Sergio Leone (nella foto) è considerato uno dei più importanti registi della storia del cinema. La sua notorietà è in gran parte dovuta al successo dei suoi film del cosiddetto genere spaghetti-western. Film dove ha coinvolto veri e propri monumenti del cinema internazionale, come Henry Fonda e Clint Eastwood (giusto per fare due nomi).
Mi piace ricordare Sergio Leone qui, in questo post… anche perché il 2009 è un anno particolare: il 3 gennaio, infatti, si è celebrato l’ottantesimo anno della nascita; il 30 aprile ricorrerà il ventesimo dalla morte.
Ricordiamo il grande Leone del nostro cinema con il contributo di Italo Moscati: scrittore, regista e sceneggiatore.
Moscati ha pubblicato un libro – per i tipi dell’editore Lindau – dal titolo: Sergio Leone-Quando il cinema era grande. Un titolo che, per certi versi, ha quasi il sapore di una denuncia.
Parliamone insieme…
Come ci ricorda Moscati: contrariamente a quanto si pensa, Leone dovette superare molte difficoltà prima di affermarsi.
Vi pongo qualche domanda per favorire il dibattito.
Cosa conoscete di Sergio Leone?
A vostro avviso, fino a che punto il cinema di Leone è stato più grande rispetto a quello dei nostri giorni?
A quale dei suoi film siete più legati?
C’è qualche sequenza che ricordate con particolare affetto (e su cui volete discutere)?
E poi, naturalmente, vi invito a interagire con Italo Moscati anche in merito al suo libro.
Di seguito potrete leggere la recensione Antonio Debenedetti pubblicata sul Corriere della Sera e quella di Umberto Mosca pubblicata sull’Indice dei libri del mese.
Infine, in coda al post, vi segnalo tre video (che vi invito a commentare): un’intervista a Sergio Leone, datata 1984; una sequenza tratta dal film “Per un pugno di dollari”; e un’altra sequenza tratta dal film “C’era una volta il West”.
Massimo Maugeri
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Italo Moscati, “Sergio Leone-Quando il cinema era grande”. Lindau, Torino
di Antonio Debenedetti
Sergio Leone ha fatto del mestiere di regista un mito. I suoi film più belli, insieme con le storie di cappelloni e pistoleri, raccontano appunto quel mito. Proprio questo fa di lui, oltre che uno strepitoso artigiano, un grande e originalissimo artista. Un caposcuola che, come ebbe a dire Quentin Tarantino, ha influenzato “le nuove generazioni più di John Ford e Howard Hawks”. Un’esagerazione? Forse no! Certo Leone era fatto di cinema. Romano, classe 1929, Sergio Ebbe per madre una signora del muto: Edwige Valcarenghi, in arte Bice Walerian, rivale della grande Francesca Bertini. Mentre il papà, regista a suo tempo piuttosto noto col nome d’arte di Roberto Roberti, andava esprimendosi in pellicole come “La vampira indiana”(1912) e “Maciste poliziotto”(1917). Nella monografia, che adesso Italo Moscati ha dedicato a Leone, si affacciano tre età del cinema: quella delle origini, il dopoguerra e quella della Hollywood sul Tevere. Gli spunti saggistici si mescolano agli aneddoti gustosi. Indimenticabile la pagina dove si descrive una riunione di sceneggiatura con Zavattini e Sergio Amidei che litigano, impegnati a definire una scena di “Ladri di biciclette” mentre De Sica guarda distratto dalla finestra. E Leone? Scopre se stesso. Così quando girerà i suoi capolavori, da “Per un pugno di dollari” a “Il buono, il brutto, il cattivo”, saprà prendere senza pentimenti le distanze del neorealismo, ignorandone (con trionfali esiti anche di botteghino) le suggestioni sociali e umanitaristiche.
Corriere della Sera, 18 aprile, 2008
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Italo Moscati, “Sergio Leone-Quando il cinema era grande”. Editore Lindau, Torino
da L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
di Umberto Mosca
Sergio Leone è uno dei registi che, nel corso degli anni sessanta, più in profondità hanno scardinato le regole del linguaggio e della narrazione filmica, inventando nuove figure di stile e costituendo un corpus espressivo talmente vasto da segnare la produzione dei decenni a venire. La sua presenza nella storia del cinema rappresenta una pietra miliare, visto che non esiste altro autore che abbia saputo, con tale successo e rinnovamento, trapiantare in un ambito extra-hollywoodiano il genere per eccellenza del cinema americano: il western.
Al cinema di Sergio Leone è stata dedicata una lunga serie di volumi, dedicata in special modo agli aspetti visivi in esso elaborati. La novità e la ricchezza di questo libro scritto da Italo Moscati consiste nell’intrecciare questo sguardo sui film alle vicende più personali della figura dell’uomo, nato nel 1929 da un padre regista del cinema muto. Un legame, quello familiare, che si realizza non solo nell’eredità professionale, ma in particolare in un’attitudine profonda verso il cinema come spettacolo in cui prende vita un vero e proprio universo parallelo. Ed è in questa dimensione parallela che si muove il percorso di ricerca di un uomo e di un artista realizzato da Moscati.
Si tratta di una serie di appunti che integrano le note indispensabili per inquadrare le opere di Leone nel loro contesto storico e culturale con l’impressionismo di uno scrittore che ha amato profondamente i suoi film e che sente la necessità di farli vivere ancora in un mondo poetico fatto di ricordi ed emozioni personalissime. “L’ultimo mio incontro con Leone avviene nel 1988. Siamo sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, al Lido di Venezia (…) Sono passati quattro anni dalla realizzazione di C’era una volta in America. Leone è in attesa di tornare al lavoro. Le idee non mancano, ma intorno a lui e ai suoi propositi si sta diffondendo una cortina fumogena. Il desiderio di realizzare un vero e proprio kolossal sull’assedio di Leningrado è sottoposto a una serie di accelerazioni e frenate. Il kolossal è complicato. Bisogna mettere d’accordo vari produttori, trovare i capitali necessari e soprattutto quella disponibilità ideologica che a volte corrode i migliori progetti dall’interno perché nessuno ha il coraggio di esplicitare dubbi e riserve, e così la nave dei progetti va, va per modo di dire, in balia di bonacce e marosi. Sergio, seduto a un tavolino dell’Excelsior, in una terrazza solcata da una folla di fatui amici del cinema, è visibilmente di umore non proprio sereno. L’abbronzatura dell’estate si indovina sotto la barba grigia. La figura è grossa. Gli occhiali ingombrano in volto. I capelli sono lisci, pochi e in fuga verso la nuca. Più che parlare, borbotta”.
E ancora: “Un altro incontro. 1999. Sono passati dieci anni dalla morte, precoce, di Sergio Leone. (…) L’incontro questa volta è con Carla, la moglie di Sergio, in uno studio televisivo per una intervista (…). Con Carla ci raccontiamo a vicenda la vita e la carriera di Sergio. Naturalmente, il compito che mi sono dato è soprattutto quello di ricavare con emozionata curiosità il massimo possibile dai ricordi di Carla. A poco a poco prende forma la figura che sta cuore a entrambi, che esce dal ritratto di un cinema inquieto che continua a inoltrarsi in un infinito viale del tramonto”. Inizia così il viaggio realizzato da Moscati attraverso le suggestioni prodotte dalle immagini immortali create dall’amato regista, in un costante intrecciarsi di evocazione di sequenze celebri e altre meno note che consentono le contestualizzazioni biografiche e la descrizione di vicende produttive, ma anche la possibilità di un puntuale confronto con le pratiche cinematografiche (le tecniche di ripresa, i costumi, la direzione degli attori) all’interno delle quali si esprime il lavoro dell’artista.
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Intervista a Sergio Leone (del 1984)[kml_flashembed movie="http://www.youtube.com/v/8zIEDBGRFUw" width="425" height="350" wmode="transparent" /]
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Da “Per un pugno di dollari” (con Clint Eastwood)
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Da “C’era una volta il West” (scena finale del film: duello tra Harmonica [Charles Bronson] e Frank [Henry Fonda])
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Intanto, con questo post, ridò il benvenuto a Italo Moscati (scrittore, regista e sceneggiatore) qui a Letteratitudine.
L’occasione ce la fornisce il mitico Sergio Leone.
Quest’anno, vi dicevo, si celebra una doppia ricorrenza: l’ottantesimo della nascita e il ventesimo dalla morte.
Italo Moscati ha pubblicato questo libro: “Sergio Leone-Quando il cinema era grande” (Lindau).
Ce ne parlerà… e ne parleremo con lui.
Ovviamente il discorso è incentrato su Leone, ma… anche sul cinema italiano (ieri e oggi).
Vi ripropongo le domande di questo post…
Cosa conoscete di Sergio Leone?
A vostro avviso, fino a che punto il cinema di Leone è stato più grande rispetto a quello dei nostri giorni?
A quale dei suoi film siete più legati?
C’è qualche sequenza che ricordate con particolare affetto (e su cui volete discutere)?
Ci sono dei video, in coda alpost.
Date un’occhiata e commentateli (se vi va).
Abbiamo (nell’ordine):
– una videointervista a Sergio Leone (del 1984)
– una sequenza tratta da “Per un pugno di dollari” (con Clint Eastwood)
– una sequenza tratta da “C’era una volta il West” (scena finale del film: duello tra Harmonica [Charles Bronson] e Frank [Henry Fonda])
Approfittate della presenza di Italo Moscati.
È un vero esperto su Sergio Leone…
Una serena notte a tutti.
Cosa conoscete di Sergio Leone?
Diversi film, un po’ troppi per fare un semplice elenco.
A vostro avviso, fino a che punto il cinema di Leone è stato più grande rispetto a quello dei nostri giorni?
Mancava di arroganza. Voleva mostrare le cose non per spiegarle o insegnarle al prossimo, ma per darle al prossimo nel modo migliore. Esagerando dove era bello esagerare, svilendo, dove si poteva svilire, colpendo quando era il momento di colpire.
A quale dei suoi film siete più legati?
Forse il Buono, il brutto e il cattivo
C’è qualche sequenza che ricordate con particolare affetto (e su cui volete discutere)?
Il duello a tre del finale del Buono, il Brutto e il Cattivo è registicamente una scena eccezionale. Trovo però che ci sarebbe un mucchio da discutere anche sull’irriverenza politica di Giù la testa
Cari Amici, voglio ringraziare Massimo che ha deciso di occuparsi di Leone e anche del mio libro. Voglio cominciare in modo forse indiretto e spero comunque curioso. Ieri sera e l’altra ho visto larghe parti della fiction su Giuseppe Di Vittorio. Avevo letto che la fiction sul grande sindacalista sarebbe stato in bilico fra melodramma e western. Forse c’era molto melodramma (?) ma non c’era certo il western, naturalmente il grande western. Ecco ho l’impressione che il nostro cinema, la nostra tv civetta con i generi. Leone invece era capace di reinventarli. Ed è proprio questa la sua lezione più significativa. Siete d’accordo?
Italo
Caro Lodovico il Moro, mi fa piacere che hai ricordato “Giù la testa”, credo che sia tra i migliori film di Leone. E’ del 1971. Risente della contestazione che circolava nel mondo e soprattutto propone il tema della rivoluzione, un tema tornato ad essere impetuosamente di attualità ovunque e specie nel Sud America, sulla scia di Fidel Castro,Che Guevara e altri…sulla scia di Mao in Cina…Leone cita Mao: “La rivoluzione è un atto di violenza”. Fu una ubriacatura, quella del maoismo in Occidente come sappiamo, e Leone a mio parere insiste magari fin troppo sulla scarsa comprensione di cosa vuol dire “rivoluzione”… soprattutto nei paesi del cosiddetto benessere. Buon giorno, Italo
Ehi, io sono un grande fan di Leone. Ottimo post e complimenti a Moscati per il libro. Adoro la sequenza del duello tra Harmonica e Frank di C’era una volta il west.
Alberto, d’accordo. I film di Leone sono fatti spesso di scene memorabili, di grande effetto. Magari i ritmi ci arrivano oggi in contraddizione a quelli cui ci ha abituato la tv. Ma è proprio questa la lezione del regista: scomporre il tempo a suo piacimento, come suggerimento allo spettatore di stropicciarsi gli occhi e imparare, anzi re-imparare a guardare…
Sergio Leone era l’epica del western,i primi piani eccessivi e per questo grandi sui visi solcati dalle rughe e dal sole di Clint Eastwood,gli sfondi della vera Monument Valley e poi scusate ma io non riesco a non associarlo alle musiche di Morricone,secondo me è stato un matrimonio perfetto che difficilmente si è ripetuto nella storia del cinema italiano. Non sò se perchè è l’ultimo,o per questioni di età- ero più grandicella -ma io sono affezionata a “C’era una volta in America”,un capolavoro,il sorriso di De Niro e la bravura di Woods, e il fior fiore dei doppiatori italiani. Di tanto in tanto lo rivedo ed è sempre un’emozione!
Dopo di lui,piccole storie,magari anche interessanti,ma lo sfondo non è più lo stesso,gli altri hanno attinto il genere è forse scomparso,mutato in altro.Io lo paragono al Kurosawa delle storie dei grandi samurai.
Magari Moscati ci può dire di più su un parallelo fra lo stile di Leone e il grande cinema internazionale.
un caro saluto a Maxime per questo nuovo viaggio virtuale mei ricordi 🙂
“Imbrigliare”il lavoro di Sergio Leone in un genere, come fu fatto, è sbagliato e riduttivo. Il suo cinema respira largo né più e né meno di quello di altri ottimi realizzatori. Basti rivedere la scena proposta (il duello finale de C’era una volta il west) per rendersene conto. I movimenti della cinepresa: ampi, fino ad arrivare al primissimo piano degli occhi di C.B. Quasi il ritmo di un respiro, di vita che pulsa e morte in agguato. Qui non è spaghetti-western, qui è amor di macchina, non sono inquadrature, sono racconto, storia. Sono il suo dire. / Personalmente mi piace segnalare l’Amapola da C’era una volta in America e le due sequenze di inizio e fine della medesima pellicola. La colonna sonora (tutta) e in particolare i titoli di testa de Giù la Testa. E le espressioni dell’anziano nello spezzone de Per un pugno di dollari. A proposito, la voce italiana di Eastwood è di E.M. Salerno, se non erro. Buona giornata a tutti.
Mi sono sempre chiesto come ha fatto Leone ha imporre il suo (ottimo) cinema anche agli americani, soprattutto considerando che il filone west è proprio americano. E’ come se avesse battuto gli americani sul loro terreno di gioco. Difficile che di ripeta qualcosa del genere.
Rispondo a Enzo, molto stimolato da quanto hanno scritto Francesca e Renata, di cui condivido molte cose. Leone, per riassumere, ha portato nel cinema mondiale un respiro alto, riflessivo, esteticamente innovativo, partendo da dati diffusi, noti, consapevoli alla gran maggioranza del pubblico, ovvero lo sfondo identificato ma metaforico come una piazza dechirichiana, i personaggi caratterizzati sì ma senza nome nè patria che lottano con quel mistero che si chiama mistero, infine la musica di Morricone che è di respiro melodrammatico (pucciniano) e però coltivato dalle ricerche musicali d’avanguardia (anche facile all’orecchio)…
per italo moscati.
in questo momento il cinema di sergio leone come viene considerato in america? e in europa?
è più apprezzato all’estero o in italia?
le opere di Sergio Leone erano la vera “New Italian Epic”
Mara, i film di Leone sono molto amati in America, ero a New York in più riprese e ho potuto constatare che le televisioni non fanno che trasmettere questi film…e poi basta pensare a Clint Eastwood, e ai suoi ottimi lavori, per capire quanto l’America deve al cow boy con sigaretto e mulo creato da Leone…
In effetti, Filippo 2. L’epica di Leone sta a cavallo fra quella del cinema italiano, le cui palafitte erano nel muto; e poi nel neorealismo che deve molto a registi come Blasetti o Visconti formatisi nel periodo del ventennio della nuova Cinecittà…Leone non ha nè la retorica nè il melò del neorealismo e dei suoi cascami, ha lo stupore e la franchezza di un cinema che non cade nelle trappole dei sentimenti troppo collettivi, troppo privati…
Sergio Leone è stato uno dei miei registi preferiti. In lui ho riscontrato uno straordinario equilibrio che si rifletteva anche nelle pellicole, ben diverse dai numerosi spaghetti western del nostro cinema. Penso di aver visto tutti i suoi film, un po’ al cinematografo, un po’ in televisione.
La risposta al secondo quesito l’ho già data: le pellicole odierne non sono equilibrate, ci sono continui eccessi che senz’altro sono di forte impatto, ma poi nella loro ripetitività ti fanno dimenticare a breve quel che hai visto. La cosa è ben diversa con i film di Leone, di cui riesco a ricordare moltissime scene e poi, credetemi, la colonna sonora, per lo più di Ennio Morricone, si sposava sempre perfettamente con la trama e con le sequenze.
E’ difficile dire quale dei suoi capolavori mi sia rimasto più dentro, ma credo che Giù la testa sia quello che al solo pensarci mi provoca brividi di commozione.
Se devo scegliere una sequenza particolare, che più mi ha colpito, è proprio in Giù la testa, con Villega (Romolo Valli) che tradisce per paura. Ci sono chiaroscuri che lo mettono in luce mentre soffre per il suo gesto, un uomo improvvisamente solo, che ha tradito anche il Villega idealista, e che sta già maturando il riscatto che avverrà con il suo sacrificio.
“L’epica di Leone sta a cavallo fra quella del cinema italiano, le cui palafitte erano nel muto;” In effetti nella sequenza del duello Harmonica/Frank il parlato lo si conta in una manciata di secondi: dell’uomo impiccato si vedono muovere le labbra, ma non esce suono; le espressioni di C. Cardinale e J. Robards non hanno voce; a parte i passi di C.B. verso Fonda c’è soltanto quel ” Chi sei?” finale e il rumore dei colpi di pistola poco prima. 9:04 dove il silenzio prevale, dove il regista è tutt’uno con la macchina, non è l’occhio della cinepresa ad accompagnarci, ma lo sguardo di Leone. Muto. Sguardo che non muove a caso (dove piglia, piglia e allora sì che lo si confinerebbe in un genere) ma che ci dice più di un dialogo perché sono i suoi occhi a narrare. Quanti altri sono riusciti nell’intento? Non molti.
Vi scrivo due citazioni prese dal libro di Richard Schickel, “Clint Eastwood – L’uomo dalla cravatta di cuoio”, prefazione a cura di Gianni Canova, Sperling & Kupfer Editori, 1999.
Fui totalmente affascinato da… Hollywood… devo aver visto almeno trecento film al mese per due o tre anni. Western, commedie, film di gangster, storie di di guerra: tutto quello che mi capitava a disposizione.
(Sergio Leone)
Robert De Niro si butta nel film e nel ruolo assumendo la personalità del personaggio con la stessa naturalezza con cui uno potrebbe infilare un cappotto, mentre Clint Eastwood indossa un’armatura e abbassa la visiera con uno scatto rugginoso. Bobby, prima di tutto, è un attore. Clint, prima di tutto, è un divo. Bobby soffre, Clint sbadiglia.
(Sergio Leone)
Conoscevo la citazioni. Ma mi permetto di osservare che se vedeva tanto cinema americano, e faceva bene, Leone era un profondo conoscitore del cinema italiano e non solo perchè suo padre, in arte Roberto Roberti, era un regista e sua madre una attrice del muto…un artista capace di fare sintesi con talento…
credo di averli visti tutti, compresi i primi mitologici. però mi pare impossibile paragonare “c’era una volta in america” a “per un pugno di dollari”, tranne che per il fatto (come qualcuno ha detto) che con leone siamo davvero nella new italian epic.
e poi un aneddoto ridicolo.
Sergio Leone abitava vicino a casa mia. Una volta (io diciannovenne) lui uscì dal parcheggio con la sua Roll’s e urtò la mia 500 targata Cartagine 1. Scese, mi chiese scusa e si offrì di ripararmi il fanalino. “Lasci stare – le dissi – ma non si aspetti che io le ripari la Roll’s”. Mi offrì da bere e ce ne andammo.
Bello Enrico, due personaggio da film romantico, altro che un pugno di dollari…
due citazioni su Leone:
* Leone era provvisto in egual misura di un grande senso dell’umorismo e di una tendenza alla visionarietà. Era estremamente naturale. Non aveva paura di fare qualcosa di nuovo. (Clint Eastwood)
* Per me, il cinema è proprio lui: Sergio Leone. Amava davvero questo lavoro, questo gioco, questa meravigliosa finzione: amava il prodotto finito, e la vita di set. Amava moltissimo gli attori. Amava il cinema e viveva per il cinema. (Claudia Cardinale)
se non sbaglio Leone piace molto a gente del calibro di Tom Cruise……..
Grandissimo Leone, grande creatore di un vero cinema epico, attraverso la reinvenzione del western (donandovi nuova linfa) e finendo con un film che vale da solo tuttti i Padrini di questo mondo: C’era una volta in America. E passando per Giù la Testa, che è un altro capolavoro imperniato sulle rivoluzioni, sugli idealisti e sul popolo che va a finire a combatterle, spesso a sua insaputa e suo malgrado. Rod Steiger è meraviglioso in questo film.
Anche il suo modo di vedere la guerra (vedi Il Buono, il Brutto e il Cattivo) in qualche modo prefigura un certo modo di trattarla di un cinema a lui posteriore (Il soldato Ryan?).
Scene memorabili? La delazione di Romolo Valli nel camion, sotto la pioggia e tra il movimento del tergicristallo, è un esempio che è stato fatto e che mi trova d’accordo. Comunque troppe, in ciascuno dei suoi film, e in tutte la musica di Morricone ne costituisce elemento fondamentale e irrinunciabile.
Immagini e commento sonoro (specie durante l’uso dei rallenty) diventano un tutt’uno, una fusione perfetta, specialmente a partire da C’era una volta il West (ma in parte anche prima) e raggiunge con C’era una volta in America una vetta di perfezione difficilmente raggiungibile, forse mai eguagliata.
Chissà che sarebbe venuto fuori dal mai realizzato Stalingrado.
A mio avviso, Leone era una persona che vinceva le scommesse impossibile, infatti non aveva nessuna spocchia ideologica e nessuna pretesa di fare parte di salotti chic con brame di potere…Stalingrado sarebbe stato un grande film, adesso prima o poi ci proverà Tornatore che da anni sogna di girare sullo stesso argomento…
La mosca catturata con la canna della pistola durante i titoli di testa di “c’era una volta il west”:bearsi di quel ronzio.Ascoltare l’acqua gocciolare sul proprio cappello; e poi,soddisfatti,dallo stesso cappello berla. L’ossessivo cigolare delle pale di un mulino (era un mulino? vado a memoria) e altro,altro ancora (non è che l’inizio.) : questo è filmare il silenzio,riuscire a rendere indimenticabili esistenze che presto l’angelo della giusta morte Bronson cancellerà.
Ellenio, grazie davvero. La musica nei film di Sergio non è soltanto quella di Morricone, è la partitura dei suoni scritta dallo stesso Sergio e dai suoi fonici, ecco quel che si dice un artista in modo completo…
artista, ben detto: Leone,Fellini;e,almeno in Italia, pochi, pochi alri. Adesso poi soltanto storielle filmate.
E allora parliamo di artisti. Perchè non ce ne sono più? Perchè Leone è stato uno degli ultimi? Le risposte possono essere tante. Io per ora ne propongo una sola, volutamente provocatoria: i registi, gli autori si dicono artisti (spesso hanno almeno il pudore di tacere) sono oggi dei veri e propri impiegati, neanche dei professionisti. I produttori liberi sono pochi. Le tv sono più potenti, hanno i loro piani e cercano solo fiduciari. Vogliono gente da sportello: che faccia sissignore e produca santini o mini icone. Ai tempi di Leone ci volevano due p…così e con il produttore (che voleva guadagnare) si creavano tenzoni memorabili, se non altro perchè il produttore-padrone cercava di capire e sapeva che l’artista remava con lui…
Vi ringrazio tutti per i numerosi commenti (peraltro tutti molto affettuosi nei confronti di Sergio Leone).
Un ringraziamento speciale a Italo Moscati per i suoi ripetuti interventi.
Forse tra voi c’è qualcuno che è intervenuto per la prima volta. Nell’eventualità… benvenuti a Letteratitudine!
E comunque, grazie mille a: Lodovico Il Moro, Alberto, Francesca Giulia, Renata Maccheroni, Enzo, Mara, Filippo 2, Renzo Montagnoli, Vince, Enrico Gregori, Mario, Carlo S., Ellenio.
@ Enrico Gregori
Sei un uomo fortunato! C’è gente che avrebbe fatto carte false per essere investita dalla Roll’s di Sergio Leone.
Hai adeguatamente conservato il fanalino rotto?
Potresti metterlo all’asta…
😉
Scherzi a parte: bell’episodio.
@ Italo Moscati
Parlaci un po’ di questo tuo libro.
Quand’è che ha deciso di scriverlo? Hai qualche aneddoto particolare da raccontarci?
@ Italo Moscati
Potresti inserire, tra i commenti, qualche brano di questo libro?
Qualcuno particolarmente significativo, magari (solo se possibile…)
Caro Massimo grazie a te che hai avuto l’idea di partenza. Penso che lo scambio di commenti, senza nostalgie, stia occupandosi di un tema finora sotterraneo nello spettacolo e nella cultura italiana, compresa la letteratura che ti sta a cjuore, Massimo. Il punto mi pare questo: la produzione di opere non è poca, gli esordienti sono in aumento dovnque, gli editori e i produttori non mancano, nè mancano le occasioni di presentazione e proiiezine. Quel che manca è uno, due, insomma quelle figure che sorprendono e tengono alto il livello. Persino Saviano mi pare scomparso. Lo hanno spaventato? Di Gomorra ce n’è una sola. E’ un caso. Ai tempi di Leone c’era Leone e c’era odore d’artisticità almeno, adesso non c’è neanche l’odore, e persone come Leone non ci sono perchè si sono inaridite le fonti…di ricerca e sopratutto di pensiero!
Ancora una domanda per te, Italo.
Il tuo libro si intitola: “Sergio Leone: quando il cinema era grande”.
Quand’è che il cinema (italiano) ha cominciato a non essere più grande?
Però, Italo, prima citavi Tornatore…
A proposito di produttori…
tempo fa un altro addetto ai lavori mi diceva che uno dei problemi grossi del cinema di oggi è la mancanza (o la scarsa presenza) di produttori indipendenti di rilievo e l’eccessiva concentrazione nelle mani di Rai e Mediaset.
È così, a tuo avviso?
Massimo, parlare del mio libro? Mi imbarazza. Ma butto lì una indicazione sul sottotitolo che dice: Quando il cinema era grande. Cosa vuol dire il libro? Che, a parte gli ombelichi, cinema e tv guardano sempre la stessa cosa e privilegiano testi o show o programmi in cui tutti se la tirano ma restano piccoli piccoli. Il cinema era grande con Leone, e pochi altri (la commedia all’italiana), perchè aveva un sostegno artistico fortissimo nei suoi quadri, tecnici, attori, scenografi, costumisti…Erano, i più bravi, che non erano pochi, dei veri e propri positivi maniaci…Provate a stare attenti alla confezione, alle sceneggiature…provate…contesti gracili per testi mini-minimalisti, altro che epica…
Non essere in imbarazzo a parlare del tuo libro, Italo…
Se qui anche per questo:-)
Offrici un brano, su…
Tornatore ha avuto molte opportunità e le ha talvolta sciupate ma è fra i pochi, pochissimi che ha le qualità tipiche di un Leone, intanto una forte ambizione insieme a uno sguardo ampio, alto, persino presuntuoso…mi diceva Strehler, ai tempi della sua mirabile “Opera da tre soldi”, se non presumessi, se non fossi aiutato dalla presunzione non avrei mai potuto lavorare…ambizioso, presuntuoso sì ma anche abili, edotti, preparati, curiosi, capaci di scegliere i migliori…
I produttori indipendenti lo sono in genere quando sono alle prime armi, poi quando entrano nel giro si perdono in genere o si mimetizzano,potre fare dei nomi, ma per carità di patria…
Mi scatenate. A proposito del mio libro. Arriva dopo quelli dedicati ad Anna Magnani, Vittorio De Sica, Pasolini, Valenti & Ferida,Sophia Loren…quello su Leone, essendo l’ultimo uscito (sto lavorando a un Fellini e ad un Hitchcock), lo carico di riassumere le “puntate” precedenti…voglio ricordare anche il libro “I piccoli Mozart” su Wolfi e Nannerl nella loro prima tourneè (a 5 e 9 anni) di tre anni da Vienna, a Parigi, a Londra e ritorno…cosa c’entrano i Mozart…semplice: sono un cacciatore di talenti e delle loro storie…non si dà artista senza storia e storie…
Facci assaggiare qualcosa del libro su Sergio Leone…
Poi citerò qualche brano, va bene…
Benissimo, Italo. Attendiamoi tuoi brani, allora…:-)
Io, per il momento, devo chiudere qui. Ne approfitto per augurare una serena notte a te e a tutti gli amici che ci leggono.
Ecco un brano: “Così è nel finale della notte veneziana: Deborah e Noodles sono in auto sulla via del ritorno. Tornano in America.L’auto sfreccia su una strada lontana chilometri dal Lido veneziano e dalla festa a due. La melodia si è perduta nel buoio. ‘Amapola’ si dissolve. Nel dramma di uno stupro. Nell’urlo di Deborah”…
Secondo brano. “Frank, quando prende con la forza il corpo di Jill, si stende su di lei- sessantatrè lui, ventinove lei-, e mormora parole di minaccia e di paura, riesce a comunicare solo un senso di rassegnata ammirazionr e impotenza. La violenza su quel corpo, a cui viene lasciata l’opportunità di sopravvivere, è una bizzarra dichiarazione d’amore, ma in questa dichiarazione c’è comunque la consapevolezz di una sconfitta. Chi conosce l’amoreb non può essere misogino”.
@Italo Moscati
di Sergio Leone conosco solo “C’era una volta in America”: lo trovo molto bello.
A me piace la scena in cui lei, l’attrice di teatro, la ragazza di cui Noodles è sempre stato innamorato, sul finale del film, lo riceve nel suo camerino, dopo lo spettacolo, e parla con lui mentre toglie il trucco bianco dal suo viso. Mi ricorda quella in cui Madame de Merteuil-Glen Close ( ne “Le relazioni pericolose”) compie la stessa azione di “svelamento” di fronte a uno specchio.
Ma cercherò anche il libro sui Mozart…non vorrei perderlo. Neanche quelli su Hitchcock e Fellini.
Grazie Roberta. Anche a me piace molto “C’era una volta in America” con quella scena che lei ricorda e che rimanda forse a un’analoga scena del romanzo di Theodore Dreiser, “Nostra sorella Carrie” a cui Leone può essersi ispirato.
Mi permetto di segnalare che stasera alle 1.10 su Rai3 la quarta e ultima puntata del mio racconto “Donne & Donne” (le puntate sono andate e andranno in onda più volte su Rai Storia).
Infine, sabato alle 11.04 su Radio1Rai la settima puntata di “1989: il crollo del muro”, la prossima settimana ottava e ultima puntata della prima serie…
Carissimi amici,
quante verità in queste parole che il buon Massimo Maugeri propone alle nostre intime riflessione.
Immagini e suoni che contribuiscono a tenere vivo l’interesse dello spettatore, ma soprattutto a generare tante sentite emozioni E’ in queste pellicole che la simbiosi musica-immagine raggiunge i suoi livelli espressivi più alti, provocando emozioni indimenticabili.
Dall’espressiva tragedia greca, dai meravigliosi melodrammi con vibranti liriche espressioni, al cinema, a quella realtà sonoro/visiva. Sergio Leone, come tanti sono dei grandiosi artisti di quell’arte espressiva che attraverso le immagini e le ispirate musiche ci trasportano con inconsapevole celato sentimento, indietro nel tempo, nel nostro scordato caro passato.
C’è tanto da imparare, dai grandiosi e saggi maestri apparsi in ogni tempo. C’è tanto da imparare anche dai nostri e dagli errori altrui, basta porseli nella propria coscienza per scoprire che anche noi siamo stati e siamo attori di tante assurde parti che corrispondono a dimensioni che l’essere porta dentro di sé dalle proprie esperienze, dalle proprie memorie passate. Questo c’induce a comprendere e a capire la legge evolutiva anche attraverso l’oscuramento dell’anima che per un principio ascensionale ed evolutivo passa alla luce, alle verità e alla libertà dell’essere e si comprende che anche noi siamo passati, abbiamo vissuto quell’assurda esperienza. In questa visione non si prova più riluttanza, negazione o rifiuto ma compassione per una crescita interiore che è in cammino.
Se solo capissimo che LA STORIA SIAMO NOI. Se solo capissimo che siamo stati noi stessi a scrivere tante pagine di storia attraverso tantissimi personaggi, tantissimi attori che in tantissimi film hanno interpretato delle parti, dei dimenticati ruoli anche dispiacevoli? Credetemi è anche possibile ricordare, basta sedersi su una sedia, lasciarsi abbandonare a quel silenzio interiore, ad intercalarsi nel ruolo di quell’impersonale consapevole spettatore che è dentro di noi. Vedrete che con molta spontanea critica visione si vedrà, si udirà, si sentirà e si capirà l’agire, il dire e il fare nel nostro stesso atto o dramma in quel particolare ruolo nei panni di quell’attore che stiamo personificando. Tutto questo per innalzare quella visione, quella consapevolezza al quel vero regista che è dentro di noi, nel nostro essere, nel nostro cuore, nella nostra anima, nel nostro spirito immortale. Il vero autore e conduttore di tutti quei film che ci parlano d’Infinita Vissuta Vita.
Scusatemi carissimi amici per queste mie inusuali affermazioni, ma spontanee nascono da quel mio infranto/ridestato cuore che già li ha contemplate e scritte.
mitico sergio leone.l’aneddoto sul dettaglio dello sperone è la prova della sua professionalità
condivido quanto appena scritto da Roberta, anche per me il film che ho preferito è “C’era una volta in America”.
A me non piacevano particolarmente i western, eppure i suoi mi incantavano, avevano un che di “filosofico-quotidiano” che rendeva ogni scena o battuta interessante artisticamente e umanamente.
E, ovviamente, si intuiva la mole di impegno professionale che c’era dietro tutto quanto.
L’averne scritto, mi pare impresa epica, e faccio i miei complimenti all’Autore.
Terzo brano del libro. “Per un pugno di dollari”…nella sceneggiatura originale Joe, l’uomo senza nome, doveva comparire in apertura del film in sella a un asino. La negazione del classico destriero protagonista meraviglioso di centinaia di western. Il cinema delle migliori razze e scuderie. Nel film però l’asino non c’è. Leone lo sacrificò. I produttori censurarono l’asino ma non la scena. A sostituire l’asino non fu un cavallo, bensì un mulo, una bestia operaia, dalle orecchie pelose come un cane setter…
Ma siamo sicuri che il cinema italiano stia andando così tanto male?
E Gomorra? E Il Divo?
E Muccino che è entrato nel cuore di Hollywood?
Certo, Sergio Leone è Sergio Leone. Per carità.
È un grande. Un mito. Come per altri versi lo è Vittorio De Sica, per es.
E poi c’è Tornatore, certo. Chi si dimenticherà mai Il nuovo cinema paradiso? Secondo me è una delle pellicole più belle della storia del nostro cinema.
Tornando a Leone sono molto legato a C’era una volta il West.
Scusate. Preciso che non sono il Raffaele del commento pubblicato alle ore 11:05 am. Trattasi di omonimia.
Non mi picchierete per le mie risposte?
Di Leone ho visto tutto, alcuni film più volte e nell’insieme con piacere. Però però però.
1) Nessun dubbio: era bravissimo nella sintesi di montaggio e sonoro (alcune sequenze, ad esempio il triello alla fine del BUONO IL BRUTTO IL CATTIVO o l’avvio di C’ERA UNA VOLTA IL WEST sono eccezionali e hanno influenzato molto cinema degli anni seguenti). Ma quanto conta immensamente la musica di Morricone nella riuscita delle opere leoniane?
2) L’estetica della violenza fisica, del cinismo morale e del calligrafismo estetico (che Leone contribuì a mettere in scena e a rendere pop) ha fatto danni incalcolabili: alla lunga ha creato guasti gravissimi.
3) Tra un regista come Sergio Leone e uno come Clint Eastwood c’è (a mio parere) un autentico abisso, tutto a favore del secondo.
4) Insomma, se posso dirlo: i film di Leone li rivedo (di tanto in tanto) con un certo piacere (non tutti…GIU’ LA TESTA ha una retorica e un trombonismo insopportabili). E mi era pure simpatico. Così come amo i film di “serie B” o di “serie C” (da John Woo a Mario Bava, da Lucio Fulci al primo Dario Argento). Però fare di Leone un gigante della storia del cinema mi pare davvero esagerato.
E adesso sfidatemi pure a duello.
(Io sto con Clint Eastwood)
Luciano, non ti picchierà nessuno. Farò da garante io, tranquillo.
Anzi, grazie mille… dài nuova linfa alla discussione.
@ Carlo S. e Luciano
Carlo ha scritto: “Grandissimo Leone, grande creatore di un vero cinema epico, attraverso la reinvenzione del western (donandovi nuova linfa) e finendo con un film che vale da solo tuttti i Padrini di questo mondo: C’era una volta in America. E passando per Giù la Testa, che è un altro capolavoro imperniato sulle rivoluzioni, sugli idealisti e sul popolo che va a finire a combatterle, spesso a sua insaputa e suo malgrado. Rod Steiger è meraviglioso in questo film.
—
Luciano ha scritto: “i film di Leone li rivedo (di tanto in tanto) con un certo piacere (non tutti…GIU’ LA TESTA ha una retorica e un trombonismo insopportabili)
***
La vostra “gemellitudine” finisce qui…
🙂
Ringrazio anche gli altri amici per i nuovi commenti.
Ringrazio Italo Moscati per gli “assaggi” libreschi che ci ha elargito.
C’è qualcuno che ha voglia di rispondere (simpaticamente) alle perplessità di Luciano Comida?
@luciano io non ti sfido perchè sono una signora,però come ho detto nel mio commento umilissimo la musica di morricone è stata la moglie perfetta per i film di leone….e sappiamo quanto sia importante una brava compagna di vita per far fare bella figura ad un uomo :-)))
leone è stato maestro di un genere,ma il parallelo con Clint non si può fare: sono figli di due tempi molto diversi, è chiaro che i film di clint hanno una sceneggiatura più struttura anche perchè è il messaggio sottinteso che è differente,ccredo se penso a mistyc river ad esempio, sarebbe satto impensabile che leone affrontasse quelle tematiche.Leone rappresentava il grande western e lo ha fatto alla grande, ma te lo vedi tu a girare un film come “i ponti di madison county”?
poi in c’era una volta in america credo che abbia saputo affrontare benissimo temi più intimi e profondi pur lasciando uno sfondo epico di storia di gangsters americani.
scusate se scrivo tutto minuscolo e un pò sconclusionato.Sto stanchina…
p.s.comunque clint non è solo bellissimo tutto rugoso e col sopracciglio intenso,ma i suoi film fanno piangere di commozione,tipo million dollar baby e anche la storia d’amore esce dallle sue solite banalità.
au revoir
figli di tempi diversi non per l’età anagrafica, ma perchè clint eastwood è approdato molto molto più tardi alla regia e se non era per sergio leone i primi ruoli importanti non li faceva.
buonanotte
Bene.Leggo commenti che meritano altri commenti. Mi ci proverò. Sono a Venezia, all’Ateneo Veneto hanno presentato il mio film doc sul futurismo e i futuristi (Marinetti e Majakowskij). Domani 19, sempre a Venezia, alla Casa del Cinema, Palazzo Mocenigo, San Stae, comincia una mia personale, si comincia alle 18 con “Passioni nere” alle 21 di nuovo “Passioni nere”, ci sarò proprio alle 21. Chi vuole, è invitato…
Poi proseguiamo con Leone. Grazie Raffaele, Francesca, Luciano,Massimo che ha avviato i ns dialoghi, grazie davvero…se poi volete qualche altro assaggi, ci riprovo…
Sergio Leone è stato un grande perchè ha mutuato dal cinema americano un genere di film “easy listening” e l’ha integrato ed impreziosito con le considerazioni sulla vita ed il destino delle persone ( il bene ed il male) e con un recitativo e delle immagini che valorizza il carattere dei personaggi che solo lui era in grado di evedenziare, ( Clint Eastwood è diventato un grande anche grazie a Leone). La scena a cui sono più legato è quella di “Per un pugno di dollari” in cui Eastwood, armato di pistola, dopo aver ucciso in duello Volontè, armato di fucile, riflette e dice: – come vedi non sempre un uomo armato di fucile ha la meglio su uno armato di pistola!, vero e proprio elogio dell’intelligenza.
Il film a cui sono più legato è ” C’era una volta in America”per quell’atmosfera crepuscolare di cui è pervaso e che contrasta con la violenza che sembra essere il filo conduttore del film. Eppoi la Cardinale in quel contesto crepuscolare vale da sola il prezzo del biglietto.
Saluti
Caro Luciano Comida rispetto la tua opinione ma non la condivido. Come ha scritto Luca Nencioni ‘Clint Eastwood è diventato un grande anche grazie a Leone’.
Io vado oltre.
Secondo me Eastwood attore (e di conseguenza, in seguito, regista) non sarebbe mai venuto fuori senza Sergio Leone.
non vado pazza per i film western. ma pensandoci mi arrivano in mente immagini dei film di leone e non dei registi americani.
secondo voi è meglio clint eastwood o john wayne?
meglio il primo, secondo me.
ciao
A me (che alcuni commenti fa ho mosso delle critiche al cinema di Leone) piace tantissimo il western. E non mi dispiacciono nemmeno certi western italiani (perfino alcune cose con Bud Spencer e Terence Hill). E non nego affatto che i film leoniani abbiano fascino e contengano sequenze eccezionali, che hanno insegnato molto a molti. Però ribadisco che nell’insieme l’opera di Sergio Leone non mi pare all’altezza di Ford, Walsh, Hawks, Eastwood, Zinnemann, Daves, Walsh, Peckinpah, Sturges e così via.
SU CLINT EASTWOOD: la sua progressiva maturazione dimostra che intelligenti non si nasce ma si diventa. E testimonia pure dell’innegabile talentaccio di Leone, che ebbe un ruolo decisivo nella crescita dell’americano.
mi pare che fu proprio Leone a dire che il repertorio di Clint come attore si riducesse a due espressioni: sopracciglia alzate,sopracciglia abbassate,o una cosa del genere,non ricordo bene…
Forse, Filippo 2. Ma movimenti di sopracciglia come quelli, valgono una carriera.
Grande Clint!!!!!
Amici, il tema western è delicato. Lo usano a sproposito dimenticando che in molti casi, nei migliori di casi comunque, ha raccontato in modo spesso mirabile l’epopea americana…Billy The Kid e altri banditi al centro della galleria del western…noialtri con le fiction en plein air e qualche bue o maialetto circolante subito citiamo il western e John Ford s’incazza, figuriamoci Leone che viene considerato colui che ha ridato vitalità a un genere che è decaduto da anni a casa sua…
A proposito di sopracciglia, ok per Clint ma come non ricordare quelle, taglio d’occhi compreso, di Lee Van Cleef altro attore americano valutato e rilanciato da Leone? Sostengo una tesi nel libro: i tagli d’occhi e del viso nei film di Leone hanno inventato o reinventato il cinemascope…ecco cos’è la tecnica, lo sviluppo di una idea estetica…
Per la precisione, la frase di Leone su Eastwood era (confermi se vuole, e soprattutto se ho ragione, Italo Moscati, a cui va tutta la mia grande stima e gratitudine per il lavoro di chi si dedica con competenza e amore al cinema “popolare”) era:
“Clint ha due espressioni. Col sigaro e senza”
scusate ma la frase di Leone su Clint non era “con il cappello e senza”??
dai Moscati dici chi è più preparato…. 🙂
Allora, cari scolaretti:…quando incontravo Leone, specie dopo quando ho desiderato scrivere un libro su di lui, non gli chiedevo certo se la sua battuta sulle espressioni (con o senza cappello, con o senza sigaro) era questa o quella…non ne abbiamo mai parlato…ma ho fatto a suo tempo le ricerche (Sergio era già in paradiso c’era una volta) e ho deciso, sulla base del numero di citazioni e della autorevolezza dei citazionisti che la battuta più valida è :con o senza cappello…se avete scommesso una cena o qualcosa d’altro però vi consiglio di spartire il costo a metà, da affezionati clubbisti leonini…
HO VINTO IOOOOO! 🙂
mi basta la gloria…
Complimenti Francesca…fumiamoci un sigaro!
Beh, la gemellitudine tra me e luciano non è proprio totale, dici bene Massimo. Io amo Leone immensamente e non condivido le sue perplessità. Leone ha portato un certo tipo di cinema “epico” (e forse ha giovato alla sua formazione cimentarsi inizialmente con i Kolossal) ad una grandezza unica senza mai perdere di vista la facilità di lettura, la “leggibilità” e quindi la popolarità (in senso positivo) delle sue storie. Eastwood è un grande regista, autore di film talvolta meravigliosi, se vogliamo più eleganti e sofisticati (soprattutto per il “taglio” e lo stile, secco, asciutto, molto più moderno e privo di concessioni), ma proprio in questo sacrificando la “leggibilità popolare”, secondo me indispensabile per una vera e propria epica.
Per questo lo trovo “minore” rispetto al suo maestro, che ha saputo sincretizzare nella sua opera il cinema del passato con quello del suo presente, sviscerando fino in fondo le possibilità che il mezzo poteva offrire adattandolo alla sua idea di cinema, creando qualcosa di nuovo che era la sintesi della storia del mezzo fino allora. Un po’ come Bach per la musica fino al settecento.
vada per il sigaro ,ma cubano e con un rum invecchiato 25 anni….
ih ih.
Caro Moscati,
chissà quanti aneddoti avrà accumulato a seguito dei suoi incontri con Leone. Ce ne racconterebbe qualcuno?
Caro Carlo S, mi piace la tua lettura e credo che tu abbia ragione. Anzi aggiungo che il tempo presente prevede un cinema popolare in regresso (sostituito dalla fiction tv) e un cinema elitario (Moretti & C) e una tv di nicchia che sopravvive alla ondata generality…Leone era riuscito in una sorta di quadratura del cerchio, adesso non ci prova più nessuno…
Alba, avrei voglia di fare l’impertinente. Sono giorni che giro l’Italia e dire con molta umiltà gli aneddoti, molti, li ho messi nel libro, e ti invito a leggerlo. Ma ho qualcosa ancora da aggiungere e ti ringrazio, ci proverò nei prossimi giorni quando avrò smaltito un pò di girongiro…a presto…
Ho scritto generality e non reality come avrei dovuto, ma il lapsus è espressivo più del cappello o del sigaro del grande Clint perchè fa raccoglie in una sorta di neologismo la situazione ambigua della , anzi delle tv di oggi…
Un altro brano dal libro. “Il suono di un’armonica a bocca, di un fischio interminabile, di una voce di donna-le colonne sonore di tanti film-resistevano tenacemente. Mi piace pensarlo: quelle note entreranno la notte del 9 aprile 1989 nella casa dei Leone mentre Sergio e la moglie Carla guardavano il film di Robert Wise, “Non voglio morire”.Sergio disse:’Non mi sento tanto bene'”…
Caro Massimo, commenti vivaci spiritosi (anche) a cui ho cercato di dare un controcanto. Sto tornando a Roma da Venezia. E agli amici e a te, interessati a Leone, comunico che la Tv Svizzera Italiana mi ha chiesto insieme a Claudio Mancini e altri leonofili di partecipare a una trasmissione sul regista il 15 aprile prossimo….
Alla prossima…
Caro Massimo, conoscendo Italo e il suo bel lavoro, su Leone ti segnalo anche il mio “Sergio Leone. America e nostalgia” (Edizioni Falsopiano 2005), in ri-edizione per quest’anno debitamente arricchito di testimonianze e contributi vari (critici e creativi), tra l’altro con postfazione dello stesso Moscati.
Un saluto, grazie
Roberto Donati
Cari amici, vi ringrazio tutti per i nuovi ottimi commenti.
Caro Italo,
grazie a te.
Tienici aggiornati sulla trasmissione del 15 aprile che andarà in onda sulla televisione svizzera.
@ Roberto Donati
Benvenuto su Letteratitudine!
Parlaci pure del tuo libro su Sergio Leone, se ti va. È perfettamente in tema. E poi contiene pure la postfazione di Italo. Meglio di così!
Grazie Massimo. Voglio ricordare ai leonini che è possibile ascoltare nel sito “Alle 8 dell sera” di Rai2 la mia trasmissione in venti puntate su Sergio Leone, il suo cinema, il cinema…
…naturalmente Radio2Rai, dove si possono trovare anche i miei racconti su Anna Magnani, Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, i Piccoli Mozart…
Interessante, Italo. Potresti indicarci l’indirizzo del sito?
@italo perdonatemi per un attimo la divagazione…anna magnani??che meraviglia,magari ne riparliamo in un altro post maugeriano.
Dovete andare sul sito rai, trovare radio2 e nei programmi è indicato il titolo della trasmissione “Alle 8 della sera”, il primo, e poi cliccando si va sulla pagina in cui è scritto: riascolta…
Francesca Giulia: sì Anna che ho conosciuto e a cui ho dedicato anche un libro uscito nel 2004 che continua ad avere un grande successo (edizioni Rai-Ediesse)…
Grazie ancora, Italo.
@ Francesca Giulia
Su Anna Magnani ti segnalo questo post, con conseguente discussione:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/05/i-centanni-di-anna-magnani/
grazie massimo grazie italo,grande personaggio anna magnani, complimenti per il libro anche se poi sarà un piacere leggerlo! 🙂
Salve a tutti…
Italo Moscati, grazie di essere di nuovo qui a parlare di sogni filmati…
Sergio Leone e il West: ho ancora i 45 giri originali con le musiche di Morricone!
Il carillon… inquietante oltre ogni dire. Quelle scene mi davano gli incubi da piccola…
Leone è un po’ come un autore di “grande opéra”, quel genere di opera lirica grandioso, popolare, spettacolare, ma con momenti di grande lirismo. Faccio riferimenti musicali perché l’aspetto musicale dei film mi interessa moltissimo.
Salve,
i film di Sergio Leone ho imparato a conoscerli grazie a mio padre, che è un appassionato di western e si lamenta per il fatto che adesso ne vengano trasmessi pochi in televisione. I film western di Sergio Leone sono legati alla sua gioventù, a quando da ragazzo di occupava, la sera, di proiettare le pellicole nel cinema del paese. Quei film, mi racconta, è capitato che li vedesse anche quattro volte in un giorno e non se ne è mai perso, volta a volta, nessuna riproposizione in tv, preannunciando le varie scene, evidenziando gli sguardi dei protagonisti, da grandi, a me e mio fratello. Un racconto tipo “Nuovo cinema Paradiso”. Questi sono i ricordi e le emozioni che mi legano a questi film. Quelli che maggiormente mi sono noti: “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, e “Il buono, il brutto, il cattivo”, che è quello che preferisco. Le scene migliori : la sfida finale di quest’ultimo film, come penso per gran parte degli spettatori e le immagine strette sugli occhi. Che dire poi della scelta delle colonne sonore, eccezionali!
Cara Maria Lucia, cara Patrizia… grazie mille per i vostri commenti.
Inserisco nel successivo commento il testo di una lettera che Luciano Vincenzoni – grande sceneggiatore di Sergio Leone e di altri importanti registi (tra cui Pietro Germi) – ha inviato nel 2007 a Italo Moscati.
È un testo inedito che mi ha fornito lo stesso Italo.
Caro Italo, perdonami se scrivo con la mia vecchia Olivetti, ma purtroppo la mia calligrafia è orrenda, e si è aggravata con l’età. Ho ricevuto il tuo bellissimo libro-saggio su Sergio Leone. Che posso dirti? Non trovo le parole, perciò di dirò solo “grazie”. Non l’ho letto, l’ho letteralmente bevuto…Nelle 253 pagine del tuo lavoro c’è tutta la tua vasta cultura cinematografica, c’è tutto il tuo amore per il cinema che fu, ma molto di più. C’è uno scrittore raffinato e sensibile. Il primo capitolo, “Amapola”, è l’opera di un poeta. Ho il sospetto che tu ti sia sottovalutato, in questo mondo di cialtroni tu non ti sia preso sul serio…Fidati di me…Grazie ancora….Ti lascio un saluto riconoscente.
Luciano Vincenzoni, Roma, 21 novembre 2007
Ecco… so che Italo ci tiene molto a questa lettera.
Sì ci tengo a questa lettera. Non solo perchè contiene apprezzamenti sul mio lavoro. Ma soprattutto perchè viene da un grande sceneggiatore che viene dal grande cinema italiano. Lo abbiamo invitato lo scorso anno a Civita dfi Bagno Regio- un posto incantato- e lì lui ha incantato tutti con un linguaggio franco, appassionato, diretto,lui che ha più di ottanta anni ha una freschezza incredibile. E’ stata, a detta persino di chi non si aspettava molto da un signore di età, sia pure dal passato prestigioso, una serata sorprendente e perciò indimenticabile. La pasta del Leone ha di questi effetti. Grazle Luciano, e grazie Massimo per la tua eleganza e la finezza delle tue scelte…
Ancora grazie a te, caro Italo.
Grazie davvero a Italo Moscati, che onora davvero questo salotto letterario, e grazie sempre al nostro Massimo, che ci propone sempre autori validi e prestigiosi e discussioni sempre stimolanti…
🙂
Caro Italo, ti butto una proposta. Ti andrebbe se ti faccio un’intervista per Konrad (un mensile triestino, che fa 15.000 copie a distribuzione gratuita)? Ci occupiamo anche di cinema (il nostro critico, Gianni Ursini, collabora con Nocturno, Urania, riviste spagnole). Ti lascio il mio indirizzo: luciano.comida@libero.it
Caro Luciano, grazie. Il mio numero di cell è 335.1804877. Chiamamì lunedì.
Grazie Massimo e Maria Lucia, fate parte del mondo gentile…
Oggetto: Sergio Leone su “Anelli di fumo”, libro di Ario Gnudi pubblicato da Pendragon
Mi ha colpito, nella pagina d’apertura del vostro blog del 17 marzo, l’invito ad un dibattito sul grande Sergio Leone, sulla base di un libro pubblicato di recente da Italo Moscati.
Il motivo, semplice per quanto mi riguarda, è anche duplice.
In primo luogo perché non solo ho visto (e ho in cineteca) tutti i suoi film, ma anche perché ho letto praticamente tutto ciò che è stato scritto su colui che ritengo uno dei tre massimi registi cinematografici di ogni tempo (assieme a Billy Wilder e Stanley Kubrick); naturalmente mi manca ancora il volume di Moscati, ma mi affretterò a colmare questa lacuna.
In secondo luogo perché recentemente ho pubblicato un libro anch’io (nel mio piccolo), che parla del vivere dei ragazzi degli anni ’60, della loro musica e naturalmente del loro cinema, per cui gli “spaghetti western” in quel contesto la fanno da padrone, al punto che al grandissimo Sergio ho dedicato per intero l’inizio di un capitolo (pag. 154 e seguenti).
Naturalmente , se la cosa vi interessa, sono disponibile a mandarvi una copia del mio libro ed a farne oggetto di dibattito, sia sul grande cinema che, più in generale, su un periodo della nostra società a cui mi pare di avere inteso che lo stesso Moscati non è né estraneo né insensibile: il tutto nella prospettiva di un’operazione di visibilità nei confronti delle nostre rispettive opere (soprattutto la mia evidentemente).
Se queste righe vi avranno suscitato, come spero, una qualche curiosità fatemelo sapere tramite questo indirizzo e – mail.
Con i miei complimenti per la vostra iniziativa.
Grazie!!!
🙂
Va bene Ario Gnudi (di Bologna?). Se potessi ricevere copia del suo libro dalla Pendragon ne sarei felice. Grazie in anticipo.
Ario, il mio indirizzo è via Monte Santo 14 00195 Roma, Italo
Italo, domani stesso ne invio una copia all’indirizzo indicato.
Ario
Sergio Leoni ha la caratteristica di raccontare come si raccontano le favole e per questo i suoi film sono tutti avvincenti e mi piacciono tant’ è che nella mia filmoteca( si fa per dire) ho “C’ era una volta in America” e “Per un pugno di dollari ” anche perchè in questo ultimo c’è Clint Eastwood, il mio attore preferito.Non è il caso di esprimere valutazioni dal momento che abbiamo tra noi Italo Moscati a cui è più saggio lasciare la parola.
Vorrei cogliere l’occasione per segnalare a Maugeri il libro” L’INCREDIBILE STORIA DI OLAUDAH EQUIANO,O GUSTAVO VASSA, DETTO L’AFRICANO” ed Epochè, per un dibattito che va oltre la schiavitù e coinvolge nella compra – vendita del genere umano.
A me il libro ha interessato per la forza che attribuisce all’intelligenza, motore della storia e del cambiamento qualsiasi sia il colore della pelle.
Grazie Mela. Clint Eastwood? Hai visto “Gran Torino”. Bella regia ma la interpretazione va ancora più il là…una leggenda del levare per accrescere creatività e pathos…
Sergio Leone, per me, è uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Di lui ho visto tutti gli western.
Uno dei miei film preferiti è “IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO.”, di cui faccio notare il punto alla fine del titolo, che considero un autentico capolavoro; non solo del cinema western, ma proprio del cinema in quanto tale. Nonostante sia un film molto avventuroso, ricco di inventiva e di mutamenti, rappresenta un caleidoscopio umano di sentimenti e di emozioni che, attraverso le diverse personalità dei tre protagonisti e un gioco di immagini e musica, riesce a raffigur-are in modo atipico la grande commedia umana.
Un grande opera, il cui finale è anche presente nel film “LA TIGRE E LA NEVE” di Roberto Benigni, a cui io non so resistere e che calamita sempre il mio cuore e la mia attenzione (anche quando ci incappo casualmente!).
Italo moscati
alla tua domanda “hai visto GRAN TORINO” non ho potuto rispondere subito perchè non avevo ancora visto il film. Ci sono andata oggi pomeriggio e sono fresca fresca della visione, ma per parlane ci vorrebbe molto spazio ad incominciare dal genere che sembra un western metropolitano e per passare poi a Clint E. geniale come attore e come regista.
Come regista ha saputo intrecciare fenomeni sociali attuali con un obiettivo formativo (nonostante tutto: diventare uomini); l’idea della vecchiaia come impegno a sbarazzarsi anche della propria storia personale e trasmetterla, con i dovuti filtri, alle nuove generazioni con la insicurezza giovanile che spesso deriva al giovane dal fatto di non avere nessuno alle spalle più esperto di lui che lo protegga e gli indichi la strada; la solitudine e l’solamento con l’uscita dai propri stereotipi,dalla propria quiete domestica per incontrarsi con le differenze; …. ecc ecc ecc.
Il suo rapporto con la famiglia induce a riflettere sui ruoli che svolgiamo ma che in effetti noi non siamo nè padri, nè nonni,nè soldati…ma solo cittadini del mondosorpresi continuamente dalle situazioni nuove.
Tutto ciò sarebbe potuto sembrare retorica se nello scontro finale il polacco Clint avesse sparato per primo….
Invece proprio quella scena lascia allo spettatore l’interrogativo sul paradigma dell’eroe oggi.
Come attore è sempre il grande professionista
Come uomo…..meraviglioso….virile.
Detto questo risulta anche evidente che Sergio Leone passeggia tra le scene con il megafono in mano.
Bellissima immagine la tua, Mela: Sergio Leone che passeggia…Cara, condivido quel che hai scritto. Clint è un grande cineasta. Peccato che abbia deciso di non fare più l’attore. Intanto…ho saputo che il 30 aprile ci sarà una manifestazione dedicata a Leone alla Casa del cinema di Roma…
E’ confermata la notizia. Il 30 aprile ci sarà una manifestazione dedicata a Sergio Leone. Ci troveremo in molti amici e avrò il compito di condurre. Se volete saperne di più andate al sito della Casa del cinema di Roma. Buona settimana.
Naturalmente siete invitati…
tra tutti i film di sergio leone penso che c’era una volta l’west non sia paragonabile a nessun altro, sfido chiunque a vedere 3 o 4 volte quelli della trilogia del dollaro.
Le atmosfere e sopratutto la musica sono assolutamente ineguagliabili.
Una domanda: la video Intervista a Sergio Leone (del 1984), sapreste darmi dei riferimenti, da chi è fatta, presumo per una televisione ?? ..americana.., e poi qualunque notizia è sempre gradita, sto lavorando ad una tesi su Leone….
Grazie
Caro Raffaele, grazie per aver ridato luce a questo vecchio post.
Sul video non so darti molte informazioni. Presumo anch’io sia stato fatto per una tv americana.
Buon lavoro!
Se siete interessati al Far West, c’è questo blog che non è male https://tana-dei-cowboys.com/blogs/il-blog-del-far-west