Pubblichiamo il primo degli articoli dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia a cura di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).
Venezia73 – Concorso
“Frantz” di François Ozon
(Venezia, 3 settembre 2016)
Ci sono registi che riconosci senza difficoltà per uniformità di stile e linguaggio, a volte persino guardando anche un solo fotogramma. E poi ci sono registi come François Ozon che riconosci subito nonostante ogni suo film sia sempre diverso dal precedente e sebbene sia praticamente impossibile classificare il suo cinema dentro una sola precisa categoria.
Mai uguale a se stesso e sempre pronto ad esplorare nuovi generi, il regista francese torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la terza volta in concorso con “Frantz”, dopo avere debuttato proprio al Lido nel 1999 con “Amanti criminali” e avere realizzato con questa nuova pellicola il suo sedicesimo film.
Forte dei suoi ultimi successi, da “Potiche” a “Giovane e bella”, da “Nella casa” a “Una nuova amica”, passando dalla commedia colorata e brillante all’indagine più intima e psicologica, oggi Ozon porta in competizione una storia che gioca ancora con il tema dell’identità, questa volta viaggiando indietro nel tempo e portandoci nel bianco e nero della Germania e della Francia del 1918. Con quella che sembra una semplice storia d’amore spezzata dalla guerra e pronta a rinascere in un nuovo potenziale innamoramento capace di andare oltre l’odio per il nemico e che invece si trasforma, poco alla volta, nella ricerca di una nuova dimensione individuale e affettiva che trova nella splendida protagonista, la Anna di Paula Beer, romanticismo e forza, grazia e furore, passione e senso di protezione per chi le ha fatto da genitore. Tutto questo Ozon lo racconta con un bianco e nero elegante, sfumato di passaggi a colore sbiadito dal tempo, facendosi perdonare un inizio apparentemente banale che invece si trasforma in un nuovo punto di vista, conquistando con discrezione e garbo l’attenzione – e perché no, anche il cuore – dello spettatore. Complice la nota cinefilia del regista francese, che anche in “Frantz” rievoca tanto bel cinema del passato. Da cercare negli sguardi, come in quello dell’attrice Marie Gruber che sussurra la poesia di Giulietta Masina. Nelle inquadrature, come quella che incornicia la giovane Anna sulla panca del Louvre davanti al quadro di Manet, rimandando la memoria a Vertigo di Hitchcock. E nella fotografia, che evoca il cinema di Charlie Chaplin ed Ernst Lubitsch, autore di “Broken Lullaby”, adattamento per il grande schermo dello spettacolo teatrale di Maurice Rostand cui anche il film di Ozon si ispira.
È così che “Frantz” si propone come un film da esplorare con pazienza e da assaporare con lentezza, facendo decantare le suggestioni che suscita oltre la più scontata delle apparenze. Prendendosi il tempo – e la libertà – di ritrovarvi un disperato bisogno di rinascere, protetto e custodito dentro una bugia bianca. Coraggiosa e folle, come solo l’amore sa essere. In tutte le sue declinazioni.
[kml_flashembed movie="https://www.youtube.com/v/3co0kkQyGIY" width="600" height="338" wmode="transparent" /]
* * *
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo