Dicembre 21, 2024

123 thoughts on “CAPACITA’ NASCOSTE (la prima antologia diversamente thriller)

  1. Care amiche e cari amici di Letteratitudine,
    sono lieto di poter avviare questa nuova discussione online che vedrà come protagonista lo scrittore Sergio Rilletti (che è chiamato a svolgere anche il ruolo di animatore del dibattito).

  2. Sul post racconto, in breve, le modalità con cui ho incontrato e conosciuto Sergio.
    L’origine dell’incontro risale a un vecchi post di questo blog datato 2 marzo 2007.
    Da allora sono trascorsi un po’ di anni… ma siamo ancora qui.

  3. Come ho scritto altre volte, mi piace definire Sergio come un… “abilmente diverso“. Queste diversità, in effetti, convergono – a mio modo di vedere – nelle due seguenti abilità: talento e tenacia.
    E, credetemi, Sergio ha tanto talento… ma anche tanta tenacia!

  4. Riporto anche qui queste frasi di Sergio… dove parla delle sue capacità. “Capacità, più o meno nascoste, scoperte da tre lungimiranti maestre dell’asilo, quando, all’età di 5 anni, infilandomi un guantino dal quale spuntava il solo dito indice della mano destra, mi indussero a scrivere a macchina. Non sapendo assolutamente che razza di macchina per scrivere umana stavano mettendo in moto”.

  5. Come ho scritto sul post, il talento e la tenacia di Sergio l’hanno spinto, in questi anni, a creare un personaggio seriale (Mister Noir) e a collaborare a varie iniziative letterarie. La più recente riguarda la pubblicazione di un’antologia intitolata “Capacità nascoste” (edita da No Replay): una raccolta di racconti, curata da Sergio Rilletti, dove i protagonisti sono personaggi diversamente abili. Nonostante i loro handicap, e nell’ambito di atmosfere rigorosamente thriller, questi personaggi riescono ad affrontare e risolvere situazioni di pericolo proprio grazie alle proprie capacità.

  6. Oltre ad aver ridato spazio al proprio personaggio seriale (il già citato Mister Noir), Sergio è riuscito a coinvolgere tanti bravi autori (tra cui A. Pinketts, Claudia Salvatori, Marilù Oliva, Luca Crovi, Andrea Carlo Cappi, Patrizia Debicke Van der Noot, Giuseppe Lippi, e talenti emergenti che, con la loro sensibilità, hanno voluto mostrare la disabilità in modo diverso).

  7. Vi invito, care amiche e cari amici di Letteratitudine, a interagire con Sergio Rilletti e con gli autori dell’antologia che avranno la possibilità di partecipare alla discussione, per ragionare insieme sulle problematiche affrontate dal libro e – ovviamente – sulla stessa antologia.

  8. Mi piacerebbe, intanto, che gli autori di “Capacità nascoste” (compatibilmente con i loro impegni) potessero intervenire per accennarci qualcosa sul racconto che hanno donato all’antologia.

  9. Sul post ho tirato in ballo il pensiero e agli scritti di Giuseppe Pontiggia, autore – tra le altre cose – del celebre “Nati due volte“.
    Evito di riportare qui stralci e citazioni (e vi invito a leggere con attenzione il post).

  10. Sul post troverete due testi firmati da Sergio Rilletti:
    1. il racconto dell’esperienza relativa alla pubblicazione di “Capacità nascoste”
    2. Un approfondimento su Mister Noir (il primo eroe diversamente abile seriale della storia della letteratura italiana).

  11. @ Sergio Rilletti
    Caro Sergio, come vedi…promessa mantenuta!
    Adesso passo la palla a te. La fascia di capitano e tua…
    A te, il compito di guidare la squadra. 😉

  12. Carissimo Massi
    bravo davvero a dare questo spazio importante a Sergio Rilletti (che ho già avuto modo di apprezzare).
    Trovo bellissimo che sia eroe anche chi ha difficoltà.
    Siamo abituati ad eroi con sensi potenziati, con facoltà superiori alla norma, con capacità alte, prive di fragilità.
    Sergio invece fa assurgere ad eroe un uomo che – come noi tutti – vive una minorità, sia essa causata da un handicap o – come diceva giustamente Pontiggia – dall’impossibilità a vivere questi nostri giorni sequestranti, senza pace e senza quiete.

  13. D’altra parte l’etimologia di eroe vien fatta risalire da molti ad eros, cioè al desiderio, all’amore.
    Allora, forse, non è eroe solo chi – come volevano gli antichi – si eleva al di sopra degli altri, ma anche chi (come Sergio) con la forza dei propri desideri realizza un sogno.

  14. E’ quindi giusto ribadire che normalità e disabilità sono convenzioni, così come essere un eroe o un antieroe.
    E’ meglio parlare di esseri umani che hanno come compito e vocazione quello di trovare la pienezza.
    Non a caso il bellissimo romanzo di Pontiggia è dedicato a tutti coloro che – disabili – lottano non per diventare normali, ma se stessi.

  15. Vorrei poi ricordare che gli esempi di “eroi” disabili in letteratura sono tanti, e sono molto belli.
    Il Gobbo di Notre Dame di Victor Hugo, la Marianna Ucrìa di Dacia Maraini, il piccolo Useppe de “La storia” di Elsa Morante.

  16. E poi il celebre dramma The Miracle Worker di William Gibson tradotto in
    italiano “Anna dei miracoli”, che venne messo in scena per la prima volta nel 1975 negli Stati Uniti.
    Anne Sullivan, l’Anna del miracolo, è l’istitutrice di Helen Keller, resa cieca e sorda forse da una scarlattina, più probabilmente da una meningite a due anni. Anne non ha alcuna esperienza in fatto di insegnamento, ma viene da un’esperienza di dolore di cui conosce tutti i misteri: miserie e furbizie di sopravvivenza. Si fa rinchiudere in un cottage, dove, unica fonte di sostentamento di Helen, riesce a fare tante conquiste (Helen Keller riuscirà poi a laurearsi a 24 anni e a ricevere onoreficenze e riconoscimenti nella sua lunga vita…una vera eroina).

  17. Insomma tanti esempi per dire che l’eroe non è chi parte con uno straordinario vantaggio, ma chi supera gli svantaggi con fantasia e tenacia, né chi è super dotato, ma chi sfodera ottimismo e fiducia.
    Un caro abbraccio, Sergio, e infiniti auguri per la tua carriera letteraria.

  18. tanti complimenti e auguri a sergio rilletti. ho letto i post e gli altri post linkati e sono rimasto molto colpito.
    positivamente colpito.

  19. Raccolgo l’invito di Massimo Maugeri e del carissimo Renzo Rilletti. Ho donato molto volentieri il racconto “Posto auto” all’antologia. L’ho donato in memoria di Laura, che esisteva davvero e che adesso è volata in cielo, come sogna di fare il mio personaggio. Laura combatteva con la forza di una tigre contro gli occupanti abusivi dei posti auto riservati ai diversamente abili. Combatteva a colpi di telefonino e di carro attrezzi.
    Laura non era più in grado di camminare, ma questo particolare non le ha impedito di essere la mia eroina.

  20. Grazie, caro Massimo, per aver aperto questo dibattito dedicato a “CAPACITA’ NASCOSTE – LA PRIMA ANTOLOGIA Diversamente THRILLER” (eduzioni No Reply), che ho curato insieme a Elio Marracci.
    E non posso cominciare questo dibattito senza fare i dovuti ringraziamenti (quattro, per l’esattezza!).


    Il primo ringraziamento va a Elio Marracci, perché, dopo aver letto il mio racconto autobiografico “SOLO!” – http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/ -, ha deciso di realizzare questa antologia, coinvolgendomi a pieno titolo come co-curatore.

    Il secondo va a Leonardo Pelo (l’editore), per aver deciso, con energetico entusiasmo, di pubblicare questa antologia.

    Il terzo va a tutti gli autori, che hanno partecipato, con professionalità e passione, a questo progetto.

    Il quarto, ovviamente, va a te, caro Massimo, per tutto quello che hai fatto in passato e per tutto quello che hai scritto in questo bellissimo post che ci hai dedicato.


    E, per finire, un pensiero particolare a quella splendida coppia di giovani (un lui e una lei), che, quella fatidica Domenica 9 Aprile 2006 al Parco di Monza, mi aiutarono in maniera assolutamente encomiabile.
    Come ho scritto nella prefazione dell’antologia – http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/12/01/capacita-nascoste-sergio-rilletti/ -, se non ci fossero stati loro, niente di quanto è avvenuto dopo sarebbe mai esistito. Questa antologia compresa!
    Quindi, ancora una volta, grazie ragazzi… ovunque voi siate (sulla Terra, intendo)!
    🙂

  21. Cara Simona Lo Iacono, che dire??? Di solito, quando ricevo parole così belle, taccio; ma qui, essendo su un blog, ahimè!, non posso farlo.
    Quindi, pur non garantendo il risultato, tenterò di dire qualcosa di intelligente!

    Io non so se sono un eroe, ma, all’età di 40 anni, ho dovuto prendere atto di essere un esempio. Anche per le persone che non conosco.
    All’inizio mi stupivo, ma, quando il numero delle persone che me lo dicevano diventava sempre più consistente, ho dovuto sforzarmi di capire il motivo.
    E, in effetti, dopo aver ottenuto un bel po’ di successi (che poi non sono altro che bei risultati ottenuti con grande tenacia), mi sono accorto che di motivi per poter essere considerato un esempio da seguire, forse, ce n’erano.
    Io non mi considero un eroe per perseguire il mio sogno di diventare uno scrittore famoso. Ma, da quando ho appreso di essere un esempio per gli altri, uso la mia scrittura anche per “segnalare” i torti che ho subìto, in modo da allertare chi mi legge sui pericoli dell’animo umano, infischiandomene delle conseguenze. E in questi casi, sì, lo ammetto: mi considero un po’ un eroe!

    Avrei un aneddoto da raccontare, a proposito della pervicacia nell’inseguire i propri sogni grazie alle proprie capacità, a cui tengo molto; ma, essendoci mio padre che mi sta aspettando per mettermi a letto, te lo racconterò domani (in giornata).

    Grazie ancora!

  22. Caro Massimo complimenti per questo spazio dedicato al tema ma soprattutto complimenti al simpaticissimo e bravo Sergio Rilletti con cui ho avuto modo in passato di interagire qui a Letteratitudine- mi sembra sul post di un vecchio Sanremo…-.
    Penso che il concetto di disabilità sia stato suscettibile di tante interpretazioni diverse nel corso degli anni, via via comprendendo che non è una visione contrapposta al concetto di normalità a farcelo intendere quanto uno stare l’uno accanto all’altro come due “modi di essere e di fare” diversi ed anche complementari. Un progressivo distacco nel tempo da una concezione puramente scientifico-medica ad una sociale mette al centro del concetto di disabilità non il soggetto così definito, ma l’intera comunità sociale e le sue responsabilità. Siamo abili da consentire l’accesso ad ogni possibilità di interazione con l’ambiente a chiunque faccia parte della comunità sociale??Ecco forse dovremmo metterci noi al centro del concetto di disabilità e normalità. Forse dalla sensibilità del sentire che pure è un fattore culturale importante alla concretezza del fare per mettere tutti, nessuno escluso, ai nastri di partenza della vita sociale con le medesime opportunità, questo ci collocherebbe nella normalità. Qualcosa si muove, come la nostra cara Simona può meglio illustrare, anche dal punto di vista giuridico, dalla dichiarazione di Madrid del 2002 alla convenzione dell’Onu dl 2007 per i diritti delle persone con disabilità, ma il cammino per sentirci “normali” in quanto a società è ancora lungo assai, soprattutto in alcune parti del nostro paese.
    Detto ciò, mi piace moltissimo l’idea dell’eroe che propone Sergio- e Simona-, un eroe che funge da esempio perché ha la forza di denunciare i torti ma anche di trovare la forza per superarli e combatterli, un eroe che può aiutare molti giovani che si demoralizzano perché anche il solo sentirsi inadeguati può far vivere come se si avesse un handicap e negare la piena realizzazione di se stessi. Forza Sergio!!!Buona scrittura e un carissimo saluto!!!

  23. Caro Massimo,
    ho appena avvertito Elio Marracci e gli autori dell’antologia, che comunque avevo già allertato nel week-end, che il dibattito è iniziato.
    🙂
    Ovviamente, io mi terrò a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda, e per fare da “ponte” tra i lettori e loro.

  24. carissimo sergio, bravo con tutto il cuore. anche io vivo una situazione di disabilità, e penso che scrivere sia aggiungere una abilità alle proprie mancanze. mi racconti l’aneddoto a cui accennavi prima?

  25. ah…potresti anche raccontarmi qualcuna di queste storie? io una sola volta ho combattuto contro un’auto che ostacolava lo scivolo per scendere il marciapiede. in genere resto calmo…ma quella volta diluviava!

  26. Sergio è Sergio. Scrivere per lui è stato facile, come è bello e facile conoscerlo e volergli bene.
    Esperienza divertente e costruttiva. Finché non si prova a immergersi completamente nella meno diversa diversità forse non si capisce davvero cos’è. Non voglio apparire retorica e scappo dalle frasi facili.
    Quello che apprezzo di più in Sergio è il suo humour. E al suo humour mi sono ispirata creando il personaggio del mio racconto.
    Come gli dice sempre, ripeto: avanti tutta!

  27. Ringrazio di cuore tutti gli intervenuti.
    Un saluto e un ringraziamento a: Simona Lo Iacono, Giacomo Tessani, Maurizio Pagnini, Francesca G. Marone, Claudio, Patrizia Debicke.

  28. Ringrazio e do il Benvenuto i nuovi arrivati.
    Prima di ricominciare a rispondere, però, voglio ringraziare ancora una persona: Isabella Rinaldi.
    E’ stata lei a volere caldamente che “SOLO!” fosse pubblicato e divulgato anche sul web, dedicandogli, insieme a Massimo Maugeri, il primo post in assoluto – http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/03/02/quando-un-diversamente-abile-e-solo/ -, che successivamente ha portato questo racconto, e per riflesso anche il sottoscritto, al successo!
    🙂

  29. Innanzitutto, un grosso grazie a Massimo Maugeri per l’opportunità data a questa antologia di farsi conoscere e nel contempo di farne elemento catalizzatore di una discussione che dà e darà spunti di riflessione che vanno oltre il progetto narrativo di “Capacità nascoste”.
    Da appassionato lettore e occasionale autore, conosco questo blog, anche se questo è il primo commento in assoluto che lascio. In verità, i miei interventi su forum vari sono generalmente rari, anche perchè trovo corretto – quando si lascia un’opinione, o una testimonianza, o quel che sia – poi seguirne gli sviluppi e dare eventuali ulteriori feedback. Cosa che non riuscirei a fare con dovizia per mera questione di gestione del tempo.
    Ovviamente, questa sarà una discussione che m’impegno a seguire  . Perdonatemi però se eventuali riscontri non dovessero essere particolarmente veloci.
    Venendo a Capacità Nascoste…
    Beh, quando Sergio ha lanciato la sua straordinaria proposta di progetto, ho trovato subito il tema proposto estremamente importante nei suoi obiettivi, originale nell’idea ma anche molto sfidante come autore. Dal mio punto vista, quando sono partito per la mia ricerca interiore di un soggetto che potesse soddisfare i parametri posti dai curatori e raggiungere i cuori e le menti dei lettori, riuscendo nel contempo a tenere alto il livello di “thrilling”, il primo timore che ho avuto è stato di non scadere nella facile retorica. Del resto, so che gli stessi curatori sono stati attenti a scelte perlopiù “nere” (caro Sergio: sbaglio o il buon Pinketts ha amichevolmente ironizzato in una presentatione dall’antologia dicendo che come curatore sei una carogna? 😉 😀 ). Inoltre, ho pensato di lavorare su un contesto che potesse avere attinenze con una delle varianti del thriller che ritenevo meno probabile venisse scelta da altri miei colleghi: la spy fiction. Un genere che amo leggere e scrivere e nel quale già mi ero cimentato con soddisfazione in alcuni racconti, come co-curatore dell’antologia Legion e – seppur commisto alla SF – anche nel mio romanzo “Scatole siamesi”.
    “Le mani di Hussein”, il racconto che ho ideato per “Capacità nascoste”, soddisfa i criteri che mi ero dato in aggiunta a quelli tematici comuni. È una storia drammatica, ambientata nel Libano meridionale. Parla di un bravo quindicenne, sensibile, dall’animo dell’artista, che quattro anni prima ha perso una sorella ed entrambe le mani a seguito dell’accidentale ritrovamento di una BLU 638 (una delle bombe riversate a grappolo dall’aviazione) inesplosa, lascito dei bombardamenti israeliani del 2006. Hussein si ritroverà suo malgrado coinvolto nel rapimento da parte di militanti di un’ala dura di Hezbollah di una volontaria francese di una ONG, una giovane donna che lui conosce bene e stima. Saprà dimostrare che, a dispetto della mancanza delle mani, potrà risolvere una situazione dove ci si gioca la vita. Anche se sarà una piccola grande vittoria conquistata attraverso nuovi dolori e con l’amarezza che il futuro è segnato. O, forse, no…

  30. Grazie mille, caro Giacomo Tessani!… Sapere che quello che scrivo piace, è sempre molto importante per me!

    Credo che gli interventi di Maurizio Pagnini, Patrizia Debicke, e Fabio Novel, illustrino proprio bene l’entusiasmo e la passione che ho enunciato!

    Infine, sperando che ti interessi, ne approfitto per segnalarti la Pagina Facebook di Mister Noir – http://www.facebook.com/MisterNoir -, il mio eroe seriale, di cui però parlerò bene più avanti, quando risponderò a Massimo Maugeri.
    😉

  31. Cara Francesca G. Marone, innanzitutto ti ringrazio tantissimo per avermi definito simpaticissimo!…
    Vorrei darti ragione, ma risulterei un po’ di parte!

    Io, della gestione di quel dibattito sul Festival di Sanremo 2009, ho un ricordo esaltante (ho gestito oltre 200 messaggi nell’arco di 5 giorni!). E mi fa molto piacere che qualcuno si ricordi con simpatia di quel mio lavoro!

    Devo darti ragione, invece, riguardo alla sfiducia nei ragazzi. E’ una cosa che ho riscontrato un paio d’anni fa durante un incontro in un istituto scolastico di Monza, di cui sono stato protagonista. Ma, questo, lo racconterò nell’aneddoto che ho promesso a Simona Lo Iacono (e che mi ha già sollecitato Claudio).
    Quindi, abbi ancora un po’ di pazienza! 😉

  32. Caro Claudio, grazie mille per il tuo entusiasmo!…
    Scrivere, in effetti, mi permette di esprimere – a volte con molto coraggio – i miei pensieri, sopperendo sia alle mie difficoltà motorie nel parlare sia alle difficoltà dei normodotati nell’apprendere, sia quando scrivo pezzi seri sia quando faccio fare sagaci battute a Mister Noir, il mio alter ego letterario: in entrambi i casi, i miei pensieri arrivano subito, nel momento stesso in cui il lettore li legge.

    Per quanto riguarda le auto parcheggiate abusivamente, quand’ero bambino sognavo di possedere una carrozzina “accessoriata” come le auto di 007!
    E credo proprio che il racconto di Maurizio Pagnini, “POSTO AUTO”, ti piacerebbe proprio tantissimo!

    Per quanto concerne invece il mio aneddoto, che ho promesso anche a Simona Lo Iacono e Francesca G. Marone, non preoccuparti: sarà il prossimo intervento che posterò!

  33. Quando Sergio mi ha contattato per l’antologia, avevo per le mani un raccontino che mi piaceva molto, ma che non riuscivo a collocare nella dimensione che, da qualche parte, in modo confuso (come spesso mi succede), avevo in testa. La proposta di Sergio e Elio mi ha dato la possibilità di dargli quel senso che cercavo e ne è uscito un raccontino che tutt’oggi amo molto, a distanza di molto tempo.
    Si può ragionare a lungo su diversità, normalità. Ma cosa è la diversità? Io ho in mente le pagine finali di “Io sono leggenda” di Matheson e mi chied spesso che senso abbia parlare di diversità. Diverso da che? Mi piace molto di più l’espressione “capacità nascoste”. Ogni essere umano ne ha, e se le tira fuori migliora se stesso e il mondo. Siamo tutti diversi. E siamo tutti umani. Smetto di tediarvi, un abbraccio. 🙂

  34. tanti auguri e complimenti a Sergio Rilletti ed agli altri autori.
    Ho ordinato l’antologia in una libreria online. 😉

  35. Mi scuso con Simona Lo Iacono, Francesca G. Marone, e Claudo: l’aneddoto che vi ho promesso è in stesura!
    Abbiate pazienza. Sarà comunque il primo commento che posterò.

    Un ringraziamento ad Annalisa per aver comprato on-line l’antologia.

    Caro Massimo, entro domenica risponderò alle tue domande su Mister Noir. Promesso!

  36. Prendo spunto dall’invito di Massimo e posto la prima pagina del mio racconto “Le mani di Hussein”:

    * * *

    Erano belle, le mani di Hussein.
    Il palmo ampio, di una solidità ancora acerba, ma annunciata. Sul dorso, le osse metacarpali si irraggiavano decise verso sequenze di falangi lunghe, ornate di unghie regolari, dalla maschile eleganza. Erano dita affusolate eppure forti, parimenti capaci di stringere viti, nell’officina del padre, e pizzicare e carezzare con delicatezza le corde dell’ud, preziosa eredità del nonno paterno, artista e musicista.
    Che belle mani, hai, bambino mio. Le parole di sua madre, mantra ripetuto e sfortunato, amorevole costante sin dai suoi primi ricordi. Ora: stille di memoria dolce e insieme amara.
    Le mani di Hussein non ci sono più.
    Hanno cessato di esistere dal giorno in cui, distrattamente, Hussein aveva raccolto quella strana sfera, per poi rigirarla tra le dita. Il mondo era cambiato in quel momento. O meglio: s’era rivelato per l’inferno che è.
    BLU 638.
    76 mm di diametro. 450 grammi, neanche mezzo chilo, di cui 113 di ciclotolo, una miscela di tritolo e ciclonite. Un grazioso prodotto made in USA. Gratuitamente distribuito a grappoli dalla Heyl Ha’Avir, l’Israeli Air Force, nel corso dell’operazione “Giusta retribuzione”, l’attacco portato al Libano in quel dannato 2006.
    BLU 638 è un demone paziente. Sa attendere le sue prede, incurante dei giorni, dei mesi, degli anni. Nel caso di Hussein, aveva atteso diciotto mesi, nel suo cantuccio a fianco di quella strada. Una sfera metallica, rimasta semi sepolta, fino a che la pioggia, il vento o il caso l’aveva fatta riemergere alla vista di un ragazzino di ritorno da scuola, in compagnia della sorella minore.
    BLU 638 si era preso le mani di Hussein, parte dei lineamenti e tutti i suoi sogni. Si era preso anche la testa (staccata quasi dal tronco) della sorellina Rasha, che curiosava davanti a lui, praticamente all’altezza dell’ordigno.
    Rasha aveva sette anni. Hussein undici.

    (…)

  37. @Simona Lo Iacono, Francesca G. Marone, e Claudo:
    Finalmente riesco a postare l’aneddoto che vi ho promesso!


    Due anni fa, Mercoledì 30 Marzo 2011, sono stato ospite di una classe dell’”Istituto Leone Dehon” di Monza.
    La classe era la 2^ A/SPP dell’anno scolastico 2010/2011, e io ero stato invitato dal mio amico Niccolò, professore di Letteratura, a tenere un incontro con i suoi studenti. Oggetto dell’incontro: la mia vita, e come ero riuscito io, nonostante le mie notevoli difficoltà motorie, a realizzare il mio sogno di affermarmi come scrittore.
    Per due ore, spezzate purtroppo dall’intervallo, ho cercato di trasmettere l’impegno e la passione che hanno caratterizzato tutta la mia vita nel perseguire tenacemente il mio sogno, a partire dall’età di 19 anni, di diventare uno scrittore famoso, accettando – o addirittura cercando – tutto ciò che mi permetteva di cimentarmi nella scrittura creativa (giornalismo e sceneggiature di fumetti compresi!), e rifiutando categoricamente, a priori, tutti i lavori che invece mi avrebbero allontanato dal mio obiettivo finale.

    Ho cercato di comunicare a quegli studenti che è fondamentale credere nelle proprie capacità (e nel parere di chi ti circonda), indipendemente dal risultato di eventuali concorsi; soprattutto se vedi che il numero delle persone che ti apprezzano è abbastanza elevato!
    E quando uno studente, con un’espressione un po’ sfiduciata e sconfortata,mi ha detto “Ma non è facile!”, gli ho risposto con un deciso ma solidale “Devi!”.

    Io, in quelle due ore, ho cercato di far capire a quei ragazzzi – che porterò sempre nel mio cuore -, che nella vita NON bisogna mollare mai; perché se si crede fermamente nelle proprie capacità, e le si supporta con una bella dose di costante caparbietà, prima o poi i risultati arrivano!
    Io ce l’ho messa tutta a trasmettere questo messaggio.
    Spero proprio di esserci riuscito!

  38. Conosco Sergio più per la sua energia e tenacia nel portare avanti una grande passione: la scrittura. Sinceramente non ho avuto modo (ed interesse) di leggere suoi scritti. Conosco invece, come scrittore ovviamente, Giuseppe Pontiggia di cui ho apprezzato molti suoi libri. Indegnamente, diversi anni fa, ho osato scrivere un sequel di “Nati due volte” dal titolo “La versione di Paolo”. Se ne avete voglia potete “darci un’occhiata” a questo link: http://andreascrittura.wordpress.com/inediti/la-versione-di-paolo/. Un caro saluto a Sergio e a Massimo (che fa un grande lavoro di promozione letteraria) e tutti i blogger di Letteratitudine.

  39. Sergio, sono sicuro che l’esperienza che hai portato in quella classe sia stata molto utile. Non avrà toccato e motivato tutti allo stesso modo, ma a livello conscio e inconscio di semi ne hai gettati.

  40. Dalla prima pagina il racconto “Le mani di Hussein” sembra molto interessante. Mi sà che sarò costretto a leggermi l’antologia.

  41. Eccomi qui, raccolgo l’invito di Sergio e la disponibilità del padrone di casa per questa discussione. Sono uno dei contributori dell’antologia, un cosiddetto normodotato che ha voluto giocare con Sergio per questo progetto.
    Ho conosciuto Sergio sul forum dedicato ad un altro Sergio (“Alan D.” Altieri) insieme ad un bel gruppo di persone (ne trovate diversi nell’antologia). La proposta tematica era spiazzante, la ricerca di un punto di vista differente e, per quanto mi riguarda, con il focus sul non considerare meno risoluto chi dovesse trovarsi in condizioni di difficoltà. E’ stato molto più facile del previsto e in seguito addirittura irrisorio il dover fare editing per meglio adattarlo a quanto richiesto per il volume. Quanto al leggere l’antologia come scrivevano altri prima di me ne vale la pena. Non certo per me o per il mio racconto, ma per un modo di guardare alle cose diverso.

  42. Posto un incipit un po’ allungato del mio racconto:
    Non vedo di Patrizia Debicke van der Noot

    Fuori c’è il sole e mi aspetta la terrazza.
    Una educata voce maschile dice buongiorno, mentre passiamo per il corridoio.
    “È un poliziotto, fa la guardia al bandito ferito” spiega il mio traghettatore, spingendo la carrozzina. È nuovo, gentile e premuroso, ha detto di chiamarsi Sandro.
    “Un bandito ferito?
    “Sì signora, l’hanno portato stanotte, lei dormiva. L’hanno messo nella stanza accanto. Pare sia grave. Conflitto a fuoco con la polizia.”
    “Brutto affare” mugolo.
    Le mie gambe sono murate nel gesso, come braccio e spalla destra, ma i medici sono ottimisti. Hanno detto: tempo, pazienza, fisioterapia, esercizio e torneranno come prima, ma gli occhi no!
    Non ho mai avuto una vista d’aquila. Senza occhiali, i volti di amici, parenti, conoscenti erano avvolti in una compiacente nebbiolina sfocata. Obbligatoria la guida con lenti ma…
    Il camion non ha rispettato lo stop e, nell’incidente, i miei meravigliosi multifocali infrangibili si sono frantumati accartocciandosi.
    La diagnosi definitiva recita: danni irreparabili alla retina.
    Sono irrimediabilmente cieca. In futuro il mio mondo sarà fatto solo di olfatto, tatto, udito e gusto.
    Tutti sono gentili, troppo gentili. Cercano di consolarmi… Annaspano.
    Mi sono sforzata di reagire, rifugiandomi nell’illusione di diventare in due balletti il genio del braille. Gli occhi del mio cervello si sforzano di percorrere una tastiera che dovrò memorizzare automaticamente. Poi mi sono accartocciata per giorni dentro una depressa infelicità minimizzata dai sedativi. Ma…
    Devo essermi addormentata. Probabile. Una ventata, rabbrividisco, devo suonare il campanello… Ma qualcuno arriva. Il passo è leggero… Tornano a prendermi.
    Chiunque sia, si avvicina alla mia carrozzella, si ferma. Che fa?
    Chiedo: “Chi è?” Nulla.
    Allungo il braccio sinistro sano, dico: Ho freddo, vorrei rientrare..
    Una mano mi sfiora.” Protesto lamentosa : “Chi è? Accidenti parli, sono cieca, non posso vederla.”
    Silenzio. Uno stupido curioso? Uffa! Ma devi farci l’abitudine. Mi attacco al campanello.
    “Eccomi, eccomi” mi rassicura qualche istante dopo la voce di Sandro, l’inserviente di prima.
    Torniamo indietro, risalutiamo la guardia.
    “È un altro, il turno è cambiato” mi illumina il mio accompagnatore, mentre mi spinge per gli ultimi metri.
    Entriamo.
    “Vuole tornare a letto?”
    Cerco a tentoni l’orologio sveglia parlante e schiaccio il tasto. Con un ridicolo accento modenese, misteri della registrazione vocale, spiega che sono le ore 18,30.
    “No. È ancora presto” dico
    Hanno già servito la cena. Il mio angelo custode annuncia: semolino, stracchino, purea di patate e succo di frutta. Con il suo aiuto riesco a ingoiare meta delle pietanze senza impiastricciarmi.
    Alla fine mi libera dal tovagliolo e chiede:
    “Le accendo la radio?”
    “Sì grazie”
    “Cosa vuol sentire? Su Radio 1 c’è un concerto di Zucchero….”
    “Che altro?”
    “ Radio 2: Dibattito politico. Radio 3: Musica da camera: Vivaldi! Le quattro stagioni.”
    “Vivaldi, grazie.”
    Accende, trova la frequenza, regola il volume… Siamo all’’inizio. Un violino canta melodioso. Mi mette in mano il telecomando. Servirebbe anche per la televisione, ma quella…

  43. Caro Maurizio Pagnini,
    quella dei parcheggiatori abusivi è una piaga che il nostro “italico buonismo” non riesce a percepire nella sua gravità; e, sinceramente, mi sono anche divertito nel leggere il finale del tuo racconto, “POSTO AUTO”, che ovviamente non sveliamo!

    Fregare un posto auto riservato a una perona con disabilità significa commettere un atto di sopraffazione verso almeno DUE persone: verso la persona disabile e verso chi l’accompagna.
    I parcheggi riservati alle persone con disabilità, infatti, non sono solo una garanzia di libertà verso queste, che molto spesso non hanno altra scelta che spostarsi in auto, ma sonoanche una fonte di sicurezza e serenità per le persone che le accompagnano. Questi posti auto, infatti, oltre a poter essere collocati vicino alle entrate dei locali o dei parcheggi stessi, sono un po’ più grandi, per un motivo ben preciso: assicuare un buono spazio di manovra a chi deve fare il trasbordo dall’auto alla carrozzina o viceversa. Le aree tratteggiate, poste a lato e/o dietro il relativo posto auto, hanno proprio questo scopo.
    Trovare un parcheggio riservato alle persone disabili abusivamente occupato è frustrante, costringe il guidatore a cercare un altro posto e soprattutto, una volta trovato, a sostare in mezzo alla strada per fare le manovre di trasbordo, bloccando il traffico.
    Insomma, chi usurpa un posto auto riservato alle persone con disabilità non solo commette un atto di prepotenza, o comunque di colpevole superficialità, ma provoca un grave disagio sia a chi le accompagna sia a tutti gli altri normodotati “auto-muniti”!

    Grazie anora, caro Maurizio, sia per il tuo racconto sia per il tuo inntervento!
    Sergio (alias Renzo) 😉

  44. Concordo pienamente con quanto scrive Sergio. Occupare un posto auto riservato a persone disabili è un atto di una inciviltà assoluta. Una volta mi è capitato, nel parcheggio di un ipercoop, di parcheggiare l’auto nel posto riservato alle donne incinta. Non me ne ero accorto. Una signora si è avvicinata minacciosa per evidenziarmi la scorrettezza. Subito non capivo perchè ce l’avesse con me. Una volta compreso il motivo, ho spiegato all’agguerrita signora che non mi ero accorto di aver occupato un posto riservato e quindi sono salito in auto per cercare un altro posto. La signora si è scusata con me, ma le ho risposto che aveva pienamente ragione, che occorre fare presente, a chi commette scorrettezze, o semplici errori, in merito al comportamento sbagliato. Al limite ci si prenderà di rimando un qualche “vaffa”.

  45. Salve a tutti, e grazie a Massimo per l’ospitalità.
    Sono uno degli autori dell’antologia, uno di quelli che Sergio definisce “esordienti” e, vista la mia veneranda età, lo considero senz’altro un complimento…
    Sono stato felicissimo di ricevere l’invito a partecipare alla selezione: era una bella sfida e mi ha entusiasmato. Ma il vero stimolo è stato il tema stesso da affrontare, così come i curatori lo hanno proposto, e ben riassunto dalla semplice domanda che ha posto Maugeri all’inizio del post. In definitiva, quanto “diversità e normalità” siano vicini e tutt’altro che opposti, viene fuori benissimo dai vari racconti.
    Ancora un grande grazie a tutti e, approfittando dell’opportunità, lascio la parola a un brano – l’inizio – del mio racconto (Sotto la pioggia):

    “Padrone quasi assoluto della strada, Sam fece piroettare le ruote sul marciapiede fradicio e rimase fermo per un attimo a guardarne le tracce scomparire veloci, inghiottite dalle gocce fitte di pioggia e dall’oscurità già piuttosto densa. I radi lampioni accesi lungo il viale fra la palestra e l’appartamento stillavano una luce misera e frastagliata attraverso le chiome ancora folte degli ippocastani. Il ritorno verso casa si era trasformato in una fredda doccia supplementare, ma in definitiva la pioggia non gli dispiaceva. Con quel tempaccio la gente preferiva stare al chiuso e solo rari fantasmi intabarrati negli impermeabili e coperti da ombrelli neri si affrettavano verso i portoni dei palazzi o le insegne appannate del bar all’angolo. Tutta un’altra cosa rispetto alle giornate asciutte, quando sul marciapiede affollato era costretto a zigzagare fra le persone che andavano su e giù e lo spazio per lui e le sue quattro ruote era sempre troppo angusto.
    Ruotò ancora la sedia per riprendere la via di casa e colse con la coda dell’occhio la propria immagine diafana riflessa nella vetrina impolverata della bottega di un rigattiere. Un mezzo giro indietro e provò a metterla meglio a fuoco. Seduto, il vetro gli rimandava solo le spalle larghe e il viso scontornato dal cappuccio della cerata gialla. La visione, distorta dalla polvere e dalle gocce d’acqua appiccicate al cristallo, lo fece sorridere. Chiunque, così conciato, avrebbe potuto scambiarlo per Igor, lo strampalato gobbo del film Frankenstein Junior. Certo, il naso non era così grosso né gli occhi così sporgenti, ma…
    Un movimento inconsueto all’interno del negozio lo distrasse. Si sporse in avanti per guardare oltre il proprio riflesso e, occhi spalancati e bocca aperta a trattenere il fiato, si trovò comparsa involontaria in una specie di telefilm: due tizi con addosso dei pesanti giacconi zuppi d’acqua ne inseguivano un terzo, un tipo smilzo in un logoro spolverino azzurro. Ostacolati dal bancone e dagli scaffali pieni di ciarpame, apparivano frustrati, incapaci di raggiungerlo.”


    Ciao a tutti
    Massimiliano Marconi

  46. Cara Patrizia Debicke,
    ti ringrazio molto per le belle parole che mi hai dedicato.
    Sono molto contento, e onorato, di averti in quest’antologia con un tuo bel racconto: “NON VEDO”. Un thriller che, nonostante ciò che racconti, mantiene quella frechezza e quella leggiadria che ti sono proprie.

    L’ironia per me è il sale, anzi lo zucchero, della vita; e quindi, essendo un gran goloso di dolci, tendo a utilizzarla sempre!

  47. Cos’è la diversità e cos’è la normalità?
    Possiamo affermare che in natura la diversità biologica costituisce il presupposto della normalità.
    O forse la differenza sta proprio nelle parole. Proviamo a sostituire “diverso” con “speciale”, ed osserviamone l’effetto.
    Ci ho provato nel mio racconto “Posto auto” di cui segue uno stralcio.

    “L’aria del mattino era fredda e piena di promesse. Laura mise in moto l’Alfa rossa ed entrò nel flusso già consistente di traffico che dalla campagna convergeva sulla città.
    Borbottava soltanto, il motore, in coda tra mille altre auto, non potendo dare di più.
    Chissà se sognano, le auto, di notte, nei garage e nei piazzali. Sognano sotto i cofani lustri, sognano lunghe strade, dritte o piene di curve. Sognano strade sgombre dal traffico dove il brontolio sommesso dei pistoni assonnati diviene rombo potente.
    La coda si fermò del tutto, ed erano appena le otto.
    Il tipo sull’Audi grigia davanti a lei dava segni d’insofferenza, con brusche accelerazioni e frenate altrettanto violente. Gesticolava con impeto all’indirizzo delle auto che aveva davanti, colpevoli di tanto ritardo.
    L’Alfa rossa brontolava, contrariata.
    Laura invece non era impaziente. Stare in attesa era una magia quotidiana che aveva imparato ad ammaestrare con la fantasia.
    Poteva volare anche adesso. Lasciare il proprio corpo dentro l’abitacolo stretto e accogliente dell’Alfa rossa per spiccare un balzo e nuotare verso l’azzurro del cielo. Con la cadenza calma della rana distendersi, caricare il movimento come una molla umana e quindi stendere di nuovo le membra. Col ritmo del batrace.
    Il lungo fiume d’auto, brillante di stop rossi, si mosse strisciando sulla lingua d’asfalto. Laura virò verso il basso e rientrò dal finestrino con la sua grazia speciale.
    Sapeva d’essere speciale, e lo era davvero.”

  48. Voglio ringraziare tutti gli scrittori dell’antologia che stanno partecipando a questo dibattito (che finora, in ordine di apparizione, sono: Maurizio Pagnini, Patrizia Debicke van der Noot, Fabio Novel, Sergio Paoli, Angelo Benuzzi, e Massimiliano Marconi), autori rispettivamente dei racconti “POSTO AUTO”, “NON VEDO”, “LE MANI DI HUSSEIN”, “L’ULTIMA DOMENICA D’ESTATE”, “NON CALPESTARMI (DON’T THREAD ON ME)”, e “SOTTO LA PIOGGIA”.
    Speriamo che se ne aggiungano altri!

  49. Caro Massimo Maugeri,
    finalmente posso rispondere alla tua prima domanda relativa a Mister Noir!


    Mister Noir è nato ufficialmente alle Ore 20.14 di Sabato 16 Ottobre 2004 all’Admiral Hotel di Milano, in occasione della presentazione della sua prima avventura, con il beneplacido di Andrea Carlo Cappi – Direttore Editoriale di “M-Rivista del mistero” -, anche lui presente in questa antologia con il bel racconto “LA SIGNORA A ROTELLE CON GLI OCCHIALI E UN FUCILE”, che accettò subito, e con grande entusiasmo, la mia balzana idea – espressa in un mini-format di sole tre pagine – di creare il primo eroe disabile seriale della Storia della letteratura italiana, protagonista, oltretutto, di thriller umoristici.
    Ora, dopo nove anni e undici avventure (tra romanzi brevi, racconti, e short-story), rischierei di diventare pomposo e poco incisivo, parlandovi di tutte le sfaccettature sue e del suo mondo. Quindi, preferisco riproporvi l’intervento con cui lo presentai, la prima volta, nove anni fa.


    MIO INTERVENTO SU MISTER NOIR
    (Letto da Andrea Carlo Cappi)

    “Hercule Poirot, Sherlock Holmes, Nero Wolfe. Tutti i più grandi detective della letteratura hanno nomi improbabili.
    E quindi anche Mister Noir!
    Mister Noir, che compare per la prima volta in questo numero di ‘M-Rivista del mistero’, trimestrale da libreria, è il primo eroe disabile seriale della Storia della letteratura italiana! Un detective privato in carrozzina, assolutamente italiano – a dispetto del nome, appunto, improbabile -, che vive e opera a Milano!
    Affetto da tetraparesi spastica, che gli ostacola i movimenti ma non lo rende affatto né immobile né muto, è aiutato da Elena Fox, detective privata e sua assistente, e da Consuelo Gomez, domestica filippina confusionaria ma di gran cuore.
    Supportato da diversi ausili, non necessariamente ‘per disabili’, Mister Noir entra a diretto contatto con la città. E vi entra come un panzer, travolgendo tutti con la sua ironia e dinamicità.
    In questa prima avventura, dopo aver accettato, quasi per compassione, le richieste di un aspirante cliente, Mister Noir deve affrontare ‘La vendetta dell’uomo che non era mai nato’, ritrovandosi invischiato in una vicenda i cui confini sembrano essere indefiniti e dilatarsi sempre più!
    Una vicenda ricca di suspense e di colpi di scena, sorprendente anche per l’autore stesso che si è trovato a dover risolvere degli inaspettati enigmi che non si era affatto programmato!
    Volutamente ispirata allo spirito brioso del telefilm-culto ‘Agente speciale’, che imperversò in Italia negli Anni ’70 e ’80, ‘Le avventure di Mister Noir’ è una serie di racconti che si pone come obiettivo primario il puro divertimento del lettore!
    Il protagonista ha, certo, dei problemi, ‘ma non se ne fa’, applicando in automatico le relative soluzioni. E l’autore, in qualità di suo ‘biografo’, ne rispetta la personalità, enunciando, di tanto in tanto, alcuni problemi, ma dando comunque la priorità al carattere e alle sue azioni. Un carattere volitivo che lo rende l’unico personaggio disabile protagonista di thriller umoristici. Ovvero di thriller che di umoristico, di per sé, non hanno proprio niente, ma che la forte personalità dei due protagonisti rende tali!
    Una serie innovativa e ambiziosa, che non solo offre un personaggio assolutamente inedito, ma che vuole pure esplorare tutte le tematiche e i sottogeneri della narrativa poliziesca, offrendo al pubblico tipi di avventure sempre diverse!
    Un personaggio realistico, straordinariamente d’azione, che annienterà tutti i suoi nemici, compreso il pietismo, a colpi d’astuzia e di sagace umorismo!”

    Milano, sabato 16 ottobre 2004 – ore 20.14 – all’Admiral Hotel


    Tutto iniziò così. E ora ho appena finito di ripubblicare questa prima avventura di Mister Noir, a puntate (11 puntate, una per capitolo), sulla sua Pagina Facebook: http://www.facebook.com/MisterNoir .
    Il 30 Novembre scorso, invece, ho finito la sua ultima avventura (ultima per il momento, s’intende!).
    Sarà – o almeno dovrebbe essere – pubblicata in un’antologia curata da Riccardo Parigi & Massimo Sozzi, sarà ambientata all’Admiral Hotel di Milano, e sarà intitolata “CODICE K”.

  50. Caro Massimo Maugeri,
    mi sono accorto che, sempre nella tua prima domanda – del 10 Dicembre scorso -, mi avevi anche chiesto se stessi scrivendo una nuova avventura di Mister Noir.

    Al momento sono fermo (ne ho appena finita una!), ma tre sue nuove avventure dovrebbero comparire in altrettante antologie.
    Inoltre, il prossimo anno, il 16 Ottobre 2014, Mr. Noir compirà 10 anni, e io ho tre progetti per celebrare degnamente questo anniversario: un e-book a lui dedicato (quasi sicuro), un’antologia di tutte le sue avventure con in più qualche inedito (per la quale sono abbastanza fiducioso), e un romanzo, che, se riuscirò a realizzare bene l’idea super-balzana che ho in mente, sarà veramente molto originale!
    (La modestia non è il mio forte, ma la scrittura creativa sì.)
    😉

  51. Caro Fabio Novel,
    ti ringrazio molto di partecipare a questo dibattito.
    Il tuo racconto, “LE MANI DI HUSSEIN”, si attanaglia perfettamente al tema che io ed Elio Marracci avevamo proposto, e attanaglia perfettamente l’attenzione del lettore (parola di curatore, e quindi di lettore!).


    Sì, in effetti Andrea G. Pinketts, durante la Presentazione Ufficiale all’Admiral Hotel di Milano, precisò che mi aveva sempre chiamato “bastardo”, ma che da quel momento in poi, per rispetto verso i miei genitori, mi avrebbe chiamato “carogna”!
    🙂
    Se volete sentirlo dalla sua viva voce, guardate questo video: http://www.youtube.com/watch?v=j5xYAPk2-to&list=PLu4gmp0sv7Oty4Q7KuaSIxO8sC0vc1kgX .

    Se poi volete accedere alla playlist dell’intera presentazione, suddivisa in cinque video, il link diretto è: http://www.youtube.com/playlist?list=PLu4gmp0sv7Oty4Q7KuaSIxO8sC0vc1kgX .

  52. Caro Massimo Maugeri,
    innanzitutto mi scuso con te e con tutti per il ritardo con cui rispondo.
    Risponderò a tutti (andando in ordine cronologico), promesso, ma dovrete avere un po’ di pazienza.

    Questa esperienza di curatore è stata molto gratificante per me.
    Ho cercato di coinvolgere tutti gli autori dell’antologia in tutte le fasi della sua creazione, rendendoli partecipi, in qualche modo, anche della fase di selezione, mostrando loro il progressivo assottigliamento degli scrittori candidati man mano che ricordavamo – tramite apposite e-mail indirizzate a tutti i prescelti – che la scadenza per la consegna dei racconti si stava avvicinando (anche se, ovviamente, i motivi di ciascuna esclusione li sappiamo solo io ed Elio Marracci).
    Non so come abbiano accolto gli autori questa mia iniziativa – assolutamente sui generis -, ma a me piaceva l’idea che ciascuno di loro si sentisse parte integrante di un gruppo sin da subito!

    L’antologia ha riscosso un notevole interesse ancora prima che uscisse. Quotidiani come “LA STAMPA” e “IL SECOLO XIX” hanno prestato grande attenzione alla sua presentazione in anteprima a Celle Ligure (SV), durante la 10^ Mostra Internazionale del Cinema Indipendente; e, a seguire, il “CORRIERE DELLA SERA” se n’è occupato due volte, mentre “IL GIORNO”, tra l’edizione nazionale e quella di Monza-Brianza, addirittura tre.
    Questo solo nel campo dei quotidiani. E mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno.
    Poi ci sono state delle radio, come Radio Capodistria e Radio GrParlamento, che hanno intervistato Elio Marracci.
    Diverse riviste, tra cui “INTERNAZIONALE”, “VIVERE IN ARMONIA”, “TERRE DI MEZZO”.
    Un numero davvero incalcolabile di siti e blog, tra cui quello di Sabrina Minetti – che è stata la prima a occuparsene -, “PERSONE CON DISABILITA’”, ovvero il sito della LEDHA – Lega per la tutela dei diritti delle persone con disabilità -, che oltretutto da sempre sostiene e promuove le avventure di Mister Noir, e “FAMIGLIACRISTIANA.IT”, che mi ha intervistato anche su alcune importanti problematiche riguardanti la vita delle persone disabili (a cui ho potuto rispondere con particolare accortezza grazie alla collaborazione della LEDHA).
    Infine, ci sono le presentazioni. Finora ne abbiamo fatte a: Celle Ligure, Milano (2 volte), Monza, e Lido di Camaiore. E tutte le volte sono andate benissimo, anche come vendite; talmente bene da far rimanere esterrefatto persino l’editore!

    L’unico neo di questo successo è rappresentato proprio dalle librerie, che, non avendo voluto prenotare l’antologia (in tutto il libro non c’è neanche una ricetta di cucina, mannaggia!), ne hanno impedito una vasta diffusione, rendendone difficile la reperibilità.
    Ragion per cui ricordo a tutti che, oltre all’indirizzo che hai linkato nel post – http://www.libreriauniversitaria.it/capacita-nascoste-prima-antologia-diversamente/libro/9788889155677 -, l’antologia si può acquistare on-line anche su IBS.it – http://www.ibs.it/code/9788889155677/capacita-nascoste-prima.html – e su tutti i principali store on-line!
    🙂

  53. Pur se sulla soglia dei settanta, faccio parte dei giovani autori emergenti:-) presenti nell’antologia.
    Partecipare a Capacità nascoste è stata una sfida, ma da subito ho considerato la proposta di Sergio Rilletti ed Elio Marracci come “necessaria”, perché copriva un vuoto narrativo, quello dell’handicap.
    Una sfida, anche se non conoscevo ancora il calibro degli autori con cui avrei dovuto confrontarmi. Ma avevo la storia già dentro di me: la storia di una sfida, ovviamente. Tanto che un paio di giorni dopo l’invito i due curatori avevano già il .doc del mio racconto nella loro casella di posta.
    Per qualche buon motivo: poco tempo prima avevo partecipato a un’esperienza unica, un percorso artificiale chiamato “dialogo nel buio”, una full immersion nel nero totale nella quale un gruppo di visitatori mal(ben)capitati si trova dalla parte dei non vedenti. Poi il ricordo di un libro letto da ragazzo, protagonista Jim Bowie, l’inventore del bowie knife di tanti western ed eroe di Fort Alamo, in cui si svolgeva un duello indoor, “alla cieca”. E soprattutto l’idea che al buio il peso dell’handicap passa dal non vedente al normodotato.
    Sono nati così i due sfidanti del racconto: il giornalista, mutuato dal vero giornalista non vedente che ci aveva guidato nel percorso nel buio di cui sopra; e il balordo, che ho scelto come voce narrante perché il suo linguaggio sopra le righe mi allontanava dalla retorica, una trappola micidiale quando si tratta un argomento così delicato. Un esempio?
    ***
    …mi sto proprio incazzando: è arrivato al punto di darmi un appuntamento. Dice che deve chiarire alcune cose. Voglio proprio vedere come le chiarisce, dalla parte sbagliata di un serramanico. Luogo dell’incontro, il nuovo auditorium che il comune ha ricavato nell’area dismessa delle acciaierie. Un luogo da film americano, archeologia industriale che cade a pezzi accanto alla palazzina di vetro che riflette la ruggine dei capannoni. Un luogo ideale per una sfida all’OK Corral.
    Arrivo all’appuntamento su un vespino che ho trovato vicino alla stazione e lui è già lì. È in piedi davanti all’ingresso lustro dell’auditorium. Lo vedo per la prima volta mentre scendo dal mezzo: è piccolo e mingherlino, con una barbetta da capra. Io sono uno e ottantaquattro per ottanta chili. Troppo facile.
    In mano ha un bastone bianco. Meno facile.
    È già sera ma porta un paio di occhiali neri. Cazzo, è cieco!
    Molto più facile.
    Tasto il coltello nella tasca dei jeans…
    ***
    Spero che questi post invoglino qualcuno che non l’ha ancora fatto a leggere l’antologia.
    Ringrazio ancora Sergio (diversamente abile? macché, Sergio è un mostro di dinamismo, tant’è che siamo ancora qui a parlare di questa bellissima antologia) per l’opportunità e Massimo Maugeri per l’ospitalità, che spero contribuisca a rilanciare il dibattito su quali e quante siano le capacità nascoste che tutti, normodotati o meno, devono trovare in se stessi nei momenti difficili della vita. O credete che la vecchiaia o le malattie che arrivano per tutti siano qualcosa di diverso dagli handicap?
    A proposito di Maugeri, ci sarà anche lui, nella prossima antologia?

  54. Caro Bruno, grazie mille per il tuo intervento.
    Scrivi invitandomi a “rilanciare il dibattito su quali e quante siano le capacità nascoste che tutti, normodotati o meno, devono trovare in se stessi nei momenti difficili della vita. O credete che la vecchiaia o le malattie che arrivano per tutti siano qualcosa di diverso dagli handicap?”

  55. È proprio questo il punto principale, caro Bruno. E sono d’accordo da quanto emerge dalle tue parole.
    Per rilanciare il dibattito, potrebbe esser sufficiente riproporre la domanda: Cosa sono diversità e normalità?

  56. Provo a partecipare anch’io, autore di un racconto nell’antologia ma di professione giornalista:
    Quando circa tre anni fa mi è arrivata la mail nella quale Sergio Rilletti mi invitava a cimentarmi nella prima antologia thriller in cui protagonisti fossero persone disabili, mi sono detto: ma questo è matto!
    Primo, perché mi rendevo conto che l’idea era potenzialmente geniale e quindi, da cronista quale sono nella vita di tutti i giorni, difficilissima da realizzarsi; secondo, perché non ero e non sono uno scrittore di professione!
    Dopo essermi rigirato in testa per un po’ l’idea, quando ormai i termini per presentare il mio racconto-candidatura stava scadendo, mi sono improvvisamente risvegliato e mi sono messo a scriverlo. E dirò che mi sono divertito.
    Mi chiedevo fra me e me: come posso scrivere un racconto su una persona disabile e mantenere un filo di credibilità? Posso mettere in scena un cieco senza esserlo mai stato? O un tetraplegico? O un muto o un sordo? Cosa ne so di come si vive in quelle condizioni?
    Certo, di idee partendo da un personaggio con quelle caratteristiche me ne venivano anche troppe, ma mi sembrava tutto oltre le mie possibilità… “rispetto” – mi ripetevo – devi avere il “massimo rispetto” ed essere credibile! E allora alla fine mi è venuta l’idea alla base di Vite Inutili, il racconto presente in questa antologia…
    Qual è il massimo grado di disabilità, quale l’essere umano potenzialmente più vulnerabile? (perché spesso, anche se a torto, almeno a mio modo di vedere, l’equazione più semplice per i cosiddetti normodotati è disabilità=vulnerabilità).
    Ecco allora l’idea: una persona in coma irreversibile, quella che comunemente viene definita un “vegetale”. Anche in quel caso, non posso ovviamente sapere come si vive. Però.
    Però mi era capitato in quel periodo di intervistare (per il mio lavoro) una ragazza che era stata in coma, da cui si era risvegliata in maniera apparentemente “miracolosa” (c’è un processo in corso in Vaticano su quella guarigione) e che mi aveva raccontato parecchie cose su quello strano passaggio, a metà fra la vita e la morte.
    In più mi sono detto: proviamo ad ambientare la vicenda in un’altra epoca, magari nella Seconda guerra mondiale, sotto il nazismo, quando le cosiddette “persone inutili” venivano soppresse.
    E, a ben vedere, non si tratta di un problema connaturato solo al nazismo, ma che nel tempo ha attraversato e attraversa diverse epoche, anzi sembra tornare puntualmente in voga anche nei modelli di società apparentemente più liberali.
    Ecco, questo è quello che ho provato a fare: con uno sforzo di fantasia, far risolvere una situazione di pericolo (addirittura mondiale!) a una persona destinata a essere “eliminata” perché considerata disabile e, quindi, “inutile”.
    L’esito dei miei sforzi è stato (a mia sorpresa) apprezzato da Sergio Rilletti, che ha voluto il racconto per la sua antologia. Anche se prima, ho dovuto apportarvi qualche modifica… perché Sergio è spietato e nella versione originale del mio racconto il protagonista addirittura moriva! Anche se in fondo, – ed è quello che conta – non solo ha risolto il problema, ma forse ha salvato il mondo!!!
    DARIO CRIPPA

  57. Ciao a tutti,
    ringrazio Sergio per questa possibilità; trovo questa iniziativa socialmente utile, per dare voce, a chi voce, in questa società a volte non ha; penso che tutti gli autori, siano stati particolarmente contenti e motivati, nel partecipare, a questa raccolta, per me lo è stato; il racconto che tratto è vero e non, parte verità, parte romanzo; si parla di diversamente abili ma, Sergio, in questa occasione come in molte altre, mi ha insegnato la forza di volontà, la realizzazione dei propi desideri, attraverso un duro lavoro, che è quello che ha dovuto affrontare lui, per realizzare l’antologia, io mi sono limitato soltanto a scrivere il racconto La torre; ringrazio la casa editrice per aver dato questa possibilità, sensibilizzando le persone, ancor di più, all’argomento disabilità; credo nei cambiamenti, nei miglioramenti, per se stessi, e per quello che ci circonda, voglio sperare, che tutti siano sempre più positivi nei confronti della vita , come Sergio per esempio, ho imparato, molto, che quello che si pensa sia dovuto, non lo è, è un dono, capacità di vedere, sentire, parlare, e muoversi, imparando ad apprezzare la vita nella semplicità di ogni istante, vivendo l’oggi, il momento, perchè ad un battito di ciglia, tutto può cambiare attorno, tutto è cambiato, ma bisogna sperare e volere che cambi in meglio.
    Andrea Scotton

  58. Mi auguro che abbiate tutti trascorso un sereno Buon S. Natale.
    E ringrazio Bruno Zaffoni, Dario Crippa, e Andrea Scotton – autori dei rispettivi racconti “DIALOGO NEL BUIO”, “VITE INUTILI”, e “LA TORRE” -, tutti contenuti nell’antologia, per la loro partecipazione a questo dibattito.

  59. Caro Massimo Maugeri,
    mi scuso con te e con tutti per non aver più risposto, come invece avevo promesso, ma, purtroppo, il mio computer si era guastato.
    Cercherò di rimediare nei prossimi giorni.

    Ne approfitto per augurare, anche se in ritardo, Buon Anno Nuovo a tutti!

  60. Caro Sergio Paoli,
    ti ringrazio molto per essere intervenuto. Il tuo racconto, “L’ULTIMA DOMENICA D’ESTATE” è sorprendente, e fa riflettere su molti aspetti.

    Riguardo ai concetti di “normalità” e “diversità”, è veramente tutto relativo.
    Infatti Mister Noir, seppur affetto da tetraparesi spastica, esattamente come il suo “biografo” (ossia il sottoscritto), essendo molto più intelligente e arguto della “norma” usa il termine “normodotato” in modo ironico e sminuente!

  61. Auguro tanta fortuna all’antologia di Sergio Rilletti…
    Questo post mi offre l’occasione di ripensare ad un libro che ho molto amato, quello di Pontiggia.
    Verissimo, siamo tutti “dis-abili”, tutti patiamo per handicap visibili o nascosti. In una parola, limiti. L’esperienza del limite è proprio quella tipica e fondante dell’esperienza umana e gli abilmente diversi ce lo ricordano con il loro vissuto e la tenacia nell’andare oltre…

  62. Grazie, cara Maria Lucia Riccioli!…
    In effetti, il mio vissuto e la mia tenacia sono parti fondamentali del mio essere; e, da quando ho deciso di raccontare anche storie della mia vita, sono diventate parti integranti della mia scrittura.
    Non tutte le persone lo gradiscono, ma, proprio per questo, sono sempre più convinto di essere sulla strada giusta.

    Grazie anche per aver segnalato “THE VILLAGE”.
    Appena potrò, lo vedrò!

  63. Ringrazio ancora Annalisa per aver acquistato on-line l’antologia.
    Probabilmente lei l’avrà fatto seguendo il link proposto da Massimo Maugeri nel suo bellissimo post – http://www.libreriauniversitaria.it/capacita-nascoste-prima-antologia-diversamente/libro/9788889155677 -, ma vi ricordo che “CAPACITA’ NASCOSTE” la potete acquistare on-line anche su IBS.it – http://www.ibs.it/code/9788889155677/capacita-nascoste-prima.html – e su tutti i principali store on-line!

  64. E grazie, cara Annalisa,
    per i tuoi auguri e per i tuoi complimenti, naturalmente!
    🙂
    Spero proprio che “CAPACITA’ NASCOSTE” possa avere tutto il successo e tutta l’attenzione che merita!

  65. Grazie, caro Massimo Maugeri!…
    Devo confessarti che, ogni volta che leggo la definizione “abilmente diverso” che mi hai generosamente attribuito, il mio cuore si riempie di gioia e orgoglio!
    Anche perché riesco a capire la realtà semplicemente dall’analisi conseguenziale dei fatti… che poi espongo con la massima chiarezza e onestà intellettuale in certi miei scritti (poesie, articoli, racconti, e post).
    Una qualità che recentemente, dopo la mia poesia “BYE BYE, TEMPO LIBERO” – http://rilletti.blogspot.it/2013/11/mylife-bye-bye-tempo-libero-una-poesia.html -, purtroppo mi sono accorto essere ancora più rara di quello che pensassi e che, anzi, tende a essere osteggiata da malsane, e inutili, dimostrazioni di unione di gruppo!
    E quindi, anche in questo senso, io mi considero “abilmente diverso”!

  66. Grazie, cara Claudia Salvatori,
    per aver voluto partecipare a questo dibattito scrivendo la tua esprienza sul tuo post sul tuo blog, dedicando, così, un post a questa antologia: http://kveldsalvatori.blogspot.it/2014/01/lo-specchio-dellanima-altrui.html .


    Ripropongo qui di seguito, per i lettori di “LETTERATITUDINE”, il mio relativo commento (che ho postato sul tuo blog.

    “Grazie, cara Claudia, per aver dedicato questo bel post a CAPACITA’ NASCOSTE.
    Il tuo racconto [“LO SPECCHIO DELL’ANIMA ALTRUI”], seppur in chiave fantastica, riproduce una grande verità, che ho potuto constatare personalmente diverse volte, anche abbastanza di recente: le persone non amano vedersi per quello che sono, e osteggiano ed emarginano chi le mette di fronte a loro stesse, riflettendo pregi e difetti [proprio come farebbe uno specchio dell’anima].
    Ti ringrazio molto per averci donato questo tuo bellissimo racconto inedito, che, oltretutto, hai scritto a tempo di record nell’arco di mezzo week-end!
    Per me è stato un grande piacere conoscerti come persona, anche se solo epistolarmente, e un vero onore averti nell’antologia. Come ti avevo scritto in privato, per me sei uno dei più grandi scrittori (plurale neutro obbligatorio, naturalmente) che abbiamo qui in Italia!”

  67. Ripropongo qui anche la frase che Claudia Salvatori ha citato nel suo post, tratta, ovviamente, dal suo racconto “LO SPECCHIO DELL’ANIMA ALTRUI”.

    “Nel fondo di me stesso volevo restare solo, ma mi atterriva essere escluso, e per questo diventavo un mago.”
    (Claudia Salvatori)

  68. Caro Andrea,
    scusa se ti rispondo solo ora al tuo messaggio di Venerdì 13 Dicembre 2013, ma sono sempre più indaffarato su diversi fronti.
    Sì, in effetti io tendo a promuovermi molto; d’altronde, ormai ho capito che, non avendo neanche un agente letterario, devo continuare a dimostrare di essere vivo e produttivo!
    Ed è per questo che cerco di propormi al pubblico, in qualità di “scrittore tuttofare”, in modi sempre differenti, sia attraverso Facebook – http://www.facebook.com/sergiorilletti e http://www.facebook.com/MisterNoir – sia sul mio blog – http://rilletti.blogspot.it -, alternando opere di fantasia a testi autobiografici, passando dagli articoli ai racconti alla poesia.

    Sono contento che il brano di Fabio Novel ti sia piaciuto.
    Spero proprio che ti piacerà anche l’intera antologia!
    😉

  69. Caro Sergio, grazie a te… sono imbarazzata e molto molto commossa. Grazie anche per le condivisioni sulla pagina di Facebook. Ricordo di aver scritto, più che di getto, di furia, in pochissimo tempo. Sono stata felice di aver donato il racconto per l’antologia. Dal post sul mio blog sono nate altre riflessioni che non ho ancora pubblicato. Cercherò di svilupparle…
    A presto, un abbraccione.

  70. Caro Andrea,
    grazie mille!…
    Questa è un’antologia destinata a rimanere nella Storia!
    (Mi rendo conto che può sembrare un’affermazione un po’ presuntuosa, la mia; ma, in realtà, secondo me si tratta solo di una considerazione oggettiva.)
    Non averla sarebbe un vero peccato! 😉

  71. Cara Claudia Salvatori,
    grazie ancora, per tutto!…
    Non vedo l’ora di leggere le tue riflessioni sul tuo blog.
    Spero proprio che, un giorno, riusciremo a fare una presentazione insieme.
    Ne sarei davvero felicissimo!
    🙂

  72. Grazie, caro Fabio Novel,
    finalmente riesco a rispondere al tuo intervento del 13 Dicembre scorso!…
    Gli alunni della classe 2^ A/SPP dell’”Istituto Leone Dehon” di Monza (anno scolastico 2010/2011) li porterò sempre nel mio cuore… anche se, in effetti, mi sarebbe piaciuto avere un altro incontro con loro, o, perlomeno, qualche loro riscontro.

    Tra un paio di giorni, Giovedì 10 Aprile, farò un incontro analogo al “Liceo Scientifico Cocchetti” di Milano, dove incontrerò una Prima e una Seconda riunite insieme per l’occasione.
    Speriamo di riuscire a seminare ancora bene!
    😉

  73. Carissimi,
    vi comunico con estremo piacere, anche se con un po’ di ritardo, che l’incontro del 10 Aprile scorso al “Liceo Scientifico Cocchetti” di Milano, che avevo preannunciato nell’intervento precedente, è andato benissimo.
    I ragazzi si sono dimostrati particolarmente partecipi e interessati, regalandomi una grande soddisfazione. E quella preside, che ormai è andata in pensione, alla fine ha voluto farmi un regalo,
    (libri, naturalmente!),
    per ringraziarmi.
    Un sentimento, quello della gratitudine, che ormai è sempre più raro, e che, quindi, mi ha riempito di una gioia immensa!

    E ora, ricomincio a rispondere a chi è già intervenuto.
    Ovviamente se qualcuno, nel frattempo, volesse postare qualche altro commento, è il Benvenuto! 🙂

  74. Caro Angelo Benuzzi,
    ti ringrazio molto per aver partecipato a questa antologia. Tra tutti i membri del forum di Alan D. Altieri, tu sei quello con cui ho stretto un legame più vero.
    Oltretutto, il tuo racconto, “NON CALPESTARMI (DON’T THREAD ON ME)”, mi è piaciuto subito tantissimo, perché è quello che si avvicina più all’epica di Mister Noir! B-)
    Grazie ancora 
    Caro Angelo Benuzzi,
    ti ringrazio molto per aver partecipato a questa antologia. Tra tutti i membri del forum di Alan D. Altieri, tu sei quello con cui ho stretto un legame più vero.
    Oltretutto, il tuo racconto, “NON CALPESTARMI (DON’T THREAD ON ME)”, mi è piaciuto subito tantissimo, perché è quello che si avvicina di più all’epica di Mister Noir! B-)
    Grazie ancora! 🙂

  75. Bravo, Andrea!… Il tuo senso civico ti fa onore.
    In riferimento al tuo intervento del 15 Dicembre scorso, un attimo di distrazione, che impedisce di notare un posto auto riservato ai disabili, è comprensibile, e riconoscere un proprio errore è comunque importantissimo: dà il senso della civiltà, e appiana i contrasti ancora prima che nascano.
    Quindi, W le persone come te ma anche… le persone come quella “agguerrita signora” che te l’ha fatto notare, ancora troppo troppo troppo rare.
    Due tipologie da prendere ad esempio, per costruire una società migliore!

  76. Ciao Sergio. Grazie delle considerazioni. E grazie a tutti coloro che ci fanno notare i nostri errori. Visto l’argomento trattato, anche se non direttamente, ovvero ciò che è alla base dei comportamenti “scorretti”, ne approfitto per rimandarti ad un articolo che ci posiziona (noi italiani, intendo) tra i popoli ignoranti: http://www.sulpanaro.net/2014/11/popolo-ignoranti-editoriale-andrea-lodi/. Ciò mi permette anche (scusate) per promuovere l’esistenza del giornale on-line “SulPanaro.net”.

  77. Ringrazio, anche se con “un po’” di ritardo, Massimiliano Marconi per il suo prezioso contributo del 15 Dicembre 2013!…
    E ne approfitto per riproporre, a tutti, la domanda iniziale di Massimo Maugeri: “Cosa sono diversità e normalità?”.

  78. Salve!… Io non intervengo molto nei dibattiti on-line, utilizzando già abbastanza il computer per le mie indagini, ma, volendo rispondere alla domanda di Massimo Maugeri,
    (“Cosa sono diversità e normalità?”),
    come ricorda spesso il mio biografo Sergio Rilletti quando parla di me, nonostante sia affetto da tetraparesi spastica (esattamente, per pura coincidenza, come lui) io mi considero
    un super-dotato in un mondo popolato da semplici normodotati!

  79. Il bello dei blog è che annullano la dimensione spazio-tempo.
    Ed è per questo motivo che io, ora, non ho alcuna difficoltà a ricambiare il saluto di Massimo Maugeri.

    Inoltre, invito tutti a vedere il booktrailer – realizzato da Andrea Carlo Cappi, Direttore Editoriale della Collana M di Cordero Editore – del libro delle mie avventure, “LE AVVENTURE DI MISTER NOIR” appunto, scritto, ovviamente, dal mio biografo (Sergio Rilletti): https://www.youtube.com/watch?v=QnvEMyZij4E .
    B-)

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