESCE IN TUTTE LE LIBRERIE “LA FINE DEI DINOSAURI” (NOTTETEMPO – ALIBERTI) – UN LIBRO CHE RACCOGLIE I CONTRIBUTI DEI MAGGIORI SCIENZIATI NUCLEARI ITALIANI. Il 12 e il 13 giugno i cittadini saranno chiamati a esprimersi sull’impegno nucleare italiano.
    Esce venerdì 10 giugno in tutte le librerie La fine dei dinosauri, (nottetempo/Aliberti editore), un libro nato dopo Fukushima per affiancare il referendum sugli impianti e le energie nucleari in Italia, e fornire gli argomenti sia per una risposta immediata che per una riflessione futura. Il libro è composto dagli interventi originali dei maggiori scienziati nucleari italiani, di scrittori, e dei referenti di alcune delle maggiori associazioni ecologiste internazionali, di esperti europei di energie alternative.
    La considerazione di fondo di tutti coloro che hanno contribuito è concorde: una società che investe sull’energia nucleare è una società che ha deciso di non fare i conti con l’estinzione nostra e della Terra. Le politiche energetiche attuali infatti non prevedono un futuro, sia che si concentrino sui combustibili fossili, sia che scommettano sul nucleare.
    nottetempo e Aliberti si sono uniti in questo progetto per dargli maggiore forza e tempestività:
    La fine dei dinosauri non è solo un libro “contro”, ma la descrizione di un futuro possibile, purché gli investimenti si concentrino decisamente sulle energie rinnovabili, con un impegno generale, di cui i comuni, le regioni e i cittadini saranno i principali protagonisti.
    “La fine dei dinosauri” richiama il rischio che corre la specie umana proseguendo sulla strada che il nucleare sta delineando.
    Hanno contribuito Stefano Argirò (fisico), Federico M. Butera (fisico), Stefano Caserini (climatologo), Marcello Cini (fisico), Guido Cosenza (fisico), Giuseppe Genna (scrittore), Roberto Natalini (matematico), Giuseppe Onufrio (fisico, Greenpeace Italia), Wolfgang Palz (fisico), Giorgio Parisi (fisico), Tommaso Pincio (scrittore), Francesca Sartogo (architetto, EuroSolar Italia), Hermann Scheer (premio Nobel alternativo ’99 per l’Energia Solare), Stefano Sylos Labini (geologo), Junko Terao (giornalista), Paolo Valente (fisico).

  134. LA FINE DEI DINOSAURI si prospetta come un libro da leggere e da far leggere.
    Se non è tardi, dico la mia sulle domande.

  135. I) Fino a che punto, a vostro avviso, siamo davvero al corrente di quali sono i pro e i contro della produzione e dell’utilizzo dell’energia nucleare?
    Credo che ci sia molta strumentalizzazione da entrambe le parti. Però mi schiero dalla parte di chi non vuole il nucleare, per motivi simili a quelli espressi qui.

  136. II) Ritenete che l’attuale consumo di energia sia eccessivo, oppure in linea con le esigenze insopprimibili della società odierna?
    Si potrebbe,e si dovrebbe, risparmiare. Ma il risparmio energetico non può essere la soluzione!

  137. III) Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?
    Male. Come chiunque altro. Infatti nessuno dei Presidenti di Regione si è dichiarato disposto ad accogliere centrali nucleari.
    Anche chi in linea di principio si dice favorevole, alla fine dimostra che il proprio favore implica l’installazione in casa d’altri.
    Ipocrisia!

  138. IV) E comunque… è davvero immaginabile una società occidentale (e non solo) senza energia nucleare?
    Forse no. Ma sempre meglio che immaginare una società distrutta dal nucleare.
    Il destino dei dinosauri non mi piace. Andrò a votare sì al referendum.
    Ciao.

  139. La mia risposta ai quesiti già posti da Massimo, il quale ringrazio tanto, e riproposti tempestivamente nell’imminenza del referendum, è una sola:

    ALL’ABROGAZIONE DEI PIANI GOVERNATIVI (nefasti) SUL NUCLEARE.
    Aggiungerò altri due Sì per abrogare le leggi sulla privatizzazione dell’acqua pubblica e un quarto Sì per abrogare la legge ad berlusconam sul “legittimo impedimento”.
    TUTTI AL VOTO, per non dover poi pentirsene quando ormai è troppo tardi.

  140. Riconfermo le mie risposte date in precedenza e mi allineo con quanto detto da Gaetano Failla.
    Voterò al referendum e votero SI’ per tutte e quattro le schede!

  141. Fino a che punto, a vostro avviso, siamo davvero al corrente di quali sono i pro e i contro della produzione e dell’utilizzo dell’energia nucleare?
    Siamo messi male. Anche gli scienziati hanno opinioni contrastanti. Mica facile per un normale cittadino farsi una propria idea.

  142. Ritenete che l’attuale consumo di energia sia eccessivo, oppure in linea con le esigenze insopprimibili della società odierna?
    L’attuale consumo di energia è eccessivo proprio per le esigenze insopprimibili della società odierna. Il che deve far riflettere…

  143. Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?
    Farei ogni cosa che è in mio potere per impedirlo.

  144. E comunque… è davvero immaginabile una società occidentale (e non solo) senza energia nucleare?
    Per il momento no. Ma bisogna vedere che interessi ci sono perché il sistema energetico attuale rimanga così com’è.
    Andrò a votare anch’io, ma non darò il sì a tutti i referendum.

  145. sarò tra i votanti. ed il mio voto sarà decisivo per il raggiungimento del quorum.

  146. (Fino a che punto, a vostro avviso, siamo davvero al corrente di quali sono i pro e i contro della produzione e dell’utilizzo dell’energia nucleare?)
    Se ne sa abbastanza da capire che il gioco non vale la candela.

  147. (Ritenete che l’attuale consumo di energia sia eccessivo, oppure in linea con le esigenze insopprimibili della società odierna?)
    Risparmiare è possibile, ma non più di tanto. Bisogna puntare su forme di energia alternativa.

  148. (Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?)
    Cambierei casa, città, regione.

  149. (E comunque… è davvero immaginabile una società occidentale (e non solo) senza energia nucleare?)
    E’ davvero immaginabile una società occienatle che non fondi ogni propria scelta sul puro business?

  150. Sulla questione nucleare credo che l’Italia debba farsi sostenitrice, insieme alla Germania, di un progetto che coinvolga più Paesi possibili (in primis gli Stati Uniti d’America) per riprogrammare a livello mondiale il piano energetico del pianeta.

  151. Voglio dire che non basta che vinca il sì al nostro referendum. Il problema deve essere affrontato in ambiti e con prospettive più ampie.

  152. Perché, per esempio, non sfruttare i deserti per la costruzione di megaimpianti fotovoltaici con un progetto transnazionale che coinvolga più paesi?

  153. D’accordo con Susanna. Intanto pero’ cominciamo con l’evitare gli scempi in casa nostra.

  154. AGI) Roma – “L’appello del Papa a ‘sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite in grado di salvaguardare il patrimonio del creato ed essere senza pericolo per l’uomo’ e’ da condividere fino in fondo e da tradurre in pratica per chi ha ruoli politici”. Cosi’ il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo. “All’indomani dell’incidente di Fukushima, mentre il mondo si interroga sulle strategie energetiche, l’invito che giunge dalla Guida del Cattolicesimo deve essere assunto come – sottolinea – uno stimolo a un impegno sempre maggiore a ricercare soluzioni sostenibili per l’ambiente e in grado di fornire alle comunita’ l’energia di cui hanno bisogno per il proprio sviluppo

  155. SOLE 24 ORE
    art. di Carlo Marroni
    *
    CITTÀ DEL VATICANO – La linea della Chiesa pare chiara: evitiamo di ricorrere al nucleare. Ieri in un discorso dai contenuti del tutto inattesi – e con singolare coincidenza con il dibattito italiano in vista del referendum di domenica – Benedetto XVI ha detto che gli Stati devono scegliere «energie pulite, rispettose del patrimonio della creazione e senza pericoli per l’uomo»: questa dev’essere una «priorità politica ed economica».

    In passato il Papa si era espresso contro il riarmo nucleare, ma questa volta il messaggio si è incentrato sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo di tecnologie «non piegate a interessi di parte».
    (continua)
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-09/papa-cerchino-energie-alternative-231848.shtml?uuid=Aa9nyYeD

  156. Referendum Memorandum! La parola ai cittadini su nucleare e acqua

    Domenica 12 e lunedì 13 giugno prossimi potremo esprimerci in merito al alcune questioni che ci riguardano molto da vicino.
    Il referendum, però, non gode di ottima salute: le ultime consultazioni hanno testimoniato di una scarsa abitudine degli elettori italiani ad avvalersi di questo strumento, che pure sarebbe fra i più efficaci per far valere la propria volontà senza mediazioni ulteriori.
    A questo si aggiunge la scarsissima copertura offerta dai media all’evento. È un buco nell’informazione, che certo non ci aiuta ad esercitare un momento importante della nostra cittadinanza in modo consapevole.
    Noi di Wuz abbiamo pensato di offire ai nostri lettori un breve memorandum, minimo breviario per orientarsi in mezzo alle questioni che saranno oggetto della consultazione, e per maggior completezza vogliamo segnalare tre titoli, pubblicati di recente, che trattano di acqua e nucleare.

  157. lle due recensioni dei libri, affianchiamo un’intervista a Luca Mercalli, meteorologo celebre anche per la sua partecipazione alla trasmissione “Che tempo che fa” e autore del libro “Prepariamoci”.

    Leggi l’intervista con Luca Mercalli
    http://www.wuz.it/intervista-libro/5972/luca-mercalli-che-tempo-che-referendum-prepariamoci.html

    Speriamo questi materiali possano aiutare ad orientarsi coloro che si sentono smarriti in vista del referendum, e ricordiamo che il referendum stesso ha natura abrogativa, perciò votare “si” equivale a dichiarare che si intende abrogare la norma che è oggetto di discussione, mentre il “no” è segno della volontà di conservarla com’è.

  158. Vediamo nel dettaglio i quattro quesiti.

    ***
    Primo quesito: “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione”

    Ecco cosa recita il testo del primo quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?»

  159. Secondo quesito: “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma”
    ***

    Ed ecco il testo: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»

  160. Terzo quesito: “Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme”
    ***
    Il testo: «Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?»

  161. I dati della prima rilevazione sono i più alti dopo quelli del voto sul divorzio (1974) e sul finanziamento pubblico dei partiti (1978). Quorum sempre raggiunto con affluenza a due cifre

  162. In Italia la politica non riesce a smaltire in sicurezza nemmeno i rifiuti più innocui. Figuriamoci tonnellate di materiali che restano radioattivi per secoli. E già questo è un motivo più che valido per andare ai seggi
    (frasi di Oddifreddi)

  163. Le proiezioni dicono che la percentuale dei votanti al referendum dovrebbe raggiungere il 60% degli aventi diritto al voto.

  164. Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì

  165. Grazie Giacomo, e tanti abbracci. Sono davvero felice: è la sensazione di poter condividere un risveglio etico collettivo.

  166. I Sì hanno stravinto!!Faccio una doccia gratis, mi riscaldo con un pannello solare,e mi sento legittimamente portata ad asciugarmi i piedi con un giornale di Silvio.
    Gli italiani non sono poi così stupidi e inattivi come vogliono farci credere, il dibattito civile sui temi che interessano tutti i cittadini non è morto, lo avevano semplicemente sedato. Auguri a tutti!

  167. Mi unisco ai festeggiamenti. Spero che ora si possa puntare con decisione ad incrementare la ricerca sulle energie rinnovabili.

  168. Cari amici, grazie a voi per i messaggi.
    Come ho scritto in precedenza è un periodo piuttosto impegnativo, dunque credo che il prossimo post coinciderà con la nuova puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm”.
    Ancora grazie a tutti!

  169. In bocca al lupo per i tuoi impegni, Massimo. Intanto, se non è troppo tardi, voglio fare le stesse cose fatte da Francesca Giulia.

  170. @Massi fai tante cose buone, anche io sono un po’ presa da vari impegni…poi ce li raccontiamo su Letteratitudine!
    @Amelia…e vaiiii con la docciaaaa!!!
    p.s. Ragazzi ma avete visto Brunetta come ha trattato i precari????
    no comment, oggi mi sento cattiva e potrei dire cose cattive: Crozza è il meglio di Brunetta quando si toglie le scarpe e lo imita in ginocchio sul pavimento…. Buona giornata a tutti.

  171. Ed invece parliamone del sig. Brunetta e di come non sa fare nulla di meglio che insultare gl italiani.

  172. Anche dopo i risultati referendari ha detto che gli italiani hanno votato in preda all’emotività e alla paura. E nemmeno, secondo lui, sapevano bene cosa stavano facendo e per cosa stavano votando.
    Dico però che i contestatori di Brunetta dovrebbero essere felici di questo suo comportamento. Alla fine non è altro che una forma di autoeliminazione, di lento ma inevitabile suicidio politico.

  173. Comunque, visto che il post è sul NUCLEARE dico la mia in proposito.
    NUCLEARE, SI’ O NO?
    NO, GRAZIE!
    W il referendum!

  174. LETTERATURA – Premio Strega
    La prima votazione alla Fondazione Bellonci assegna 70 voti a “Storia della mia gente” di Nesi. Seguono Arpaia, Desiati e Veladiano a pari merito. Ultima la favorita Castellina

  175. Roma – (Adnkronos) – ‘Storia della mia gente’, edito da Bompiani, ha raccolto 60 voti piazzandosi in testa. Al secondo, terzo e quarto posto con gli stessi voti (49) sono arrivati ‘Ternitti’ (Mondadori), ‘L’energia del vuoto’ (Guanda) e ‘La vita accanto’ (Einaudi). Quinto ‘La scoperta del mondo’ (Nottetempo). Il primo dei ‘non eletti’ è stato ‘Nel mare ci sono i coccodrilli’ (Dalai) di Fabio Geda, con 37 voti.

  176. Basite.
    Ecco, il pozzo di ignoranza che siamo si espera e ciò ci rende davvero felici giacché viene la voglia di leggere, leggere, leggere, leggere…si potrebbe dire ad libitum?
    E allora, ricambiamo: segnaliamo una nostra recensione che si può leggere può (ma non solo): http://www.napolimisteriosa.it/ecologia-del-benessere-una-ottima-rivista-anche-online/

    Per i pigri la estrapoliamo e trascriviamo, ma, purtroppo, senza i commenti (conviene fare lo sforzo di cliccare):

    DALL’ARTE DI AMARE (E. Fromm) ALL’ARTE DI AMARSI (D.Rago)
    per conoscere una rivista anche online

    Nell’ormai abissalmente lontano 1957 il filosofo tedesco, assolvendo il compito che si era assegnato, ovvero dimostrare come l’amore fosse una arte, vide la pubblicazione del suo saggio destinato a riscontrare un successo globale.
    E’ noto come non si trattasse di un manuale da consultare, bensì solo di uno strumento decisivo per comprendere come le velleità, da chiunque mostrate, per amare davvero erano destinate a mostrarsi per tali, e giungere al fallimento, senza esser stati capaci di realizzare lo sviluppo della propria personalità, coniugandolo con una effettiva capacità di amare gli altri.
    La sua analisi sociologica sull’amore “autentico” lo porta anche verso l’analisi della mitologia greca, delle opzioni religiose, delle devianze. Giunge anche a criticare Sigmund Freud, ritenuto legato a una concezione patriarcale del sesso.
    Grazie alla possibilità offerta dai nuovi mezzi di comunicazione, oggi ci si può immergere in una analisi complessiva della faccenda. Siamo venute a conoscenza di questa possibilità grazie a un numero cartaceo della rivista informa Ecologia del Benessere (N° 14 del 14 giugno 2011, anno 4) fattaci pervenire dal dr. Ferdinando Pellegrino, Psichiatra – Psicoterapeuta, del quale si può leggere l’interessante articolo Il ben – essere in azienda (Pag.9).
    L’evoluzione arte di amare verso arte di amarsi emerge dal titolo dell’editoriale di Dario Rago (pag.4).
    Non siamo di fronte ai primi tentativi splendidi e chiari con cui si cerca di porre in evidenza la salute fisica e psichica dei singoli e delle collettività. Cos’altro aveva tentato di fare la famosa Scuola Medica Salernitana se non polarizzare l’attenzione sulle faccende del corpo e della mente?
    Naturalmente solo adesso le informazioni possono giungere livelli di distribuzione globale, capillare e praticamente senza costi. Se c’è un problema riguarda la qualità, la validità scientifica delle informazioni.
    Questa rivista affronta le questioni trattandone i vari aspetti rilevanti, oseremmo dire tutti, con profondità scientifica, senza però tediare o respingere l’interesse del lettore per eccessivi tecnicismi.
    La si può leggere qui:

    http://issuu.com/rivistainforma/docs/informa_-_ecologia_del_benessere_num._14

    Si invita a farlo valutando anche la gradevolezza della veste grafica e la bella copertina.

  177. E ora tocca a:
    SCRITTRICI E SCRITTORI ALL’ARREMBAGGIO
    Il logo di CHICHILI AGENCY ITALIA
    • Per conoscere: Roberta GREGORIO, anche quale scrittrice che pubblica in Germania; il divertente, irriverente, affascinante genere letterario Chick – Lit e il concorso gratuito “Chick Chick Urrà!” nonché Chichili Agency Italia
    Chichili Agency:
    contattare Roberta Gregorio: gregorio@chichili.de
    pagina Facebook:
    http://www.facebook.com/pages/Chichili-Agency-Italia-Pubblichiamo-distribuiamo-e-convertiamo/209514869087354
    PRELUDIO
    Tutto ciò che sta per accadere merita un preludio e una voce di qualità. Anzi due. Chi avrà pazienza e si sottoporrà alla tortura dell’attesa (non è forse anche un piacere?), capirà ben presto la ragione per la quale, prima di sapere come si chiami e dare voce a una donna che intorno alla parola scritta sta facendo una esperienza straordinaria, chiediamo il silenzio e invochiamo la capacità di ascolto.
    Signori e signore ecco a voi la “Madama Butterfly” di Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini.” Si sottolineano la bellissima voce del soprano Felicia Weathers da St Louis e la bellezza della animazione a cura di Susan Brunskill:
    http://www.youtube.com/watch?v=5ofaoLKPz7c&feature=related .
    A breve sarà pubblicata una intervista a Roberta GREGORIO, italiana e cilentana a tutto tondo, che però lascia trasparire una storia particolare, vissuta tutta sul crinale del sentirsi straniero, vivere la condizione di chi sta qui ed è anche altrove, in ogni caso alla ricerca della propria identità. Una donna che plausibilmente si è formata in Terra di Germania e nel Mondo.
    E veniamo alla seconda voce, quella di Shakira in Rabiosa:
    http://www.youtube.com/watch?v=nnPtk7Uz3U8&feature=related

    Accedendo in Napoli Misetriosa si potrà vedere il logo di CHICHILI AGENCY: http://www.napolimisteriosa.it/scrittrici-e-scrittori-allarrembaggio/

  178. Nobel per la letteratura al poeta Tomas Tranströmer

    (Contento di questa scelta),
    Gaetano

  179. LA CROCE DI CHI È SENZA LAVORO IN UNA NOVITÁ EDITORIALE:
    IL PRIMO GIORNO DI LAVORO, EDIZIONI NOUBS
    PREFAZIONE DI SUSANNA CAMUSSO E ASCANIO CELESTINI
    PRESENTAZIONE Venerdì 18 novembre alle ore 18 a Pescara al Circolo Aternino
    Dalla prefazione a: IL PRIMO GIORNO DI LAVORO:
    (…) Ho conquistato il diritto di sentirmi uguale nel lavoro, restando
    differente
    Felice il giorno in cui non dovrò conquistare niente di più, staranno
    meglio anche gli uomini.
    (Letto in Vieni via con me, la trasmissione televisiva, RAI 3, di Fazio e Saviano)
    Susanna Camusso (Segretario generale CGIL)
    E noi stiamo al centro della fabbrica.
    Ma la seconda cosa che mi dice Fausto è che sicuramente si sono
    sbagliati a prendermi a lavorare a me. Mi dice che da ottobre hanno
    licenziato già 300 operai. E che ne licenzieranno altri 3000 in cinque
    anni. Che a quelli come me che non c’ho figli e non c’ho famiglia,
    che a quelli come me che sono tutto sano… siamo i primi che ci
    licenziano.
    Figuriamoci se li vanno ad assumere quelli come me.
    Ascanio Celestini (Attore e drammaturgo; tratto dal racconto teatrale Fabbrica, Donzelli Editore, Roma, 2003, pp. 3-4),
    nonché dalla prefazione a:
    IL PRIMO GIORNO DI LAVORO
    (Facce da curriculum) EDIZIONI NOUBS, Babele Collana di narrativa e poesia

    Che effetto ha fatto la disoccupazione nei giovani italiani? Quali drammi ha causato? Le contraddizioni economiche stanno lasciando emergere problematiche globali, ma cosa è successo nella mente di ognuno? Risponde una lei, la protagonista di DIREZIONI OPPOSTE, esilarante racconto firmato da Alessia Orlando, vincitore del concorso IL PRIMO GIORNO DI LAVORO, indetto dalla casa editrice NOUBS EDIZIONI. La narrazione affronta il tema sia esplicitamente che in filigrana, seguendo la tecnica teatrale che lascia emergere la trama non esposta, forse la più importante. Ella è una cilentana senza nome, una delle tante, che ha spedito la domanda per insegnare, ha lasciato che trascorressero gli anni, si è abbrutita e vive uno stato di confusione. Tutto ciò emerge anche dai ricordi. È subissata da vicende che le stanno accadendo e da altre ormai passate, ma cocenti, anche quando hanno risvolti comici per il substrato doloroso: la disoccupazione. L’accavallarsi dei ricordi e delle esperienze presenti si avvicendano nella mente e, pertanto, nel suo racconto. Non può correttamente seguire il fluire del tempo, non gode della necessaria tranquillità interiore, e così le capita di pensare al passato e al presente anche in un solo pensiero. Pensieri confusi, i suoi, e per questo drammatici anche per la inconsueta tecnica narrativa. In realtà ciò è normale accada nella mente di chi sta male: tutto si potrebbe fare, eccetto che intessere pensieri forbiti. Questa ipotesi lascerebbe emergere la falsità narrativa, la scarsa sincerità. La protagonista, anche se avverte il peso della disoccupazione, vuole reagire e lo fa anche lanciando maledizioni contro chi la precede nelle graduatorie e aggredisce pure chi ha una cattedra essendo di ruolo. Lo fa in dialetto: Puozzi ittà ‘u sang; – T’ puozzi scapezzà; – T’ pozza culpì ‘na saietta; – T’ pozza carè ‘na grasta n’ta capa; – T’pozza fa nu frungulo n’cul’ ca’ sadd’ ‘a taglià int’ ‘a ‘o spitale. Tuttavia, almeno a dire da quel che racconta utilizzando la forma verbale presente, la sua vita sta per cambiare decisamente, e in meglio: si accinge ad andare a occupare la cattedra di insegnamento della lingua Francese, per un anno, a Bologna. Purtroppo, ma forse è meglio così, non sa cosa sta per accaderle in maniera rocambolesca. Basteranno poche ore dopo essersi catapultata fuori dal treno, dove era salita mentre era già in corsa, per conoscere il suo destino. L’incipit: Qualcuno già dorme profondamente. Riesco a prendere al volo il treno color Arlecchino, quando la velocità di partenza ancora lo consente, e lancio due occhiate in direzioni opposte. Incrociata l’occhiataccia del ferroviere proveniente da destra, torva e aggressiva, che quasi m’incenerisce, non trovo di meglio che atteggiare le labbra ad un sorriso ostentatamente falso. E invece il sorriso deve sembrare bello e schietto, se lui alza le mani in segno di resa. Guardinga, china sulle valigie, pericolosamente sfiorata a tergo dai bacini potenti di alcuni compatrioti sghignazzanti, da un paio di uomini colorati compiti e lenti nei movimenti, dal pancione di una donna incinta, da una valigione enorme di color bordeaux, tento di rendere più stabili le mie cose malamente accatastate.
    Un lui, invece, che ha un nome, Ferdinando, è protagonista di un altro racconto vincitore, LUNGO LA LINEA TRATTEGGIATA, firmato da Piero Mariella, originario di Grottaglie, che si descrive come: ingegnere a Milano con la voglia di raccontare. È un pugno nello stomaco, violento e significativo, la desolazione della sala d’attesa di cui ci dice nell’incipit: Nella sala d’aspetto ci sono soltanto lui ed un finto ficus di un’altezza improbabile. Troppo basso per sembrare gradevole alla vista, troppo alto per poter essere considerato anche solo lontanamente vero. Se la pianta, in plastica e qualche altro materiale sconosciuto dalla strana colorazione coccodrillo iperteso, avesse una coscienza ai margini dell’umano, saprebbe che Ferdinando si sente finto, proprio come lei. Indossa malvolentieri una giacca gessata, quella del completo comprato in occasione del secondo matrimonio di suo padre, ed una paio di jeans attillati su delle comuni scarpe da passeggio. (…)
    Ferdinando, che è passato per l’esperienza del call center, se ne stà lì, pronto a raccontare trenta minuti della sua vita, e: Si rigira tra le mani la cartellina nera con dentro il suo curriculum e aspetta. Nella mail era specificata estrema puntualità “causa giornata densa d’appuntamenti”, così il protagonista si chiede se il ficus vicino alla porta possa essere un suo possibile rivale nel colloquio che si appresta a sostenere, visto che le altre sedie sono occupate solo da quotidiani o depliant dell’azienda. (…)
    Da questa situazione in poi è un succedersi di inglesismi, parole-tormentone, neologismi ormai adottati a piene mani in Italia. Si parte dal computer, si passa per: form aziendale, uploadato, taggato, upload are, curriculum, part-time, call center, internet, social network, addandoci, part-time, tutor … si giunge a un surreale sbocciolatore di crisantemi, attività che richiede (…) una preparazione minima equivalente ad un grado almeno di laurea triennale! Si prosegue con faxerò, mailing
    List, spamming, bombing fino a scoprire che Ferdinando si è occupato di sterco, meglio, di: Residuo biologico animale, come precisa a una bionda Vanessa Tancredi che lo sta introducendo al lavoro e alle: Semplici regole sull’etica aziendale. Ciò che lo attende è: Dopo quattro colloqui forse ci siamo. Assunzione con il solito contratto temporaneo. La solita fatica per niente insomma …

  180. Vorremmo segnalare la nascita del sito LIBRARSI delle sorelle Elisabetta e Anna Rita Rossi.
    Ci piace infinitamente per una valanga di ragioni. Ce n’è una (ma è trina) che riguarda Massimo Maugeri: stessa cortesia, stesso equilibrio, stesse passioni.
    E’ qui: http://www.librarsi.net/
    tutte da gustare le illustrazioni: danno senso al nome e ne ricevono.

  181. Ciao Alessia e Michela. Seguo questo blog da poco, ma non vedo l’ora che ricomincino i dibattiti.

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