I 50 ANNI DI OSCAR MONDADORI E CARLO CASSOLA
In data 5 maggio, in concomitanza con il 50° anniversario della nascita della collana “Oscar Mondadori“, sono stati ripubblicati (negli Oscar, appunto) due romanzi di Carlo Cassola, “Un cuore arido” (1961) con introduzione di Anna Bravo e “Il cacciatore” (1964) con introduzione di Massimo Onofri.
Questa scelta non è casuale. Nel maggio 1965 il capolavoro di Carlo Cassola, “La ragazza di Bube“, fu pubblicato nei neonati Oscar Mondadori come primo volume in assoluto di un autore italiano (fu il secondo titolo dopo “Addio alle armi” di Hemingway).
In questi ultimi anni si è proceduto alla ripubblicazione delle opere di Cassola negli Oscar con il coordinamento scientifico di Alba Andreini. Il primo volume fu, appunto, “La ragazza di Bube” (collana “Classici moderni”).
Le introduzioni ai volumi che escono nella serie “Scrittori moderni” sono di volta in volta affidate a personalità del mondo letterario affinché rileggano i testi su nuove basi. Così “Il taglio del bosco” (2011) ha un’introduzione di Manlio Cancogni; “Fausto e Anna” (2012) di Eraldo Affinati; “La visita” (2013) di Massimo Raffaeli; “L’uomo e il cane” (2014) di Vincenzo Pardini (approfondimenti su LetteratitudineNews).
Già nel 2007 Mondadori aveva pubblicato un corposo volume dei “Meridiani” dedicato a Cassola. Intitolato “Racconti e romanzi”, il volume raccoglie una selezione – dagli esordi al 1970 – delle principali pubblicazioni uscite per Einaudi. La curatela di Alba Andreini, ricchissima di materiali inediti, ha segnato l’avvio di una fase scientifica fondata sull’analisi dei documenti nello studio dell’opera nel complesso e nei suoi singoli titoli.
Proprio con riferimento all’anniversario e alla ripubblicazione dei due sopracitati romanzi di Cassola in “Oscar Mondadori”, ho coinvolto Elisabetta Risari (Responsabile Editoriale Classici Mondadori) nella seguente chiacchierata online.
– Cara Elisabetta, intanto vorrei chiederti: in che modo si pone la collana Oscar Mondadori rispetto all’odierno mercato editoriale? E quali sono i suoi obiettivi?
Per ampiezza e profondità questa domanda da sola richiederebbe un trattato. Mi limito perciò a sottolineare che gli Oscar Mondadori festeggiano quest’anno il loro cinquantesimo anniversario. Il primo Oscar infatti, Addio alle armi di Ernest Hemingway, uscì in edicola il 27 aprile del 1965. La settimana successiva toccò a La ragazza di Bube di Carlo Cassola.
Da allora gli Oscar sono diventati una sorta di casa editrice all’interno della Mondadori, si sono ramificati in numerose collane, partiti dalle edicole hanno poi invaso le librerie. In quella grande biblioteca che è oggi il catalogo degli Oscar – più di venti collane danno ordine a oltre quattromilaquattrocento titoli; milleduecento titoli all’anno tra novità e ristampe per un totale di oltre cinque milioni di copie – ogni lettore può ritagliarsi una biblioteca personale, leggere autori classici o moderni, trovare i libri su cui studiare o approfondire le sue conoscenze, scoprire quelli con cui divertirsi o passare il tempo libero, scegliere quelli da regalare o da collezionare: «negli Oscar c’è», come affermava la celebre pubblicità degli anni Settanta.
– I Classici possono, senza dubbio, essere considerati come longseller. In alcuni casi diventano bestseller, superando per numero di vendite persino le “nuove uscite” di autori noti. È così? Cosa puoi dirci in proposito?
All’interno del catalogo Oscar, le collane dedicate al mondo dei Classici sono sei. Tutte raccolgono titoli longseller, caratteristica che è implicita al concetto di classico. Alcune, in particolare gli Oscar Classici e gli Oscar Classici moderni presentano al loro interno casi di longbestseller. Solo per fare un esempio: i due titoli più forti di questo settore, 1984 e La fattoria degli animali di Orwell, sommati vendono ogni anno centomila copie. Casi di long-bestseller si danno anche nel mondo dei fuori diritti, dove però il risultato è dato dalla somma del venduto di tutte le edizioni disponibili sul mercato: credo che in testa alla hit parade ci siano Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, Cime tempestose di Charlotte Bronte, Il ritratto di Dorian Gray di Wilde e Il fu Mattia Pascal di Pirandello.
-Veniamo al caso Cassola. Quali sono i principali elementi di attualità riscontrabili nell’intera opera di questo autore?
Leggere Cassola significa incontrare un narratore tenacemente dedito a scavare il senso profondo e misterioso dell’esistenza e a ricercare la verità della storia; coraggiosamente refrattario, come autore, ai compromessi e al conformismo delle parole d’ordine, indipendente e fuori dal coro: uno scrittore di successo ma controcorrente; una personalità di grande libertà di pensiero, di onestà e purezza incorruttibili.
In particolare, già negli anni Cinquanta Cassola mette in luce gli effetti negativi del condizionamento ideologico (nella realtà e nell’arte), argomento divenuto ormai oggetto di revisione storica, ma anche il progressivo eclissarsi delle ideologie – ciò che fa dell’oggi un’era post-ideologica.
Nell’ultima fase del suo impegno (negli anni Settanta), inoltre, Cassola si è coraggiosamente battuto con notevole anticipo su questioni ancora oggi alla ribalta, anzi la cui urgenza si è addirittura acuita: il tema della pace e del disarmo, connesso a quello della riduzione della spesa per gli armamenti; e il problema della salvaguardia dell’ambiente (dal paesaggio agli animali) e della difesa della vita stessa, in un mondo a rischio di autodistruzione o catastrofe nucleare che ne minaccia la sopravvivenza. Proprio a questa fase risale, ad esempio, l’apologo L’uomo e il cane (1977), ripubblicato negli Oscar nel 2014, che tramite il racconto delle traversie del cane Jack – che per correre dietro a un padrone finisce vittima della sua spietatezza –, esprime il timore di Cassola che l’uomo preferisca la dipendenza servile all’avventura della libertà, bene per lui supremo.
– Come già accennato, di recente – per Oscar – sono stati ripubblicati due romanzi di Cassola. Partiamo da “Un cuore arido” (1961). Qual è il tema forte di questo romanzo?
È senz’altro l’esemplare capacità che ha la protagonista Anna di decidere liberamente il proprio destino, sfidando i pregiudizi dell’ambiente e ascoltando se stessa. La coerenza al proprio sentire la porta – nel suo percorso di maturazione – a scegliere, rispetto alle persone, i luoghi, in quanto espressione della inestinguibile bellezza del creato, alla quale guarda sempre Cassola con il suo amore per la vita, affidando ad Anna, tra tutte le numerose figure femminili che popolano le sue opere, gli ideali poetici della sua narrativa esistenziale e il ruolo di sua portavoce.
È stata la presenza di un personaggio femminile così forte ed emblematico a suggerire la firma scelta per l’introduzione: Anna Bravo, eccellente storica e studiosa della questione femminile, nel suo scritto mette bene in evidenza l’indipendenza di Anna dalle convenzioni e dagli schemi prefissati, insieme a quella di Cassola, e sottolinea la sua comprensione del punto di vista femminile, che caratterizza il testo.
– Quali sono, invece, le tematiche principali trattate ne “Il cacciatore” (1964)?
Come indica l’insolita presenza di un protagonista maschile, unico nel complesso dell’opera di Cassola dove invece la presenza femminile è preponderante, il motivo principale del romanzo è il rapporto uomo-donna, definito dall’autore “coesistenza tra i sessi” e colto qui – diversamente da altri testi dello scrittore – al massimo della sua divergenza interna. La caccia inscrive la virilità di Alfredo, di cui è forte metafora, nella crudeltà delle leggi della natura, facendo della fragile Nelly, che di lui profondamente e infelicemente s’innamora, la vittima predestinata, al pari delle quaglie del suo carniere. Ma la morte che l’ambientazione negli anni della Grande Guerra evoca, e da cui si sente insidiato Alfredo, riformato per un difetto cardiaco, dà risalto ad un altro tema del romanzo: quello del trascorrere del tempo, che tutto inghiotte e distrugge. La precarietà delle cose e la finitudine umana risaltano di contro al perpetuo rinnovarsi, con il volgere delle stagioni, della natura, che spicca nella bellezza struggente del paesaggio toscano rendendo terra e cielo (in particolare quest’ultimo con lo sfilare e trascolorare delle nuvole), da sfondo qual è, protagonista del romanzo quanto e più di Alfredo, ed espressione poetica – è questa un ulteriore aspetto del romanzo – della liricità della scrittura di Cassola. Per l’aspetto della liricità della scrittura di Cassola vale la pena di ricordare l’introduzione di Massimo Raffaeli (non a caso un raffinato studioso di poesia) alla raccolta di racconti La visita (uscita in Oscar nel 2013), mentre su tutti gli elementi che abbiamo appena messo in luce per Il cacciatore si sofferma l’introduzione di Massimo Onofri.
– Perché un lettore di oggi che non ha mai letto Cassola dovrebbe leggere questi due romanzi?
Innanzitutto, per il piacere di godersi due testi, e due storie, di impeccabile fattura, ‘promossi’ dal tempo – al quale resistono solo i capolavori – oltre che dall’amore dei primi (tanti!) lettori che al loro apparire confermarono la popolarità di Cassola, rinnovandone il grande successo di vendita.
Inoltre, perché attraverso i due romanzi si conoscerà una narrazione che mette al centro il mondo della provincia, facendo ritrovare prospettive e valori smarriti ma intrinsecamente ricchi di futuro della realtà italiana del passato prossimo. Si scoprirà così, nell’ordinarietà del quotidiano e negli umili destini della gente comune che vi si racconta, quant’è irriducibile la semplicità che in Cassola hanno elogiato gli amici poeti come Luzi e Montale, e quanto è linguisticamente potente la limpidezza della sua prosa, con i suoi perfetti dialogati e gli stupendi squarci paesaggistici.
Infine, perché sul filo della sensibilità esistenziale – che è il cuore dei due romanzi ma attraversa tutta la scrittura di Cassola come sua cifra originale e inconfondibile – il lettore sarà senz’altro invogliato a procedere alla scoperta degli altri libri dell’autore, dai titoli tutti bellissimi, non tralasciando nemmeno, in occasione dei settant’anni della lotta di Liberazione l’imprescindibile narrativa dell’impegno resistenziale, resa celeberrima anche dalla trasposizione cinematografica del capolavoro La ragazza di Bube (Premio Strega nel 1960) di Comencini, del 1963.
I volumi di Cassola finora usciti finora in Oscar, tutti a cura di Alba Andreini, sono:
La ragazza di Bube (Oscar Classici moderni)
Il taglio del bosco, con introduzione di Manlio Cancogni (Oscar Scrittori moderni)
Fausto e Anna, con introduzione di Eraldo Affinati (Oscar Scrittori moderni)
La visita, con introduzione di Massimo Raffaeli (Oscar Scrittori moderni)
L’uomo e il cane, con introduzione di Vincenzo Pardini (Oscar Scrittori moderni)
Il cacciatore, con introduzione di Massimo Onofri (Oscar Scrittori moderni)
Un cuore arido, con introduzione di Anna Bravo (Oscar Scrittori moderni)
-Grazie mille, Elisabetta.
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Elisabetta Risari ha al suo attivo una laurea in letteratura latina alla Statale di Milano, due traduzioni di autori latini (la Germania di Tacito e le Catilinarie di Cicerone), tre figli (quasi) adolescenti e ben venticinque anni di attività editoriale in Mondadori nel variegato mondo dei Classici, che spazia da Omero agli autori canonici del Novecento.
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