Per “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Elena Mearini “Felice all’infinito” (Giulio Perrone editore), illustrazioni di E. Racca
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Elena Mearini si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica.
Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia.
Altri libri pubblicati: Undicesimo comandamento. Uccidi chi non ti ama (perdisapop 2013), A testa in giù (Morellini editore 2015), Bianca da morire (Cairo editore 2016), È stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo editore 2017).
Il protagonista di questo romanzo per ragazzi di Elena Meraini è il giovanissimo Felice, che – per la verità – avrebbe motivi per essere infelice, dato che subisce atti di bullismo. Vive tra la passione per le stelle e l’affetto di nonna Lea… ma sarà la buona cucina a fare la differenza.
Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci qualcosa su questo nuovo libro e sul suo protagonista…
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«”Felice all’infinito” è un’avventura attraverso l’amore perduto e quello riconquistato», ha detto Elena Mearini a Letteratitudine. «Un viaggio in cui il giovanissimo protagonista supera la violenza e il rifiuto salendo a bordo di quella meravigliosa navicella che si chiama Passione.
Felice, dodicenne, è un ragazzino fragile nel corpo e nell’anima, capace di percepire le forme più sottili e lontane del creato come le stelle, alle quali si rivolge per raccontarsi e raccontare. In loro riconosce ciò che manca all’uomo, ossia la capacità di non sottrarsi luce a vicenda ma di cooperare per generarla.
Felice è attratto da questo cielo che produce amore e si sente invece estraneo a una terra che l’amore pare voglia demolirlo e calpestarlo.
A scuola i compagni lo chiamano l’Alieno per via del suo corpo esile e del suo sguardo rapito da un altrove di magia e sogno. Diventa vittima di scherzi neri, cattivi, diventa il cestino in cui i compagni buttano tutta la loro rabbia, il loro vuoto, il loro smarrimento di creature senza orizzonte.
In verità, i cosiddetti “ bulli” della classe invidiano quel cielo che abita gli occhi di Felice, un cielo che ha infinte scorte di orizzonte.
Costretto all’isolamento, messo da parte, spinto all’angolo, Felice trova qualcosa di diverso e più efficace della resa.
Non si sottrae alla vita ma comincia invece a scoprirla davvero per la prima volta attraverso la cucina e il cibo.
S’inventa cuoco rivisitando le ricette di nonna Lea, donna che dell’amore ha fatto l’impasto base del suo essere e stare al mondo.
Felice si appassiona all’arte culinaria, nei piatti ci mette le sue stelle, il suo cielo, il suo infinito che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Ha talento, una dote straordinaria nell’assemblare ingredienti e sapori, sa creare piatti capaci di ridisegnare orizzonti negli occhi della gente.
Lui cucina cose che rendono tutti più felici, più buoni, più infiniti.
Questo suo talento verrà riconosciuto dalla mamma, dalla nonna, dagli insegnanti prima e dai compagni poi.
I bulli dovranno ricredersi, ammettere il potere speciale di Felice, l’alieno in grado di rendere più umani gli umani.
Ma lui non è né un alieno né un eroe. Felice è soltanto un ragazzino con il coraggio di innamorarsi e dedicarsi a ciò che ama.
La passione per la cucina diventa per lui riscatto e salvezza, gli permette di vedere il bello in sé, di farlo crescere fuori e attorno. Vuole contagiare gli altri con l’amore che sente essergli nato dentro e avvia l’epidemia più lecita e saggia.
Scrivere la storia di Felice mi ha permesso di recuperare immagini e parole bambine, quelle annidate nell’angolo dell’innocenza, pronte ancora a credere nel sogno affidandosi alla realtà.
Perché la realtà può anche essere una fata buona imprigionata dalla strega cattiva, una fata in attesa di essere liberata da occhi capaci di vederla e riconoscerla. Occhi uguali a quelli di Felice e di tutti coloro che sanno innamorarsi davvero di almeno una delle tante cose presenti al mondo.
Il cibo, con cui Felice sogna, gioca e dialoga, diventa il sostituto dell’Altro che manca, l’Altro che giudica, l’Altro che non comprende. Il cibo diventa l’amico unico e impareggiabile, presente sempre e comunque, quello che ti resta accanto quando altrove è più facile.
La passione è un valore da trasmettere ai nostri ragazzi, è l’abbraccio che salva da ogni inciampo e caduta, la stretta che ti rimette in piedi e ti permette di individuare ancora la linea d’orizzonte, anche quando sembra che tutto e tutti contribuiscano a cancellarti il cielo dagli occhi».
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La scheda del libro
Felice è un ragazzino diverso dagli altri, più leggero del normale, sia nel corpo che nella testa. Magrissimo e con un modo di pensare assai bizzarro, diventa facile bersaglio per i bulli della scuola che lo chiamano l’Alieno, togliendogli il diritto di essere un normale ragazzino che, come tutti, gioca, sogna, sbaglia e si corregge, cade e si rialza. Innamorato del cielo e delle stelle, affascinato dai disegni che gli astri creano nello spazio, Felice parla e si confida con la stella polare, come se fosse una seconda madre capace di comprenderlo nel profondo, al di là di ogni giudizio e pregiudizio. La sua è una quotidianità un poco magica e molto solitaria, condivisa in parte dalla madre, donna fragile nell’anima e nei nervi, e dalla nonna Lea, vivace anziana appassionata di cucina, colei che cura ogni tipo di male con il buono di torte e merende varie. La passione culinaria della nonna riuscirà a contagiare Felice, facendo nascere in lui un incondizionato amore per i fornelli. In poco tempo, la gente attorno scoprirà quale incredibile talento da cuoco si nasconda nel suo cuore e nelle sue mani. Felice comincia allora ad impegnarsi per quella che considera una vera missione da supereroe: cucinare piatti speciali, capaci di rendere gli umani più buoni, meno cattivi nei confronti dei diversi, meno ostili agli Alieni. La sua impresa verrà accolta e dopo riconosciuta, il suo talento premiato con un invito inatteso. Età di lettura: da 9 anni.
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