Nuovo post sulla rubrica “Giovani scrittori crescono (selezione under 30)”.
Vi propongo due racconti diversi, ma che si assomigliano.
Gli autori sono Dora Albanese (di cui ho già pubblicato due racconti qui e qui) e Germano Milite (che ha pubblicato altri suoi racconti sulla rubrica Iperspazio creativo).
Due racconti “intimisti” e introspettivi. Due racconti che presentano voci narranti alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Atmosfere diverse, ambientazioni diverse. Ma è proprio la “ricerca” ad accomunare le due storie.
E poi le panchine. In entrambi i racconti troverete panchine dove i protagonisti, a un certo punto, si siedono. Nel racconto di Dora la panchina è di pietra; in quello di Germano – invece – è di marmo.
La duplice comparsa dell’elemento panchina è puramente casuale. Eppure mi sembra che abbia una sua significatività. Per questo ho deciso di intitolare questo post: “Due racconti da panchina.”
Vi invito a leggerli e a commentarli, interagendo con i due giovani autori.
Buona lettura.
Massimo Maugeri
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I LUMI SPENTI DI PIAZZA NAVONA
di Dora Albanese
“L’anima mia, uno strumento a corde,
canta toccata dall’invisibile
una canzone di gondoliere,
trepida di colori e beatitudine.
C’era qualcuno forse – ad ascoltarla?…”
Nietzsche, Le poesie
“… questa giovinezza tanto vantata
il più delle volte mi appare come un’epoca ancora rozza della nostra esistenza,
un’età opaca e informe,
malsicura e fuggevole .”
Yourcenar, Memorie di Adriano
Ho camminato a piazza Navona da sola questa sera, stretta nel mio paltò doppiopetto beige. E’ la prima volta dopo tanti anni che torno qui, sola. E’ così cambiata da allora, così buia e vuota, che quasi m’intenerisce lei, invecchiata e stanca e pure ancora calpestata da piedi e da carrozze.
E come il volto di una donna vecchia che getta i trucchi nel gabinetto, rassegnata alla perduta giovinezza, anche lei cessa d’indossare i trucchi che sono i lampioni, e non gli accenderà questa sera e chissà per quante altre sere ancora. Nel cielo volano come brevi fuochi d’artificio le stelline colorate degli ambulanti pachistani, corteggiatori giullari di donne e bambini.
Il mio sguardo come anche la mia memoria, difficilmente sostengono questo cielo romano lasciato spento, indi nero. Il buio anima le mura curve della chiesa, che sembra si inchinino ai piedi di chi passa, indi anche ai miei; e suggestionata piego il capo sul petto, mentre i ricordi mi riempiono gli occhi.
Entra nelle mie narici, come l’avessi ancora al mio fianco, il profumo di tabacco secco della pipa di Giorgio; e il cuore mi duole quando volto la testa e cerco il suo corpo con ancora addosso il paltò doppiopetto beige che adesso riscalda me. Lo cerco disperatamente, credendo ancora alle favole, ma ovviamente non lo trovo e non lo troverò mai più, non vedrò mai più questo paltò addosso a chi condivise con me il suo passeggio, sempre stretto al mio fianco; anche la mia ombra sembra avverta l’assenza di Giorgio: è forse per questo che adesso sul muro si torce.
Un capogiro mi stordisce un istante mentre vengo trascinata dal vorticoso sentimento nostalgico che si prende cura di me ora che sono sola.
Respiro savia il suo ricordo e mi cingo il busto con le mani, come avrebbe fatto lui stringendomi al petto, poi nascondo il mento in gola, e mentre cammino cerco con lievi movimenti oscillatori del capo, di accomodarlo il meglio possibile; come una gallina che si accovaccia nel suo nido: è una danza disperata la mia.
Oh, inconsolabile malinconia che circoli nelle vene come fossi sangue malato, liberami dal peso di questi ricordi che tanto mi lasciano in pena.
L’aria statica sembra ascolti il demone della malinconia che si gioca di me: per questa ragione è ferma di fronte alla mia danza.
Non basterà tutta la vita per accettare la sua scomparsa, non basterà il suo ricordo a consolarmi: lo rivorrei e null’altro poi potrebbe gioirmi.
Rivorrei indietro il suo modo di pronunciarmi al mattino e la sua urgenza di amarmi.
“Ludo’ Ludo’ Ludovica, amore mio” ecco, diceva proprio così caro Lettore; con un lieve accento spagnolo ereditato dal padre, chinava le labbra sulle mie, carezzandole dolcemente, e con ancora la bocca impastata dalla notte – non temevamo il confronto, ci amavamo senza freni – la apriva al bacio, e io senza alcun indugio facevo lo stesso, gustando così ognuno il sapore dell’altro.
E certamente con un bacio salutava i miei occhi e con una mano i miei capelli, accomodandoli con le dita dal disordine della notte.
– Quanto l’ho amato – penso mentre mi siedo su una panchina di pietra, e penso pure che questa solitudine mi ammazza ogni giorno più fortemente. Mentre con una mano mi levo dagl’occhi il pianto fatto, con l’altra cerco – frugando nella borsa e scompigliando ogni cosa, com’avendo in corpo la stessa ansietà di un ladro, come fossi estranea delle mie stesse cose – cerco l’accendino e una Cartier, la tiro fuori dalla borsa tenendola già tra l’indice e il medio, poi l’accendo senza portarla alla bocca e subito prende vita: ho così la certezza che l’aria ha ripreso a muoversi.
Avevo quindici anni e una zingara alla stazione Tiburtina, trattenendomi con un sorriso dorato, chiese di potermi leggere la mano; feci finta di niente, ero troppo piccola, non avevo soldi a sufficienza e forse ella mi avrebbe solamente derubata. Non so perché mi ritorna in mente dopo tanti anni, non so perché caro Lettore mi ritorna in mente quel sorriso dorato e quella verità che la mia mano trattiene ancora adesso che la guardo, è come quando si volge lo sguardo al cielo ricordandosi di Dio.
Poco distante da me c’è un’altra panchina resa opaca dall’umidità. Due ragazzi ci si siedono sopra non badando a quel leggero strato di bagnato. Certo, queste accortezze non si hanno a sedici anni, perché è di quell’ età che si tratta caro Lettore, sono i loro zaini che me ne danno conferma: sempre presenti, mai fuori luogo, consumati e scarabocchiati, abbelliti da ciondoli e da sonagli. Si baciano nell’ombra di questa piazza ammalata, con i busti uniti e le gambe incrociate, imitando un amplesso che presto arriverà, magari quando lei sarà diventata maggiorenne. E’ bello pensare che per adesso si stanno solo immaginando nel gesto d’amore; e mentre lei, più piccola e dolce si contenta di essere pensata, lui di qualche anno più maturo, si diverte a fantasticare le labbra della sua giovane amica schiuse al godimento quando per la prima volta lo troveranno dentro.
– Mi piacerebbe avere un po’ del loro tempo.
Un violino e un’armonica suonano accompagnati dalle corde di una chitarra pizzicate come fossero teneri polpacci di fanciulla.
Il ragazzo che le fa vibrare ha la pelle colorata di nero, ed è così bello anche se la notte gli maschera il volto, che resto a guardarlo mentre lui indifferente continua ad amare quella donna-chitarra e a carezzarle il ventre col plettro, non alzando mai lo sguardo.
Lo guardo, provando ad accettare un’altra bellezza maschile, provando a emozionarmi ancora.
Capisco dopo poco che sono gli altri due strumenti – il violino e l’armonica – ad accompagnare le corde della chitarra. Il bel ragazzo suona una musica d’addio e canta graffiando la voce. Il mio corpo… una sensazione strana lo pervade, sarà forse il risveglio di chi abita in me: una dama dell’Ottocento, o forse un principe azzurro rimasto ancora rana.
Ecco, è di tristezza che sto parlando; essa si sveglia e si attorciglia al cuore come una serpe a contatto con la voce rauca del bel ragazzo che canta la sua vita, e che non chiede nulla: né spiccioli né pane, solo la possibilità di rivolgere il suo canto profondo al cielo e agli astri, a qualche messaggero che si nasconde tra le nuvole e che ci guarda, guarda i nostri corpi caro Lettore, banali contenitori del tempo che passa; li osserva mentre vanno avanti e indietro, girano a vuoto sempre alla ricerca dell’altro, magari di un gesto, uno qualunque, il più lontano possibile dalle proprie dimore, dai propri affetti; l’importante è che non li assuefaccia, che non li rimetta rapidamente nello scorrere quotidiano della vita.
La sigaretta finisce e la spengo premendo il filtro bruciato sulla panchina, poi la getto nel cestino verde che mi è accanto. I due ragazzi continuano a baciarsi e a guardarsi, il chitarrista gitano continua a cantare e suonare coi suoi due amici, sicuramente gitani pure loro.
Vorrei accompagnare questa melodia danzando all’aria aperta, senza vergogna; come quando ero bambina e nella terra di Calabria nel mese di agosto, mi divertivo la sera a ballare la musica di certi extracomunitari arabi.
Indossavo sempre una gonna rossa e un bustino a fiori – rossi pure loro – su uno sfondo bianco: risaltava così il mio seno acerbo e mai sfiorato, pronto a offrirsi al primo amore, come quello della ragazza che si bacia sulla panchina di fronte alla mia, e che porta addosso gli anni che portavo io allora.
Ballavo per trasgredire le regole, per far impazzire di rabbia e gelosia i miei genitori, per conquistare i sogni di certi uomini sposati. Adesso però, caro Lettore, ballerei solo per ricordare lui, diventerei una prefica danzante, getterei il pianto ai piedi e li muoverei a ritmo di rumba.
Giorgio era molto più grande di me, e mentre la mia vita stava iniziando ad affrontare la salita – la stessa che tutti, dopo aver compiuto la maggiore età si trovano ad affrontare – la sua iniziava a percorrere una lenta discesa, cosicché col tempo la sua immagine si aggravava maggiormente, perdendo i vivaci contorni maschili di cui mi ero innamorata.
Non avrei mai creduto di dover tornare in questa piazza senza di lui, eppure è successo, sono rimasta sola.
Mi aggiravo per Roma aggrappata al suo braccio, come un cieco aggrappato al suo cane, imparavo a memoria le vie, le strade, le piazze, senza ragionare, non occorreva allora che io ragionassi l’urbanistica romana, avrei camminato sempre con lui, oppure attraverso i ricordi, seguendoli fedelmente.
Mi abituai all’idea di essere in coppia, di apparecchiare per due, di raddoppiare la pasta da bollire, di stirare camicie, di attendere con ansia – sempre la stessa di un cane col suo padrone – la porta aprirsi.
Avrei voluto invecchiare con lui invece che crescere.
I due giovani innamorati stanno andando via, stretti nei loro zaini tenendosi per mano : chissà se li rincontrerò. Adesso che sono passati tanti anni da quando anch’io ero giovane, mi piacerebbe per un attimo voltare le spalle e trovare qualcosa che mi appartenne un tempo, magari un fermaglio colorato o forse degli orecchini, qualcosa insomma che mi colorasse il volto, o forse la prova che il destino lascia traccia di sé, di ciò che è stato.
– Vorrei non aver perso la strada.
Una coppia di turisti è ferma di fronte a una baracca, si fa ritrarre il volto da un’artista ambulante. Sembrano statue di cera i loro volti esposti al colore artificiale di una piccola lampadina giallo scuro attaccata da un filo rosso al tetto del piccolo riparo, e pare un faro in mezzo al mare, con i suoi bagliori sfocati.
I pachistani giullari rimettono a posto i balocchi in una sacca di corda consumata, mentre i bambini ritornano a casa con le loro madri: è l’ora di cena.
Anche le altre piccole baracche di souvenir – che illuminano leggermente la piazza anche loro con delle piccole lampadine – stanno chiudendo. Tolgono dal banchetto il Panteon e il Colosseo, imballandoli scrupolosamente, poi mettono in una sacca di tela i ritratti fatti e li conservano in un camioncino per esporli l’indomani senza neanche una grinza. E’ tutto quello che hanno: volti di stranieri ritratti in pochi secondi.
I musicisti hanno cessato di suonare, bevono una birra seduti sulle scale dell’istituto di cultura Cervantes, proprio di fronte alla mia panchina; a dividerci è solo la strada luccicante di umidità. Continuo a pensare che mi piacerebbe ballare la loro musica gitana, ma non lo faccio e mai più lo rifarò. Non ballerò mai più caro Lettore, ho capito che i ricordi devono rimanere tali, o forse solo delle perdute nostalgie.
Il ragazzo della chitarra, solo adesso sembra si sia accorto di me, indi mi guarda intensamente, come se ne avesse il diritto; e proprio adesso che mi sta guardando, già io non lo vedo più.
Decido di andare via; l’ora si è fatta tarda, e una donna non può sostare a lungo coi propri pensieri all’area aperta; tiro fuori dalla borsa – questa volta senza fatica – un’altra sigaretta, e l’accendo tenendola stretta tra le labbra; saluto la piazza carezzando la panchina fredda, stringo in vita la cinta del paltò e gettando un ultimo sguardo ai lumi spenti, mi incammino con ancora gli occhi pieni di ricordi.
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Dora Albanese è nata a Matera e ha 23 anni. Studia lettere moderne e pubblica racconti su giornali e riviste. Vive a Roma ed è già mamma di un bimbo.
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INFINITO
di Germano Milite
Un giorno di circa tre mesi fa, fui colto da un’angoscia indescrivibile. Mi sembrava di impazzire dalla voglia di evasione. Avrei avuto bisogno di un viaggio, lungo e lontano… un viaggio che, come tutti i viaggi spirituali, non sarebbe servito solo per fuggire da qualcosa o da qualcuno ma, anche e soprattutto, per effettuare una ricerca interiore che solo lontano dalle cose che conosci a menadito può riuscirti.
Non avendo però a disposizione abbastanza soldi, dovetti accontentarmi di qualcosa di molto più banale. Presi l’auto e i miei risparmi e mi fiondai in un negozio di articoli sportivi… con 80 euro acquistai un bel paio di pattini in linea. Quel giorno pioveva ma non mi scoraggiai: li misi ai piedi e pattinai per circa due ore, senza avere idea di dove andare e senza curarmi della pioggia che in breve mi aveva infradiciato i vestiti, né degli sguardi un po’ straniti delle persone o del fatto che potessi prendermi una polmonite.
La prima cosa che potreste pensare è: vabè, bravo il pirla; alla fine volevi riprodurre la classica scena da film dove lui, solo e con il cuore a pezzi, se ne va passeggiando sotto la pioggia impietosa. Immagine trita e ritrita, utilizzata in migliaia di romanzi e di pellicole che parlano di storie d’amore finite male. Ammetto che, all’epoca, avevo l’animo straziato da una lei, la classica lei che ferisce i tuoi sentimenti, che ti abbandona e che ti dice, fredda come il ghiaccio, dopo aver condiviso con te un oceano di emozioni: “Mi dispiace, non ti amo più”. Tuttavia, quella mia pattinata “under the rain”, non rappresentò un modo per rendere cinematograficamente scontata la pena d’amore di un ragazzo sentimentale e ancora innamorato.
Quel gesto servì a farmi sentire libero; libero dal tempo, dall’ombrello, dal giorno e dalla notte, dalle prediche dei miei, dai consigli degli amici, dagli esami all’università e dalla voglia di non prendermi la polmonite. Quell’episodio, rappresentò l’appagamento del mio bisogno di tensione verso l’infinito. Ero arrivato a sentirmi così schiacciato dalle dimensioni spazio-temporali, da aver bisogno di spaccarle e di illudermi, almeno per un po’, che non esistessero.
Pensavo agli orologi, ai calendari, alle batterie che si scaricavano, ai pacchetti di gomme che finivano, al serbatoio della mia moto che si svuotava, alle date degli esami che si avvicinavano, al ciclo lunare, al petrolio che si stava esaurendo; persino all’aria che respiravo e mi sentivo così schiavo del tempo, delle cose che finivano e della vita stessa che mi sembrava sul serio di andar fuori di testa. Del resto il tempo nessuno lo può fermare, il tempo passa dall’inizio dei tempi… e allora?! Perché, all’improvviso, vedevo me e il mondo così schiavi delle scadenze?!
In particolare mi angosciavano le batterie che si scaricavano e il continuo bisogno di ricaricarle; il ciclo infinito carica/scarica mi inquietava in maniera indicibile. La batteria del cellulare si esauriva in un giorno, quella del mio lettore mp3 durava al massimo 2 ore; per non parlare di quella della macchina fotografica digitale… e poi quella dello spazzolino elettrico, del cordless. Io stesso, mi sentivo come una batteria e avevo l’impressione che il mondo mi stesse consumando, o meglio, scaricando.
Solo che, una volta finita la mia carica, non potevo attaccarmi a nessun trasformatore e ricominciare da zero…una volta finita l’energia sarei stato out, per sempre. E avrei voluto urlare ai passanti: “Fermatevi; fermatevi cazzo… risparmiate energie, sentite la pioggia, sedevi e non correte, godetevi il mondo, imparate a sentirlo; a viverlo e non a consumarlo”. Ma chi avrebbe dato retta ad un disperato bagnato fino al midollo con un paio di pattini ai piedi?! Non mi restava che godermi la pioggia, donandole i miei vestiti, la mia testa fradicia e tutto il mio corpo come luoghi di schianto. Sentivo di dover essere solidale con lei, visto che, i miei simili, facevano di tutto per scansarla. In effetti, da quando avevo smesso di girovagare e mi ero seduto su di una panchina di marmo, non facevo altro che pensare a quanto dovessero sentirsi sole le gocce d’acqua che scendono dal cielo: scaricate dalle nuvole ed evitate dagli esseri umani… nemmeno fossero schizzi di acido muriatico.
Così chiusi gli occhi, per sentire solo il rumore dell’acqua che veniva giù dall’alto, sempre più vogliosa di inondarmi di scrosciante affetto e mi parve, per qualche istante, di riuscire ad afferrare l’infinito e di avere davanti a me altri mille anni da vivere, confortato dalle lacrime del cielo e con il passo alleggerito dalle rotelle di un paio di pattini.
Su quella panchina, d’un tratto, il mondo mi sembrò incredibilmente semplice, elementare e insieme inspiegabile, proprio come il senso di infinito di cui avevo bisogno e che mi colpì, sparato da nuvole nere le quali, di solito, mi spingevano a ripararmi. Stille di infinito mi colpivano di continuo, senza sosta e mi ricaricavano. Poi aprii gli occhi e rividi il mondo così com’era: uomini con gli sguardi spenti nelle auto, donne che tiravano sfinite i loro pargoli urlanti, una coppia di amanti che si baciava, sotto un portone e io che, all’improvviso, mi sentivo un povero matto schiavo dei suoi viaggi onirici. L’auto era lontana dal punto in cui mi ero fermato e, la cosa, adesso, mi preoccupava non poco. Mi sentivo i piedi stanchi e il freddo dei vestiti bagnati sulla pelle; poi guardai l’orologio e, in quel preciso momento, realizzai che ero tornato nel mondo reale, nel mondo finito… nel mondo dove, chi resta immobile su di una panchina a prendersi la pioggia, si prende anche una polmonite e in cui, chi non guarda costantemente l’orologio, arriva in ritardo.
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Germano Milite ha 21 anni e studia Scienze Politiche Dell’Amministrazione. Lavora come giornalista praticante per la Julichannel (canale 921 di Sky) e scrive articoli sul sito di redazione. Gestisce un blog.
Ripeto, due racconti diversi eppure simili.
Leggeteli e se potete… interagite con i due nostri giovani autori.
Magari potreste stamparli e leggerli suuna panchina.
Perchè no?
Di pietra o di marmo?
Scegliete voi.
Secondo me andrebbe bene anche di legno o di metallo.
Dimenticavo… in bocca al lupo ai nostri due autori.
@Massimo. Me cala la palpebra, come direbbero i due messicani dello spot del tè…giornata campale, oggi. Giornata, però, illuminata dall’ospitalità che hai deciso di donarmi sul tuo meraviglioso blog. Ho letto solo a metà il racconto di Dora poi, data la stanchezza degli occhi, ho iniziato a vederci doppio. Ci tenevo, oltre ai ringraziamenti, a chiederti un ultimo favore, in ordine al mio racconto. Nel penultimo rigo:”chi resta immobile su di una panchina a prendersi la pioggia, si prende una polmonite”…potresti, per favore, modificare l’ultima parte e scrivere:”Chi resta immobile su di una panchina a prendersi la pioggia, si prende ANCHE una polmonite. Sembra niente ma, quell’Anche, è importante^_^
Grazie ancora, di cuore, di tutto. Domattina spero che, io e Dora, avremo modo di partecipare ad un bel dibattito con gli altri frequentatori del tuo blog.
Un abbraccio e buona notte
Ge esausto ma felice
@ Germano
Ti ho accontentato.
ANCHE.
@Massimo. Wow…efficiente e fulmineo, caro Massimo. Sei un mito;)
ps ti ho mandato una mail con una richiesta per la mia incolumità fisica(leggendola capirai:-P)
Buonanotte
Ebbi un’impressione più che positiva della Dora Albanese de “I cappuccini del mare”. Aveva predisposizione a descrivere stati d’animo. Credo che fosse la genuinità la carta vicente di quel racconto, tipica di chi scrive ciò che prova.
“I lumi spenti di piazza Navona”, invece, è un’osservazione asettica di uno scorcio di Roma, dalla quale scaturiscono descrizioni oleografiche come nelle figurine di Pinelli. Sembra la prova di chi si vuole cimentare al cospetto del mondo esterno confinando l’emotività in un’area da “fogliettone” fine Ottocento.
Gli stati d’animo sembrano quelli di una fiction strappacuore che deve andare avanti a tutti i costi. Ne risente, quindi, anche il linguaggio che qui diventa involuto e ridondante. Si tende a una forma che, poi, è farraginosa e anche stucchevole. Peccato.
So che quanto sopra non risulterà affatto gradevole a Dora. Ma sono sincero. Sarei stato però ipocrita se avessi fatto del “cerchiobottismo” tirando in ballo la giovane età della scrittrice, assestandole benevoli pacche sulle spalle.
Preferisco sperare nel ritorno dei “cappuccini”. Io le brioches ce le ho sempre pronte. Per immergerle e gustarle, impregnate di scrittura autentica e sentita.
Con Germano sono ancor più in difficoltà, perché lo conosco e talvolta ci parlo.
A voce Germano è pronto e scattante come un rettile. Deciso, preciso, immediato. Continuo a credere che abbia talento. Continuo anche a credere, però, che avere 20 anni non obblighi a scrivere elucubrazioni solipsistiche e masturbatorie quando, insisto, ci sarebbe il talento per una scrittura a più ampio respiro.
Il suo racconto, invece, è come se partisse dal presupposto “e adesso vi faccio vedere chi sono”. Io credo di sapere chi sei. Sei un giovane intelligente con capacità elevate.
Il tuo problema, però, è quello di voler sempre premere sull’acceleratore senza aver prima imparato a tener fermo il volante tra le mani.
Non sei in gara con nessuno. Ne’ coi tuoi coetanei nè, tantomeno, con chi potrebbe essere tuo padre. Vuoi stupirci con effetti speciali?
Beh, allora meno seghe. Usa la tua spontaneità e la tua genuinità.
Quello che hai hai messo nel racconto è solo estetica forzata per dominare una materia che, invece, domina te.
Se fosse esplosa tutta la tua naturalezza, forse ci avresti stupito davvero. E credo tu possa farlo. Invece ci proponi un esercizio di stile che ci dovrebbe far dire “ma povero giovane, come soffre e quanto si macera!”.
Di come stai non frega un cazzo a nessuno. O meglio, non ce ne frega di saperlo in questo modo. Raccontati davvero con spontaneità. Ci vogliono più palle a mostrare il cuore che non i pettorali.
E il cuore va offerto con naturalezza e senza enfasi. Esso batte, quindi non ha bisogno amplificatori artificiali. Come le parole che hai usato in “Infinito”. Aripijate!
E’ una vecchia storia.
L’uccellino, la mucca che fa salire il livello del coprometro sopra la testa del volatile, il lupo che lo salva, ma solo per mangiarlo subito dopo averne ascoltato i ringraziamenti.
In questo caso il lupo non ha consumato il suo pasto. Vero Enrico ?
@Enrico. Ho riflettuto molto sulle tue parole e, lo sai, non credo tu abbia tutti i torti, anzi, credo tu abbia azzeccato per il 90%. Mio padre, in effetti, mi dice lo stesso quando parla della mia voglia di correre in tutto ciò che faccio e che vivo e, in generale, della mia impazienza nel realizzare ogni cosa che riguarda la mia impressione. Io non mi sento in gara con nessuno, comunque…semmai, la “gara”, la porto avanti con me stesso…non me frega se qualcuno riesce a starmi dietro o se mi supera. Io scrivo, leggo, mi coltivo e vivo per me stesso. Sul voler stupire con “effetti speciali”, non so…probabilmente hai ragione anche in questo caso ma, ti giuro, il mio stile è stato naturale, non ho ricercato le parole prima di scriverle…io scrivo proprio così, non sono io a cercare virtuosismi terminologici, sono loro che trovano me e, comunque, in questo “raccontino”, non credo ci siano esempi di estetica ricercata. Anzi, ti dirò una cosa che mi ha fatto sorridere(e che mi ha dimostrato quanto può essere diverso un parere da persona a persona): questo stesso testo, l’ho pubblicato in un altro forum e, indovina?! Un aspirante scrittore di 27 anni, mi ha detto che è troppo scarno, scritto in maniera troppo semplice, con parole poco ricercate. In generale, amico mio, io non miro a stupire te o le persone del tuo calibro, non ho la presunzione che, i miei testi, possano sul serio sorprendere o colpire “gli adulti”…scrivo pensando ad un pubblico di lettori che, più o meno, ha la mia stessa età. Non sono uno scrittore e me ne rendo conto però, i tuoi consigli, sono preziosi e mi aiutano a vedere le cose con un’ottica diversa. Proverò ad evolvere il mio stile e a “depurarlo” dagli “effetti speciali superflui”. Voler affermare se stessi a 21 anni, comunque, credo sia abbastanza normale…anche perchè, ad esser sincero, è da 3/4 anni che mi sono svegliato dal torpore adolescenziale. Il problema, credo, è quando si continua in eterno;)
Grazie per il tuo parere e per le tue sberle motivate che, per inciso, servono molto più delle pacche ipocrite sulle spalle^_^
“che riguarda la mia persona”…non impressione(come cazzo mi è uscito:Impressione?)
@Dora. A me il tuo racconto non è per niente dispiaciuto…mi è capitato di dover rileggere qualche rigo più di una volta ma,per me, non è una novità quando leggo lunghi testi attraverso uno schermo. Non l’ho trovato stucchevole o troppo “barocco” ma, in effetti, a me piace lo stile un po’ ricercato. Mi sono piaciute, in particolare, le metafore che hai utilizzato (come quella della serpe che ti avvolge il cuore) e alcuni momenti descrittivi (come quando parli della tua mano confusa e frettolosa che pesca nella borsa in cerca di una sigaretta). Inoltre, penso che non sia mai facile riuscire ad immaginare una “non più giovinezza” quando si hanno 23 anni…tu, a mio modesto avviso, ci sei riuscita in maniera discreta. Sono due testi molto diversi, i nostri, accomunati, come ha sottolineato Massimo, dalla “componente panchinaro/riflessiva”…personalmente, ho trovato sempre molto evocative e ispirative le panchine; soprattutto quelle che si trovano nelle piazze affollate…per me sono come finestre immaginative sulle vita dei passanti distratti.
Complimenti per il tuo stile (che da subito denota una maggiore maturità e padronanza rispetto al mio)
Saluti
Ge
Ciao Massimo, ciao tutti.
Io devo dire che sono molto d’accordo con quanto ha scritto Enrico Gregori. Un po’ più di “livello” il primo racconto rispetto al secondo, ma in generale non leggo la novità. Non saprei esprimerlo meglio. Ma non sento freschezza, genuinità e le intuizioni che il genere breve dovrebbe avere. Sì, però, che ultimamente sono diventato molto più critico nei confronti delle parole che mi capita di leggere.
Antonio
@Antonio. Speriamo che non sarete gli unici due a commentare e…criticare costruttivamente il nostro “lavoro”;)
@Germano: il mio è solo un parere, un punto di vista, e vale quel che vale. Sono solo diventato ipercritico io, ma quanto si legge tanto si diventa iperselettivi. Per non dire di quanto io sia diventato selettivo e intransigente con le cose che scrivo io. Strappo oramai quasi tutto, sopravvivono solo poche parole ogni giorno.
In ogni caso, ognuno segue il percorso che si è scelto, e io auguro a tutti di realizzare i propri sogni. Vedo passione in quel che fai. Quindi… buon lavoro. 🙂
@Antonio. “strappo oramai quasi tutto, sopravvivono solo poche parole ogni giorno”…queste parole avrei potuto scriverle io! Di la verità, ti sei fatto un girò nel mio cervello e le hai rubate. Il tuo parere, comunque, come tutti i pareri vale ed è prezioso. I testi che uno scrive, dovrebbero sempre essere proposti ad un ipercritico…è l’unico modo, credo, che si ha per crescere rapidamente e con consapevolezza. Immagina un ragazzino che inizia a scrivere con sistematicità a 14 anni e immagina che, sulla sua strada, incontri solo persone che gli dicono:”Bravissimo…scrivi da Dio, diventerai un grande scrittore”. Sto tipo, quasi certamente, arriverà a 20 anni e conserverà lo stile di un quattordicenne. Per questo ti ho scritto: speriamo che non sarete solo tu ed Enrico a commentare(ed eventualmente “criticare”, i nostri due testi).
Buon sabato a te
Germano, solo perchè mi preoccupo dei tuoi studi di matematica, ma siamo stati in tre a commentare. Comunque tu rispondi pure a chi cazzo ti pare.
@Evento. Hai ragione ma, lo sai, in matematica so una sega…e poi, il tuo commento, m’era proprio sfuggito. Ora l’ho letto ma…non l’ho capito:-P mi illumini?!Oggi non sono molto lucido a quanto pare:-P
Enrico è il lupo della favola, ma questa volta vi ha tirato fuori entrambi senza mangiarvi, anzi.
Non sempre vi è amico chi vi incensa e, in questo caso, vi espone. Certo non conosco quanta pressione sia stata fatta in tal senso.
In iperspazio creativo hai pubblicato delle cose interessanti.
Sul tuo blog, da me visitato e commentato (spero ricorderai perchè è importante), anche.
Infine su ibrid, dove (anche qui spero ricorderai), sei stato introdotto. Poi, però, cerca di non essere “la mucca” di te stesso.
@Evento. Come potrei non ricordare i tuoi interventi sul mio blog?!
Il rischio di essere “mucche di se stessi”, per quelli come me, c’è sempre…ho imparato a conviverci, con un po’ di “sana” incoscienza. Non ho mai avuto paura di essere “esposto” e di essere criticato…in caso contrario, non potrei fare il lavoro che faccio. Anzi, per dirla tutta, credo di essere anche abbastanza masochista in tal senso. Come trovi scritto anche sul mio profilo di libero.it, vago sul web senza bramosia di approvazione e paura di biasimo. Ovvio che, essere sommersi esclusivamente da critiche, non fa piacere a nessuno e, l’essere incensati sempre e comunque, fa perdere il contatto con la realtà e ci proietta in una percezione idealistica di noi stessi che, in quanto tale, rappresenta una distorsione di ciò che siamo realmente. Queste cose le so bene, amico mio…
Caro Massimo,
grazie per l’interesse e la fiducia che continui ad avere nei mie riguardi…
A Enrico Gregori dico: “è più semplice impregnare delle brioches che raccontare attimo dopo attimo delle emozioni… la mia non è mai una scrittura involontaria, e mi dispiace che tu l’abbia percepita in questo modo… sono alla ricerca di un linguaggio non banale e scontato, ho avvertito l’esigenza di raccontare un tratto di roma che mi ha toccato… per il cappuccino c’è sempre tempo… magari se offri tu!!!! (Scherzo)
Comunque grazie a tutti voi…
P.S.Enrico ecco cosa hai detto a Germano:
Ci vogliono più palle a mostrare il cuore che non i pettorali… ecco, appunto!!!!
Sento di averlo fatto.
Saluti cari e a prestissimo.
Massimo sei un grande
Dora
A Enrico: che male c’è a scrivere un “fogliettone” fine ottocento????
Saluti
Dora
Dora, anche a me “i cappuccini del mare” aveva fatto una impressione molto positiva. Più che di predisposizione a descrivere gli stati d’animo, come scrive Enrico, io vorrei rimarcare la “scelta” di descrivere gli stati d’animo. A mio avviso è una scelta sempre molto coraggiosa. Gli stati d’animo bisogna essere capaci di leggerli, farli propri soprattutto quando non lo sono, rielaborarli e descriverli. Ognuna di queste fasi ha delle difficoltà specifiche: visione, interiorizzazione, sublimazione, rappresentazione. Sono quattro sfide in una. E’ una scommessa che si può vincere solo se si riesce a camminare al passo dei grandi della letteratura o quanto meno in scia. Ora, io non sono nessuno, già per come mi firmo, ma credo che tu alcune di quelle sfide le abbia vinte.
Su altre, le seconde due, puoi lavorare, a mio modesto avviso, ancora un pò.
Un testo è come un figlio. Bisogna amarlo al punto da renderlo migliore di noi perchè, quando andrà da solo per il mondo, dovrà farcela con le sue sole forze, dovrà conquistare con la sua personalità e non con quella del suo autore/genitore.
Non so se ti potrà essere utile quanto ho scritto, ma, dal momento che su quelle fasi ancora lavoro tutti i giorni, sento tutta la loro difficoltà e mi sono permesso, per la tenerezza che mi ha suscitato il tuo pezzo, di condividerle con te. Ovviamente fanne ciò che ritieni più opportuno.
avevo quasi deciso di astenermi, per affetto nei confronti di massimo e perchè non godo affatto nel dover essere sgradevole.
però poi ho pensato che non sarebbe giusto nemmeno nei suoi confronti tacere. letteratitudine ha fama di sito serio, e come tale va trattato.
per quanto riguarda germano, mi ha molto colpito questa sua frase:
‘immagina un ragazzino che inizia a scrivere con sistematicità a 14 anni e immagina che, sulla sua strada, incontri solo persone che gli dicono:”Bravissimo…scrivi da Dio, diventerai un grande scrittore”. Sto tipo, quasi certamente, arriverà a 20 anni e conserverà lo stile di un quattordicenne.’
ecco, appunto.
il racconto di dora.. dopo la prima virgola tra soggetto e predicato ho dovuto combattere con me stessa per continuare. l’ho fatto. e me ne sono pentita.
io non sono uno scrittore né un critico. sono solo una persona che legge molto, e che arrivata ai cinquant’anni ha esaurito le scorte di pazienza e comprensione.
il mondo è pieno di gente che sente il bisogno di scrivere delle proprie sensazioni. da sempre. il diario è stato inventato per questo. la sua evoluzione è il blog personale, e ben venga.
e io ho capito che i tempi cambiano, che ad esempio il punto e virgola sta sparendo se non come mattoncino dell’emoticon ammiccante, ma la punteggiatura non è un’opinione. per stravolgerla bisogna prima imparare ad usarla correttamente.
non sono i vocaboli ricercati e lo stile affettato a fare uno scrittore.
e i mandala intorno al proprio ombelico non si traducono necessariamente in letteratura.
germano, cresci. dora, leggi.
le mie sono opinioni, ovviamente. non ho i titoli né l’autorevolezza per stroncare chicchessia. ma credo che le opinioni di chi legge un minimo di valore ce l’abbiano.
Penso che a 21 e 23 anni ci vuole un certo coraggio (misto all’incoscienza tipica dell’età, certo) per accettare di farsi pubblicare su un blog molto popolare e frequentato da persone diversissime per mestieri, età, esperienze, idee e letture.
Penso a 21 e 23 ci sia necessariamente molta – moltissima – strada da percorrere in termini di letture, sperimentazioni linguistica, ricerca interiore, cadute e risalite, analisi e scelta di una ‘voce propria’ univoca.
Penso che a 21 e 23 si abbia un gran bisogno di onestà, di critiche costruttive quanto tenenti conto appunto degli sforzi proporzionati all’età e alle precedenti esperienze di lettura e scrittura.
Detto questo si, c’è ancora molto da fare, c’è bisogno che questi due giovani si ‘addentrino nella foresta’, si sente da subito, secondo me, a pelle, che il linguaggio si sta ancora cercano poi gli sviluppi e il ritmo e.
Però va bene, ci sta tutto questo, a mio parere. Eccome se ci sta.
Scrivere non te lo ordina il dottore, per cui se loro lo hanno fatto avranno dei motivi, delle pulsioni, dei desideri espressivi o altro. Basta dare a entrambi il tempo di maturare, addentrarsi nei meandri, prova e come dicevo prima, cadere e rialzarsi e sudare e magari piangere, arenarsi. Apprendistato lo chiamano in altri mestieri. Che non è poi così scontato o ovvio, in molti si sentono già ‘ questo o quello’ per via di un titolo di studio o magari per ‘elezione divina’. Molto più complesso, difficile anche da vivere, è la condizione di crescita calma, che accetta l’inesperienza e piano piano la sostituisce con nuove capacità quanto errori. L’apprendistato in letteratura lo si deve volere, io lo vivo così tutt’ora, perché bisogna essere disposti ad ammettere di ‘non-essere’ in molti sensi, anche e soprattutto davanti a scritti che invece a chi scrive ‘suonano’ perfetti.
Piccolo suggerimento: provate a lasciare questi due racconti dentro il pc, non apriteli più, non leggeteli qui come altrove. Lasciateli e basta per un certo tempo (almeno un mesetto). Nel frattempo leggete, scrivete altro, proseguite il percorso. A termine scaduto riapriteli, mettetevi comodi in un momento in cui nessuno vi può disturbare per almeno quindici minuti, in silenzio. E leggeteli ad alta voce solo per voi.
Ecco.
Fatemi sapere cosa ve ne pare dopo questo piccolo ‘iter’. Cosa vi è arrivato, cos’è cambiato (se è cambiato) e dove ci sentite delle stonatura rispetto a come siete voi in quel momento, a distanza di tempo.
Sembra quasi un giochetto ridicolo.
Invece aiuta.
Quanto meno, a me serve molto (per storcere il naso e decretare ‘che porcheria’ rivolto a una storia che ricordavo diversa…)
Barbara
Volevo precisare una cosa perché leggere non è come guardarsi negli occhi, allora il mio commento delle 12.59 non voleva essere ‘un parere dall’alto’ ammesso che esista un alto e un basso per chi scrive.
Io vado per i trenta e tutt’ora mi sento apprendista in scrittura o almeno in ‘formazione’… e non c’è un percorso che garantisce l’Arrivo (a maiuscola).
Se ripenso a cosa leggevo e scrivevo tra i venti e i venticinque anni mi viene da ridere (che è sempre meglio di piangere, direbbe qualcuno) nel senso che ci sono delle ‘tappe’ diverse per ognuno ma con un loro senso compiuto (che a volte si arriva a capire a distanza di tempo). A vent’anni non avrei mai potuto scavare come tento di fare adesso e suppongo che fra qualche anno ‘riderò’ anche di quello che oggi mi sembra faticoso, doloroso e complesso.
Funziona così.
Non si nasce imparati, mi risulta (io no di sicuro).
Chiarito questo il mio commento precedente veniva dalla ‘Barbara zia’ di questi due giovani, che ha ripensato ai suoi vent’anni e avrebbe voluto ricevere determinate ‘indicazioni’ costruttive quanto utili da un punto di vista pratica.
Tutto qui.
Nessuna pretesa di ‘essere’, da parte mia.
B
a dora:
non c’è nulla di male nello scrivere fogliettoni fine 800, tranne il fatto che sono stati già scritti.
In effetti, probabilmente, fu scritto già tutto addirittura con l’Odissea. Il problema allora diventa quello di trattare temi, situazioni e sensazioni conosciuti con un tocco di massima personalità. Secondo me con “i cappuccini del mare” eri sulla strada buona. a piazza navona non so cosa ti sia successo 🙂
Intanto vi ringrazio per i vostri commenti. E mi scuso se intervengo solo adesso.
Dora decadente, Germano cybernetico.
Condivido i commenti di Enrico Gregori, punto per punto, aggiungo solo poche cose. L’accostamento dei due racconti è curioso e per certi aspetti, anche un po’ preoccupante: due giovani, un maschio e una femmina, su terreni assolutamente contrari e distanti.
Il racconto di Dora è vetusto, un amore negletto rivestito da un cappotto a doppio petto, da ripensamenti e sigarette; un modo di scrivere in cui non c’è riscontro con la sua età, e penso con le sue esperienze di vita. Scrivere di una storia, o di uno pseudo amore andato a male, non significa parlare o esprimere sentimenti. Anzi, la vita è altrove e forse al mare con caffé e cappuccini.
Il racconto di Germano diverte come un “luogo di schianto” per noi, già grandicelli (decisamente grandi per età) che non possiamo che identificarci in quella volontà di liberazione e allontanamento che un giro sui pattini, può, in qualche modo evocare, o regalarci.
Ma c’è la panchina, un inconsapevole presente, su cui ci si potrebbe incontrare.
Allora, cari Germano e Dora, perché non lasciare messaggi, proprio lì sulla panchina? Germano dice la sua, e Dora anche e chissà che dalla commistione delle vostre distanze non possa nascere un interessante dialogo !?! E noi, piccioni spettatori staremo a guardare, o ad aspettare il grano e le briciole.
🙂
Un paio di considerazioni.
La prima.
Io credo che esistano due tipi di critiche (in letteratura, come anche nella vita):
– quelle sincere e oneste
– quelle frutto di livore (se non, addirittura, di vendetta).
Ho letto i vostri commenti e credo che siamo nell’ambito della prima categoria.
Dico a Dora e a Germano di leggere con attenzione quei commenti, perché sono stati scritti da persone che conosco e di comprovata serietà.
Naturalmente si può essere d’accordo, oppure no. Ma sono convinto che le “critiche sincere” abbiamo sempre un fondo di verità. E che servano più (molto di più) degli elogi.
Naturalmente, le suddette critiche le considero rivolte anche a me… giacché sono stato io a pubblicare i due racconti.
E le accetto di buon grado. Perché è così che dev’essere.
Inutile precisare che se avessi considerato i due racconti “scadenti”, non li avrei pubblicati.
@Brabara e Gea. Grazie anche voi per i vostri pareri. Tutto giustissimo ciò che scrive ma, a questo punto, ci terrei a sottolineare una cosa (oltre alla menzione di Barbara sul “coraggio” di presentare un proprio pezzo in un blog frequentato da “esperti” nella materia che, questo pezzo, tratta…sempre per usare una metafora: è come un apprendista meccanico che presenta il piccolo motorino che ha progettato ai tecnici della Ferrari): chiunque, anche chi è già “Arrivato”, come scrive Barbara, può prodursi in cose più o meno riuscite. La stessa Dora, aveva piacevolmente impressionato la “platea” con un precedente pezzo pubblicato sempre qui e, per quanto mi riguarda, anche ho scritto brani che sono piaciuti, e molto, anche agli “esperti” del settore. Proprio il mio spasimante desiderio di mettermi i gioco e di crescere, mi ha spinto a proporre questo mio testo a Massimo…un testo sul quale, per dirla tutta, avevo qualche dubbio anche io. Lungi da me il reputarlo “perfetto”. Per prendere in analisi, ad esempio, il libro di Gregori(un tè prima di morire) potrei dire, sempre a titolo esemplificativo,( e sempre da profano del campo) che è un libro che mi è piaciuto moltissimo e che, a pelle, mi ha trasferito la voglia irresistibile di trarne un film alla Tarantino. Eppure, qualche parte che non mi è piaciuta per nulla, sono riuscito a trovarla…qualcosa che mi ha lasciato un po’ perplesso, insomma. Non considero questo mio testo tra le cose migliori che ho scritto, per carità..anzi, leggendo i vostri pareri, sono riuscito a scorgerne i difetti più evidenti e…insopportabili. D’altro canto, non me la sento nemmeno di smontare completamente il mio operato o, tanto meno, quello di Dora. Detto questo, sono d’accordo con Barbara quando scrive che, avere certi pareri (e certe critiche costruttive) alla mia età, è quanto di più prezioso si possa desiderare e, gea…spero di non essere rimasto allo stile di scrittura che avevo a 14 anni visto che, di maschi gregoriani preziosi per la mia crescita, ne ho incontrati tanti lungo il cammino. Questa esperienza mi ha stimolato moltissimo e, tra qualche tempo, riproporrò qualcos’altro al buon Massimo sperando che sia maggiormente all’altezza. Del resto, la rubrica, si intitola:”Giovani scrittori crescono” e, io, aggiungerei: imparano;)
@ Miriam
Devo dire che “l’elemento panchina” mi ha colpito… anche perché ho ricevuto i due racconti lo stesso giorno, a distanza di un paio d’ore.
@Miriam. Sei adorabile come tuo solito ma, la Dora, non mi ha cagato nemmeno di striscio:-P…oggi poi non ci sarò molto perchè ho una partita di Calcetto alle 4 e, questa sera, mi vedo con la mia bella Gilda(da me rinominata “Fulgilda”^_^). Ps lei ha letto i vostri commenti e si è un po’ spaventata. Mi ha mandato un sms con scritto:”Dato l’ambiente solenne del blog, devo cogitare qualcosa di magistralmente aulico”. Ma come si fa a non innamorarsene?!:-P
@Massimo. Tu lo sai che ti adoro nel vero senso del termine, vero?! E che non sono per niente un leccaculo, soprattutto:-P
@ Germano
Sì, Germano… però non mi avevi detto che il tuo racconto era già stato pubblicato altrove. Eh, eh!
😉
@ Dora e Germano
Continuate a scrivere. Continuate a leggere. Continuate a confrontarvi con i grandi scrittori del passato.
È la migliore scuola di scrittura che uno possa frequentare.
Lo dico a voi, ma in primis lo dico a me stesso.
Io sono il primo che ha molto da imparare.
non sono un critico letterario, ma a me i due racconti sono piaciuti. soprattutto il primo.
bravi!
@Massimo. Hai ragione ma l’ho pubblicato solo sul mio blog è in uno sperdutissimo forum dove l’hanno commentato in 3…niente di importante;)
Prossimamente ti invierò qualcosa di completamente inedito
ps Ma sul serio ti abbiamo inviato i testi lo stesso giorno?! Che coincidenza incredibile
pps..io, solitamente,la sera leggo fino a quando gli occhi non mi si chiudono da soli. Ho letto ogni libro Calvino e poi Eco, Seneca, Lucrezio, Petronio,Voltaire, Sciacia, Kafka fino a Kundera, Brizzi,De Carlo persino Fabio Volo ho voluto assaggiare. E’ vero che, ogni libro che finisci di leggere, ti fa diventare un po’ più uomo. Continuerò così, fin quando la vista me lo permetterà(il mio oculista mi disse che, se continuavo a sforzare così gli occhi, sarei diventato presto una talpa:-P). Non ho questo gran talento, credo…in caso contrario sarei molto più avanti con la tecnica e la padronanza di scrittura.
@Luisa. Come sarebbe soprattutto il primo?! Tze…mi sono offeso…auhsuahsuahushuah:-P
comunque hai ragione: anche a me è piaciuto di più il primo
@ Germano
Bravo! Continua a leggere. E a scrivere.
Premesso che uno il talento ce l’ha o non ce l’ha, la tecnica e la padronanza di scrittura si acquisiscono nel tempo… con molta fatica, pazienza e abnegazione. E accettando le critiche.
Per quanto riguarda la mia scrittura, per esempio, – ribadisco – che ho ancora molto da lavorare. E da faticare.
Ma questo è il bello, no?
Auguro buon fine settimana a tutti.
Quando c’è un post dedicato ad altri mi faccio sempre molti scrupoli a fare esempi che mi riguardano. Ma del mio libro ne ha parlato Germano e allora innanzitutto lo ringrazio per averlo trovato bello e, ovviamente, comprendo come egli abbia legittimamente riscontrato anche alcune parti che non gli sono andate affatto a genio. Per fare un altisonante paradosso, potrei dire che io ritengo un capolavoro assoluto della letteratura mondiale “I promessi sposi”. Eppure, tutta la parte che riguarda la successione del ducato di Mantova mi annoia e mi deprime.
I particolari hanno certamente la loro importanza, ma uno scritto (romanzo, raccono o poesia) va accolto nel suo complesso.
Quello che ho detto sulle fatiche di Dora e Germano riguarda, per così dire, l’impianto generale della stesura.
Naturalmente non ho fatto quei commenti per dissuadere Dora e Germano dal continuare a scrivere. Tutt’altro. Se non li ritenessi in grado di fare cose interessanti non avrei nemmeno espresso un’opinione.
Peraltro, poi, mi sembra che Germano sia abbastanza d’accordo con le mie impressioni sul suo “Infinito”. Quanto a Dora, se passa in via del Tritone, un cappuccino è assicurato.
@ dora:
rispondendomi hai scritto “sono alla ricerca di un linguaggio non banale e scontato”.
Ecco, in sostanza è questo il succo del problema secondo me. Non credo che un linguaggio vada “ricercato”. A furia di cercare, insomma, potresti trovare un linguaggio che non è tuo ma che è solo ciò che tu credi possa adattarsi a quello che vuoi descrivere. L’unico linguaggio possibile è quello che ci viene, senza compromessi. Piaccia o non piaccia. Il linguaggio universale non esiste. In teoria avrebbe dovuto essere l’esperanto ma, in realtà, lo parlano in tre. Anzi quattro, perché la lingua parlata da zauberei è sconosciuta a tutti. Dev’essere esperanto, credo.
Secondo me i due racconti sono superiori a quelli che ho letto di recente su antologie imperpompate dal mercato editoriale e che girano per le librerie di questi tempi. Bravi ragazzi.
@Enrico. Posso lasciarmi scappare una smanceria?! Ti voglio bene, sul serio…pian piano mi sono affezionato al tuo modo di scrivere, di bacchettarmi; di scherzare. Come hai giustamente notato, mi trovo in accordo con la disamina che hai fatto del mio “raccontino” e ho apprezzato (sinceramente). Personalmente non credo alla “ricerca del linguaggio” poichè, sempre a mio modesto avviso, quando si ha padronanza di stile e si riescono ad ordinare le idee, è il linguaggio stesso che trova te e la tua penna. Anche per quanto riguarda “I promessi sposi”, mi trovi in piena linea con te…persino la parte che hai citato, è la stessa che ha fatto quasi odiare Manzoni anche a me. Per non parlare poi de: “Il nome della rosa”, di Eco…un libro che è di sicuro un capolavoro del nostro secolo ma che, sempre secondo il mio modesto parere, fa strage di lettori nelle prima 100/130 pagine (non ti dico quante volte mi sono persuaso di non riuscire mai a finire di leggerlo). In ultimo, per quanto riguarda il tuo bel giallo noir, lo sto propagandando come i comunisti propagandavano(e purtroppo ancora propagandano) il manifesto Marxista. Sulle parti che non mi hanno entusiasmato (comunque poche), poi magari ne parliamo in privato;)…sempre se ti interessa, ovviamente.
@Milena. Ti ringrazio di cuore per il complimento (sei stata coraggiosa eh eh eh…) ma, cacchio, hai visto il link che hai lasciato?! Qualche mal pensante potrebbe persuadersi che, magari, io o Dora ci siamo firmati con il tuo nome per autoincensarci:-P
@Massimo. Il talento si ha o non si ha, giusto…con la pratica e l’abnegazione, puoi solo cercare di non distaccarti troppo da chi nasce con “il dono”. Buon fine settimana a te e a tutti gli altri lettori del blog
Pensavo fosse obbligatorio riempire tutti i campi per pubblicare una risposta. Tranquillo, Germano. Non sono te.
La gioventu’ e’ una tempesta che, passando attraverso meditazione studio e autocritica, si smorza fino a divenire ragionevolezza, ma resta sempre una tempesta, ribollente sotto le ”nubi” della razionalita’.
Ai nostri due amici, dunque, auguro di meditare senza scrivere su se stessi e, per scrivere, magari di scegliere le storie di qualcun altro – sia costui immaginario o reale. Questa operazione io la chiamo ”maturazione”: passare dall’ ”ego” all’ ”alter” per esprimere idee e sentimenti.
In questa maniera, la giusta ed encomiabile ricerca della ”lingua giusta” per esprimersi letterariamente, potrebbe concedere a tutti – scrittori e lettori – dei frutti migliori.
Grammatica, cuore e fantasia. La sintesi ancora e’ lontana ma la ricerca c’e’ tutta, ragazzi. Forza!
Sergio
“Ai nostri due amici, dunque, auguro di meditare senza scrivere su se stessi e, per scrivere, magari di scegliere le storie di qualcun altro – sia costui immaginario o reale. Questa operazione io la chiamo ”maturazione”: passare dall’ ”ego” all’ ”alter” per esprimere idee e sentimenti.”
Caro Sergio,
sai che non sono d’accordo?
Non del tutto almeno.
Penso che prima di arrivare a narrare di realtà diverse in gran parte dalla propria sia necessario prima scavare (e molto bene) vicino a sé il che sottintende nei sentimenti provati o in fase di maturazione, nei legami, negli incontri, gli ambienti, le persone, gli accadimenti e tutto il resto.
Forse la maturazione di cui parli tu è auspicabile molto più avanti, per loro come per tutti quelli che scrivono. Allora io suggerirei di fare un passo per volta.
E narrare implica anche credibilità, potenza, cuore, passione, e tutti i cinque sensi attivi. Questi aspetti qui però, secondo me bisogna prima affinarli con esperienze vicine a se stessi. Poi, piano piano ci si può allontanare dal proprio micro mondo ed esplorare il resto con ‘ l’occhio e il cuore’ allenati.
Almeno io la vedo così, l’ho provato in parte sulla mia pelle.
Un abbraccio Sergio,
Buon we a tutti
B
Cara Barbara,
sottintendevo una cosa, che sta nelle fasi ”prescrittorie” e che tu mi costringi a dire platealmente: gli esperimenti allora non devono esser pubblicati. Avrei preferito evitare di dirlo, ma tant’e’.
Ciao cara
Sergio
P.S.
Barbara, potresti ridarmi la tua e-mail? Trasferendo i dati dal vecchio computatore al nuovo l’ho persa. Grazie. Ciao.
@…in particolare Barbara:
marcando e rimarcando il fatto che hanno 23 e 21 anni, io non credo che si faccia un piacere né a Dora né a Germano.
Sono due persone e li tratto come miei pari. Ci sono regole speciali o deroghe se a scrivere sono dei giovani? Non credo. E se ci sono, ritengo che vadano abrogate.
Un calciatore di 16 anni che esordisce in serie A può per caso prendere il pallone con le mani? Lui sì e Del Piero no? Non mi pare.
Hai voluto giocare a calcio? Beh, le regole sono quelle che sono. E sono uguali per tutti.
Se io sparpagliassi sui miei scritti punti e virgola come fossero parmigiano, Gea farebbe benissimo a darmi del coglione.
Se Dora ha usato la punteggiatura come presa da un raptus oligofrenico, non si può attribuire questo alla “ricerca di un linguaggio”.
Va detto, però, senza mezzi termini che tanto Dora quanto Germano hanno dimostrato coraggio e sincerità nel proporsi in questa “fossa dei leoni”. Lo hanno fatto perché credono in quello che scrivono oggi, anche se domani potrebbero vergognarsene. Non importa. Oggi sono coraggiosi e sinceri, e non perché sono giovani. Sono coraggiosi e sinceri e poi, incidentalmente, giovani.
Io li apprezzo per essersi proposti e apprezzo l’iniziativa di Massimo. Questo blog è un po’ una biblioteca. E non è vietata ai minori nonostante le frequenti volgarità del sottoscritto.
Una biblioteca dove tutti possono leggere di tutto, e tutto commentare. Non è la Corrida coi dilettanti allo sbaraglio.
Io queste iniziative, caro Massimo, le farei più frequentemente. E che si mettessero in gioco anche i “grandicelli”. O il coraggio è solo per i giovani e questo blog “non è un paese per vecchi”?
Mi sembra che le leggi siano uguali per tutti, ma so anche che un sedicenne va in galera solo se l’ha fatta grossa. Un adulto invece e’ piu’ cosciente e si merita di avere un giudizio meno indulgente. Anche l’indulgenza, appunto, e’ una qualita’ umana, in Letteratura come nella vita. Il pudore di proporre pubblicamente solo dei risultati accettabili e maturi e’ invece una caratteristica in possesso di chi e’ maturo, non dell’irresponsabilita’ tipica dell’adolescenza o post-adolescenza. Per questo, secondo me, va ammirato il coraggio di Dora e Germano, tanto quanto va precisato che serve ad entrambi maggior lavoro privato. Una ricerca condotta fuori dalle arene, dando in visione i testi a degli scrittori esperti e parlando con loro. Ma senza le luci della ribalta.
Cari Dora e Germano vi ringrazio per aver offerto i vostri racconti. Avevate qualcosa da dire e a me è arrivata. Non sono una scrittrice e nemmeno una critica letteraria, ma spero che il mio parere possa essere comunque gradito. Delle critiche bisogna tener conto, ma poi bisogna farsele scivolare addosso. E andare avanti. Io l’ho imparato sulla mia pelle. Continuate a credere in voi stessi e raggiungerete risultati apprezzabili. E ricordatevi che il mondo è pieno di gente acida e cattiva, in ogni ambito. Ma fregatevene, e andate avanti. Non lasciatevi intimorire.
Cara sig.ra Consoli,
Il mondo pero’ NON e’ (purtroppo) pieno di gente che, dando consigli spassionati e motivati da amore per le Lettere e per i giovani, si trova a criticarli per aiutarli a fare di meglio. Ma Letteratitudine, grazie al Cielo, NON e’ il mondo: qui la croce addosso non la si da’, nessuno di noi la da’, per acidita’ o cattiveria. E mi permetto, signora, di parlare per conto di tutti gli ”inquilini abituali”, me compreso, ovviamente.
P.S.
Le bastonate date con affetto sono diverse da quelle dei picchiatori professionisti, perche’ quelle affettuose insegnano a chi le prende quel che la ”vittima” sa di dover imparare. Parola di chi ne prende tante e da tanti, di bastonate. cosi’ io cresco e dunque me le tengo sul ”groppone” – dicono a Roma.
P.P.S.
…invece il buonismo serve solo a viziarci e viziare il prossimo. Perche’ il buonismo e’ assenza di giudizio, dunque di stima o di disistima. Stupidita’, insomma. Altro e’ l’indulgenza e la critica affettuosa e bonaria, costruttiva. Questo facciamo, a Letteratitudine: critica esposta senza cattiveria o stupidita’, ed ”affetto critico”. A volte anche ”amore spassionato”, ma sempre con le ”pacifiche armi” di chi legge e opera nel campo. Perche’ questo e’ un posto per lettori, critici, scrittori, amanti della Letteratura eccetera e dunque ci si confronta su questi argomenti. Senza invidie ed odio.
@ Enrico: hai ragione anche se intendevo sottolinearne l’età più per noi che leggiamo e commentiamo che per loro. Hai ragione quando dici che non ci sono regole speciali che risento dell’età, verissimo. Ma avevo avuto l’impressione, leggendo i commenti precedenti, che li si trattasse come autori con più esperienza. Le critiche se costruttive e spiegate fanno crescere, l’ho detto anch’io, però c’è modo e modo per esprimerle. Tutto qui. Ci sono passata anch’io, in quella fase lì, a cavallo dei venti con la voglia di scrivere ma poca padronanza (non che adesso vada poi tanto meglio), energie che si fatica a ‘veicolare’ attraverso il canale più costruttivo, storie in testa e tante difficoltà ad esprimerle… non dico che si debba essere più ‘morbidi’ però se uno ha già pubblicato ad esempio tre libri e il quarto leggendolo non mi convince, io (ribadisco: io) lo spiego con toni un pò più duri rispetto allo stesso libro, che continua a non piacermi, ma scritto da un ventenne che ancora si sta districando nel mondo delle parole. Funziona così anche negli altri mestieri comunque. A vent’anni nell’azienda dove tutt’ora lavoro se sbagliavo una registrazione contabile la si sistemava e mi veniva spiegato l’errore, punto. Oggi se sbagliassi la stessa registrazione i toni e i modi sarebbero molto diversi, a giusta ragione. L’esperienza conterà pure qualcosa? Detto questo si può sbagliare a trenta come a quaranta.
In conclusione non volevo trasformare il post in una corrida, caro Enrico, solo ridimensionarne i contorni, nell’ottica di aiutarli davvero a capire.
“Io queste iniziative, caro Massimo, le farei più frequentemente. E che si mettessero in gioco anche i “grandicelli”. O il coraggio è solo per i giovani e questo blog “non è un paese per vecchi”?”
Sottoscrivo in pieno.
Allora, alcune osservazioni.
– Io credo che la qualità della scrittura prescinda totalmente dal suo oggetto. Ottimi scrittori hanno scritto principalmente di se. altri sono stati ottimi scrittori e hanno usato un personaggio che inscenasse parti di se, altri hanno creato tout court. Sono tipi di vocazioni diverse oppure momenti diversi dell’esperienza narrativa. In questi due racconti, ho trovato delle cose gradevoli, e magari altre meno. La sensazione che ho avuto è che dietro ci fosse poco lavoro secondario. Poco rasoio di Ockam, poco uso di quello che Hemigway chiamava shit detector: cioè un dispositivo interno che suona quando un autore legge di aver scritto qualcosa che stona esteticamente. Io non so se questa cosa sia ascrivibile all’età, o alla qualità del talento. Ma insomma penso che ci si potrebbe lavorare su.
In ogni caso, in bocca al lupo.
@…nche a barbara:
leggendo Zauberei qui sopra e in un altro post, mi sono reso conto che, al di là di libri cartacei realmente pubblicati, chiunque abbia un blog può mettersi in gioco scrivendo ciò che gli passa per la testa.
Provini, spunti, racconti; tutto può essere messo in rete e quindi criticato.
Nel mentre mi sono soffermato anche sul blog di Serena Basetti, http://trentennedisperata.splinder.com/,
autrice del libro “Mi vendo”. Lei ha deciso di mettere in rete anche un estratto del suo libro.
Germano “minaccia” di dirmi in privato ciò che non lo ha convinto del mio “Un té prima di morire”, e va bene. Diciamo che questa procedura va adottata per non essere invadenti nei confronti di Massimo e degli altri pazienti ospiti di questo blog. Dipendesse da me sarei pronto e disponibile a leggere qui ogni genere di critica.
Insomma, un po’ per fini promozionali, ma soprattutto per “complicità” con Dora e Germano ho messo in rete uno stralcio del mio “thriller” nel blog
http://enricogregori.splinder.com/
Non avevo mai pensato all’utilizzo di un blog in tal senso, limitandomi a considerare solo gli aspetti promozionali o di generale dialogo comunicativo.
Ma c’è sempre da riflettere e da imparare. Anche da Dora e da Germano.
@Sergio Sozi. Tutto estremamente corretto e vero ciò che scrivi ma, perdonami, mi ha un po’ infastidito una tua affermazione:”gli esperimenti non dovrebbero essere pubblicati”. Giuro che, le palle, mi sono girate parecchio e per vari motivi. 1. io stesso non reputo il mio testo un esperimento (per come hai scritto pare quasi che, io e Dora, abbiamo scritto ad cane cazzum un testo e poi l’abbiamo buttato li. 2. se come scrivi (e come credo anche io) questo è un luogo di confronto aperto, costruttivo e “affettuoso”, allora non vedo la ragione dell’impossibilità di pubblicare degli “esperimenti” o degli esercizi di stile per ritrovare, magari, grazie alla competenza degli “inquilini abituali”, spunti e occasioni per migliorarsi e per imparare. 3. Se riesco ad accettare le critiche e a confrontarmi senza scoraggiarmi, perchè dovrei limitarmi alla scrittura privata?! Sapevo benissimo che, pubblicare il mio raccontino su questo sito, sarebbe voluto dire il vedermelo smontato (e qui ti rimando alla mia metafora sul meccanico) ma non mi importava e, anzi, era proprio ciò che desideravo…data la mia quasi patologica voglia di migliorarmi; del resto, per migliorarsi, non bisogna abituarsi troppo ai plausi. Però, da qui a dire che, io e la mia “collega pre-scrittrice”(che termine orribile:-P), non ne abbiamo azzeccata una, mi pare esagerato, non credi?!
@Maria consoli. Grazie infinite per il “consiglio sui consigli”…io continuo per la mia strada, coltivando la mia passione e cercano di comprendere se, questo famoso talento, esiste o meno. Faccio tesoro delle critiche che condivido e anche di quelle che mi sembrano eccessive o fuori luogo(perchè, si sa, è quasi impossibile essere obiettivi con se stessi) ma non lascio che queste ultime mi stronchino. Del resto, con un mamma come la mia, che non mi ha mai detto:”bravo” ma mi ha sempre definito una sorta di parassita nullafacente, non è difficile per me farmi coraggio…ci sono abituato alle bastonate:-P
@Enrico. Hai ragione anche sul calciatore di 16 che debutta in seria A ma, mio caro, è anche vero che, il calciatore sedicenne, se fa una cagata, non viene certo fischiato come il 28enne campione del mondo che fa un liscio clamoroso a porta vuota, ti pare. E questo non perchè sia giustificabile ma, semplicemente, a causa di quell’esperienza inesorabilmente mancante di cui parla Barbare. Il tuo discorso sul trattare me e Dora da tuoi pari, mi lusinga e mi riempie di orgoglio ma, essendo realisti, direi che è un po’ impossibile(almeno per quanto mi riguarda^_^). Con questo, ovviamente, non voglio assolutamente dire, la nostra età, sia un alibi…al contrario, mi stanno terribilmente sul cazzo quelli che mi considerano un ragazzino e mi trattano da tale. Come quasi sempre, sono per le vie di mezzo. Non mi sento un “dilettante allo sbaraglio” ma nemmeno uno scrittore…i commenti e le “analisi da esperti”, dovrebbero tener conto solo di questo;)
@Zaub. Ti darei un bacio..il tuo è uno dei commenti più sensati che io abbia letto sotto questo post. .Chiarissimo, sintetico e incoraggiante, grazie^_^
visto che la pietra dello scandalo sono io, vorrei chiarire che il mio intervento non era dettato da un ph inferiore al normale. ho figli anch’io, e capisco l’entusiasmo e l’irruenza. li incoraggio nelle loro passioni e li seguo condividendo le loro speranze. e se vogliono raccogliere una sfida, che facciano. ma avendo piena coscienza dei loro mezzi e di quello a cui vanno incontro.
se vai ad un appuntamento importante cerchi di andarci al meglio delle tue possibilità. non serve un abito firmato, trucco glamour e bigiotteria. devi essere te stesso, un po’ più curato del solito. niente macchie sulla camicia, niente strappi o bottoni mancanti.
e questo per rispetto di te stesso, ma anche di chi vai ad incontrare.
se io leggo un testo con errori di ortografia, ripetizioni e dissonanze, o penso sia sciatto e frettoloso o che chi l’ha scritto non conosce le regole.
avendo nella fattispecie scartato la prima ipotesi (non concepivo proprio che qualcuno che a vent’anni si ritrova dedicato un post potesse sottoporre men che il meglio della propria produzione) mi sono convinta che la seconda fosse corretta.
per quanto riguarda germano ci ha fatto sapere che non era nemmeno lui convinto del suo racconto (‘ Non considero questo mio testo tra le cose migliori che ho scritto, per carità’).
pur non capendo, prendo atto.
i miei migliori auguri, comunque.
@Enrico io conosco Serena(che, su libero, si fa chiamare:”laperfidasere”). Scriveva su un blog(sempre di libero) che io seguivo e seguo assiduamente e che si chiama ArabeFelici. I suoi post li adoravo; poi, sfortunatamente, ha smesso di scriverli e si è ritirata sul blog che tu hai segnalato. L’utilizzo del blog personale come spazio di confronto e di “sperimentazione”,comunque, è qualcosa di straordinario…un’opportunità unica che, grazie ad internet, si regala a tanti aspiranti scrittori o a chiunque, comunque, abbia la passione per la lettura e la scrittura e il desiderio di ascoltare il parere dei lettori. E’ sul serio incredibile l’opportunità di crescita che fornisce la rete(personalmente, posso dire di aver imparato, per quanto riguarda la scrittura, molto più in questi tre anni da blogger che in tutti quelli duranti i quali ho frequentato la scuola). Per questo, a mio avviso, stona come un lirico curdo in un coro di giapponesi l’invito del buon Sergio a”Scrivere in privato senza rendere pubblici i propri testi”. Abbiamo questa agorà virtuale gigantesca per confrontarci e crescere?! perchè non usarla?! Per questo ho scritto di adorare, nel vero senso del termine, Massimo e questo suo blog…perchè, con il suo lavoro e la sua ospitalità, dona un’opportunità più unica che rara ai “coraggiosi incoscienti” come me che non hanno paura, come scrive evento, di essere “mucche di se stessi”. I luoghi pieni di lupi magnanimi sono quelli che dovrebbero essere maggiormente frequentati dagli “agnellini cazzuti”^_^
@Gea…mi dispiace che tu non comprenda!!! L’essere noi stessi non vuol per forza dire l’avere uno smoking perfetto per presentarsi a chissà quale party elitario e, anzi, il più delle volte è l’esatto contrario che accade. Avrei potuto benissimo proporre qualcosa di diverso e di più aulico (e magari ci sono anche riuscito, nell’iperspazio creativo) ma, al contrario di ciò che sosteneva il Gregori(e solo su questo punto che mi trovo in disaccordo), non ci tenevo granché a stupire con “effetti speciali” e a dimostra chi sono. Magari, se leggi le mie considerazioni sul mondo di internet e sulle opportunità di confronto creativo, riesci a vedere il tutto in maniera un po’ meno, come dire, “chiusa” e un po’ più propositiva. In generale, io do il meglio di me quando divento polemico e scrivo pezzi pungenti e ironici. In quelli melodrammatici, non riesco ancora a dare il massimo. Proprio per questo, ho deciso di pubblicarne uno del genere sul blog di Massimo. E poi, ripeto, giudicando questi due testi delle “fetenzie illeggibili”(in maniera indiretta ma il succo è quello, credo), dai (sempre in maniera indiretta) del facilone anche a Massimo che ha deciso di pubblicarli. Mi sembra un atteggiamento un po’ elitario, ripeto…da sommo magister. E poi, amica mia, alla nostra età ci si esalta e ci si sconforta per molto poco; si vive di eccessi…l’anima è piena di spigoli e si fa presto a pungersi e a farsi male. Proprio perchè hai dei figli, dovresti saperlo. Accetto ogni tipo di critica, per carità ma, questa volta, ho avuto l’impressione orripilante di chi, in un certo senso, ha voluto dire:”Come vi siete permessi, tu, Dora e Massimo,di proporre una simile schiefezza a questo luogo di sommi intellettuali?”. Con questo discorso, il ruolo stesso dell’intellettuale si capovolge, diventa chiuso e asettico, anti-propositivo e si denaturalizza completamente. L’intellettuale non inorridisce come uno snob provinciale dinanzi ai lavori incompiuti o di qualità non ineccepibile ma, al contrario, si preoccupa di diffondere la qualità; non di pretenderla da tutti i suoi interlocutori!!!
germano, non ci capiamo proprio.
mai parlato di smoking, anzi. i jeans sono più che ok.
mai stata un’intellettuale.
con massimo parlo ogni giorno, e sa bene come la penso e quanto lo stimo.
e il blog è suo, e lui ha il diritto di pubblicare quello che vuole.
riguardati i miei commenti, se ti va.
il TUO pezzo non è illeggibile, non ha errori gravi e credo tu abbia potenzialità.
però un briciolino di umiltà non ti farebbe male.
credo tu abbia solo bisogno di crescere.
Buona giornata e buona domenica a tutti.
Ieri ho letto i commenti e sono andato a letto infastidito. Senza intervenire.
Oggi mi alzo, leggo i commenti, e sono furioso.
Tra un po’ seguiranno altri miei commenti.
Confermo quanto scritto sopra sull’utilità delle critiche e sull’importanza di accettarle. Però desidero rincuorare Dora e Germano.
Cari Dora e Germano, desidero caricarmi sulle spalle le critiche (in alcuni casi spietate) rivolte ai vostri scritti e alleggerire le vostre.
Rileggete i commenti, rifletteteci sopra, meditateli. Perché serve.
Poi dimenticateli. E andate avanti per la vostra strada.
Qualcuno, qui sopra, ha scritto: “non sempre vi è amico chi vi incensa e, in questo caso, vi espone”.
Cari ragazzi, mi dispiace di non esservi stato amico (visto che vi ho esposto). Non era nelle mie intenzioni. Ma andate avanti.
@Massimo. Attendo con ansia (e anche un po’ di timore) lo scatenamento della tua furia; tanto qui è un massacro;)
@Gea. L’umiltà è una dote rara e molto preziosa. Cerco di possederne quanto basta per non essere spocchioso e, al contempo, di non fare il falso modesto. Non mi pare di non aver dimostrato umiltà nei mie commenti precedenti, anzi…sei tu che dovresti rileggerti i miei interventi. io, il tuo ultimo, l’ho letto 3 volte prima di commentare e confermo la mia interpretazione. Invito gli altri (Massimo in primis) a fare lo stesso e a smentirmi, se lo ritengono giusto. I c’ho solo visto un po’ di “atteggiamento da cattedra”, tutto qui. Non mi sei antipatica né cose simili…ripeto che, l’umiltà, è una dote fondamentale quando non viene trasformata in finta modestia e in ipocrisia che nasconde ira. Io ho un miliardo di difetti ma un pregio palese: esterno ciò che provo SEMPRE E COMUNQUE. Se un commento mi infastidisce, non chino il capo per essere “umile”. Umiltà e sottomissione viaggiano su linee che quasi si toccano; spesso diviene difficile distinguerle e, il fatto di essere convinto delle proprie idee e delle proprie capacità, viene, altrettanto spesso, scambiato per atteggiamento di alterigia.
@Massimo. Io ti reputo e ti reputerò sempre un amico e non potrò far altro che ringraziarti per avermi:”esposto”(anche perchè te l’ho chiesto io). Dico solo che, forse, e sottolineo forse, quando ci si sforza di imporre umiltà(e sottomissione) al prossimo, si finisce con il non riuscire ad imporla a se stessi, questa umiltà. Io non mi sento appesantito dalle critiche e, anzi, ringrazio chi le ha esposte. Quando le ho ritenute stupide e irritanti, mi sono “difeso”, tutto qui. Non ci trovo nulla di strano o di “pesante” per la mia autostima. Non so se lo stesso vale per Dora ma, per quanto mi riguarda, l’esperienza non è stata traumatica, anzi…e, ti dirò: più in la ti spedirò altri miei testi da sottoporre all’attenzione degli esperti e dei tecnici. Magari tra altri 21anni, quando sarò (si spera) formato e in grado di produrmi in qualcosa che non faccia storcere il naso:-P(E lo dico senza spirito polemico, giuro ma con senso di auto-critica)
Oriana Fallaci non era una buonista.
Oriana Fallaci non era una timorosa.
Oriana Fallaci era una che non le mandava a dire.
Sono molte le cose che disapprovo sul pensiero di Oriana Fallaci. Ma c’è n’è una con la quale concordo così tanto al punto di averla fatta mia. Ed è la seguente dichiarazione, peraltro già da me citata altre volte: (cfr. La Stampa del 16/9/06, pag. 2): “Non insulto mai i libri degli altri. Se sono brutti, non dico mai che sono brutti. Non dico nemmeno: non mi piace. Non lo dico perché conosco la fatica tremenda che ogni libro, bello o brutto che sia, costa. E mi riconosco in quella fatica, rispetto quella fatica.”
Questo è il motivo per cui, per il momento, non ho ancora stroncato libri (ovviamente mi riservo di cambiare idea… perché, credetemi, mi prudono le mani… ma molto, molto).
Non è questione di essere buonisti, o timorosi. È questione di sensibilità.
Ovviamente si può essere d’accordo con me, oppure no.
Ciò detto penso che le critiche riservate ai nostri due giovani autori siano state eccessivamente pesanti, e ne sono infastidito (molto infastidito).
Tra gli addetti ai lavori, mi riferisco alla critica letteraria (quella che scrive su quotidiani e riviste letterarie… tra cui io), c’è una sorta di accordo tacito: non si stroncano gli esordienti, soprattutto se giovanissimi. Se un libro di un esordiente non piace, si tace (tranne rarissimi casi). O, se bisogna parlarne per forza, e non piace, si critica in maniera velata, delicata. Certo, quando il libro in questione diventa un “caso editoriale” eclatante (vedi Melissa P., o Pulsatilla… di cui – guarda caso – non ho mai voluto parlare) il discorso cambia… perché cambia il contesto.
Dora e Germano sono due giovani agli inizi. Non hanno pubblicato libri. Io non so se riusciranno ad avere successo. Gliene auguro tanto.
Del resto questo spazio era dedicato (dico era, perché da oggi è chiuso) ai giovanissimi che non avessero ancora avuto spazi editoriali di rilievo. Ragazzi che muovono “i primi passi”.
Sono perfettamente d’accordo con il precedente commento di Barbara (sui giovani… e non solo per quanto concerne la letteratura) e in totale disaccordo con Gregori.
Credo che questi giovani vadano aiutati, indirizzati, semmai “criticati” con affetto (come qualcuno per la verità ha fatto… e vi ringrazio) non “bastonati”. Le “bastonate” è giusto che arrivino a te e a me, caro Sozi… che siamo grandi, abbiamo le spalle larghe e bazzichiamo nel mondo della letteratura da un po’ di tempo.
Ora devo chiudere. Vi chiedo scusa.
Ma dopo pranzo “arriveranno” altre considerazioni.
Ah beh…che bella loggia di intellettuali questo blog!!! In effetti, i testi dei due ragazzi-quello di Germano soprattutto-mi hanno parecchio infastidito. >. Germano carissimo, ma dove credevi di scrivere? Guarda che qui si leggono solo cose di un certo livello. Non c’è mica spazio per gli esperimenti goffi di un ragazzino che se la tira e di una quasi donna che gioca a fare la scrittrice. Suvvia ragazzi: i vostri testi non sono all’altezza di queste elevate menti- tutte vincitrici del nobel per la letteratura e per l’umiltà-. Vi hanno detto che fate cagare, che fate errori da far venire i brividi e che non siete pronti al confronto pubblico- come suggeriva un tal Sozi- però non vi abbattete eh: anche se i vostri scritti fanno piangere, potete comunque migliorare, magari tra 10 o 20 anni e raggiungere livelli quanto meno decenti. Germà, mi devi scusare per la polemica- il tono del mio commento era sarcastico al 100% e spero si sia capito- ti avevo promesso di non intervenire ma, ti giuro, certi atteggiamenti me le fanno girare a mulinello e poi ti leggo da un pezzo e ti stimo. Non trovo giuste le bacchettate che tu e la tua “collega” avete ricevuto qui ma, sopra ogni cosa, non trovo appropriato il tono. Predicare umiltà e sprizzare boria da tutti i pori è qualcosa di insopportabile. A questo punto dice bene chi scrive:”>. Mi scuso con il proprietario del blog per il mio intervento un po’ forte e con Germano ma non ho potuto tenere ferme le dita. Non inquinerò più questa selezionatissima raccolta di menti superiori, state tranquilli!
Ma non mi sono state pubblicate le frasi messe tra virgolette?! Uff…come mai?! Comunque avevo scritto di seguire il consiglio di chi aveva detto di fregarvene delle critiche acidule che vi sono state rivolte- e non sono state poche da quello che ho letto- e di andare avanti. Al signor Gregori- che Germano, da quello che mi ha detto, stima moltissimo- dico: la sua metafora del calciatore di 16 anni è una grandissima stronzata-perdoni la schiettezza- lo sanno anche i bambini che se si pretende troppo da un giovane talento, il più delle volte, il massimo che si può ottenere, è di bruciarlo prima del tempo e di bloccargli letteralmente la crescita. Mi meraviglio di lei, mi meraviglio di tante persone che si definiscono “critiche” e “amichevoli” ma che, di critico e amichevole, non hanno un tubo. Facile stroncare e fare i grandi quando si ha a che fare con i “piccoli” e, le assicuro, Germano di palle ne ha 4 e non 2. Un plauso, dopo aver letto il suo ultimo commento, volevo farlo al sign. Mageri: condivido in pieno ogni sua osservazione, complimenti sinceri da parte di una 35enne precaria come tante. Un sorriso
I due commenti della signora Ginevra, 35enne precaria come tante, vengono dallo stesso indirizzo IP di Germano.
–
Germano, con me hai chiuso.
E pensare che io mi sentivo in dovere di proteggerti…
Chiedo scusa a tutti gli amici, frequentatori abituali di questo blog.
Mi sembra di star sbagliando tutto.
Mi sento sempre più spesso “usato”.
Io questo blog lo porto avanti per amore e passione. Per condividere. Solo per questo.
Scusate ancora, ma mi sento proprio a terra.
Penso che mi prenderò qualche giorno di pausa.
Ho letto entrambi i racconti e tutti i commenti ma non esprimerò il mio parere perchè credo di non essere nella posizione per poterlo fare.
Ho in qualche modo fatto tesoro delle critiche che avete fatto ai due giovani autori.
L’unico consiglio che mi sento di poter dare a Dora e Germano è di leggere attentamente i commenti (anche se credo l’avrete già fatto) e di non prendersela per le critiche (a mio giudizio costruttive anche se in certi casi esagerate) ricevute.
Un’ultima cosa a Massimo, tu scrivi:”Del resto questo spazio era dedicato (dico era, perché da oggi è chiuso) ai giovanissimi che non avessero ancora avuto spazi editoriali di rilievo. Ragazzi che muovono “i primi passi”.”
Secondo me chiudere questo spazio sarebbe un grandissimo errore, riflettici, sono pochi gli spazi in cui noi giovani possiamo esprimerci liberamente, senza censure.
E poi non dovevo esprimere pareri…
“I due commenti della signora Ginevra, 35enne precaria come tante, vengono dallo stesso indirizzo IP di Germano.”
Germano ma che cazzo fai, te lo posso dire?
C’hai vent’anni, mica 10, ti sembra il modo di fare?
Vergognati.
“Chiedo scusa a tutti gli amici, frequentatori abituali di questo blog.
Mi sembra di star sbagliando tutto.
Mi sento sempre più spesso “usato”.
Io questo blog lo porto avanti per amore e passione. Per condividere. Solo per questo.
Scusate ancora, ma mi sento proprio a terra.
Penso che mi prenderò qualche giorno di pausa.”
Massimo sono senza parole, davvero.
Questi sono quei momenti in cui ti verrebbe da abbandonare tutto, ma ti prego di rifletterci.
Non so che altro dire.
E’ sempre la stessa storia: sono più salubri le oneste bacchettate o le pacche ipocrite sulle spalle? nessuno vuol prendere in considerazione che a volte può capitare che le “bastonate” siano gratuite e un poco malevoli e le “carezze” sincere ed amichevoli ….sono sicuro che le critiche espresse dai più siano state affettuosamente sincere ma leggendole devo ammettere di aver provato un leggero fastidio…più per il tono che per il contenuto.
P.S. A me, il testo di Germano non è dispiaciuto e non mi è parso così privo di freschezza..bella l’idea della fuga febbrile sotto la pioggia con i pattini …ingenua e romantica? beh, se questa non è freschezza! e il brusco ritorno alla realtà!
Se posso, ragazzi, un suggerimento: coltivate la vostra ossessione!
Lasciatemi sfogare.
Dicono che siamo una generezione bruciata, imbambolata dai cellulari, dalla tv, dal computer, che viviamo nel nostro mondo.
La maggior parte degli adulti ci disprezzano, credono di poter dare giudizi solo perchè hanno quarant’anni più di noi.
I cerco di far capire che le cose non stanno come dicono gli adulti, che noi non siamo così e lo faccio scrivendo e parlando e esprimendo il mio parere.
A volte però alcuni ragazzi si comportano in modo sconsiderato e mi viene da chiedermi, per chi mi batto, chi difendo?
Questo è il caso di Germano, non ti conoscevo ma ti stimavo per esserti messo in gioco.
I concetti che hai espresso firmandoti Ginevra non li potevi fare con il tuo nome, in modo un po’ meno forte?
Tu non hai 4 palle, tu non hai le palle punto
Se fossi in Massimo non accetterei le scuse che sicuramente arriveranno.
Scusate.
Francesco Giubilei
prima di esprimere un giudizio magari affrettato aspettiamo la replica di germano..no! forse c’è una spiegazione….spero.
Carissimo Germano e Carissima Dora,
ma quante parole su di voi! Bravi, siete stati il sale del blog. Non aggiungo molto, solo un accenno alla mia prima mostra.
Avevo 19 anni, ero proprio una pistolina, ma fisicamente lo sono ancora – un metro e mezzo con le scarpe basse- e allestii per la prima volta in quello spazio pubblico una mostra, di cui, qualcuno ancora si ricorda. Purtroppo me la ricordo anche io. Non si potevano piantare chiodi, non c’erano “cantinelle” (listarelle di legno comode per appendere quello che vuoi), non c’erano catenelle, insomma solo muri bianchi e intonsi. Ci pensammo un po’ (mi aiutavano degli amici) e dopo alcune ore di riflessione trovammo la soluzione: pannelli, di carta da pacco marrone, appesi alle pareti con il nastro adesivo dei muratori (quello di carta non esisteva ancora), filo di naylon e grandi pietre. Realizzammo un labirinto veramente FORTE, glamour, e su quei pannelli disponemmo i disegni, i quadri e le citazioni che mi avevano aiutato nel pensiero. Allora disegnavo solo pance gravide, mostrini pronti a nascere e aiutati nello sforzo da ampi spazi neri, che come violentissimi pugni acceleravano l’arrivo a questo “felice” mondo. Non contenta della provocazione, organizzai dibattiti, un concerto (tremendissimo) e proposi, ai poveri visitatori, anche la compilazione di un questionario. Economicamente fu un successo, grande e relativo (pensate all’età e alle aspettative) ma poi, al termine dei giorni, raccolsi e nascosi tutto in due cartelle, che ancora conservo. Mi tenni a disposizione il questionario, fra le schede compilate trovai anche quella della mia maestra, che alla domanda “ che cosa pensa dell’iniziativa?” (il resto dello domande non ve lo riporto perché ancora arrossisco), lei candidamente scrisse: Benino.
Un abbraccio, forte e solidale.
PS. Non cambiai il soggetto del mio lavoro, per le critiche e le osservazioni, ma semplicemente perché mi resi conto dell’immenso mondo che ancora non conoscevo. Smisi di disegnare e dipingere per diversi anni. Ripresi, poi, con un energia e una creatività che ancora non mi abbandona. Baci.
Una ultimissima cosa.
All’inaugurazione mi presentai con una gonna di raso, azzurro cenere, lunga fino a terra e con un paio di scarpe con i tacchi alti e una mantella nera con il cappuccio. Insomma ero “elegantissima” e il mio look fu motivo di polemiche; come, una contesta e poi si veste così???? Mi divertii ad indossare quell’insieme ( non potevo comprarmi altro) per tutto il periodo della mostra. Da allora, ma per altri motivi, non ho più messo i tacchi. Però, la cosa, ancora mi diverte!!!!
🙂
@ massimo
tutta la mia solidarietà e comprensione ma ti prego di prendere in considerazione che questo blog – e lo si evince piuttosto bene da quello che scrivono i suoi/tuoi lettori gode di una grande popolarità grazie a come è condotto…concentrati solo sulla stima e l’affetto che ti assicuro è tantissimo che chi vi partecipa nutre per te….te lo dico io che sono qui da neanche un mese…ciao Massimo
stefano
Massimo non scherzare. Alza la testa e non ti rimproverare nulla. Se ci sei cascato tu tutti noi ti abbiamo seguito. Le polemiche e gli attacchi sono normali sui blog tanto quanto il tentativo di stravolgere la realtà. Esiste ampia letteratura sul tema.
La furbizia può essere molto pericolosa, ma non può avere l’ultima parola.
IP…..più che un indirizzo elettronico mi verrebbe di usarlo come iniziali di una bestemmia. Posso dubitare di Massimo Maugeri secondo il quale Ginevra altri non è che Germano? Sinceramente non posso, perché il titolare di questo blog è persona matura e competente, laddove io, fino a due anni fa, credevo ancora che il pc si accendesse con i fiammiferi.
Do per scontato, fino a prova contraria, che Massimo abbia ragione anche se vorrei davvero che avesse torto marcio. Perchè vedi Germano, qui, in un certo senso, ti ci ho portato io. Credevo (e credo ancora) che tu abbia grandi capacità. Credo anche però, come spesso ti ho detto, che tu sia la prima vittima di queste tue capacità.
Paradossalmente potrei dire che saresti capace di costruire una bomba atomica con il kit del piccolo chimico. Ma poi, invece di riporla in luogo sicuro con le massime cautele, ce la spediresti con un calcio provocando un’ecatombe.
Porca mignotta, a 21 anni hai fatto bingo a essere qui, ad avere attenzione e a pubblicare su questo blog. Massimo Maugeri è assillato da scrittori che chiedono luce e spazio, e lui non può accontentare tutti.
Con te lo ha fatto, hai vinto. E forse il tuo problema è proprio questo.
Non capire che saper perdere è più difficile che saper vincere.
A me non viene da dirti “vergognati”. Ho un’età nella quale i bilanci si possono fare e, certamente, ho molte più cose io delle quali vergognarmi in confronto a te.
Non voglio nemmeno le tue scuse perché in fondo, a me, non hai fatto nulla.
Il senso di vergogna e l’esigenza sincera di chiedere scusa le devi provare da solo e senza spinte esterne.
Ma, almeno qui, te la devi vedere innanzitutto con Maugeri.
Se ti sei mascherato da Ginevra per salvare Germano, hai fatto una cosa da rarazzino.
Spero tu possa diventare uomo ed essere, semmai, un Lancillotto che Ginevra, almeno, se la trombava.
@ massimo:
ma dove cazzo vai? non farmi girare i coglioni pure tu, dai!
@ miriam
C’è il tempo della provocazione, dei pugni nello stomaco ma poi arriva quello della riflessione e della meditazione…credo sia giusto così.
Hai letto cosa è successo nel frattempo? Ciao
p.s.miriam, come faccio a vedere qualcosa di tuo…la curiosità mi sta logorando.
stefano
@ Massimo
Ho appena postato e leggo che Germano ha fatto il cretino (volevi fare Blissett?) postandosi sotto un altro nome…
Massimo, prendiamola con leggerezza, come una provocazione mal riuscita. Non è la prima volta, ricordi? E l’altro era anche più “grandicello”… Diamo un castigo a Germano escludendolo dal blog per 2 mesi. Una giusta sospensione. Non vogliamo le sue scuse, perché, come recita un proverbio palestinese: scusa, si chiede solo agli imbecilli! Sospeso e basta.
Posso capire il disagio per le critiche, un po’ eccessive, postate qui, ma vorrei ricordare a Germano che alcune osservazioni sono state scritte con partecipazione: deve imparare a distinguere il grano dal loglio.
@ Stefano
Non ho immagini (leggi buone) che possano rendere quello che sto realizzando ora. Ho in programma una mostra (a fine anno) e in quella occasione ti spedirò ogni cosa.
Però, se vuoi chiedere la mia mail a Massimo, posso anticiparti piccole cose.
Ciao, Miriam
errata corrige
“saper vincere è più difficile che saper perdere”
Sono io, sono io Ginevra!!!poi vi spiego…spiego anche a Massimo(se avrà voglia di leggermi, ovviamente..se non vorrà più,lo capirò)!!!
Ora sono di corsa. Però Ginevra esiste…non ha commentato ma esiste, giuro su ciò che volete. Immaginavo anche che, su kataweb, è possibile rintracciare gli ip… e immaginavo che Massimo potesse “intercettarmi” ma ho postato lo stesso il commento per un motivo preciso…perchè, la mia amica, esiste e non è immaginaria e io non ho fatto altro che riportare ciò che mi ha scritto in pvt, parola per parola, senza aggiungere nulla(ho fatto proprio il copia-incolla). Ho solo postato il parere che lei ha espresso con me in pvt (non voleva commentare qui…l’affermazione:Hai 4 palle e non 2 è sua e non mia). Non volevo usare né Massimo, né il suo blog…Lei mi ha detto:”Se ci tieni posta le mie impressioni con il mio nome, io non voglio leggere altro su quel blog che sennò esplodo”. Non scendo così in basso, non lo farò mai. Mi rendo conto che, a questo punto, il dubbio si è giustamente insinuato in tutti i lettori. Ho solo sbagliato a non dirlo da subito ma, ripeto, ero e sono in buona fede. Devo però fornire una prova di questa buona fede e farò commentare Ginevra tra brevissimo, appena riesco a beccarla in chat…entro oggi, di sicuro, Massimo potrà verificare tutto.
Chiedo umilmente scusa per il detestabile malinteso e per la mia “azione” che, giuro nuovamente, non era così biecamente furbesca. Conosco bene la storia degli ip(io stesso la utilizzo sul mio blog)…non avrei rischiato una figura così di merda. A tra pochissimo…ora torno a guardare il mio Napoli che, oggi, sta perdendo 3-0.
Arrivo proprio per ultima, ma questa volta non mi dispiace…ho praticamente assistito allo svolgersi di tutta una serie di pensamenti e ripensamenti. Da parte mia ho potuto apprezzare i vari interventi di Enrico, di Gea, di Miriam. con i quali mi sono trovata del tutto concorde.
I due racconti non mi hanno entusiasmata, ma anch’io vi ho notato potenzialità, indubbiamente. Con Zauberei nel consigliare l’uso del rasoio. Forse perchè scrivo poesie, ho dovuto imparare a mie spese quanto fa male tagliare, ma quanto fanno bene a chi legge le escissioni.
Massimo, per favore, non tener conto di querelles marginali, tu sei un punto di riferimento nobile e serio, nel contesto dei blog letterari.
Ai due ragazzi suggerirei meno ripiegamenti autobiografici e più attenzione agli accadimenti esterni: vi si attinge sicuramente più materiale che interessi il lettore. Ed anch’io, soprattutto a Germano, un tantino di umiltà.
Un caro saluto a Massimo e a tutti gli amici intervenuti.
cri
Salve ragazzi. Non volevo commentare qui ma per salvare le chiappe di Germano mi son dovuta scomodare. Confermo che sono un’entità esistente e che, mentre lui postava, io ero con lui in chat. L’unica cosa che il furbetto ha aggiunto sono tutte le chiacchiere sulla stima per il signor Maugeri e per Enrico Gregori-lui non me ne ha parlato e io non vi ho menzionati-.Ho solo letto il commento del sign Massimo e del sign. Enrico e ho espresso il mio parere. Germà, scusa ma ti devo sputtanare anche sulla metafora del calciatore che secondo me sarebbe una stronzata- io nemmeno l’avevo letta-.. Io sono piuttosto ignorante in internet e non sapevo che il commento inserito a nome mio avrebbe generato tutto questo caos. Sono andata su tutte le furie quando ho letto il parere di un certo Sergio Sozi e ho chiesto a Germano di non voler postare il mio parere per evitare scaramucce. Lui però mi ha detto che non potevo esimermi e allora gli ho scritto:”Se ci tieni tanto fa copia-incolla e posta tu”. Però, Germà, sei proprio un mona te…dici di sapere che l’ip è rintracciabile e non fai nulla per prevenire?! Bah…a sto punto te lo sei meritato sto casino. Saluti, un sorriso e non creare altri pasticci.
ps se vuoi segui pure il consiglio sull’umiltà che non sarebbe male
la censura si inchina all’arte
Amore, mia salvatrice, mia evanescente amica!!! Grazie, grazie infinite per essere intervenuta. In effetti avrei dovuto semplicemente postare il tuo parere con il mio nick e dire che era tuo ma ho pensato. Però è colpa tua:”postalo a nome mio” e io ho pensato solo dopo al fatto dell’ip. Ho letto il commento giustamente disgustato e adirato di Massimo e tutti gli altri e ho pianto, ho pianto come un bimbo perchè ho avuto sul serio paura di giocarmi per sempre la mia reputazione qui. Tra l’altro, tu sei sempre la più evanescente tra le mie “amiche virtuali”. Ci becchiamo una volta al mese se tutto va bene;( Però sei stronza comunque. L’umiltà?! Ma se tu mi hai scritto che dovevo essere più deciso nelle risposte…si può sapere? Io credo proprio che impazzirò…devo prendermi una pausa anche io perchè sto troppo esaurito ultimamente.
@Massimo. Io non so se vorrai accettare le mie scuse sincere e profonde(anche se non mi sono spacciato realmente per un’altra persona, accetto comunque la sospensione proposta da Miriam,se vuoi) Però, ti prego di non chiudere lo spazio:”Giovani scrittori crescono”…avresti solo potuto chiedermi, magari, spiegazioni in pvt e ti avrei risposto fugando ogni tuo ragionevolissimo dubbio. Non ho MAI fatto cose simili e mai le farò. Sono triste, molto triste anche solo per il fatto di aver dato questa orribile impressione. Ho vergogna ugualmente anche solo per averti fatto giustamente adirare. Umiltà: rifletterò molto sul significato di questa parola. Chiedo a tutti scusa per l’increscioso malinteso e ringrazio Miriam ed Enrico per la pazienza e Stefano per aver atteso la mia risposta. Mi dispiace, profondamente…non volevo prendere in giro nessuno. Ero solo contento che, qualcuno, mi appoggiasse…tutto qui!!! Spero solo che, Massimo, per me esempio di gentilezza e umiltà, avrà voglia di ospitarmi ancora su questo suo spazio. Buona domenica a tutti. Per me, tra il Napoli che ha perso e la quasi figura di merda fatta qui!
@ GERMANO:
quando avevo la tua età mi mantenevo anche con il poker. lo “spennato” prediletto era il figlio di un industriale che non sapeva affatto giocare e perdeva sempre. del resto poteva permetterselo. pensa, comprò una Ferrari nuova fiammante e il giorno dopo fuse il motore correndo come un deficiente da roma a ostia.
Il padre pagava tutti i suoi debiti, primi tra tutti quelli del poker. Il genitore, ricchissimo e rassegnato, un giorno mi disse: “il guaio non è che mio figlio perde, ma che vuole rifarsi”.
@ Germano
Sei uno spreco energetico! Calmati, vai sui pattini, aspetta che Massimo ti risponda, ma soprattutto non fare altro. Tranquillo.
Che post!!!
🙂
Un invito:
Forse, la cosa più saggia da fare da parte nostra, nei confronti di Massimo e del pensiero espresso che un po’ condivido, (la Fallaci lo dichiara sto bello concetto, ma Dio Pirillo l’avesse messo in pratica più spesso, eviterei di inveire ogni volta che penso alla su’ faccia) sarebbe ritornare nei binari di una critica costruttiva, che metta in luce le risorse di queste due persone, e metta in luce i punti deboli. Un po’ come ha scritto nel suo commento Barbara Gozzi questa mattina.
La faccenda di Ginevra – che è semplicemente imbarazzante – la chiuderei qui. Quand’anche fosse un’altra persona a Germano ha reso un pessimo servizio.
Calma!!!
Mi sembra che ci si sia fatti prendere la mano…
Massimo: io apprezzo profondamente tutto quello che fai, spassionatamente e a costo di sacrifici, per portare avanti un luogo virtuale d’incontro letterario.
Continua così, io e gli altri delllo zoccolo duro ti sosterremo sempre, lo sai!
🙂
Chi sottopone i propri testi agli altri DEVE essere pronto ad accettare critiche plausi elogi sorrisi a denti stretti. L’arte è questo. Se Caravaggio è stato incompreso e contestato, che cosa può sperare il pittorello appena uscito dall’accademia?
Il tutto deve naturalmente avvenire nei limiti che detta il rispetto di sé e degli altri.
Germano, non puoi a parole fare mostra di umiltà e poi mascherarti dietro Ginevra…
So’ ragazzi… questa frase sta rovinando la scuola e la società. Tutto si perdona, tutto si giustifica. Chi ben ama, ben castiga. Questa è Bibbia ragazzi, mica il regolamento dei marines. Chi vuole apprendere un mestiere deve andare a bottega e sopportare gli scapaccioni del maestro. Stop. Anche Gesù che era Gesù faceva il falegname appresso a suo padre. Cresceva in sapienza, età e grazia. Con umiltà. Non girando con una tunica con la S stampata sopra – Salvator Mundi!!!
E poi, abbassiamo i toni.
Germano, Dora, Consolo e Bufalino, Camilleri e altri scrittori hanno pubblicato tardi, hanno maturato conoscenze esperienze letture. Tempo ne avete. Coraggio, fiducia in voi stessi e mai autoesaltazione né crisi depressive.
L’esempio di Enrico non era del tutto fuori luogo: Foscolo ha pubblicato l’Ortis a 18 anni! Un sacco di poeti musicisti artisti si son beccati stroncature da paura non a 30 anni ma da adolescenti! Si maturava prima è vero, ma si accettavano le “regole” di un contesto nel quale si era inserito, a volte adeguandosi, a volte operando delle rotture, ma lavorando con talento e passione.
I ragazzi soffrono il fatto che non diamo più loro regole certe né costituiamo punti solidi di riferimento. Sono sperduti, fragili. Un 4 in latino li destabilizza. Una contestazione li spiazza.
Ragazzi, crescete e imparate a chiedere aiuto e consiglio, pretendetelo. Con umiltà. Che è l’unica che ti fa imparare. Non il malinteso puerocentrismo da pacca sulla spalla sei un genio Mozart in confronto a te è un pifferaio, ok?
🙂
@Enrico. Hai ragione, su tutto e per tutto. Accettare la sconfitta, soprattutto quando è pesante e plateale, è difficilissimo…soprattutto quando non si possiede abbastanza maturità (e umiltà). Ma io non mi sono sentito sconfitto per i commenti. Quelli che non mi sono piaciuti li ho ribattuti, come hai letto. Purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) io non ho un padre che mi paga i debiti. Nella vita reale, se faccio una cazzata, devo vedermela io. Ho sempre i soldi contati e a poker non ci posso giocare per niente.
@Zaub. Appoggio anche te ma, sulla faccende di Ginevra(che non reputo solo imbarazzante ma vergognosa all’inverosimile se fosse come sembrava), non voglio metterci una pietra sopra così facilmente. Capisco Massimo, capisco chiunque si sia sentito preso in giro e si sia, giustamente, incazzato. Non sono d’accordo sul fatto che sia stata lei a fornirmi un pessimo servizio. La colpa è mia che ho insistito per farla commentare e che ho pubblicato il commento a suo nome, stop. Lei non c’entra un tubo. Massimo poi potrà verificare la provenienza dell’ultimo commento che lei ha lasciato. E’ successo tutto molto, troppo in fretta. Commentavo qui, chattavo con lei e ho letto i commenti di Massimo. Mi sono lasciato trasportare e ho combinato un casino. Mi piacerebbe solo che non si mettesse in dubbio la sua esistenza ma, me ne rendo conto, forse è chiedere troppo…mi dispiace, mi dispiace e ancora mi dispiace. Spero solo che riusciremo a portare la discussione su ben altri binari e, soprattutto, che Massimo e tutti gli altri vorranno credere alla mia buona fede.
@Miriam. Tu sei sempre troppo buona con me…mi fai diventar piccolo piccolo dalla vergogna. Mi sa che seguirò il tuo consiglio, comunque. Metto ai piedi i pattini e mi faccio un giro liberatorio. Ho parlato al mio migliore amico e mi ha detto:”Sei sempre il solito, ovunque vai crei casini…sei un coglione e non cambierai mai”. Me lo ha detto ridendo, ovviamente, ma non posso che dargli ragione. Non avevo mai pianto per questioni “virtuali”…oggi è successo e, la cosa bella, è che non è stata certo colpa dei commenti…ma della mia incoscienza!!!
Caro Massimo, condivido pienamente i tuoi giudizi:- i giovani vanno incoraggiati e non dilapidati perché si ottiene molto di più con un grammo di miele che con una botte di aceto. Solo l’esperienza e il continuo confronto può correggere i nostri errori. L’unica critica che ho letto veramente costruttiva per Dora e Germano, è quella di far decantare ciò che hanno elaborato per rileggere e correggere a distanza di tempo i loro racconti. Del resto nelle migliaia di libri letti di autori adulti noti e meno noti, ho potuto notare delle autentiche castronerie, ma nelle recensioni ho sempre cercato di non stroncarli. Il talento c’è o non c’è e il bravo scrittore troverà comunque la sua strada senza che debba subire le mie umiliazioni che lo feriscono inutilmente.E’ troppo facile essere ipercritici con i lavori altrui. Quello che veramente mi addolora è lo sconforto di Massimo, noi siamo suoi ospiti, io per prima gli chiedo scusa
di averlo messo in difficoltà e gli riconfermo tutta la mia stima e la mia amicizia. Dora e Germano, grazie per averci fatto leggere i vostri racconti, per averci aperto il vostro cuore che trapela dalle pagine e grazie per quella ventata di fugace gioventù che ci avete regalato.
Tessy
Germano – il commento di Ginevra era cosi affine al tuo stile. Alle tue reazioni quando ti senti attaccato. Non mi interessa sapere chi l’ha scritto, mi interessa ricordare certe tue reazioni analoghe in commenti precedenti, che rieccheggiavano il “ah che bella loggia di intellettuali!” Questa roba, è sempre di pessima classe. Ora non mi è chiaro: se tu l’hai scritto, se tu l’hai postato dopo averlo letto scritto da lei, o se ella con delle magie telematiche che mi sfuggono l’ha scritto.(perchè no, mi pare strano: essere loggati in una chat non dovrebbe variare il proprio IP a che ne so io – che ora ho l’ip di sempre ma sono loggata da splinder). Non si chiamano rinforzi che poi scrivono in questo modo. Sono rinfornzi cretini, che hanno lo stesso difetto che tu hai vantato di riconoscerti.
– Ora però perchè proseguire? Come la metti Germano si finiscie per sparare sulla Croce Rossa. Cioè su di te. Classe: dici cazzo, mi sono sbagliato e muto. Non è grave quello che è successo Germà – la prossima volta anche in altri contesti ci stai attento. se invece questa scena si ripete spesso….
Scatta er numero de uno bravo.
Invece, ottimizziamo le cose utili per te e per altri che scrivono. Per esempio la faccenda della sincerità, che trovo molto interessante e di cui conosco la difficoltà. La gente paga gli psicoterapeuti per imaparare a essere sincera con se stessa. Gli scrittori invece questa cosa se la sudano da soli. Ora io non ho letto il tuo racconto con attenzione, quindi parlo genericamente. Ecco, quando scrivi di te, il lusso della difesa è proibito. Nudo devi da stà. Nudo come un verme. La retorica è un cumulo di aggettivi che il lettore percepisce come vestiti, come trucchi, e se ne difende, lo stizziscono.
Io penso pure, che leggere molto anche è importante. Io penso che un tuffo in Coetzee – vergogna – per esempio, può essere interessante. A me, ha dato molto. Coetzee è uno che evidentemente quando ci ha un aggettivo di troppo ci ha le convulsioni gli spasimi al pancino proprio. Non vorrei scrivere come lui. Ma si può spiare un metodo dalle pagine di un grande scrittore.
La questione ora che ci penso, è quindi divisa in due momenti – un momento che scrivi in groppa al cavallo imbizzarrito (il quale potrebbe non farti parlare di eroi e spade e dame che morono e sturm un drang, ma anche di mediocrità, e seghe e impiegati del catasto e paura e capelli col riporto dovesse essere necessario) e poi c’è il momento schit detector e rasoio di Ockam. Buttare. Buttare. Buttare. Sostituire. Limare.
E poi magari (ma questo è personale) far decantare un testo, e ritornarci dopo qualche mese. Pareri eh.
Tessy, sei la dolcezza fatta persona…
Germano, e dalli col padre e con la madre etc…
Ma caro, scrittori grandissimi erano orfani, abbandonati dai genitori, esuli, costretti a lavorare da piccoli, umiliati, violentati… Coraggio, ognuno ha la sua croce. Noi però li giudichiamo per quello che scrivono. Tutto il resto è contesto. Grazie al quale o nonostante il quale. Ok?
Fatti forza, la figuraccia l’hai fatta – sapessi quante ne ho rimediate io! e guarda avanti. Sii sempre onesto e sincero. Con te stesso e per te stesso innanzitutto. E poi abbi il massimo rispetto per gli altri. E vedrai che gli altri te lo tributeranno doppio. Ragazzi, per voi è difficile perché venite fuori in un contesto che non vi lascia troppo spazio. Dovete crescere il doppio, lavorare il doppio. Ma se avete fede ne varrà la pena
Dora, più avanti dirò qualcosa anche a te!
🙂
@Maria Teresa. Poche parole…solo un grazie, di cuore!
@Zaub. Ti dico, senza alcuna polemica, che sul serio non hai capito bene come funziona la storia dei numeri ip(tra l’altro, per chi ha un ip variabile come me,è difficile essere individuato…se avessi voluto fare il furbo e avessi agito in bona fede, mi sarebbe bastato scollegarmi e poi ricollegarmi. Il provider mi avrebbe fornito un nuovo indirizzo e sarebbe stato impossibile “smascherarmi”. Qui andiamo nel tecnico, mia cara…ma se vuoi ti spiego in maniera ancora più esauriente). Mi pare di aver precisato che, quella melodrammatica di Ginevra, non ha voluto commentare qui e che sono stato io a fare copia incolla di ciò che mi aveva scritto in chat e ad aggiungere pareri miei. Per il resto, non servon chiacchiere. Massimo avrà occasione di verificare la provenienza del commento della 35enne precaria che non esiste solo nel mio cervello, come rinforzo alle mie teorie:-P Sullo stile simile, non so che dirti…a me non sembra, soprattutto leggendo l’ultimo commento (quello che ha inserito direttamente lei). Gli altri due, sono un misto tra i suoi pareri e quelli che, come hai scritto tu stessa, avevo postato io. Tra l’altro, la cara Miriam Ravasio, mi ha anche fatto notare che, in passato, già qualcun altro si era firmato con un nome diverso (cose che, ripeto, io non ho fatto!!). Nessuna magia telematica. Solo un casino creato dalla mia impulsività, dalla sua pigrizia e dal contesto. Inoltre, lo stesso Francesco Giubilei, così solerte nel sparare a zero e dirmi:”vergognati”, mi puzza un po’ come personaggio(massimo potrà verificare anche la sua provenienza,credo). Sul tuo commento riguardo la scrittura, i rasoi e il resto, non posso che essere in accordo, comunque e ti ringrazio per gli ottimi spunti. ps quando vengo attaccato rispondo e mi difendo, come ogni essere umano, come fai tu e chiunque altro. Sui modi, ovviamente, il giudizio è estremamente soggettivo.
@Mari lucia. Accidente a me e alla mia boccaccia:-P. Ho messo in ballo il mio papà solo per l’esempio di Enrico, tutto qui. Sennò non ci pensavo. Io non credo di avere croci particolari o insopportabili ma ci sono. Sono una persona molto emotiva e sensibile, cresciuto con l’idea assurda che, fallire una volta, vuol dire essere perdenti a vita. Da quando ho raggiunto un maggior grado di autocoscienza, sto cercando di lottare e vincere questa concezione distorta della realtà e del confronto. Ora spero di poter tornare a parlare del mio racconto e di quello di Dora, di riconquistare la fiducia di Massimo e di quanti, su questo blog, mi hanno creduto capace di certi gesti. Ps tra l’altro, Ginevra, commenta sul mio blog in pratica da quando l’ho aperto e ha un modo un po “colorito” di esprimersi…”artistico” come lo ha argutamente bollato il Gregori. Liberi di non credermi ma, con la mia coscienza, io sto bene. Se fossi stato sul serio io, non avrei nemmeno chiesto scusa. Per come sono fatto, mi sarei “limitato” a sparire o a negare spudoratamente che quel numero ip fosse il mio:-P
francesco giubilei esiste, e nonostante la sua giovanissima età è una persona seria.
Scusate ma credo dilungarci serva solo ad aumentare la pessima immagine che è stata data. Qui il “male o bene purchè se ne parli” si applica poco. In certi casi il silenzio vale più di mille parole. Le uniche concesse, a mio modesto avviso, dovrebbero essere quelle del padrone di casa al quale tutti abbiamo manifestato solidarietà.
Maria Lucia carissima, credimi non sono affatto dolce come sembrerebbe,
se è necessario riesco ad essere molto dura. Anch’io una volta , per il mio primo libro,sono stata pesantemente umiliata da un notissimo critico, piansi sulla sua lettera che mi sconsigliava di proseguire, per tre gioni, ma non risposi, non mi arresi e non smisi di scrivere i miei testi. Anche perché il mio secondo libro fu presentato dagli scrittori Gabriella Sobrino che curò la prefazione, da Giuliano Manacorda e da Gianni Scalia.Cosa potevo desiderare di più dopo quell’infausto esordio? Risposi a quel critico dopo un decennio nella dedica del mio volume poetico, che aveva la prefazione di Giorgio Luti, un critico elitario bravo e preparato quanto lui. Come sempre il mondo è di chi ha pazienza…..Grazie.
Tessy
@Gea. Sono contento che esista…sul fatto che sia una persona seria, ho delle riserve ma non importa! Del resto dici che è giovanissimo (magari anche più di me) e questo spiega molte cose. Resto del parere (tra l’altro condiviso da varie persone con le quali ho parlato) che i tuoi commenti non fossero molto utili al contesto e un po’ acidi. Però, ribadisco anche che, questo, non mi fa avere una cattiva opinione di te.
ps non credo ci sia per forza un collegamento tra l’essere giovani e l’essere “persone serie”. Ho fornito a Massimo le prove della mia onestà…e, comunque, se anche io avessi fatto il gioco sporco, a quanto ho saputo, non sarei stato il primo qui. Questo, però, non mi avrebbe per nulla giustificato…non avrei più avuto il coraggio di metter “piede” qui, ti assicuro
@Evento. Ti quoto in pieno e mi ritiro fino a nuovo ordine del padrone di casa.
Buona serata tutti e scusate nuovamente, per la scaramuccia.
ps ho sempre considerato una cazzata la teoria del “bene o male purchè se ne parli”…anche perchè, in questo caso, si tratterebbe di semplice figura di merda!!! E, quelle, non servono mai a nulla.
@ evento
sottoscrivo.
sto rimpiangendo il gioco sui migliori libri dell’Ottocento e del Novecento. E ce ne vuole, cazzo!
🙂
A TUTTI,
a parte il fatto che la critica, se rispettosa, e’ un diritto ed un modo di crescere assieme, qui mi sembra che molta gente legga solo quel che gli pare. Infatti le piu’ forti critiche su Dora e Germano non sono certo state ne’ sono le mie. Io ho solo detto, in buona sostanza, che consiglio agli autori, tutti e specialmente i piu’ inesperti, prima di pubblicare, di far girare i testi e discuterne con amici esperti e critici, come fanno tutti coloro che imboccano una nuova professione. Senza astio o rancore o acidita’ o altro: un consiglio da esperto, quale mi sembra che mi si riconosca di essere. Dunque vi ripeto quel che ho scritto ieri sperando che stavolta leggiate anche cio’ che non serve a farmi le prediche:
”P.P.S.
…invece il buonismo serve solo a viziarci e viziare il prossimo. Perche’ il buonismo e’ assenza di giudizio, dunque di stima o di disistima. Stupidita’, insomma. Altro e’ l’indulgenza e la critica affettuosa e bonaria, costruttiva. Questo facciamo, a Letteratitudine: critica esposta senza cattiveria o stupidita’, ed ”affetto critico”. A volte anche ”amore spassionato”, ma sempre con le ”pacifiche armi” di chi legge e opera nel campo. Perche’ questo e’ un posto per lettori, critici, scrittori, amanti della Letteratura eccetera e dunque ci si confronta su questi argomenti. Senza invidie ed odio.”
Anche questo ho detto e firmato. Ed e’ tutto. Un saluto come sempre affettuoso agli autori e a tutti gli intervenuti.
Sergio
P.S.
Massimo:
il termine ”bastonate” e’ un’iperbole. Pensavo fosse ovvio per chi conosce la mia scrittura.
E per rafforzare un’opinione che mi sento di condividere, vorrei riportarne qui di seguito uno stralcio (ma l’ho letta tutta, io). E’ di Maria Lucia Riccioli:
”I ragazzi soffrono il fatto che non diamo più loro regole certe né costituiamo punti solidi di riferimento. Sono sperduti, fragili. Un 4 in latino li destabilizza. Una contestazione li spiazza.
Ragazzi, crescete e imparate a chiedere aiuto e consiglio, pretendetelo. Con umiltà. Che è l’unica che ti fa imparare. Non il malinteso puerocentrismo da pacca sulla spalla sei un genio Mozart in confronto a te è un pifferaio, ok?”
Saluti
Sergio
Riguardo alla polemica sulla solita storia del falso nome, la vedo cosi’: errare humanum est. Parliamo di Letteratura e dei racconti di Dora e Germano, che sono l’oggetto del discorso. Il resto serve a poco ed e’ di secondaria importanza (sempre sottolineando, pero’, che l’onesta’ e il mostrare la propria faccia sono qualita’ importanti per gli uomini. Anch’io una volta mi misi a giocare e, utilizzando uno pseudonimo, mi autoscrissi una critica feroce su un mio racconto. Lo feci perche’ volevo mostrare anche il mio lato autocritico e perche’ non sopportavo, come non sopporto oggi, le critiche all’acqua di rose e i complimenti nono seriamente motivati. Fu una sciocchezza ma non volevo certo tirare l’acqua al mio mulino. In ogni caso non lo rifarei mai piu’. E non l’ho mai piu’ rifatto.).
Sergio
@ massimo:
il meritato contrappasso per uno che ha scritto “Identità distorte”
🙂
Grazie Gea.
“sul fatto che sia una persona seria, ho delle riserve ma non importa!”
Era ironico, Germano?
Altrimenti spiegami come fai a giudicare una persona senza conoscerla minimamente.
Dici che non sono serio solo perchè ho detto quello che penso (non su di te o sul tuo racconto) bensì sulla storia di Ginevra.
A me non mi puoi tacciare come appartenente alla loggia intellettuale, mi dispiace
“Del resto dici che è giovanissimo (magari anche più di me) e questo spiega molte cose. ”
Sono abbastanza più giovane di te e cosa spiega ciò?
Non posso esprimere il mio parere solo perchè ho cinque anni in meno di te?
Germano,
personalmente qui su Letteratitudine ho pubblicato solo quelli che reputavo (e che erano stati reputati da lettori qualificati) i miei migliori lavori. Letti, riletti miriadi di volte e dati da leggere a tanta gente. Analogamente a Gea, le cui critiche tecniche sottoscrivo appieno, io non vedo Letteratitudine come un posto fatto per lanciare i propri primi scritti, ma per proporre i propri migliori. Inoltre non ho espresso finora delle mie valutazioni tecniche, dunque non capisco cosa ti abbia lasciato pensare che io abbia disapprovato il testo tuo e quello di Dora. Io li ho visti e li vedo ancora come semplicemente immaturi, da destinare a delle letture private. Ma cio’ non significa che siano scritti male, questo non l’ho detto.
Saluto te e Dora con stima
Sergio
Gea,
come tu sai, io e te non abbiamo sempre un rapporto tutto ”rose e fiori”, ma stavolta mi sembra che tu abbia ragione.
E’ scomparso il mio commento o sbaglio, Massimo che succede?
Oopsssss… non era aggiornata la pagina, scusate.
Ciao, Francesco, come stai? Lieto di risentirti.
@Sergio:
Hai fatto bene a ricordare “anch’io una volta mi misi a giocare e, utilizzando uno pseudonimo, mi autoscrissi una critica feroce su un mio racconto”, così chiudiamo questa giornata, a suo modo divertente, invitando Massimo a continuare serenamente, anzi con ancora più determinazione, il suo STRISCIA-BLOG, unico per intensità umana e intenti comunicativi. Cosa vogliamo di più? E ognuno sui suoi pattini!
🙂
Certo, Miriam: Massimo Maugger! Sono incidentini di percorso, lascia perdere e non sopravvalutarli. Tutti qui ti sono grati per l’ospitalita’, la competenza e la bonta’ delle tue scelte editoriali. Hai un cuore che si vede anche a Lubiana, Massi! E noi siamo un gruppo molto assortito di matterelloni privi di cattiveria. Io Letteratitudine la vedo cosi’: sempre senza cattiveria, ma virilmente, si interagisce per migliorarsi e crescere insieme.
”Cura ut valeas” – come direbbe uno che ultimamente si fa sentire poco e che mi manca. Molto.
Sergio
Sulle ”logge intellettuali”:
forse Letteratitudine e i suoi frequentatori abituali avranno qualche possibilita’ di diventare ”loggia” quando Massimo, invece di rimetterci ore al giorno senza guadagnarci una lira, verra’ stipendiato duemila euro al mese da un padrone (sponsor o Partito, o editore); quando tutti noi partecipanti avremo il posto fisso a contratto ”sine die” su Letteratitudine per scrivere quattro articoli al mese; quando il primo che scrivera’ una parola forte verra’ estromesso senza carezze; quando un utente, per aspettarsi una risposta su un testo proposto, sara’ disposto a pulire il parabrezza delle macchine di tutti noi per un anno gratis. E quando gli scrupoli di coscienza saranno solo dei bei, lontani ricordi da Sunset Boulevard.
Attendo dunque fiducioso di avere presto una tessera-passepartout dal nostro Massimo ”Licio Gelli” Maugger. Ma mi sa che attendero’ a lungo.
Ciao Sergio, si va avanti, tu tutto bene?
Sono abbastanza impegnato con la scuola e con la rivista che mi sta regalando più soddisfazioni del previsto.
Bravo, Franceschino. Continua a studiare e ad applicarti seriamente: ne avrai dei frutti! Cura le virgole e le virgole ti saranno generosamente riconoscenti (non sono favole, solo bisogna attendere un po’ per vedere i frutti e lottare tenacemente, ma con le carte buone in mano). Tutti noi dobbiamo studiare, fino alla morte, altrimenti interessarci di altro. E tu ci dai, mi pare, il buon esempio.
Stammi bene
Sergio
se l’età di germano/scrittore non deve influenzare i giudizi sulla sua scrittura credo che germano/ragazzo meriti comunque un po’, dico un po’ di comprensione. Ora sta a lui decidere cosa imparare da questa lezione.
buonanotte a tutti e un saluto particolare a Massimo a cui ribadisco la mia stima
associandomi all’ultimo commento di miriam
Eccomi qui…
Intanto vi ringrazio di cuore (di vero cuore) per i commenti affettuosi e di sostegno. Li ho molto apprezzati e mi piacerebbe potervi ringraziare uno per uno. Vi prego, però, di accettare questo ringraziamento cumulativo.
—
Va molto meglio, anche perché il Catania ha battutto il Napoli 3-0 (la cura Zenga pare che funzioni).
Così impari, Germano.
🙂
Mi dispiace per Didò e gli altri amici partenopei (sempre che si interessino di calcio), ma… mors tua vita mea.
@Tutti. Come già scritto, non voglio lasciare altri commenti se prima Massimo non mi da l’ok. Invito Francesco giubilei e chiunque altro sia interessato ad ulteriori chiarimenti a scrivermi in pvt a: frozensoul86@hotmail.it….
Grazie a tutti e ancora umili scuse per lo “sconquasso” che, come dice Miriam, tutto sommato, ha accesso l’ambiente.
@Stefano. Con te faccio un’eccezione. Sono anche io per la comprensione ma, in certi casi, credo sia quasi impossibile averne. Cosa imparo dalla lezione?! Un mucchio di cose ma, di sicuro, il non postare più commenti di altri usando il mio pc:-P
@Massimo. Questo è un colpo basso che più basso non si può;( Un 3-0 immeritato (avete solo avuto culo perchè, la nostra difesa, è scesa in campo con il pigiama). E poi noi abbiamo Gargano che non azzecca un passaggio nemmeno per sbagli e Sosa che pare un bradipo con artrosi. Sfottò sportivi a parte, Massimo, non sai che gioia intuire che, la tua giustificatissima rabbia, sia per la maggior parte svanita (magari perchè hai anche controllato il famoso ip eh eh eh:-P)
Torno a vedere “Non è un paese per vecchi” e spero che, nei giorni seguenti, a questo dibattito interessante potrà partecipare anche Dora. A questo punto, mi riprometto di rispondere domani a tutti i commenti.
Grazie a tutti voi per l’attenzione, le “bastonate” e, soprattutto, la pazienza^_^
Come direbbe Ginevra, un Sorriso:-)
ps per Massimo. Ti ho anche inviato una mail;) Spero tu l’abbia letta…
Un abbraccio e un saluto colmo della consuete e disinteressata stima
@ Germano
Non devi scusarti con me (che non conto) ma con gli amici del blog che hanno avuto, comunque, la pazienza di leggerti.
Ma mi pare che l’hai già fatto. Quindi per me va bene così.
Non hai commesso nulla di grave, certo… ma hai comunque sbagliato. Sia nella versione a) (Ginevra non esiste), sia nella versione b) (Ginevra esiste).
Spero che la lezioncina possa esserti stata, in qualche modo, utile (e spero che altri, in futuro, evitino di incorrere nello stesso errore).
Come si dice: sbagliando s’impara.
Per quanto mi riguarda puoi continuare a commentare con serenità… e con un pizzico in più di attenzione.
Spero di riuscire a pubblicare un nuovo post per domani sera.
In ogni caso vi ricordo che “La camera accanto” è sempre aperta.
Buonanotte a tutti.
E ancora grazie.
Ho taciuto fin ora. Vorrei continuare a farlo, ma voglio anche confortare Massimo. Un piccolo incidente di percorso non può inficiare il valore di questo blog, nel quale credo in pieno. Proprio perchè questa non è una loggia di intellettuali. Se lo fosse io avrei già disertato da tempo. E’ una stanza dove invece si confronta chi scrive e chi legge talvolta litigando anche un pò, talvolta scherzando. Il clima che c’è mi piace e per questo io ci sono. Leggo più o meno tutto quello che ci passa, ma non dovremmo sentirci in obbligo di dover interloquire sempre e comunque. A volte il silenzio può essere anche più eloquente.
A volte prediligo le code di post già praticamente chiusi, talvolta dialoghi tra due o tre persone mentre gli altri si sono già fracassati lo scroto ed il suo contenuto. Ma proprio in queste code a volte è piacevole interloquire proprio perchè ci resta solo chi è veramente interessato a quell’argomento.
E’ in una di esse ad esempio che ho conosciuto Miriam (io avevo appena scoperto questo blog, e non ne avevo mai frequentato altri; ero entrato per votare i 2 libri degli ultimi secoli e ho navigato un pò tra i post chiusi poco prima): in un dialogo praticamente solo tra me e lei ho subito apprezzato enormemente la persona ed ho deciso che esporre qui il proprio pensiero e confrontarlo con altri pensieri potesse essere cosa piacevole, e intelligentemente divertente. E che forse anche io potessi fare la mia porca figura. Perfino Zauberei oggi ha fatto discorsi degni di un Groddek, ed Enrico dovrebbe inchinarsi di fronte a tanto acume e cospargersi il capo di cenere.
Sarà anche perchè non aspiro ad essere pubblicato (non ho niente da fare pubblicare), io sto qui per gioco e fino a che il gioco mi piace.
E il gioco è passione.
A Germano vorrei però dire una cosa. Che se si sente contrito solo perchè ha fatto la cazzata del post-posticcio non ha capito ancora una mazza. E’ tutto il suo atteggiamento di base che è sbagliato.
Mi sembra che indugi troppo a guardarsi allo specchio, e che continui a farlo anche dopo la cazzata. Ora si vede bello , ora brutto, fa tutto lui.
Germà, guardati intorno invece, c’è il mondo intorno a te, ci sono gli altri; devi vedere anche loro se vuoi proprio diventare uno scrittore.
Anche Silvia “allo specchio” non ha visto solo se stessa, e di quegli altri ne ha fatto personaggi degni di una storia.
@ Carlo:
hai perfettamente ragione. I commenti di Zauberei sono stati interessanti, intelligenti, costruttivi e lucidissimi.
Tu dici che mi dovrei inchinare di fronte a tanta saggezza, e io sono pronto a farlo. Ma solo dopo che Massimo abbia verificato l’IP. Sai, con l’aria che tira e dato l’alto livello degli interventi, si affaccia il dubbio che si sia firmato Zauberei qualcuno con tre grammi di cervello in testa.
Massimo, intervengo di corsa, senza aver letto i racconti perche’ mi sono soffermata ai commenti e a tutto quello che e’ successo. Non e’ colpa tua. Lo strumento blog si presta anche a questo. Non emetto giudizi sui due giovani scrittori (non giudico chi non ho letto e pare che, a parte noi qui su Letteratitudine, questa regola valga per pochi altri). Dico solo che e’ stata data loro una bella opportunita’ con questa pubblicazione e che, forse, Germano avrebbe dovuto usarla meglio. Un errore, anzi, una disonesta’ la sua che non tocca Letteratitudine e quindi non tocca te.
Un abbraccio.
Laura
@ A tutti:
SIAMO FORTI!!!!!
🙂
@Massimo. Beh…credo ci sia un’enorme differenza tra l’ipotesi A e l’ipotesi B. Nell’ipotesi di “Ginevra non esiste”, io non avrei nulla da farmi perdonare; sarei imperdonabile. Per come sono fatto, non avrei nemmeno avuto il coraggio di chiedere scusa…scusa di cosa?! Di essere stato tanto ridicolo da inventarmi di sana pianta l’intervento di un personaggio che non esiste?! E proprio questo, il punto: ho sbagliato a postare a nome di un’altra persona ma, i suoi pareri, non me li sono inventati (soprattutto la storia delle 4 palle). Sono troppo orgoglioso per farmi i complimenti da solo (se proprio devo farlo, lo faccio con il mio di nome perchè, a spacciarmi per un’altra persona che mi incensa, mi sentro troppo patetico). La cosa è stata fatta in maniera del tutto ingenua. Non ho padronanza per quanto riguarda lo stile di scrittura ma, per quanto concerne aspetti tecnici di internet, si.Ripeto: la cazzata di postare a nome di un’altra persona e di creare scompiglio c’è e come(e per questo chiedo nuovamente e umilmente scusa) ma, i pareri che ho espresso, erano i suoi. Ti ringrazio ancora, di cuore, per la pazienza infinita, la gentilezza e per l’essere come sei.
@Carlo S. Tra me e te non c’è mai stata simpatia e mai credo ci sarà…viaggiamo proprio su lunghezze d’onda differenti ma, alla fine, non trovo sia tanto negativa come cosa. Mi guardo allo specchio, hai ragione ma lo faccio perchè, infondo (e nemmeno poi tanto) non ho ancora una mia identità…la sto ancora cercando, capisci?! Il mondo intorno lo vedo eccome, lo vivo; lo sento. Quando sarò diventato uomo a tutti gli effetti, allora, magari, mi specchierò meno ma, adesso, non puoi dirmi di guardare solo fuori…io ho bisogno prima di trovare me stesso, di definire con assoluta chiarezza ciò che sono.
@Sergio Sozi. Ammazza…ma lo sai che non sei l’unico che ha avuto questa idea?! Anche sul forum di De Carlo, tempo fa, un tizio che scriveva li da tempo si inventò un personaggio. Tale personaggio accusò per giorni il tizio di aver copiato di sana pianta tutti i suoi lavori. Si parlò di plagio, di denunce e si finì anche con l’attaccare lo stesso De Carlo. Alla fine, si scoprì che, l’accusato e l’accusatore, erano la stessa persona. E’ una tecnica che non condivido, non ne comprendo la ragione (tranne, forse, quella di far parlare di se e di dare brio al confronto) ma, di esperienza in forum e blog ne ho parecchia; ne ho abbastanza per sapere che, certe cose, prima o poi, vengono a galla. Sul non pubblicare testi che non siano i migliori qui su letteratitudine, la pensiamo in maniera differente. Anche perchè, questa sezione in particolare, è dedicata a chi è emergente e, in quanto tale, imperfetto e ancora acerbo. E poi, a dispetto di chi mi accusa di volermi rimirare, ho pensato di suggerire a Massimo un testo che risultasse imperfetto a me in primis; proprio perchè sapevo che sarebbe stato inserito qui e commentato da esperti. A me non hanno infastidito le critiche(il 90% delle quali sono state preziose ed elargite con sincero affetto) ma i toni; sono i toni che mi hanno infastidito, che hanno infastidito la mia amica e, da quello che ho lento, anche numerosi altri lettori. Tutto il resto son chiacchiere e scaramucce scatenate dalla mia impulsività. Intanto metto in saccoccia i consigli di Enrico, di Zaub, di Miriam, i tuoi ma anche quelli di Maria Lucia, di Maria Teresa e di Didò (se ho dimenticato qualcuno chiedo venia)
@Francesco. Io ti ho avuto riserve sulla tua serietà perchè sei partito in quarta subito dopo il commento di Massimo, senza attendere la mia risposta. Se ci rifletti, anche tu hai giudicato me senza conoscermi(e senza conoscere tutta la dinamica della situazione). Poi mi hai scritto di avere 5 anni in meno di me e io ti dico: complimenti per come scrivi(la differenza d’età non sarei mai riuscito a quantificarla se non me l’avessi scritta tu). Il mio discorso sulla gioventù che spiega molte cose era riferito anche me, comunque. Sono ultra-impulsivo adesso e, se penso a come ero 5 anni fa, riesco anche a giustificare il tuo intervento.
Carissimo amici di Letteratitudine, carissimo Massimo, cari Dora e Germano. Di solito non intervengo mai nei blog. Oggi lo faccio. E il mio unico obiettivo è dire a Massimo che il suo blog è fantastico, a Dora e Germano di far fruttare le critiche che ritengono serie e costruttive. Il resto, purtroppo, è cicaleccio. Andate avanti così. Soprattutto Dora che, rispetto all’altro racconto, mi pare abbia sperimentato una nuova lingua. Questo non è poco. Quindi il mio consiglio è di rispettare Massimo e il suo blog, cioè di riportare Letteratitudine sui binari della correttezza, dell’amore per la letteratura, della discussione non prevenuta.
Grazie
ANDREA DI CONSOLI
@germano
Non ti sarò simpatico (e non è un obbligo), ma vorrei farti notare ancora qualcosa (e non è neanche un obbligo che tu mi legga, per carità, se preferisci salta pure questo come ogni intervento da me firmato):
1) non sei mai intervenuto per darci un tuo parere su un qualsiasi argomento di questo blog;
2) non hai mai neanche votato un libro in qualcuno dei nostri giochini;
3) ci hai sempre e solo parlato di te, dei tuoi dubbi sentimentali o universitari, o esistenziali, neanche fossi Werther, Thoerless o il giovane Holden. O per dirci che passavi in televisione (a parlare di te). Ci parli delle tue ragazze passate ma sempre per dire di te, senza chiederti mai nulla di loro, di cosa possano pensare loro di te.
E tu vorresti definire chi sei realmente?
Credi di trovare te stesso solo a guardare la lanugine che si forma nel tuo ombelico?
Se vuoi veramente trovarti, prima ancora di diventare uno scrittore, prova a farti queste domande.
Te lo dico duramente, lo so, ma senza l’antipatia che tu dici di provare per me. Sennò non starei a perdere il mio tempo a scrivere ancora (di te).
@ carlo:
a me sembra che tu sia stato tenero. pensa un po’!
@Carlo S. Sui primi due punti ti devo smentire(controlla i miei interventi sull’elezione del libro migliore del 2007 e troverai il mio parere..-controlla il post di Pennac e troverai un mio intervento). Per gli altri libri e le altre discussioni, il più delle volte, si trattava di testi che non avevo letto e che non mi sentivo di commentare. Hai ragione sul fatto del parlare molto di me, lo ammetto e domando venia. Era un modo per introdurmi in un ambiente nuovo, per presentarmi. Magari (anzi quasi sicuramente) ho sbagliato il modo mi mi è venuto naturale. Per quanto riguarda le mie ragazze passate, forse le ho interrogate sin troppo; ho cercato di capire in maniere fin troppo approfondita cosa pensassero di me ma, ahimè, senza mai riuscirci fino in fondo. Non scusarti per la tua durezza…ci sono abituato a sentirmi sbattere le cose in faccia anche se ancora non reagisco con la dovuta serenità. Sull’antipatia, come ti ho già scritto, io non mi cruccio. Alcuni dei miei rapporti più belli e significativi qui su internet, sono cominciati con un’idiosincrasia violentissima…magari, tra un mese, ci vorremmo un gran bene e, detto in tutta sincerità, lo spero con tutto il cuore. Sono un tipo complicato, molto complicato ma tutto sta nel capire come prendermi(e questo, penso, vale per la maggior parte delle persone). Ora torniamo a parlare dei racconti, di letteratura; di passioni.
Ti saluto, con meno antipatia di quanto tu possa pensare;)
@Enrico…ma vaff…^_^
Un abbraccio fortissimo a Massimo. Vai così, continua ad andare al Massimo.
Dora e Germano, fate fruttare le critiche. Mi pare un buon consiglio.
Smile
Grazie ancora per gli interventi di sostegno (in ultimo, Elektra e Andrea).
Germano: basta così, dài.
@Massimo. Mi son fermato, tranquillo!!! Resterò in stand by per un po’:-P
Però scherzavo con Enrico, eh^_^
Il caso Germano ci ha fatto trascurare Dora…
Come promesso, ne scrivo. Dora, lasciamo a Manzoni i paltò e gli indi… Da dove ti viene questo linguaggio aulico? Neanche Don Lisander avrebbe scritto “dagl’occhi”!
Continua a leggere e scrivere anche tu, mi raccomando… Sei giovanissima e puoi certamente fare molto meglio. Sai cos’è, noi vorremmo dai ventenni e dai teen agers uno sguardo da narratori interni sulla loro età. Per me che ho 34 anni è già difficile immaginare o ricordare come si è a 23 anni, figuriamoci a 15… Se non vuoi narrare del tuo presente, parla del passato, utilizza una maschera, ma cerca la tua voce autentica. Considero i tuoi tentativi e quelli di Germano delle prove d’autore che, chissà, potrebbero fare da preludio a qualcosa di vostro, maturo, autentico, forte.
Non prendermi per la prof snob… sono gli stessi rimproveri che muovo anche alle mie cose.
🙂
Gegè…sei schiavo del tuo spirito di protagonismo che potrebbe diventare il tuo grande limite in qualsiasi cosa intraprenderai. Inutile dirti che sono parecchio delusa e sai perchè. In ogni caso, prendo atto che sei riuscito ad convogliare l’attenzione di tutti su di te …clap..clap..clap….. Com’è che si dice? ..bene o male ma l’importante è che se ne parli.. Pollice verso. :-((((
segnalo questo sito di racconti inediti, se può interessare
http://follelfo.wordpress.com/
Maria Lucia,
scusami, ma la ricchezza linguistica e il retaggio letterario attinto dalla tradizione italiana sono le uniche cose che non rimprovererei mai a Dora. Io infatti non sopporto invece i giovinastri o i vecchiastri che scrivono ”nn t voglio bne” o usano un anglismo ogni due parole italiane. Viva la tradizione. Non e’ questo il neo di Dora.
@Araba. Forse non ti è chiara tutta la vicenda…rileggi meglio tutti i commenti, please! Non è questione di spirito di protagonismo, credo…solo di una cosa giusta che diceva Enrico:Il non essere ancora abituato a perdere, tutto qui. Però non ho “barato” nel vero e squallido senso del termine. Comunque è storia vecchia e mi sono già spiegato e rispiegato numerose volte. Non pretendo di essere creduto, comunque e mi rendo conto che, nonostante la “prove”, è difficile credere completamente alla mia buona fede. Ero passato solo per un saluto veloce visto che, qui da Massimo, manco da un po’ e mi è dispiaciuto leggere della tua delusione (magari avresti potuto chiedermi chiarimenti in pvt visto che ci conosciamo^_^) comunque non importa; mi becco a testa basta tutti i ceffoni e vo avanti.
@Sergio Sozi. Concordo in pieno con te…
@Miriam. Che fine hai fatto? Tutto ok?
@Massimo. Un saluto caloroso anche a te…
Sergio, hai ragione. Ma il fatto di usare un linguaggio tradizionale dovrebbe essere giustificato da esigenze della trama, della scena, dei personaggi. Naturalmente mi rallegro del fatto che Dora quel linguaggio lo possieda. Vorrei che fosse per lei il punto di partenza per una lingua sua. Se parte con buone basi e continua a studiare, leggere e scrivere potrà farcela sicuramente…
Germano: tutto ok? I ceffoni son serviti?
🙂
@Maria Lucia. I ceffon servono sempre, no?! Comunque no…va tutto maluccio ma, essendo stanco di lamentarmi, ho deciso di rassegnarmi e di puntare sul poi visto che, “l’adesso”, è sul serio angosciante.
Un caro saluto
Ge
Spero che vada meglio… non lamentarti e tira avanti!
ciao a tutti sono fra e ho letto il racconto di Dora,
…direi brava! un grande potenziale, una grande promessa. Leggendo mi sono appassionato alla storia, noto una certa poesia, ma un consiglio: non esagerare con le immagini, altrimenti diventano abitudinarie e poi non comunicano più… a parte questo, il resto è impeccabile. Azzeccata la sottile linea malinconica, mi ricorda GT di Lampedusa, bene!
…continua a sorprenderci…
fra