Dicembre 27, 2024

195 thoughts on “CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO

  1. Sono molto lieto di presentarvi il volume “Cronache di inizio millennio” (Historica, 2011) curato dal duo letterario Laura Costantini e Loredana Falcone.
    Si tratta di una antologia che ha come sottotitolo “32 autori italiani raccontano gli anni 2001/2011” a cui ho partecipato anch’io con grande piacere, invogliato dallo scopo benefico del progetto (come meglio precisato di seguito).

  2. Dalla scheda del libro: “Dieci anni densi di avvenimenti, cambiamenti, cataclismi climatici, politici e sociali che vale la pena raccontare per lasciarne traccia e, senza avere la pretesa di un’interpretazione sociale e antropologica, poter restituire il sapore degli anni che ci siamo trovati a vivere”.

  3. Dicono le curatrici: “Quello che abbiamo chiesto agli autori che hanno aderito (32 tra famosi ed esordienti) è di raccontare uno di questi anni, di questi avvenimenti. Dalle Torri Gemelle all’avvento di Facebook, dallo Tsunami ai Mondiali di calcio 2006, dal G8 di Genova al terremoto dell’Aquila. Sono solo esempi nella massa di stimoli che il decennio ha potuto fornire a tutti noi che scriviamo esercitando la passione della memoria e della parola.”

  4. Mi piacerebbe che partecipassero al dibattito tutti gli autori coinvolti nel progetto (magari potrebbero raccontare perché hanno scelto proprio quella data e quell’evento).

  5. Di seguito, l’elenco degli autori che hanno aderito al progetto (accanto, la data dell’evento prescelto)…

    Hanno scelto di raccontare le “Cronache di inizio millennio”:
    Danilo Arona (23 settembre 2001) – Maria Silvia Avanzato (10 gennaio 2005) – Remo Bassini (16 marzo 2010) – Alessandro Berselli (1 agosto 2003) – Daniele Bonfanti (26 dicembre 2004) – Alessandro Cascio (25 giugno 2009) – Vincenzo Ciampi (14 febbraio 2004) – Fabio Ciriachi (10 aprile 2006) – Fabrizio Contardi (23 gennaio 2004) – Laura Costantini – Loredana Falcone (25 gennaio 2011) – Maurizio De Giovanni (30 gennaio 2002) – Francesco Dell’Olio (9 luglio 2006) – Francesco Di Domenico (21 maggio 2008) – Barbara Garlaschelli (22 luglio 2001) – Enrico Gregori (18 aprile 2002) – Maria Giovanna Luini (21 febbraio 2001) – Gordiano Lupi (11 giugno 2010) – Andrea Malabaila (10 settembre 2008) – Stefano Massaron (15 maggio 2011) – Massimo Maugeri (2 aprile 2005) – Francesca Mazzucato (2 febbraio 2008) – Paolo Melissi (estate 2003) – Enrico Miceli (10 luglio 2007) – Patrizia Mintz (6 aprile 2009) – Gianluca Morozzi (10 gennaio 2005) – Enrico Pandiani (11 settembre 2001) – Niccolo’ Pizzorno (2 maggio 2011) – Simonetta Santamaria (27 novembre 2010) – Pierpaolo Turitto (28 settembre 2003) – Floriana Tursi (28 gennaio 2011)

  6. Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)

  7. Non l’11 settembre, non stivgiobs e le sue invenzioni per ricchi.

    Io parlerei della costruzione della Fortezza Europa e della criminalizzazione della migrazione umana (non dei capitali nè delle elites, ovvio).

  8. Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?

    Innanzitutto il cambiamento delle prospettive mondiale, lo spostarsi dell’asse economico ad oriente, i flussi migratori (come giustamente annota Luca)

  9. Ci ritroviamo ancora una volta tra le stanze del blog di Massimo, che saluto e ringrazio, come sempre. Un saluto particolare anche alla vulcanica Laura Costantini e a tutti i miei amici, virtuali e non che hanno partecipato, con i loro racconti, a questa antologia.
    Che abbia tanta fortuna, vista anche la destinazione dei proventi.
    Ho riflettuto sui quesiti di Massimo. C’è un avvenimento dell’ultimo decennio che mi ha colpito particolarmente?
    Non c’è nemmeno bisogno di esercitare troppo la memoria, basta leggere la prefazione di Sinibaldi perché accadimenti di portata planetaria ci investano con la loro enormità.
    Ma la cosa che mi è rimasta più impressa e conficcata nel mio vissuto ed ha forse influenzato il mio umore, e non parlo ovviamente di tendenza quotidiana, ma di propensione profonda, di inclinazione dell’anima è un NON-avvenimento.
    E’ quell’esserci accorti che il neonato terzo millennio non ha portato, in fondo, nulla di diverso, nelle coscienze nei giudizi, negli intendimenti.
    Mi riferisco all’anno duemila, anche se vado un tantino più indietro del decennio, all’alba dell’alba del millennio.
    Sto pensando ad esempio al Millenium bug, quel difetto informatico, la sincope dei computer che avrebbe dovuto far saltare i cervelli dei cervelli elettronici.
    Non era forse figurazione di ciò che ci aspettavamo e che non è avvenuto?
    Il cambiamento, la rottura col passato, la speranza, il quaderno nuovo aperto sulla prima pagina ancora immacolata.
    Una promessa di bella scrittura.
    Ma già all’inizio, una goccia di caffè annacquato, sfuggita al bordo inferiore della tazzina, dove era inavvertitamente colata, ci macchia proprio quel primo foglio.
    Quel quaderno sarà disordinato come tutti gli altri.
    E’ il non avvenimento che mi è rimasto nel cuore. Quei viaggi a salutare il primo sole dell’alba del millennio tra i Maori che, fortunati loro, sono stati i primi ad accorgersi che le loro danze erano inutili, simulacri ormai, di una tradizione buona solo per turisti.
    Ansiosi anche loro di partecipare, di essere cittadini del villaggio che adesso ci contiene tutti e ci fa vibrare all’unisono.
    Dove anche le dissonanze sono in armonia.
    Dove l’anima sociale si indigna davanti alle immagini mentre il corpo materiale se ne sta a sgranocchiare noccioline su un divano.
    Dove basta un click per esprimere protesta e non c’è più bisogno di scomodarsi e scendere nelle piazze.
    Dove la fame continua a essere fame e la pancia piena sta scoppiando.
    Chiedo scusa, forse sono fuori tema, ma davvero l’unico avvenimento epocale che mi viene in mente è la voglia di un avvenimento che non è avvenuto.

  10. per ora mi limito a complimentarmi per l’iniziativa editoriale e per lo scopo benefico. complimenti particolari alle due curatrice.
    spero di riuscire a rispondere alle domande se non oggi, domani

  11. oooops! molto bello il posto della sig.ra Parisi. complimenti anche a lei e buona giornata a tutti.
    (oggi sono in vena di complimenti)

  12. ovviamente intendevo dire molto bello il POST della Parisi. ma spero comunque che viva in un bel posto.
    ora mi dileguo: promesso.

  13. Ma la cosa che mi è rimasta più impressa e conficcata nel mio vissuto ed ha forse influenzato il mio umore, e non parlo ovviamente di tendenza quotidiana, ma di propensione profonda, di inclinazione dell’anima è un NON-avvenimento.
    E’ quell’esserci accorti che il neonato terzo millennio non ha portato, in fondo, nulla di diverso, nelle coscienze nei giudizi, negli intendimenti.

    Ecco, questo tema lo trovo affascinante. Perche’ tutti noi avevamo in testa un 2000 profondamente diverso, un 2000 da fantascienza. E invece ci siamo trovati davanti la mera continuazione del XX secolo, con tutti i suoi difetti. Siete d’accordo?

  14. Sono d’accordo con la visione di Mavie. Forse tutti noi ci aspettavamo altro da questo inizio millennio. Forse manca questo non-avvenimento cardine, ma e’ anche vero che in questo decennio il modo di comunicare e’ cambiato radicalmente. Da questo punto di vista il mondo non e’ mai mutato così radicalmente e repentinente nella storia dell’umanità.

  15. Si può aggiungere ben poco all’analisi accurata e sociale della bella prefazione di Marino Sinibaldi. L’animo umano mi sembra più feroce e crudele. I fatti appresi, che giorno dopo giorno accadono, sembrano sempre più efferati. Una dilagante follia serpeggia anche fra le persone
    apparentementa normali. Sarebbe impossibile e numerare gli assurdi episodi di questo folle mondo o quantificare il peso di dolore che si riversa sulle famiglie provate da tutte le scelleratezze commesse.
    La sensazione è di puro sconfortò sulle sorti dell’umanità.
    La vostra buona iniziativa antologica, rappresenta un tangibile risarcimento alla sensibile bontà di alcuni. Così, malgrado tutto, non perdiamo la speranza di una migliore società futura.
    Un affettuoso saluto a tutti.
    Tessy

  16. Grazie, come sempre, per gli stimoli che fornisci con il tuo blog. Ho molto pensato alle domande che poni, Massimo.

  17. Scusate, mi e’ partito il commento e poi ho perso la connessione. Tra le varie domande mi colpisce quella riferita all’evento in sordina che meriterebbe di essere ricordato un po’ di piu’. Ora, non ho una risposta immediata (voglio pensarci un po’), ma quella domanda ha suscitato questa riflessione: l’uomo tende sempre a ricordare con maggiore facilita’ gli eventi tragici e truculenti, tralasciando invece quelli altrettanto importanti che contengono un maggior carico di fiducia e speranza.

  18. Vorrei chiedere a Laura Costantini (complimenti ed auguri per la cura del libro) se l’antologia contiene anche racconti legati ad “eventi di speranza”. E poi vorrei chiedere cosa ne pensa della mia riflessione.

  19. Grazie a Massimo per lo spazio sul suo bellissimo blog. Ne approfitto anche per ringraziare le curatrici dell’antologia, Laura Costantini e Loredana Falcone e tutti gli autori partecipanti a questo progetto.
    Per quel che riguarda le domande poste da Massimo, per molti eventi successi nell’ultimo decennio, specie nella prima parte, ero ancora troppo piccolo per avere un’opinione. Ricordo quando caddero le torri gemelle che ero al parco vicino casa con i miei nonni e rientrammo di corsa a casa per vedere il telegiornale, ricordo anche i commenti i giorni successivi da parte dei miei genitori, a 9 anni però non ero molto interessato all’argomento…
    Ho invece un ricordo diverso dello Tsunami, frequentavo la scuola media dove curavo il giornalino d’istituto “Il campagnolo” e ricordo che il giorno dopo andai in edicola a comprare 3-4 giornali per preparare uno speciale che poi, visto il tempo passato dal fatto e la fine delle vacanze natalizie e il ritorno a scuola, non uscì.

  20. Miei cari amici,
    trovo interessante assai codesta antologia. Raccontare un secolo, raccontare gli eventi, spiegare la storia in forma narrativa è davvero operazione magistrale.
    Mi complimento col signor Giubilei e la sua giovanissima età, perchè una simile riflessione sul corso delle circostanze è tipica di un’età più matura, mentre questo giovanotto – grazie a Dio – si affaccia adesso alla vita!
    Dunque, le mie vivissime felicitazioni.
    Trovo molto costruttive anche le attività delle signore Falcone e Costantini, e l’idea di associare le narrazioni alle date più significative.
    E’ possibile leggere qualcosa?
    E lei, dottor Maugeri, che cosa ha scritto, caro ragazzo?
    Abbiatemi vostro ammiratore, tutti
    professor Emilio

  21. Tra gli eventi che caratterizzano un periodo c’è, purtroppo, il delitto. La nascita di una passione inizialmente positiva, la sua corruzione, la suppurazione che infetta l’anima e che induce al delitto.
    Ho voluto raccontarne uno, forse quello che più ha scosso il nostro Paese nel decennio, quello che ha dato una spallata al cliché più consolidato che abbiamo, proponendo un’ipotesi diversa.
    Perché la narrativa ci fa questo regalo: ci consente di immaginare un luogo altro, una differente somma di cose che porta a soluzioni alternative: salvo scoprire che l’alternativa può far male proprio come un’altra verità.
    Grazie alle fenomenali Laura e Lory, che adoro e alle quali non direi mai di no, in nessun caso.

  22. Ho scelto di raccontare un fatto che, probabilmente, è stato il meno eclatante tra tutti quelli inseriti nella antologia. Non per essere originale, ma solo perché occuparmi di fatti realmente successi è il mio lavoro e quindi, per divagarmi, preferisco scrivere di fiction. Il fatto del quale ho parlato nella antologia, mi ha così permesso di salvare capra e cavoli: ossia prendere in esame un episodio realmente accaduto ma, per la sua limitata risonanza, con buona possibilità di romanzarci sopra. “Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti in sordina e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?”, chiede Massimo seriamente. E provocatoriamente rispondo che mancano il fidanzamento (probabilmente finto) tra George Clloney ed Elisabetta Canalis, oppure il matrimonio (probabilmente altrattanto di facciata) tra il principe Alberto di Monaco e Charlene. Mancano le minchiate, insomma. Ma sono tempi cupi, questi. E con tanta voglia di “Cenerentola”.

  23. bellissima l’apertura della prefazione di Sinibaldi…se i secoli nascessero innocenti.
    e, invece, forse, i secoli, come l’uomo, nascono macchiati dal peccato originale, e quella falla devono emendarsi, attraverso una progressiva presa di coscienza…
    … dunque, ognuno degli eventi che hanno aperto questo millennio è simile a un coro di ombre che cantano la stessa nenia di stupore e morte, l’uomo senza l’uomo, e l’uomo senza Dio, perchè l’evento epocale che ha aperto il millennio è avere dimenticato la nostra precarietà, il nostro rapporto col tempo e con lo spirito.
    è’ avere pensato di poter essere altro potenziando macchine e sistemi, mentre basta uno sboffo di mare che vola alto, un tremito di terra che vibra, per ricordarci che la nostra fragilità meriterebbe di essere riportata al centro di tutto. E con essa il bisogno di potenziare l’anima, la contemplazione e la pace interiore.
    e questo avevo da dire.
    augh!

  24. Il 2000 a me ha portato mio figlio.
    Nacque solo 13 giorni prima del 2000 e il primo capodanno del millennio l’ho trascorso con lui che gridava speranza, con lui che sgambettava tagliando l’aria, e con le mani che sventolavano al cielo la sua forza di vivere e di resistere.
    Riguardo a questo secolo non riesco quindi a pensare ad altro che a una vigilia, nonostante tutto , a una di quelle feste forse cominciate male, e che alla fine si “aggiustano” con una strana ostinazione, anche se le premesse non lo avrebbero fatto sospettare a nessuno.
    Ma in memoria del fatto che per me il millennio si è aperto con la vita, dico che ancora, e a dispetto di tutto, è proprio la vita la grande notizia di questo secolo.
    La vita che ricresce dopo i terremti, le carestie, i lutti, i disastri. Che si perpretua nei nostri figli e che grida dalle loro esistenze.
    E’ una novità enorme.
    Che credo andrebbe celebrata ogni giorno.
    Bravissime Laura e lory! E bravissimo Francesco Giubilei. Un gande bacio a tutti.

  25. Tra le varie domande mi colpisce quella riferita all’evento in sordina che meriterebbe di essere ricordato un po’ di piu’. Ora, non ho una risposta immediata (voglio pensarci un po’), ma quella domanda ha suscitato questa riflessione: l’uomo tende sempre a ricordare con maggiore facilita’ gli eventi tragici e truculenti, tralasciando invece quelli altrettanto importanti che contengono un maggior carico di fiducia e speranza.

    @Marianna
    Ciao Marianna, la tua riflessione e’ sacrosanta, e’ l’ABC del nostro modo di vivere la notizia. Una tragedia fa notizia, una nascita, una guarigione, una buona azione, no. Per quanto riguarda l’antologia, io e Lory abbiamo lasciato gli autori liberi di scegliere tra una sequenza lunghissima di date legate agli anni 2001/2011. E il fatto che quasi tutti abbiamo scelto una data segnata da un fatto luttuoso, secondo me la dice lunga sulla percezione piu’ intima che tutti condividiamo. Ha ragione Sinibaldi: il dramma dell’11 settembre ci ha segnati proprio nel momento in cui eravamo piu’ propensi a immaginare un futuro con i colori della fantascienza progressista. Invece ci siamo ritrovati in pieno Blade Runner. Ma voglio confidarti che una nota positiva c’e’: il racconto di Andrea Malabaila. E non ti svelo altro 🙂

  26. Trovo molto costruttive anche le attività delle signore Falcone e Costantini, e l’idea di associare le narrazioni alle date più significative.
    E’ possibile leggere qualcosa?

    @EMILIO

    Si’, sara’ possibile leggere qualcosa. Provvedero’ a postare brevi stralci dei racconti, in rigoroso ordine alfabetico.

  27. Vorrei fare un grosso in bocca al lupo a Laura, perché conosco i suoi progetti, la sua tenacia, la sua creatività…
    Naturalmente un in bocca al lupo a tutti gli autori. Leggo la lista dei nomi e trovo tante “facce” conosciute e care.
    A Francesco Giubilei auguro il meglio. Lui è l’esempio di quei giovani che ci fanno sperare in un millennio migliore: fondare una casa editrice mentre ancora si è sui banchi di scuola la dice lunga. Credere nei progetti e nei sogni: questo è l’antidoto al pessimismo apocalittico che ci pervade.

  28. Non mi aspettavo niente.
    Non è questione di pessimismo, sono ottimista di natura.
    Non mi aspettavo niente da quaggiù, da napoli.
    La notte del ’99 mia figlia sedicenne scoppiò in lacrime alle 23.55, mi si buttò tra le braccia e mi disse: “Papà, ho paura: che succederà?”
    I media avevano creato aspettative suggestive, tra baco del millennio e scemenze varie.
    Le dissi: “Nulla bambina, non succederà nulla, a mezzanotte sarà gennaio di un anno uguale agli altri, però se resti abbracciata a me sarà sicuramente un anno meraviglioso, perchè lo comincerò con la mia principessa tra le braccia: credi sia poco?”

    Nel mio racconto ho narrato il nostro dolore, di napoletani, e il mio personale: la monnezza, che non ci rappresenta, come non ci rappresentano i magnifici undici mercenari che giocano a calcio nella squadra del Napoli, perchè Partenope è altro.
    Questi 10 anni si sono dimostrati senza sorriso, senza musica – non c’è un brano che ricordi questo periodo – con un solo rivoluzionario sensore positivo, il web.
    Oggi noi non staremmo qui a discutere senza internet; la presenza possente e magnifica di M.Santalucia Scibona non sarebbe con noi, la piazza telematica ci ha fatto conoscere, amare e odiare, ma ci ha avvicinati.
    Tutta l’antologia è intrisa di dolore, perchè quello si ricorda, l’allegria e la felicità la nascondiamo e raramente riusciamo a rappresentarla.
    Lo stesso brano, con cui ho vinto quest’anno il Premio Troisi di Umorismo, farà anche sorridere, ma è un racconto di dolore.
    Ringrazio Laura e Lori di avermi voluto associare a questi “animali delle lettere”, gente che ha giocato con le parole palleggiandole come Pelè, Eusebio e Maradona, io come raccattapalle degli dei sono stato felice di veder associato il mio nome al loro.

  29. Arieccomi!! Ciao a Massimo, delizioso e disponibile padrone di casa, a Laura Costantini che con Loredana Falcone ha dato vita all’antologia, a Historica Edizioni che ha sposato al causa.
    Ho trovato il progetto molto intrigante, un modo per dire la mia, e data la mia natura “maligna” ho scelto un argomento di cui è difficile parlare, su cui pochi avrebbero fatto ressa per accaparrarselo: lo scandalo della pedofilia nella Chiesa. Volevo qualcosa che generasse un racconto secco come un pugno nello stomaco; sulla riuscita dell’intento lascio l’ardua sentenza ai lettori. Ma io mi sono saziata. Sìssì.
    Il taglio poteva essere narrativo su un impianto giornalistico e la cosa mi è piaciuta perché ha risvegliato in me la giornalista che sono stata.
    L’avvento del nuovo millennio è stato accompagnato dagli stessi rosei propositi e altrettanto rosee aspettative che in genere accompagnano il nuovo anno, il proprio compleanno… Di fatto tutto mi pare immutato. Si va avanti, si arranca, si sopravvive. Ed è questo il miracolo che si perpetua ogni giorno. In un modo o nell’altro, per tutti noi.
    Invito tutti alla lettura, anche perché è per una buona causa: oltre a dare visibilità a noi tutti povere vittime della scrittura, contribuirete ad aiutare l’A.V.S.I.
    🙂

  30. Ho provveduto a sbloccare alcuni commenti che, per i soliti inspiegabili motivi, erano finiti nell’antipasm o in moderazione.
    Tra questi, alcuni della stessa Laura Costantini e un paio di Francesco (Didò) Di Domenico.
    Tutto a posto, adesso. Commenti sbloccati. Scusate per l’inconveniente.

  31. Ne approfitto per salutare e ringraziare gli altri partecipanti al dibattito a partire da: Luca T, Mavie Parisi, Giacomo Tessani, Leo, M.Teresa Santalucia Scibona (Tessy).
    Grazie mille per i vostri interventi.

  32. La notte del 23 dicembre del ’99 non stappai lo champagne – da nazionalista innamorato, lo spumante, di solito un Ferrari che scrocco a mio cognato che è ricco – non avrei potuto perche alle 23 e 55 la mia principessa sedicenne si buttò tra le braccia piangendo: “Papà, ho paura, che succederà nel duemila?”.
    I media l’avevano terrorizata.
    “Nulla – le dissi – tra 5 minuti sarà il primo gennaio dopo un 31 dicembre e il 7 tornerai al liceo. Una cosa ricorderò per tutta la vita, questo tuo meraviglioso abbraccio”.
    Ecco, diamo forma estetica al tempo e al suo susseguirsi mentre il tempo è uguale anche nelle tragedie.
    Di questo decennio abbiamo quasi tutti raccontato tragedie, perchè la bellezza e la felicità sono così difficili da rappresentare. Anche la gioia di una vittoria di calcio, come quella dei campionati del mondo, ha avuto dentro se una meschinità e una tristezza: l’insulto di Materassi e la testata di Zidane. E una vittoria monca, irreale.
    Ho narrato il tormento che da secoli affligge la mia città, l’immondizia. Persino Caravaggio se ne lamentava. Negli anni dieci però è tragedia, in attesa della catarsi. Come lo è anche la mia vita alla guida del bus, quando scrivo per catarsi.
    Laura Costantini e Lori Falcone hanno prodotto una piccola catarsi, le parole sull’antologia sembrano “lavare” il decennio. E che parole, che autori.
    Le ringrazio di avermi voluto, come raccattapalle degli dei dove le parole sono palleggiate da nuovi Pelè, Eusebio e Maradona. Un bel campo di calcio.
    Grazie a Massimo Maugeri, come sempre.

  33. Oltre a Francesco Di Domenico, ne approfitto pure per salutare e ringraziare: terzo anno di lettere moderne, Simona Lo Iacono (mia socia di scrittura), Maria Lucia Riccioli, Simonetta Santamaria.
    Grazie a tutti, cari amici.
    Per me è sempre un piacere e un onore ritrovarvi qui.

  34. Che cosa rimane del decennio che ci stiamo lasciando alle spalle?

    Qual è l’evento “caratterizzante” degli anni 2001-2011?

    Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)

    Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?

    E come si differenzia il decennio che si sta per concludere da quelli che lo hanno preceduto?

  35. @ Prof. Emilio
    Il mio raccontino, caro prof., è dedicato a un evento particolare… quello della morte di Giovanni Paolo II.
    L’elemento caratterizzante del racconto è l’immagine di quella bara bianca (al funerale) che ha fatto il giro del mondo.
    Attorno a questa immagine, ho costruito una piccola storia.

  36. @ Laura Costantini e agli autori della raccolta
    Che ne direste di inserire qualche “stralcio” di ciascun racconto (magari l’incipit)?
    Potrebbe farlo ciascun autore, oppure direttamente Laura (in qualità di curatrice dell’opera)… inserendo un breve brano di ciascun racconto in commenti separati (così non facciamo confusione).
    Che ne dite?

  37. Io ribadisco l’importanza precipua del tema delle migrazioni. Non vale solo per l’Italia. Ha cambiato l’Occidente, lo sta cambiando profondamente; la risposta securitaria è solo l’elusione della risposta.

  38. Grazie ancora per il tuo intervento, caro Luca.
    Ti chiedo (se hai il tempo e la possibilità) di approfondire il tema delle migrazioni (che peraltro ho avuto modo di trattare nel mio nuovo libro “Viaggio all’alba del millennio” – edito da Perdisa).
    Perché, a tuo avviso, il tema delle migrazioni ha cambiato (e sta cambiando profondamente) l’Occidente?
    E come te lo immagini, da questo punto di vista, il futuro?
    Grazie in anticipo per le risposte.

  39. Mie care sig.re Falcone e Costantini,
    tra le varie presentazioni mi garba molto quella del sig. De Giovanni Maurizio, che trovo affascinante di modi e di scrittura.
    Ma sarei stato lieto di trovare anche voi e il dott. Maugeri.
    Mi piacerebbe infatti, se non porto eccesso di disturbo, conoscere i racconti del Dott. Maugeri, i vostri e quello del dott. De Giovanni.
    Naturalmente solo un frammento. Il resto lo gusterò leggendo il libro, che ben volentieri acquisterò. Si trova anche sul computer? Cioè, è possibile acquistarlo attraverso il mercato telematico? Se così è cercherei, per mezzo di mio figlio, di riuscire nell’intento.
    Grato della vostra attenzione, porgo cordialissimi ossequi
    Professor Emilio

  40. Mio caro dott. Maugeri
    mi felicito vivamente della scelta per l’argomento trattato.
    Ho sostato anche io innanzi la bara bianca del Santo Padre, sebbene dallo schermo televisivo. E poi mi recai sul suo sepolcro, in San Pietro, col pellegrinaggio organizzato all’uopo dalla mia parrocchia.
    Un segno tra i più potenti, il santo Padre. Un vero operatore di pace e un grande portatore di mistero.
    Sono lieto che un ragazzo giovane come lei abbia il coraggio di testimoniare la fede.
    Mi compiaccio della sua storia, caro dott. Maugeri e attendo di amarla.
    Mi abbia suo affezionato
    Professor Emilio

  41. Anche io mi inchino, come Leo, al commento di Mavie: la voglia di avvenimento che non è mai avvenuto è una bella immagine, molto suggestiva. Che poi il modo di comunicare sia radicalmente cambiato in questo nuovo millennio sia profondamente vero è fuor di dubbio. Ma credo in favore della quantità di dati e informazioni, spesso a scapito della qualità della comunicazione stessa. Un po’ come quelle buone trattorie di una volta da 30-40 coperti al massimo che trasformate in ristorantoni da banchetto nuziale alzano i prezzi e si mangia uno schifo.
    E come non essere d’accordo con Laura quando dice “ci siamo trovati davanti la mera continuazione del XX secolo, con tutti i suoi difetti” ?
    In attesa di rispondere comunque con più calma alle domande poste da Massimo suggerirei che ogni autore spiegasse meglio gli avvenimenti che li hanno ispirati (francamente a me le date non dicono nulla: a malapena riesco a connettere l’11 settembre con le torri gemelle) e l’idea di Massimo di fornire l’incipit di ogni racconto mi pare più che buona: resto in attesa.
    Un caro saluto a Massimo, a Laura (e a Lory), all’editore Francesco, e a tutti gli autori di questa interessante antologia.

  42. Complimenti a te Massimo (e a Enrico Gregori e Francesco Di Domenico, per ricordare mie conoscenze dirette o indirette scaturite da Letteratitudine), alle curatrici Laura Costantini e Loredana Falconi, e a tutti gli autori!
    Una antologia arricchita anche dall’introduzione di Marino Sinibaldi, un autore che leggevo dai tempi (ehm… quasi quarant’anni fa…) della rivista “Ombre rosse”.
    *
    Del decennio in questione mi giungono in mente, purtroppo – come al solito quando si parla di Storia (“Uno scandalo che dura da diecimila anni”, diceva il sottotitolo del romanzo “La Storia” di Elsa Morante) – varie immagini di guerre, stragi, uccisioni, distruzioni, catastrofi… E un paio di dolci ricordi personali legati a eventi collettivi: l’aria mite sul corso d’una cittadina calabrese nella notte del primo gennaio del 2001; la luna piena apparsa tra le guglie d’una cattedrale medievale toscana, nella notte di luglio del Mondiale di calcio del 2006.
    *
    Forse i prossimi anni porteranno il seme d’una maggiore ricerca dell’essenziale, nella contemplazione dell’eterno divenire; la creatività potrebbe altresì, in tal senso, offrire frutti preziosi, nati dal grembo d’una nuova maturità. La risposta forse – l’attraversamento della “buia notte” – alla catastrofe.

  43. “Cronache di inizio millennio” è il titolo di questa originale (senz’altro) antologia.
    Ebbene, Massimo, letto il titolo e il post, mi è venuto da escamare: “Ma son già passati dieci anni? Dio mio, come invecchio!”
    Dieci anni pieni di guerre, disastri ambientali, cataclismi, migrazioni, sommovimenti politici e sociali, scoperte scientifiche in ogni campo, nuovi mezzi di comunicazione e di interazione di massa e via dicendo. In attesa di qualcosa che non arriva, ovvero la fine del mondo. Ma della fine imminente si parlava anche una decina, un centinaio, un migliaio di anni fa…
    Chissà perché, ma la fine del mondo prossima a venire è ritornata nei nostri pensieri, soprattutto in questi ultimissimi tempi.
    Per le altre cose, mi ritrovo parecchio negli interventi e nelle risposte della co-autrice dell’antologia, Laura Costantini. Ma tutti gli intervenuti hanno aggiunto un che di interessante su cui riflettere, riguardo alla storia dell’uomo e alle sue peripezie, oltre che alle peripezie della natura.
    Cordialmente.

  44. Poi, ringrazio tutti per l’interesse e gli interventi. Come avete visto qualcuno degli autori e’ intervenuto, altri si faranno vivi strada facendo. Io comincio a postare qualche stralcio dei racconti onde dare un’idea di massima del clima reso dall’antologia. Ovviamente comincero’ con Danilo Arona, come da impaginazione.

  45. P.s. Ci tengo a rendere noto che Francesco Giubilei e’ stato intervistato da Repubblica e che l’articolo uscira’ sulle pagine nazionali della Cultura domenica prossima. Questo ragazzo e’ un grande!

  46. TOWERS di Danilo Arona

    La sera del 23 settembre dell’anno 2001 a New York successe qualcosa.
    Nessuno ne parlò e ne scrisse mai.
    Il dramma di dodici giorni prima imponeva a chiunque un atteggiamento sobrio e rigoroso. E soprattutto realista.
    Sin dalla mattina del 12 settembre circolò nelle menti, quasi telepaticamente, il veto di accennare al volto di Satana fra le fiamme, agli UFO visti volare attorno alle Torri durante le fasi dell’attacco, alla storia dei quattromila ebrei che lavoravano nel WTC e tutti salvi per assenza ingiustificata, al treno carico di pendolari bruciato nella stazione sotterranea. In tanta assunzione di responsabilità collettiva si comprendevano anche le decisioni hollywoodiane di tagliare ogni sequenza da pellicole in uscita in cui apparissero le Torri. Vittime illustri: Spider Man di Sam Raimi, un film dei Digimon e John Rambo di Stallone (che poi avrebbe visto la luce). Insomma, la gente di New York non doveva lasciarsi andare in alcun modo a una deriva irrazionalista, tentazione quasi irresistibile in quei giorni di percezioni alterate.
    Eppure successe qualcosa. All’ora del crepuscolo. E’ documentato. Ma, per quello che ho appena scritto, i testimoni decisero di dimenticarsene. Ovviamente, finsero. Le visioni non si dimenticano, neppure quando provengono dal proprio inferno personale.
    I primi ad accorgersene, tra le otto e le nove di sera, furono alcuni residenti del Lower East Side di Manhattan. Gente di etnie diverse che abitava in Madison Street, dalla quale per decenni si era goduta una visuale privilegiata delle Torri Gemelle soltanto con una semplice e distratta occhiata.
    Mike Torres, che gestiva una drogheria tra Rutgers e l’East Broadway, se ne avvide alle otto e trenta, dopo avere chiuso le serrande.
    Le Torri erano tornate.

  47. TRENT’ANNI IN FUMO di Maria Silvia Avanzato

    Non ha nevicato poi tanto.
    Rep, al secolo Giulio Repetti, scrosta il vetro della Micra cantando Karma Chamelion. Poi ci dice di salire sulla Micra, tutti e sei. Uno nel baule.
    Intanto penso che a Roma non nevica poi tanto. È da noi che nevica, a Nord. Qui, lungo l’intestino molle e obliquo della Balduina, la neve non arriva nemmeno: il cielo ne sputa un morso piccolo, secco, stizzito.
    Non ho mai visto Roma dal finestrino col mio amico Gragassa chiuso nel baule. Mentre lui ci manda al diavolo, raggomitolato contro una tanica di benzina, io raccolgo immagini da caleidoscopio: un Colosseo grattugiato dal vento, una fontana di Trevi azzurra di mostri e fantasie sotto la tazza rovesciata del cielo, un saliscendi di colli, lo stadio, il Verano e Rep che dice “Qui non si potrebbe entrare con la macchina… vabbè.”
    È l’ultima notte prima della legge Sirchia. Quella che ci toglierà le stelline dalla bocca per il bene del respiro altrui.
    Ci piazziamo in una birreria a caso, decisi a farla nera. Gragassa scende per ultimo toccandosi le costole.
    Entro la mezzanotte, ci fumeremo un pacchetto a testa. Alla faccia delle leggi idiote: cercheremo di soffocare quanti più non tabagisti possibili, per l’ultima volta. Poi, una bella passata di Cif sulla nostra impronta umida, colpi di scopa sulla cenere caduta e addio fumatori dai locali politically correct. E solo da quelli perché – potete scommetterci – a Bologna, a casa mia, conosco due o tre osterie luride come la punta di un calzino dove, dopo una certa ora, le saracinesche fischiano rapidamente al suolo e l’oste ti piazza il posacenere sotto il naso.
    “Sono chiuso” sghignazza lui. E a quel punto te la accendi di gusto, la bionda. Ve la smezzate. Vortici color violetta squagliati sul soffitto, un odore che mi ricorda la barba di mio nonno, foglie secche, falò in autunno e il taschino interno di una giacca che credevo perduta.

  48. INCULATE di Remo Bassini

    Ore 9 e 12 minuti. Nel caffè più “in” della città.
    – Dottore, è per lei.
    Come tutte le mattine, appena mi vede entrare Angelo adocchia dove andrò a sedermi e intanto chiede al barista di prepararmi il solito caffè triplo (ma ristretto, da sembrare doppio) e pochi minuti, a volte pochi secondi dopo che mi sono seduto eccolo che arriva
    Dottore è per lei, Dottore è per lei, Dottore è per lei, Dottore è per lei, dottore è… da quanti anni mi saluta con questa frase che profuma di caffè ma anche di gentilezza?
    Potrebbe essere la reincarnazione del maggiordomo di mio nonno: entrambi, Angelo e il maggiordomo di mio nonno, sono nati servi ma hanno vissuto con dignità. Oddio, spero che Angelo non faccia la fine del maggiordomo, che è “morto sparato”, alle spalle per di più.
    La dignità di Angelo è… una mia dimenticanza. Dovrei fare quella telefonata (cosa mi costa? dico io), chiedere un piccolo favore che lui mi ha chiesto ma che però per lui sarebbe un grande favore e invece, cazzo, mi dimentico sempre. E lui, mai, dico mai, che mi guardi con aria da rimprovero, o che cerchi di farmi capire che è con l’acqua alla gola. Macché, Angelo mi saluta sempre con Dottore è per lei.

  49. IL MIO POSTO di Alessandro Berselli

    Quando stai molti mesi senza tornare a casa il concetto di fedeltà lo relativizzi per forza. Non puoi masturbarti e basta, dopo un po’ ti viene voglia di sentire il corpo di qualcuno o anche semplicemente le sue mani che ti toccano.
    Ti piace eh? Dimmi che ti piace.
    Suo padre urlava ma con un mitra puntato alla testa se l’è fatta passare.
    Siamo in cinque, musulmano, quindi ti conviene avere pazienza.
    Io sono stato il quarto, e a quel punto l’uomo si era già rassegnato.
    Non sono male le ragazze da quelle parti. Aisha forse non era nemmeno maggiorenne.

  50. SEMONG di Daniele Bonfanti

    Il mare un giorno cominciò a brontolare lontano, ma era sereno e non c’era una nuvola. Poi cominciò a ritrarsi, come una bassa marea, ma troppo in fretta. La spiaggia continuava a rubare posto all’acqua, e la costa correva verso il largo. Tanto veloce che un uomo avrebbe dovuto correre per raggiungere l’acqua.
    Allora ci accorgemmo dei pesci che si dibattevano a terra, e intrappolati in pozzanghere, e della distesa di coralli davanti ai nostri sguardi.
    Quella vista ci scosse e con entusiasmo tutti si lanciarono a fare incetta di pesce e corallo, riempiendo mani e tasche e sacche.
    Quando l’acqua tornò a prendere possesso del suo posto, nessun uomo di corsa avrebbe potuto essere tanto veloce.
    Io e tre altri soltanto sfuggimmo all’onda gigante, che strappò via le case e si portò sul fondo la mia famiglia e i miei amici. Avevo esitato, senza nemmeno accorgermene avevo camminato all’indietro a piccoli passi osservando gli altri, colto da un presentimento.
    Quando vidi l’onda avvicinarsi, simile a una montagna, incredibile, tanto grande da sembrare ferma sull’orizzonte eppure sempre più vicina, seppi che non avrei potuto salvare nessuno, se non me stesso. E allora corsi su, verso le alture.

  51. MI OCCUPERO’ DI TE di Alessandro Cascio

    Ci sono un mucchio di neri e bianchi avvolti da una nuvola di fumo che parlano tra loro, fuori dal Banana Chic. Alcuni imprecano, altri piangono, altri cercano una sigaretta nei pantaloni. Il governo ci ha vietato di fumare negli unici posti in cui vale la pena farlo: al bar con gli amici, al tavolo dopo l’ammazzacaffè, al bancone di un bar.
    “Allora” chiedo a Bubba Cuban, “tu non fai la pausa nicotina?”
    Ha cerotti nelle dita e mastica un chewingum che gli fa odorare l’alito di posacenere.
    “Fa’ silenzio” mi risponde indicandomi la TV, “fa’ silenzio” ripete, “stanno parlando della morte di Michael Jackson.”
    Ho smesso di fumare, ma non di stupirmi della gente che si stupisce per la morte delle star.
    “Un infarto e adesso balla il Moonwalk in Paradiso.”
    Dubito quando qualcuno dello starsystem muore d’infarto. Ho sempre pensato che non ce l’abbiano un cuore, loro. E poi chi dice che …
    “… in Paradiso accettano i pedofili?”
    “Non era un pedofilo, aveva solo il cuore di un bambino.”
    Ora si spiega l’infarto.

  52. IN ROSA PER SEMPRE di Vincenzo Ciampi

    Che brutta fine, solo come un cane, in una stanza d’albergo.
    Non l’hanno mai capito.
    Sì, ma pure lui, che non si faceva aiutare…
    Che pena, così carina la fidanzata!
    Ma possibile che non si erano accorti di nulla?
    C’era sotto qualcosa di losco, l’hanno ammazzato, aveva delinquenti intorno.
    Quelli come lui pensi che non dovrebbero morire mai, sono immortali gli sportivi.
    Qualcuno doveva pagare.
    Non aveva più amici, l’avevano lasciato solo.
    Il ciclismo è marcio, è tutto marcio, dovrebbero fermare tutti per un anno e fargli un’analisi alla settimana.

  53. FORCHETTE di Fabio Ciriachi

    Quel lunedì 10 aprile, a pranzo nel tinello in penombra, il televisore era acceso perché aspettavamo i risultati elettorali. Alla chiusura dei seggi sarebbero stati diffusi exit-poll di sicura attendibilità, secondo gli esperti. Avevamo cominciato a mangiare più tardi del solito per far coincidere la pausa-pranzo con le prime notizie, e dopo l’insalata, mentre Debora grattugiava la mela per la creatura, azzardavamo previsioni. “Prodi l’ha già battuto una volta”… “Berlusca sa vincere perché è un venditore di sogni, ma non sa governare”… “Certo, c’è stata la furberia dell’abolizione dell’ICI”… “Avrà funzionato solo con chi ha la coscienza nel portafoglio”.
    Da bravi scaramantici, facevamo esercizi di buon senso per ingannare l’attesa. Mancava poco alle 15 e fuori il cielo si stiracchiava sul colle Oppio come un gatto che arcua la schiena. Lo confesso: ero in apprensione. Avevo esordito da poco nella terza età e davvero non avrei mai voluto che l’intento giovanile di non morire democristiano coincidesse con la disgrazia senile di morire berlusconiano.

  54. Un saluto al volo, per fare a tutti i miei complimenti! Lo comprerò senza dubbio, anche perchè sono certa che sarà un gioiellino. Del resto, ci sono buona parte dei miei scrittori preferiti 🙂
    un abbraccio speciale a Laura e Lory e i miei complimenti a Francesco Giubilei, davvero davvero un grande!

  55. Intanto grazie a tutti coloro che hanno fatto in modo che quest’antologia esistesse. E a Maurizio che dà spazio e pone domande che, per quel che mi riguarda, sono difficilissime.
    Io ho raccontato dei fatti di Genova perché li ho vissuti come uno dei segnali più forti dell’involuzione della democrazia in questo paese. ricordo che avrei voluto andarci, alla manifestazione, ma non lo feci per problemi di spostamenti e perché la paura già aveva cominciato a serpeggiare nei giorni precedenti. Scappare su una sedia a rotelle non sarebbe stata la cosa più semplice del mondo. Là, però, c’era, tra gli altri, il figlio di un caro amico. Quando cominciarono ad arrivare in tv le immagini di ciò che stava accadendo, la prima cosa che pensai fu: “Non è vero”. Ero davvero incredula e terrorizzata da ciò che vedevo, da ciò che confusamente si riusciva a comprendere. ricordo un giro di telefonate tra amici – compreso quello il cui figlio era là e di cui, per ore, non si ebbero notizie. pensai che non poteva essere il mio paese. E pensai ai “grandi” della terra, lontani, distanti, indifferenti. E pensai a noi, alla gente della terra, alla fatica del vivere, alla fatica di arrivare vivi a sera, nel nostro paese e in tante parti nel mondo. Nello stesso istante in cui si verificava quella mattanza, altrove, altre mattanze erano in atto. E nessuno lo avrebbe saputo mai.

  56. Bellissimo il commento di Barbara Garlaschelli, degno della grande scrittrice che e’. Credo che comprerò un po’ di copie di questa antologia per regalare per Natale.
    Ciao a tutti.

  57. e’ chiaro che un evento della portata del crollo delle Twin Towers rischia di caratterizzare per sempre il primo decennio degli anni 2000, ma anche l’intero secolo. Ben vengano, allora, raccolte come questa che ci aiutano a ricordare eventi importanti ma secondari se raffrontati con L’apocalisse di Ground Zero.

  58. complimenti ed auguri all’editore, alle curatrici ed a tutti coloro che hanno lavorato nel progetto

  59. Cosa rimane del decennio che si sta chiudendo?
    Io sono ottimista e dico che tra le cose piu’ belle da ricordare c’e’ anche la cosiddetta Primavera Araba.
    Il mondo sta cambiando, ma non necessariamente in peggio.

  60. Dimenticavo di complimentarmi per l’antologia. Ho letto gli incipit dei primi racconti e mi sembrano di altissimo livello.

  61. Eccomi [finalmente il browser mi assiste]: ringrazio molto Massimo per l’ospitalità, e moltissimo Laura per le parole. Un abbraccio a tutti. Gaja

  62. Torno oggi e rispondo alla domanda precisa e gentile di Maugeri. Il tema è più grande di me e vale molto di più di un commento. Sarò schematico e veloce.
    L’arrivo dei migranti ci obbliga a recepire una serie di cambiamenti.

    Trasformazione economica:
    la migrazione è una richiesta di partecipazione al benessere.

    Trasformazione culturale:
    ci costringe a smettere di essere un paese monoculturale (vale specialmente per l’Italia).

    Trasformazione politica:
    abbiamo un partito (in tutti i paesi europei è lo stesso) che deve la maggior parte delle sue fortune alla xenofobia di massa. Le leggi approvate dai diversi partiti della Sicurezza sparsi nel continente europeo consentono un controllo del territorio volto a purificarlo dalle presenze umane illegali.

    Trasformazione religiosa:
    i cristiani sono ancora disposti ad assistere immoti alla riduzione della fede ad una bandiera? Non muoveranno un dito contro l’etnicizzazione della religione?

    Trasformazione etico-politica:
    abbiamo la necessità di confrontarci con religioni e culture diverse che ci costringono a ridiscutere uno dei principi cardine delle nostre democrazie liberali: il rapporto tra politica ed etica. Possiamo ancora sostenere fino in fondo la neutralità liberale e la scissione netta tra questioni etiche e questioni politiche?

    Trasformazione della democrazia:
    quante volte i diritti civili, politici, economici e culturali dei migranti vengono calpestati o misconosciuti?

  63. Concordo con te, Luca. Probabilmente il “problema” delle migrazioni e’ il PROBLEMA di questi nostri anni. Le sottoproblematiche che tracci mi sembrano esaustive. Difficilissimo risolverle, ma e’ anche un impegno a cui i governi non possono sottrarsi.

  64. Cari amici, ringrazio tutti per i nuovi commenti pervenuti.
    Un particolare ringraziamento a Laura, anche per aver inserito gli incipit dei primi racconti (domani, credo, il secondo round).
    Grazie, Laura!

  65. Al prof. Emilio che chiede notizie sul mio racconto, dico che si tratta di storia breve ispirata (come già anticipato) dall’immagine della bara bianca e del funerale di Giovanni Paolo II.
    Da lì ho costruito una breve storia dal punto di vista di una donna che rimane colpita da quell’immagine e rievoca il proprio passato… un passato di fede contrastata.
    L’argomento mi interessava, ma la scelta è stata in parte condizionata dal fatto che molte altre date erano state “prenotate”.;-)

  66. Ringrazio di cuore, per i loro interventi, Carlo S., Gaetano Failla, Ausilio Bertoli, Leo, Silvia Leonardi, Barbara Garlaschelli, Ramona Bisceglie, Antonio, Tiziana, Gaja Cenciarelli, Luca T.

  67. Buongiorno, di nuovo. Grazie a Barbara Garlaschelli, per il bellissimo commento, e a tutti quelli che hanno voluto complimentarsi con l’antologia. Vi assicuro che lavorare con autori come questi e’ stato bello, facile, mi arricchita professionalmente. E adesso, via al secondo round di incipit. Pronti? Si comincia con l’esordiente assoluto Fabrizio Contardi 🙂

  68. RABDOMANTE SPAZIALE di Fabrizio Contardi

    Peng aveva fissato le coordinate del punto: Isidis Planitia (10.6 gradi a Nord e 270 gradi a Ovest).
    Peng continuava a ritagliarne e a inquadrarne l’immagine neanche fosse la Mona Lisa.
    Lo sguardo fisso e corrucciato di Marc tradiva la sua impazienza. Odiava dipendere da quei burocrati senza fegato. Temeva che decidessero di temporeggiare. Questa volta però il fattore tempo era dalla sua: non si poteva aspettare troppo perché di lì a qualche giorno l’Orbiter sarebbe dovuto rientrare alla base.
    Passò un’ora.
    Finalmente il telefono rosso si illuminò
    Marc afferrò la cornetta senza neanche salutare.
    Ascoltava.
    Peng lo guardava cercando di leggere nei suoi occhi il proprio futuro.
    Marc disse solo “Va bene.” E poi chiuse accennando un “Grazie”.
    Riagganciò.
    Peng non osava chiedergli nulla.
    Marc gli sorrise annuendo con la testa.
    Si guardò intorno. La sala era al lavoro ma scorgeva dietro gli schermi gli occhi dei suoi più stretti collaboratori incollati ai suoi per carpire ogni possibile segno.
    “Si va avanti ragazzi. Andiamo a bere alla fonte!”
    La sala stavolta esplose in un fragoroso applauso.
    Si sentiva al timone di una nave di pirati alla caccia di un tesoro.
    Peng non perse tempo a gioire. Si rimise le cuffie e iniziò a pigiare a memoria i tasti sulla tastiera come un pianista da Conservatorio.
    Marc si sedette.
    “Avvisami quando sei pronto”, disse togliendosi gli occhiali per pulirli e ritrovare la giusta concentrazione.

  69. CAMBIA LA TUA VITA CON UN QUIZ di Laura Costantini e Loredana Falcone

    Solo un fallito poteva avere diciassette anni nel 1974.
    Mi chiamo Piergiorgio Sozzi, sono un perito elettronico e sono un cultore di storia del Risorgimento. Lo sono sempre stato. In quinta elementare ho vinto la gara sulle date delle battaglie delle guerre d’indipendenza. Ho ancora la medaglia con la coccarda in cima. La mia vita sarebbe stata diversa se fossi nato nel ’56. Se fossi stato maggiorenne nel 1974 adesso tutto sarebbe diverso.
    – Un bel primo piano con la 2. Stringi sugli occhi.-
    Perché la vita è tutto un gioco d’incastri. Devi essere bravo a cogliere quello giusto. Oppure ad aspettare che arrivi una seconda occasione. Com’è che si diceva? Non è mai troppo tardi. Ne ho vista di televisione, io.
    – Adesso allarga e panoramica sullo studio. –
    A pensarci bene è giusto così. Quest’anno ricorre il 150° dell’Unità d’Italia e una puntata speciale sul Risorgimento è la risposta migliore ai vaneggiamenti di quell’ignorante del Senatur e del suo gregge di caproni.
    – E adesso fiato alle trombe… –

  70. PER AMORE DI NAMI di Maurizio De Giovanni

    Col tempo il naso si affina, e noi puzziamo per loro e loro puzzano per noi. Prima ancora di girare l’angolo e uscire dagli alberi capii che c’era qualcuno; avrei potuto andarmene senza rumore, e nulla sarebbe cambiato. Ma svoltai quel maledetto angolo. Oggi non saprei dirtene il motivo: forse il coraggio, forse la paura. La curiosità di vedere chi si fosse avventurato sin quassù, e perché non ci fosse rumore, forse. O forse voglia di assicurarmi che fosse transitorio, che non ci fosse il rischio di trovarmi davanti un tir pieno di tronchi, che venisse a gettare le basi per un altro orrendo albergo che mi costringesse a partire per andare altrove.
    E invece dietro l’angolo c’era una macchina ferma, un cofano alzato e Nami seduta alla guida con le mani sulla faccia.
    Non sapevo chi fosse, naturalmente. E mi muovevo in silenzio, al solito, quindi non mi sentì arrivare. Ma non si spaventò come avrei pensato, di fronte alla barba lunga e ai vestiti di lana grezza, al bastone e ai vecchi stivali legati con lo spago fino al polpaccio. Mi guardò, gli occhi neri grandi, e sorrise. Salve, disse. Grazie a Dio c’è qualcuno.

  71. MI SONO PERSO LA FINALE DEI MONDIALI di Francesco Dell’Olio

    “Ecchecccazzo però, mettiamogli la vibrazione a quell’affare!”, biascica Zarro seguendo un’azione di Zidane e muovendosi sulla sedia a scatti come per contrastarlo. Mi alzo controvoglia, afferro il cellulare e butto lo sguardo sullo schermo: Melissa.
    “Chi è che ha il coraggio di rompere i coglioni in un momento simile?”, si informa, teso, Berto.
    “È Melissa…” annuncio io facendo un rapido calcolo mentale dei motivi che potrebbero indurla a chiamarmi in una serata in merito alla quale, con una certa dose di trasparenza, le avevo intimato ‘Mi raccomando Melissa, ti amo e tutto, ma stasera fai finta che io non esista, telefonami solamente in caso di vita o di morte’.
    “Non si era detto niente rotture di cazzo né urgenze né menate varie, insomma niente donne?”, dice Zarro con gli occhi incollati allo schermo.
    “Sì sì, si era detto proprio così”, conferma Berto con gli occhi incollati allo schermo. “Infatti”, annuisco io con gli occhi incollati allo schermo, “ero stato molto chiaro, chiamami solo in caso di vita o di morte Melissa, le avevo detto”.
    “Forse sta morendo”, ipotizza Berto con una certa dose di serietà nel tono di voce.
    “Beh, se anche fosse, lasciala perdere e torna a goderti la partita. Guarda qua… ‘sti francesi dimmerdaaa!”, urla Zarro seguendo un’azione d’attacco transalpina.

  72. UN BUS DI MAGGIO di Francesco Di Domenico

    Sono scemi i piccioni? Non lo so, so che quell’uccello, quella mattina, aveva inscritto nel suo codice di vita la sua fine. Una morte veloce, neanche un secondo, l’attimo che lo pneumatico enorme del bus gli passava sopra mentre una mollica dura di pane, contesa con altri volatili, rotolava da uno dei cumuli di monnezza davanti alla mia ruota. Pensava il piccione? Intanto la sagoma, come un orrido sticker, mi si infliggeva nella mente ad ogni passaggio, figurati investire un cane, o un essere umano. Non succederà niente, sei stressato, forse la puzza dei falò notturni, quell’odore dolciastro di diossina. Il ricordo dei tuoi sogni, interrotti da un amore. Innamorarsi ti fa avverare un sogno e uccidere tutti gli altri. Sofia è diventata una stupida, ma era così bella, così bella. Uscivo di casa e contavo le ore per poter ritornare e rivederla. Intanto guidavo coi miei progetti su cumuli d’immondizia. Volevo fare il restauratore, il mio mestiere, o il giornalista, forse lo scrittore, scrivere e narrare gli scoppi di entusiasmo che avevo dentro.
    Il coltello mi trafisse quando le dissi che mi volevo dimettere da tranviere per seguire il mio istinto e lei mi disse che le valigie del viaggio di nozze appena terminato non erano state ancora disfatte:«Prendile e vattene, segui il tuo istinto, ma non costringere me, a seguire il tuo istinto.» Restai.

  73. COMPARSE di Barbara Garlaschelli

    Genova – Italia. Gli uomini di stato parlano in lingue diverse ma si capiscono. Le parole che usano sono da sempre le stesse. Le conoscono tutte. Conoscono anche quelle che non si stanno dicendo a voce. Fame. Guerra. Mercati. Dollari. Petrolio. Industrie. E poi di nuovo. Decisioni. Interventi. Contrapposizioni. Mediazioni.
    Fuori da quella sala, qualcuno lancia un grido.
    C’è fumo in città.
    O almeno così pare.
    Gli uomini di stato si interrompono.
    Solo per poco.
    Le parole li aspettano e sono parole che contano.
    Fame.
    Guerra.
    Mercati.
    Dollari.
    Petrolio.
    Industrie.
    Decisioni.
    Interventi.
    Contrapposizioni.
    Mediazioni.
    Nel mentre…
    Gaza – Israele K. soppesa la pietra nella mano. La fa saltellare due, tre volte sul palmo e poi si ferma. Sta immobile, i nervi tesi, i muscoli pronti a scattare. Gli occhi scuri che si stringono sino a diventare due lame sottili. A pochi passi da lui, un cumulo di macerie da cui spunta una scarpa. K. la fissa e non sa se ridere o vomitare. Paura e rabbia sono sue vecchie amiche. Non lo lasciano mai. E ora, la vista di quella scarpa impolverata che spunta come un fiore grottesco dal mucchio di pietre terra e sbarre di ferro, gli solletica lo stomaco. Il silenzio è un cobra che non smette di sibilare. Il silenzio fa più paura del rumore delle mitragliatrici appostate al di là di quel muro. Il silenzio è una porta sempre aperta sull’inferno. K. stringe la pietra nella mano. E’ pesante. Informe. Quando arriverà a segno farà di certo del male. K sorride. Pensa ai compiti che dovrebbe fare e alla scuola che non c’è più. Scomparsa in una nube di polvere. Puf. Così.

  74. COME UN FOULARD di Enrico Gregori

    “Il Rockwell c’è?”, chiede.
    “Pronto al decollo – sorride il capo istruttore – Si svolazza stamane?”
    “Solo un po’, e stammi bene”, dice Ginetto al capo istruttore.
    Tutto si risolverà, mentre il Rockwell rulla. Poi corre, poi si alza, poi pare una freccia scagliata a ferire i Monti della Trinità. Ma li oltrepassa.
    Non c’è fretta. Quel “coso” non si può muovere.
    Lui, il Rockwell e l’ossessione che gli fa compagnia da anni, come una scimmia sulla spalla.
    Il mio pacchettino di miliardi. Mai visti così tanti. Sono stato furbo, diciannove anni fa. Bastardi!
    Spaventati e precipitosi, quelli dell’assicurazione. Lo riempirono di soldi per un risarcimento cui non aveva diritto. Quando Ginetto era uno stratega. Il suo aereo spaccato in fase d’atterraggio perché era rimasto senza benzina. Ma lui riuscì a incolpare la torre di controllo di Ginevra di avergli dato informazioni sbagliate sulla direzione del vento. Vinse la causa, e piovvero i miliardi.
    Fai del bene, fai del bene. Bravi, tutti bravi a suggerire cosa fare dei miei soldi. Del bene, sì. Ma del bene a me. E in culo a tutti.
    Saluti e fazzoletti sventolati dalla terra. Perché in molti conoscono il Rockwell di Ginetto.
    Gavirate, Bardello, Cadrezzate. Alberi uguali intorno a case uguali. Cambiano solo i sorrisi di chi lo saluta, ma lui non può vederli. E, anche fosse, è infastidito dall’allegria degli altri. Gli pare una beffa, uno sberleffo, un insulto.

  75. FRAMMENTI DI RICORDI DI UN COMPLEANNO di Maria Giovanna Luini

    Sono nata il 21 febbraio 1970. Non bado alle festività, gli eventi lieti codificati dal calendario, dalle istituzioni e dalle chiese non mi coinvolgono. Il compleanno sì, quello davvero mi piace. Non ho la fisima delle rughe da contare (la presbiopia che arriva dopo i quaranta aiuta), posso godere del giorno felice della mia nascita così come godo dei giorni felicissimi della nascita delle persone che amo. Salvo complicazioni.
    Perché nel 2001, il 21 febbraio, è accaduto qualcosa che non riesco a dimenticare. Proprio il 21, e mannaggia avrei voluto che, dovendo per forza succedere, scegliesse il giorno precedente oppure il successivo. Insomma, il 21 febbraio 2001 a Novi Ligure sono morte due persone, e fa male raccontarlo. Fa male al cuore, intendo.
    Si chiamavano Gianluca De Nardo e Susanna Cassini, erano madre e figlio. Gianluca aveva undici anni e Susanna quarantuno. Al rientro a casa dopo una partita di basket di Gianluca sono stati uccisi con novantasette coltellate. Susanna, prima di morire, ha perdonato chi la stava uccidendo: ha detto proprio così, “ti perdono”.

  76. I MIEI MONDIALI di Gordiano Lupi

    Un tempo ero parecchio fissato col calcio, roba che se la domenica non mi facevo una pera d’olio canforato non vivevo, drogato perso di pallone, prendevo metadone d’erba tagliata (di campo… cosa avete capito?), se non vedevo una partita a settimana stavo male e spesso non bastava…
    Era il 1966 e non capivo una mazza, facevo la prima elementare, a casa mia c’era un televisore in bianco e nero comprato a rate, il ricordo dei mondiali inglesi è confuso, rammento le bestemmie di mio padre seduto in poltrona mentre malediceva un dentista. Cosa cazzo gli aveva fatto il dentista l’ho capito dopo, c’è voluto del tempo, anche se adesso un ritornello mi perseguita, ogni volta che sbaglio qualcosa e provo a giustificarmi c’è babbo che dice: “Dài la colpa alla Corea!”. Povero Mondino Fabbri che portava un paio di occhialini da persona tanto per bene e povero anche Pascutti con la pelata da pensionato, ma povero anche me che mi ciuccio il refrain del dentista da oltre quarant’anni.
    Il Messico me lo sono goduto di più, avevo un’età ragionevole, potevo imparare a mente la formazione e scambiare figurine con gli amici, ma le partite si giocavano di notte e – a parte la finale – me le son viste tutte registrate. Italia – Germania 4 a 3, partita indimenticabile, c’hanno pure fatto un film, siamo andati avanti anni a rivederla, quel goal di Rivera, i sette minuti di staffetta con Mazzola, roba pesante, droga allo stato puro. Gigi Riva, Boninsegna, zio Valcareggi, De Sisti, Domenghini… mitologia del calcio.

  77. BIG BANG di Andrea Malabaila

    Il 10 settembre 2008, un anno prima, poteva finire il mondo. Alle undici iniziava un esperimento al Cern che – se fosse andato male – avrebbe distrutto ogni forma di vita. Alla base di tutto, un acceleratore di particelle chiamato Lhc e costato oltre sei miliardi di euro. E un fascio di protoni che compiva un giro completo di un anello di ventisette chilometri, posto nel sottosuolo a cento metri di profondità sul confine tra Francia e Svizzera, e che in seguito avrebbe dovuto scontrarsi con un altro fascio di protoni. Tutto questo per ricreare le condizioni iniziali dell’Universo, subito dopo il Big Bang. Sarebbe stato immortalato anche il famigerato Bosone di Higgs, detto confidenzialmente “la particella di Dio”. Un gran divertimento per i fisici, se non fosse che molti esperti non escludevano che l’esperimento avrebbe potuto innescare un’esplosione di proporzioni cosmiche, oppure generare un buco nero che ci avrebbe inghiottiti in un attimo.
    Esattamente un’ora prima, Andrea e Carlotta dovevano incontrarsi davanti alla statua dell’Urlatore. Lei era un’aspirante stagista, lui non sapeva chi si sarebbe trovato di fronte e sperava che almeno non fosse una di quelle alternative che pensano di sapere tutto della vita, ti vogliono convertire alla fede vegetariana e dicono cioè ogni tre secondi. Non l’avrebbe sopportata una collaboratrice così.

  78. FOTTITI MIGNOTTA INFAME di Stefano Massaron

    Mica facile chiamarsi Serenidad a Milano, con la lega lombarda e il Bossi e le signore che quei negri lì potevano anche starsene ognuno a casa sua e gli sguardi degli uomini sempre attaccati al culo – sì, perché Serenidad De La Peña, oltre a avere diciotto anni appena compiuti, è anche una bella figa: quelle sono le parole che si sente dire più spesso quando va a fare la spesa come stamattina, pronunciate bèla con la e apèèèrta e poi fiiiga con almeno tre iii una in fila all’altra. E poi c’è l’aria pesante, che a ogni boccata le entra nei polmoni come miele affumicato dagli scarichi, lei che è ancora abituata – sei mesi non bastano – all’atmosfera frizzante e rarefatta di La Paz che lì anche se c’è l’inquinamento chissenefrega. E poi qui c’è il panettiere che non le dice mai buongiorno o come andiamo stamattina come invece dice a tutti gli altri ma solo cosa vuoi o magari un più sogghignante cosa ti do oggi e si capisce che vorrebbe dargli uno sfilatino ma non di quelli che gli escono dal forno.

  79. NATO IL 18 DI MAGGIO di Massimo Maugeri

    “Non abbiate paura!”, dicevi. Ma la paura è sempre stata la mia compagna. E le mie porte le ho sprangate.
    Ho sempre avuto paura di me stessa, più di ogni altra cosa. Lo sai. Credo sia per questo che fui attratta da Rino, dalle sue certezze, dalla sua rabbia senza sfogo.
    Per raggirare la paura di me stessa, mi aggrappai a lui.
    Certo, Rino. Hai ragione, Rino. Bravo, Rino.
    Ti amo, Rino.
    Credo sia per questo che l’ho seguito nelle sue assurde battaglie. Sempre pronta a lodarlo ogni qual volta mi metteva sotto il naso uno di quei suoi articoli inferociti sulle ignominie compiute nei secoli: la Santa Inquisizione, le Crociate, Galileo Galilei, l’indice dei libri proibiti, lo sterminio degli eretici. I temi, più o meno, erano gli stessi. Lo so che per molti di quegli errori hai chiesto scusa anche tu, sebbene non fosse stata tua la colpa. Lo so. Ma Rino, ormai, procedeva sui solchi dell’ossessione.
    Dopo sposati, cercai di spingerlo a occuparsi di altro. Ma non c’era modo. Continuava a scrivere quegli articoli accusatori. Ne scrisse anche contro di te.
    Ormai non lo incitavo più, né lo lodavo. Ma rimanevo in silenzio.
    Lo so. Anche il silenzio è colpa.

  80. Che cosa rimane del decennio che ci stiamo lasciando alle spalle?
    Credo rimanga la consapevolezza che in fondo nulla sia cambiato. Ai vecchi problemi se ne aggiungono di nuovi, ma l’uomo rimane sempre se stesso, Nel bene e nel male.

  81. Qual è l’evento “caratterizzante” degli anni 2001-2011?
    La tragedia di Ground Zero e il crollo delle Torri. Non c’è dubbio.

  82. Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)
    Troppo difficile. Non ci provo neanche. Però mi sembra che gli eventi presi in considerazione nella antologia rispecchino bene il decennio in questione. Comunque al primo posto Torri Gemelle. Confermo.

  83. Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?
    Più che un evento, una tendenza. E cioè il fatto che in questi anni si è attuata una trasformazione del capitalismo in direzione della finanza. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, anche se dovrebbe esserci maggiore consapevolezza.

  84. E come si differenzia il decennio che si sta per concludere da quelli che lo hanno preceduto?
    E’ un decennio molto più veloce, forse più superficiale, ma intenso come potrebbe essere mezzo secolo di un paio di secoli fa.

  85. dagli incipit pare proprio che si tratti di un’antologia di gran livello. complimenti a tutti anche da parte mia.

  86. Tra gli eventi del decennio considererei anche l’elezione di Barack Obama e Presidente degli Usa. Molti di noi si sono emozionati!

  87. Complimenti per l’antologia e grazie per aver pubblicato on line la prefazione (bellissima) di Marino Sinibaldi, che seguo con affetto da anni.
    Cercherò di contribuire allo scopo benefico del progetto.

  88. Non vorrei esser preso a pomodori in faccia, ma tra gli “eventi” inserirei la nascita di Facebook!

  89. No Giorgio, nessun pomodoro, hai ragione. Prima di FB avevamo myspace che però ha mantenuto uno status più di sito che di social network. La nascita del social net è stata una svolta per la comunicazione di massa, indubbiamente. Molti di noi scrittori in quest’antologia si sono conosciuti grazie a fb: il mondo si è avvicinato.
    😉

  90. Egr. Dott Maugeri
    …quel finale…”lo so, anche il silenzio è una colpa”…è da grandissimo scrittore e uomo.
    Bravissimo, abbia davvero tutta la mia assoluta stima.
    E’ una frase che meriterebbe di essere trascritta ovunque, e in qualsiasi contesto, non solo religioso.
    Molto belli anche tutti gli altri scritti, un assaggio di questo nostro secolo nascente attraverso la letteratura. Che idea meravigliosa.
    Insomma, mi complimento per la lodevole iniziativa e attendo di sfogliarvi tutti.
    Abbiatemi vostro affezionato
    Prof. Emilio

  91. Caro prof. Emilio, lei è sempre molto affettuoso con me. Grazie di cuore, anche per l’ineguagliabile contributo che dà nel corso di queste discussioni che propongo.

  92. Caro Giorgio, Simonetta dice bene. Niente pomodori, ma solo ringraziamenti per aver fornito questo interessante spunto. avvento di Facebook (con i suoi pro e i suoi contro) ha cambiato ulteriormente il modo di comunicare (già rivoluzionato dall’esplosione della comunicazione in Rete).

  93. @ Laura Costantini
    Cara Laura,
    ti chiederei di raccontarci qualcosa in più sulla genesi del progetto.
    A chi spetta la partenità dell’idea? A te, a Loredana, o a Francesco Giubilei?
    Raccontaci, dai…:)

  94. Ottima l’idea di postare gli incipit. Tutti quanti fanno venire la voglia di continuare il racconto e quindi di comprare l’antologia. Complimenti davvero.
    Interessante anche la discussione ultima arrivata, quella su facebook.
    E come per ogni cosa anche lì, la doppia faccia. Nessuna cosa è mai totalmente negativa nè totalmente positiva. Questa non fa eccezione. Ma forse qualche piccolo punto percentuale fa pendere la bilancia verso i vantaggi. Non dimentichiamo che è grazie ai social network se le notizie riescono a diffondersi in tempo reale, (vedi referendum sul nucleare) raggiungendo posti e persone che sarebbero altrimenti difficili da contattare. Si colmano distanze e non solo geografiche, si fanno nuovi incontri, si aprono spazi e finestre verso altri mondi e altre realtà sociali e culturali. E parlo anche in virtù del mio isolamento da isolana, che non sempre è facile da superare.
    Per contro certamente non è possibile non tenere conto della estrema superficialità di certe conoscenze, ma questo poi va affrontato dalle singole persone in base alle varie situazioni.
    Cogliere le opportunità e poi, eventualmente, ampliarle e approfondirle.
    Forse la cosa un pò più antipatica è la continua promozione di sè, da parte di alcuni, che è davvero difficile arginare. Ma… chi non ha peccato…

  95. Mi inserisco adesso collegandomi al precedente post di Mavie Parisi, e chiedo: nell’antologia c’è un racconto dedicato a Facebook?

  96. Sono d’accordo nel considerare Facebook come uno degli elementi di cui bisognerebbe ricordarsi in questo decennio. D’accordo anche sugli aspetti positivi. Su quelli negativi dico che secondo me molta gente ha sviluppato una specie di dipendenza dal social network. Forse è questo l’aspetto più preoccupante.

  97. Rispondo alla sollecitazione di Massimo: l’idea dell’antologia è venuta a me, poi ho coinvolto Loredana e, ovviamente, Francesco che si è detto immediatamente entusiasta dell’iniziativa. Tutto è nato quando verso dicembre del 2010 un po’ tutti i mezzi di comunicazione hanno cominciato a prendere coscienza che si stava chiudendo il primo decennio del nuovo secolo. Gli anni Zero, come li ha definiti Sinibaldi. Cominciarono ad uscire resoconti e speciali su quanto è accaduto in questi anni e, visto che siamo più o meno tutti di memoria labile, veder stampati uno dopo l’altro tutti gli anni e tutti gli avvenimenti che li hanno caratterizzati, mi ha colpita. Da lì a pensare che mi sarebbe piaciuto scrivere dei racconti su ciascuno di quei fatti il passo è stato breve. Poi mi sono resa conto che ancor più interessante sarebbe stato coinvolgere i molti scrittori con i quali sono in contatto e vedere cosa ne sarebbe uscito fuori. Perché ci sono molti modi di tramandare la storia e credo che la letteratura sia uno di quelli più intriganti, forse più libero, non vincolato a una presunta e mai reale obiettività storica. L’antologia è nata così.

  98. PREMIERE DAME di Francesca Mazzucato

    “Sposerò il presidente Sarkozy.”
    “Sì, come no.”
    “Sposerò il presidente. E’ l’uomo fatto apposta per me, vedrai se non accadrà.”

    Bettina vive giornate scandite dai pasti, dall’ora quotidiana di televisione, dalle passeggiate in giardino con la volontaria Marie, e dalle cure. Punture e pastiglie, pastiglie e punture, un po’ di televisione, ancora la passeggiata, gli schifosi pasti, la puntura più grossa e a volte le “Conversazioni”. Le chiamano così. Momenti in cui si deve pettinare ( e lei odia pettinarsi) e presentarsi davanti a uno in camice bianco ( “devi chiamarlo professore e dargli del lei “ le dice sempre Marie cercando di prepararla) che non chiama mai come deve e a cui da del tu con quel suo modo sprezzante.

    “Hai bisogno di parlare con me anche oggi? Cosa vuoi?”
    “Voglio sapere come stai.”
    “Tu sei quello di due settimane fa.”
    “Lo sai, Bettina ormai. Siamo in due. Il dottor Lucas, io, e il dottor Paul, quello della settimana scorsa. Non ne incontrerai mai degli altri.”
    “Tu sei Lucas, sei più bello dell’altro.”
    Gli dice così e lo fissa in modo imbarazzante. Lui abbassa lo sguardo cercando la cartella e cominciando a prendere appunti, mentre Bettina si guarda nel riflesso della vetrata e vede che i capelli sono davvero tremendamente in disordine e forse avrebbe bisogno di lavarli o di sistemarli e Marie non ha tutti i torti, ma non deve farlo tutti i giorni, deve segnarsi quando c’è il dottor Lucas. Che è proprio carino, mica come il presidente, certo, il presidente Sarkozy è bellissimo, ed è l’uomo che lei ritiene essere il suo sposo designato.

  99. RRUGE TE MBARE di Paolo Melissi

    Non ha mai fatto così caldo. Impossibile. A pelo d’acqua la brezza invece che rinfrescare asciuga la pelle anche di notte. Il mare è scuro, fa paura, ma il caldo vince, non lascia spazio. Poco a largo di Cap Bon la brezza che soffiava dritta risalendo la penisola è caduta: la vampa della fornace terrestre si spingeva al largo, oltre Zimbra.

    Nella stazione ferroviaria di Foggia, schiacciata dal caldo infame del Tavoliere, in attesa del treno per Lecce, passeggio avanti e in dietro lungo la banchina del primo binario, un occhio a dove metto i piedi e un altro allo zaino poggiato su una panchina di marmo. Nella sala d’attesa ci sono troppe mosche e il sudore non fa in tempo ad asciugarsi. L’aria arroventata tremola oltre i binari sulla lamiera ondulata di un deposito. Su uno dei pilastri che regge la tettoia del terzo binario leggo: FOGGIA CITTA’ DI MERDA – BODINOT MAMINAS ALBANIA. Penso alla mano che ha segnato il muro, al suo transito, al suo nome, ma lo stridere dei freni del treno in arrivo interrompe i miei pensieri.

    Non c’è spazio sullo scafo, si sta stretti, i muscoli tesi in equilibrio, scossi dagli urti della prua sul mare immobile. Il nome ripetuto in silenzio è Pantelleria. Pantelleria. Pantelleria. Pantelleria. Significa terra, approdo, salvezza. La P è più una B, pronunciata da chi maneggia un altro alfabeto, ma significa terra. Un’altra terra.

    Salgo finalmente sul treno, destinazione Fasano, e mi libero dal caldo immobile e da nugoli di mosche gigantesche. Ascolto la voce dell’altoparlante che recita il rosario delle fermate: il treno farà tappa anche a Monopoli. Lì dove sono diretto ho sentito raccontare da molti che è possibile scorgere, specialmente al mattino presto e in condizioni atmosferiche favorevoli, il profilo della costa albanese. L’Albania l’ho vista solo una volta, e da lontano, a bordo di un traghetto diretto in Grecia: un orlo incerto di terra soffocata dalla calura estiva, una cappa densa e giallastra.

  100. IO SONO FACEBOOK di Enrico Miceli

    Dunque. Io sono diventato il titolare di un’agenzia, questo forse non lo sapevi ancora, Simo. Il mio lavoro è molto semplice. Te lo spiego in due parole: ricevo una piccola parte dello stipendio mensile dei miei assistiti e in cambio la mia agenzia curerà, dopo la loro morte, il loro profilo Facebook. Quindi, malgrado la morte, potranno continuare ad avere relazioni con i loro contatti, stringere nuove amicizie, condividere informazioni e soprattutto potranno continuare a dire agli altri cosa fanno o pensano in quel momento. Un piccolo angolo d’immortalità, insomma, nulla di più. Che ti pare?
    “Bello” avresti detto, lo so, ne sono certo.
    “Già” ti rispondo.
    Insomma, ora gli spiego pure al tizio cos’è ‘st’agenzia. Gli spiego l’attività per filo e per segno e quello mi risponde che va bene, poi però aggiunge: “Sì, va be’, ma che garanzie ho però che curerete davvero il mio profilo?”
    “Abbiamo centinaia di clienti e siamo sul mercato da tanto tempo” gli dico “inoltre siamo un’agenzia seria. In ogni caso, se lo ritieni opportuno, puoi con un piccolo extra nominare una persona di fiducia che controlli per te che ci sia almeno un post al giorno sulla tua bacheca. La garanzia naturalmente è soddisfatti o rimborsati.”
    “E se muore anche la persona che nomino?”. E daje.
    “Lui potrà nominare a sua volta un sostituto e così via…” contento?
    “Affare fatto.” Mi dice.

  101. BISCOTTO di Patrizia Mintz

    Improvvisamente il vetro della finestra cominciò a vibrare forte, mentre le ante dell’armadio si spalancavano di scatto con un rumore secco di legno, oscillando convulsamente intervallate con la biancheria che fuoriusciva tonfando a terra.
    Nell’aria si fece strada un ululato sordo, come se la terra gemesse fin nel profondo. Biscotto si riscosse dal torpore intriso di paura che gli aveva pervaso il corpo.
    Si alzò sulle zampe solo per ritrovarsi scaraventato contro un muro come un filo d’erba. Si rizzò ancora una volta e prese a correre lungo il corridoio sulle cui pareti rimbalzava la luce di un’abatjour accesa in una camera da letto e le grida della sua mamma.
    Poi qualcosa sembrò schiantarsi con un suono secco, vorace di lacrime e di preghiere, mentre il pavimento sussultava violentemente.
    La luce nella camera si spense.
    In bocca e nel naso gli si fece strada una sensazione di gesso sbriciolato. Socchiuse gli occhi e puntò verso il fondo del corridoio, con il cuore che gli violentava il respiro affannoso, senza riuscire a trovare un riparo nella mente.
    Nell’aria acre si spanse come schiuma un piagnucolio sommesso, dove brillavano i toni della paura che non ha appigli cui aggrapparsi.

  102. IL FUMO MI HA SALVATO LA VITA di Gianluca Morozzi

    La bellissima ragazza che se ne stava immobile ai piedi delle scale, l’avevo registrata a malapena.
    Cioè, non esageriamo.
    Registrarla l’avevo registrata, dato che quella ragazza ai piedi delle scale era veramente ma veramente troppo bella perché un maschio eterosessuale potesse far finta di ignorarla. Semplicemente, l’avevo giudicata femmina fuori portata. Avevo distolto lo sguardo dalle sue forme perfette, dalle sue lunghissime gambe, dai suoi splendidi occhi viola, per concentrarmi sulle più abbordabili ragazzotte sovrappeso che ballavano al centro della sala.
    Sono una persona sostanzialmente pratica.
    E mentre cercavo di mandare segnali telepatici alle ragazzotte sovrappeso, nello stesso momento proiettavo obliqui fasci d’odio verso l’orrenda creatura appoggiata al bancone alla mia sinistra.
    Sebastiano Donnarumma. Professione: Odioso Scrittore. Impegnato a bere mollemente un Negroni e a studiare la ragazza dagli occhi viola col suo solito sguardo da dandy annoiato.
    Sebastiano Donnarumma.
    Conosciuto a un premio letterario. Che aveva vinto, a scapito del mio bellissimo racconto Strisciando s’impara. Il malefico bastardo.
    Dopo aver vinto, Sebastiano Donnarumma era salito sul palco con aria seccata. Lui, impegnato a salvare il mondo della letteratura, costretto a interrompere l’opera per ritirare un volgare premio letterario! Lui e la sua stereotipa giacchetta con le toppe sui gomiti!
    La giacchetta.
    Con le toppe.
    Sui gomiti.

  103. SCACCO ALLA TORRE di Enrico Pandiani

    “Mi spiace disturbarla, signor Poghossian, ma c’è di nuovo quel poliziotto.”
    La voce della segretaria aveva il tono incolore di chi annuncia per l’ennesima volta la stessa seccatura.
    “Non c’è modo di evitarlo?”
    “Sono già in anticamera.”
    “Sono?”
    “Sì, questa volta si è portato dietro un collega.”
    Gregory Poghossian posò sulla scrivania la ventiquattrore che aveva in mano e rimase a giocherellare per qualche secondo con i polsini inamidati che sporgevano dalle maniche della giacca dal taglio impeccabile. Alzò gli occhi per incontrare lo sguardo di Dalita e fece un sospiro profondo.
    “Falli passare”.
    Il sergente Muñoz e il suo collega entrarono nell’ampio ufficio facendo un cenno del capo alla giovane donna che chiuse poi la porta alle loro spalle. Lo sbirro più giovane, quello che Poghossian non conosceva, guardò come incantato il lusso che lo circondava. Era biondo, sui trent’anni e indossava un completo grigio spiegazzato e male in arnese.
    “Desolato, signor Poghossian” disse Muñoz con un sorriso piuttosto tiepido, “ma devo farle qualche altra domanda.” Indicò il collega. “Lui è il detective Jacobellis della omicidi.”
    Il giovanotto e Poghossian si scambiarono una specie di saluto.
    “Stavo uscendo, sergente” disse quest’ultimo fingendo di guardare l’orologio, “sono in ritardo per un appuntamento e francamente non ne posso più delle sue insinuazioni.”

  104. …E LIBERACI DAL MALE di Simonetta Santamaria

    Il ragazzo tirò su col naso e cercò gli occhi del prete che vagavano imbarazzati per la sagrestia in cerca di un diversivo. Li trovò e li arpionò con i suoi, lividi e profondi, non lasciandogli scampo.
    “Sono sei anni che mi tengo tutto dentro, padre. E ora che don Mimì è stato trasferito è pure peggio. Perché penso che è andato a far male altrove. Che troverà nuovi ragazzini da imbambolare con le sue chiacchiere su Gesù, le amicizie speciali-speciali, e li rovinerà come ha rovinato me e chissà chi altro… Padre, lei deve fare qualcosa. Bisogna dirlo a qualcuno. Quel prete va tolto di mezzo.”
    … come noi li rimettiamo ai nostri debitori
    Vuoto. Ansia.
    “Figliolo, non è così semplice. Come sai, noi sacerdoti siamo legati dal vincolo della confessione e non possiamo rivelare ciò che ci viene detto nel segreto…”
    Il ragazzo scattò in piedi. “Io non mi sto confessando! Io sto accusando un molestatore di bambini!”
    Un sorrisetto comparve sulla faccia lucida e grassa del prete. “Per quello potrei suggerirti di rivolgerti a organi preposti ad accogliere denunce, come polizia e carabinieri. Però pensa… la tua storia che diventa pubblica. La tua faccia, il tuo nome. Sicuramente ci sarebbe un processo. Ti darebbero in pasto alla stampa, ai media. La tua parola contro quella di un parroco finora stimato da un’intera comunità e dalla stessa Chiesa. Riflettici. Tu credi di essere all’inferno ma non sai quanto l’inferno può essere profondo, ragazzo.”

  105. BLACK OUT di Pierpaolo Turitto

    Salvatore quella notte era uscito. Usciva sempre di notte. Come un vampiro si muoveva sotto la luce artificiale. Non era a causa del suo lavoro ma del suo passato. Era nascosto, ricercato, una ricca taglia pendeva sulla sua testa. Di giorno gli occhi altrui erano tanti e più attenti, la notte si popolava di persone come lui, emarginati che al sole erano falliti o impauriti e al buio talvolta ubriachi. Aveva sentito parlare della notte bianca e aveva osato avventurandosi in mezzo a migliaia di persone, troppo euforiche dello stare insieme in tanti per accorgersi della sua presenza. Tornò a casa esausto alle tre e venti. Entrò in ascensore, scelse dalla pulsantiera la sua destinazione e attese. L’ascensore si fermò, ridusse la luce al suo interno e fece un nuovo piccolo passetto verso l’alto prima di aprire le porte. Forse per il sonno o per la stanchezza l’uomo non si accorse di nulla. Sul pianerottolo erano accese delle strane luci a neon, apparivano diverse dal solito ma solo a chi fosse stato più sveglio di Salvatore. Camminò rapidamente verso la porta di casa, aveva già le chiavi in pugno, che in corrispondenza della toppa tentarono inutilmente di entrare. Il primo pensiero fu il più stupido: qualcuno mi ha cambiato la serratura. Il secondo il più ovvio: questa non è casa mia. Si voltò di scatto verso il campanello e vide che c’era scritto 14, non 18 ma 14. Sono sceso un piano prima, ma che luce strana stasera, ma fuori è tutto buio, c’è qualche antifurto che suona, i pensieri si affollarono tutti insieme e pian piano si composero nell’avvenimento vissuto: era in corso un black-out, l’ascensore si era fermato al piano precedente. Buonanotte, si augurò dopo aver trovato la porta giusta e il letto al solito posto.

  106. MOHEK di Floriana Tursi

    Il sole non era ancora sorto il 28 gennaio quando il ragazzo varcò la soglia di casa. Le sorelle gli si erano aggrappate per baciarlo, e lui faticò molto a staccarsele di dosso e a ricacciare in gola le lacrime. Sabri gli tese la mano per tirarlo su un vecchio camion, e si trovò insieme a tanti ragazzi, come non avrebbe pensato potesse contenerne il piccolo Renault. Alcuni gli sembravano proprio bambini e non poteva credere che tutto fosse cominciato così in fretta, che la storia l’avrebbero fatta quei bambini, insieme con lui. Sentiva uno strano sollievo per aver avuto la forza di scegliere, e guardare le bandiere del suo paese tenute alte dai suoi compagni lo rendeva fiero. Sentiva un dolore acuto, quel dolore che fanno la paura e il distacco ad un giovane di vent’anni. Appena arrivati in periferia di Tunisi, scesero tutti dal camion. Si sentivano spari. Mohek non aveva mai sentito sparare prima e si voltò rapido a controllare che Sabri fosse vicino a lui, ma subito uno, due lacrimogeni fecero nebbia intorno a loro. Li sparavano ad altezza uomo. Scapparono in tutte le direzioni. Lui fece in tempo a seguire la maglietta rossa dell’amico e a corrergli dietro. Gli bruciavano gli occhi e il cuore sembrava volesse uscirgli dal petto. Erano in mezzo a una piazza, bisognava trovare un riparo in fretta.

  107. E con Floriana Tursi il quadro è completo. Spero che l’invito alla lettura sia tanto stimolante da convincervi ad acquistare l’antologia che, mi permetto di ripeterlo, è ordinabile con una semplice e-mail all’indirizzo
    historicaordini@libero.it

    I ragazzi del progetto “Al lavoro” dell’A.V.S.I. ve ne saranno grati 🙂

  108. Cara Laura, grazie anche a te per la tua risposta e per aver inserito gli incipit dei restanti racconti dell’antologia. Chi ci ha seguito in questa discussione ha avuto modo di assaggiare il volume “Cronache di inizio millennio” in maniera completa.

  109. Grazie, dunque, ha tutti coloro che hanno partecipato al dibattito (che comunque rimane aperto per ulteriori eventuali spunti… o per chi volesse provare a fornire risposte alle domande del post).
    A tutti voi una buona domenica sera e buon inizio settimana.

  110. Intervengo in questa discussione con un po’ di ritardo. Però ci tengo lo stesso a provare a rispondere alle domande proposte.

  111. Che cosa rimane del decennio che ci stiamo lasciando alle spalle?
    Rimangono le speranze, purtroppo a volte disattese, che fosse l’inizio di una nuova era. Invece tutti i problemi dell’umanità rimangono irrisolti.

  112. Qual è l’evento “caratterizzante” degli anni 2001-2011?
    Su tutto si erge inevitabilmente il crollo delle Torri gemelle, da qui anche la foto principale nella copertina del libro. Inevitabile, appunto.

  113. Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)

    Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?

    E come si differenzia il decennio che si sta per concludere da quelli che lo hanno preceduto?

  114. Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)
    1. Torri gemelle
    2. Tsunami
    3. G8 di Genova
    4. Social network
    mi fermo qui

  115. Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?
    Non lo so. Qualcuno ha pralato del progressivo prevalere della finanza sull’economia internazionale. Credo che questo problema meriti di essere considerato con più attenzione, anche se non risponde a una data specifica, ad un evento perfettamente individuabile.

  116. E come si differenzia il decennio che si sta per concludere da quelli che lo hanno preceduto?
    Un decennio molto più veloce, rispetto a quelli precedenti. Intenso. Sembra ieri, il suo inizio. Ma è come se fossero passati cinquant’anni.

  117. Grave dimenticanza. Dimenticavo di fare auguri e complimenti alle curatrici del libro, agli autori ed all’editore. Lo faccio adesso.
    Lodevole lo scopo benefico.
    Bravi!

  118. Congratulazioni per il libro a tutti gli autori partecipanti. Molto intriganti gli incipit letti, Magistrale la prefazione di Sinibaldi.
    Complimenti per la scelta dello scopo benefico.

  119. @ Laura Costantini
    Il libro è chiuso. Ma se ancora non fosse andato alle stampe, avresti contemplato in antologia anche un racconto sui recenti fattacci di Roma?

  120. Caro Filippo, credo che i fatti di Roma meriterebbero senz’altro di essere raccontati in chiave narrativa come e’ stato fatto in questa antologia.
    Pero’ forse sono ancora troppo recenti. Bisognerebbe metabolizzarli un po’ prima di scriverne.
    Questa, almeno, e’ la mia idea.

  121. Ribadisco che quella sopra espressa e’ la mia idea e che non voglio mica sostituirmi a Laura Costantini.

  122. Caro Massimo,tema veramente interessante anche per un’autoriflessione sul nostro modo di essere e di desiderare. Ma per rispondere con un titolo da dare agli eventi che ci stanno mutando ci vorrebbe uno studio particolare. Così per primo impatto dico che l’evento o meglio il fenomeno che ha cambiato il mondo e noi stessi è il nomadismo, sia sul piano concreto sia su quello tecnologico e multimediale poichè sul piano dell’informazione e su quello della comunicazione ha costretto ad un mondo di relazioni culturali impensabili fino ad ieri.. Le guerre ci sono sempre state, e la storia è piena di atti di pirateria, ma quello che causato la tecnologia oggi in piccola parte l’ha causato soltanto Guttemberg.
    Per me i veri mutamenti sono quelli causati dal cervello umano l’unico che può cambiare se stesso , la società, i rapporti, le aspettative. Infatti tutto questo ha cambiato il mondo del lavoro la struttura abitativa, il tempo e lo spazio di vita.Ci sono due mondi che convivono: quello reale in cui ti incontri con un altro essere umano sbucato da un punto della terra che fino ad ieri ignoravi e quello virtuale entro cui, se conosci le regole,convivi, condividi con altri la tua esistenza che diventa anch’essa virtuale. Il problema l’impegno scaturisce dalla fatica di conciliare questi due mondi. E l’uomo di oggi si trova in questo impatto economico, politico, sociale su cui deve strutturare il suo progetto di vita.. Stiamo costruendo le infrastrutture che ci permetteranno la sintesi tra una realtà territoriale ed una mondiale ma siccome la storia presente è in continuo divenire la costruzione delle infrastrutture sarà anch’essa un lavoro a tempo indeterminato per cui quello che spendiamo per gente che vive nell’agorà istituzionale è tutto lavoro e denaro persi, considerato anche il fatto che la politica entra anch’essa in una dinamica di tempo complessa ed ha bisogno di giovani menti. Dobbiamo attraversare mondi e coscienze, saperi e culture , caste e ceti e per questo ci vogliono qualità umane e competenze varie che soltanto i giovani possono acquisire perchè l’incontro non si trasformi in “Scontro di civiltà” come diceva qualche anno fa Huntington.

  123. Trovo molto stimolante il post di Mela Mondi. Mi rifaccio alla sua ultima frase e dico : speriamo che i giovani possano trovare spazio. In questo momento sono proprio tagliati fuori da tutto.

  124. Ecco, un altro elemento per i racconti, anche se non risponde ad un evento specifico, e’ il disagio giovanile. Un disagio palpabile, a 360 gradi.

  125. @Filippo: Si’, avrei voluto inserire, se fosse stato possibile, un racconto su quanto accaduto a Roma sabato scorso. E forse avrei voluto scriverlo io stessa. Il che non vuol dire che ne sarei stata in grado perche’, come osserva giustamente Leo, le cose e’ meglio lasciarle decantare piuttosto che scrivere sull’impulso del momento. Io avrei scritto che sapevo quello che sarebbe accaduto, che tutti lo sapevano. Soprattutto che lo sapevano coloro che avrebbero dovuto vigilare perche’ non si ripetesse quanto avvenuto (non lo dimentichiamo) gia’ a dicembre dello scorso anno. Roma messa a ferro e fuoco, anche in quell’occasione. Avrei scritto dell’orrore negli occhi di chi voleva manifestare pacificamente. Della paura di chi si e’ sentito investire da getti d’acqua ad alta pressione, sparati verso chi non vestiva di nero e alzava le mani per dimostrare di non essere armato. Del pianto di chi ha capito in quei momenti che, ancora una volta, avevano vinto. Avevano vinto quelli che non vogliono che le cose cambino. E non erano vestiti di nero, quelli che lo avevano deciso a tavolino. Non indossavano caschi e non erano in strada. Vedi, Filippo, forse e’ meglio che l’antologia sia chiusa e, soprattutto, che io non abbia scritto proprio nulla.

  126. Infatti, Laura. Sempre meglio far decantare. In un caso come questo, poi, non e’ ancora chiaro come ciò che e’ accaduto sia potuto accadere. Condivido il tuo punto di vista

  127. Certo se continuo ad insistere sulla migrazione posso correre il rischio di essere sospettata di razzismo da coloro che non mi conoscono. Ma invito a pensare a Lampedusa….. che non è un evento-fenomeno soltanto italiano ma mondiale . Basti pensare ai profughi dal Messico, dal Guatemala. Insisto perchè è in questo evento che diventa un fenomeno, anche se antico, che il mondo occidentale ha cambiato volto. Non saranno certo i black-bloc o lo sunami che ci permettono e in certo qual modo ci obbligano a “pensare” a partire dall’esperienza di tutti i popoli, dalla coscienza del concreto che si è rivelata logica come le costruzioni metafisiche delle culture europee. Davanti a questo sunami migratorio,è venuto fuori il cuore dell’uomo civilizzato,, razionale e cartesiano, la sua alienazione.Nel 1971 l’UNESCO cominciava a preoccuparsi della perdita di autenticità ed invitava i popoli a difendersi per evitare di cadere nella somiglianza delle une alle altre perchè si potrebbero tradurre in un impoverimento culturale per tutti. Secondo me il secondo decennio degli anni duemila si deve confrontare con questo problema: la cultura o le culture?. La relazione o le relazioni? L’identità o le identità? Omologazione o diversità? Ed i pericoli sono tanti perchè l’umanità per restare tale ha bisogno della diversità.

  128. Cara Mela, come discutevamo più sopra quello delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo (con quel che riguarda, particolarmente, il nostro paese) è un fenomeno “epocale” dalle tante sfaccettature che non è ancora stato adeguatamente preso in considerazione. E non solo dall’Italia, direi. È un problema che riguarda un po’ tutti i paesi…
    Grazie mille per il tuo intervento.

  129. E perché, dello scandalo della pedofilia nella Chiesa ne vogliamo parlare?
    E’ chiaro che se abbiamo scelto un argomento in particolare era perché lo ritenevamo importante, quindi spezzo una lancetta in favore del tema da me scelto.
    Molti hanno parlato delle Torri Gemelle. Ma cosa non è stato detto in proposito? Sulle Torri ci sono morte circa 2.800 persone: ma quanti ragazzini sono morti, dentro e fuori, e quanti ne moriranno ancora per colpa di qualche prete degenerato? La strage non è ancora finita, la conta potrebbe proseguire all’infinito. E’ una cosa orrenda che ci tocca da vicino in quanto cattolici per tradizione, in quanto esseri umani senzienti e con una coscienza.
    Raccapricciante.
    Non ritenete il fenomeno all’altezza di un posto tra gli avvenimenti che hanno segnato questo decennio? Non pensate che, forse, tra le Torri e Facebook ci potrebbe ben stare?

  130. altroché se e’ un argomento importante. io pero’ allergherei il problema anche ai casi di pedofilia all’interno delle famiglie, che mi sembra altrettanto agghiacciante. in entrambe le fattispecie, molti casi sono venuti fuori solo adesso. prima regnava il silenzio assoluto: un coperchio sul vaso di Pandora

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