Novembre 19, 2024

28 thoughts on “DALLA PARTE DEL TORTO di Elisabetta Bucciarelli

  1. Oops, dimenticavo di segnalarvi che – naturalmente – l’autrice del libro parteciperà al dibattito e che da domani sarà a vostra disposizione per eventuali domande, curiosità, ecc.
    Buonanotte!

  2. pare davvero molto interessante. complimenti all’autrice.
    credo proprio che sarà il mio libro dell’estate.

  3. dimenticavo……
    per rino: “mi sembra un libro da assaporare all’ombra di un pino”.
    D’accordissimo, ma non all’interno di un parco comunale! (l’umorismo di massimo maugeri è contagioso).

  4. Grazie Massimo per le tue parole e per lo spazio (tantissimo!) che hai dedicato al mio lavoro. Voglio molto bene a questo libro, perchè se nel primo proponevo timidamente il mio personaggio e la scrittura che lo racconta, in questo (nel bene e nel male) mi scopro e proseguo la mia ricerca apertamente. Per me la scrittura è sempre una grande sfida e soprattutto una scoperta continua. Soprattutto quando libro non è più mio e diventa del lettore.
    Ringrazio per la fiducia Rino e Gennaro e aspetto i loro commenti post lettura.
    Per ora ti/vi auguro una buona giornata, ti ringrazio ancora per le tue parole e rimango in attento ascolto.
    Elisabetta

  5. è un romanzo potentissimo, per l’intreccio e per la definizione della protagonista detective. Una figura di donna a tutto tondo. Da leggere, senza alcun dubbio. Il genere del giallo è un grande rivelatore sociale di questi tempi e in Dalla parte del torto c’è una Milano raccontata con attenzione e rispetto.

  6. Elisabetta ha una forza vitale che la porterà lontano. i vari piani che s’intrecciano, nella sua scrittura, ne fanno una miscela esplosiva che sembra voler sgusciare fuori dalla pagina e scuoterti, come accade per ogni vera opera d’arte.

  7. Proprio una bella scrittura! Confesso che mi ero introdotto tra le prime righe con un certo scetticismo, oddio il solito ispettore ho pensato…. Ma questa volta è un ispettore donna quindi il mio disincanto latino ha pulsato qualche attimo di smarrimento. Poi Milano, la città in cui abito, il parco Forlanini che ha custodito silenziosamente le mie bigiate scolastiche e le sempiterne partite di pallone. Mi sono piaciute quelle metafore introdotte nel laghetto, ancora più gigantesche delle carpe che ci vivono. Per altro metafore raccolte anche da altri stimati autori in quel pozzo di Vermicino. Ma qui c’è il cadavere di una donna a fare da sfondo ad una Milano, che non troppo lontano da lì custodisce nella resa maestà al suo cemento, tutte le sue storie, tutti i suoi delitti a cui l’ispettore Vergani sicuramente presto o tardi proverà a dare altre risposte. Complimenti a Massimo per la felice scelta. Ciao!

  8. ho letto il libro e ho scritto una recensione che uscirà su stilos, a giorni.
    è un romanzo coraggioso, soprattutto da un punto di vista linguistico. perché è un anello di congiunzione tra linguaggio elegante, letterario, e linguaggio nuovo, della comunicazione (mi rifaccio a una definizione di Consolo).
    come giallo, Dalla parte del torto è, a mio avviso, un giallo anomalo. Non è a imitazione del vero. Milano e la questura e la vita in questura sono dei pretesti. C’è, in primo piano, una donna, forte e fragile, che conquista il lettore lentamente. E poi c’è – punto focale – il tema del sesso perverso abbinato alla società dell’usa e getta. Quando si dice che un giallo fa anche della denuncia sociale si rischia. Qui la denuncia c’è. E io rischio.
    buona giornata

  9. Elisabetta Bucciarelli è autrice di cinema, teatro e televisione. Il suo primo romanzo, Happy Hour, sempre edito da Mursia, analizza i difetti della società milanese, fotografata all’ora dell’aperitivo, dedita all’apparenza e alle convenzioni sociali. In questo seconda e più matura opera narrativa i meccanismo del giallo servono per raccontare una società superficiale ossessionata da marche e tendenze. Dalla parte del torto è un giallo scritto con un linguaggio originale che scava nello slang e tra i modi di dire di una metropoli rappresentata in tutta la sua inutile mondanità. La copertina del volume si presenta con un colore giallo intenso e mostra una foto inquietante di un paesaggio lacustre e nebbioso. Attira il lettore esperto di gialli e misteri, avvisa che si tratta di una crime story e l’appassionato del genere sa che all’interno troverà omicidi e indagini. Una giovane donna viene trovata morta al Parco Forlanini, un’altra al Sempione, la terza ai giardini pubblici di Porta Venezia. La firma sembra la stessa e l’incubo del serial killer tormenta i milanesi, ma la faccenda si complica perché vittime e sospettati hanno una doppia vita e non è facile distinguere il male dal bene. La storia si snoda nell’ambiente della buona società milanese, tra genitori separati e annoiati, famiglie disgregate, ricerca di un’introvabile felicità e pratiche sessuali estreme. Indaga sugli omicidi l’ispettore Maria Dolores Vergani, ex psicologa sospesa dall’albo, insieme a una squadra composta da un pittore, un musicista, una copy writer e un fotografo di moda. I personaggi e le vicende sono portati all’estremo, la realtà è deformata fino ai limiti dell’inverosimile, ma pare specchio fedele di quello che ci circonda. A mio parere è un giallo ben scritto e avvincente, ma presenta pure tutti i requisiti del romanzo sociale che racconta la vita di una metropoli e di una classe sociale dedita al vizio.
    Ho apprezzato molto certe descrizioni liriche di Milano.
    Tutti i cieli azzurri sono uguali. Ogni cielo grigio è grigio a suo modo. Milano è di piombo. D’inverno non si distingue l’orizzonte dallo skyline. Canna di fucile che entra nell’antracite, vira al cemento grattacielo e all’argento del ferro, per finire nel madreperlaceo delle pozze d’acqua. Grigio opaco di sera. Periferici, rarefatti, scialli di nebbia a soffundere i profili delle cose, delle case e delle ultime cascine sparse, ammorbidiscono angoli e smussano certezze.
    Niente male. E si potrebbe continuare.
    L’azione del romanzo procede con un ottimo uso del dialogo, i personaggi sono ben delineati, la trama è degna del miglior thriller d’oltreoceano e la lunghezza è quella giusta.
    Non amo il giallo. Non sopporto più i noir. Non ho mai letto un thriller in vita mia. Vorrei che gli editori pubblicassero anche altro…
    Tutto vero, però in questo giallo c’è qualcosa che altri non hanno e a tratti fa piacere assaporare pagine di buona letteratura.

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  10. Ho letto le prime pagine on line.
    Bellissime, Elisabetta!
    La scena finale del bambino e della donna morta (non dico altro per non guastare la sorpresa a chi leggerà) mi ha fatto venire la pelle d’oca. Sei davvero brava.
    E Massimo è una garanzia, perché ci propone sempre opere di altissima qualità.
    Grazie a entrambi.
    Smile.

  11. Almeno a giudicare dalle prime pagine sembrerebbe un libro scritto da un “maniaco” delle descrizioni con un eccelelnte uso della lingua italiana, ma soprattutto una scelta accurata e mai ridondante di aggettivi. Il problema è, mia cara Elisabetta, che alla Feltrinelli di Bari non è ancora uscito…

  12. Thanks per i vostri contributi!

    @ Remo Bassini:
    leggeremo la tua recensione su Stilos (e grazie per avermi linkato dal tuo blog)

    @ Gordiano Lupi:
    Ottima recensione la tua… hai fatto bene a postarla!

    Un saluto a tutti

  13. Un bellissimo libro. Appassionante come un film, magico come uno spettacolo teatrale. Mi sono riconosciuta in tutti i personaggi, bravi e cattivi. Elisabetta ha la capacità di amare ogni personaggio, di mettere in risalto sentimenti, dubbi, paure, di scavare nell’animo.
    Avvincente la storia, incalzante lo stile, bellissimi i personaggi.
    Antonella

  14. Il romanzo ancora non l’ho letto ma, dall’anticipazione, sembra furbo e di successo. Gli ingredienti graditi ai viventi (quanto?) di oggi ci sono, compresi i topi alla Indiana Jones, i ragazzini (che gli USA impongono in ogni film, insieme al personaggio nero) e i valori transvalutati, per cui si va a far sosta volentieri al Ristorante La Crosta e all’Hotel Lo Squalo (a Torino!). Non manca, infine, il sesso ‘estremo’ (parola di richiamo) di fronte al quale mi confesso ignorante e superato, ritenendo, forse a torto, di non essere molto diverso da un cane. Ma questa è solo una considerazione personale e non diretta alla scrittrice,: alla quale vorrei solo chiedere conferma che ‘soffundere’ sia un errore di stampa.Se è giusto che il linguaggio sia connaturato da personalità (belli ecocidio e zanzarare)mi sembra inutile la storpiatura o la ridondanza (le ginocchia sbucciate in una frase già pregnante). Complimenti per fantasia e ritmo e mi scuso per la pedanteria.
    Catilina.

  15. Ricorda un po’ «Il maestro di nodi» di Carlotto, ma forse lo supera se non in qualità nella resa icastica questo noir di Elisabetta Bucciarelli. Spingendo il sesso e le sue depravazioni oltre: oltre le penetrazioni di ogni genere, oltre il sesso anale, orale, oltre il fetish e il sadomaso. Oltre: cioè dentro la mente, è lei la grande penetrata. Morire di desiderio: con l’orgasmo che diventa forte e folle e incontrollabile perché, appunto, si consuma solo lì, nel pensiero: desiderando.
    «Dalla parte del torto», secondo giallo della Bucciarelli pubblicato da Mursia, ha un pregio che è anche il suo maggior difetto: ti conquista leggendolo, non subito. Subito certo, c’è il delitto, c’è l’ispettrice Dolores Vergani (creata dall’autrice nel suo libro d’esordio, sempre Mursia, «Happy Hour»), c’è il mistero. E c’è, anche, un linguaggio anomalo. Occorre chiarezza, su questo, La Bucciarelli scrive bene. E’ elegante, musicale. Dosa bene gli aggettivi, rifugge dagli avverbi, escogita il gerundio dopo il virgolettato. Usa neologismi da ventenni, “minigonnata e ombelicata”, ma attinge, anche, a piene mani da un italiano elegante, “alto” (ma condito, forse, con troppi termini inglesi, anche se di uso corrente).
    Cerca insomma, e ci riesce, a fondere il linguaggio di due generazioni lontane: quella del dopoguerra con quella dei ragazzi, oggi.
    La novità stilistica si fonde dunque al tema del sesso estremo nell’alta società milanese. E poi c’è il mestiere. La Bucciarelli è abile: fa in modo che ci si innamori dell’ispettore Dolores Vergani. Che non è infallibile. Che ha bisogno di un gruppo di amici e di un’amica soprattutto, perché quel che vede, e quel che vede è “Dalla parte del torto», lei lo confronta con se stessa, con le sue fragilità, le sue debolezze di donna sfortunata in amore, la sua purezza, anche, il suo cercare di restare lontana da rumori e fragori.
    Il libro è strutturato come un giallo tradizionale ma con un pizzico di surrealismo. Elisabetta Bucciarelli, che vive e respira tutto ciò che è di Milano, di Milano conosce bene tutto ciò che sa di giallo: la nera del Corriere della Sera, la libreria di Tecla Dozio, i libri di Scerbanenco. Milano, però, è un pretesto e la squadra dell’ispettrice Dolores Vergani è bislacca, strana: sono amici suoi, artisti, che la consigliano, investigando con lei. Ne consegue che il giallo, alla fin fine, è anomalo, lontano dalla realtà ma vicino a ciò che preme maggiormente all’autrice: scandagliare l’animo umano uscendo dai soliti canoni del giallo. Ma il pàthos, quello c’è, ed è, come detto, un phàtos che monta, in crescendo e che propone quegli inconvenienti e quelle virate che il lettore di giallo scafato ama: insomma, l’imprevedibile, ma senza acrobazie, di
    r.b.

  16. Grazie. Davvero di cuore. A Massimo, a Remo, a tutti i commentatori. Voglio molto bene a questo libro e proprio per questo, ne vedo chiaramente (quasi) tutti i limiti. Lavorerò molto su alcuni miei eccessi stilistici, per esempio.
    Grazie ancora, a chi vorrà restituirmi altri pareri, quando e se avrà voglia di leggerlo.
    buon fine settimana
    Elisabetta

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