Apro una nuova puntata della rubrica Letteratura è diritto, letteratura è vita – affidata alla scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono – dedicandolo a un argomento spinoso e delicatissimo. Lo faccio nella speranza di poter contribuire – per ciò che è dato fare a un blog come Letteratitudine – a combattere una piaga terribile come quella della pedofilia e della pedopornografia.
Il protagonista di questo post è un prete coraggioso: don Fortunato Di Noto, creatore dell’associazione Meter. Il libro di cui parleremo si intitola “Corpi da gioco“: un libro pubblicato dalle edizioni Elledici e curato da Antonino D’Anna.
Ecco la scheda: “Libro pieno di speranza, ma allo stesso tempo inquietante, duro, coraggioso questo di don Fortunato Di Noto che, da oltre quindici anni spende la sua attività pastorale in difesa dei diritti dei bambini, che lotta strenuamente mettendo a repentaglio la sua stessa vita contro i pedofili e gli “imprenditori” pedopornografici che agiscono spesso indisturbati in quella inestricabile ragnatela elettronica che è oggi il web.
Attraverso un narrare-informare chiaro, puntuale, costruttivo, don Di Noto presenta un profilo a tutto tondo, aggiornato e reale, di un drammatico fenomeno sociale che si consuma quotidianamente in modo silenzioso e subdolo da parte di uomini che giocano, commerciano ed abusano, anche fino alla distruzione, della sacralità del corpo infantile.
Un libro per capire e lottare, affinché si affermi, al posto di un’infanzia negata, una infanzia esaltata o semplicemente “vissuta”.
Di recente (e casualmente) Simona Lo Iacono ha incontrato don Fortunato e ha avuto modo di leggere questo libro… e di ripensare a un episodio vissuto nella sua carriera di magistrato (più avanti troverete un articolo intitolato Il processo del borsellino di plastica rosa).
Un argomento spinoso e delicatissimo, scrivevo in premessa. Terribile.
Vorrei provare ad affrontarlo con voi, con il supporto di Simona (che condurrà il post insieme a me) e la presenza dello stesso don Fortunato. Parteciperanno alla discussione diversi esperti e addetti ai lavori (ve li presenterò nel corso del dibattito).
L’argomento è tutt’altro che semplice… ma vorrei tentare comunque di favorire l’avvio della discussione ponendo un paio di domande:
– Qual è il miglior modo (se esiste) per impedire che i bambini cadano nella rete dei mostri?
– Le favole tradizionali hanno sempre parlato di bambini che cadono nelle mani di adulti mostruosi o nel mistero della violenza (Hansel e Gretel, Cenerentola, Cappuccetto Rosso). La letteratura dell’infanzia che ruolo può (e/o deve) avere nella formazione della coscienza? Educare, avvertire, immaginare la minaccia? O che altro?
Di seguito, l’articolo di Simona Lo Iacono
Massimo Maugeri
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Il processo del borsellino di plastica rosa
di Simona Lo Iacono
Dodici anni fa. Tribunale di Siracusa. Un processo a porte chiuse.
Imputazione: violenza sessuale.
Persona offesa (non costituitasi parte civile): una bambina di cinque anni.
Imputato: il padre.
Sul banco testi, seduta, Carla (*) ciondolava le gambe. Unghie mangiate. Una con su residui di smalto. Un’altra con un anello di Barbie rosicato dagli incisivi.
Mani che si contraevano. Che poi tornavano quiete. Che si annoiavano, anche. Perché l’infanzia detta segreti. E misteriosi obnubilamenti. Dimenticanze che nascono dalla necessità di essere – di rimanere – bambini.
Nonostante tutto.
All’uscita – a sentenza chiusa, di condanna, a grate sbilanciate, a manette ferrate sui polsi – la bambina fu allontanata dal gruppo di suore cui era stata affidata.
La vidi di spalle. I capelli lunghi, annodati. La gonna storta, le calze a pallini blu. Vidi le piccole cose, gli impercettibili segni della vita. Una borsetta a tracolla, un borsellino di plastica rosa.
Ed è questo, più che gli articoli del codice, a farmi ricordare quel processo.
Non il gergo impersonale d’udienza: è un 416 bis, dottoressa, un 524, un 624 codice penale. No. Io fra me e me dico, io ricordo: è il processo dell’unghia mangiata. Dell’anello di Barbie. Della borsetta a tracolla e dei calzini a pallini blu.
È il processo del borsellino di plastica rosa.
Si tratta di resti. Di particolari. Quelli che – per forza di cose – il processo deve scartare.
Quelli che la letteratura raccoglie.
Il processo non è nel prima (nello sguardo), né nel dopo (nel saluto). Il processo è la prova in atto, che si forma lì. Ora.
Tutto ciò che resta fuori, però, è del libro.
Ed è di questo libro (a volte non scritto, a volte non nato) che vi voglio raccontare.
Me lo trovo tra le mani, in udienza. Proprio lì, dove la letteratura resta fuori dalla porta.
Me lo fa avere l’avvocato Maria Suma, dietro mia richiesta.
L’avvocato Maria Suma è una stretta collaboratrice dell’associazione Meter, di Don Fortunato Di Noto e da anni è impegnata sul fronte della lotta contro la pedofilia.
Quando me lo consegna, lo infilo veloce in borsa. La giornata incalza. I testi, i rinvii, le sentenze da leggere ritta, decisa, in nome del Popolo Italiano. Le ipotesi difensive da sconfessare e i diritti da proteggere.
La giustizia è un cammino faticoso che non ammette pause. Un ingranaggio, anche. Che non deve incepparsi.
Leggo solo a fine giornata, quando la notte ha già steso il suo braccio.
All’alba, sento la voce: sono quel borsellino di plastica rosa.
Quello che il processo non ha potuto raccogliere.
Ecco. “Corpi da gioco”, il libro intervista a don Fortunato Di Noto (una conversazione a cura di Antonino D’Anna) è pieno di resti. È pieno di scarti. È quel particolare che nessun processo potrebbe raccogliere. È quel borsellino di plastica rosa.
È il prima (lo sguardo).
È il dopo (il saluto).
Ma soprattutto è la voce di Letizia (*) (…“Le parole sono la tua vita”…mi ha scritto don Fortunato Di Noto. Io dico che a sorridere ci riesco ancora…).
La voce di Marco (*) ( …Scrivo ora e tra qualche giorno, dopo varie udienze preliminari, sarò in tribunale per il processo a carico di mio padre. Per la prima volta nella vita, una figura autorevole mi guarda come “la persona offesa”. Ci voleva un tribunale gelido e grigio per essere riconosciuto…).
È la voce di molti nomi senza nome, senza passato, senza tribunali.
È la letteratura degli ultimi. La affiancatrice più potente dei destini violati.
È il processo che non può esistere.
Quello che raccoglie resti.
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(*) Il nome dei minori è frutto di fantasia in omaggio alla normativa sulla privacy.
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Ecco una nuova puntata della rubrica “Letteratura è diritto, letteratura è vita” affidata alla nostra Simona Lo Iacono…
Stavolta l’argomento affrontato è particolarmente delicato e spinoso (dunque, in caso di necessità, non esiterò ad applicare l’avvertenza che trovate sulla colonna di sinistra del blog).
Ne approfitto, anzi, per chiedere la collaborazione di tutti perché la discussione che si sta aprendo in questo post possa svilupparsi in maniera utile e costruttiva.
La mia speranza (scrivevo sul post) è quella di dare un piccolo contributo- per ciò che è dato fare a un blog come Letteratitudine – per combattere una piaga terribile come quella della pedofilia e della pedopornografia.
Prima di andare avanti mi preme ringraziare Simona per il coraggio con cui si espone (nella sua duplice veste di scrittrice e magistrato) per affrontare discussioni così delicate.
Grazie, Simo!
Il protagonista di questo post è un prete coraggioso: don Fortunato Di Noto, creatore dell’associazione Meter. Il libro di cui parleremo si intitola “Corpi… da gioco“: un libro pubblicato dalle edizioni Argo Software e curato da Antonino D’Anna.
Sul post potete leggere la scheda del libro…
Don Fortunato Di Noto, ovviamente, parteciperà alla discussione… ma non sarà solo: abbiamo invitato diversi “ospiti speciali” (esperti e addetti ai lavori sul tema in questione).
Provo a elencarli nei commenti a seguire…
La dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta, rinomatissima psicologa ed esperta della corrente psicologica della Gestalt.
Il dottor Marcello La Bella, dirigente della polizia postale di Catania, da sempre impegnato nell’opera di prevenzione e di educazione nella scuola e nella famiglia (attraverso corsi e incontri sull’uso della rete e sulla conoscenza dei suoi pericoli).
L’avv.to Maria Suma, esperta in diritto minorile (che è già intervenuta sul post dedicato al nuovo romanzo di Marinella Fiume).
La prof.ssa Elisabetta Manduca, assessore di Ponte Ranica (Bergamo), curatrice di un progetto di prevenzione nelle scuole.
La dott.ssa Marina Petruzzella, Gip del tribunale di Palermo.
Ecco. Spero che i suddetti ospiti – compatibilmente ailoro impegni – abbiano la possibilità di intervenire.
Nel corso della discussione, peraltro, mi riservo la possibilità di invitare ulteriori ospiti.
Come ho già scritto più volta, l’argomento è tutt’altro che semplice… ma vorrei tentare comunque di favorire l’avvio della discussione ponendo un paio di domande…
Qual è il miglior modo (se esiste) per impedire che i bambini cadano nella rete dei mostri?
Le favole tradizionali hanno sempre parlato di bambini che cadono nelle mani di adulti mostruosi o nel mistero della violenza (Hansel e Gretel, Cenerentola, Cappuccetto Rosso). La letteratura dell’infanzia che ruolo può (e/o deve) avere nella formazione della coscienza? Educare, avvertire, immaginare la minaccia? O che altro?
@ Simona
Cara Simo, ancora grazie per la disponibilità e tutto il resto…
Trovo che il tuo pezzo sia bellissimo e terribile al tempo stesso.
Riprendo il finale dell’articolo… che lancia un urlo silenzioso…
È la voce di molti nomi senza nome, senza passato, senza tribunali.
È la letteratura degli ultimi. La affiancatrice più potente dei destini violati.
È il processo che non può esistere.
Quello che raccoglie resti.
Simona cara, per il momento lascio la parola a te e agli ospiti che interverranno…
Ti pongo una prima domanda: quando hai conosciuto don Fortunato? E in che occasione?
Sub 1. Un bambino amato non sarà mai abusato, come dice don Di Noto. E quindi dobbiamo stare vicini ai nostri piccoli, tenendo sempre presente che non esistono figli degli altri, sono tutti figli nostri.
2. Avvertiamo i più piccoli che non tutti sono come mamma e papà. Ben venga la letteratura capace di educarli, anziché i Pokemon.
Cordialità
Antonino D’Anna
Ritrovarsi! Vie a volte silenziose e misteriose si incorciano. Ho conosciuto Simona tramite Maria Suma (vicepresidente di Meter e avvocato). Sono felice di contribuire per la riflessione, per l’approfondimento, per far si che le nostre parole mettano in modo una azione che eviti il consumarsi di un abuso. Qualunque sia e come avvenga.
Non è una moda stare dalla parte dei bambini e dei deboli, è la più alta vocazione che permette all’uomo di essere uomo, a noi umani di essere ancora capaci di sperare e di generare bellezza. Quindi iniziamo questa bella avventura e le domande avranno modo di trovare una tenue risposta che si concretizza poi nell’azione dell’accoglienza, dell’accompagnamento. Dell’essere riamati dato che qualcuno “non ha mato”.
Carissimo Massimo,
grazie per la generosità con cui dài voce agli ultimi. A tutti coloro cioè il cui grido non affiora. A tutti coloro che in questo momento stanno vivendo l’abuso. Stretti alle loro piccole certezze, alle favole mai narrate, alla feroce solitudine che a volte può essere l’infanzia.
La minorità, la fragilità, la crescita non ancora approdata. Tutto questo espone alla violenza.
Mi chiedi come ho conosciuto Don Fortunato.
Casualmente, qualche mese fa. Dato che dirigo la sezione distaccata di Avola, dove lui opera, ho avuto la fortuna di imbattermi in un’avvocatessa coraggiosa, Maria Suma(una delle sue collaboratrici più attive, operante all’interno dell’associazione da lui fondata: Meter). Da lei ho appreso del libro di Don Fortunato e l’ho stimolata a mettermi in contatto con lui.
Quando l’ho letto – in una notte in cui ho rivissuto tutto il viaggio della mia maternità, inglobando nel mio essere madre ogni ferita, ogni lacrima, ogni terrore nascosto – ho scritto a te (sicura che mi avresti prestato attenzione) e ho scritto a Don Fortunato per proporgli questo post.
Credo che sia doveroso informare.
Credo che la verità su alcuni meccanismi striscianti della pedofilia, su alcuni mascheramenti, su alcune manipolazioni sia veramente sconosciuta a molti. E che non conoscere esponga noi e i nostri figli a un rischio altissimo.
La prima forma di prevenzione, invece, è CONOSCERE e AMARE.
Saluto con gratitudine Antonino D’Anna (l’intervistatore delicato e intelligente che ha posto le domande a Don Fortunato in seno al libro “corpi da gioco”) e il carissimo padre, il cui coraggio è pari – credo – solo al suo entusiasmo e alla sua allegria.
Mi piace la gioia che affiora in lui nonostante l’orrore.
E’ lucido, aderentissimo alla realtà, assolutamente consapevole. Ma mai scoraggiato. Mai rinunciatario.
I suoi bambini beneficiano di una felicità che non affonda nel mondo, ma nelle più segrete vie dell’anima.
Questo tipo di felicità è la più solida base da offrire a un piccolo. La più incrollabile.
Come hai già anticipato tu, carissimo Massimo, avremo ospiti che da anni sono impegnati in questa battaglia.
Ma mi preme aprire la discussione porgendo a Don Fortunato alcune domande che sono contenute nel libro intervista che oggi presentiamo e che gli ha posto (egregiamente) Antonino D’Anna…prima fra tutte:
—
-Chi è don Fortunato Di Noto? Dove nasce e in quale famiglia?
—
-In che modo diventa sacerdote?
—
-Come nasce la battaglia contro la pedofilia?
Ho, ad oggi 46 anni. La mia famiglia, una bella, ancora oggi realtà, luogo di vita e di senso. Oggi non ho più i genitori (mio padre carabiniere, mia madre casalinga). Due fratelli e una sorella. 6 nipoti. In giro per l’Italia (Salerno, Pontecagnano, Ragusa, Avola). Ho giocato a basket (agonistico) poi a 23 anni sono entrato in seminario a Noto. Studi a Catania e Roma (licenza in storia ecclesiastica). Una vita normale, fatta di cose normali.
Non divento sacerdote, ma attraverso un misterioso e delineato incontro, Dio, in gesù Cristo (morot e risorto per me e per tutta l’umanità) ha pensato di chiamarmi. Il discernimento ha fatto il resto. Anche se oggi mi chiedo il profondo senso di questa chiamata. Un uomo, e un sacerdote per fortuna non è mai solo in questa avventura. E credo che tutto si svelerà, con chiarezza, quando uno si immergerà nell’Amore per poter amare. E’ l’Amore che prende corpo e dà vero senso alla vita.
Caro Massimo,
la rete è diventato uno strumento tra i più subdoli per (scusa il gioco di parole) “irretire”. Ma è solo uno strumento, appunto. Ciò che conta è sempre l’uomo. Il suo cuore.
Sono felice dell’esempio del tuo blog che si pone come contromisura necessaria. Come alternativa sana, intelligente, coraggiosa e garbata.
Mi sembra giusto che i meccanismi malati della rete siano svelati dai meccanismi più costruttivi.
Dato che so quanta fatica e abnegazione ti costi portare avanti questa tua meravigliosa impresa, …sono io che ringrazio te.
“Vidi la sofferenza del mio popolo e me ne presi cura” (dal libro dell’Esodo). Ho avuto il dono di immergemi, di accogliere e accompagnare il dolore dei bambini e “me ne presi cura”. Chiedendo a Dio di darmi la forza di non soccombere alla “giustizia sommaria”, ma ad una “giustizia misericordiosa”, ad una “terapia dell’amore”, ad un “grido di attenzione”. Quando nel 1989 iniziai a gridare mi presero per pazzo, per folle, per uno che “nascondeva” chissà che cosa. Pezzi di istituzione mi sono andati sempre contro. Anche la Chiesa mi vedeva con diffidenza.
Una fatica nella fatica, un dolore nel dolore. Ma non potevo indietreggiare. Non potevo mettermi ai margini… ma sulla strada e riportare la marginalità sulla strada e percorrerla insieme.
Caro padre,
tu nell’intervista dici (pag 22) “…la storia di un uomo è il collage di tante storie che ti accompagnano tutta la vita…”
E racconti una storia che hai vissuto poco dopo la tua ordinazione alla Madonna della Scala…Vorresti raccontarcela?
Cari amici,
vi preanuncio che in giornata interverrà anche la dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb che lascio a Massimo il piacere di presentare.
Essendo una delle più fini psicoterapeute della “Gestalt” (una tra le più umane e formative correnti della psicoterapia nell’attuale scenario scientifico), vorrei chiederle:
– carissima dottoressa, con quali terapie può essere recuperato un bimbo che subisce questo genere di violenza? E quali i mezzi che un genitore ha a disposizione per prevenire?
Interessante questo tema e allo stesso tempo agghiacciante. Per chi ha avuto genitori sani e affettuosi, è difficile immaginare che al mondo possano esserci invece genitori e persone mostruose. Invece è una realtà con la quale ci scontriamo purtroppo quasi quotidianamente ormai.
Penso che l’informazione data con tutto l’affetto, il tatto e l’amore possibile ai bambini, sia il primo passo verso la prevenzione. Purtroppo ai bambini molestati dai genitori questo tipo d’informazione i genitori stessi non gliela passano. Penso allora che persone qualificate potrebbero entrare negli asili e nelle scuole elementari e medie per informare i bambini in modo intelligente, sui comportamenti deviati degli adulti. Non sono un’esperta, sono un’insegnante nella scuola superiore, ma credo che siano state messe a punto molte tecniche capaci di far venire fuori all’interno di un gruppo classe, come per gioco il malessere del bambino maltrattato o abusato.
Nelle favole classiche ci sono personaggi mostruosi, come la vecchia che vuole mangiarsi Hansel e Gretel, ma anche gli stessi genitori di Hansel e Gretel, che abbandonano i figli nel bosco. Il papà di Pollicino, che abbandona tutti i suoi figli per ben due volte, la strega di Biancaneve e il lupo di Cappuccetto Rosso. E nelle favole non c’è mai il genitore che salva i figli, bensì i figli si salvano da soli oppure soccombono e muoiono. E’ come se la responsabilità di ciò che avviene ai figli non fosse dei genitori che per primi li hanno abbandonati, ma del mostro che loro hanno incontrato. Come per dire che i genitori, per il semplice fatto che hanno messo al mondo i figli, siano giustificabili. E cosa ancora più incredibile, i figli liberati tornano a casa dai genitori, che li accolgono a braccia aperte come nelle favole di Hansel e Gretel e di Pollicino. Penso che quest’idea del genitore intoccabile perché ha messo al mondo il figlio, ha dato la vita, sia molto radicata in tutti noi e per questo motivo sia difficile da parte del bambino denunciare l’abuso. dirlo, parlarne. Per fortuna che le cose forse stanno cambiando nel verso giusto, e le persone non sono più facilmente disposte a coprire le malefatte dei conviventi nella stessa famiglia.
Complimenti a Don Fortunato di Noto per il suo lavoro, il suo coraggio la sua intelligenza nel portare avanti con amore e passione un impegno così difficile. A lui va tutto il mio rispetto e la mia stima.
Carissima Claudia,
grazie per aver posto l’attenzione sull’immaginario che la favola evoca. Sull’importanza della fantasia, come strumento di elaborazione delle insidie e difficoltà della vita. Molte favole classiche propongono sì un lieto fine, ma come risultato di sforzi, di aberrazioni (pensiamo alla favola di Barbablù), di ostacoli.
Anche i disegni sono spesso indice di ciò che ferisce la coscienza dei piccoli.
Tempo fa una psicoterapeuta attentissima ai linguaggi dell’infanzia, mi raccontò che la prima forma di approccio coi bimbi per svelarne i turbamenti interiori era il disegno. Dice molto, ad esempio, un’immagine con un papà piccolo piccolo e una mamma grande grande, o con un cielo nero invece che azzurro, o – anche – un foglio completamente bianco restituito da una bambina di tre anni alla domanda : “disegna la tua famiglia”.
@ Antonino D’Anna
Caro Antonino, grazie per essere intervenuto e per aver curato il libro di cui stiamo parlando. Spero che tu abbia tempo e modo per intervenire ulteriormente.
Dopo l’ordinazione ho scoperto la mia miseria… per un paio di calzette che negai ad un giovane che me li chiese. Fu una delle vicende più forti nella mia vita. Per il freddo lo ritrovarono morto nelle campagne circostanti. Un paio di calzette riescono a offuscare l’essenza della vita. Miseria, misericordia e …. per fortuna vita!
@ Simona
Cara Simo,
sono io che ringrazio te. E lo sai :-))
Vado a pranzo… a dopo.
Preannuncio anche, con molta gioia, l’intervento immiente dell’avv.to Maria Suma, (che è intervenuta anche qui: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/08/02/celeste-aida-di-marinella-fiume/), alla quale vorrei chiedere come lavora la associazione “Meter” e quali obiettivi si propone.
@ Don Fortuno
Caro don Fortunato,
grazie per l’impegno che metti nella battaglia che conduci come sacerdote e attraverso Meter. E grazie per aver trovato il tempo di intervenire qui, raccontando anche cose personali… pezzi della tua esistenza (come l’aneddoto delle calzette negate).
Grazie. Grazie di cuore.
In attesa degli altri ospiti che mi hanno preannunciato il loro arrivo, anche io per il momento seguo Don Di Noto e vado a pranzare!
A dopo!
E grazie anche da parte mia a Claudia Marinelli per il suo bel commento…
Cara Simona, buon pranzo a te e a don Fortunato.
–
Nel precedente commento, Simo, preannunciavi l’intervento di Margherita Spagnuolo Lobb.
Sul post cliccando sul nome di don Fortunato è possibile leggere la sua biografia. Pubblico, invece, nel commento che segue il curriculum della dottoressa Spagnuolo Lobb ringraziandola in anticipo per la sua disponibilità a partecipare alla discussione.
Margherita Spagnuolo Lobb (Nuoro, 26 gennaio 1956), ha introdotto la psicoterapia della Gestalt in Italia, invitando nel nostro Paese i maggiori esponenti dell’approccio, sviluppando e diffondendo i suoi principi teorici attraverso l’insegnamento e le pubblicazioni in Italia e all’estero.
Psicologa, psicoterapeuta, è direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, che, fondato nel 1979, è stata la prima scuola di psicoterapia della Gestalt in Italia. Oggi è Scuola di Specializzazione in Psicoterapia riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (DD.MM. 9/5/94, 7/12/01; 24/10/08) nelle sedi di Palermo e Siracusa.
E’ fondatore e direttore della rivista “Quaderni di Gestalt”, dal 1985, pubblicata dalla casa editrice FrancoAngeli, e della rivista internazionale in lingua inglese “Studies in Gestalt Therapy. Dialogical Bridges”.
E’ Past-President e primo Membro Onorario della European Association for Gestalt Therapy (EAGT); Fondatore, Past-President e Presidente Onorario della Società Italiana Psicoterapia Gestalt ( SIPG), Full Member del New York Institute for Gestalt Therapy, didatta internazionale di psicoterapia della Gestalt, invitata presso vari istituti di formazione e università. I suoi trainer più significativi sono Isadore From e Erving e Miriam Polster. Ha retto la presidenza della European Association for Gestalt Therapy , EAGT (1996-1999; rieletta dal 1999-2002), per cui ha organizzato la Sesta European Conference of Gestalt Therapy (Palermo, ottobre 1998). E’ stata anche tra gli organizzatori della Settima International Conference of Gestalt Therapy (Napoli, novembre 2002). E’ tra gli iniziatori e organizzatori delle European Conferences of Gestalt Therapy Writers, che si svolgono annualmente. In qualità di Presidente della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP), ha collaborato per il riconoscimento politico della professione di psicoterapeuta in Europa e ha organizzato il Secondo Congresso della Psicoterapia Italiana (Siracusa, 21-24 aprile 2005), dal titolo “L’implicito e l’esplicito in psicoterapia”.
Ha scritto il libro “Psicologia della personalità: genesi delle differenze individuali” (LAS, Roma, 1982) e un centinaio di capitoli e articoli in italiano (tradotti in altre lingue) e in inglese sulla formazione in psicoterapia, la pratica clinica, il lavoro con i pazienti gravi, la teoria del sé in psicoterapia della Gestalt, la psicoprofilassi delle coppie al parto, la clinica delle coppie e delle famiglie, l’approccio con gli adolescenti. Ha curato la pubblicazione dei libri “Psicoterapia della Gestalt: Ermeneutica e Clinica” (Angeli, 2001), tradotto in spagnolo da Gedisa nel 2002 e in francese da L’Exprimerie, e, assieme a Nancy Amendt-Lyon , Creative License: The Art of Gestalt Therapy (Springer, Vienna, New York, 2003), tradotto in italiano da Angeli, Milano, 2007. Ha curato inoltre il libro “L’implicito e l’esplicito in psicoterapia. Atti del Secondo Congresso della Psicoterapia Italiana” (Angeli, Milano, 2006) e, con A. Ferrara, “Le voci della Gestalt. Sviluppi di una psicoterapia” (Angeli, Milano, 2008). Inoltre, cura una serie di libri di psicoterapia della Gestalt per la casa editrice Angeli. Attualmente è considerata una delle teoriche più raffinate di psicoterapia e in particolare di psicoterapia della Gestalt. I suoi interessi si rivolgono oggi alla coppia, alla famiglia e alla fondazione della genitorialità, nonché al sostegno agli adolescenti, considerando le relazioni intime nel loro rapporto con il contesto sociale.
Don Fortunato, felice di conoscerLa! Buongiorno Simona!
Posso iniziare con una strofa della canzone Luna Park di Lucio Dalla che fa” la settima luna era quella di un disgraziato…
che maledetto il giorno che era nato…
toccava il culo a una signora,
e rideva
e toccava
sembrava lui il padrone…”?
Mi sembra chiaro che, a parte l’orrore dell'”agito”, il pensiero aberrante è ritenere di farla franca con chi sembra debole e indifeso… non mi riferisco solo all’infanzia, ma alle persone down, alla fragilità fisica delle donne, di tutti coloro che, sia solo per un fatto fisico o psicologico, sono potenzialmente ritenute in una posizione di inferiorità e di poca gravità ogni tipo di abuso. Insomma, a parte i fatti, ABERRANTE E’ LO SCIACALLO E CON LUI IL VILE.
Grazie e ciao
Mi permette allegarVi, se non è scortese la seguente notizia e il nostro commento a margine della operazione. E’ quello che accade ogni giorno. Costantemente.
Quattro “orchi” in manette
MESSINA – Induzione alla prostituzione ed atti sessuali con minori. Con questa infamante accusa, la polizia ha arrestato quattro persone. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa il 4 dicembre scorso dal gip Maria Teresa Arena.
Le indagini erano state avviate a gennaio scorso, in seguito alla denuncia del padre di un ragazzo di 12 anni, il quale aveva riferito che il piccolo era stato vittima di un episodio di violenza sessuale.
Le persone arrestate stamani dalla polizia nell’operazione “Seppia” con l’accusa di induzione alla prostituzione minorile e atti sessuali con minori sono: il pensionato Giuseppe Oliva, 66 anni; Marcantonio Russo, 33 anni, l’impiegato dell’Enel Salvatore Raciti, 41 anni e il disoccupato Claudio Cisco, 45 anni.
Russo soprannominato “Siccia” da qui il nome dell’operazione, è anche accusato di corruzione di minorenni e pornografia minorile, mentre Oliva è accusato anche di atti osceni in luogo pubblico e omessa custodia di pistola.
Secondo quanto accertato dalla Squadra mobile i quattro avevano rapporti con minori cui davano in cambio dolci, caramelle o figurine. Le vittime accertate sarebbero due bambine e cinque bambini dai 10 ai 14 anni che si recavano in un parco giochi del rione Paradiso, dove venivano adescati dagli arrestati.
La polizia ha accertato che gli adescamenti erano cominciati nel 1999 e ha sequestrato materiale fotografico a casa di Russo, da cui si evince che le vittime potrebbero essere più di sette. In un diario, Russo annotava le caratteristiche di ogni minore e dava loro i voti per le prestazioni.
METER: “BASTA EMERGENZA, OCCORRE PREVENZIONE”. “Genitori state attenti a quello che i vostri bambini hanno in tasca, soprattutto a somme di denaro. Non bisogna abbassare la guardia e pensare ‘tanto non succederà mai, conosco mio figlio’.
Tutti i bambini possono essere avvicinati da un pedofilo, che con qualche scusa può abusare di loro. Poi ci tocca intervenire a danno già fatto”. Lo ha affermato in una nota don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione “Meter”, commentando l’arresto, avvenuto a Messina, di quattro persone con l’accusa di induzione alla prostituzione ed atti sessuali con minori.
Don Di Noto ha lanciato un appello a tutti “per la prevenzione” sottolineando che “i numeri dell’emergenza parlano chiaro”.
“Dall’inizio dell’anno – ha sottolineato il sacerdote – siamo già a 1.465 segnalazioni che, moltiplicate per 7-8 indirizzi a segnalazione, sono circa 11.720 siti, social network, riferimenti”. “Non è solo un problema di numeri – ha concluso – è un fatto che deve indurci ad una nuova strategia di informazione, prevenzione. Enti locali, parrocchie, associazioni devono smetterla di agire solo in emergenza”.
La Sicilia.it 7 dicembre 2009
Ciao Rossella, grazie per il commento.
Don Fortunato, grazie per aver inserito l’articolo pubblicato su “La Sicilia” di oggi. Come hai fatto notare “E’ quello che accade ogni giorno. Costantemente.”
Parli – giustamente – di prevenzione, evidenziando che “i numeri dell’emergenza parlano chiaro”.
Ecco. Lo scopo principale di questo post – e di questo dibattito (almeno per me) – è quello di contibuire a informare, a far crescere la consapevolezza, a non abbassare la guardia. A prevenire.
Siamo tutti responsabili dei nostri bambini. E quando dico “nostri”, non mi riferisco solo ai nostri figli… ma a tutti i bimbi, che sono figli del mondo.
Eccomi di nuovo qui!
Saluto la carissima Rossella e mi aggancio all’ultimo commento di Don Fortunato per chiedere :
—
Don Di Noto, la pedocriminalità ha una struttura come quella della mafia? C’è una cupola?
—
Caro padre, attualmente come vive la pedofilia in Italia?
—
Quali sono i centri nevralgici della pedocriminalità italiana? Dove si produce e smercia il materiale pedofilo? Dove sono le comunità?
—
Parliamo di “paradisi pedofili”. Dove sono e perchè?
—
Che cosa vuol dire per un pedofilo la ricorrenza del 25 aprile?
Preannuncio inoltre un altro stimatissimo ospite: il Dott. Marcello La Bella, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato,
Dirigente Compartimento “Sicilia Orientale” della Polizia Postale e delle Comunicazioni, operante a Catania.
@ Massi:
Caro Massi, a te il piacere di presentare il dott. La Bella e la sua attività investigativa e di prevenzione.
Caro Dott. La Bella,
la ringrazio per la sua attività e per i suoi sforzi.
Vuol spiegarci come operate? E con quali mezzi intervenite per la prevenzione e la propaganda?
Cara Simo, anticipo al dr. La Bella il benvenuto a Letteratitudine ringraziandolo per la sua disponibilità a partecipare a questo dibattitito.
Marcello La Bella, funzionario della Polizia di Stato, è attualmente dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale” di Catania.
Diversi gli incarichi ricoperti nell’ambito della Polizia di Stato, prevelentemente in Uffici investigativi (Squadra Mobile e Digos).
Il gruppo di investigatori da lui diretto ha portatato a termine, con la Procura Distrettuale di Catania, numerose indagini di contrasto della pornografia minorile on-line, alcune tra le più importanti a livelli internazionale.
Vari i corsi, anche universitari, frequentati in Italia ed all’estero in materia di cyber-crime.
E’ componente di diverse Commissioni tra cui il Gruppo dell’Interpol Internet e minori.
Docenze e relazioni in convegni e conferenze, anche all’estero.
Caro Don Fortunato,
il racconto struggente e doloroso dei calzini negati mette in luce la profonda umanità dell’uomo in servizio e il potere di trasformazione di ogni esperienza della vita in pienezza.
Grazie per questo episodio che testimonia umiltà e resurrezione.
Nel post dedicato al “Sud nella nuova letteratura italiana” Antonio Pascale sosteneva che l’intellettuale di oggi deve svolgere un ruolo importante come “amministratore del sistema” (nell’ambito delle proprie competenze).
In fondo è anche quello che stiamo facendo in questo post.
Mi piacerebbe, infatti, approfondire il rapporto tra “Internet e pedofilia”. Credo che sia doveroso, da parte nostra, approfondire anche questo tema… visto che, per certi versi, in Internet ci viviamo.
Rispondo, alle domande della Simona, come prima battuta, con questi elementi. Una prima riflessione su un fenomeno complesso…..
Il 22 settembre scorso, convocati dalla Commissione parlamentare per l’infanzia ci ha permesso di focalizzare alcune questioni che, anche in questa nostra discussione riteniamo utili per la comprensione, sebbene non esaustiva, del fenomeno della prostituzione minorile, della pornografia minorile e del fenomeno legato alla pedofilia online, sia per la diffusione, divulgazione e detenzione di materiale (foto e video) sia per il filone pseudo culturale che oggi sempre di più è presente in Italia e all’estero per legittimare e normalizzare un comportamento nocivo e illecito contro i minori, paventandone una pseudo libertà di pensiero e di espressione. In tal senso, la stessa Meter, ha elaborato un testo di legge (n. 1305, 17 giugno 2008) – elaborata da Maria Suma.
I dati che forniremo sono reali e riscontrabili perché costituiscono il risultato di elaborate indagini che hanno avuto riscontri investigativi nazionali e internazionali.
L’ultima indagine ( quella del 3 settembre 2009), avviata dopo sei mesi di minuzioso screening della rete effettuato dagli operatori dell’Associazione Meter onlus, ha permesso al Comitato di sicurezza nazionale americano, alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, coordinate dalla procura Distrettuale di Catania, in una prima fase di indagine, di ricevere la segnalazione di n. 234 comunità pedofile e pedopornografiche, di cui n. 100 sono state oscurate e sequestrate. Le comunita’ erano inserite in un rinomato social network americano. Gli iscritti erano 18.181 (anche italiani) e scambiavano tra loro decine di migliaia di video e foto. Nel corso di sei mesi di monitoraggio sono state individuate in particolare 27.894 fotografie e 1.617 filmati, che coinvolgono migliaia di bambini di varie nazionalita’, seviziati e violati in contesti familiari, scolastici, nei boschi, in auto, in tuguri di periferie metropolitane. I dati sono ora all’esame degli investigatori italiani e di quelli statunitensi, che sono stati informati. Un materiale che possiamo definire “impressionante e indescrivibile”. Non c’e’ nazione che non ne sia coinvolta, decine di migliaia di persone che producono, scambiano, detengono materiale e violentano i bambini. Materiale non ‘virtuale’, ma reale, talmente reale che quando si ascoltano nei video le grida di dolore dei bambini, quando si scorgono nelle foto volti di neonati, se ne sentono la voce, il dramma, il dolore, la sofferenza.
Si aggiunga, inoltre, l’ultimo ufficiale dato del “Rapporto” presentato al Consiglio sui diritti umani dell’Onu ( 16 settembre 2009) che dichiara che più di 750.000 “predatori” sessuali a caccia di bambini sono connessi a internet in modo continuativo. Nello studio annuale, Najat M’jid Maala, relatrice speciale al Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite per la prostituzione minorile e la vendita dei bambini, avverte che sono in preoccupante crescita, su scala mondiale, questi tristi fenomeni.
Il fenomeno nonostante tutto è sommerso, il pericolo è in agguato per la diffusione, l’adescamento (c.d. prostituzione minorile online) e il groming; la connessione e le comunicazioni tra pedofili avvengono oramai, in maniera esponenziale, e le nostre denunce lo dimostrano e lo confermano, nei social network, nelle chat e nei servizi di peer to peer e filesharing.
Secondo i dati dell’Onu (e che il Centro Studi Meter, ritiene sufficientemente attendibili, perché i dati in nostro possesso sono confrontabili con i data base delle Polizie Europee e di quella italiana), ogni giorno centinaia di nuove immagini pedopornografiche vengono prodotte e messe in circolazione, alimentando un mercato che annualmente produce guadagni tra i 2,04 e 13,62 miliardi di euro.
Si aggiunga inoltre che il numero “approssimativo” dei minori coinvolti possono aggirarsi a più di 200.000 l’anno come vittime della pornografia minorile e dello sfruttamento sessuale. Le foto, i video che ritraggono bambini sfruttati sessualmente sono sempre più sconvolgenti: basti pensare al nuovo filone della infantofilia scoperto e denunciato per la prima volta da Meter nel 2002, che coinvolge bambini in tenerissima età, da pochi giorni a due anni.
Meter, negli ultimi 7 anni di attività sociale a tutela dell’infanzia, ha segnalato ufficialmente alla Polizia Postale Italiana e alle Polizie di diversi paesi nel mondo n. 53.290 siti pedopornografici, aprendo filoni di indagini che hanno portato a migliaia di indagati e arrestati, e in alcuni casi anche alla individuazione delle vittime di nazionalità italiana
Per mettere fine a questa situazione e proteggere al meglio le piccole vittime, da più parti si raccomanda a ciascun Stato di adottare la definizione di bambino come “essere umano di età compresa tra zero e i 18 anni”; perché chi ha meno di 18 anni, “non è in grado di dare il proprio consenso allo sfruttamento sessuale”.
Riteniamo opportuno che sia necessario elaborare itinerari comuni per e contro un fenomeno “globale”; fenomeno, quello della pedofilia e della prostituzione minorile, che richiede azioni coordinate e non frammentarie.
La mancanza di una Banca Dati centralizzata non ci permette di azzardare numeri: comunque i minori si prostituiscono in Italia e il fenomeno del turismo sessuale è esteso e ramificato (è paradossale la mancanza di mirate indagini contro il turismo sessuale nei confronti di italiani); esiste la “prostituzione minorile virtuale” ma non esistono norme ad hoc per quanto riguarda la “induzione alla prostituzione minorile online”, ovvero l’induzione di minori on line attraverso web cam, a fornire esibizioni a sfondo sessuale dietro corrispettivo; come neanche quello dell’adescamento, sebbene siano state formulate specifiche norme ora in discussione alla Commissione Giustizia.
Personalmente ho sempre considerato Internet un vera “rivoluzione” (in termini positivi). Ne abbiamo parlato, per esempio, qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/03/18/la-rivoluzione-internet-e-pasolini/
Ma, allo stesso tempo, credo sia importante mettere in luce non soltanto le luci (di questa rivoluzione), ma anche le ombre e i rischi.
Ed è quello che abbiamo tentato di fare (per esempio) qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/18/responsabilita-legale-della-scrittura-in-rete/
E qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/01/07/i-pro-e-i-contro-di-facebook/
Ecco. Nel precedente commento don Fortunato – tra le altre cose – ha messo in luce anche il rapporto tra “Internet e pedofilia”.
intervengo giusto per ringraziarvi di questo post *fondamentale*.
spero di riuscire a tornare per intervenire in maniera più consistente.
per il momento : grazie.
Ho letto tutto con molta attenzione. Seguo da lontano la lotta contro la pedofilia e mi domando come mai non si sia riusciti ancora a debellarla. Ho come la sensazione che non si faccia abbastanza per motivi connessi con la criminalità mafiosa o di copertura di logge. Forse mi sbaglio, ma credo che intorno a questo tipo di crimine si allarghi un circolo vizioso (è il caso di dirlo) fatto di connivenze e correità morbose di gente in vista, di persone insospettabili che, massimo della violenza, giustificano tali orrori.
E mi dispiace dirlo, a fronte di religiosi come don Fortunato, ci sono tutti quelli che vengono coperti dalle ali della Chiesa, chioccia ignobile per i suoi pervertiti, e iena con le vittime.
Capisco che sono troppo coinvolta dall’argomento, ma se c’è una cosa che mi fa sentire più che sdegnata, schifata, è proprio la scarsa rilevanza che viene data a questo tipo di violenza che più vile non ce n’è.
E il commercio del materiale connesso?
Chi sono gli acquirenti?
Chi sono i mittenti?
Chi può pensare che sia una cosa di poco conto una perversione simile?
Parlo da madre e da nonna, che teme perfino di pubblicare le foto dei nipotini sul blog, per timore di occhi impuri mostruosi.
Ecco ho detto la mia, da persona poco competente in merito, ma partecipe.
Cara Simona, caro Don Fortunato, caro Massimo, intervengo per una sorta di dovere civico, non si può tacere davanti a certe mostruosità e aberrazioni… ma solo parlare di certe cose mi annichilisce. Anni fa ho partecipato ad un comitato di utenti per la gestione di un consultorio pubblico e ho avuto modo di avere a che fare con una materia incandescente. Con l’assistente sociale dello stesso consultorio abbiamo fatto una sorta di informale inchiesta dalla quale è emersa una realtà per me inaccettabile come donna,come madre, come insegnante, che cioè l’abuso sulle bambine ad opera dei padri è più frequente di quanto non si pensi e, come la violenza sulle donne in generale, è interclassista e prescinde dalla professione o dal mestiere del genitore e dal suo grado di istruzione. Io non credo alla bestia che c’è in noi anche se bestie o belve spesso siamo… io credo a una cultura che considera l’amore come possesso, che non rispetta l’amato, che non riesce ad amare se non un oggetto supino e che subisce. Io credo che questa cultura si ripropone in momenti come questi in cui certi modelli politici e televisivi sembrano senza alternative, altrimenti non sei “sperto” e non vai da nessuna parte.
Cara Simo, grazie della storia del borsellino rosa, com’è strano, questo colore è un eitmotiv che sembra ricorrere spesso in storie di abusi sulle bambine. Al prossimo intervento, perchè ora devo accompagnare mia figlia in palestra, ti racconterò l’episodio di “Giada e la panda rosa”… Grazie a tutti per ora, vostra Marinella
scusate la svista: leit motiv…
Buon pomeriggio a tutti. Mi preme dare un saluto affettuoso ed un ringraziamento alla carissima Simona, donna straordinariamente sensibile, e a Massimo per aver ancora una volta permesso a noi di Meter di dare voce al “grido silenzioso” di tanti bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza.
Rispondendo alla prima domanda posta dal nostro caro moderatore, ritengo fermamente, secondo la mia esperienza, che il miglior modo per impedire che i nostri bambini cadano nella “rete” dei pedofili, sia quello di essere presenti nella loro vita e di amarli realmente. Il monito è quindi rivolto ( e non voglio fare qui la moralista),principalmente alla famiglia, che purtroppo oggi ha abdicato al suo fondamentale ed insostituibile ruolo educativo. Non basta, infatti, accudire i figli, mantenerli econimicamente e fare per loro tutto quanto la legge impone; i figli vanno amati, ascoltati, attenzionati, accompagnati ed educati, appunto, nel senso letterale del termine ( e – ducere= trarre, condurre). Amare vuol dire dare la vita ( a-mors= assenza di morte, e quindi vita).
E’ vero ciò che afferma con veemenza don Fortunato: un bambino amato non sarà mai abusato! Perchè un bambino privo di vuoti d’amore da colmare non sarà facilmente illuso; un bambino che ha saldi e validi punti di riferimento non sarà facilmente adescato.
Sono orgogliosa ddi essere presente anch’io, che quando si parla di questo argomento divento feroce e mi scappano finanche gli aggettivi efficaci che meriterebbe. Nel vangelo Gesù Cristo ha detto: Chi scandalizza uno solo di questi piccoli che credono in me, meglio sarebbe per lui appendersi al collo una macina da mulino e buttarsi a mare.
Insomma, il figlio di Dio consigliava il suicidio piuttosto che l’offesa contro l’innocenza dei bambini. Significa: ammazzati, è meglio.
Tutto incomincia dalla famiglia. Noi eravamo due sorelline e la mamma, ogni mattina, ci avvisava: non accettate niente da nessuno, non prendete dolci, non andate con gli sconosciuti perché vi possono fare del male.
Non ci diceva cosa, ma tale era l’insistenza che una volta la mamma di una compagna di scuola mi regalò una mela ed io non la mangiai, la consegnai intatta alla mamma.
Io non so come si possa parlare con tanta disinvoltura dei preti pedofili svergognati nei telegiornali. Perché non li buttano fuori per sempre? Ma quale pentimento. Chi fa cose tanto atroci deve uscire, poi si pente se ne ha voglia, ma è inaffidabile. Si lamentano tanto che i preti sono pochi, invece per me sono troppi quelli indegni. Che vergogna. Sono cattolica e praticante, ma non intendo stare zitta perché queste non sono ” debolezze umane “, sono peccati mortalissimi. E osano pure predicare agli altri e dare ordini dall’altare.
Oggi nessuno può affermare che è un modo di amare i bambini. Che la smettano di imbrogliare se stessi e gli altri.
I padri che abusano delle figlie. Meno male che questa ignominia l’ho appresa da grande. Mai l’avrei lontanamente pensato.
Cogliendo le sollecitazioni che giungono dai vari interventi, voglio brevemente esporre che la pedofilia, la violenza, lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile sono tutti aspetti di un fenomeno complesso e trasversale, che interessa a vario titolo una molteplicità di soggetti. Spesso si parla indifferentemente di pedofilia e di violenza sessuale su minori senza distinguere le due cose; ed il nostro legislatore ha previsto entrambe le condotte in un’unica fattispecie incriminatrice ( Art. 609 quater c.p.-Atti sessuali con minorenni), sebbene punite con pena diversa. In realtà i pedofili veri e propri sono coloro che compiono atti sessuali con bambini prepuberi, al di sotto dei dodici anni. Per quanto riguarda poi la pedopornografia, bisogna distinguere tra chi produce il materiale ritraente atti e/o violenze sessuali con minori, chi commercia, chi divulga, chi cede, anche a titolo gratuito, chi scambia, chi semplicemente detiene il suddetto materiale. Chi produce il materiale, ad esempio, specie quando si tratta di grosse organizzazioni criminali che operano con vere e proprie attività d’impresa, non necessariemente è pedofilo. Per non parlare poi di un aspetto ancor più pericoloso, perchè subdolo: quello della pedofilia culturale, ovvero l’apologia, l’istigazione, la giustificazione delle condotte dei pedofili.
Avremo sicuramente modo di approfondire.
La letteratura per l’infanzia, supportata dalla presenza dei genitori, sicuramente può aiutare a prevenire, in virtù della funzione comunicativa e della forza creativa della “parola”.
Non ho finito, mi è venuta in mente un’altra cosa: quand’ero ragazzina, forse alla seconda media, ero asina in matematica. Nel nostro palazzo abitava un professore di matematica e mi mandarono a prendere lezioni, un giorno questo signore mi chiese di baciarlo come facevo con mio zio. Lo baciai rapidamente sulla guancia. È già finito? Chiese lui. Gli risposi che io in quel modo baciavo mio zio ( una persona magnifica ). Allora lui mi chiese di chiudere gli occhi, sorridere e di baciarlo con più impegno, cosa che eseguii candidamente. Incominciò ad ansimare, gli chiesi: Che fai ? Niente, rispose. Dopo divenne prepotente e voleva farmi fare una cosa brutta, mi rifiutai e lui si infuriò. Scoppiai in pianto, allora egli mi prese con le buone e disse: No, cara, smettila, sennò viene a prenderti papà e ti trova tutta rossa e brutta.
Mi salvai perché lo dissi subito alla mamma, che lo disse al papà, li sentii parlare. Mi tolsero subito.
Abituate i vostri figli a parlare con voi, attirate la loro confidenza. Ci sono troppi pericoli là fuori. E spiegategli tutte le cose, non è mai troppo presto.
Per mia fortuna, da piccolo non ho avuto queste esperienze che finiscono per rendere un essere umano vittima per tutta la vita. Seguo, però, da spettatore e non tanto da esperto in materia, perché non lo sono, l’evolversi del fenomeno della pedofilia. Indubbiamente i mezzi moderni consentono una maggiore diffusione della pedopornografia, ma non è per questo che mi sembra che siano in aumento i reati di abusi sessuali, in qualsiasi modo condotti.
E’ una mia impressione, o questi reati sono effettivamente in aumento? Erano diffusi così anche tempo fa e non se ne veniva a conoscenza?
Che cosa spinge un uomo, ma a volte anche una donna, ad abusare di un minore?
Queste sono le domande che mi pongo e a cui magari tento di dare una risposta da profano. Vista però la presenza di tanti esperti, spererei di leggere qualche risposta che mi faccia luce.
Carissimi,
un benvenuto con il cuore alla carissima Maria Suma, a Marinella Fiume, a Cristina, a Domenica.
Concordo nell’analisi lucidissima di Maria Suma che – così come sottolineano benissimo Domenica e Marinella – riporta l’attenzione alle origini. All’amore nascente. Alla confidenza che deve regnare in famiglia.
Aggiungo che il 3 Luglio2007 don Fortunato ha pubblicato una lettera aperta indirizzata ai confratelli e ai Vescovi per chiedere la condanna esplicita da parte loro della pedofilia. Il testo, tradotto in tutte le lingue da Radio Vaticana, ha avuto risonanza mondiale ed è stato apprezzato anche all’estero.
Vorrei invitare il carissimo don Fortunato a riportarne, se è possibile, il contenuto nei successivi commenti.
Caro Renzo, l’aggressione all’innoceza purtroppo non è cosa attuale. Appartiene anche al passato. E’ stata aiutata dai mezzi moderni, questo sì, che con la rapidità e l’insinuazione di cui sono capaci si sono prestati benissimo e orrendamente allo scopo.
La tua domanda mi consente di volgerne un’altra alla carissima Maria Suma che giustamente pone una serie di distinguo all’interno del fenomeno.
Credo che nell’ambito delle varie forme che la pedofilia assume una delle più allarmanti sia quella che fa leva su una “menalità” pedofila.
E riprendo una domanda posta poco più su al carissimo padre (e che estendo anche all’avvocato Maria Suma):
che ruolo ha la giornata del 25 aprile per i pedofili?
scusate il refuso: mentalità pedofila…è saltata una “t”
E riprendendo una domanda di Renzo chiedo ancora al carissimo Don Fortunato (e agli esperti che interverranno):
caro padre, chi è un pedofilo?
@ Grazie, Simona.
Cara Simona, fanno parte della mentalità pedofila anche le pubblicità con bambine vestite da donne e in atteggiamenti provocatorii?
Se ne vedono in giro, ammiccanti, le forme acerbe da pretty woman.
Spesso anche il cinema e la letteratura alla Lolita hanno dato un aspetto accondiscendente a tali perversioni.
Ho sentito di abusi su bambini piccolissimi, pochi mesi addirittura. Fu di anni fa la notizia di quel commerciante milanese che aveva “ordinato” una bambina cui poter infliggere di tutto, morte compresa. Ci fu un’intercettazione telefonica della polizia e il tizio fu arrestato. Poi non se ne seppe più niente. Magari lui e quelli come lui, potenti, ricchissimi, la sfangano sempre.
Attendo anch’io il parere degli esperti.
Un’ultima cosa, c’è un qualche nesso tra il mercato di materiale pedopornografico e la scomparsa di bambini per l’espianto degli organi?
In Romania, in Brasile tra i bambini di rua, in Colombia e in alcuni paesi dell’est asiatico, ho letto che c’è una vera e propria caccia e relativa sparizione dei bimbi del degrado e dell’abbandono.
Per contro un numero insospettabile di maschi italiani fa turismo sessuale pedofilo nei paesi che tollerano questi abusi.
Ahimé! che argomento doloroso e angosciante!
Ma che cos’è che porta un essere umano a comportarsi come la peggiore delle bestie feroci?
Carissima Cristina,
no, per mentalità pedofila non mi riferisco solo alle pubblicità che strumentalizzano i corpi sacri delle bimbe applicando ad essi atteggiamenti adulti (sebbene già questo sia sintomatico della gravità di una cultura dilagante a cui più sotto accennerò) ma a vere e proprie battaglie in difesa del “pensiero” pedofilo.
Il 23 febbraio 2009, infatti, i rappresentanti del partito dei Pedofili olandese (escluso dal parlamento alle ultime elezioni nel 2006), nell’ambito di un’inchiesta sulla pedofilia realizzata per la trasmissione “KlausCondicio”, hanno dichiarato che si schierano contro le intercettazioni sulla pedofilia, perche’ violano “la privacy”.Inoltre spiegano che “contattare bambini online non e’ reato”, e sostengono la campagna “Sesso libero con dodicenni e pornografia libera a sedici anni”.
Ma la cosa più sconcertante sono le dichiarazioi di Marthijn Uittenbogaard, presidente del partito dei Pedofili:” In Italia ci sono piu’ di 100 mila persone che praticano la pedofilia clandestinamente e negli anni’90 abbiamo avuto tanti contatti con italiani che ogni anno accorrevano numerosi alla nostra conferenza internazionale qui ad Amsterdam”.
Grazie Simona per il coraggio e l’amore che dedichi da donna e da professionista a coloro che troppo spesso nell’angolo buio dove la ferocia umana li ha spinti,da lì,non riescono a muoversi e farsi ascoltare.Penso a chi non arriverà in un’aula di tribunale,o fra le braccia amiche di qualcuno che ascolti e lenisca le ferite,penso a chi la forza per ribellarsi non la troverà mai.E qui che tremo.Tremo tranquilla nel calore della mia vita,guardando i figli che Dio mi ha donato e che vorrei proteggere dal male,ma anche guardando ai figli orfani di questo amore e che dovremmo sentire come figli di ogni madre,di ognuno di noi.Mi sento tremendamente piccola,inutile,e ciò che mi spaventa di più è il silenzio,perchè dietro il silenzio anche degli “insospettabili” spesso si celano i mostri.Quanta violenza nelle famiglie,in quelle stesse che noi predichiamo dovrebbero dare amore e protezione, e come fare per entrare lì?Cosa fare per rompere quei muri?Ho paura della violenza in genere verso gli innocenti,ma ho meno paura dell'”Uomo nero”,perchè forse è riconoscibile e anche spiegabile ai nostri bambini,ma come spiegare loro che la ferocia e la violenza spesso non sono travestite e vanno in giro ben agghindate e sotto spoglie amichevoli?Come dire tutto ciò senza togliere la speranza e la fiducia negli altri e il coraggio del vivere?Sicuramente il dialogo senza giudizio,l’amore e la chiarezza di intenti aiuta molto,ma come illustrare ai piccoli “l’inganno”?Quale spiegazione ci può essere in un padre,un familiare che abusa di un bambino?Violenza che ha chiamato violenza,forse?L’adulto che è stato a sua volta bambino abusato?Basta ciò a comprendere,a giustificare?Cara Simona,e Caro Massimo,grazie per il vostro spunto su un tema così difficile e doloroso,ma non trovo risposte,e avrei grande difficoltà a trovare il senso del perdono,perchè l’innocenza è sacra,macchiarla è giocare con una vita,a nessuno dovrebbe essere concesso.Di fronte ad un pensiero di abuso crollano tutte le mie speranze di un mondo umano e migliore,forse proprio perchè l’umano è imperfetto,ma nelle mani di tutti noi dovrebbe esserci il senso di responsabilità della vita di ogni bambino del mondo e del suo futuro.tutti dovremmo coltivare in noi il seme di questo amore per l’infanzia,perchè sia data vera dignità alla nostra presenza su questa terra.Tutti dovremmo provare vergogna quando i diritti sacri dell’infanzia vengono calpestati.
Grazie della discussione e complimenti a Simona per l’articolo così toccante.
Un’altra sconcertante “invenzione” per la quale richiamo con allarme e angoscia l’attenzione di genitori, nonni ed educatori in genere, al fine di vegliare sull’uso che di internet fanno i minori:
nell’agosto 2007, il partito pedofilo olandese ha messo in rete un videogioco pedofilo, il “pedophile’s quest”, creato dallo stesso segretario del partito, in cui l’utente di turno doveva cercare di adescare più bambini possibili, sottraendoli ai propri genitori.
Carissima Francesca Giulia,
grazie della tua dolcezza e delle tue lacrime.
E’ vero…sembra che la speranza declini a fronte di questo abominio. Ma la speranza è discuterne. Informare.
Bisogna essere consapevoli del male per combatterlo. Avvertire dei rischi. Educare le coscienze.
Bisogna spendersi, spendersi e ancora spendersi.
Non avere paura, se non dell’indifferenza.
E’ l’unica arma che abbiamo per proteggere quella bellissima frase del Vangelo: “Lasciate che i bambini vengano a me”.
RIBADISCO: ATTENZIONE AI GIOCHI ON LINE.
Le funzionalità dei giochi on-line sono un’occasione per i pedofili per adescare minorenni. Lo riferisce anche USA Today.
Thomas Kish, il capo detective della polizia di stato del Michigan, ha esposto il concetto che ormai i pedofili si sono aggiornati lasciando i metodi tradizionali e stabilendo contatti con utenti minorenni attraverso i giochi on-line “Si stanno posizionando dove sono i bambini”.
E specifica” un uomo è riuscito a convincere una dodicenne ad avere un rapporto sessuale con lui, attraverso il gioco World of Warcraft su PC; ed un altro invece è riuscito a fare vedere un video esplicito ad un bambino di dieci anni conoscendolo durante una partita ad Halo 3″.
Cari amici, grazie per la vostra partecipazione e per i vostri commenti.
@ Cristina Bova
Cara Cristina, grazie per essere intervenuta e per i tuoi commenti accorati.
Tra le altre cose chiedi: “fanno parte della mentalità pedofila anche le pubblicità con bambine vestite da donne e in atteggiamenti provocatori?”
Simona ti ha già risposto.
Io posso aggiungere che di questo argomento (in parte) avevamo avuto modo di discuterne qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/12/03/bambine-tra-letteratura-e-vita/
Cara Cristina
chiedi ancora dei rapporti tra pedofilia e minori scomparsi per il traffico di organi.
Il legame esiste.
Tieni presente che ogni anno in Italia sono dichiarati scomparsi oltre 2000 minori. Alcuni di loro tornano a casa da soli, altri vengono ritrovati dalle forze dell’ordine, altri ancora non hanno mai fatto ritorno. Secondo le cifre del Ministero dell’Interno nel 1996 sono stati dichiarati scomparsi 2391 minori. Di questi 1912 hanno riabbracciato le loro famiglie. Al marzo ’98 i minori dichiarati scomparsi erano 1419, di cui 796 sono stati rintracciati dalle forze dell’ordine.
Per farsi una pallida idea di quanto è grave il fenomeno basti sapere che, nel 1997, “Il Giornale” (15 Marzo 1997) titolava un lungo pezzo: “Dal ’90 quadruplicati i ragazzi spariti”. Oggi sono molti di più. Un calcolo, anche approssimativo, è impossibile. Il quotidiano, tra l’altro, denunciava: “Cresce il numero dei giovani, soprattutto tra i 15 e i 18 anni, che svaniscono nel nulla. Le piste: droga, sette religiose, voglia d’avventura e mercato degli schiavi” e altro ancora. Nel mondo la situazione è molto più allarmante. Solo negli Stati Uniti ogni giorno scompaiono 2200 bambini. Tra questi “desaparecidos” tanti sono, anche, i bambini al di sotto dei dieci anni. E’ un problema grave, molto sentito in Europa, ne fanno fede la “Raccomandazione” (n.R-79-6) in relazione alle “Missing Persons” stabilita dal Council of Europe e la pubblicazione della Oxford Up. “The dictionary of national biography: missing person”.
Se molti di questi giovani vengono ritrovati, di altri non se ne saprà più nulla. Alcuni di loro finiscono nella rete della prostituzione, della pornografia, della pedofilia, per poi transitare nel mercato degli organi e nel sottobosco criminale dei devoti di Satana.
Un saluto e un ringraziamento a Letizia (aspettiamo i tuoi interventi).
@Simona E’ vero.La parola è la salvezza,sempre.nel silenzio si moltiplicano i mostri e le paure si alimentano del buio della mente e delle coscienza.
L’unico modo,ribadisco,per tentare di proteggere i bambini, è il dialogo aperto e senza riserve,come braccia spalancate alla fine di un corridoio buio,come una luce.
Controlliamo,come tu chiaramente suggerisci, i pericoli della rete,e rafforziamo la personalità dei piccoli,meno debolezza,maggiore autostima e fiducia in se stessi,e tanto amore senza farli sentire giudicati,ma sempre da noi compresi.Grazie delle tue indicazioni.
un bacio grande.
Cara Simo, ci siamo incrociati. Ne approfitto ancora una volta, amica cara, per ringraziarti di cuore per la co-conduzione e la co-moderazione di questo post. E per gli spunti e gli elementi di riflessione che offri.
È da tempo che medito di organizzare una discussione specifica sul tema (ugualmente raccapricciante) del “traffico di organi”. Non è escluso che lo si possa fare quanto prima.
E ANCORA: attenzione all’uso che i minori fanno di FACEBOOK. Evitate che lascino immagini, che allaccino “amicizie” con persone sconosciute che fanno proposte, fatevi raccontare delle loro esperienze e vegliate sui fenomeni di dipendenza e assuefazione. Proponete alternative sane (sport, passeggiate) e limitazioni temporali (solo fasce diurne, per tempi ristretti e sotto il controllo di un adulto).
Grazie Massi, grazie a te e alla generosità con cui ti sei messo “a servizio”.
E’ preziosa e importantissima.
Infine grazie, come già ti ho detto, per l’esempio sano e costruttivo che proponi on line.
Un abbraccio serale a te e a tutti!
@ Francesca Giulia
Cara Fran, grazie anche a te per il tuo commento sentito e sofferto. Quello che ci interessava – con questo post – non è, in effetti, creare allarmismi… ma informare, sensibilizzare, accrescere il grado di consapevolezza su queste tematiche così difficili (e orribili).
Se Internet può favorire certe aberrazioni, credo che – al tempo stesso – possa fornire gli “anticorpi” per combatterle.
–
[p.s. sul post/laboratorio di scrittura c’è un nuovo intervento… va’ a vedere se puoi. ]
Un abbraccio a te, Simo. Sui pro e i contro di facebook (che quasi tutti noi usiamo) ricordo ancora una volta questo post:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/01/07/i-pro-e-i-contro-di-facebook/
–
p.s. uno strumento – in sé – non è mai né buono, né cattivo: dipende dall’uso che se ne fa…
@ Marinella Fiume
Carissima Marinella, grazie per essere intervenuta.
Aspettiamo, allora, di leggere l’episodio di “Giada e la panda rosa”…
@ Maria Suma
Cara Maria, grazie di cuore anche a te per essere intervenuta. E grazie per il tuo impegno e per la battaglia che combatti insieme a tutta l’associazione Meter.
Tu e tutti gli amici di Meter, qui a Letteratitudine, sarete sempre a casa.
Devo un ringraziamento anche a Domenica Luise per il suo “urlo” di dolore e sconcerto… e per averci raccontato aneddoti che la riguardano personalmente.
Non è facile.
Grazie, Domenica.
Ne approfitto anche per salutare l’amico Renzo Montagnoli.
Tu, caro Renzo, domandi: “che cosa spinge un uomo, ma a volte anche una donna, ad abusare di un minore?”
Lascio la parola agli esperti…
Per il momento chiudo qui.
Auguro a tutti voi la buonanotte.
@Massimo Sì,comprendo e condivido in pieno lo spirito delle tue discussioni,e sono convinta che parlarne e sempre meglio del silenzio,ma scusa se qualche volta mi prende davvero lo sconforto a ragionare o sragionare su temi così delicati,davvero mi monta dentro una rabbia e un dolore al solo pensiero di un innocente segnato a vita da esperienze così drammatiche.
un abbraccio,(ho già letto sul post traduzioni e risposto,grazie carissimo!)
Cara Fran, lo so. A volte non è facile. A volte, anzi, è proprio difficile. E doloroso. Ma anche questo è un percorso che facciamo tutti insieme. Come nelle discussioni proposte negli altri post, del resto.
A maggior ragione quando affrontiamo argomenti così duri e terribili come questo.
Ripeto, è un percorso che facciamo tutti insieme. Io, da solo, non saprei “dove andare” (e mi sembrerebbe tutto inutile).
D’altra parte anche don Fortunato – che ha intrapreso questa coraggiosa battaglia da solo, rischiando, spesse volte “subendo” – oggi è attorniato da splendidi collaboratori come Maria Suma.
Grazie a te, dunque, cara Fran.
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Ho visto la tua bella risposta sullo spazio/laboratorio dedicato alle traduzioni.
Di nuovo buonanotte a te e a tutti.
Ho letto solo ora tutti i post e le questioni sollevate. Domani (chè è anche l’Immacolata) avrò modo di riprendere il discorso. Grazie a tutti per l’intelligenza delle riflessioni, del sostegno, dell’amicizia.
Domani sarà un bel giorno….. anche per noi.
carissima Simona
temevo questa serie di risposte, ma in un certo senso speravo che fosse più riguardante quei paesi lontani, e non proprio l’Italia. Dominique Lapierre ne aveva accennato molti anni fa come una piaga dilagante negli slum indiani. Mai avrei potuto immaginare che si sarebbe arrivati a tanto e di più anche da noi.
Certo la Rete ha facilitato la propagazione del fenomeno.
Sinceramente non avrei voluto mai averne contezza.
Però la cosa che più mi spaventa è la constatazione di quanto poco valga la vita umana, la vita in generale.
E di come si può arrivare a pensare che un bambino possa avere un rapporto sessuale alla pari con un adulto, come lo si possa perfino giustificare e rivendicare come diritto.
Mi chiedo cosa accade nella mente di un uomo tanto da fargli pensare che una cosa simile sia “normale” e non sproporzionata e aberrante.
Per non parlare poi del totale abbrutimento che fa considerare l’assassinio e la tortura appagamento di piacere.
Infine l’espianto di organi.
Mi domando chi sia il committente… Una madre, come può volere la vita del proprio figlio togliendola a un altro figlio? Come può avere un prezzo il cuore di un bambino? Il dolore di un’altra madre?
Vivevo meglio quando non sapevo con certezza, quando non ci pensavo.
Perciò capisco la defezione di tanti, che pure, in questa sede, sono intervenuti e hanno disquisito sugli argomenti più svariati.
Ma io mi considererei una vigliacca se non affrontassi anche questo tema, soprattutto questo tema, perchè cosa c’è di più sacro, di più inviolabile, della vita di un bambino? Della vita umana?
Simona conosce vicende e numeri, l’atrocità deve affrontarla da magistrato e da donna, io ne ammiro la grande forza, la coerenza, mi inchino al suo coraggio.
Massimo, ora sai perché ero titubante, ma sono contenta di essere presente e ti ringrazio per il grande coraggio che hai avuto anche tu ad esporti con questo argomento.
Grazie a Simona e a tutti i partecipanti.
Un saluto a tutti e in particolare a Simona – mi piace Simona, vorrei che tutte le persone che lavorano nel suo contesto avessero la stessa preparazione intellettuale. La stessa finezza. Cose rare.
Ci sono delle cose che vorrei dire a random, e parzialmente scollegate.
1. attenzione ai clichet, io vengo da una famiglia benestante e che mi ha molto amata, e ciò nonostante ho incontrato la pedofilia – avevo sei anni e non è stato gradevole. Ne ho parlato con i miei genitori a venticinque anni, a psicoterapia avviata. Ora, non credo sia utile, e non mi interessa scendere nei dettagli di una occasione privata. Dico che in campo ci sono due soggetti, che hanno in comune una immaturità psichica, e una serie di confusioni. Solo che nel bambino la sfumatura la non chiarezza è coerente col momento di vita, e sta al mondo adulto aiutarlo a dare un nome e delle forme, nel pedofilo le sfumature e i non confini sono funzionali a una patologia in cui si è insinuata anche una pulsione distruttiva.
2. Da psicologa mi interessa molto e mi spaventa anche, la reificazione la trasformazione in atto dalla potenza della patologia che il mercato pedopornografico realizza. molti pedofili sono stati bambini abusati ma molti altri no. Cosa smuove il mercato? Cosa elicita? Cosa dobbiamo considerare in più?
3 Attenzione al gender gap: le donne pedofile sono rarissime se non inesistenti. Personalmente sul caso Rignano Flaminio, tendo all’innocentismo, per motivi sostanzialmente clinici. Questa cosa potrebbe offrire spiegazioni interessanti.
4. Sulla prevenzione. Con l’aiuto di psicologi evolutivi anni fa la polizia preparò una serie di storie a fumetti molto ben fatte da mettere on line. I bambini imparavano a riconoscere il proprio sentimento di sospetto, e i criteri con cui scegliere le persone di riferimento – i poliziotti, i genitori – questi fumetti si trovavano on line. Se ritrovo il link lo posto. Ma sarebbe auspicabile che attività del genere fossero fatte a tappeto.
Buona giornata e buona festa dell’Immacolata a tutti.
Grazie a te, don Fortunato. Aspettiamo tue ulteriori riflessioni e considerazioni.
Cara Cristina, grazie a te. Capisco benissimo il tuo dolore e il tuo sconcerto. È quello di tutti noi.
Poni domande difficili. Spero che gli esperti possano fornire risposte adeguate.
Grazie per essere intervenuta.
Ti abbraccio forte.
Come ho scritto sopra (scusatemi se lo ripeto) l’obiettivo di questo post non è creare allarmismi (o suscitare angoscia)… ma informare, sensibilizzare, accrescere il grado di consapevolezza su queste tematiche così difficili (e orribili).
Se Internet può favorire certe aberrazioni, credo che – al tempo stesso – possa fornire gli “anticorpi” per combatterle.
Mia cara Zauberei, grazie anche a te per il tuo intervento.
Apprendo con dolore che anche tu sei stata vittima di questo scempio… per cui ti sono particolarmente grato per la tua testimonianza (che rilasci come psicologa, donna e madre).
Grazie.
SEGNALAZIONE IMPORTANTE!!!
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Cari amici, essendo – questo – un giorno di festa, ho in programma una bella gita fuori porta per far respirare un po’ d’aria buona alle mie bimbe. Data la particolare delicatezza degli argomenti affrontati in questo post (e dato che sarò impossibilitato a connettermi per tutto il giorno) ho deciso – a garanzia di tutti (e anche per non lasciare sulle spalle di Simona la responsabilità del post) – di mettere il blog in moderazione fino al mio rientro. Ciò significa che quando rilascerete i vostri commenti apparirà la scritta: “il tuo commento è in attesa di approvazione”. I commenti saranno visibili solo a voi finché non disattiverò la moderazione.
Vi chiedo un po’ di pazienza, dunque…
Continuate a scrivere. Stasera “sbloccherò” i nuovi commenti.
Grazie, di cuore, a tutti voi.
Carissimi,
è una bellissima giornata di festa.
Vi auguro di trascorrerla serenamente nelle vostre famiglie.
Cara Cristina, grazie per la partecipazione. E’ vero che – a volte – sarebbe più confortante non sapere.
Ma sapere è la prima condizione per aiutare. Quindi ti sono grata della tua coraggiosa partecipazione.
Io e Massimo sapevamo che il tema avrebbe sconcertato. Ma ci preme lasciare segno, offrire un supporto, divulgare.
Il mio primo processo di violenza sessuale su un minore fu uno shock. E’ quel processo del borsellino di plastica rosa che ho descritto in apertura.
Allora non ero ancora mamma.
Ma se c’è un istante temporale a cui ricollego la nascita della mia maternità, è quello in cui ho visto la bambina abusata allontanarsi con le sue piccole cose, col suo passo inocente, con la sua coda di cavallo che galleggiava per aria.
Da allora ho preferito sapere.
Un abbraccio grandissimo
la tua Simo
Cara Zaub,
grazie, tesoro mio.
I tuoi contributi sono preziosissimi. A breve potrai confrontarti con altri esperti che mi hanno preannunciato la loro importantissima collaborazione.
Frattanto ti auguro una giornata di festa col tuo cucciolo (anche io, come Massimo, porto il mio a godere della bella giornata).
A più tardi!
Rispondo alla domanda della dottoressa Lo Iacono che mi permetterà una breve introduzione sulla Polizia Postale e delle Comunicazioni. Il Reparto è un settore specialistico della Polizia di Stato deputato al contrasto dei crimini informatici o a mezzo internet ed alla tutela delle comunicazioni; inoltre, nella specifica area della pornografia minorile on-line, alcune leggi (L.369/98 e L.38/06) conferiscono alla Polizia Postale compiti e mezzi esclusivi per il suo contrasto. In particolare, ai suoi operatori è data la possibilità di agire sottocopertura, cioè i poliziotti, appositamente autorizzati dall’autorità giudiziaria, si fingono pedofili o minori per identificare chi su internet si rende responsabilile di reati di pedo-pornografia. Quella del sottocopertura è un’attività complessa e delicata: dal punto di vista giuridico, strettamente definiti sono i reati per cui è possibile svolgerla; ma occorre avere anche speciali capacità tecniche ed adeguata preparazione psicologica, all’uopo gli operatori di polizia con questi compiti frequentano speciali corsi di addestramento.
Ma al di là della ovvia attività di repressione, anche l’attività sottocopertura consente di prevenire gravi delitti, soprattutto sui servizi di chat. Secondo quanto documentato da recenti ricerche e dalle attività investigative, le chat-line rappresentano, fra tutte le opportunità offerte da Internet, il settore nel quale si manifestano i maggiori rischi per il minore.
La possibilità di nascondersi in un’identità, che verosimilmente può non essere reale, è una delle maggiori facilitazioni per i pedofili nella fase di contatto iniziale con la possibile vittima, e consente loro delle forme di molestia di tipo verbale (condurre il minore su argomenti di tipo sessuale) e dei tentativi di incontro al di fuori della rete (adescamento/grooming).
La naturale curiosità sulle tematiche sessuali spinge, inoltre, i bambini ad assumere comportamenti pericolosi, che li inducono a mantenere segreti eventuali contatti con soggetti adulti incontrati on-line.
Altro compito della Polizia, nel campo della prevenzione, è la redazione e l’aggiornamento della cosidetta black list dei siti dal contenuto pedo-pornografico, lista gestita dal Centro Nazionale di Contrasto della Pedo-pornografia On-line (CNCPO) della Polizia Postale di Roma. In pratica, rinveniamo nella Rete i siti pedo-pornografici e ne comunichiamo ai provider i nomi per impedirne la visione in Italia. In questo compito, che implica un monitoraggio costante sul web, di grande efficacia si dimostra l’attività delle associazioni onlus, tra cui la Meter di Don Fortunato Di Noto che ci invia numerossissime segnalazioni.
Ma la Polizia Postale non è impegnata in un’attività esclusivamente investigativa, numerosissimi e quotidiani sono gli incontri che facciamo presso le scuole con i ragazzi e con genitori ed alunni. I bambini, pur già ottimi navigatori, sono tuttavia inesperti circa i pericoli che si annidano nel web e dall’altra parte i genitori e gli insegnanti spesso non conoscono il funzionamento del computer né padroneggiano il lessico di Internet e, in un simile contesto, il compito degli adulti diretto a garantire il rispetto del diritto dell’infanzia a una navigazione serena non può essere svolto correttamente. Per questo come Polizia abbiamo redatto diversi manuali che offrono consigli per una navigazione sicura.
In ogni caso, nessuna forma di controllo o di filtro da parte dei provider potrà mai andare a sostituire la fiducia e l’onestà reciproca, che devono essere alla base del rapporto genitori-figli.
È fondamentale che il genitore accompagni il figlio durante le sue navigazioni on line. Già questo rappresenta un primo passo, per preservare i bambini da spiacevoli incontri in Rete ed insegnare loro una maggiore consapevolezza.
Giada e la panda dalla margherita rosa (una sintesi)
Era una bambina esile e biondina – ora sarà una giovane donna – , con l’accento continentale, figlia di una coppia un po’ sbandata, continentale lei, siciliano lui… poco lavoro, esperienze di tossicodipendenza… i genitori non chiedevano niente agli enti assistenziali, forse per paura che togliessero loro la figlia. taluni asssitenti sociali, per allentare la pressione della richiesta di contributi sull’Ente adoperano questa minaccia… Sicchè ci fu una sorta di “adozione” anomala, le mamme dei compagnetti di scuola fingevano di essere andate a trovare la bimba a casa per fare una visitina e invece portavano ogni ben di dio: nutella, brioches, biscotti, tutto per la bambina. Così quando quel vecchio orco segnalato anche questo informalmente secondo canali della “comunità” cercò di attirarla sulla sua panda dove, chissà perchè, aveva fatto dipingere una grossa margherita di color rosa (!) Loro, le madri di quella comunità, sventarono il misfatto, intervenendo subito a strappargliela di mano mentre quello fingeva di cadere dalle nuvole perchè voleva farle fare solo una passeggiatina… Ora la famigliola è sparita, speriamo solo che i genitori abbiano trovato modo di inserirsi e trovare un lavoro altrove. Saranno in una grande città? Le madri e una comunità adottante hanno salvato Giada nel piccolo paese…. speriamo che Giada abbia trovato in sè la forza per riuscire a difendersi da sola!
Ora vorrei porre una questione scomoda a tutti voi che siete esperti di prim’ordine qui intervenuti, più che una questione forse una provocazione, che tuttavia aleggia presso una certa opinione pubblica: statisticamente si può dire che sono cresciuti i casi di pedofilia ai nostri giorni o non è piuttosto aumentata la sensibilità generale sulla problematica e l’attenzione mediatica che talora serve strumentalmente ad allentare l’attenzione magari sulla malapolitica, sulla corruzione, sulla mafia? Sarei molto contenta di conoscere il vostro illuminato pensiero in proposito. Grazie e buona festa!
Eccomi rientrato.
(Ho tolto la moderazione).
@ Simona
Cara Simo, spero che tu abbia potuto trascorrere una piacevole giornata insieme a tuo figlio e ai tuoi amici.
Ringrazio il dr. Marcello La Bella (Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato e dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale” di Catania) per essere intervenuto nella discussione con questo importante contributo.
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Ne approfitto, caro dr. La Bella, per ringraziare lei e i suoi collaboratori per il grande impegno e l’abnegazione profusi nello svolgimento delle vostre funzioni.
@ Marinella Fiume
Cara Marinella,
grazie per averci raccontato l’aneddoto su “Giada e la panda dalla margherita rosa”.
In merito alla tua domanda lascerei la parola agli esperti.
La mia impressione è che potrebbe essere vera sia l’una che l’altra delle due ipotesi: da un lato è aumentata la sensibilità generale sulla problematica, dall’altro la tecnologia (come ci ha spiegato il dr. La Bella) potrebbe aver favorito l’operato dei “malintenzionati”.
Sto leggendo con interesse tutti i commenti e gli interventi degli esperti invitati.
A Don Di Noto auguro tanta forza e coraggio per portare avanti una vera e propria missione come quella di valorizzare la bellezza della vita e la lotta per la sua difesa. Ai volontari di Meter possiamo dire solo grazie.
Posso solo immaginare cosa voglia dire visionare materiale sconvolgente come quello di cui ci parla don Di Noto. Vedere la vita in boccio trattata come spazzatura immonda, scarabocchiata l’immagine innocente della divinità… Non invidio gli investigatori: credo che l’impatto psicologico di questo lavoro – anche questo una missione di cui dovremmo ogni giorno ringraziarli – sia terribile.
L’ignoranza è di per se stessa una quasi colpevolezza: occorre un’informazione intelligente – non terroristica, non giustizialista, ma volta alla comprensione e alla prevenzione del fenomeno.
Un caro saluto alla nostra Simona, a Maria Suma, a Francesca Giulia, a Zauberei e al suo zauberillo…
🙂
Vegliare sui bambini. Tutti. I nostri e quelli che non lo sono, perché non possiamo rispondere come Caino: SONO FORSE IL CUSTODE DI MIO FRATELLO? Siamo forse i custodi di bambini non nostri? Sì.
Io ho due nipotini splendidi e al solo pensiero che dei mostri possano traumatizzarli sto male. Ma nascondere la testa sotto la sabbia non aiuta. Conoscere, sapere, rendere consapevoli i bambini senza angosciarli invece sì.
Diverse mie amiche hanno bambini che già chattano su Internet, usano MSN e Facebook. Sono molto attente ai loro contatti perché temono intrusioni pericolose. A scuola tento di rendere le mie alunne consapevoli dei rischi cui vanno incontro in chat. Mi hanno raccontato storie di stalking via Internet, che hanno risolto dopo aver parlato ai genitori, spaventatissime ma fiduciose nell’aiuto che avrebbero ricevuto.
Il rapporto genitori-figli è fondamentale: il pedofilo è bravo ad inserirsi nelle crepe di questa relazione tanto delicata…
Caro Massi…torno adesso da una giornata all’aria aperta. Spero che anche tu e la tua famiglia abbiate trascorso delle ore serene.
Ringrazio Marinella per la sua storia (che fa davvero ben sperare sulla possibilità di sventare l’orrore) e la mia carissima Mari per le sue parole.
Sono inoltre grata al dott. La Bella per l’abnegazione con cui si spende e per la testimonianza che ha inserito.
—
Per rispondere a Marinella…(e come già detto al carissimo Renzo Montagnoli ), in verità il fenomeno è sempre esistito perchè la pedofilia è una malattia: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la include nell’elenco dei disturbi del comportamento sessuale. E’ una patologia psichiatrica che si inserisce tra le parafilie, disturbi che comportano un’attrazione per qualcosa di anomalo, come oggetti inanimati o, in questo caso, bambini.
Più precisamente, in accordo alla Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association, nella sua ultima edizione (DSM-IV), si intende per pedofilia l’attività sessuale con bambini in età prima della pubertà da parte di individui che abbiano più di 16 anni ed almeno 5 anni in più di età e che avvertano questo desiderio in maniera intensa e ripetitiva per almeno sei mesi.
Non ci sono elementi o studi che permettano di identificare le cause del disturbo, ne’ certezze scientifiche. Si tratta di una patologia di natura psichiatrica e non si sono trovate a livello cromosomico, ormonale o genetico alterazioni che identifichino il soggetto pedofilo.
Dal punto di vista giuridico mi preme però sottolineare che è importante non confondere la pedofilia (come malattia psichiatrica) e la capacità di intendere e volere: nel 99,9% dei casi, infatti, le condotte pedofile sono condotte lucide e quindi perseguibili penalmente. La pedofilia e’ perciò una malattia che non implica una deresponsabilizzazione penale.
Cara Mari,
grazie per i tuoi commenti.
Scrivi (giustamente): “occorre un’informazione intelligente – non terroristica, non giustizialista, ma volta alla comprensione e alla prevenzione del fenomeno”.
Perfettamente d’accordo.
Speriamo, con questo post, di riuscire a dare un piccolo contributo in questa direzione.
Carissima Simo… sì, è stata una bella giornata: serena e di sole.
Ancora grazie per la tua partecipazione e per il tuo impegno.
Per stasera chiudo qui.
Auguro a tutti voi una serena notte.
Le spiegazioni del Dr La Bella, sintetiche e facilmente comprensibili, riescono a dare un’idea della portata del fenomeno, che di sicuro, grazie alle nuove forme di comunicazione, ha assunto altre vesti e possibilità di espansione. In questo senso è doveroso un ringraziamento alla Polizia di Stato, impegnata in unaa difficile attività di prevenzione e di repressione. Piuttosto, e qui rivolgo la domanda a Simona, le condanne previste dal codice penale sono tali da tentare almeno di dissuadere dal compiere il reato? Posto che sanzioni severissime non risolverebbero il problema al 100%, però potrebbero togliere dalla circolazione individui che altrimenti in tempi abbastanza brevi reitererebbero il reato.
Spero che possano intervenire nella discussione altri esperti più accreditati di me per parlare approfonditamente delle cure e dei risvolti terapeutici.
In modo molto schematico posso però dire che attualmente si discute su due percorsi terapeutici: il primo orientato a correggere il profilo ormonale, definito con un’infelice terminologia “castrazione chimica “, il secondo orientato a curare il disturbo psichiatrico.
La terapia ormonale si basa sull’idea di ridurre il testosterone (ormone maschile) o quanto meno i suoi effetti. I farmaci considerati, (soprattutto il ciproterone), sono analoghi dell’ormone. Vengono usati anche nella cura di alcuni tumori; si legano ai recettori (che si trovano anche nel cervello) dove dovrebbe andare il testosterone, togliendo così gli effetti di quest’ultimo, come fosse una castrazione.
Dal punto di vista psichiatrico, invece, la pedofilia si manifesta come ossessione e come disturbo delle affettività. Il pedofilo è un ossessivo perchè ha un’ideazione martellante e ripetitiva di trovare un bambino e di usarlo affettivamente e sessualmente, un’ideazione che non riesce a controllare. Ci sono dei farmaci capaci di allentare questa meccanica ideativa ripetitiva, ma non si ritiene che una terapia di questo tipo sia risolutiva. Per curare invece il disturbo dell’affettività, in molti casi causato da un trauma infantile, si ricorre alla psicoterapia. In questo modo il soggetto dovrebbe “vedere” la propria vita infantile e uscirne nella maturità. Ma si tratta di una terapia lunga e difficilmente realizzabile in carcere.
Quindi siamo di fronte a una malattia che purtroppo al momento non ha cure efficaci e soprattutto che possano garantire una reale “guarigione”.
Ecco il perchè della grande importanza dell’informazione e della prevenzione.
@ Ma come Massimo, vai già a nanna?
Buona notte.
Caro Renzo,
la legislazione italiana in materia è abbastanza all’avanguardia.
In questo campo operano la L. 269- 98 e la n. 38 del 6 febbraio 2006 .
Quest’ultima ha introdotto novità molto rilevanti (oltre ad avere inasprito le pene e ad avere ampliato la nozione di pedo-pornografia e del suo ambito). TRa esse segnalo:
-l’estensione della protezione accordata al minore sino al compimento del diciottesimo anno di età;
-l’interdizione perpetua dall’attività nelle scuole e negli uffici o servizi in istituzioni o strutture prevalentemente frequentate da minori per le persone condannate per questo tipo di reati e l’esclusione del patteggiamento per i reati di sfruttamento sessuale;
-l’individuazione degli elementi costitutivi del reato di sfruttamento sessuale di minori, comuni a tutti gli Stati dell’Unione;
-iniziative finalizzate ad impedire la diffusione e la commercializzazione dei prodotti pedopornografici via internet: tra queste ha particolare rilievo un sistema di controllo e disattivazione di mezzi informatizzati di pagamento, carte di credito ed altro.
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-Presso il Ministero dell’Interno è stato inoltre costituito il Centro nazionale per il monitoraggio della pornografia minorile su Internet, con il compito di raccogliere segnalazioni, anche provenienti dall’estero, sull’andamento del fenomeno su rete.
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Ciò che manca è la condanna esplicita di forme di “apologia”alla pedofilia, altamente allarmanti e diffuse.
Sebbene le associazioni pedofile si appellino in questi casi alla libertà di manifestazione del pensiero, giova ribadire con la Corte di Cassazione del 1983 che l’apologia ha “un contenuto immediatamente offensivo per il bene tutelato” (in questo caso la tutela dell’infanzia).
Anche io per stasera chiudo qui.
Vi ringrazio per l’opportunità di divulgazione e informazione e vi auguro una buona serata. A domani.
Cari amici,
l’Immacolata mi ha molto impegnato con le celebrazioni delle s. messe e di un battesimo. Anche se vedo la discussione chiusa per l’orario vi allego quanto richiestomi da Simona, ed è anche una risposta al triste problema dei preti e la pedofilia. La Chiesa oggi, più di ieri, si sta impegnando ad essere chiara e a comminare le giuste “pene” e in molti casi la “riduzione allo stato laicale del clero” che si macchia di questi retai. La giustizia ordinario di ogni Stato farà la sua parte.
Eccovi la letter che nel 2007 ebbe un eco internazionale e che ha fatto molto discutere: Radio Vaticana e Avvenire del 10 luglio 2007 pag. 11 (un intera pagina di servizio di approfondimento). E’ un argomento difficile e spinoso, ma non dimentichiamo che non è un problema dei soli pret, ma di tanti papà, mamme, e figure come avvocati, magistrati, politici, poliziotti, operai, gente comune. La pedofilia è fenomeno trasversale a danno dei bambini. Sempre.
“Venite e amate i piccoli e i deboli”.
“Venite e amate i piccoli e i deboli”.
Chi scrive queste poche righe è un prete che ama la Chiesa come la sua stessa vita, parroco ad Avola (SR) nel profondo sud Italia. Che 15 anni fa con l’Associazione Meter, nata nell’ambito della comunità cristiana, ha iniziato un lungo e spesso difficile impegno dalla parte dei bambini contro la pedofilia.
Non riesco a raccontare l’immenso dolore dei bambini accolti dopo essere stati lacerati da uomini crudeli che hanno fatto scempio di loro. E che continuano a farlo. Un dramma di proporzioni inaudite, talmente vasto e inimmaginabile che a stento se ne prende consapevolezza. Un olocausto di piccoli, spesso dimenticato perché incredibilmente straziante.
Tanti adulti, uomini e donne, che non amano i bambini. Individui che appartengono a tutte le categorie sociali: dai padri alle madri, dai maestri ai bidelli, dai ricchi ai poveri. O anche preti.
Questa mia lettera, rivolta ai confratelli e vescovi, è per tutti quei “preti che non avrebbero ma dovuto essere ordinati e che non dovrebbero esercitare questo ministero donato da Dio alla Chiesa”.
Chiedo un atto di giustizia, coraggio, testimonianza forte: non possiamo accettare che un prete abusante di bambini possa pensare di aver fatto cosa gradita a Dio e all’umanità. Se la colpa è accertata e ammessa non può rimanere nella Chiesa; non può sentirsi in comunione con la comunità dei credenti; non può celebrare i sacramenti; non può, nel nome di Gesù Cristo, rimanere prete. E’ meglio per lui lasciare il ministero, volontariamente o con atti formali di “scomunica”, disposte e normate in maniera del tutto definitiva dalla autorità ecclesiastica.
I preti che compiono atti offensivi contro i bambini, come lo stesso Mons. Fisichella ha dichiarato insieme a me ad “Annozero”, non dovevano diventare preti e non devono fare i preti.
Mi appello ai vescovi ed ai miei confratelli sacerdoti: la credibilità nella Chiesa è data dalla testimonianza coerente. Una testimonianza della verità che implicherà sì persecuzioni, ma anche la conquista della vera libertà in Gesù Cristo. Come anche la gioia di essere servitori nella Chiesa e nella Società di oggi, per il bene di tutti.
L’abuso sessuale nei confronti dei bambini è un peccato grave contro Dio e contro tutta la comunità cristiana. Non possiamo permettere che un bambino ci rimproveri: tu non eri dalla mia parte!
La presente lettera se condivisa può essere sottoscritta, basta inviare una email a donfortunatodinoto@associazionemeter.it; oppure un fax allo 0931 823160.
Avola, 3 luglio 2007
Carissimo padre,
buon giorno!
Prima di andare a lavorare mi preme ringraziarti per l’ulteriore contributo. Spero tu abbia modo di intervenire ancora. Come già più su ti chiedevo, vorrei che illustrassi ai nostri amici cosa vuol dire per un pedofilo la giornata del 25 aprile e in che modo la Meter la contrasta.
—-
@Maria Suma, mia cara, mi farebbe piacere anche sapere qual è il disegno di legge che la Meter vuole proporre in parlamento per meglio regolamentare il fenomeno e quali sono le novità rispetto alla legislazione vigente.
Auguro a tutti una buona giornata!
Altro spazio di grandissimo interesse, che allarga lo sguardo. Leggo e seguo anche se non sempre commento. Tengo il filo di questi importantissimi contributi, ecco cosa vuol dire quando un libro si “apre” e diventa patrimonio collettivo per riflettere e capire meglio
In punta di piedi lascio qui un abbraccio.
Altro ora non mi sento.
Ma ci sarebbe molto davvero da dire.
Grazie a Massimo, a Simona e a tutti gli altri.
non è da molto tempo che seguo questo blog, ma rimango sempre più sorpreso. un blog messo a servizio di temi importanti, come questo, ci voleva.
aria pura.
un sentito grazie anche da parte mia.
non sono un esperto del settore e confesso che molte cose che ho letto qui le sconoscevo. ancora grazie, dunque.
provo a rispondere alle due domande.
– Qual è il miglior modo (se esiste) per impedire che i bambini cadano nella rete dei mostri?
seguirli con amore e con attenzione.
tenere gli occhi apetti non significa perdere la fiducia nel mondo. vuol dire avere cosapevolezza dell’esistenza del male al fine di poter meglio vivere il bene.
e credo sia giusto provare a far capire ai bambini che esiste il male, senza traumatizzarli. sul modo in cui realizzare ciò, non mi sbilancio. anzi, mi piacerebbe ricevere consigli in merito.
– Le favole tradizionali hanno sempre parlato di bambini che cadono nelle mani di adulti mostruosi o nel mistero della violenza (Hansel e Gretel, Cenerentola, Cappuccetto Rosso). La letteratura dell’infanzia che ruolo può (e/o deve) avere nella formazione della coscienza? Educare, avvertire, immaginare la minaccia? O che altro?
credo che la funzione originaria delle favole, o una delle funzioni, sia proprio questa: educare i bambini, formare le coscienze, far capire loro che esiste anche il male. anche qui, però, senza traumatizzarli.
non è facile. non è affatto facile.
Grazie per i ringraziamenti e gli incoraggiamenti per il nostro lavoro.
Desidererei aggiungere dei link ai nostri siti in cui trovare informazioni sul fenomeno della pedofilia on-line che credo possano essere utili:
http://www.poliziadistato.it
http://www.commissariatodips.it
dal commissariato virtuale si possono anche inviare segnalazioni (tramite apposito form) o, altrimenti, per qualsiasi richiesta si può scrivere a poltel.ct@poliziadistato.it
E’ da molti anni che le “lobby pedofile” promuovano la liceità e la normalizzazione dei rapporti sessuali tra adulti e bambini. Una vera e propria “istigazione” e una strategia sommersa e plateale attraverso i siti internet e con delle celebrazioni del c.d. “orgolgio pedofilo” che in tutto il mondo, anche in Italia, viene celebrato il 25 aprile. Ideata dal Fronte Liberazione dei pedofili, dove degli italiani sono stati coinvolti e che in alcuni casi, anche attraverso un “braccio armato”, la “brigata pretoriana”, volevano eliminare un magistrato, un sacerdote (sic!, immaginate chi)e un esponente delle forze dell’ordine.
Individuato questo “tragico e pericoloso fenomeno” Meter, da 14 anni a questa parte ha voluto invece contrastare questa aberrante giornata con la “Giornata dei bambini vittime della violenza, della indifferenza e dello sfruttamento. Contro la pedofilia”. Una Giornata importante che oggi è riconosciuta e patrocinata dalle più alte cariche dello Stato. Semplici cittadini, magistrati, avvocati, parrocchie, vescovi e cardinali, l’uomo e le donne di tutta Italia, i bambini, ogni anno dal 25 aprile alla prima domenica di maggio celebrano in vari modi e con la fantisia del bello questa giornata. Una preghiera, un convegno, una iniziativa, una s. messa sono le occasioni per crerare la cultura del rispetto, della difesa dei bambini, della loro integra dignità. Insieme.
Avete più volte chiesto se esistono “fumetti” che aiutano a comprendere il fenomeno nella logica della prevenzione. Meter ha il fumetto “Raccontarsi” (già sono state distribuite circa 50.000 copie) potete richiederlo in segreteria (segreteria@associazionemeter.it).
In merito ad altri dati per la riflessione vi invito a leggere e scaricare in pdf il “Report Annuale Meter 2008”.
Credo che questo link dovrebbe funzionare:
http://www.associazionemeter.org/index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=27&Itemid=60
Ringrazio il dott. Marcello La Bella, per il lavoro svolto con gli uomini della Polizia Postale. Competenza. Insieme abbiamo fatto belle cose, e continueremo a farle.
Rieccomi. Ringrazio Massimo e Simona per i saluti e per aver apprezzato la delicatezza. L’essenziale è avere il coraggio di chiedere e di sapere. I pedofili oppongono la loro violenza, noi opponiamo il nostro cervello. E’ per questo che loro saranno sempre sconfitti.
Ma per farlo bisogna essere desti. E molti sono addormentati. Pensano che i pedofili siano vecchi sporcaccioni. Non riescono a capire che parliamo di stupri e violenze. Non riescono a capire che tutto questo obbedisce a una cupola che smercia e produce filmetti pagati centinaia di dollari. Nessuno di questi intellettuali del cazzo (scusate l’espressione ma è giusto dirlo) riesce a dire una parola con forza su tutto questo. Nessuno ricorda agli idioti che scrivono “Berlusconi pedofilo” come se scrivessero “Il cielo è azzurro” che pedofilo vuol dire dolore e dramma e che non si usa per motivi o scopi politici idioti.
Né la nostra televisione sembra essere in grado di moralizzare. I bambini appaiono come miniadulti stressati, utili per fare business. Sesso ovunque, mastichiamo immondizia di ogni genere, dal cibo ai programmi televisivi fino alla musica che ci propinano. X Factor e non “La storia siamo noi”. “Grande Fratello” e non serie inchieste sui problemi dei più piccoli. Ecco, davanti a questa immondizia l’uomo medio sa solo dire “disimpegno”. Io mi infurio davanti a tutto questo, sono un essere umano pensante e tutto questo non lo accetto! E se fossimo milioni a non accettare tutto questo qualcosa cambierebbe. Altro che i pedofili culturali “perché tanto lo facevano i greci”, che ormai manca poco sfilino per strada nell’indifferenza generale!
Ma tanto lunedì sera c’è il GF…
Ricordo che la Polizia di Stato (Polizia Postale) ha sottoscritto una convenzione di collaborazione con l’Associazione Meter di Don Fortunato Di Noto, che si aggiunge a quelle già sottoscritte con altre Onlus quali Telefono Azzurro, Save the Children, Moige ed altre. Tali forme di collaborazione per il contrasto del turpe fenomeno della pedo-pornografia rappresentano passi importanti per una lotta globale al fenomeno che deve vedere necessariamente coinvolti più soggetti (istituzionali e non), più Paesi nel mondo e che non può esaurirsi nella sola repressione.
Certo, è da condividere lo sdegno passionale di Antonino D’Anna che lo porta a sfogarsi tanto amaramente. Ma mi piace sottolineare la positività di don di noto, che a una aberrante giornata di “orgoglio pedofilo” (lo apprendo adesso per la prima volta con sgomento) oppone una costruttiva marcia “dei giusti”.
Caro don di noto, mi piacerebbe sapere, se le è possibile rispondermi, se queste celebrazioni di esaltazione della pedofilia del 25 aprile sono ancora in corso o se sono state debellate.
grazie.
Rimango allibito dall’apprendere alcune cose che sconoscevo.
Vi ringrazio per l’opera di informazione e sensibilizzazione che state portando avanti.
Grazie a Don Di Noto per i link, per la lettera aperta così chiara e coraggiosa, per la sua presa di posizione fatta a voce alta.
La rabbia e il senso di impotenza sono grandissimi. Ma alla mostruosità dobbiamo opporre civiltà e giustizia, legalità e comportamenti consapevoli e responsabili. La cultura all’ignoranza ancora diffusa. Si oensi che ancora molta gente confonde gli omosessuali con i pedofili.
Quello del consenso culturale è un problema spinoso.
Si confonde la libertà dei costumi – frutto di rilassatezza più o meno colpevole – con la liberalizzazione di atti criminali.
La pedofilia greca aprirebbe altri capitoli che magari un esperto del mondo classico potrebbe spiegare meglio di me.
Il fenomeno della c.d. pedofilia come fenomeno da normalizzare è molto esteso. Vi sono migliaia di persone che promuovono la liceità e la possibilità di avere relazioni sessuali e amorose con i bambini, dato che presuppongono che i bambini possono esprime consenso.
La Giornata dei bambini vittime è il segno chiaro ed evidente di una nuova cultura.
Attendiamo, comunque, che Maria Suma, mia cara collaboratrice e rinomato avvocato, ci possa delineare il progetto di legge (da Lei elaborato) e presentatao alla Camera dei deputati e oggi in Commissione Giustizia per la discussione.
E’ bene comunque informare che:
Il Governo, cosa che non ha ancora fatto, non ha ritirato gli emendamenti presentati alle Commissioni Giustizia e Affari Esteri riunite della Camera dei deputati volti a sopprimere l’introduzione dei reati di adescamento dei minori e di pedofilia culturale, previsti invece dalle Commissioni riunite con l’apporto di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione.
È bene ricordare che presso le Commissioni II° e III° della Camera dei deputati è in corso la ratifica della Convenzione di Lanzarote sulla protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale stipulato nell’ambito del Consiglio d’Europa il 25 ottobre 2007. Siamo certi noi di Meter che rischiamo di lasciare i bambini senza un’adeguata copertura legislativa. E questo, se dovesse accadere sarebbe un vero e proprio crimine contro l’infanzia, sempre più sfruttata e umiliata e a difesa della quale, da vent’anni, noi di Meter ci battiamo.
C’è ancora tanta strada da fare….e abbiamo bisogno di tutti.
Salve a tutti. Un saluto particolare al Simona, Massimo e al caro Marcello La Bella. Accogliendo le vostre sollecitazioni, riporto qui di seguito la proposta di legge attualmente in discussione in Parlamento sulla pedofilia culturale.
“Modifiche al codice penale per la prevenzione e la repressione della pedofilia e introduzione del reato di pedofilia culturale”: La presente legge è finalizzata ad una maggiore sensibilizzazione alla lotta contro la pedofilia ed alla prevenzione della stessa, mediante l’introduzione di una nuova fattispecie incriminatrice all’interno del Codice Penale, e cioè il reato di pedofilia culturale connesso con gli abusi sessuali su minori.
Il presente provvedimento si compone di quattro articoli, dei quali il primo inserisce all’interno della rubrica dell’art. 609-quater del Codice Penale la parola “pedofilia”, fino ad oggi non menzionata in alcun testo legislativo o codicistico dell’ordinamento giuridico italiano.
Come è noto, con il termine “ pedofilia” ci si riferisce a quel disturbo della sessualità ( che il DSM-IV definisce correttamente “parafilia”), in virtù del quale il soggetto pedofilo predilige compiere atti sessuali con bambini prepuberi ( generalmente infradodicenni), in quanto incapace di reggere un rapporto sessuale paritario con un soggetto che abbia raggiunto una certa maturità sessuale.
Il Codice Penale, invero, all’art. 609-quater, prevede genericamente, quali condotte criminose, gli atti sessuali con minorenne, prevedendo all’ultimo comma una circostanza aggravante per i casi in cui la vittima minorenne non abbia compiuto gli anni dieci, per i casi cioè di pedofilia vera e propria.
Introdurre la parola “pedofilia”, anche solo in seno alla rubrica di tale norma incriminatrice, è fondamentale e significativo sia in virtù di quella funzione general preventiva che il Diritto Penale nell’ordinamento giuridico italiano è deputato ad assolvere sia per contrastare l’emergente fenomeno di quella tanto perversa ed insidiosa, quanto raffinata, cultura ( oserei dire lobby) che tende a far normalizzare la pedofilia, mediante una pregnante e subdola azione culturale, appunto, fondata sulla giustificazione e sulla tolleranza di un tale comportamento sessuale nei confronti dei bambini ( si veda il Primo Piano Nazionale di contrasto e prevenzione della pedofilia, pag. 50, promosso dal già CICLOPE; si vedano l’analisi e lo studio condotto dall’Associazione METER di don Fortunato Di Noto con l’Istituto di Bioetica e Sessuologia presso la Pontificia Facoltà Teologica S. Tommaso di Messina, pubblicati nel Nuovo Dizionario di Bioetica, edito dalla Elledici, alla voce: Pedofilia).
A tal fine, la presente legge, con la previsione dell’art. 2, vuole altresì introdurre nel Titolo V del Libro II del Codice Penale, tra i Delitti contro l’ordine pubblico, proprio per i risvolti pericolosi e destabilizzanti che deriverebbero dall’affermarsi della cultura pedofila, il reato di “Pedofilia culturale”, quale specifico reato di apologia da aggiungere a quelli già esistenti ( si vedano le condotte punite dall’art. 414 c.p.).
Con il nuovo art. 414-bis c.p., si vogliono punire infatti una serie di condotte, soprattutto apologetiche e di istigazione, nonché di pubblicizzazione, diffusione e divulgazione, con qualunque mezzo, dei contenuti legittimanti tale cultura, che sicuramente travalicano, per cadere nell’illiceità, i confini della libera manifestazione del pensiero ex art. 21 Cost., perché connesse ad un “crimine contro l’umanità”, quale appunto l’abuso sessuale sui bambini, la cui “intangibilità sessuale” è altrettanto garantita sia a livello costituzionale sia dalle Convenzioni Internazionali prontamente ratificate dall’Italia.
Per quanto riguarda, poi, l’aspetto propriamente repressivo, attesa la gravità del fenomeno, si è voluta stabilire una pena minima edittale più elevata rispetto agli altri reati di apologia ed istigazione e la previsione di una pena pecuniaria, nonché l’esclusione, per tale reato, dell’applicazione della pena su richiesta, prevista dall’art. 444 c.p.p.
***
ART. 1
Alla rubrica dell’art. 609-quater del codice penale sono aggiunte, in fine, le seguenti parole : “ e pedofilia)”.
ART. 2
1. Dopo l’art. 414 del codice penale è inserito il seguente:
“Art. 414-bis. – ( Pedofilia culturale). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere o fa l’apologia delle condotte previste dagli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies, ovvero dagli articoli 609-bis, 609-quater e 609-quinquies del codice penale, compiute in danno di minorenni, è punito con la reclusione da tre a cinque anni e con la multa da euro 5.000 a euro 50.000”.
ART. 3
All’articolo 444, comma 1-bis, del codice di procedura penale, dopo le parole: “i procedimenti per i delitti di cui agli articoli”, sono inserite le seguenti: “414-bis”.
ART. 4
All’articolo 600 septies, primo comma, del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, dopo le parole “per i delitti di cui alla presente sezione”, sono inserite le seguenti: “ovvero per il delitto di cui all’articolo 414 bis del codice penale”.
b) al secondo periodo, dopo le parole”ai delitti previsti dalla presente sezione” sono inserite le seguenti:”o al delitto di cui all’articolo 414-bis”.
A proposito di Internet e delle nuove tecnologie volevo proporvi la lettura di un datato ma attualissimo libro, che ci fa comprendere l’interazione tra l’uomo, le macchine e la morale: “Io Robot” di Isaac Asimov. Lo utilizzo quando incontro i ragazzi nelle scuole sui temi della sicurezza in Internet!
Riporto le tre leggi della robotica formulate da Asimov e lascio a voi le ulteriori considerazioni.
” Le tre leggi della robotica” sono:
1. Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contrastino con la Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e/o la Seconda Legge.
Infanzia violata, innocenza profanata attraverso l’induzione ad atti proposti come atti d’amore. Credo che sia questa la trappola: far credere ai bambini che quello che si sta compiendo sopra di loro – o che si chiede loro di compiere su altri corpi – fa parte di un gioco che non esclude il bene, l’affetto, la tenerezza. Non è questo che cercano i bambini? E se un adulto si mostra interessato, attento, se comincia a fare dei complimenti, se carezza, se fa regali, che cosa significa per un bimbo? Che quell’adulto è buono, che gli vuole bene. E se gli vuole bene che male gli potrà mai venire da lui? E se non gli fa male e propone solo dei giochi, perché non accettare?
E’ il senso di gratificazione che induce un bambino ad affidarsi, è il bisogno di essere al centro dell’attenzione che fa cadere ogni difesa, è quel narciso che alberga in ognuno che spinge a cercare consensi negli occhi – e non solo – degli altri.
Perfettamente d’accordo, dunque, con quanti affermano che è compito dei genitori vigilare, essere presenti nella vita dei figli, non delegare a internet il compito di riempire il vuoto tra un esercizio di matematica e una pagina di geografia, avere occhi apertissimi e orecchie allertate al minimo dettaglio “stonato”, e creare una rete di contatti tra i genitori in maniera tale che al controllo di uno si aggiunga quello dell’altro. Un controllo che non è privazione di libertà, quanto, piuttosto l’unico modo per garantire l’assoluta libertà di essere bambini o adolescenti, di gestire il proprio corpo nel rispetto dei tempi che il corpo impone. E poi parlare, e ascoltare, e dare attenzione, dare quell’amore che faccia capire al bambino di essere importante, di non aver bisogno di cercare fuori dalla famiglia quelle gratificazioni indispensabili per il suo equilibrio emotivo.
Ma quando il mostro è in famiglia? Troppo difficile rispondere. Perché le famiglie possono diventare omertose e nascondere dietro facciate di suprema rispettabilità una corruzione troppo schifosa perchè la si possa gestire agli occhi degli altri. E allora si tace, allora si subisce, allora si cresce in un clima che cova nuovi mostri. In quelle situazioni credo che un ruolo fondamentale possa essere svolto dagli insegnanti: gli uomini neri vengono sempre fuori, da un disegno, da un’assenza di colori, dalla frase di un tema che è tutta un garbuglio, perché le parole non possono essere limpide quando si vive nel torbido, e la sofferenza prima o poi viene fuori, cerca disperatamente uno sbocco, anche quando il diktat familiare non consente fughe.
Carissimi,
grazie dei contributi.
Grazie di cuore al dott. Marcello Di Bella e alla sua presenza rassicurante e preziosa.
A don Fortunato che ci ha svelato l’ignominia di quel 25 aprile che dovrebbe essere solo un giorno di festa.
Ad Antonino D’Anna e al suo giusto grido a non farsi vincere dall’indifferenza.
Alla carissima Maria Suma, che ci ha riportato il disegno di legge contro la pedofilia presentato in Parlamento.
A Tea Ranno,alla quale il tema è – anche da un punto di vista letterario -familiare, perchè ha descritto con una forza e una pietà senza pari un episodio di pedofilia in “Cenere”, il suo meraviglioso romanzo storico edito da e/o e fatto oggetto di moltissimi e prestigiosi riconoscimenti (caro Massi, si potrebbe chiedere l’autorizzazione alla e/o di pubblicarne uno stralcio?)
E ancora: un grazie di cuore a Monica, Marco Vinci e alla carissima Mari.
Mi sembra, in tutta franchezza, che da tre a cinque anni per il reato di pedofilia culturale sia una barzelletta. Questa forma subdola che tende a far considerare normali gòi atti sessuali compiuti con i minori è ancor più grave degli atti stessi, perchè tende a dimostrare un fondamento etico di una tale barbarie. Sono sempre stato contro la pena di morte, ma per questi soggetti introdurrei l’ergastolo. Questi tendono a destabilizzare non solo uno stato, ma anche un’infanzia. Ripeto che da tre a cinque anni, con tutti poi i bonus che accadono in questo paese, sono un’offesa per la dignità umana.
Mi è molto piaciuto il riferimento di Maria Suma alle tre leggi di Asimov e alla cd “roboetica”, cioè l’etica dei robot.
Le tre norme più su citate credo siano un modo intelligentissimo per proporre ai ragazzi il concetto in base al quale “la macchina non deve farci un danno” (tipico della poetica di Asimov).
Da notare che nella concezione di Asimov il “danno” coincide con il “male”.
Cara Maria, proponi un bellissimo uso della letteratura. Mi pare davvero meraviglioso che sia usata per “salvare dal male”.
E’ la sua funzione originaria: trasformare. Opporsi alla fine (vedi le mille e una notte). Ma, soprattutto, rivelare.
“La letteratura” dice Sciascia “è la più assoluta forma che la verità possa assumere”.
Cara Maria,
se hai ancora del tempo per intervenire mi piacerebbe che tu illustrassi il contenuto delle vostre attività di prevenzione nelle scuole.
Che metodologie usate?
Che risposte avete dai ragazzi?
Carissimo don Fortunato
spero di non abusare della tua disponibilità facendoti ancora una domanda.
Ci potresti parlare del fenomeno dei cd “boylovers”? Chi sono? Come agiscono?
Caro Renzo,
la previsione edittale della proposta di legge si inserisce in seno a quella di cui all’art 414 cp , e cioè istigazione a delinquere, (introducendo un art 414 bis) che è da uno a cinque anni.
Bisognerebbe quindi prima prevedere un aumento edittale per l’ipotesi base del 414 cp.
—
Caro Massi,
grazie infinite, anche oggi, per questo spazio.
Ti auguro una felice serata e ti chiedo, se possibile, di far pubblicare il brano di Tea tratto da “Cenere”, previa autorizzazione alla e/o.
Il ruolo della letteratura è proprio quello di raccogliere la voce di chi voce non ha.
Tu mi accennavi, poi, ad altri autori che hanno trattato l’argomento. Mi farebbe piacere se ne potessi proporre la lettura.
Un bacio di buona notte a te e a tutti
Simo
@Simona: comprendi che il reato è ben più grave dell’abuso sessuale, in quanto lo istiga e rabbrividisco a pensare che razza di legislatori abbiamo.
Cari amici, eccomi qui… vi ringrazio come sempre per i commenti rilasciati.
Un ringraziamento particolare al dr. Marcello La Bella e a don Fortunato per i loro ulteriori interventi.
Grazie di cuore!
E poi ancora alla splendida Simona, all’impagabile Maria Suma e ad Antonino D’Anna…
Senza dimenticarmi dell’amica Barbara Gozzi, di Sebastiano Morra, Monica, Marco Vinci, Maria Lucia, Renzo…
Domani approfondiremo le questioni poste da Simona e altri. Grazie sempre della vostra accoglienza.
@ Francesca Mazzucato
Grazie per essere intervenuta, cara Francesca. Il tuo sguardo di scrittrice di talento è sempre importante. E a Letteratitudine, come sai, puoi sentirti sempre a casa.
Grazie ancora, don Fortunato (ci siamo incrociati). Grazie per la tua battaglia. Come vedi non sei solo.
A domani!
@ Tea Ranno
Grazie per il tuo contributo, cara Tea. Ciò che hai scritto è più che condivisibile…
@ Simona
Cara Simo, domani scriverò agli amici della e/o per chiedere l’autorizzazione a pubblicare il brano tratto da “Cenere” (il romanzo di Tea).
–
Non credo ci siano problemi… ma, Tea, prova a chiedere l’autorizzazione anche tu.
@ Maria Suma
Cara Maria, bello il riferimento letterario a “Io robot”… belissimo libri, tra l’altro. Forse uno dei più belli di Asimov.
Per chi volesse approfondire, ecco una scheda:
http://it.wikipedia.org/wiki/Io,_Robot_(Asimov)
Questa, invece, è una scheda sulle “tre leggi della robotica” a cui faceva riferimento Maria:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tre_leggi_della_robotica
Cara Maria, mi auguro che la proposta di legge attualmente in discussione in Parlamento possa “passare” senza problemi…
Caro Renzo, capisco il tuo sdegno… ma sarebbe già un bel passo avanti…
A proposito di riferimenti letterari in tema, vorrei ricordare il racconto intitolato “Il Bambino Grammofono e l’Uomo Piccione” che apre la raccolta Buio di Dacia Maraini (Rizzoli, 1999).
È la storia di un bambino: il piccolo Grammofono, ucciso da un assistente sociale pedofilo.
Con quella raccolta Dacia Maraini vinse il Premio Strega.
Riporto l’incipit del racconto nel commento che segue…
dalla raccolta di racconti “BUIO” di Dacia Maraini (Rizzoli, 1999)
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Il Bambino Grammofono e l’Uomo Piccione
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Il padre l’ha chiamato Grammofono. È piccolo per la sua età. Ha le orecchie a sventola e una faccia tutta punte con due occhi accesi e mobili.
Grammofono, detto Gram, compie fra pochi giorni sette anni. Quando cammina, saltella. Quando ride, si piega in due perché ridere gli fa venire mal di pancia. Soffre di una rinite cronica e ogni tanto il naso prende a colargli irrefrenabilmente. Allora lui si pulisce col dorso della mano che poi si stropiccia contro i pantaloncini corti. La madre gli dice che lascia tracce lucenti come le lumache. “Invece che Grammofono dovevamo chiamarti Lumachino.” E ride, facendogli il solletico. La madre ha solo ventritre anni e con questo figlio ci gioca come con un compagno un po’ goffo e buffo. Lo afferra per le orecchie, gli soffia in bocca, lo solleva da terra come fosse un cagnolino, o si diverte a farlo cadere lungo disteso con uno sgambetto inaspettato.
Il padre non è quasi mai a casa. Nessuno sa che lavoro faccia. Esce di mattina e torna la sera, quando torna. Porta i capelli lunghi sulle spalle, qualche volta stretti da un laccetto colorato. “È bello come Cristo” dicono di lui i negozianti quando lo vedono entrare per comprare il latte e i biscotti al suo bambino.
A Gram piace giocare con il lungo orecchino in forma di minuscola campana che pende all’orecchio del padre: “posso tirare, pà?”.
“No che mi fai male, Gram.”
“Posso fare din don?”
“Lo faccio io, guarda.” E scuote la testa in modo che l’orecchino ciondoli e suoni proprio come una campanella gioiosa.
Anche la madre si assenta spesso e non torna che a sera inoltrata. Il bambino rimane solo a giocare con i trenini. Ne ha una decina che corrono come frecce sui binari che il padre gli ha amorevolmente sistemato lungo i corridoi di casa.
Ogni tanto Gram esce sul balcone e rimane incantato a guardare i piccioni che svolazzano in su e in giù cercando cibo.
A volte urla “attento” verso un piccione particolarmente ardito che si posa in mezzo alla strada per raccogliere una briciola di pane nell’intervallo fra una macchina e l’altra. Il bambino si porta una mano al cuore come per calmarlo: se la bestiola venisse schiacciata dalle ruote di una auto gli salterebbe tanto nel petto da uscirgli di bocca. Ma i piccioni si salvano sempre: riescono a scappare in volo proprio un attimo prima che l’auto li investa. Allora Gram sorride contento e caccia indietro le lagrime che già gli spuntavano sotto le palpebre.
(…)
–
© 1999, R.C.S. Libri S.p.A.
Credo che anche la letteratura possa svolgere un’importante funzione di sensibilizzazione (anche sul tema di cui stiamo discutendo)…
Un altro riferimento letterario in tema è il romanzo “Io ti perdono” (Kowalski, 2009) di Elisabetta Bucciarelli.
Ne abbiamo parlato di recente qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/11/14/io-ti-perdono/
Per oggi chiudo qui.
Auguro una serena notte a voi tutti.
Carissimi,
buon giorno. Da vecchio insegnante di lettere in pensione vorrei dire due parole sulla pedofilia nell’antica grecia.
La pedofilia (ma come più sotto dirò, sarebbe meglio parlare di pederastia) ebbe la massima diffusione tra il vi e il iv secolo a.C. a Sparta e Atene. Essa consisteva in una relazione sessuale tra adulti maschi e adolescenti, spesso all’interno di un’esperienza spirituale e pedagogica attraverso la quale l’amante adulto (generalmente un insegnante) trasmetteva le virtù del cittadino. Il coinvolgimento di molti maestri del tempo, tra cui Socrate e Platone, così come la poesia di Alceo e Anacreonte rendono possibile un’ingente quantità di documenti sulla pederastia – intesa come relazione sessuale di un adulto e un minore in età compresa tra i dodici e i diciotto anni -, considerata lecita e riconosciuta come forma pedagogico-educativa; a differenza della concezione della pedofilia, intesa invece come relazione sessuale con un minore di dodici anni, illegale e socialmente riprovevole.
Infatti tale pratica era giustificata dalla coscienza sociale nei confronti dei soggetti puberi (ritenendo raggiunta l’età puberale a 12 anni), mentre i rapporti sessuali con bambini impuberi erano severamente puniti dalla legge.
Per i greci, l’età degli eromenoi, degli amati, non doveva essere inferiore a 12 anni. Proteggere l’infanzia, distinguendo la pederastia dalla pedofilia, era costante preoccupazione degli Atenesi, il cui ordinamento prevedeva una complessa normativa per i reati di violenza sessuale sui paides:
– se il minore non aveva raggiunto i dodici anni ti età, colui che intratteneva con lui rapporti sessuali di qualunque tipo, commetteva sempre un illecito. Erano previste pene severissime per gli adulti che girovagavano all’interno o presso gli edifici riservati ai minori;
– se il paìs aveva un’età compresa tra i dodici e i quattordici anni, il rapporto era consentito, ma solo all’interno di un legame affettivo duraturo e soprattutto mirato ad insegnare al paìs amato le virtù del futuro cittadino; si rientra quindi nel concetto di pederastia ;
– tra i quindici e i diciotto anni, ormai prossimi alla maturità e consapevoli delle loro scelte, i paides potevano scegliere i propri amanti liberamente, ma la società vigilava affinchè essi non fossero tentati di assumere prematuramente un ruolo virile, deleterio per una crescita armoniosa della personalità e per la stessa società.
—
Quindi, credo che anche rifarsi culturalmente a quel tipo di mentalità da parte delle lobby pedofile sia assolutamente errato.
Si tratta di epoche dell’umanità assolutamente improponibili ai nostri giorni, il cui stesso insegnamento filosofico risentiva ancora di una visione primitiva dei rapporti di forza (il “potere” del maestro che si esplicava anche attraverso l’eros).
L’inquadramento storico di questo fenomeno consente quindi di svelare l’inattualità assoluta di una sua ripresa e il pericolo di una strumentalizzazione oltretutto sbagliata di concezioni da ricollegare agli albori della vicenda umana.
Un breve passaggio da parte mia solo per ringraziare di questo post importante e dello splendido lavoro svolto da queste persone meravigliose. L’idea che questa gente presta se stessa e il proprio servizio per contrastare queste cose orribili, fa da contraltare all’angoscia derivante dall’apprendere certe notizie.
Grazie.
Certamente i Greci lavorarono molto sulla Paideia, ovvero la cura che una generazione precedente doveva avere nei confronti di quelle successive per farle uscire da uno stato adolescenziale……
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I Greci ovviamente si occuparono soprattutto di anima.
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Ed è qui che per molti versi sorse un problema che i greci sentirono come insormontabile: il problema morale. Nel trinomio anima-cosmo-Zeus l’anima all’interno dell’universo agitava la quiete di Zeus con i concetti di caduta, espiazione, riscatto, mettendo lo stesso Zeus di fronte ad una problematica morale che in alcun modo fu risolta nè dal movimento degli astri, nè dalle immagini notturne care ai miti.
I Greci non riuscirono mai a decifrare il mistero dell’anima come entità
moralmente definita. Fu Seneca a preannunciare con trepidazione un nuovo orizzonte.
Capisce bene, caro Emilio, che anche il concetto di Paìdeia cambia completamente il suo contenuto.
Rossella
Mi rifaccio alla seconda domanda di maugeri. Credo che fiabe e favole, nel passato, abbiano svolto una funzione importante per tenere all’erta i bambini, per dire loro di non fidarsi troppo di tutti che nel mondo esistono anche i cattivi. Credo che anche oggi possano esercitare una funzione in questo senso.
Nessun anonimo: la mia firma è Rossella Grasso
Anzi, mi piacerebbe che qualcuno potesse approfondire il discorso sulle favole, nel senso inteso..
Ho seguito e letto con molta attenzione il dibattito su questo
dolorosissimo problema.Sono d’accordo con Tea Ranno.
Quando il mostro è in famiglia? Quali parole bisogna utilizzare per aiutare i bambini a tradurre il loro silenzio? Quali parole dire per fare in modo che le ” loro parole e i loro silenzi” facciano comprendere agli adulti
la devastazione che è in corso? E quando trovi il silenzio dentro le famiglie? Credo molto nel potere delle parole. La scuola, che ha il grande compito di educare, ha un ruolo molto importante.Ma non solo.Ciascuno di noi ha l’obbligo di impegnarsi ,di ri-cominciare a parlare con i nostri figli e con tutti gli “altri figli” di un amore che non conosce dolore e devastazione. Spetta a noi adulti trovare le parole per fare in modo che non ci siano piu’ infanzie spezzate o adulti devastati dalla violenza subita.
Cara Rossella,
sono d’accordissimo col suo acuto intervento.
La pratica pederastica, sebbene diffusa, appare attraversata da un intricato gioco di valorizzazioni e svalorizzazioni, tali da rendere difficilmente decifrabile sia la morale che la regola. Da una serie di particolari presenti nell’opera di Platone , emerge, seppur a fatica, una vigorosa ostilità rispetto alle pratiche pedofile, che, se da un lato vengono idealizzate come viatico formativo alla sapienza e alla cultura, dall’altro vengono temute come fonte di sopraffazione, anche se spesso ammantata di sapere e cultura. Come sostiene Calasso:
L’intreccio tra un corpo da conquistare come una fortezza e il volo metafisico è, per Platone, l’immagine stessa dell’eros. Infatti l’amato si concederà perché desidera educazione e sapienza di ogni specie.
L’introiezione del sapere passa anche attraverso l’annullamento fisico, la passività, lo scambio tra sapere e piacere. L’amato esiste soltanto in funzione dell’amante, non ha una sua psicologia, una sua autonomia, ma si connota soltanto come fonte e oggetto di piacere, pronto a ripagare con il suo corpo l’offerta di sapienza e cultura che gli viene porta dal maestro o dal comandante militare
In una nota aggiunta nel 1909 ai Tre saggi sulla teoria sessuale, Freud scrive:
La differenza più incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra risiede nel fatto che l’antichità sottolineava la pulsione, noi invece sottolineiamo il suo oggetto. Gli antichi esaltavano la pulsione ed erano disposti a nobilitare con essa anche un oggetto inferiore, mentre noi stimiamo poco l’attività pulsionale di per sé e la giustifichiamo soltanto per le qualità eminenti dell’oggetto.
Le parole di Freud sull’evoluzione culturale legata anche alla capacità di stabilire relazioni oggettuali possono essere sottoscritte ancora oggi ed esprimono una critica a pratiche in cui sono evidenti l’asimmetria di potere e la totale assenza di considerazione del mondo emotivo del ragazzo nobilitato e valorizzato non per le proprie qualità, ma dalla pulsione sessuale dell’adulto.
Cordialità e complimenti.
Caro Sebi,
per riprendere il discorso sulle favole credo che una delle più significative sotto il profilo che interessa questo post sia quella di Cappuccetto Rosso. E’ una favola che che Perrault conclude tragicamente con una morale chiara: “Le bambine non devono dare ascolto ai lupi, specie a quelli tranquilli, compiacenti e dolci, che possono seguirle anche dentro le case e per le strade” . Bettelheim crede che il significato sessuale in questa versione sia rappresentato in modo troppo esplicito, senza lasciare spazio all’elaborazione personale. Inoltre, non c’è nessuno che raccomandi alla protagonista di non allontanarsi dalla giusta strada, come avviene invece nella versione dei fratelli Grimm che finisce bene grazie all’intervento di un cacciatore che apre con il suo coltello la pancia del lupo e ne fa uscire, ancora vive, Cappuccetto Rosso e la nonna che il lupo aveva ingoiato . In entrambe le versioni, in ogni caso, l’esperienza sessuale prematura è presentata come un inghiottimento con connotazioni fortemente distruttive. La storia dei fratelli Grimm si conclude con un dialogo di Cappuccetto Rosso con se stessa: “Finchè vivrai, non ti allontanerai più da sola nel bosco contravvenendo alle raccomandazioni di tua madre “. La soluzione è l’interiorizzazione della protezione dei valori dei genitori, non l’obbedienza a regole esterne. Il lupo comunque, in Cappuccetto Rosso, si presenta prima sotto il suo aspetto reale, poi sotto le spoglie della nonna. Le domande della bambina che vede nella nonna caratteristiche molto diverse da quelle a lei note in precedenza, esprimono bene l’eccitazione, l’attrazione, ma anche la confusione percettiva e mentale del minore in contatto con una figura che si propone come rassicurante e familiare, ma in realtà è minacciosa e soprattutto soverchiante. Sembra facile quindi l’associazione con il personaggio pedofilo, sia nella sua figura di orco feroce che quella apparente di adulto soccorritore.
Un caro saluto al dottor Maugeri da
Emilio
Rispondo alla prima domanda, perchè è il volano di un impegno che da circa quattro anni cerco di portare avanti. Penso anche di dare una risposta abbastanza scontata: bisogna stare vicino ai nostri bambini, come genitori, come educatori. Bisogna essere buoni ascoltatori dei nostri figli, cogliere nei loro discorsi un bisogno sempre più raro, sempre più prezioso: il nostro tempo. Quattro anni fa la mia vita è stata scossa da una tragica notizia, una di quelle che si sentono tutti i giorni, una di quelle che non fanno quasi più clamore: un bambino di appena 11 anni si toglie la vita perchè sente di non poter mai diventare un bravo calciatore, bravo quanto l’avatar che si muoveva su uno schermo al tocco delle sue mani. Un gioco innocente è diventato per lui uno strumento di morte. Ecco da dove è partito il mio lavoro di formazione: mi sono guardata attorno e mi sono resa conto che quanto senti sui mezzi di comunicazione sono il vissuto delle e nelle nostre famiglie. Io faccio parte dell’A.Ge. l’associazione genitori italiana; nella provincia di Bergamo abbiamo precisato un progetto di informazione e di formazione destinato ai genitori e ai minori sui segnali d’allarme e i pericoli legati all’utilizzo di internet. Conoscere Don Fortunato Di Noto e l’Associazione Meter è stato il valore aggiunto per ulteriori approfondimenti e iniziative di carattere educativo-formativo, che hanno visto la partecipazione anche della Polizia delle Comunicazioni di Bergamo.
Ciò che mi ha reso certa che questo progetto educativo aveva colto un bisogno del territorio è stato constatare che se in un primo momento i percorsi formativi erano organizzati e proposti dalle associazioni dislocate nei vari territori della provincia, pian piano sono stati richiesti dalle amministrazioni comunali e direttamente dalle scuole con progetti destinati agli allievi.
A distanza di quattro anni, mi rendo conto di non aver risolto il problema, ma sono certa di aver scosso la tranquillità di molti genitori che affidano i propri figli alla tecnologia, turbato le loro coscenze affinchè non venga rimandato il momento di negare ai figli il computer a tutte le ore, per contrattare un orario in cui si sia presenti nel momento in cui i figli vogliono entrare in internet. So che è una goccia nel mare del web, ma io vado avanti.
Grazie per l’attenzione
Elisabetta
Arrivo un po’ tardi per leggere tutti i commenti, ne ho letto diversi di don Fortunato e di Simona, che propongono questo post così atroce e attuale. Mi scuso se dirò qualcosa di già detto, ma quello che mi viene spontaneo dire è che c’è bisogno di ascolto. Di ascoltare i bambini, non solo sentirli, ma proprio entrare con tutti i sensi, e per quanto è consentito a un adulto, con il loro mondo. Aiutarli a distinguere, che non è cosa facile, farli sentire amati e protetti, concedere e ricevere la loro fiducia costruendola ogni giorno a piccoli passi.
Carissimi, ben trovati. Grazie a Massimo per i riferimenti letterari sull’argomento e grazie al prof. Emilio per averci illustrato correttamente il fenomeno della pedofilia e della pederastia nell’antichità, soprattutto nella civiltà greca: è da anni che noi di Meter cerchiamo di sfatare quel mito!!!! Grazie inoltre all’amica Elisabetta per essere intervenuta. Rispondendo alle domande di Simona volevo sottolineare che le strategie di intervento per la sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole sono tante e variano col variare dell’età dei ragazzi e dei contesti sociali. Ad esempio con i bambini piccoli, di scuola elementare, non parliamo direttamente di pedofila, ma di educazione all’affettività. Con i ragazzini più grandi (scuole medie), siamo più diretti, soprattutto sulle tecniche dell’adescamento, usate anche on line, e degli altri rischi della Rete, educandoli ad un uso corretto di Internet e delle nuove tecnologie, in particolare i videofonini; cerchiamo inoltre di educarli alla relazione ed alla corretta comunicazione. Oggi, purtroppo, i ragazzi, avulsi dal mondo “reale” che li circonda e sempre più inglobati nel “virtuale”, non sanno relazionarsi. Qualche anno fa, quando chiedevo ai ragazzi perchè utilizzassero Internet, mi rispondevano: per scarticare musica e filmati, per fare le ricerche. Oggi mi rispondono: per chattare. Preoccupante!! Personalmente quando parlo di uso corretto di Internet e delle nuove tecnologie, di sicurezza, non posso fare a meno di educare i ragazzi alla legalità: “è il rispetto delle regole che ci fa vivere sicuri”, dico sempre, portando loro tanti esempi. Ed i ragazzi, se sollecitati e se informati in maniera corretta, riflettono, si interrogano. Questa è una soddisfazione, è un seme gettato sulla terra che può portare frutto.
Volevo proporvi la visione dello spot prodotto dalla Polizia Postale. Ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=jGQOU4xkR_E
Carissimi
grazie di cuore per gli interventi di questa giornata. Grazie al professor Emilio e alla sua passione storica e fabulistica, alla carissima Silvia, a Grazia , Rossella, Sebi Emilia Corsi.
Grazie poi all’assessore di Ponte Ranica (Bergamo) Elisabetta Manduca, che con abneazione e amore porta avanti progetti di prevenzione nelle scuole.
Grazie alla carissima e insostituibile Maria Suma e al suo impegno nell’ascolto e nella guida dei piccoli. Grazie anche per il preziosissimo link che inizialmente inquieta e poi solleva, facendo davvero pensare che accanto all’inferno ci sono ali di angelo che vegliano sui nostri figli.
Caro Massi
grazie infinite per il brano tratto da “Buio”. Un’altra testimonianza di come la letteratura sappia, sempre, farsi voce.
Trasmigrazione.
Carissimo professor Emilio,
un’altra favola che insinua nel bambino un’educazione a essere prudente nell’ambito delle attenzioni degli adulti è Pelle d’asino di Perrault (vi è anche una versione dei fratelli Grimm intitolata D’ognipelo).
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Si racconta che un re e una regina regnavano felicemente su un paese prospero e che la loro unione era stata allietata dalla nascita di una figlia. La regina si ammalò e, in punto di morte, chiese al re di risposarsi soltanto con una donna più bella e più saggia di lei, sperando che in realtà non si sposasse più. La figlia crebbe e il re se ne innamorò, tanto da volerla sposare. La fata madrina, nell’intento di proteggere la principessa, le suggerì a condizione del matrimonio, la realizzazione di due vestiti, uno del colore del prato con tutti i fiori esistenti nel mondo e uno del colore della luna, del cielo e delle stelle, nella speranza che il re non riuscisse a farli fabbricare. Il re invece riuscì a procurarsi i vestiti e chiese alla figlia di sposarlo. Ora, nel regno esisteva un asino che riusciva a produrre monete d’oro, ed era considerato la fonte di ricchezza del reame. La fata madrina, gli propose allora, certa che il re non ci avrebbe mai rinunciato, di uccidere l’asinello e di ricavarne la pelle da dare in dono alla figlia. Il re, tanto voleva sposarla che lo uccise e ricavò la pelle. La fata allora, nell’ultimo tentativo di salvare la principessa, organizzò la sua fuga e la fece nascondere sotto la pelle d’asino facendole portare con sé i due vestiti. La ragazza, dopo tanto camminare, venne assunta in una fattoria per svolgere i lavori più umili. Qui, mentre si provava di nascosto un vestito, venne casualmente osservata da un principe a cavallo che se ne innamorò. Il principe decise di sposarla, avvisandola prima, che suo padre stava per morire. La principessa sconvolta dalla notizia dell’imminente morte di suo padre, volle vederlo a tutti i costi e si fece accompagnare al suo capezzale. Una volta arrivata al suo cospetto, poté parlare con suo padre morente che nel lungo periodo della sua assenza si era pentito dell’ostinato desiderio di voler sposare la figlia e le chiese perdono.
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In questa fiaba giocano un ruolo centrale i pensieri e i desideri della bambina che vengono soddisfatti dal padre, pur di poter avere ciò che egli vuole. Sigmund Freud sottolinea quanto risulti sinistro vedere realizzati i propri desideri e vedere ritornare il rimosso che si credeva confinato nel passato e nell’inconscio.
L’effetto dirompente dell’esperienza pedofila riguarda il superamento del confine, oltre che tra le generazioni, tra realtà e fantasia.
La fiaba è realistica nel far vedere come alla proposta pedofila corrisponda nella ragazza una tentazione molto forte, che si basa sulla realizzazione, in questo caso veramente magica, di tutti i suoi desideri di sostituire la madre e di accedere al ruolo adulto, realizzando però le proprie aspirazioni esclusivamente a livello narcisistico e a prezzo della reale autonomia della stessa identità personale.
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Insomma, la fabula insegna, e pur facendo leva sull’aspetto sognoso e fantastico dell’infanzia, affonda le radici nella verità. Soprattutto nella verità interiore dei personaggi.
Infine, vorrei chiudere la serata – per restare nel tema della cultura greca – con questi meravigliosi versi dedicati alla caduta dell’innocenza.
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“Un gelo si apprese al loro cuore,
e lasciarono cadere le ali”.
Saffo
Carissimo Assessore Manduca,
se può ancora dedicarci un pochino del suo tempo mi farebbe piacere chiederle se può postare un link informativo delle vostre attività a beneficio di tutti.
grazie di cuore
Ai ringraziamenti di Simona aggiungo i miei…
Un ringraziamento per l’intervento e un benvenuto a Letteratitudine – anche da parte mia – a Elisabetta Manduca assessore al Comune Ponteranica (BG) e docente.
E un saluto a tutti gli altri amici che sono intervenuti: Emilio, Amelia, Sebi, Rossella, Silvia, Grazia…
@ Maria Suma
Cara Maria. Grazie per l’ulteriore intervento e per il link allo spot contro la pedofilia prodotto dalla Polizia Postale.
Ho inserito il video alla fine del post, sotto il racconto di Simona.
@ Simona
Cara Simo, grazie di cuore a te per i ripetuti interventi e per gli splendidi approfondimenti su fiabe e favole – in relazione all’argomento che stiamo trattando – che si aggiungono ai già ottimi spunti forniti dal prof. Emilio.
Provo ad apportare ulteriori contributi… (avvalendomi – per questioni di rapidità – del supporto di wikipedia)
Il lupo cattivo e l’orco sono due figure piuttosto ricorrenti in fiabe e favole (e nella narrativa popolare).
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Il lupo cattivo, o semplicemente il lupo, appare soprattutto nei racconti che hanno scopo di ammonimento, come rappresentazione simbolica del male e del pericolo da cui guardarsi e tenersi alla larga. Fra le fiabe che in maggior misura hanno fissato l’immagine del lupo cattivo nella cultura popolare si possono ricordare – come già detto – “Cappuccetto Rosso”, “I tre porcellini” e, nel mondo slavo, “Pierino e il lupo”.
Nel folclore e nelle fiabe dei paesi europei, specialmente nordici, gli orchi (ogre in inglese) sono mostri antropomorfi giganteschi, crudeli e divoratori di carne umana. Probabilmente traendo spunto dalla tradizione italiana (per esempio dall’uerco del “Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile, 1634), Charles Perrault introdusse alla fine del XVII secolo il prototipo di quello che sarebbe poi diventato l’orco tradizionale delle fiabe. Si tratta di un uomo gigantesco, dall’aspetto di un bruto (spesso rappresentato come peloso, muscoloso, barbuto e con il ventre prominente), non raramente armato di un pesante bastone.
Per estensione, il termine orco si applica a persone disgustose o volgari con un temperamento violento, specialmente quando tale violenza è diretta verso donne o bambini. È in questo senso, per esempio, che Daniel Pennac usa metaforicamente il termine nel romanzo “Il paradiso degli orchi “(Au bonheur des ogres, 1985). L’associazione fra gli orchi e la violenza contro i bambini fa sì che il termine “orco” sia anche usato, per esempio nella cronaca, per indicare persone che si macchiano di reati di pedofilia.
A proposito di “Cappuccetto Rosso”, a completamento di quantogià brillantemente scritto dal prof. Emilio, mi preme riportare il testo completo della “morale” scritta dallo stesso Perrault al termine del racconto (e dalla quale non è difficile estrarre certi riferimenti):
« Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose! »
(“Le Petit Chaperon Rouge”, Charles Perrault, 1697)
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Più chiaro di così!
Un’altra fiaba che merita di essere citata (sul più generale tema della violenza inferta ai bambini) è “Il Pifferaio di Hamelin” (altresì nota come “Il Pifferaio Magico”): fiaba tradizionale tedesca, trascritta, fra gli altri, dai fratelli Grimm. Si ritiene che essa sia stata ispirata da un evento tragico realmente accaduto nella città tedesca di Hamelin in Bassa Sassonia, nel XIII secolo.
La storia la conoscete di certo…
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Siamo nel 1284 ad Hamelin, in Bassa Sassonia. La città è invasa dai ratti. Un uomo con un piffero giunge in città promettendo di disinfestarla, dietro compenso. Il borgomastro acconsente, accettando l’offerta.
Il Pifferaio inizia a suonare, i ratti restano incantati dalla sua musica e lo seguono, lasciandosi condurre fino alle acque del fiume Weser, dove muoiono annegati.
La gente di Hamelin, ormai liberata dai ratti, decide incautamente di non pagare il Pifferaio. Questi, per vendetta, riprende a suonare mentre gli adulti sono in chiesa, questa volta attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguono in campagna, e vengono rinchiusi dal Pifferaio in una caverna. Nella maggior parte delle versioni, non sopravvive nessun bambino, oppure se ne salva uno solo che, zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei suoi compagni.
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Per approfondimenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Il_pifferaio_di_Hamelin
Nella seconda domanda del post abbiamo fatto riferimento – tra gli altri – anche a “Hänsel e Gretel”.
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Hänsel e Gretel sono i figli di un povero taglialegna. Poiché il cibo scarseggia e non basta per tutta la famiglia, la moglie del taglialegna, (matrigna in alcune versioni, in altre madre dei bambini) convince il marito ad abbandonare i figli nella foresta. Hänsel e Gretel, che origliando sono venuti a conoscenza del piano, si riempiono le tasche di sassolini bianchi presi dall’ingresso. Quando i genitori li conducono nella foresta, lasciano cadere i sassolini dietro di sé, segnando il sentiero che li riporterà a casa. Capito il trucco la matrigna (o madre) elimina i sassolini dal giardino e riconvince il marito a riportare i figli nella foresta, questa volta più lontano. Stavolta i due bambini possono lasciare solo molliche di pane, che vengono mangiate dagli animali del bosco. Mentre i due fratelli vagano nella foresta, trovano una casa di pane speziato (pfefferkuchen) (nelle versioni italiane tradotto all’inizio semplicemente con “pane” e successivamente marzapane) e vetri di zucchero alle finestre. I due bambini, affamati, iniziano a mangiare; in quel momento la padrona di casa, una vecchia signora (che si rivelerà essere una strega) li invita a entrare e prepara per loro un banchetto. In seguito però la strega mette in gabbia Hänsel (con lo scopo di farlo ingrassare e poi mangiarlo) e fa di Gretel la sua serva. Mentre si prepara a cucinare Hänsel, la strega chiede a Gretel di salire su una scala per controllare se il forno è pronto, ma Gretel finge di non esserne capace. Non appena la strega sale al suo posto a controllare, Gretel la spinge dentro e la chiude nel forno.
I bambini concludono la loro avventura rubando le ricchezze della strega e tornano dal padre. La matrigna nel frattempo è morta, e le ricchezze della strega fanno sparire definitivamente lo spettro della fame.
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La fiaba dei fratelli Grimm ha certamente origine nel Medioevo, epoca in cui la scarsità di cibo e la diffusione della fame facevano dell’infanticidio una pratica comune.
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Essa presenta numerosi punti di contatto con quella di “Pollicino” di Charles Perrault.
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Il messaggio che se ne trae è – anche qui – di chiaro ammonimento.
Spero di aver contribuito a soddisfare l’interesse di Sebi su fiabe e favole (in merito all’argomento trattato).
Prima di chiudere invito, chi non l’avesse ancora fatto, a visitare il sito dell’associazione Meter:
http://www.associazionemeter.org/
Infine, un appello…
Se ritenete che questo post possa essere utile per contribuire alla lotta contro la pedofilia e la pedopornografia, vi invito a segnalarlo sui vostri blog o attraverso i social network di cui fate parte (come facebook, per esempio).
Se la pedofilia utilizza la Rete per proliferare, noi possiamo esserne gli anticorpi.
Grazie in anticipo a chi avrà la possibilità di collaborare in tal senso.
Per oggi chiudo qui, augurandovi una serena notte.
Mi scuso, nei confronti di tutti, per non aver partecipato oggi al blog. Una serie di impegni, non ultimo a Catania, con il dott. Marcello La Bella, mi hanno impedito di poter comunicare con voi.
Cmq abbiamo incontrato 250 persone (giovani e famiglie) in una Parrocchia ed è stato illuminante, educativo e propositivo. Tutti hanno bisogno di informazione, tutti hanno bisogno di comprendere la grande sfida educativa che impone non solo riflessioni, ma un progetto culturale a lungo termine, per non disperdere l’uomo, la sua umanità, la sua civiltà.
Dobbiamo impegnarci tutti a fare “cultura”, a coltivare il bello, il buono, il rispetto, la fede, la laicità, la libertà……
Le brutture della vita si vincono con la bellezza della stessa vita. A noi il comito di sperare nella speranza.
Ringrazio Emilio, Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri per le informazioni sulle fiabe che mi confermano l’idea che mi ero fatta.
PEDOFILIA NEL CLERO/ DON DI NOTO, ATTO GRAVISSIMO CUI LA CHIESA STA PONENDO CORAGGIOSAMENTE RIPARO. BENE IL PAPA
Avola (Sr), 11 dicembre 2009 —— “Ogni abuso sessuale perpetrato ai bambini è tragico, è un peccato enorme che chiede atti ferrei e duri. Anche e soprattutto se a colpire è un prete che non avrebbe mai dovuto essere tale”.
Don Fortunato Di Noto, sacerdote fondatore di Meter (www.associazionemeter.org) alza la voce sui preti pedofili e apprezza le parole del Papa sul dossier pedofilia presentato dalle diocesi irlandesi. E svela “Siamo pronti ad aiutare i vescovi irlandesi, del resto abbiamo stabilito un serio contatto con Mons Wilson, Arcivescovo di Adelaide, nel corso dell’ultima Conferenza dei Vescovi anglofoni cattolici tenutasi in Vaticano a giugno”.
Don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia è da 20 anni che stà dalla parte dei bambini. In 15 anni abbiamo accompagnato circa 780 casi ed è una bella realtà anche per la Chiesa. E il sacerdote ricorda: ” Meter ha segnalato 175.000 siti pedofili, importanti inchieste internazionali e dato speranza a tanti piccoli. Al Papa, a questo Papa che sta facendo tanto per la lotta alla pedofilia nel clero e la difesa dei bambini, dico: siamo con Lei, Santità. Avanti con forza per i piccoli”, conclude.
Le favole storiche forse possono lavorare al livello inconscio. Ma sono deboli per un problema di linguaggio e di occasioni. Non bisogna lavorare sullo spaventoso, ma sull’incongruo. Lo spaventoso è pleonastico, il non percepire la paura è patologico. Ma il pedofilo cerca alleanze con il bambino senza spaventare e giocando su una condivisa non evoluzione, il bambino che riesce a scamparla è perchè riconosce l’incongruità per tempo il gioco che puzza di strano. Naturalmente con l’abuso extra familiare questo è molto più facile.
Ancora grazie, don Fortunato…
E grazie anche a Zauberei per il commento delle 7:12 pm.
A beneficio di chi non lo sapesse ricordo che la cara Zauberei, oltre a essere una blogger e una neomamma, è anche una psicologa.
Desidero anch’io unirmi a Massimo, a Simona Lo Iacono e a tutti i lettori che hanno dimostrato tanto calore e appoggio almeno morale verso l’attività svolta coraggiosamente da don Fortunato Di Noto. Auspicando che l’informazione e la prevenzione riguardo alle patologie sociali legate alla pedofilia trovino maggiore risonanza nei media, rete compresa, e nelle istituzioni, prime fra tutte la famiglia e la scuola.
I pedofili sono il più delle volte dei malati psichici, soffrono cioè di gravi distonie e di traumi affettivi: se ne è già parlato; però ci si deve difendere, dobbiamo insomma difendere le creature più piccole, fragili e deboli da loro, senza indulgere alla compassione se non alla pietà. Ma questo compito non spetta solo alle forze dell’ordine, bensì a ciascuno di noi, indistintamente.
Come spetta anche alla letteratura dell’infanzia che deve certamente formare i piccoli, sollecitandone la fantasia per aprirla a orizzonti sempre nuovi o altri, ma deve soprattutto – a mio avviso – educarli alla comprensione della realtà e delle crudeltà che si annidano nella stessa realtà e negli animi umani. Non si devono – in altre parole – educare i bimbi a guardare e considerare soltanto le cose buone e belle o edificanti, ci mancherebbe! Meglio “vaccinarli”.
Un cordiale saluto, A. B.
Complimenti a tutti per gli sforzi profusi per portare avanti questa battaglia. E complimenti per questo post che merita la massima diffusione.
Le fiabe storiche sono state per così dire “edulcorate”, rese quasi inoffensive. Ma così sono state private del loro potere dirompente: quello di trasmettere verità profonde.
Sto leggendo “Donne che corrono coi lupi” della Pinkola Estes, che parla anche delle storie antiche, veri e propri percorsi iniziatici. Pensiamo alla fiaba di Cappuccetto Rosso ad esempio… mi piacerebbe sapere cosa ne pensa la nostra Zaub.
In questi giorni ho letto con maggiore consapevolezza le notizie di cronaca riguardanti i bambini, alcune veramente agghiaccianti, altre incoraggianti, come quella sul passaporto individuale per i bambini. Un bambino identificato è un bambino più protetto.
Ho letto Asimov all’università. Le leggi della robotica mi colpirono molto, come pure l’abnegazione mostrata da certi robot nei confronti degli umani. Libri bellissimi, in cui il rapporto uomo-macchina viene indagato con profondità e sensibilità e risvolti filosofici interessantissimi.
Leggiamo storie e fiabe anche per questo: l’uomo è homo fabulans, affabulatore e ascoltatore di storie che organizzino l’esperienza interiore e le vicende della vita.
Mi scuso per il ritardo, e vi confesso che non ho dimestichezza con i blog. Inoltre sono stata in giro per l’Italia tutta la settimana per insegnare. Ringrazio Simona per l’opportunità che mi dà di conoscere persone impegnate a difendere i diritti dei bambini. Come avete sottolineato, abusare di un bambino è un grave crimine, non solo nei confronti del bambino, ma di tutta l’umanità. Insomma, ogni volta che un bambino viene abusato siamo un po’ meno umani tutti.
Simona mi chiede come può un bambino abusato recuperare la serenità. Cosa possiamo fare noi adulti per aiutare il bambino a far fronte al trauma dell’abuso. Prima di tutto dobbiamo riconoscere ciò che il bambino già fa per difendersi dal trauma. In genere il bambino dimentica: quando le situazioni abusanti sono sostituite da situazioni amorevoli e normali, l’oblio è una grande terapia, che gli consente di continuare a vivere e di costruirsi una vita abbastanza normale. Anche quando sono sotto abuso i bambini si costruiscono una ragione di ciò che accade. Come potrebbero continuare a vivere se no?
Anche per questo motivo, l’abuso è spesso un evento silente: socializzarlo è sperimentato come un secondo trauma. Molti adulti per esempio ricordano abusi quando sono in psicoterapia. Allora è molto difficile mettere insieme l’amore, a volte l’ammirazione, provati per l’abusante e il riconoscimento del male da lui infertogli. Il senso del tradimento, la rabbia verso se stessi per non aver capito, e la “gestalt aperta” di un amore mai arrivato a compimento sono solo alcune delle emozioni che sconvolgono ancora una volta la vita della persona abusata.
Ma tornando al vissuto del bambino, cosa fare per aiutarlo? La prima cosa ovviamente è evitare che venga abusato, o che l’abuso si sviluppi e continui. Poiché parliamo di pedopornografia, e di pedofili in rete, credo che sia fondamentale dotare i genitori di strumenti di controllo delle attività dei bambini in internet. Il “rispetto” per la privacy del bambino è un valore di gran lunga meno importante del dovere di proteggere il bambino da manipolazioni esterne. Oggi paradossalmente accompagnamo i figli a scuola per proteggerli dai pericoli della strada e non riusciamo a proteggerli da nemici più gravi che lo raggiungono via internet. Credo quindi che i genitori dovrebbero essere addestrati e messi in grado di controllare tutte le attività dei figli in internet.
In generale, poi, è importante aiutare i bambini o adolescenti abusati a ritrovare la propria dignità. Per esempio, fargli notare come hanno già fatto qualcosa per difendersi, come il loro comportamento è stato dignitoso, preoccupato forse di salvare l’altro a cui si vuole bene più che se stessi. Questo è un suggerimento generico che va applicato alla singolarità dei vari casi. Riconoscere la dignità e l’energia positiva del bambino nella relazione con l’abusante è il fondamento comune di ogni tipo di intervento.
E’ molto difficile “curare” l’abuso, in molti casi è impossibile sanare del tutto la ferita. E’ più difficile certamente curare l’abuso non violento, l’abuso sostenuto da uno pseudo affetto dell’abusante. L’amore tradito è la ferita più difficile da sanare anche in altre situazioni.
In linea di massima la cura consiste nel fare recuperare la dignità che già c’era nel comportamento dell’abusato.
Una cosa ancora più difficile è prendersi cura degli abusanti: se stare vicini ad un bambino abusato è straziante, stare vicini ad un abusante è una sfida ancora più grande.
Come si può aiutare un abusante?
Vi lascio la domanda, ringarzuandovi per avermi letta. Non so quando riuscirò a ricollegarmi.
Un caro saluto, con tutto il mio sostegno a don Fortunato, e un augurio di luce e pace a tutti in questo Natale.
Carissimi,
grazie ancora a tutti dei commenti.
Grazie alla carissima dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb della quale Massimo vi ha lasciato più su un meraviglioso profilo.
La dottoressa è un’eminentissima esponente della corrente della gestalt (di cui potete leggere la filosofia qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_della_Gestalt ).
Trovo delicatissimo questo approccio alla dignità che già esisteva, e alla capacità del bambino di mettere in moto energie emotive per vivere il trauma.
Trovo anche interessantissima l’idea che l’esternazione della violenza costituisca un secondo trauma, perchè questa riflessione aiuta a capire quanto la paura possa farsi complice dell’abuso.
Credo quindi, che un aiuto da da dare ai nostri bimbi sia quello di infondere loro fiducia in se stessi, in modo da spezzare la morsa della paura.
Quanto all’ultima domanda, carissima Margherita, anche io la lascio rimbalzare nel mio cuore in questa notte che precede la festività di Santa Lucia, e la affido proprio a chi vede senza vedere.
Abbraccio lei e tutti, ringraziandovi per l’opportunità e Massi, in particolar modo, per averci consentito di denudare alcuni silenzi.
Una buona notte
Caro Ausilio, grande anche a te per il tuo contributo alla discussione.
E grazie a Tullio (e a Mari per i nuovi commenti).
@ Margherita Spagnuolo Lobb
La ringrazio molto per essere riuscita a trovare il tempo per intervenire, nonostante i suoi numerosissimi impegni.
Credo che il suo contributo sia stato particolarmente importante e significativo.
Ricambio di cuore gli auguri di buon Natale (anche a nome di tutti gli amici di Letteratitudine).
Ancora grazie a te, Simo…
Nei precedenti commenti mi ero dimenticato di segnalare la pagina wikipedia dedicata a don Fortunato Di Noto.
Eccola: http://it.wikipedia.org/wiki/Fortunato_Di_Noto
Ricordo che esiste un NUMERO VERDE per i diritti dei bambini (e per ridare speranza ai bambini violati). La chiamata è gratuita.
Il numero è: 800 45 52 70.
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Il call center nazionale è sostenuto con il contributo della Regione Sicilia, Assessorato Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione e attivo ad opera dei volontari di Meter.
È attivo da lunedì a venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00.Sabato dalle ore 8.30 alle ore 12.30
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Le chiamate e le consulenze offerte sono a totale carico dell’Associazione Meter, l’obiettivo è quello di aiutare e accompagnare in tutte le sue difficoltà i bambini o le famiglie che vivono situazione di disagio, abbandono, violenza, e sul fenomeno dell’abuso sessuale. Il Numero Verde fornisce, attraverso un’equipe di esperti e figure professionali, informazioni e percorsi di prevenzione, nonché risposte, sul problema dell’abuso all’infanzia, della pedofilia e sui diritti dell’infanzia.
Per ulteriori dettagli:
http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=50&Itemid=53
Mi accingo a pubblicare un nuovo post… ma questo spazio rimane sempre aperto.
@ Caro Massimo, con Simona e tutti gli esperti intervenuti, siete riusciti a realizzare un post, dai contenuti informativi formidabili.
E dirvi grazie per il vostro appassionato impegno è alquanto limitativo.
Da quello che ho letto, emerge una inchiesta a tutto tondo, della quale potete essere orgoglio, per il servizio sociale che avete svolto con tanta competenza e umanità. Fra un impegno e l’altro, ho cercato di seguirvi.
Da ieri, su suggerimento dell’infaticabile Simona, ho segnalato il blog nel mio sito. Più persone saranno coinvolte , istruite e motivate e più i nostri bimbi verranno protetti. Voglio rinnovare il mio grazie, perché persone
magnifiche come voi, ridanno ali e nuova linfa alle ferite speranze.
A tutti sogni d’oro.
Tessy
Cara Tessy, grazie a te – di vero cuore – per il commento qui sopra e per la segnalazione del post sul tuo blog.
Credo sia importante segnalare questo post… proprio grazie al contributo dato da tutti gli intervenuti.
Ieri pensavo: magari qualcuno che si trova in difficoltà, passerà da qui… e troverà informazioni utili.
Penso a chi, per esempio, sta affondando in una tragedia familiare… e non sa a chi rivolgersi… con chi parlarne.
Provo, per esempio, a mettermi nei panni di una madre che nutre un sospetto nei confronti del coniuge (o del compagno) e non ha il coraggio di approfondire. Oppure sa… ma non è facile emergere dall’inferno.
Perché certi inferni si possono immaginare, ma viverli dev’essere (è) un’altra cosa.
Magari questa madre, imbattendosi in questo post, può trovare il coraggio per rivolgersi all’associazione Meter… anche per un semplice consiglio… per uno sfogo. Troverebbe gente in grado di aiutarla.
Perché certi inferni non è possibile affrontarli da soli…
Ricordo il numero verde: 800 45 52 70.
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Fate circolare il link di questo post: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/12/07/corpi-da-gioco/
Una persona che passa dai vostri blog (o, per esempio, dai vostri spazi su facebook) potrebbe averne bisogno.
E potreste contribuire a salvare il futuro di un bimbo.
Grazie.
Un caro saluto alla dottoressa Spagnuolo Lobb.
Qualche anno fa ho frequentato un corso di scrittura creativa ad orientamento gestaltico tenuto dal dottor Sampognaro proprio a Siracusa presso il centro diretto dalla dottoressa e ho avuto modo di capire meglio la teoria della Gestalt.
Restituire forma e dignità all’abusato… e l’abusante? Facile, tra virgolette, aiutare Abele. Ma chi aiuterebbe Caino? E come?
Ringrazio tutti. Con affetto e profonda stima. Pur consapevole che non possiamo salvare tutti i bambini, ma insieme possiamo salvarne qualcuno. Questo Natale ci spinge a guardare il bambino di Betlemme, possa aiutarci a guardare tutti i bambini, nostri figli e figli degli altri, ma figli prediletti di Lui e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Grazie per il sostegno. Meter ha bidogno di voi per aiutare gli altri.
tanta gratitudine a don Fortunato e a tutta la gente che lavora per la salvaguardia di questi bimbi.
http://terzapagina.blog.kataweb.it/2009/12/14/da-letteratitudine-contro-la-pedofilia-e-la-pedopornografia/
Cara Mari, spero che alla tua domanda (posta a fine del tuo ultimo commento) possa rispondere qualcuno degli esperti…
Grazie a te, don Fortunato. Meter continuerà ad avere il sostegno di tutti.
Ho inserito un pulsantino sulla colonna di destra del blog (“contro la pedofilia e la pedopornografia”). Si trova appena sottol’elenco delle “categorie/rubriche”.
Cliccandoci sopra, si aprirà automaticamente questo post.
Grazie anche terzapagina.
Cari amici,
raccogliendo con forza e convinzione l’invito di Massimo,
ho inserito un link su “Excursus” a questo importante post:
http://www.excursus.org/appuntamenti/PostControLaPedopornografia.htm, a cui si accede anche dalla home page.
Un saluto a tutti
Grazie di cuore anche a te e a “Excursus”, caro Luigi. E mi permetto di ringraziarti anche a nome di don Fortunato e di “Meter”.
Ne approfitto per ricordare (con riconoscenza) questo bel servizio che Excursus ha voluto dedicare a Letteratitudine:
http://www.excursus.org/culturalmente/RossiLetteratitudine.htm
Aggiorno il post inserendo i collegamenti ai file audio della puntata di “Letteratitudine in Fm del 26 gennaio 2010
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Ospiti della puntata: don Fortunato Di Noto e l’avv. Maria Suma dell’associazione Meter.
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Introduzione: per l’ascolto cliccare qui …
http://www.plettro.org/podcast/1Pedoporno.mp3
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Intervista a Don Fortunato Di Noto: per l’ascolto cliccare qui …
http://www.plettro.org/podcast/2IntervistaDonFortunato.mp3
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Intervista all’avvocato Maria Suma: per l’ascolto cliccare qui …
http://www.plettro.org/podcast/3IntervistaMariaSuma.mp3
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Lettura del racconto di Simona Lo Iacono: per l’ascolto cliccare qui …
http://www.plettro.org/podcast/4LoIacono.mp3
caro Massimo, è di questi giorni la pubblicazione di un testo che affronta l’argomento in modo scorcentante:CAPUCCETTO ROSSO DEVE PIANGERE, di Beate Teresa Hanika, Elliot Edizioni. Essendo la traduttrice ne parlo con grande coinvolgimento perchè posso dirti che mentre traducevo piangevo come una fontana. La tastiera del mio pc, in quel periodo, era sempre “taccolenta”, come si dice dalle mie parti.
La forza di questo romanzo sta nel fatto che chi scrive in prima persona è una ragazzina alla soglia del quattordicesimo compleanno. Lo stile è semplice, ingenuo, fresco e paradossalmente spensierato. Ma contraddice i fatti, che dopo le prime pagine piombano addosso al lettore pesanti, inaspettati e mostruosi. Un incubo spaventoso raccontato con i toni innocenti e leggeri dell’infanzia.
Ma ciò per cui credo sia importante questo testo, è la dimensione che ci fornisce delle tragedie relative alla pedofilia e dell’incesto: quante volte, leggendo articoli di giornale realtivi a questi fattacci ci chiediamo, ma come, e i genitori non se ne sono accorti? E la madre, perchè ha taciuto? E la bambina, possibile che non lo abbia raccontato prima? …via di seguito.
Bene, questo testo ci cala direttamente nell’inferno dell’ipocrisia, del silenzio, della famiglia che non vuole sapere, che non vuole vedere i segni, che si rifuta di raccogliere il grido di aiuto della vittima.
In questo inferno c’è la classica nonnina buona e dolce, ma complice di un marito mostruoso, la moglie dell’orco, che vorrebbe difendere i bambini ma è troppo codarda per farlo.
Carissimo appena avrò qualche copia te la invio volentieri, corredata di scheda. Spero tanto che questo libro si diffonda perchè potrebbe aiutare molti minorenni a capire che bisogna parlare, anche se non sembra, c’è sempre qualcuno disposto ad ascoltare e aiutare.
@ Claudia Crivellaro
Grazie per essere intervenuta, cara Claudia. E scusa il ritardo della mia risposta (ma me ne sono accorto solo adesso).
Faccio tanti in bocca al lupo (qui ci sta proprio!)al libro CAPUCCETTO ROSSO DEVE PIANGERE, di Beate Teresa Hanika, Elliot Edizioni… da te tradotto:
http://www.ibs.it/code/9788861921245/hanika-beate-t-/cappuccetto-rosso-deve.html
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Ecco la scheda del libro:
Mi chiamo Malvina, e ho quattordici anni. Sono Malvina, la Custode della Giustizia, la coraggiosa Malvina, che ha la forza di spiccare il salto anche quando non vede il fondo del baratro. Ho spiccato il salto, e sotto c’erano Lizzy, Gas, la signora Bitschek, la mamma di Lizzy e persino Anne. Gli altri si sono tirati indietro. Paul, per esempio, e i miei genitori, che si sono vergognati per quel che è successo, lo so che non devo vergognarmi. Lizzy e Gas mi hanno mostrato come si fa. Un giorno dopo l’altro. Non mi hanno mai lasciata sola”, Malvina, moderna Cappuccetto Rosso, è la protagonista e la voce narrante di questo romanzo di formazione delicato e toccante, che ha i toni di una favola contemporanea. Il suo mondo è allo stesso tempo quello fatato dell’infanzia e quello, misterioso e incerto, dell’adolescenza. Malvina va spesso a trovare il nonno, ma non c’è un lupo per la strada ad attenderla. Il lupo si nasconde sotto montagne di bolle di sapone, ha l’odore acre del vino e il sapore del formaggio. Dà baci falsi dicendo che sono per affetto, non è mai sazio di carezze e attenzioni. Il lupo è il padre di suo padre e Malvina non può sfuggirgli. Età di lettura: da 14 anni.
Ho aggiornato il post, modificandolo. Andate a vedere (in altro).
È appena uscita la nuova edizione di Il “Corpi da gioco“ per i tipi della casa editrice Elledici.
Tra le novità di questa edizione… l’articolo pubblicato qui della nostra Simona Lo Iacono.
Acquistate una copia per sostenere la lotta alla pedofilia:
http://www.ibs.it/code/9788801043983/di-noto-fortunato/corpi-gioco.html