Novembre 21, 2024

117 thoughts on “CHAVEZ E LA SOCIETA’ POLITICA DELLO SPETTACOLO

  1. Il dibattito correlato a questo libro mi pare molto interessante. E attuale.
    I due autori, Luca Mastrantonio e Rossana Miranda, parteciperanno al dibattito e saranno a vostra disposizione per eventuali domande.

  2. Ribadisco i sottotemi (o spunti) scelti per il dibattito:
    – La spettacolarizzazione della politica e la società politica dello spettacolo in Italia e nel mondo.
    – La relazione tra politica e nuovi medium di massa

  3. Vi invito a partecipare nel rispetto reciproco e delle diversità di opinioni (che auspico che ci siano, altrimenti addio dibattito).
    Scusatemi se lo ripeto sempre.
    Massimo Maugeri

  4. Ringrazio Massimo Maugeri per avermi invitato a partecipare a questo forum.
    Non conosco benissimo Chavez, ma ne ho sentito parlare. So che è molto popolare in Venezuela e che ha saputo sfruttare a proprio vantaggio una serie di opportunità.
    Per curiosità, vorrei chiedere agli autori perché hanno deciso di scrivere questo libro. O meglio, qual è stato lo stimolo che li ha spinti a svolgere ricerche e a scrivere?
    A. Samperi

  5. Stella dice che “attraverso Chávez, le sue straordinarie doti di affabulatore, le sue collere studiate a tavolino, il suo rapporto diretto e plebiscitario con “el pueblo”, la sua spregiudicatezza nelle alleanze internazionali, la sua maschera comica, la sua capacità di toccare il cuore di certi pezzi della sinistra europea, la sua passione per la tivù, possiamo capire meglio anche noi stessi. La nostra sinistra. La nostra destra. La nostra politica sempre più dominata dalla televisione e da quello che avviene “in” televisione”.
    In che modo Chávez e la situazione venezuelana possono servire a capire la nostra situazione politica? Non stiamo parlando di realtà completamente diverse?
    Grazie

  6. Posso confermare che quanto detto dai due autori è verissimo…
    Conosco una venezuelana d’adozione che ha vissuto e lavorato per tanti anni lì… Mi descrive Chavez come una specie di Putin, tutto fumo, niente sviluppo sociale. Sembra di essere ne “La casa degli spiriti”…
    Per le domande del post: quando la gente vuole vedere i politici o sapere come la pensano, perché deve vederli fare il karaoke da Vespa?
    I politici dovrebbero: 1. Stare in mezzo alla gente; 2. Lavorare per non fare i parassiti dello Stato che siamo noi e non perdere il senso della realtà, tra droghe, pornofestini, privilegi assurdi…
    Il candidato pensa ad essere foto e videogenico invece che capire cosa pensae cosa ha realmente da proporre alla nazione.
    Non mi piace il celentano qualunquista e il Grillo populista che rimanderei a fare bene il loro vero mestiere, però una cosa giusta l’hanno detta: il politico ha fretta. Fretta dannata. Non può programmare cambiamenti lenti e strutturali, ma procedere alla giornata, a breve termine, altrimenti perde voti e consenso…
    La televisione rispecchia il fatto che in questi nostri tempi si consuma tutto velocemente: il politico che vediamo stasera a Ballarò domani sera non ci sarà più… La foto scandalo di oggi servirà a incartare il pesce domani…
    Berlusconi avrà in pugno tutta l’editoria e le tv, però è un’arma a doppio taglio: magari avrà un consenso immediato ma alla lunga distanza ha rotto tutti…

  7. Nei lontani anni 50 mio nonno migrò in Venezuela in cerca di fortuna, alcuni anni dopo lo raggiunse mia nonna e lì nacquero e trascorsero i primi anni della loro vita mia mamma e mio zio.
    In quegli anni il Venezuela era uno stato ricco, avamposto dell’America, detentore di grandi giacimenti di petrolio e ricchezze minerarie.
    Con anni di duro lavoro, di sacrifici, di isolamenti forzati dalla comunità Venezuelana che mal vedeva questi immigrati italiani mio nonno si costruì un piccolo impero.
    Quando mia mamma aveva tredici anni (1970) mio nonno prese la decisione di tornare in Italia.
    Fu una decisione sofferta e difficile mia mamma trascorse tutto il viaggio in nave piangendo e disperandosi.
    Provate a immaginare di essere sradicati durante la vostra adolescenza dagli amici, dalla propria casa, da una nazione moderna, con un clima mite per approdare in uno stato praticamente sconosciuto con tutt’altre condizioni metrologiche, abitudini ed economicamente arretrato.
    Questo è pressappoco quello che provò mia mamma.
    Vivevano in un enorme condomino di Caracas, mia mamma frequentava un istituto privato italiano dove si insegnava sia lo spagnolo che la nostra lingua.
    La città era (ed è) fondamentalmente divisa in tre zone, una dove vivevano i cittadini ricchi, una seconda dove stava il popolo dei lavoratori e una terza formata dai ranchos ovvero una sterminata baraccopoli.
    I miei nonni vivevano nella “seconda zona” però poteva vedere dalle finestre del condominio l’enorme distesa di ranchos .
    Già ai tempi la povertà esisteva ma un artigiano poteva permettersi un buono stile di vita, senza privazioni di nessun genere.
    Quando la “mia famiglia” abbandonò il paese lasciò centinaia di conoscenti e alcuni intimi amici.
    Uno di questi ******** è un ingegnere di Caracas di sessant’anni.
    I miei nonni sono ancora in contatto con lui e spesso si telefonano.
    La vita in Venezuela era andata lentamente peggiorando, l’aveva percepito
    anche mia mamma quando negli anni 80 era tornata in Venezuela, la povertà aveva preso il sopravvento.
    Un ingegnere senza famiglia come ******** riusciva comunque a sbarcare il lunario.
    Alcuni anni fa ******** venne in Italia e potei conoscerlo di persona.
    Ci raccontò del Venezuela e di come andava il paese, questo prima del 1998 anno in cui venne eletto Chavez.
    Da quell’anno la vita cambiò completamente per i Venezuelani.
    Ora ******** non riesce ad arrivare alla fine del mese e vive costantemente con la paura di essere rapito, rapinato o ucciso.
    L’Onu sconsiglia di visitare il Venezuela e lo inserisce tra i paesi più pericolosi al mondo per un turista.
    La maggior parte degli italiani che sono rimasti vengono con grande frequenza rapiti e la stessa sorte accade alla maggior parte dei nostri turisti.

    Questi sono tutti dati di fatto, non ho letto il libro in questione ma voglio fare una domanda agli autori: quella di Chavez può considerarsi a pieno titolo una dittatura?

  8. Bellissimo: apperò!
    Post favoloso, ma devo metabolizzarlo e poi aspetto Speranza, sono appostato con una cerbottana (no fionda), in via Pal.
    E il mio boss Gregori, ormai siamo ex mandriani con le stalle aperte.

  9. Francesco Giubilei:
    ho ancora i brividi sulla schiena. Grazie. Questa e’ vera letteratura memorialistico-familiare! Complimenti!
    Sergio Sozi

  10. Scusami per la promozione, Massimo…
    Posso segnalare questi eventi alla comunità di “Letteratitudine”?
    Dato che parliamo di spettacolarizzazione degli eventi…

    DOPO IL GRANDE SUCCESSO ALLA SEZIONE SCRITTUREGIOVANI
    DEL FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA 2007
    Giulio Perrone Editore
    è lieto di presentare

    Ognuno sta solo di Chiara Valerio e Siculiana
    antologia di scrittori siciliani a cura di Luigi La Rosa

    PALERMO
    Venerdì 30 novembre – ore 18.30
    Libreria Modus Vivendi

    Ognuno sta solo

    di Chiara Valerio

    e Siculiana

    antologia di scrittori siciliani a cura di Luigi la Rosa

    Introduce Beatrice Agnello

    Presidente Ass. Culturale Gli amici di Oblomov ,condirettore rivista Margini.

    Via Quintino Sella, 79

    CATANIA

    Domenica 2 dicembre – ore 18.00

    Libreria Megastorie

    Presentazione Ognuno sta solo

    Di Chiara Valerio

    e Siculiana

    antologia di scrittori siciliani a cura di Luigi La Rosa

    Introduce Luigi La Rosa

    Via XX Settembre 20/B

    Num tel 0957167537

    Chiara Valerio è nata nel 1978. Ha pubblicato due raccolte di racconti, A complicare le cose (Robin, 2003) e Fermati un minuto a salutare (Robin, 2007). Collabora con Nuovi Argomenti. Per ora vive insegnando matematica. È Stata scelta dal Festivaletteratura di Mantova 2007 come migliore giovane scrittrice italiana per la sezione Scritturegiovani. Il suo nuovo romanzo Ognuno sta solo (2007) è edito da Giulio Perrone Editore.

    Siculiana AA. VV. è un’antologia di scrittori sicilani con prefazione di Luigi La Rosa. “C’è un territorio magico, partorito dalla mente, dal cuore e dall’immagnazione. Un territorio che si solleva dal mare come un prodigio, in un incanto di ulivi e gelsomini, e che si lascia cullare da richiami ventosi di sirene d’antica memoria […] Ma la Sicilia che appare in questa antologia è anche e soprattutto una Sicilia altra “E’ la Sicilia di chi non ci sta, di chi non è disposto ad abbassare il capo, chi non vuole più piegarsi all’omertà che genera confini angusti e inaugura stagioni di colpevole disinteresse”

    Per interviste, materiali editoriali e informazioni
    rivolgersi a

    Maria Camilla Brunetti
    Add. Stampa Giulio Perrone Editore
    camilla.brunetti@giulioperroneditore.it
    mobile phone (+39) 3336191626
    tel. 06 99709480
    fax 06 99702318
    http://www.giulioperroneditore.it

  11. Associazione Culturale ”Gli amici di Oblomov”. Perfetto, Maria Lucia. Aderisco, mandatemi la tessera!!
    Sergio

  12. A si’? Allora non solo ”aderisco” ma ”mi appiccico” proprio!
    Doppio baciamano arlecchinesco
    S.

  13. scusate il ritardo, visto che io mi sono occupato soprattutto della parte italiana rispondo innanzitutto alla seconda domanda di antonio, perché riconosco quel sentimento di familiarità e spaesamento che ho vissuto facendo ricerche su e scrivendo di chavez. come giustamente sottolinea stella, che ha colto delle peculiarità antropologiche, psicologiche e culturali del fenomeno, ci sono molti elementi che rendono chavez un leader iper-contemporaneo, un campione della società politica dello spettacolo, un rappresentante della comunicaizone politica post-ideologica. come? puntando sugli aspeti mediatici e irrazoinali, ovvero la tv, in dosi che stenderebbero anche un elefante, con dirette fino a nove ore nella sua trasmissioen Alò presidente, e poi il sentimentalismo, per cui durante le trasmissioni, ma non solo, chavez parla dei problemi suoi e degli ascoltatori, problemi di vita familiare, di sesso, di giustizia sociale, di sport. insomma, è un format molto simile ai nostri reality, ma ha qualcosa di più. corrisponde all’idea, che berlusconi e ora anche veltroni portano avanti, che il partito è solo un mezzo, non ha ideologie, non comporta valori impliciti, ma è uno strumento. il problema, in chavez, è che lui è il fine di quel mezzo, il suo potere, la sua autorità. da lettore di testi di e su chavez prima ancora che di autore di un saggio, ho come redatto un viaggio nel tempo. tra il passato, quello più deteriore, gli anni 20, in cui l’italia era al centro di una rivoluzione sociale, artistica e politica poi gravida di funeste conseguenze, e gli anni ’90, con la comparsa di berlusconi. ti do qualche elemento in ordine sparso tra i due poli: del ventennio c’è l’eslusione dalla vita pubblica degli avversari, il richiamo al socialismo nazionale, il militarismo, l’invenzione di un passato mitologico, cioè l’antica roma per il fascismo e il bolivarismo per chavez, l’aspetto popolare nella propaganda e nella politica dei ministeri, e ancora la tendenza a modificare assetti cpstituzioanli, istituzionali e politici per i propri fini, la chiusura delle voci dell’opposizione, l’attenzione alle classi più disagiate che per la prima volta veniva alfabettzate e avevano un posto, seppure di organismo monocellulare nel grande corpo dello stato, perchè il governo è come abolito, il partito di magfgioranza, il partito chavista, in questo caso, è lo stato, non una maggioranza, anche perchè l’opposizione ha protestato aventinianamente con chavez non presentandosi alle elezioni politiche la lista potrebbe continuare e come conferme testuali abbiamo trovato un articolo di mussolini in cui elogia bolivar con gli stessi argomenti di chavez (riscatto ecnico, libvertà caristamtica del capo…). per quanto di berlusconiano si ritrova in chavez, c’è l’imbarazzo della scelta. l’uso simpatetico dei media, il carattere carismatico ed eccentrico, la tendenza a polarizzare il paese in favorevoli e contrari, l’eclettismo artistico e il fascino per i riflettori (chavez accoglieva naomi campbell mentre gli studenti che protestavano contor chavez venivano respinti a colpi di lacrimogeni e pallottole), il vedere il paese come un apropria risorsa da spartire tra i propri sostenitori… ma anche alcuni risvolti demagogici della primarie di veltroni ricordano unac certa post-democrazia di chavez.
    spero di averti dato una risposta, seppure un po’ lunga.
    un saluto
    luca

  14. Grazie Sergio, mi sono limitato a raccontare i fatti, mio nonno mi ha detto tante altre cose interessanti su quel periodo della sua vita e ogni tanto mia mamma, che è madrelingua mi racconta di quando viveva in Venezuela.
    Ci sarebbero molti altri aneddoti da raccontare se volete vi dico qualcos’altro.
    Prima però rispondete alla mia domanda, secondo voi è una dittatura?

  15. Se si parla di Chavez vado a nozze, ché ho tradotto diversi racconti del mio amico Alejandro Torreguitart. Ve ne posto uno…

    Gordiano Lupi – http://www.infol.it/lupi

    POR QUÉ NO TE CALLAS?

    Che spettacolo in televisione, ragazzi! Meglio dei cartoni animati di Elpidio Valdés…Meo Porcello rosso in viso che vuota il sacco e dà del fascista a tutti, Zapatero compreso. Juan Carlos perde le staffe e getta sul tavolo quel por qué no te callas? che fa il giro del mondo, lo vediamo persino noi, senza parabolica illegale, lo trasmette anche Cubavision ed è tutto dire. E poi oggi arriva Fidel e difende Meo Porcello, ché Zapatero manca di palle, attributi, roba da uomini, insomma, mica per niente fa sposare i froci. Fidel parla di spina dorsale, ma si sa che la spina dorsale del macho passa per i coglioni, ormai è un discorso vecchio. Il summit di Santiago diventa la cosa più comica trasmessa da Cubavision dai tempi di Pateando la lata, mi sembra di vedere quella strampalata coppia comica che mi piaceva tanto quando si rimbeccava a colpi di como se te occurre …
    Juan Carlos, invece, si comporta proprio male. Non sembra neppure un re. Meo Porcello rompe gli argini come un fiume in piena, tracima a colpi di fascista, ce ne sono per tutti. Passi per Aznar, ma pure Zapatero, via… E allora Juan Carlos si scorda il sangue Borbone, mette da parte la flemma aristocratica e la butta giù dura.
    È andata bene, ragazzi. Il re si controlla, resta sul diplomatico, si ricorda del sangue blu e non grida statte zitto, cretino!, ché lui pensa proprio quello, mica por qué no te callas?.
    Fidel aggiunge che Meo Porcello merita rispetto, è un capo di stato nobile e intelligente, abile nelle parole, non per niente impara tutto da lui, registra i discorsi, li manda a memoria e alla prima occasione dà la via al pappagallo. Ragazzi, voi mica lo so come la pensate, Meo Porcello sarà pure intelligente, ma mica lo dà tanto a vedere, c’avrà le doti nascoste, credo. Nobile mica lo so, ma tra lui e Juan Carlos mi pare che vada meglio al vecchio Borbone, anche solo dall’apparenza. Chiacchierone invece va bene, ché Meo Porcello parla parecchio, anche a vanvera, mi pare. E allora diciamolo pure che noi cubani s’aspettava da tanto uno che gli dicesse di chiudere la bocca, di pensare prima di parlare, di avviare il cervello prima di mettere in moto le parole. Bravo Juan Carlos. Mi sei proprio piaciuto. Quasi quasi divento monarchico.

    Alejandro Torreguitart Ruiz, 16 novembre 2007
    Traduzione di Gordiano Lupi

  16. L’ORA DI CHAVEZ
    Oggi mi sento di buon umore, le cose vanno benino, suono con il gruppo in parecchie feste e capita pure che ci paghino, la rivista è stampata e diffusa ai cento amici che leggono, pure Paco rompe poco con la solita palla sulla poesia puro sentimento, senza accenni al sociale, avulsa dal reale, cose che nemmeno l’ascolto più, guarda, tanto fa poco danno. Per lui ci voleva Che Guevara, sarebbe stata l’unica medicina, ma questa cosa l’ho già detta e non ci ripetiamo. Dicevo che sono di buon umore e allora compro pure il Granma da un vecchietto che gira per Diez de Octubre con un fascio di carta sporca d’inchiostro sotto il braccio, ché Juventud Rebelde è finito e Palante mi sa che non lo stampano fino alla prossima propaganda in grande stile. Me lo ricordo come un sogno il numero di Palante in occasione del caso Elián, pieno di imperialisti che divoravano bambini, zio Sam con volto trucido, vignette che facevano ridere alla grande, forse più delle notizie del Granma, che mica è facile. Oggi però niente Palante e allora compro il Granma e leggo l’articolo di fondo che non parla di Cuba e nemmeno del nostro Comandante. No, oggi si cambia. Oggi parla Chavez, il re del tempo, uno che in poco tempo ha già imparato tutto quello che c’era da imparare, non serve ulteriore addestramento. Lancette avanti di mezz’ora in Venezuela! Tuona il futuro presidente a vita, rosso come un porcellino all’ingrasso, che se tanto mi dà tanto tra un pochino ce lo ritroveremo pure a fare il presidente a Cuba. Il nuovo orario sarà introdotto dal primo gennaio. È una questione di metabolismo, avremo più tempo per studiare e lavorare… aggiunge Meo Porcello, ché a me Chavez mi ricorda troppo un vecchio film di Walt Disney con Paperino, Topolino e un maialino un po’ scemo, spiccicato lui quando ride e indossa un bel camicione rosso. Bravo Chavez, in Venezuela non c’avete l’ora legale ma in compenso ti sei inventato l’ora del Presidente, che una cosa come questa nemmeno a Fidel gli è mai venuta in mente, chissà come l’hai partorita. Si allungano di mezz’ora le giornate bolivariane, magari c’incastra un po’ di lavoro volontario, tutto per la rivoluzione e per il progresso, ci mancherebbe. Bravo Chavez, che da Fidel hai imparato pure a fare discorsi fiume, ma sei ancora un pivellino, parli appena sette ore e già sei stanco. Il Comandante, quando era nei suoi cenci, non sentiva cazzi e tirava di lungo almeno quindici ore. Il cervello umano è condizionato dalla luce solare, conclude Chavez. E qui credo proprio che abbia ragione. Mi sa che a qualcuno gli fa proprio male questo maledetto sole dei tropici. Meo Porcello trova pure tanta gente pronta a dire che va bene, di solito ai dittatori viene facile, lui si sta preparando, per ora si fa chiamare Presidente e non parla dallo stato libero di Bananas. Il mitico ministro Navarro dice che il provvedimento agevolerà i venezuelani nel lavoro e nello studio. Chiudo il giornale e sorrido. Me li vedo davanti agli occhi come se fossi a Caracas tutti i sostenitori di Chavez riuniti in piazza a gridare. Riformeremo la legge sulla meteorologia! Non ci faremo intimidire dagli imperialisti che passano per il meridiano di Greenwich! Eccheccazzo! Chavez re del tempo e Fidel è il suo profeta! Penso che in questa nostra povera America Latina – che poi cosa c’avrà mai di latino un indio venezuelano mica lo so e neppure un boliviano o un peruviano, mi sa che aveva ragione Cabrera Infante – penso che qui da noi siamo un po’ come nel regno di Alice, una specie di paese delle meraviglie dove tutto è possibile. Prendo il Granma, lo appallottolo stringendo forte le quattro pagine di carta sporca, poi lo getto nel primo contenitore che trovo. Cosa l’ho comprato a fare. Come mai butterò via così un peso cubano, che vale un cazzo, va bene, però per ridere mi pare di aver speso troppo, bastava la televisione che racconta balle ma almeno non le fa pagare. Proseguo la mia passeggiata per le vie dell’Avana, lungo vecchie e malandate strade di Diez de Octubre dove non ha mai messo piede il Papa, dove la vita corre al solito ritmo, ci sia il sole o la luna fa poca differenza, dove la gente inventa di tutto, persino il modo per campare, ma nessuno impiega la fantasia per inventare cazzate, mica hanno tempo da perdere. Sorrido e vado avanti. Attendo la prossima edizione del Granma. Magari c’è scritto che Fidel è guarito e che per rimediare alla sua prolungata assenza ha introdotto la festa di non compleanno. E già me li vedo gli avaneri riuniti in Piazza della Rivoluzione da un’amorevole polizia cantare a squarciagola: Buon non compleanno… a te… a me! Se Chavez è il re del tempo e governa le ore, volete che Fidel non possa governare il calendario? Meglio essere preparati, allora. Questa sera mi vado a rileggere Alice e la sua storia con Bianconiglio. Non me lo ricordo mica come va a finire…

    Alejandro Torreguitart Ruiz, 20 agosto 2007
    (Traduzione di Gordiano Lupi)

  17. Non so molto di Chavez, pero’ essendo io francamente culturalmente antistatunitense e molto critico nei confronti del liberalismo, nonche’ chiuso a riccio contro il liberismo, posso dire che mi ispira una buona dose di fiducia nell’autonomia del mondo dalla perniciosa influenza U.S.A. Cio’ non toglie che magari i suoi progetti neo-comunistici possano non dare i risultati sperati. Pero’ un dato di fatto e’ questo: quando il capitalismo diventa eccessivamente esoso, una controspinta si verifica sempre. Elementare. I caporioni venezelani Chavez se lo sono andati a cercare col lumicino, con la loro prepotenza e il loro brutale egoismo capitalistico-latifondiario. Dunque meglio lui che una rivoluzione.
    Sergio Sozi

  18. Io rispondo alla prima domanda. La mia è stata una necessità impellente di chiarire le notizie, la rappresentazione sui media italiani dei fatti che accadevano in Venezuela. Erano moltissime ed sbagliate le cose che leggevo e sentivo quando sono arrivata, ormai un anno fa, quando si discuteva del Venezuela. Non si tenevano in conto i due colpi di Stato di Chávez del 92 per ragionare sul carattere autoritario del suo governo, e certi aspetti della idiosincrasia del venezuelano che spiegano il perché un exgolpista, dopo apparire in tv, è diventato eroe nazionale. Quelle che mi arrivavano erano considerazioni che non tenevano conto della realtà non solo venezuelana ma latinoamericana, che omettevano (con consapevolezza o non, non lo so) la storia militare di Chávez prima che diventasse l’icona (pop) della sinistra mondiale anti-nordamericana: i suoi errori, del passato e del presente, il contesto storico, sociale e culturale di un paese che in Europa è ancora vittima di pregiudizi. positivi e negativi. Il mio è stato un atto patriotico a distanza. Non solo giornalistico ma civile, da cittadina venezuelana. Mi sentivo nel dovere di dare risposte alle tante domande che sentivo su Chávez e il Venezuela, dalla mia versione di cittadina partecipante che ha visto apparire e crescere un personaggio e un luogo in continua combustione agli occhi del mondo. Poi questo bisogno di comunicare ha trovato la curiosità di Mastrantonio, che mi chiedeva in continuazione il perché e il come delle cose, per cui abbiamo potuto arricchire un testo fatto a posta per il lettore italiano. Senza questo sguardo esterno “il caudillo pop” sarebbe rimasto a metà strada, ovviando tanti elementi che davo per scontati, tra una autocritica per quello che non va nel mio paese e un atto di accusa verso chi non capisce quello realmente che succedendo. nel bene e nel male.
    rossana

  19. Indubbiamente il rischio di qualunquismo e populismo, combinati in mistura corrosiva, è appostato dietro l’angolo oscuro della nostra quotidianità e nel commentare questo post siamo tutti esposti al contagio mortale. Le similitudini tra quella descritta e la nostra situazione sono, senza dubbio, innumerevoli. Tuttavia la vera matrice culturale sulla quale entrambi i fenomeni politici poggiano, è quella del nihilismo diffuso ed imperante nella nostra società. Credo sia arduo dire se si tratti di effetto indotto o di causa scatenante. Non di meno non posso che essere coerente con la mia visione dell’uomo quale essere dotato di ragione, di capacità critica e virtualmente immune ai condizionamenti mediatici. Purtroppo dire quanti individui siffatti veda in giro condurrebbe ad un numero assai esiguo, almeno tanto quante sono le speranze per una rinascita. I rimedi è ancora più arduo individuarli. Da buon “ragazzo di campagna” non posso che appellarmi a quel diffuso bisogno di cultura che facilmente osservo intorno a me. I libri, essi solo, possono salvarci dall’ebola-tv e da qualunque untore se ne serva.

  20. caro franecsco q, tu e rossana lo sapete meglio di me, che il venezuela l ‘ho scoperto da poco, ma ho trovaot che come tu ci racconti è proprio un fantastico paese di “dispatriati” come direbbe meneghello. rispondo alla domanda, perchè è sttso un argomento di dibattito mentre scrivevamo il libro e una forca caudina per le semplificazioni giornalistiche. no, quella di chavez non è una dittatura se paragonata a quella di castro. nè paragonabile al regime fascista italiano. non ci sono partiti fuori legge, per fortuna non ci sono, o non si ha notizia certa di avversari eliminati sistematicamente – anche se sugli studenti uccisi negli ultimi mesi ci sono molti dubbi e gli ultrà chavisti sono più pericolosi di chavez, che comunque gil fomenta – e soprattutto c’è quasi un eccesso di democrazia. sembra un paradosso, ma tecnicamente, in venzeuela si vota tantissimo e in continuazione. non è anti-democratico, chavez, come pure castro gli consigliava di essere quando gli diceva di evitqre tutte queste elezioni, che lo mettono a rischio. è post-democratico, cioè le elezioni confermano un potere che lui, un golpista mai pentito, e anzi, orgoglioso, tra apparato militare, foraggiamento delle classi più disperate, circoli civili ma anche para-militari bolivariani, tiene ben saldo in mano. con dosi orwelliane di propaganda in tv, programmi di aiuto sociale sempre abbinati a una catechesi socialista, controllo da grande fratello. è una semi-dittatura, un regime democratico. per dirla con eco, di cui abbiamo ripreso il saggio sull ur-fascismo, è un regime mediatico. dove non c’è bisogno di punire, basta escludere e contrllare. un caso che va citato, è quello della lista tascon, ovvero la lista di quanti avevno firmato per il referendum contro chavez. quella lista, per ammissione dellos tesso chavez, è stata usata per escludere gli oppositori da posti di lavoro e simili. è un regime, di tipo post-democratico. non una dittatura, ma una democrazia totalitaria. insomma, qualcosa che semra vecchio, primo-novecentesco, ma per il carburante, ossia il petrolio, e gli sturmenti, cioè i media, è decisamente nuovo.

  21. caro eventounico, i libri vengono triturati dalle cultura delle immagini e soprattutto e dalla facilità di editare pensieri in forma di parole. il libri si indebolisce e allo stesso tempo si rinvigoriscono se hanno campi di forza composti. un libro allora deve essere il più possibile indigesto per i palati assuefati, non perché speziato, ma perché saporito senza essere stato falsamente salato.

    chavez ha fatto la fortuna di vari libri, tra cui “egemonia o sopravvivenza” che ha sponsorizzato all’onu. su amazon, dal fondo, è schizzato in cima ai più venduti.

    per questo la struttura del nostor libro è atipica. per mettersi di traverso al flusso delle informazioni e dare forma elle opinioni. prima le nostre opinioni, e poi tutti gli elementi, che collimano o non collimano, cone le nostre opinioni. tutti gli elementi, tutto quello che si puà sapere su chavez. ognuno si può fare la sua opinione, ma senza l’ipocrisia di non chiarire la nostra presa di posizione o l’illusione “narrativa” che essa sia una conseguenza degli elementi storici e politici che abbiamo descritto.

    perchè chavez non è solo una conseguenza delle sue premesse, come pure dici: è un evento indotto, la conseguenza delle sue premesse, ma soprattutto un catalizzatore di movimenti storici che spingono e urgono per succedere. lui li sa incarnare e, pericolosamente, cavalcare. sicuramente c’è la reazione alle storture, vedi argentina, al capitalismo. come scrive sergio. il problema però il prezzo civile, nonché economico, che questa rivoluzione bolivariana, perché una rivoluzione c’è stata e c’è tutt’ora, ovviamente più mediatica e percepita che reale.

  22. Una storia bella quella di sergio. vera e rappresentativa di tutta una generazione che ha dovuto, in un atto coraggioso, prendere la valigia e andare verso lo sconosciuto per poter sopravvivere al dopo-guerra. Quello è un fenomeno di migrazione che negli ultimi anni, per altre ragioni, si riproduce al contrario. Con ondate di venezuelani e argentini soprattutto, figli d’italiani, che vengono in Italia scappando di dure realtà economiche e sociali, lasciando la patria che purtroppo in questo momento non gli permette vivere e diventato cosi “los despatriados” (non appartengono a quella che adesso abitano, ma non hanno più quella che hanno lasciato). Io mi sto occupando appunto di questo argomento per una ricerca sui latinoamericani, discendenti degli italiani migrati negli anni 50’-60’, che sono venuti in Italia dopo le crisi degli anni 90’. Mi piacerebbe entrare in contato con te per scambiare rete di possibili intervistati.

    Tornando a Chavez e il Venezuela devo purtroppo ripetere quello che mi ha detto la poeta Moraima Guanipa quando, dopo 10 ore di fila per votare nel referendum presidenziale del 2004, il NO vogliamo che Chavez se ne vado ci ha dato a tutti un grandissimo colpo alle 4 am del 16 agosto 2004: i popoli si suicidano. la gente ha votato per lui. No una, ma moltissime volte. La gente dei barrios ci crede al progetto politico di Chavez. Da subito a cambiato la loro vita con le missioni sociali che sì, hanno prodotto un miglioramento nella salute, educazione, alimentazione, nella quotidianità dei più bisognosi (e io essendo nella loro situazione non farei altro) ma non ha favorito (con tutti i soldi del petrolio che ha!) strutturalmente la salute la educazione, in fine, le basi per uno sviluppo duraturo del paese.
    Quindi, in teoria in Venezuela siamo davanti a una democrazia che si leggitimizza continuamente. Ma la popolazione, in cambio di panni di acqua calda, paga un prezzo altissimo. Come dice il regista messicano Alfonso Cuaron bisogna stare attenti a quello che c’è dentro delle parole, anche quando si parla di democrazia nel venezuela di oggi. Chavez ha presso delle decisioni, delle misure che attentano contro le libertà basiche dei cittadini. Oggi è la chiusura di una tv d’opposizione e un cambio nella legge elettorale per essere rieletto indefinitamente, tutto dentro un apparente marco legale. Anche se ancora non ci sono tracce, il vero pericolo è che domani ci siano giornalisti e cittadini perseguitati per ragioni politiche e la presidenza a vita a un uomo che il potere, si vede, lo fa impazzire. E al momento che questa “dettatura” sia realtà, ci sarà molto poco da fare.

  23. I libri sono utili se contribuiscono a formare una coscienza civile che nessuna immagine può dare. I campi di forza sono quelli che usano come elementi polarizzanti i valori. Se l’uomo “è” non può diventare assuefatto e se “è” può avere dei valori. Chi non è o ha poco dentro di sè è più facilmente ricattabile giacchè la sua è una sensibilità di superfice, una pelle più sottile sulla quale non c’è bisogno di frustate, basta la minaccia della pacca sulla spalla che ti accompagna fuori. Di traverso senz’altro deve essere quel libro che vuole soppiantare le immagini già metabolizzate, il pappone demagogico del socialismo da sacrestia, benedetto eppure mefitico perchè ti avvelena proprio quando hai tolto la maschera anti-gas. Quel pappone è caldo e digeribile senza sforzo. Bisogna gettare un rospo nel piatto e che sia grosso e gracidante nella più fastidiosa delle maniere. Un disturbo uditivo deve provenire da quelle parole. Chi è capace di dare orgasmi clitoridei alla folla non deve usare il randello, lasciando nel letto una fanciulla formosa ma dallo sguardo spento e già pronta al prossimo accoppiamento. E’ una prostituta ? No, ma nemmeno ha più consapevolezza del motivo per cui ha provato piacere, come una droga presa sistematicamente. Serve un elettroshock che raggiunga ogni singola sinapsi immettendo conteporaneamente uno ione sodio ed uno ione potassio. Per la scintilla però potrebbe essere necessario aspettare mesi, giacchè quella stessa fanciulla, la folla, potrebbe pensare di aver solo urinato nell’angolo dell’america, come da tempo attendeva.

  24. Francesco Di Domenico aspetta pazientemente che io mi scopra per tirarmi una revolverata che manco Burt Lancaster nella sida all’occhèicorrél (altro che la Via Paal).
    Io invece aspetto pazientemente che i nostri vari mastella & co. emigrino finalmente da un karaoke o un ballarò ad un’Isola dei politici, dove il televoto li condanni ad essere abbandonati nelll’oceano tra squali a digiuno da mesi. Il vincitore (berlusca naturalmente, ecchisennò, lo dicevano già i sondaggi) sarà poi ingoiato dal Leviatano in persona, insieme con tutta l’isola.
    Questa sarebbe televisione gente !
    Ma c’è un seguito (il lieto fine sarebbe troppo scontato). Poi le elezioni successive le vincerebbe Chance Giardiniere (con la faccia di Peter Sellers) che forse ricorderete in quel memorabile film che era veramente premonitore: ho scoperto infatti che Bush figlio in realtà non è il figlio di Bush padre, ma era il suo giardiniere; non ha forse la stessa espressione ebete di Chance ? E poi solo così si spiega il suo livello di cultura.
    Carlo Speranza

  25. Mi basta sapere che la lotta contro l’imperialsmo americano, e contro tutti gli imperialismi residui aveva senso forte e ancora ce l’ha,
    però il signor Chavez usa la parola “lucha” nello stesso modo, tono, e falsità che usava il cavalier Benito Mussolini.
    Il Duce incitava e infervorava gli italiani a porgere i virili petti contro il complotto decadente demoplutocratico, ad un certo punto contro i complotto dell’internaziole giudaica, e poi ci portò, con la guerra, a raggiugere la meta, nudi, stracciati e distrutti socialmente e moralmente.

    Io francamente, essendo di sinistra, ed avendo nostalgie per un luogo, l’isola che non c’è, ovvero le idee della Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti e il Partito d’Azione,
    mi sento venir meno quando vedo autorevoli esponenti di certa italiana sinistra occhieggiare favorevolmente a Chavez.
    Per me quest’uomo è bellamente o bruttamente un fascista, molto astuto, un populista antidemocratico, un personaggio da piscopatologia.
    Provo pena nel vedere nei documentari migliaia di persone inneggiare a costui, che sta creando un nuova milizia volontaria armata (naturalmente “popolare”….), insomma mi ricorda tanto la MVSN, ovvero Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, col libro e col moschetto… e il fascetto, quando non il teschietto, sul fez.

    Mario Bianco

  26. La sig.ra Rossana Miranda dice del suo libro: ”Senza questo sguardo esterno “il caudillo pop” sarebbe rimasto a metà strada, ovviando tanti elementi che davo per scontati, tra una autocritica per quello che non va nel mio paese e un atto di accusa verso chi non capisce quello realmente che succedendo. nel bene e nel male.”
    Insomma, Miranda vuole lasciare a noi italiani capire che se noi non sappiamo niente del Venezuela, anche il Venezuela va illuminato sul suo attuale presidente. Una semplice operazione di precisazione, questa: preciso per i venezuelani e per gli italiani che…
    Ecco. Che cosa precisa, Miranda? Chiedo io. Che Chavez e’ un pericoloso nuovo Stalin o che Chavez ha una buona parte di ragione a togliere di mezzo gli Stati Uniti dall’orizzonte politico venezuelano – dunque sfruttare finanziariamente gli USA, da parte di Chavez, non e’ assolutamente sbagliato semplicemente perche’ gli USA portano ricchezza ma cosi’ non portano pazzie liberistiche?
    L’analisi della signora credo sia lucida, ma non ne capisco il fine politico e sociale, patriottico: eliminare un presunto ”dittatore” per proporre cosa e chi?
    Ricordiamoci che oggi, appena esce fuori il termine ”democrazia liberale”, la massa pensa ”Stati Uniti”.
    S.

  27. Vi ringrazio tutti per i numerosi e ricchi commenti.
    Consentitemi di ringraziare innanzitutto i due autori del libro, Luca Mastrantonio e Rossana Miranda, per la prontezza con cui hanno accolto la mia richiesta di partecipare al dibattito.

  28. Grazie a Francesco Giubilei per averci donato questo bel racconto nato dalla storia della sua famiglia.

    Grazie anche a Gordiano per averci offerto i racconti di Alejandro Torreguitart Ruiz (tradotti dallo stesso Gordiano).

  29. @ Eventounico:
    I libri rappresentano una speranza e una ricchezza. Questo sempre. Sai come la penso.
    Ma:
    a) quando la stragrande maggioranza della popolazione non legge o legge poco e, viceversa, subisce i programmi televisivi, il libro – inteso come mezzo e strumento per far circuitare il libero pensiero – perde il suo potere.
    b) in un “contesto di regime” anche il libro può diventare oggetto di propaganda (questo lo dico in generale, non mi riferisco al caso Chavez). O no?
    cosa ne pensate?

  30. In un precedente commento Luca Mastrantonio ha scritto, riferendosi al Venezuela di Chavez: “è un regime mediatico. dove non c’è bisogno di punire, basta escludere e controllare”.

    Secondo voi ci sono stati casi recenti in cui, da noi, in Italia… non si è punito, ma escluso e controllato?

  31. Massimo il libro non va inteso come oggetto in sé, ma come metafora del pensiero alternativo. in ogni forma di dispotismo le idee hanno circolato per il tramite di libelli di ogni sorta. essi peraltro hanno la grande potenzialità di poter essere letti e conosciuti, generando quella riflessione che solo la parola scritta porta, anche fuori dal contesto nel quale qualunque forma di condizionamento media-politico si manifesta. A volte è sufficiente anche solo sapere che esiste (quindi che può esistere) qualche pensiero divergente a gettare il seme del rinnovamento (rivoluzione ?). esempi di liste di “esclusi” in Italia ne abbiamo di innumerevoli, qualcuno ricordato anche in questo blog post mortem. Quindi, perdonami, ma la risposta alla tua domanda b è no. Altrimenti i gentili autori invitati qui avrebbero fatto una inutile fatica. Ed io non lo credo.

  32. Che post interessante! Di Chavez avevo sentito parlare, ma questo post ha avuto un effetto illuminante per me.
    Sulla spettacolarizzazione della politica penso che quello di Chavez sia un caso eclatante, ma a livello generale quale società moderna non subisce gli effetti di una politica mediatica e spettacolarizzata? Dalle elezioni presidenziali americani in già i media e i nuovi media hanno un peso fortissimo.
    E’ così negativa la spettacolirazzione mediatica della politica?
    Si può tornare indietro?
    Smile

  33. Cara Elektra (o Elettra),
    temo che il punto sia il seguente. Non è la politica ad essere spettacolarizzata e mediatica. E’ la società globale, nel suo insieme, ad essere appunto spettacolarizzata e mediatica. La politica segue.
    La politica segue sempre e persegue ogni mezzo per esercitare il controllo del potere. Il fine giustifica i mezzi, parafrasando Machiavelli.
    E per il potere si è pure disposti a qualunque sacrificio, non importa se a piangerne le conseguenze sia il popolo o i figli. Ne so qualcosa io.
    Prendi il caso di nostro padre Agamennone…

  34. Cara Ifigenia, io mi chiamo Elektra, non Elettra. E non siamo sorelle.
    Però sono abbastanza d’accordo con le cose che hai scritto.
    Smile

  35. I regimi controllano tutto, anche i libri. I libri di regime diventano propaganda bieca.
    Però un “libro libero” che dentro un regime riesce a circolare, anche in segreto e di nascosto, diventa di per sè simbolo di rivolta.
    Revolution mind

  36. A Maugeri.
    vedi caso Enzo Biagi. vedi vicenda “why not”. si possono fare tanti esempi, non solo in Italy.
    Revolution mind

  37. A Mastrantonio e Rossanda.
    Come vi siete organizzati per la suddivisione del lavoro?
    Come è stato reso omogeneo il testo, dal punto di vista della scrittura e dello stile?

  38. Venezuela: Chavez rompe relazioni diplomatiche con la Colombia
    mercoledì, 28 novembre 2007 10.23

    Fonte: Reuters

    CARACAS (Reuters) – Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha annunciato oggi di aver tagliato le relazioni diplomatiche con la Colombia, e che non le ripristinerà finché il presidente Alvaro Uribe sarà al potere.

    “Sto dicendo al mondo che finché il presidente Uribe sarà presidente della Colombia, non avrò nessun tipo di relazione né con lui né col governo colombiano. Non posso”, ha dichiarato Chavez nel corso di una manifestazione politica nel Venezuela occidentale.

    Chavez ieri ha richiamato da Bogotà l’ambasciatore venezuelano e apostrofato il filo-americano Uribe come “una pedina dell’impero” per avergli tolto il ruolo di mediatore nei negoziati sul rilascio di ostaggi con i guerriglieri delle Farc colombiane.

    Uribe, conservatore, è il principale alleato Usa del Sud America.

  39. da REPUBBLICA.it del 26/9/07

    “Vi racconto la mia revolucion”

    articolo di DANIELE MASTROGIACOMO

    MARACAIBO – “Spari la sua prima domanda”. Hugo Chavez Frias, il presidente, il caudillo, il dittatore, l’ex colonnello dei parà, il nuovo Simon Bolivar del Venezuela o più direttamente il Comandante, come ama invocarlo lo stuolo di camicie rosse assiepate sotto questo enorme tendone bianco, abbassa gli occhi, si stringe nelle spalle, si contrae come si preparasse davvero a ricevere una fucilata. Il presidente del Venezuela non ama farsi intervistare. Ama semmai far pesare la propria assenza. Come quando annuncia che ha deciso di disertare, unico capo di Stato, l’assemblea generale delle Nazioni Unite: “Ho troppi impegni qui fra la mia gente, manderò il ministro degli esteri”. Il ministro leggerà in suo nome a New York un durissimo discorso anti Bush, lui invece resta qui in questa pianura, arsa da una temperatura che sfiora i 50 gradi. Davanti a ministri, ambasciatori, osservatori, e cento tra operai, impiegati, dirigenti della “Pequiven”, la più grande industria petrolchimica del paese.

    Presidente, gran parte del mondo si chiede il senso della nuova riforma della Costituzione. Essa prevede, tra l’altro, la sua rielezione a tempo indeterminato, il controllo da parte del governo della Banca centrale, forti limiti alla libertà di stampa. Sono cambi che alterano la democrazia.
    “Lo spiego da due anni, lo spiegherò ancora. La nostra Costituzione compie 8 anni. E’ una buona Magna Carta. Sicuramente migliore di quella che ha regolato il paese per 38 anni. Ha fatto compiere enormi progressi alla rivoluzione bolivariana. Ma, come tutte le Costituzioni, ha bisogno di essere riadattata alle esigenze di una società in evoluzione”.

    Perché la necessità di tante modifiche, così vicine nel tempo?
    “Prima, ai tempi delle grandi oligarchie, non si sapeva neanche cosa contenesse la Costituzione. Oggi, l’abbiamo spiegata a tutto il paese distribuendo 24 milioni di libretti. E’ accessibile a tutti. Il popolo la conosce a memoria, ne parla per strada, la sera in casa, negli uffici, nelle fabbriche, nei piccoli villaggi della giungla. I governi precedenti hanno preferito dividersi il potere, mascherandosi dietro un’apparente alternanza frutto di un accordo fatto a tavolino”.

    Il Venezuela ha avuto momenti di grande sviluppo. E’ un paese ricco, c’è il petrolio.
    “Sì, certo, c’era il petrolio, un ottimo petrolio, e questo bastava a arricchire le tasche dei pochi, a scapito dei tanti. La massa restava chiusa nelle baracche, privata dell’istruzione, analfabeta, slegata da ogni decisione del potere. Era trattata con fastidio, in modo razzista, perché indigena, creola, negra. Erano nati poveri e tali dovevano rimanere. Ho proposto di cambiare la Costituzione, che verrà sottoposta a tre referendum, per rafforzare il potere popolare. Per far trionfare la rivoluzione”.

    L’opposizione grida alla dittatura. Vive con crescente allarme lo stretto legame con Cuba. Non c’è il rischio di un isolamento?
    “I nostri amici e compagni di Cuba ci hanno aiutato inviando migliaia di medici. Sono arrivati qui insegnare a curare la gente. Hanno tamponato le falle di un sistema sanitario pubblico, mai realizzato dai vecchi regimi più sensibili alle esigenze delle cliniche private, veri templi della chirurgia estetica, che al diritto alla salute. Hanno dato un contributo vitale al popolo venezuelano. Oggi sono tornati a casa, anche se il rapporto con l’Avana rimane intenso e stretto su molti altri settori”.

    Fra due giorni, riceverà qui il presidente iraniano Ahmadinejad.
    Quali tipi di rapporti avete con Teheran?
    “Rapporti economici e scientifici. I dirigenti della repubblica islamica dell’Iran sono interessati a studiare il nostro sistema di produzione del polietilene. Ci forniscono la tecnologia. Ma sono sicuro che qualcuno speculerà anche su questa visita. Lo vede quel silos? Servirà ad aumentare l’estrazione del gas e alla sua trasformazione. Ebbene: diranno che si tratta della bomba nucleare, che stiamo complottando con l’Iran per minacciare il mondo”.

    Chi lo dirà, signor presidente?
    “Lo dirà il Male, quello che regge l’Impero, il Vampiro che protegge gli oligarchi. Non serve fare nomi. Tutti sanno chi è il vero nemico della pace nel mondo”.

    Ma proprio la comunità internazionale resta perplessa davanti alla sua rivoluzione bolivariana. Sembra di essere tornati al passato.
    “La rivoluzione socialista e bolivariana dà fastidio a molti. E’ l’alternativa al neoliberalismo che ha dominato gli ultimi vent’anni. E’ la dimostrazione che esiste un’alternativa, più umana, meno crudele. Noi, non vogliamo convincere nessuno. Siamo aperti a tutti. Abbiamo rapporti con Russia, Bielorussia, Cina. Ma anche con Bolivia, Brasile, Argentina. Abbiamo lavorato con Chirac, adesso inizieremo con Sarkozy”.

    E con l’Italia?
    “Abbiamo fatto delle proposte alla vostra Eni, abbiamo avuto incontri con il governo Berlusconi”.

    Cosa è accaduto?
    “C’è un paradosso che mi fa male. Riusciamo ad avere scambi e rapporti con governi di destra, che non ci sono certo amici, mentre quelli di sinistra ci evitano e ci guardano con sospetto”.

    Colpa delle menzogne diffuse dai vostri media?
    “I giornali e le tv del paese mi attaccano ogni giorno. Io non li ho certo chiusi, continuano a pubblicare. Questa è democrazia, non dittatura”.

    Come giudica la revoca delle concessioni a Rctv, la più antica televisione del paese?
    “Erano scadute. Oggi è ben visibile su altre frequenze. Un presidente deve essere sensibile ai messaggi che passano attraverso il video: assistere a programmi spinti, volgari, non fa parte della nostra cultura. Noi vogliamo la crescita del nostro popolo, non il suo declino”.

    Il presidente si alza, ci precede dentro un grande tendone bianco dove c’è una vera esposizione di oggetti comuni che mostrerà nella sua trasmissione “Alò presidente”. Il suo programma, costruito come momento di dialogo con la popolazione. Afferra degli occhiali da lavoro. “Plastica”, indica, “Questi oggetti, oggi, sono fatti dalla nostra industria. Possono essere utilizzati nelle campagne, nelle coltivazioni, per i fertilizzanti. Ma anche nelle costruzioni. E che dire della sanità? Siringhe, strumenti, provette, contenitori. Per anni le oligarchie che dominavano il paese li importavano, li compravano a prezzi esorbitanti. Ma questi stessi oggetti potevano essere prodotti in casa. Invece c’era chi preferiva succhiare il petrolio, venderlo sotto costo, e lasciare morire il popolo per una setticemia, ignaro perfino dell’esistenza dei medici”.

    E oggi?
    “Oggi è il paese intero che decide e programmna”.

    Senza l’opposizione.
    “L’opposizione ha fatto le sue scelte. E’ un dialogo impossibile. Siamo diversi: noi siamo disposti a morire per il paese. In loro cova l’odio, la rabbia per i privilegi che hanno perduto. Non sopportano vedere un indio, un negro, il “mono”, la scimmia, che guida il paese”.

    Come pensa di conciliare il suo modello con i mercati internazionali?
    “E’ un dilemma antico, costante. Pianificazione e mercati. L’America Latina è ricca di gas, petrolio e materie prime: abbiamo creato l’Alba, il nuovo mercato comune, per soddisfare le necessità del nostro Continente. Ci riusciremo nel giro di pochi anni.”.

    C’era bisogno di un golpe per prendere il potere?
    “Il paese era al collasso. Ho evitato un bagno di sangue, mi sono arreso, ho fatto un anno di carcere, sono stato espulso dall’esercito. Ma ho dato una scossa e il paese ha risposto nelle elezioni del 1998. Non ha pagato invece chi ha fatto il golpe nel 2002. L’ex presidente della Confindustria assieme alla Centrale dei sindacati, che tutto era tranne un sindacato dei lavoratori. La nostra Repubblica bolivariana è uscita dalle urne. Una maggioranza schiacciante. E’ l’oligarchia che non accetta questa realtà democratica”.

    Quanto pesa il ruolo dei militari nel futuro del Venezuela?
    “Su questo sono stato chiarissimo. Niente partiti e niente militanza politica per chi indossa una divisa”.

    Paura di un golpe?
    “Ce ne sono stati tanti, troppi. Oggi il popolo vuole solo vivere in pace e con dignità”.

    (26 settembre 2007)

    Fonte: Repubblica.it

  40. @ cf05103025
    coglie esattamente quellìeffetto di deja.vu che un italiano, di sinistra o liberale, purché onesto con se stesso e la nostra non sempre gloriosa storia nazionale, subisce di fronte al fenomeno chavez. il quale interpreta delle istanze geopolitiche sacrosante, ossia l’emancipazione dagli usa e la necessità di allargare la rappresentenza sociale della democrazia, ma ne fa un uso distorto e pericoloso. chi lo difende ricorda molto le logiche da vecchia guerra fredda, che ora va a petrolio, grazie a bush, putin (col gas), ahmadinejad e chavez: chavez è un bastado ma è il mio bastardo. segnalo anche a sinistra qualcosa si muove. come tranfaglia che ha preso le le distanze dai fan di chavez. ma l’anomali di chavez, che lo rende molto interessante e potenzialmente normalizzante, è che oltre a ricordarci qualcosa di passato, sembra prospettare una nuova forma di rappresentanza politica: demagogica, populistica o meglio post-democratica.

  41. @massimo
    ovviamente solo un cieco può dire che in italia non ci siano stati casi di controllo, vedi telecom, e punizione, ossia i valzer alla rai e simili. con magiore o minore grado di zelo zelota, come berlusconi con biagi, luttazzi e santoro, che però aprono uno scenario italiota complesso perché sono tre casi molto diversi, semplificati dalla faciloneria del cavaliere.

    ma per quello che ho ascoltato da rossana, letto e visto direi che un conto è avere dei politici, più o meno professionisti, che amministrano con il cencelli in mano, e un altro che ci siano militari ed ex militari in posti chiave del goveno, circolino elenchi degli oppositori. insomma, c’è più metodo e disciplina, anche se la disciplina dei militari al ptere è l’anarchia. dunque si può parlare di regime, perchè è un governo con matrice militare – a proposito di libro e moschetto, chavez ha fatto re-inserire educazione militare a scuola – ma è soprattutto un regime mediatico. col chavismo c’è quella propaganda da minculpop che sfrutta i nuovi mezzi di comunicazione.

  42. @elektra grazie per gli auguri
    un medium non è negativo di per sè, ma come lo si usa. quindi no, la politica mediatica no è negativa di per sè. soprattutto se rappresenta la società, come dice Ifigenia. però un conto è informare, un altro è formare e, soprattutto, deformare. insultare a mezzo stampa, licenziare in video le persone come fa chavez con il fischietto. ma anche l’popposizione, a volte, usa toni demagogici e violenti. solo che da una parte c’è il governo, che in teoria è al timone di un paese, di uno stato, dove anche gli altri devono venire rispettati e tenuti in conto. ma non è il caso di chavez.

    penso che in venezuela il divario tra paese legale, cioè i governi, e quello reale, cio è cittadini, fosse molto profondo. anche in italia, c’è, ma in venezuela sembrva più profondo. ora, con chavez, con il suo paese mediatico, o mediale, ha rimpeito questo vuoto. o almeno illude di averlo riempito. tra i fatti c’è l’aumento della partecipazione alla politica, la vendita dei libri di politica, le letture politiche di tutto ciò che avviene nel paese. tra le impressioni, il ruolo sempre più pericoloso dei media, per esempio, nell’aizzare contro chavez durante il golpe del 2002. per citare una pessima prova dell’opposizione. am con chavez siamo al circo, a volte. incontrare naomi campbell mentre gli studenti vengono repressi per strada dalle forze dell’pordine non è buon segno. e va bene machiavelli, che chavez ha leto e celebrato quando è venuto in toscana, a firenze. ma lui ha un grande potere, cioè un grande mezzo, per migliorare il suo paese. e l’impressione è che il potere, invece, sia il suo fine.

  43. A Luva Mastrantonio e Rossana Miranda.
    Come valutate la rottura di Chavez con la Colombia di Alvaro Uribe? (notizia di oggi).
    Cosa potrebbe causare negli equilibri politici del sudamerica?

  44. Mi piacerebbe avere una risposta alla domanda che ripropongo a Miranda e Mastrantonio:
    cosa e/o chi sarebbe utile augurarsi in Venezuela al posto di Chavez?
    Grazie
    Sergio

  45. Ho già espresso altrove il mio agnosticismo e la mia distanza dalla politica, o meglio, la mia predisposizione a pensarla come mi pare senza curarmi se tal pensiero sia di destra o di sinistra.
    Quindi mi sento decisamente sdoganato per raccontare il seguente episodio.
    Quando Berlusconi era presidente del consiglio e (ovviamente) proprietario di Mediaset, andò in onda una puntata di Zelig (rete Mediaset) nella quale il comico (secondo me bravissimo e intelligente) Alberto Patrucco fece la seguente battuta: “se Clinton aveva Monica Lewinski, George Bush ha Silvio Berlusconi”.
    Ora, considerato la pratica esercitata dalla Lewinski sotto la scrivania di Clinton, mi sembra che Berlusconi si sia beccato una battutina decisamente sapida.
    Ovviamente, e sottolineo ovviamente, Patrucco ha continuato a lavorare a Zelig sia quell’anno che gli anni seguenti.
    Se avesse fatto una battuta, di minore colorito hard, su (per esempio) D’Alema quando questo buontempone era al governo, Patrucco, al massimo, avrebbe trovato un posto come barzellettiere alla saga del fagiolo cannellino di Cornillo Vecchio.
    Me ne impipo, insomma, se i politici siano seri o festaioli. Se partecipino ad ammucchiate hard o trascorrano la sera a recitare il rosario.
    George Bush non è certamente Winston Churcill (che peraltro non era uno stinco di santo), altrettanto certamente il suo fervore anti-Saddam Hussein non era mosso da valori umanitari. Però, ad Annapolis, ha fatto il massimo per creare una speranza di pace tra Israeliani e Palestinesi. E’ forse questa l’occasione nella quale si sta più vicini a un’ipotesi di accordo.
    Personalmente sono pessimista e, anche in caso di accordo, non credo che a Gerusalemme sentiremo saltare i tappi di champagne bensì qualche cannonata. Ma il dialogo, per ora, esiste.

  46. @sozi: prima di tutto scusa il ritardo della mia risposta (mejor tarde que nunca!). ho sentito tante volte quello di “ma che cosa c’era prima di chavez?”. e hanno ragione quelli che dicono che i governi di prima erano vergognosi. così come quelli che sono stati per meno di 48 ore al potere durante il colpo del 2002 erano anche più dettatoriali di chavez. ma mi chiedo: dobbiamo continuare a scegliere il meno peggio di un quadro politico triste e povero? io mi rifiuto a pensare che l’unica opzione per un paese di 25 milioni di abitanti sia unicamente chavez, senza nessuna contraparte. io non credo in molti personaggi dell’opposizione venezuelana. penso che copiano in una cattiva maniera le stesse formule di chavez per i propri interessi. ma sento che dalla società civile possono emergere molte proposte. oggi dentro le università venezuelane si sta promovendo una forte resistenza verso il dibattito superficiale delle modifiche costituzionali. chiedono una discusione con tutti i settori della società e stano dimostrando una capacità critica e anche propositiva. non dico che unicamente da le università può nascere un nuovo leader politico, ma mi da speranza.

    non si tratta (e quello vale per tutti, inclusa me) di fare opposizione a chavez solo per farla, ma di fare un confronto per sistemare le cose che non vanno e andare avanti. purtroppo, fino adesso non mi sembra molto portato, ma io sarò la prima ad essere contenta per avermi sbagliato se chavez dimostra da adesso in poi una disponibilità al dialogo con chi non la pensa come lui.

    sulla questione stati uniti sono la prima a combattere l’intervento degli usa in america latina. ho sofferto nella propria pelle la loro presenza, continua, imperante. anche nella nostra cultura. Sono da per tutti: cinema, tv, letteratura, dibattito economico, politico. Ma non penso che si tratte di due bandi: se stai dalla parte di chavez, sei contro gli usa; se invece fai opposizione al progetto di chavez, sei a favore della politica di george w. bush. se non, che lo dica il giovane di sinistra, leader del movimento degli studenti contro le modifiche della costituzione, ivan stalin gonzalez.

  47. una cosa, anche noi abbiamo un nostro beppe grillo, più o meno. si chiama luis chataing, ma prego tutte le sere che non sia quella l’uscita! per favore!

  48. @cicerone 1: ci sono problemi nel vicinato e grossi. sulla rottura di chavez con uribe devo dire che sono molto preoccupata perché sì, ho vissuto due colpi di stato, manifestazioni, ma mai una situazione diplomatica così tesa con un paese che è il nostro principale alleato geopolitica e commerciale (in gioco ci sono 5 mila milioni di dollari). chavez ha voluto dare una mano nello scambio umanitario, ma dopo che uribe che le ha messo i palletti, i limiti, che certamente deve avere un elemento esterno alla colombia, si è sentito offeso e ha iniziato a raccontare tutto quello che non doveva, che era “secreto di stato” per il processo di negoziazione con le farc. “senza prova ne secreti” ha titolato il giornale tal cual l’arrivo di chavez a parigi per incontrare sarkozy. Poi è stato un continuo scivolare nel disastro. la scoperta della chiamata di chavez al capo del esercito colombia, anche se uribe le aveva esplicitamente chiesto di non farlo, accuse, minacce. da parte di uno e del altro. con tutti poteva chavez mettersi a litigare chavez, per con la colombia l’ha fatto grossa.

  49. @Secondo voi ci sono stati casi recenti in cui, da noi, in Italia… non si è punito, ma escluso e controllato?

    Oltre a questo quesito devastante c’è molta carne a cuocere.
    Comincio a dare ragione a
    @Carlo (Speranza, non per la fucilata che mi accrediti), ad
    @Enrico (Gregori; siete stati cazzi di farlo uscire con la capa dal sacco), oggi do ragione ad enrico, ieri ci avrei pensato un po’, avendo fatto decine di antiche assemblee col Lider Maximo D’A; la storia della Forleo non mi va’ giù; lei ha strabordato, andando in giro nelle tv, ma ha messo su un’istruttoria tosta; le intercettazioni saranno anche poco democratiche ma se rivelano una furfanteria sono rivoluzionarie, anche in senso leninista, perchè no! Quel “…facci sognare…,rispetto all’acquisto di una banca che fosse vicino ad un partito fa venire i brividi.

    Gli stessi brividi di quando scopersero l’elenco della P2 a Castiglion Fibocchi e il famoso “Piano del burattino (non burattinaio) Gelli. E’ calato un sipario di piombo su quella storia, ma quel progetto si è avverato:
    1) Il partito nuovo
    2) Il controllo totale delle televisioni
    3) il controllo dei giornali (chi conosce la geografia delle proprietà sa’ bene di chi sono e sa’ che tutto cominciò con quella famosa frase degli anni 80′ “Sinergia Giornalistica”)
    La cosa che mi gela la schiena e che i miei ex- compagni, altro che riforme, volevano – forse vogliono – adottare gli stessi metodi ma, non escludendo, bensì “includendo e controllando”. Comincio ad aver fiducia in Bondi, chissà che gli hanno fatto;non ne avrò mai in quell’ex palazzinaro intelligente e scaltro:
    lasciar ballare i giullari è tipico del democristianesimo; non lasciò ballare quello che era diventato un guitto della sinistra, Michele Santoro, che in quel momento stava facendo più danni lui che una proiezione della corazzata Potiomkin.
    Sarebbe noioso e, come si dice in gergo “impallerei la telecamera”, se continuassi ad elencare le ragioni che “si, la nostra è stata ed è una democrazia super-controllata”, quindi smetto riservandomi altro e, piantandomi davanti al video per vedere Benigni…giullare per giullare!

  50. @Sergio Sozi
    Intelligentissima domanda la tua: togliere Chavez per chi, cosa?
    Ultimamente mi trovo troppo d’accordo con te, sto diventando vecchio?
    “Ci penserò domani, domani è un altro giorno.”

  51. @….ll’universo mondo
    @ chi non crede ai miracoli e ai sogni
    @ chi ha smarrito la strada e non gliene frega un cazzo di ritrovarla

    questo blog ha reso possibile una specie di amicizia (dico specie non per lui ma per me che sono refrattario) tra Sergio Sozi e me. Se si è potuto compiere un evento improbabile come questo, suppongo che anche Francesco possa apprezzare Sergio.
    A France’, io e te se semo capiti. Ma Sergetto c’ha undic’anni de meno e tanti cazzi deppiù. Spesso te li fa casca’ li cojomberi pe’ tera, ma io er portafojo ‘n mano je lo farei aregge. So’ sicuro che, ner caso, ce ritrovo dieci centesimi deppiù, e no de meno. Te quadra?
    🙂

  52. Mi sono distratta (si dice proprio così) il gran dorsale destro e faccio una fatica bestiale anche a pigiare i tasti. Spero di riprendermi in fretta, a Francesco Di Domenico dico solo che il nostro problema è quello del mito, quando un “compagno” riesce a liberarsene, allora diventa una grande persona. Hai mai letto “Totò Peppino e la guerra psichica 2.0” di LB? Per me fu illuminante.
    Vi lascio, sono trafitta. Ciao a tuttu

  53. Ringrazio tutti voi e, ancora, una volta Luca Mastrantonio e Rossana Miranda per la disponibilità.
    Mi piacerebbe che scrivesse ancora Gordiano Lupi, buon conoscitore della realtà sudamericana e (soprattutto) caraibica.

  54. Buona guarigione, Miriam! Riesci a leggere, almeno, spero. O a tenere i pennelli in mano. Se no, pazienta: quando starai meglio ci sfornerai opere ”michelangiolesche”!
    Bacione
    Sergio

  55. Una domanda per tutti, rivolta anche a Luca e Rossana
    Fino a che punto, e in che modo, Internet può compensare, o persino contrastare, le egemonie mediatiche e i regimi multimediali (anche di fatto)?

  56. Sinceramente e sulla mia pelle…presi per scemo il mio editore che lancia i libri in Internet e poi (se in rete vanno bene) li propone anche in libreria. Costi limitati, dice lui. Vendita “on demand”, dice lui e traduco io “stampo tante cacchio de copie quante cacchio me ne chiedono”.
    Molte persone sono giustamente caute a usare la carta di credito via internet. Ma, mi dicono in quanto io non ne so nulla, che esistono carte di credito con un conto limitato per cui, ovemai, più di tanto non ti possono fottere.
    Ma la carta di credito non è l’unico metodo per acquistare via web. Si può fare conto corrente postale o, acquisto in contrassegno.
    Ciò detto aggiungerei un bel chissenefrega. Perché spulciare gli scaffali di una libreria ha un fascino unico. Però con la rete bisogna farci i conti.
    Ma soprattutto bisogna farci l’abitudine. Per ora, credo, comprare i libri attraverso internet è come leccare la f… con le mutande.
    E con questa aulica perla di saggezza mi accomiato augurandovi la buona notte
    🙂

  57. Enrico, fammi pure tenere il portafogli, ma non il libro, che rischi di non trovarne piu’ neanche una pagina.
    ‘Notte bello
    Sergio
    P.S.
    Io faccio il critico letterario e lo scrittore. Stop. Se intervengo in altri campi posso anche meritarmi il lancio di pomodori. Me lo tengo e vado per la mia strada. Chavez infatti non e’ il mio campo: faccio domande come qualsiasi altro cittadino, senza spocchia. Credetemi. Oppure no.

  58. Enrico la carta usata al ristorante è molto più esposta, esistono sms di alert e la contestabilità del movimento (in ultima analisi) e mi fermo qui.
    comunque in internet siamo immersi e non abbiamo alternative al goderne. sule librerie condivido pienamente, ma l’acquisto in rete è altra cosa: bisogno-risposta. Non dimensione ludica o esperienza. Queste le viviamo in luoghi come questo e grazie a persone come Massimo che come compenso si è “beccato” il tuo commento. Poveraccio ! 🙂
    p.s./o.t.
    miriam grazie per essere passata a giocare da me. ora so che scegliere quel personaggio ti è costata fatica anche fisica

  59. Massimo non riesco a pensare a qualcosa di più pervasivo, democratico e libero della Rete.
    il vero tema è evitare che se ne possa limitare/vietare l’uso o che non si abbiano i mezzi materiali per accedervi.

  60. Caracas, 08:50 del 30/11/07

    VENEZUELA: MIGLIAIA IN STRADA A CARACAS CONTRO REFERENDUM

    A due giorni dal referendum che in caso di vittoria consentira’ a Ugo Chavez di riscrivere 69 articoli della Costituzione venezuelana decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada a Caracas inneggiando contro il presidente. Tra le piu’ controverse modifiche Chavez intende ridefinire il concetto di proprieta’ privata, abolire il limite di due mandati presidenziali, misura che gli consentirebbe di ripresentarsi a vita e la possibilita’ di eliminare la liberta’ di stampa in caso di “emergenza”. A differenza del referendum revocatorio della presidenza nell’agosto 2004 o le presidenziali di novembre 2006, per ala prima volta Chavez potrebbe non riportare le abituali vittorie plebiscitarie. L’opposizione denuncia che a differenza delle altre consultazioni non siano stati invitati gli osservatori internazionali Chavez ha annunciato che sara “neutralizzato” qualsiasi tentativo di alimentare la tensione e ha accusato gli Stati Uniti e la Cia di fomentare rivolte contro il referendum.

    Fonte: Repubblica.it del 30/11/07

  61. Mi pare d’obbligo chiedere a Luca Mastrantonio e a Rossana Miranda un commento sulla notizia che ho riportato qui sopra.

  62. “evitare che (di internet) se ne possa limitare/vietare l’uso o che non si abbiano i mezzi materiali per accedervi”.
    D’accordissimo con te eventounico.
    Smile

  63. Riesco a leggere! Mi sto dedicando a Sebald, così potrò argomentare con Carlo Speranza, e al “post che sappiamo”.
    Ciao a tutti.

  64. Per Massimo,
    oltre allo strappo muscolare sono alle prese anche con la mia posta elettronica, ricevo ma non sono sicura di riuscire ad inviare. Comunicami utilizzando l’indirizzo che inizia con gd- ….
    Entro domani però sarà tutto risolto e per la gestione che proponi, OK! Va benissimo e sto predisponendo lo spirito.
    Un caro saluo a te, Miriam

  65. @cicerone 1
    sicuramente rossana ha più elementi, quello che però è certo è che un conto è fare show contro gli usa all’onu, usare i media per lanciare messagi più o meno condivisibili contro l’impero, ma un altro è interrompere le relazioni, danneggiando due popoli, perché hai avuto, come chavez, una condotta scorretta nel caso delle farc e soprattutto digerisci male che un altro politico, uribe come lula, d’altronde, dica che un terzo mandato mette in crisi il principio democratico dell’alternanza.

  66. @sergio
    io non sono venezuelano, non posso dare una risposta significativa. e comunque, qualche alternativa la conosco, come teodoro petkoff, un ex guerrigliero ora molto moderato, l’unico avversario che chavez rispetta. per il resto, direi che più che altro sarebbe meglio che chavez migliorasse il regime democratico del suo gfoverno del paese. ma sta andando nella direzione opposta.

  67. @rev mind
    ma chavez è celentano!

    @massimo
    internet sicuramente erode i monopli e aggira la censura (tranne in posti come cina e cuba, dove è più difficile). ma la rapidità e l’estemporaneità della diffusione possono anche creare effetti di parallasse. insomma, lucciole per lanterne. pensa al siparietto tra carlos e chavez, dalla tv gteneralista come da internet, a tutti è apparso che carlos se ne è andato per protesta con chavez dopo avergli detto stai zitto, un tormentone che è andato sui telefonini, e invece se ne è andato dopo ‘intervento di ortega che, di fatto, riprendeva una questione importante, ovvero il comportamento delle multinazionli e il controllo spagnolo sull’energia. certo, se cerchi, su internet, puoi trovare la versione integrale e capire. ma tu, singola persona, intubata nel tuo computer. penso che su internet sia quasi sempre buona la prima, soprattutto se si espande a macchia d’olio. la rettifica non serve, o è più debole. ovviamente, quello che si guadagna in rapidità ed estensione lo si può perdere in riflessione e consapevolezza

  68. @cicerone 1
    è terribile. studenti che chiedono semplicemente di avere più tempo e spazio per discutere sul cambio, l’ennesimo, della costituzione, che limita la proprietà privata, che porta Chavez a essere rieletto indefinitamente. dal’altra parte i militari. l’assenza di osservatori internazioanli non promette nulla di buono.
    noi andiamo lì a fine dicembre e prima metà gennaio, vediamo come stanno le cose

  69. @Miriam
    Non ho capito un granchè di quella cosa sul “compagnismo”, mi sembrava un complimento (sindrome SoziGregori sul criptismo delle donne?), però sono dolente del tuo strappo, insomma quel diavolo che t’è successo, spero tu ti riprenda presto: una donna malata è selvaggina in meno da cacciare.

  70. Penso che scrivere è compiere un atto sociale perché i testi circolano, suscitano reazioni, generano nuovi movimenti e incidono sul gusto e sulle idee del pubblico. Collegare la letteratura alla società vuol dire guardare alla letteratura per spiegare e comprendere lo sviluppo della storia politica e sociale e in che modo la letteratura fosse utilizzata in una determinata società.
    Fin dai tempi remoti si delinea il rapporto complesso tra l’autore e i testi scritti ed i detentori dell’autorità politica, per i quali lo scrittore può essere un fedele alleato, ma anche un avversario pericoloso. Diffondere letteratura vuol dire anche far conoscere idee e opinioni, le quali non sempre sono gradite a chi comanda: lo scrittore può quindi svolgere un ruolo di OPPOSIZIONE o di APPOGGIO al potere. La posizione di appoggio è individualmente più comoda, in quanto assicura benessere e tranquillità. Ma quando lo scrittore accetta queste garanzie, deve anche sottostare a determinate condizioni impostegli.
    Maria Luisa Papini Pedroni

  71. Ulteriore domanda per Luca è Rossana:
    – Come immaginate nel prossimo futuro, e alla luce degli ultimi avvenimenti, lo sviluppo della situazione politica in Venezuela? E a livello internazionale?

  72. @ Enrico
    Ho fatto un errore tirandoci dentro Sozi, non penso che lui possa avere una sindrome del genere è familista, ho visto la sua foto con i bambini in braccio. Forse è la Sindrome DidoGregori: non riusciamo a comprendere tutto quello che c’è nelle donne dal collo in su (mò si scatena una di quelle polemiche sulla misoginia a “quel Dio pettinato a buccoli”!).

    @Maugeri
    Siamo troppo pettegoli a bordellieri (casinari in romanesco) noi vecchi, ma domani cerco di mettere insieme due cose sulle americhe… (sto minacciando?)
    Perdono.

  73. @ francesco:
    mi domando, in verità, come tu possa fare affermazioni che collocano in posizione subordinata la donna. Sei becero e stolto, oltre che cieco e sordo. Gli interventi di Elektra, già da soli, non servono a convicerti di quanto l’essere femminile sappia esprimer concetti pregni e profondi?
    Non hai letto e apprezzato la sua motivazione d’esser qui “perché Maugeri è un intellettuale-figaccione”? Saresti tu, forse, capace di partecipare a questo blog, che so, perché Laura Costantini ha un bel paio di cosce? No, e allora taci. Povero di spirito!
    🙂

  74. Sergio, nonostante il tuo truce aspetto e dai modi bruschi, sei un furfante buono ed onesto.
    Per esempio Enrico non sa niente delle gambe, ma si butta…
    Sergiei Ilic torniamo al post.
    Sono particolarmente interessato alla risposta alla domanda di Massimo : Che rapporto ha Chavez con la letteratura e con i grandi scrittori sudamericani?

  75. CARACAS – Se l’opposizione venezuelana, d’accordo con “le forze dell’Impero statunitense”, dovesse mettere in atto un piano di destabilizzazione denunciando brogli in una sua eventuale sconfitta nel referendum di domani per la riforma della Costituzione, il Venezuela non esiterebbe a rispondere con decisione e sospenderebbe anche l’invio di petrolio agli Stati Uniti.

    Vestito di rosso sorridendo, cullando bambini e cantando, Chavez si è impadronito ieri sera del palco centrale collocato sulla Avenida Bolivar di Caracas per la manifestazione del sì alla riforma da lui proposta, pronunciando un discorso in cui ha lanciato duri moniti a chi si proponesse di intralciare con la cospirazione il progresso della rivoluzione socialista.

    Un primo avvertimento il leader bolivariano lo ha lanciato ai media che dovessero violare la legge elettorale venezuelana, preannunciando dure sanzioni. E alla rete statunitense Cnn, che giorni fa propose sullo schermo – “per errore”, hanno assicurato i responsabili ad Atlanta – la sua figura con la scritta “chi lo ha ucciso?”, Chavez ha detto: “Se qualche canale internazionale – mi sentano bene quelli di Cnn – si presta a piani di destabilizzazione, immediatamente espellerò i suoi inviati”.

    Ma il discorso più duro alle molte decine di migliaia di persone riunite per ascoltarlo è stato per le possibili implicazioni di una cosiddetta Operacion Tenaza (Operazione Tenaglia) che legherebbe la Cia statunitense con l’opposizione interna per destabilizzare il paese in caso di vittoria del sì.

    “Data questa situazione e visto il pericolo dell’Operazione Tenaglia – ha affermato – dispongo che a partire da oggi siano occupati dall’esercito i nostri campi petroliferi per proteggere i nostri beni nazionali”. E non è tutto, ha concluso, perché “se ci sarà questo tentativo di destabilizzazione con la complicità dell’Impero nordamericano, non ci sarà più una goccia di petrolio per gli Stati Uniti”.

    Rivolgendosi infine al ministro del Petrolio Rafael Ramirez, il presidente ha detto: “Rafael, controlla quali sono le partite di petrolio in partenza lunedì per gli Usa perché, se l’opposizione crea il caos con la scusa di brogli nel referendum, tu possa ordinare di non mandare più il greggio verso il territorio statunitense”.

    Il capo dello Stato ha quindi alternato citazioni storiche e canzoni a considerazioni politiche, come quando ha avvertito la Spagna che si potrebbe arrivare a gravi problemi per le relazioni diplomatiche se il re Juan Carlos non dovesse scusarsi per l’ormai famoso “Perché non stai zitto!” con cui gli si è rivolto durante il Vertice iberoamericano di Santiago del Cile. O come quando ha considerato che con l’arresto in Colombia dei tre messaggeri con le prove di sopravvivenza di Ingrid Betancourt e di altri numerosi ostaggi, il governo di quel paese ha messo in pericolo la vita degli ostaggi stessi.

    In piazza l’entusiasmo è stato grande. “Il presidente – ha detto ad esempio alla tv statale una signora che ballava sventolando una bandiera – aiuta molto la gente povera. Siamo un gruppo di madri di Portuguesa (Venezuela occidentale) e siamo riconoscenti per quello che Chavez sta facendo. Non c’è dubbio che domenica voteremo sì”. E un altro militante ha elogiato “la determinazione del presidente a trasformare i rapporti economici in Venezuela, per cui gli auguro di rimanere al potere fino al duemila…sempre”.

    Se così sarà si comincerà a sapere a partire da domenica, quando 16 milioni di elettori potranno recarsi nei seggi per dire un decisivo sì o no alla proposta di cambiare 69 dei 350 articoli della Costituzione del 1999.

    Se vincerà il sì proposto da Chavez, comincerà una trasformazione istituzionale del Venezuela, di cui nessuno finora conosce la portata. Se sarà invece il no a prevalere, il paese entrerà in una stagione di grandi incognite, perché da una parte il capo dello Stato resterà al potere fino al 2012, ma dall’altra l’opposizione avrà recuperato gran parte della forza perduta in questi ultimi nove anni.

    (1 dicembre 2007)

    Fonte: Repubblica.it

  76. @ eventounico:
    immaginavo il riferimento, ma trattavasi di ironia verso la simpatica elektra attraverso un post a di domenico. ovemai, poi, laura avesse delle belle cosce, buon per lei.

  77. @eventounico
    Tu con questo nickname perverso devi avere un bel paio di cosce!

    Insomma la questione da discernere è : che diavolo ci fa Hugo Chàvez, uno stolto nazi-comunista, un fenomeno da baraccone planetario in questo sito che, tolto me e Gregori (Enrì, scusami se qualche volta mi ti associo) è un luogo di piacevole costruzione teorica e letteraria?
    Il presidente del Venezuela è l’ultima forma discendente dei “Caudillo’s latino-americani; somiglia terribilmente ai leader arabi degli anni 50/60, quelli del socialismo pan-arabo che, partiti dal pretesto dell’autodeterminazione (giusta e giustificabile) dal domino coloniale, finirono per cadere nell’orbita del tetro Pcus sovietico.
    E’ un caudillo moderno, come è un integralista moderno Osama “il pennarello arabo”, colui che vuole ridisegnare l’islam col Tratto-Pen nero.
    Conosce internet e su quella piattaforma studia e studia male, perchè il web può produrre mostri di nozionismo ma non persone colte.
    Si è nutrito della mediocre filosofia di Simon Bolivar e del suo derivato moderno, quella miope di Ernesto Guevara de la Serna (un uomo sopraffatto dalla sua bontà); con questo zabajone culturale è riuscito a vendersi come prodotto innovativo alle popolazioni cattoliche latine che sono sempre in attese di un messia.
    Poi, la complessità del continente cosiddetto latino-americano è talmente profonda che solo chi ci vive può tentare di comprenderla.
    Si parla di Sudamerica come se fosse una sola nazione, una sola cultura, una sola letteratura;è una chiave di lettura che spesso si ha dall’esterno, un po’ come con l’Africa, dove si confonde Tanzanìa, Congo, Kenya…
    Purtroppo il processo di unificazione anglosassone che ha portato agli Stati Uniti (Yankee) al sud non c’è stato (fossimo noi sudisti geneticamente inferiori?).
    E non è un caso che il “Partito di Arcore” da noi ha sempre stravinto nel sud cattolico, sempre in attesa di un messia, che fosse “Il capo dei capi” un duce o (sempre sia lodato) Gesù Cristo.
    Ecco, mi sorge un dubbio: fosse un problema religioso?
    I Calvinisti, gli Ebrei, i protestanti (preti moderni che si sposano: “Se lo sanno in Italia – disse Totò – protestano tutti), raramente aspettano un messia politico; trovano naturale, defenestrare, cambiare governi e maggioranze ad ogni periodo.
    Insomma sarà colpa di quel mirabile assunto del mio paesano Croce (“…non possiamo non dirci cristiani…”) che condiziona le popolazioni cattoliche e musulmane, e quindi Chàvez, e Andreotti, e il Tartufone brianzolo che governò prima di Prodi….

  78. @ francesco:
    siccome da qualche parte sono democratico 🙂 non mi fa schifo essere associato a te. Però, considero, che Maugeri ha iniziato questo post indirizzandolo verso le connessioni tra politica e nuovi mass-media.
    Poi, come sempre accade, finisce un po’ troppo in caciara (ossia in politica) poiché persiste una linea di pensiero secondo la quale ha un significato politico anche pulirsi il sedere con la carta igienica liscia piuttosto che crespata. Ma di questo Massimo non ne ha colpa.

  79. @Enrico
    E’ un mio limite la non eccessiva chiarezza ma io credo che Chàvez stia ai mass-media come i pannolini a bambini: sono i mezzi d’informazione che cercano il soggetto o il prodotto da vendere, non viceversa.
    L’Hugo diventa symbol dopo aver irretito milioni di campesinos, contano un cazzo le decine di migliaia di intellettuali “contro”, l’industra dell’informazione vuole Barabba, mica Gesù. Vuole il mito e se lo trova bello e costruito (dopo aver sperato inutilmente in Igacio Lula).
    In Italia è diverso, qui c’è un intelligente professionista, che prima ha costruito il mito e poi lo ha proposto ai mass media, vendendolo bene.

    Avrai notato – Enrico – che ho la sindrome del post-comunista, mi passerà, ma, da dieci anni che ho un pc non sono mai riuscito a digitare il nome del biscazzone mediasettico, perdonami mi passerà…sicuramente,visto che dovrò rendergli omaggio come futuro presidente della Repubblica e io sono ligio alle istituzioni (ero nella Folgore), perchè cosa pensi si siano spartiti ieri lui e il Veltronio arricchito?
    Finisce sempre in caciara, hai ragione!

  80. @ franscesco:
    e ma tu la caciara te la cerchi!!!!! se uno vuole evitare la sindrome da post-comunismo, sarebbe bastato non essere comunista 🙂
    e poi, comunista e nella Folgore?
    E la Madonna, ma è come parla’ de fica co’ Grillini!

  81. @francesco di domenico
    La perversione è la proiezione delle proprie aspettative frustrate. Quanto alla dissertazione politica il problema è sempre solo uno: la distanza tra l’aspirazione che ognuno coltiva e la capacità di incidere che ognuno trova o pensa di avere. Pur essendo connotato politicamente non ritengo che le masse sia soggetto politico più del singolo individuo.
    In Italia abbiamo già avuto ciò che ci meritiamo e, purtroppo, perseveriamo. Tornando a quanto dicevo della forza eversiva della cultura ed in particolare dei libri non credo che i media possano cambiare chi non vuole.

  82. Venezuela, bocciata la riforma di Chavez
    “E’ stato un esercizio di democrazia”

    da Repubblica.it del 3/12/07

    CARACAS – I venezuelani hanno bocciato la riforma costituzionale voluta dal presidente Hugo Chavez, che avrebbe tolto ogni limite al mandato presidenziale. Chavez ha ammesso la sconfitta prima che arrivassero i risultati completi, complimentandosi con gli avversari per la vittoria: “E’ stato un esercizio di democrazia”, ha detto rivolgendosi direttamente alla nazione, in una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva subito dopo l’annuncio dei risultati elettorali. “La democrazia venezuelana sta maturando – ha osservato il presidente – ed ogni processo elettorale permette il consolidamento di questa maturazione”.

    Il referendum è stato bocciato per un soffio: secondo la commissione elettorale, il 50,7 per cento dei venezuelani ha votato contro il primo blocco degli articoli e il 49,29 a favore; il 51,05 ha rifiutato il secondo blocco, approvato dal 48,94 per cento. Forte l’astensione, che ha toccato il 44,9 per cento.

    Il testo proposto agli elettori prevedeva la riforma di 69 dei 350 articoli della Magna Charta vigente dal 1999 e prevedeva, tra l’altro, l’aumento dei poteri presidenziali, l’allungamento del mandato da 6 a 7 anni, la rielezione indefinita del presidente. Novità anche in campo economico con l’eliminazione dell’autonomia del mandato presidenziale, la riduzione dell’orario di lavoro e quella per la concessione del voto (che scendeva da 18 a 16 anni).

    “La presidente del Cne – ha detto Chavez – ha detto che la tendenza è irreversibile e ovviamente io la rispetto”. “Da questo pomeriggio – ha concluso – sono stato torturato da un dilemma: quello di aspettare comunque il conteggio di tutti i seggi, o di accettare il giudizio del Cne. Alla fine mi sono detto che non potevo sottoporre il paese ad ulteriori ore o giorni di tensione. Quindi, va bene così”.

    (3 dicembre 2007)
    Fonte: Repubblica.it

  83. caro massimo, vi scrivo da mosca, dove putin ne ha fatte di sporche, ma qui ,scrittori ei inettellettuali anche non allineati, sostengono che [ esatament quello che il popolo vuole. sar’a, ma giustificare un azione presentandola come effetto di una causa, quando è il contrario, non mi ha mai convinto. non è che lo disegnao così putin, è lui che si è presentato cos1. la sconfitta del piano trans-costituziole di chavez è stata una bella notizia. gli studenti hanno fatto qualcosa di molto molto importante. gli studenti, miglioristi, cioè di sinistra ma non anti-capitalisti, possono essere il futuro di un paese che devo scrollarsi di dosso la sindrome da militarizzazone mentale. una bella notizia. una conferma che non è una dittatura, non è un regime totalitario. speriamo, però, che questo porti chavez a dialogare con chi, vincendo al referendum, ha dimostato che la maggioranza del paese non vuole una costituzione stgionale come le collezioni autunno inverno. e non voglioo un monarca con carica a vita.

    sulla letteratura sudamerica e chavez il discorso è molto lungo. diciamo che lui ne condivide il fascino che puà esercitare all’estero e ne incarna anche i difetti. ovvero una certa sublimazione del reale.- ma è un discorso molto lungo su cui veramente è meglio che parla rossana. la quale credo sia impegnata a scrivere di questa importante vittoria della democrazia vera. quale? quella che non serve solo a giustificare il potere, ma a correggerle le storture, a fermare gli aubsi

  84. io invece sulla letteratura e chavez devo dire che il povero è rimasto ai tempi di gallegos (un grande, per carità) e garcia marquez (il suo libro preferito è cent’anni di solitudine, dopo di avere detto che era el coronel no tiene quien le escriba e avere suscitato qualche commento contro-militare). per chavez non esistono proprio i giovani scrittori come rodrigo fresan, mario mendoza, jorge volpi, roberto bolaño. tanti che parlano dell’attuale “realtà sporca” del continente e non la “real-magica” del boom degli anni 60. molti di loro, nelle loro opere, romanzi, interventi, articoli, interviste, hanno criticato molti governi latinoamericani. il più grande esempio, per la sua chiarezza e qualità narrativa, è quella di roberto bolaño, che detestava chavez e criticava molto la sua fame incontrolabile di potere. i tempi cambi, e allo stesso ritmo la letteratura. quindi, per aggiornare i discorsi a leggere caro hugo !

  85. sul futuro sono molto fiduciosa, come ha detto teodoro petkoff, direttore di tal cual, c’è una riconfigurazione opposizione venezuelana. oggi sono gli studenti, e non i partiti tradizionali, i protagonisti dello scenario della opposizione venezuelana. i chavistas sono più critici verso di chavez. che aveva come forza più grande la debilità dei suoi avversari politici. oggi stiamo andando verso la partità di condizione per fare il gioco più giusto. spero solo che la vittoria di oggi non sia pressa come il fine ultimo, perchè chavez proverà a fare passare di nuovo il progetto (lo ha già detto! che la proposta non è morta) e bisogna lavorare tanto. l’opposizione ha fatto troppi e grossi errori. non si sistema tutto dalla mattina alla sera. (scusatemi gli errori ortografici del italiano, ma non ho dormito nulla seguendo le notizie del referendum e sono troppo emozionata ancora!)

  86. e cosa mi dite del articolo su Il giornale, edizione del 3 dicembre 2007?

    “Democrazia alla Chavez. Gli elettori venezuelani lo proclamano dittatore”

    “Il ‘caudillo rosso’ vince il referendum costituzionale: con le modifiche da lui imposte ora ptrà governare a vita”.

    sembra l’esempio di come inventarsi il quotidiano del giorno dopo.

  87. @ Rossana Miranda:
    Grazie anche a te. Sono felice per te e per il tuo popolo. Per un attimo ho temuto che davvero Chavez riuscisse a ritagliarsi una costituzione su misura, così come ha scritto “Il Giornale” di oggi (magra figura!).
    Grazie anche per le informazioni di natura letteraria, che in questo blog sono sempre benaccette.

  88. Vedo che Chavez infiamma gli animi. Un po’ come Castro. Non per niente si considera il suo erede e lo stesso lider maximo lo ha incoronato come depositario del socialismo del XXI secolo. Per fortuna che mezzo Venezuela non lo segue, quindi resta ancora la speranza che non venga fondata VENECUBA (come teme Alberto Montaner) e che il paese caraibico possa allontanarsi da una deriva autoritaria e caudillistica. Tutto è meglio che Chavez per il Venezuela. Chiedetelo ai cubani che soffrono un regime autoritario da quasi 50 anni. Due milioni di esuli prodotti dal comunismo… E’ uscito un bel libro che consiglio di leggere: si intitola TOTALITARISMO TROPICALE (Ipermedia edizioni). Parla di Cuba ma il discorso vale anche per il Venezuela di Chavez. Leggete pure il numero di LIMES intitolato VENECUBA. Sono pure io contrario alle mire espansionistiche e guerrafondaie di Bush, ma non per questo accetto chi disprezza le libertà fondamentali.

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  89. Letteratura e Chavez. Un po’ come dire Letteratura e Bush. Chavez ha poco a che vedere con la letteratura ed è persona molto pericolosa proprio perchè di scarsa cultura. Fidel Castro è un dittatore colto e intelligente (che non codivido ma rispetto). Chavez no.

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  90. o peggio, letteratura a berlusconi (dai babette a cordeli non ha prodotto granché). della letteratura, però, chavez ha la capacità di autenticare la finzione affabulare chi l’ascolta.

  91. …o peggio, letteratura a berlusconi
    vero, berlusca è il proprietario di mondadori. come la mettiamo?

  92. Domani alle 18 al Caffè letterario, in via Ostiense 83, presso gli studi di Nessuno tv, Roma, verrà presentato "Hugo Chavez. Il caudillo pop" ha detto:

    Domani alle 18 al Caffè letterario, in via Ostiense 83, presso gli studi di Nessuno tv, Roma, verrà presentato “Hugo Chavez. Il caudillo pop” con Guido Vitiello di Internazionale.
    Non mancate.

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