Esiste un’età giusta per diventare editori?
È questa la domanda che mi è venuta in mente pensando al caso di Francesco Giubilei.
Francesco ha appena sedici anni e dirige con passione una piccola casa editrice – Historica – nata con il supporto de Il Foglio letterario di Gordiano Lupi.
Di seguito potrete leggere: lo stralcio di un interessante articolo pubblicato l’11 ottobre da Mirella Serri su Tuttolibri (l’articolo per intero lo trovate qui), l’intervista che Francesco Giubilei ha rilasciato a Laura Costantini e la recensione della Costantini a un libro Historica firmato da Sabrina Campolongo (e intitolato “Il muro dell’apparenza”).
Ci tengo, però, a citare gli altri due libri pubblicati da Historica-Il Foglio:
“Le colpe dei padri” di Lauraetlory,
“La questione di Jekill e Hyde” di Barbara Gozzi
Laura Costantini mi aiuterà a animare e moderare il post.
Sono invitati a partecipare: lo stesso Francesco Giubilei, Sabrina Campolongo, Loredana Falcone, Barbara Gozzi e Gordiano Lupi.
Esiste un’età giusta per diventare editori?
Massimo Maugeri
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I CUCCIOLI DELL’EDITORIA NON HAN PIÙ VENT’ANNI
di Mirella Serri
Lo chiamavano giovane, brillante editore. A buon diritto: quando Luigi Einaudi scoprì che suo figlio Giulio «si era scoperto la bozza del lanciatore di libri e riviste… vuol fare, dice lui, l’editore», il creatore dello Struzzo aveva appena sostenuto l’esame di maturità. Angelo Rizzoli, al momento del suo esordio nel mondo della carta stampata, era più maturo, intorno ai vent’anni. Arnoldo Mondadori, transitato da una drogheria a una cartoleria, era diciottenne e a quell’età si trovò a tenere a battesimo il futuro impero di carta. E oggi? Chi sono i «ragazzi» dell’editoria italiana ?
Il drappello dei trentenni-imprenditori, che va dall’enfant terrible, il 31 enne Giulio Perrone, a Marco Cassini di minimum fax, 38 enne, è veramente esiguo. Sono considerati forze «fresche» del mondo del libro addirittura quelli che rientrano nella fascia generazionale degli anta, da Romana Petri, con il suo rampante Cavallo di ferro, al 41 enne Andrea Bergamini che 4 anni fa ha dato il primo afflato a Playground, fino a Carlo Gallucci o a Elido Fazi definiti solo qualche tempo fa «esponenti della nuova editoria romana». Già, proprio così. I nostri piccoli-medi imprenditori della cultura crescono dal punto di vista anagrafico ma non fanno il gran salto, non occupano i primi posti nel gotha dell’editoria. E così, per denunciare le difficoltà del rinnovamento (ma anche per festeggiare i suoi primi 15 anni di vita), arriva ora il singolare manuale di editoria di Cassini, Refusi. Diario di un editore incorreggibile, che per pubblicare ha scelto una casa di antica tradizione, quella di Giuseppe Laterza (in libreria dal 16 ottobre, pp. 128, e 9,50).
Quando Cassini prese la decisione di emettere nel 1994 il primo vagito e concepì (con Daniele Di Gennaro) la sua minimum fax – quattro volumetti che non aveva il coraggio di chiamare libri e che vennero smerciati come «quaderni» – correva l’anno nero dell’editoria italiana. Il mercato librario aveva presentato un saldo negativo globale del 6,95 per cento. Ed era in atto un processo di concentrazione nelle mani di pochi con le major – da Mondadori a Rizzoli, Longanesi e Feltrinelli – che facevano il bello e il cattivo tempo. Eppure, proprio allora l’occasione per venire al mondo non la colse solo Cassini. Spuntarono tante piccole sigle, da Castelvecchi a Fazi, Donzelli, Voland, Instar, Meltemi, Pequod. Come mai tante nuove inaspettate presenze? Ben lo spiega Umberto Eco: «Per una casa piccola che diventa media e perde la propria libertà, una nuova piccola casa nasce e questa dinamica assicura all’universo librario un rinnovo continuo di energie». Le piccole, pronte negli anni a diventare medie, rappresentavano un bel deposito di volitività, di forze fresche con tanta voglia di cambiare il panorama culturale. (…)
Ma per restare sul mercato nemmeno le firme note bastano. Ecco la casa editrice mutare in fucina con tutta una serie di attività collaterali, con seminari, workshop e laboratori per trasmettere il know-how a chi vuole mettere su un’impresa editoriale. Il mondo dei «grandi» ha comunque le porte sbarrate, in un mercato bloccato dove l’86 per cento dei libri distribuiti in Italia è prodotto dal 10 per cento degli editori. Con la strada chiusa come «da un tappo impossibile da far saltare». Il rinnovamento che si sperava negli anni Novanta procede a passo di lumaca. Anche se ai cosiddetti «giovani» il coraggio certo non manca. Basta un esempio: quando per Cassini si trattò di decidere se acquistare i diritti sull’opera omnia di Carver, interpellò gli anziani, i savant della casa, vale a dire il direttore commerciale e il distributore che tengono i cordoni della borsa e hanno il polso del mercato. Sconsigliarono di fare un passo così azzardato. Mal gliene incolse perché fecero un grossolano errore. Quei libri sono ancora oggi i best seller della casa editrice e la mantengono in vita. La fortuna arride agli audaci ancorché incorreggibili piccoli editori.
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 11 ottobre 2008)
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INTERVISTA A FRANCESCO GIUBILEI
di Laura Costantini
Nome, cognome, luogo e data di nascita.
Francesco Giubilei, nato il primo gennaio 1992 a Cesena.
Quando si pensa ad un adolescente che ama scrivere, leggere e, addirittura, pubblicare libri l’immagine è quella di una specie di secchione occhialuto. Ti ci riconosci?
Assolutamente no. Chi non mi conosce tende ad immaginarmi come “un secchione occhialuto” ma io non sono così. Innanzitutto non porto gli occhiali e il mio rendimento scolastico non è molto brillante. Inoltre credo sia necessario eliminare lo stereotipo dello scrittore topo di biblioteca che passa tutto il giorno chiuso in casa a leggere e scrivere. Curo anche altri interessi e gioco a calcio professionistico.
Come ti è venuta l’idea di diventare editore prima ancora di diventare maggiorenne? Ti senti in grado?
Passione. Senza la passione credo sia impossibile intraprendere questa attività. Come molti altri editori onesti e puliti, non chiedo contributi ai miei autori pur facendo una gran fatica a far quadrare il bilancio. Sicuramente da solo non avrei le capacità di gestire una, seppur piccola, casa editrice. Ovviamente ci sono alcuni collaboratori che mi aiutano: un grafico, un editor, un consulente editoriale e tante altre persone che mi suggeriscono e mi danno consigli utili.
Chi ti ha sostenuto in questa iniziativa che gente molto più anziana e preparata di te riterrebbe una follia?
Moralmente i miei genitori, che hanno creduto (anche se inizialmente con qualche titubanza) al mio progetto, economicamente ci stiamo autofinanziando attraverso pubblicità, copie vendute e anche grazie ad un piccolo ma importante finanziamento di un credito cooperativo della mia città. Ciò che distingue “Historica-Il Foglio letterario” è la non richiesta di contributo agli autori, una piaga dell’editoria moderna da combattere con tutti i mezzi.
Una rivista, una collana di romanzi, antologie di racconti … Qual è il filo conduttore, l’idea portante?
Le edizioni “Historica-Il Foglio letterario” pubblicano una rivista letteraria, una collana di narrativa contemporanea e presto uscirà una collana di racconti brevi chiamata “Short cuts”, nata dalla collaborazione tra me e lo scrittore Alessandro Cascio. Il filo conduttore del nostro progetto lo trovate sul nostro sito (www.historicaweb.com) alla voce presentazione. Per ora abbiamo pubblicato tre libri di narrativa: “Le colpe dei padri” di Lauraetlory, “La questione di Jekill e Hyde” di Barbara Gozzi e il giallo “Il muro dell’Apparenza” di Sabrina Campolongo. Presto debutterà una nuova collana di romanzi brevi, “Short cuts”, letteralmente “tagli di breve durata”. Il primo titolo sarà “Tamarri” di Remo Bassini, seguiranno due libri di Francesco Dell’Olio e Alessandro Cascio, poi si vedrà.
Come scegli i testi da pubblicare? Ti fai consigliare da qualcuno?
Come dicevo precedentemente per la collana “Short cuts” abbiamo un consulente editoriale, che mi aiuta a scegliere i testi più idonei da pubblicare. Per la collana di narrativa faccio una prima scrematura dei testi da solo, poi giro ad alcuni collaboratori i manoscritti per sentire il loro parere. A volte però ci sono dei testi in cui credo davvero molto che decido di pubblicare senza interpellare nessun altro.
Come reagisci quando uno scrittore cui hai proposto una pubblicazione, rifiuta dopo aver capito che sei ancora un ragazzino?
Quando mi sono affacciato per la prima volta nel mondo di internet con l’intenzione di fondare un e-magazine, cercavo di non rivelare la mia età per paura di essere sottovalutato, non considerato e snobbato. Dopo più di un anno online ho deciso di renderla pubblica. Chi crede alle mie iniziative mi apprezza indipendentemente dall’età. Nessuno ha mai rifiutato di pubblicare a causa dei miei anni, almeno nessuno mi ha mai detto “non voglio pubblicare con te perché sei solo un ragazzo”, forse però in molti l’hanno pensato.
Sei anche uno scrittore, ma non ti sei ancora pubblicato da solo. Temi un conflitto d’interessi?
Più che scrittore mi definirei una persona che scrive. Per essere scrittori occorrono anni di lavoro e conoscenze letterarie specifiche che ancora io non possiedo. Non mi piace autopubblicarmi, in Italia ci sono più di seimila editori, preferisco affidare i miei testi ad altri editori per evitare facili critiche e un lampante conflitto di interessi (Giubilei ha appena pubblicato con Arpanet “Bastola. Lasignora del fuoco“, n.d.r). In futuro comunque non escludo che possa pubblicare un mio testo che considero molto caro, al punto di non volermene separare, o difficile da vendere.
Domanda d’obbligo: cosa vuoi fare da grande?
Per adesso penso a finire gli ultimi anni di Liceo Scientifico che mi rimangono. Poi mi piacerebbe iscrivermi ad una facoltà in campo umanistico, poi vedrò.
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Recensione a “Il Muro dell’apparenza” di Sabrina Campolongo (Historica- Il Foglio letterario, 2008)
di Laura Costantini
Conoscevo e apprezzavo già la scrittura di Sabrina Campolongo quando ho preso in mano Il muro dell’apparenza (edizioni Historica – Il Foglio letterario). Per questo la sorpresa è stata ancora più gradita. Di Sabrina avevo letto racconti che lasciano il segno e, naturalmente, Il cerchio imperfetto (Edizioni Creativa), il suo bel romanzo d’esordio. Non la immaginavo capace di incapsulare la sua capacità di evocare immagini e sensazioni all’interno della struttura rigida di un giallo. Invece Sabrina non solo c’è riuscita, ma ha saputo dar vita a un intreccio di personaggi, indizi e scoperte che me la fanno affiancare da una parte al Camilleri di Montalbano, dall’altra alla spagnola Alicia Gimenez-Bartlett dell’ispettore Pedra Delicado. L’ambientazione siciliana è perfetta, la calura sale all’asfalto e rende tremolante l’orizzonte fisico e morale di una piccola cittadina, Sparagi, sconvolta, come sempre lo sono le piccole cittadine, dal barbaro omicidio di una sedicenne in vacanza. Caso difficile per il commissario Giulia Campi, soprattutto perché lei, proprio come Valentina, è estranea alla realtà locale. Arriva da Milano, guarda e viene guardata con diffidenza dalla gente di Sparagi e dai suoi stessi collaboratori. Conquistarsi il loro rispetto, e imparare a sua volta a rispettarli, sarà un percorso umano prima che professionale per Giulia, decisa a non fermarsi davanti a niente pur di rendere giustizia a Valentina. Violentata e uccisa, poi diffamata con facili voci sulla leggerezza dei suoi sedici anni, sul suo essere milanese e quindi disinibita, sulla sua passione per un uomo sposato. Apparenze. Un muro solido, alto e minaccioso di apparenze che Giulia si impegna a demolire con determinazione, testardaggine, a volte con l’aggressività e l’arroganza di chi si sente costantemente sotto esame. Quando, finalmente, la collaborazione con l’ispettore Alfano decolla, davanti a un piatto di spaghetti alle vongole, i duetti tra i due rimandano al miglior repertorio poliziesco. Il piacere della reciproca compagnia si nutre di intuizioni, scontri, scambi, condivisione. Giulia e Alfano sono personaggi che ci vediamo crescere tra le mani, acquistare spessore e sfaccettature, prendere consistenza insieme alla realtà banale e quindi brutale delle motivazioni che hanno spinto l’assassino a uccidere Valentina e la sua giovinezza. Non so se Sabrina Campolongo vorrà farci questo regalo, ma leggeremmo molto volentieri altre avventure del commissario Campi e dell’ispettore Alfano.
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AGGIORNAMENTO DEL 27 DICEMBRE 2008
Francesco Giubilei
BASTOLA, La signora del fuoco
Pag.80 – formato mini – euro 3,50
ARPANet – www.edizioniARPAnet.it
recensione di Gordiano Lupi
Francesco Giubilei compie diciassette anni il primo gennaio 2009, scrive, dirige una rivista letteraria (Historica – http://www.historicaweb.com/) e fa pure il microeditore (http://collanashortcuts.wordpress.com/), pubblicando racconti di gente navigata come Remo Bassini (Newton & Compton), Alessandro Cascio, Francesco Dell’Olio e romanzi di più ampio respiro di scrittori come Sabrina Campolongo. Sarebbe già abbastanza per gridare al miracolo e al caso letterario, una volta tanto non costruito ma sincero, perché Francesco Giubilei esiste davvero, vive a Cesena, frequenta il liceo scientifico ed è innamorato della letteratura. Invece ne parliamo soltanto noi dell’underground, perché il caso Giubilei non è un fenomeno da baraccone messo in piedi per far denaro, ergo non interessa le major dell’editoria e i media nazionali.
Giubilei è appassionato di storia e per questo motivo decide di debuttare nel mondo editoriale con un racconto storico ambientato a Gualdo Tadino, ricostruendo a suo modo la leggenda della Bastola, come già aveva fatto Alessio Bucari Battistelli.
Non è mio compito tessere eccessivi elogi per un lavoro che ha il limite della scarsa drammatizzazione, ma che presenta rigore storico e precisione espositiva. Giubilei antepone al testo una breve nota storica su Gualdo Tadino, divenuta città dal 1883 per merito di Papa Gregorio XVI, che ne modifica il vecchio nome di Gualdo Nocera. La parte più interessante è la storia della Bastola – donna vittima o carnefice non è dato sapere – che risente di letture noir e thriller bagaglio del giovane autore, cose come Lovecraft e Poe, ma forse pure King e Lansdale. I dialoghi sono ben strutturati, la storia si legge come un racconto che viene dal passato, il personaggio della Vastola è delineato con sufficiente cura ed è reso enigmatico al punto giusto. Il limite della narrazione sta nel ritmo narrativo, un po’ troppo monocorde e privo di suspense, che in ogni caso non danneggia una rapida lettura. Riteniamo incoraggiante questa prima prova narrativa di Francesco Giubilei, ma vogliamo leggerlo ancora in opere di narrativa che riescano a catturare il lettore per la forza drammatica della narrazione.
Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi
Questo è un post dedicato alla giovane (e inevitabilmente piccola) editoria.
L’occasione ce la offre, appunto, il caso del giovanissimo Francesco Giubilei.
Come dicevo, Francesco ha appena sedici anni.
E siccome diciamo sempre che i giovani vanno aiutati… be’, aiutiamolo!:)
Laura Costantini, con il supporto della “cricca” Historica, mi darà una mano ad animare e moderare questo post.
Una prima domanda la rivolgo a Francesco Giubilei e Gordiano Lupi.
Qual è il rapporto tra “Historica” e “Il Foglio letterario”?
A Francesco domando…
“Historica” coincide con la realizzazione di un tuo sogno.
Il sogno si sarebbe realizzato senza Internet?
Che tipo di supporto ti hanno dato i tuoi genitori, per la realizzazione del tuo progetto?
Ma buongiorno a tutti. Che bella sorpresa trovare questa mattina il post su Francesco. Intanto vado a segnalarlo sui nostri blog. Poi torno e intanto chiedo a Francesco: ma i tuoi amici e compagni di scuola ti guardano come un esemplare raro? Sono consapevoli di cio’ che combini appena smetti di studiare e giocare a pallone? Hanno letto i tuoi libri? Ti apprezzano oppure ti prendono in giro per questa tua passione libresca ed editoriale?
Laura
Francesco, al di là delle sue indubbie qualità, rappresenta una speranza. In un mondo dove ciò che sembra contare è solo il successo immediato con qualsiasi mezzo, lui lavora in silenzio, si prodiga nonostante gli impegni, soprattutto scolastici, affinchè la cultura non abbia a morire.
Indubbiamente Internet gli ha dato una grossa mano, ma lui sa servirsene e in modo positivo.
Sono contento di annoverarlo fra i miei pochi amici, perchè è un ragazzo semplice, coerente e sempre desideroso d’imparare. Quello che per molti può essere un punto d’arrivo, per lui è un punto di partenza.
Ce ne fossero altri di giovani come lui!
Francesco e’ indubbiamente una rara avis, ma e’ anche la dimostrazione che il panorama della gioventu’ di questo paese non e’ desolante come alle volte ci piace pensare. Vorrei che tutti noi adulti rifuggissimo dal luogo comune del “ai miei tempi era meglio…”. Ricordo quanto mi desse fastidio sentirmi accomunare ai “giovani d’oggi” (in senso dispregiativo) quando avevo l’eta’ di Francesco.
Io penso che Francesco meriti piena fiducia, l’età non significa molto. In musica, per es., siamo abituati a vedere i giovani correre avanti. Forse è stato anche fortunato nel riuscire a inseguire un sogno così ambizioso, forse è un ragazzo d’altri tempi, di quando appunto a 18 anni si era già uomini. Non lo so, ma merita rispetto e fiducia e mi pare faccia il suo lavoro assai meglio di molti altri ‘più grandi’ ed esperti. Insomma, un grande in bocca al lupo a lui e a historica!
Desidero intanto ringraziare Massimo per lo spazio offerto, come sempre senza avvisare, il che per me è un gran merito :), e a Laura Costantini (Laura, che bella sorpresa!:)) per avermi regalato una così bella analisi del mio libro.
Poi: Francesco, confermo, non porta gli occhiali e non sembra nemmeno un alieno. E’ giovane e serio, ma anche spavaldo quanto serve nell’affermare il suo diritto di dire la sua, diritto e bisongo di creare dei riferimenti dove evidentemente percepisce un vuoto, come molti altri talentuosi ragazzi della sua generazione o poco più grandi.
Mi sembra di vedere in molti giovani un bisogno di serietà e di rigore, una voglia di prendere le distanze dall’edonismo ombelicale di tanta letteratura della generazione che li ha preceduti. Li vedo cercare modelli forti nel passato, più che nel presente, e li vedo combattere (molti di più di quanto si penserebbe guardando la tv) per crearseli.
E questo non può che rendermi felice.
Sono contenta che molti diano fiducia a giovani come Francesco, e sono molto contenta di averlo fatto io. Historica non sarà di certo immune ai problemi tipici alla piccola editoria, ma Francesco Giubilei ha le motivazioni giuste, e la determinazione necessaria ad arrivare all’obiettivo. E io sono sicura che il ragazzo farà strada, e come me molti altri. La prossima uscita di Historica (credo non stare anticipando un segreto), non a caso porterà la firma di Remo Bassini.
Dico sempre che una generazione è la naturale conseguenza della precedente e pertanto non mi sento di dare delle colpe a giovani a cui spesso la famiglia non ha insegnato nulla, non è riuscita o non ha voluto dare il buon esempio. Il carattere si forma nell’ambito familiare e qui è importante perciò che i genitori siano in grado di dare un’impronta e di aiutare a capire. Dei genitori di Francesco conosco solo il papà Giuseppe, una persona di sani principi e che si sente responsabile dei suoi comportamenti, quindi penso proprio che gli abbia inculcato quel senso etico che è base fondamentale di ogni società. Oggi, purtroppo, viviamo in un mondo dove prevale l’amoralità, cioè chi opera non sa se opera bene o male, ma dato che la natura umana tende a privilegiare, se non frenata, i più bassi istinti, i comportamenti finiscono con il diventare immorali, con tutte le inevitabili conseguenze, quali anche l’incoerenza.
Tanti auguri a Francesco Giubilei ed ai suoi autori.
riprendendo quello che dice renzo montagnoli, mi chiedo quanto possa contare nascere, appunto, in una famiglia ben disposta verso la cultura e non del tutto estranea al mondo editoriale e letterario. cioè non credo che un quindicenne geniale o capace possa farcela partendo proprio da zero. penso a rimbaud, che era un giovane ‘vero’, nel senso della ribellione che è tipica dell’adolescenza. ma penso anche alla sua tragica infanzia ma anche al miracoloso incontro di george izambard, che lo incoraggiò eccetera. boh, non lo so come considerare questi casi di precocità: non lo so se, a parità di capacità e merito, un figlio di un operaio totalmente estraneo o addirittura ostile alla società editor-letteraria e senza alcuna conoscenza, intendo di persone ‘giuste’, nell’ambito culturale, ce l’avrebbe fatta. se poi i nostri cuccioli avessero imboccato una strada di rottura rispetto alla cultura dominante, men che meno. boh, non saprei se sia un bene che dei quindicenni siano già indottrinati alla cosiddetta moralità. oltretutto il discorso di montagnoli mi sembra potentemente classista. il fatto che l’incoerenza la consideri una conseguenza dell’immoralità, mi fa un po’ rabbrividire. forse è la troppa coerenza a certi propri schematismi mentali che porta avanti le guerre. no? poi è chiaro, fino a che un giovane, magari figlio di un proprio amico, s’incanala nel circuito alto della tradizione, e non della rottura, va bene. sarebbe da stupidi non incoraggiare i propri conoscenti e i propri simili. poi, il fatto che un minorenne possa essere ‘utile’ nel calcio nella televisione nell’editoria, anche come inevitabile ‘caso’ è un altro discorso che andrebbe capito e che riguarda la tendenza dei giovanissimi a voler essere subito adulti. penso al caso dell’attore di mamma ho perso l’aereo e alla fine che ha fatto.
cioè non so. gira e rigira avverto sempre, come dire, l’ombra di una etica molto maschilista e competitiva. della serie, giovani maschietti, determinati, decisi, di buona famiglia, crescono. ok! è bellissimo! purtroppo, però, esistono anche molti giovani promettenti che nascono in famiglie disagiate. questi cuccioli diventerranno dei randagi bastardi, immorali.
ma poi chi decide cosa sia morale o meno? chi non ha mai sofferto la fame o chi è costretto a vendere il proprio corpo magari a tredici anni per un pezzo di pane? possibile non ci sia un genio letterario e\o editoriale anche fra i giovani immorali dalle origini totalmente oscure, e i cui genitori non siamo in qualche modo amici di persone esperte?
Gianluca, perchè dici che giovani maschietti, determinati, decisi, di buona famiglia, crescono? Pensi che il sistema editoriale sia prerogativa maschile?
Preferisco di gran lunga i pezzi di Laura Costantini all’articolo di Tuttolibri, perchè li vedo animati da uno spirito che non comprende la difesa corportaiva e l’aiuto ai soliti noti. Francesco Giubilei è un ragazzo molto in gamba che sostengo con la mia piccola casa editrice perchè vuol fare vera editoria, editoria onesta, non editoria delle antologie a 20 euro l’una vendute agli autori, non editoria degli agganci politici, non editoria del chi se ne sbatte tanto paga l’autore.
Gordiano Lupi
Nel post sopra volevo scrivere corporativa ma c’è stato un refuso dovuto alla fretta.
Rispondo a Massimo. Il rapporto tra Historica e Il Foglio Letterario è di reciproca e paritaria collaborazione. Historica – Il Foglio Letterario è la rivista comune, che raccoglie le ceneri del vecchio Foglio Letterario (nato nel 1998) e ne continua la tradizione e la numerazione, ma è soprattutto la nuova Historica di Giubilei. La casa editrice Historica – Il Foglio Letterario, invece, ha un suo prefisso ISBN ed è altro dalle EDIZIONI IL FOGLIO, fa scelte editoriali autonome.
Gordiano Lupi
Una domanda la faccio io, invece. Perchè quando un grande media (vedi Tuttolibri) fa un pezz sulla piccola editoria cita sempre i soliti noti? En passant: tra l’altro perchè cita editori che vivono di corsi di scrittura, antologie vendute agli autori e persino – peggio del peggio – editori a pagamento?
Gordiano Lupi
Ho conosciuto Francesco Giubilei a Rimini, poco meno di un mese fa. Un ragazzo alto, disinvolto quanto basta, molto educato. Due occhi dolci dolci.
Ho insegnato per tanti anni in un liceo scientifico, credo di intendermene di ragazzi. In lui colpisce subito un certo piglio sicuro, la calma con cui parla. Detesto le etichette e in particolare non mi piace quella di “enfant prodige”, che troppo spesso si trasforma in occhi addosso carichi di aspettative, una specie di esame perenne.
Credo nei giovani e li amo molto, conosco la potenza delle loro fresche energie quando sono ben incanalate. Una casa editrice, una rivista letteraria. Fosse mio figlio, sarei fierissima di lui.
Auguro a Francesco di continuare a trasmettere la sensazione bellissima che mi ha dato, quella di non dover dimostrare niente a nessuno, coniugata con la semplicità e la naturalezza di chi, sedici anni oppure ottanta, non rileva, ha riconosciuto la sua strada e la percorre volentieri. Gli auguro di poter contare per sempre su persone che lo supportino e che gli riconoscano a voce alta la magnifica eccezione delle sue scelte.
Perfettamente d’accordo con quanto fin ora espresso da Renzo Montagnoli e da Massimo Maugeri – ma anche da quasi tutti gli altri. Francesco e’ uno bravo: studia, da’ l’importanza che meritano alle cose, appunto, importanti, come la Letteratura e gli studi storici, e se ne frega delle cretinate nelle quali invece spesso cascano anche i cosiddetti ”adulti”. Francesco costituisce per tutti un esempio da seguire che a sua volta segue un’educazione familiare che traspare come altrettanto intelligente, amorevole, aperta, giudizievole, equilibrata e priva di malanimo. Perche’ l’armonia fra mente, anima e cuore e’ cosa preziosa da coltivare ed incentivare. Francesco si ”autocoltiva”, appunto, dandoci il buon esempio. A noi spetta dargli una mano a restare come e’.
Sergio Sozi
non maschile, maschilista. ma non è una brutta cosa. è lo stile della nostra nazione. è un dato di fatto. forse mi sono spiegato male. la letteratura è molto orientata in senso eterocentrico. non mi sembra ci siano alternative. si privilegia la razionalità, la storia chiara. non riesco a sentire… non sento il sentire. non c’è nulla di vago, di misterioso. è tutto così impacchettato e preconfezionato. per esempio: il vaticano non ha voluto firmare, non lo so se ha cambiato idea nelle ultime ore, per l’abolizione dell’omosessualità come reato. cioè, in certi paesi essere gay significa essere morti. ora: un giovane gay, promettente, decisamente contro la ‘morale’ vaticana, in una famiglia ‘di sani principi’ e credente, senza amici del padre, non povero, ma quasi… secondo te, lucy, un giovane del genere, magari romantico, un po’ femminuccia, zero competitivo e difficile da farsi compredere perché troppo profondo, ce la potrebbe fare a diventare qualcuno senza dover rinunciare alla sua natura?
per esempio di aldo busi non si sente mai parlare. e di gente che scriva come lui non ne ho ancora vista. cioè: lo stile che va per la maggiore, è quello molto concreto, pratico, razionale, non personalistico, dei maschi.
non credo che un maschietto fragile e femmineo, senza la giusta dose di orgoglio e ‘ottusità’ (non in senso offensivo) andrebbe da qualche parte in questo mercato di cultura. o sbaglio? soprattutto senza una certa dose di aggressività e freddezza. se poi il giovinetto gay è pure costretto a lavorare per un pezzo di pane e non fa parte della ‘casta’ dei redattori o scrittori, e odia il calcio… praticamente può solo sperare in… diciamo…. in…. non lo so in cosa.
seguo historica da un pò di tempo grazie a barbara gozzi che conosco virtualmente da anni.
l’età non è importante ma come dice giubilei quello che conta è la passione.
mi fa piacere che stia guadagnando figudica e gradi. posso solo dirti non demordere mai.
Forza Francesco. Non diventare un “tappetaro”!
Gordiano Lupi
Ho capito, Gianluca. Ho capito il tuo punto di vista.
Di Albo Busi, però, se ne parla moltissimo. E appare spessissimo in tv. Non so se ce l’ha ancora, ma fino a pochi mesi fa conduceva una trasmissione di libri su Canale 5 il sabato pomeriggi, mi pare.
Siamo messi bene con Aldo Busi in TV a parlare di libri…
Gordiano
sì, è una cosa odiosa vedere busi parlare di libri a mediaset. non lo sapevo. non guardo la tv da cinque anni, non amo particolarmente il fatto di pagare il canone e vedermi il papa su raiuno, pagare una tv di stato per ascoltare un ‘muezzin’ che sento distante dalla mia sofferenza.
non amo i condizionamenti e la censura della tv italiana.
di busi, dico in web… non noto molti discorsi sui suoi libri o scrittori che lo ‘emulino’ nei vari blog collettivi.
Vorrei riprendere le domande di Laura Costantini a Francesco “Ma i tuoi amici e compagni di scuola ti guardano come un esemplare raro?
Sono consapevoli di cio’ che combini …?
Hanno letto i tuoi libri …?
Ti apprezzano oppure ti prendono in giro per questa tua passione …?”. Credo che dalle risposte di Francesco si potrà poi avere un’immagine, seppur limitata alle sue amicizie, dei giovani e dei loro pensieri.
Personalmente non credo che i giovani di oggi siano molto diversi interiormente dai giovani di altri tempi; le loro esigenze, i loro dubbi, le aspettative e i progetti credo siano più o meno gli stessi che avevano gli adulti di oggi alla loro età. Di diverso ci sono i modi di esprimersi e di comunicare, ma questo succede a ogni nuova generazione. E guai se non fosse così.
Gianluca, questi vittimismi mi sembrano quelli di certe donne d’antan: noi donne sole, fragili, senza appoggi, dove mai andremo? Che futuro ci si prospetta? Gay o etero poco importa: bisogna essere UOMINI, cioè HOMO SAPIENS SAPIENS al meglio delle proprie possibilità, migliorarsi con sangue sudore e sacrifici se occorre, senza piagnistei sulla società matrigna che non ci vuol enghè nghè.
Ben vengano i ragazzi che invece di farsi mandare il cervello in pappa dai videogiochi suonano, cantano, scrivono, discutono con gli amici, leggono, LAVORANO… LAVORANO. Perché qualche generazione fa i ragazzi mica avevano cellulare mp3, i-pod, scooter, 20 euro di paghetta sindacale a settimana pur portando voti dal 2 al 5 meno meno…
Ooops, l’avevo postato anonimo.
Vorrei riprendere le domande di Laura Costantini a Francesco “Ma i tuoi amici e compagni di scuola ti guardano come un esemplare raro?
Sono consapevoli di cio’ che combini …?
Hanno letto i tuoi libri …?
Ti apprezzano oppure ti prendono in giro per questa tua passione …?”. Credo che dalle risposte di Francesco si potrà poi avere un’immagine, seppur limitata alle sue amicizie, dei giovani e dei loro pensieri.
Personalmente non credo che i giovani di oggi siano molto diversi interiormente dai giovani di altri tempi; le loro esigenze, i loro dubbi, le aspettative e i progetti credo siano più o meno gli stessi che avevano gli adulti di oggi alla loro età. Di diverso ci sono i modi di esprimersi e di comunicare, ma questo succede a ogni nuova generazione. E guai se non fosse così.
In bocca al lupo a Francesco prima di tutto per la sua vita: gli auguro di conservare sempre la passione, l’amore per quello che fa, senza in quale si diventa macchine. Poi per le sue attività editoriali e lasua scrittura. Mi piace la sua umiltà: in un mondo in cui tutti gridano IO IO, il dichiararsi bisognosi di crescita umana e culturale è lodevole. Bravo Francesco.
Vorrei ringraziare Gordiano Lupi per l’apprezzamento. Condivido con lui un certo qual fastidio nei confronti di editori e scrittori e critici letterari paludati. Io non mi sento nessuna delle tre cose e dal basso della passione per la scrittura, guardo a Francesco con fiducia, simpatia e speranza. Detto questo, aggiungo che ci sono state persone che mi hanno sconsigliato di pubblicare con lui, proprio perché è solo un ragazzo. Ovviamente non li ho ascoltati e sarebbe niente, al confronto della scelta di Remo Bassini di concedersi a Historica quando ha al suo attivo grandi case editrici. Ecco, uno scrittore vero riconosce la passione. Gli altri guardano al marchio… e al marketting.
Laura
p.s. la doppia t non è un refuso 😉
Grazie mille per i vostri commenti.
Come avrete capito questo è un post di sostegno a Francesco Giubilei… che praticamente ho visto nascere qui sul web. Anzi, credo che abbia aperto il blog Historica proprio mentre io aprivo Letteratitudine.
hai ragione maria lucia, poco importa essere gay o etero. ma non è mai esistita una legge che dichiari l’eterosessualità un crimine punibile con la morte. quindi il mio non è vittimismo, è un dato di fatto. rifaccio la domanda: un ragazzo che nasce in una famiglia senza parenti ‘noti’ o esperti nell’ambito letterario, senza fratelli, padri, nonni scrittori, il cui padre non conosce nemmeno chi sia dante alighieri, ecco: nell’eventualità che si tratti di un genio, riuscirebbe nei suoi intenti?
per il resto, lavoro con gli adolescenti. e tendo ad incoraggiare quelli meno fortunati, il cui padre e la cui madre hanno rappresentato degli esempi da non seguire, e che la società mette da parte. cosicché un ragazzo d’oro in una famiglia di merda, non avrò modo di riscattarsi, secondo la morale perbenista. quindi se io sono figlio di un alcolizzato e di una puttana… indipendentemente dalla mia personlità, sarò sempre marchiato come un ‘diverso’? mi sembra un’etica patriarcale e molto classista. secondo me. però, essendo sempre in minoranza, per partito preso da altri, non posso che darti ragione e augurare tanta fortuna a francesco. 🙂
verrebbe da domandarsi: se mozart a cinque anni faceva concerti, perché a 16 anni non si può fare l’editore? certo, ci vogliono passione, talento, inventiva, capacità di organizzazione e mezzi.
onestamente, benché lui stesso abbia chiarito, non vedo il sillogismo obbligato tra sedicenne editore e giovane occhialuto e secchione. quella di giubilei è una passione che lui è riuscito a mettere in pratica pubblicando libri. facile non sarà, ma la determinazione aiuta sempre a superare gli ostacoli. a margine, ma non per minore importanza, faccio sinceri rallegramenti a sabrina campolongo per il suo romanzo. che lei sia brava è evidentemente conclamato, le parole di laura sono (almeno per me) un suggello.
Ho conosciuto Francesco l’anno scorso alla fiera della piccola editoria di Modena, ho seguito con interesse la sua rivista Historica e ora pubblicherò un libro con la sua piccola casa editrice nella collana Short. Posso dire, dato che negli ultimi mesi ci siamo sentiti spesso per la questione del libro (e spesso continueremo a sentirci), che Francesco è un giovane che sa il fatto suo, ha un obiettivo e sta cercando di raggiungerlo con l’impegno e la serietà. E’ questo che lo distingue (e distingue tutti i ragazzi come lui) dagli altri giovani che si buttano via: avere un obiettivo da perseguire. Francesco non sarà mai preda della noia e non butterà mai sassi dal cavalcavia. La sua casa editrice crescerà, ci vorrà tempo, ci saranno ostacoli da superare. Il mio augurio è che abbia la costanza necessaria e che impari ad avere pazienza: c’è un tempo per ogni cosa, come ci insegna l’Ecclesiaste. Ciao a tutti, Francesco Dell’Olio
Pur non conoscendolo personalmente so per certo che Francesco è un ragazzo in gamba e animato da una sana e legittima ambizione.
Sono d’accordo con Maria Lucia sull’esigenza di rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare senza lagnarsi.
Come non sostenere un ragazzo come Francesco e la sua impresa? Su questo penso che siamo tutti concordi.
@ Gianluca
Poi ti risponderà lo stesso Francesco, immagino…
Per quanto mi riguarda ti posso dire che non credo che i suoi genitori abbiano a che fare con l’editoria. E gli “addetti ai lavori” che lo hanno sostenuto li ha conosciuti attraverso Internet… quindi non credo che sia un problema di essere figli “di” o figli “di”.
Insomma: sale in zucca, buona volontà, e molta determinazione.
A Gordiano il mio personale ringraziamento per averlo sostenuto dal punto di vista editoriale mettendo a disposizione l’esperienza de “Il Foglio”.
Mi piacerebbe che LauraeLory e Barbara Gozzi ci parlassero dei loro libri pubblicati con Historica. Rispettivamente: “Le colpe dei padri” e “La questione di Jekill e Hyde” (questi i titoli, come già evidenziato sul post).
Condivido tutto quanto di positivo è stato detto su Francesco, che trovo un ragazzo davvero in gamba, sotto ogni aspetto, e di una grande serietà professionale.
Proprio così, è un editore attendibile e, come scrive Enrico, perchè mai ci si dovrebbe meravigliare di questo tipo di genialità?
In questi giorni sta curando l’edizione di un’antologia di poesia, un progetto che mi stava molto a cuore e che comprende una quarantina di poeti moderni, beh, grazie a lui la cosa è andata in porto magnificamente, e in tempi assolutamente da record.
Credo che Francesco sia già una garanzia nel mondo editoriale, e sono certa che in futuro ne sarà un muro portante.
Anch’io sono grata a Gordiano di avergli dato tutto il suo autorevole appoggio.
Oggi è un giorno diverso da tanti altri. Torno da scuola e, come di consueto, apro la cartella di posta leggendo e rispondendo ai messaggi ricevuti. Poi leggo la consueta newsletter di Letteratitudine, apro il messaggio e… sopresa!!! Seguo questo blog fin dai primi post, alcune volte ho partecipato ai dibattiti, altre volte mi sono tenuto in disparte, altre ancora non sono riuscito a leggere nemmeno i post ma seguo sempre con interesse l’attività di questa agorà virtuale. Poter leggere un post in cui l’argomento è Historica è per me un’immensa soddisfazione. Oggi raggiungiamo un piccolo traguardo. E’ come se terminasse una prima fase del mio lavoro e ne iniziasse una nuova.
Azzardo affermando che Historica e Letteratitudine hanno avuto un cammino parallelo. Quando è nato questo blog, nel lontano 2006 io curavo un microscopico blog sulla piattaforma kataweb. Dopo alcuni mesi quel blog ha chiuso ed è nato un altro blog sempre su Kataweb: “Caffè storico letterario” che dopo alcuni mesi di attività si è trasferito su Splinder mantenendo lo stesso nome. In quel periodo è uscito anche il primo numero di Historica, un e-magazine bimestrale che, dopo 6 numeri pubblicati online, è uscito in cartaceo insieme a Il Foglio letterario.
Il primo numero della nuova rivista è datato febbraio 2008. A settembre nasceranno invece le edizioni Historica-Il Foglio letterario e siamo ad oggi con questo bellissimo post.
Ringrazio quindi Massimo Maugeri per l’ospitalità e la possibilità di pubblicità che ofre ad Historica con questo post e Laura Costantini (qua a Cesena verrà presto inaugato un monumento alla Costantini) : ))))
Venendo ai commenti:
-Qual è il rapporto tra Historica e Il Foglio letterario, credo abbia risposto perfettamente Gordiano.
-Il sogno si sarebbe realizzato senza Internet?
Ovviamente no. Internet è indubbiamente un grande mezzo che ha sconvolto la vita di tutti noi. Ho avuto la fortuna di avere uno zio che mi ha insegnato ad usare il computer fin da piccolo, un insegnamento che mi ha permesso di conoscere internet un paio di anni prima rispetto ai miei coetanei. Due anni di vantaggio che ho sfruttato appieno curando dapprima vari blog (alcuni chiusi, altri ancora attivi), poi un e-magazine e un sito internet.
Senza internet non avrei potuto realizzare il progetto di Historica e non avrei potuto confrontarmi con tante persone e professionisti.
A volte però penso al tempo che perdiamo online e che potremmo dedicare a quello che Bianciardi chiamava “Il lavoro culturale”: la lettura, lo studio, la scrittura.
Ma che potremmo anche dedicare agli amici, allo sport, alla vita sociale.
E’ un argomento complesso che richiederebbe maggiore approfondimento.
In definitiva il mio rapporto con internet è un rapporto di amore-odio.
-Che tipo di supporto ti hanno dato i tuoi genitori, per la realizzazione del tuo progetto?
I miei genitori mi hanno sostenuto fin dall’inizio in questa mia “avventura”. Il loro è anche un sostegno burocratico. Nel senso che, essendo io minorenne, devono compilare contratti, firmare documenti ecc… All’inizio il loro apporto è stato anche di tipo economico, infatti mi hanno regalato il sito, ora, per fortuna, riesco ad autofinanziarmi.
Come si fa a non apprezzare un “teen ager” (come si dice in italiano moderno) che cita Bianciardi ?
Bravo Francesco. Lo sai che ti apprezzo dall’inizio.
La recensione di Laura Costantini al libro di Sabrina Campolongo non fa altro che ingolosirmi ancora di più. Lo avrò l’11 e francamente non vedo l’ora.
Rispondendo a Laura.
Faccio una breve premessa. Sono un ragazzo come tutti gli altri solo che ho una passione per la lettura, la scrittura, i libri e la letteratura. C’è chi è appasionato di moto, chi di cellulari, è una passione come tante altre. Non è che non esco il sabato sera, non vado in discoteca, trascorro una vita da adolescente solo invece che trascorrere ore su una chat o su netlog o a vedere Amici e Il Grande Fratello coltivo questa passione…
-ma i tuoi amici e compagni di scuola ti guardano come un esemplare raro? Sono consapevoli di cio’ che combini appena smetti di studiare e giocare a pallone?
Credo che nessuno dei miei amici sappia della mia attività online, tutti sanno che ho scritto due libri ma nessuno sa di quello che combino online 🙂
-Hanno letto i tuoi libri?
Il secondo non credo, la Bastola è uscita da poco, è in libreria a Cesena da nemmeno una settimana… Il primo l’hanno letto quasi tutti.
-Ti apprezzano oppure ti prendono in giro per questa tua passione libresca ed editoriale?
Forse avrebbero potuto prendermi in giro alle medie, a 16-17 anni ci prendiamo in giro per altre cose 🙂
-Eh, eh Massimo, quello per Bianciardi è un amore nato da quando ho conosciuto suo figlio Ettore!
-Francesca non sai che piacere leggere il tuo commento! grazie!
-I commenti del buon Renzo Montagnoli sarebbero sempre da stampare e da conservare…
– Laura, per me la storia della generazione bruciata è sempre esistita…
-Grazie a Cinzia Pierangelini, futura autrice di Historica-Il Foglio letterario
-Sabrina grazie per il commento ma grazie anche per aver deciso di pubblicare il tuo splendido libro con Historica. A proposito nel nuovo anno usciranno una nuova edizione de “Le colpe dei padri” di lauraetlory e de “Il Muro dell’apparenza” di Sabrina.
-Grazie Martina
Bravo Francesco.
Così si fa, risposte chiare senza tanti fronzoli ( e non è facile comportarsi così alla tua età).
Di Francesco autore letterario mi preme evidenziare i due libri che ha scritto, di cui l’ultimo, Bastola, indice di una notevole maturità letteraria per il perfetto equilibrio fra aspetto storico e fantasia creativa. Credetemi non è da poco partire da una quasi leggenda per imbastire una trama che sia plausibile senza pretendere di essere verità.
no scusa, massimo, siccome anche il post su carabba mi ha all’inizio colpito, un po’ di meno quando ho letto le sue origini. in questo post avevo risposto a renzo montagnoli e alla sua visione della moralità. cioè, che significa? se mio padre è un ladro, anche io lo sarò? mi aspettavo una risposta da lui. io conosco tanti adolescenti con buona volontà e sale in zucca e molta determinazione, le famiglie sono economicamente disastrate e loro emarginati, nonostante le loro capacità.
che sia in gamba, non lo metto in dubbio, non è facile riuscire a sopravvivere in un società di squali piccoli grandi e medi. e qui subentra il fattore etero-gay: ma secondo voi un ragazzino gay che rischia di essere picchiato ed emarginato, con un papa che considera reato essere gay, eccetera. quindi io credo che un maschietto etero sia più incoraggiato e più favorito. tanto più se non ha tendenze anarchiche o anticlericale.
non credo che un giovane ribelle magari come un rimbaud sregolato e non ‘adulto’ l’avrebbero preso in considerazione. è chiaro: se il modello è l’adulto responsabile, indottrinato, sicuro, maturo, determinato senza il rischio di essere picchiato e accoltellato per i suoi gusti sessuali, è ovvio che ha più possibilità.
solo che qui avete tutti la stessa visione, e quindi… boh.
avete ragione, che ve devo dì.
bravo francesco, in bocca al lupo e buon natale a tutti.
Caro gianluca,
per chi mi conosce la definizione di “classista” sa quanto sia distante da me, per il credo più filosofico che politico a cui mi sono sempre ispirato.
Nessun dubbio, mi pare, ci possa essere sull’importanza dell’educazione familiare, Se uno cresce in una famiglia di ladri non necessariamente diventerà ladro, ma con maggiori probabilità di uno che cresce con dei genitori onesti. Del resto è provato anche statisticamente.
Caro Gianluca, ti chiedo scusa ma purtroppo vado proprio di fretta… mentre invece mi piacerebbe approfondire il discorso. Ora sono in partenza… magari ci scriviamo privatamente al mio ritorno.
Io credo che ciascuno di noi debba – in un modo o nell’altro – fare i conti con il contesto familiare in cui si è cresciuti. Su questo non ci piove.
Però mi viene in mente un mio compagno delle elementari che viveva in un ambito familiare disastroso (simile all’esempio che citi tu) che è riuscito a studiare mentre lavorava e ora credo sia un professionista affermato. Così come ho conosciuto figli di “famiglie bene” rovinarsi in maniera irreversibile.
Insomma, il discorso è molto complesso…
Non so se riuscirò a intervenire ancora. Vi ringrazio per i nuovi commenti e vi auguro buona prosecuzione.:)
-A Gordiano, certo che preferiamo gli articoli di Laura Costantini!!!
Anche Gordiano Lupi è una persona a cui sono infinitamente riconoscente, tutti lo conosciamo come un bravo scrittore e un vero editore indipendente, oltre che traduttore, ma non dimentichiamoci delle sue doti umane. Non è da tutti aiutare un ragazzo senza conoscerlo e dare la fiducia che mi ha concesso.
Una cosa che vorrei ribadire: Historica non è un editore a pagamento.
Le tirature sono basse, la distribuzione è quella che è, però non chiediamo un centesimo agli autori, nè obblighiamo all’acquisto di copie, tutti gli autori possono confermarlo.
-“Perchè quando un grande media (vedi Tuttolibri) fa un pezz sulla piccola editoria cita sempre i soliti noti? En passant: tra l’altro perchè cita editori che vivono di corsi di scrittura, antologie vendute agli autori e persino – peggio del peggio – editori a pagamento?”
Lasciamo stare, ho avuto alcune esperienze con le pagine culturali dei giornali che è meglio non raccontare…
caro rendo,
come è statisticamente provato che se mio padre fosse tuo amico magari 😉 scherzo!
ricordo de andré: dai diamanti non nasce niente, dal letame ….
ah… giusto, la statistica. i numeri. la razionalità.
a proposito di statistiche: lo sai che l’autismo colpisce, nella maggioranza dei casi, i maschi? oppure che la maggior parte dei pedofili sono padri di famiglia? o che moltissime tragedie familiari accadono in famiglie normali? però gli stereotipi sono duri a morire. e i pregiudizi sono le migliori armi di difesa soprattutto se non sei un voce fuori dal coro.
:)))))) ma sì, ridiamoci su.
-Lorenza, grazie davvero per le bellissime parole!
-Grazie a Massimo Burioni, orgoglio della Romagna in questo blog (Fra Dell’Olio è ravennate e non conta) :))
spero di aver risposto in modo esauriente alle domande, altrimenti sono qui…
-Grazie anche a Maria Lucia Riccioli
-A Laura “Detto questo, aggiungo che ci sono state persone che mi hanno sconsigliato di pubblicare con lui, proprio perché è solo un ragazzo.” mi ricordo di queste polemiche su un blog. Quando alcune persone mi snobbano o mi attaccano solo perchè sono giovane, mi piacerebbe parlarci di persona in una sorta di Porta a Porta e capire le loro motivazioni.
Sul libro di Remo Bassini e sulla collana Short Cuts, voglio tornarci, magari con l’aiuto di Alessandro Cascio e Francesco Dell’Olio, consulenti editoriali.
@Gianluca.
Io credo che quando uno sia estremamente determinato a realizzare un desiderio nella vita, non ci sono genitori che tengano. I miei sono semi-analfabeti, questo non mi ha impedito di realizzarmi nella scrittura. Certo tutto è più difficile, non è come nascere nei salotti buoni di Roma o Milano ma basta volerle le cose, fortissimamente volerle. Io non conoscevo questo ragazzo ma ben vengano i tipi come lui. Fare editoria seria è molto complicato (Gordiano ne sa qualcosa), la tentazione di scadere nella solita richiesta di contributo è sempre presente. Sicuramente senza internet un passo del genere sarebbe impossibile. Oggi si può aggirare l’ostacolo distribuzione, che è il più difficile. Però l’obiettivo per un editore deve essere sempre quello di far veicolare i propri libri nelle librerie, se no è destinato a soccombere. Ci si può arrivare, conquistando giorno dopo giorno la fiducia dei lettori, attivando tutti gli strumenti pubblicitari a disposizione (vedi siti letterari e anche piccoli giornali), ma è fondamentale la qualità del prodotto, la selezione di un editor competente e una collana editoriale facilmente identificabile. Auguri a Francesco, di cuore.
Gianluca, Renzo ha conosciuto mio padre alla Fiera del Libro di Modena, dove l’ha incontrato per la prima volta, per correttezza verso chi ci legge.
-Devo assolutamente conoscere Enrico Gregori, mi sa di uno di quei romani simpaticissimi che hanno sempre la battuta pronta!
-Domande sulla nuova collana di Historica anche a Francesco Dell’Olio che mi aiuta in questo nuovo progetto. E’ un bravo ragazzo ma tifa Ravenna…
-A Massimo “Pur non conoscendolo personalmente so per certo che Francesco è un ragazzo in gamba e animato da una sana e legittima ambizione.” prima o poi vengo a Catania e ci conosciamo, altrimenti è valido l’invito a te e a tutti quanti a Cesena.
-Ringrazio Cristina Bove, curatrice dell’antologia “Il Giardino dei Poeti” (a gordiano prezzo inferiore ai 7 euro con 180 pagine) che uscirà presto per Historica-Il Foglio letterario.
Caro Gianluca,
una piccola nota, poi chiudo, perchè altrimenti noi sembriamo sì due voci che non seguono il tema principale del coro, che è poi l’argomento introdotto da Massimo.
Io ho parlato di educazione familiare, non ho parlato di altre cose, e al di là delle statistiche, che spesso lasciano il tempo che trovano, penso che nessun pedagogista o psicologo possa negare gli effetti dell’educazione familiare. Resta pure il fatto che poi ci sono le eccezioni, cioè giovani ben seguiti dai genitori che diventano degli scapestrati, oppure anche il caso contrario.
A Gianluca : “mi chiedo quanto possa contare nascere, appunto, in una famiglia ben disposta verso la cultura e non del tutto estranea al mondo editoriale e letterario.” E’ difficile rispondere. Ti parlo di me. I miei sono entrambi medici, estranei al mondo editoriale e letterario, mia mamma legge pochissimo (la rimprovero spesso) mio babbo da giovane leggeva molto, oggi meno. Chi mi ha dato un’educazione alla lettura è stato mio nonno, ex maestro elementare, grande amante dei libri e della storia, una figura di riferimento nella mia formazione, che purtroppo è venuta a mancare.
Non so quanto ciò abbia inciso nel mio amore verso i libri. Credo che al giorno d’oggi non ci siano più scusanti per chi nasce in famiglie poco agiate. Ci sono biblioteche quasi ovunque, si possono ritirare libri gratuitamente e c’è anche accesso gratuito a internet.
Certo chi nasce da una famiglia più “colta” parte avvantagiato ma sul lungo percorso ciò che conta è la determinazione personale e non la famiglia da cui si viene.
Poi dovrebbe essere la scuola a colmare il gap culturale ma tutti sappiamo come siamo messi con la scuola in Italia.
Francesco è un grande… e poi se ci sono sedicenni che scrivono romanzi, mi pare giusto che ci sia anche il sedicenne che li pubblica! Peccato solo che poi su certe cose finiscano per metterci le mani anche i “grandi”, che in genere rovinano tutto. ^^
Simone
Ciao Francesco, non ti conoscevo prima di questa sera. Mi ha meravigliata non poco scoprire la tua età e, insieme ad essa, la tua attività e la tua cultura.Il tuo impegno per la letteratura, le tue scelte editoriali: encomiabili. Ma quando affermi:”Credo che al giorno d’oggi non ci siano più scusanti per chi nasce in famiglie poco agiate…” mi viene da pensare che… hai SOLO 16 anni…
Stai facendo quello che molti ultraquarantenni non sarebbero riusciti a fare, ma che molti altri non hanno avuto la possibilità di fare…
Tu ci sei riuscito, comunque: questa è la cosa più importante. Porta avanti la tua passione per i libri.
Lauretta Chiarini
Ritrovo nel giovane Giubilei l’entusiasmo che avevo alla sua età per la narrativa (ho iniziato a scrivere a 15 anni): è un fuoco che ti sbrucia dall’interno, una forza incontrastabile che ti spinge verso obiettivi talmente grandi che non riesci neanche a immaginare del tutto, ma che devi assolutamente costruire un pezzettino per volta.
Auguro a Francesco ogni bene: 16 anni sono pochi per qualsiasi cosa, visti dal di fuori, dall’alto dei nostri 30, 40, 50… ma non sono pochi per provarci, per fare esperienza, mettersi in gioco, rischiare, investire. E se il tutto viene fatto con la passione che scorgo da qui, da lontano, ben vengano tanti Francesco Giubilei.
E per inciso: spero di pubblicare con lui!
Matteo Gambaro
Ragazzi, interverrò diffusamente domani mattina. Adesso è proprio impossibile, ma voglio dire grazie a Francesco per il monumento 🙂
e a Massimo. Parlerò anche di Le colpe dei padri e del successo che sta riscuotendo su http://www.anobii.com.
A domani.
Laura
Grazie a Simone, a Lauretta e a Matteo Gambaro, probabilmente nuovo autore Historica.
Francesco Giubilei è un ragazzo giovanissimo di cui va riconosciuto senza ombra di dubbio il talento . Vero è che l’età spesso non conta, ma è anche da riconoscere che fondare una rivista, e di seguito una casa editrice, è indice di grande intraprendenza.
Spero non mancherà l’occasione di conoscersi anche di persona 🙂
Racconto di “Le colpe dei padri” rubando tempo al mio tempo scarso, ma devo. Qualcuno la storia la conosce già: partecipiamo a uno pseudo concorso, ci dicono che siamo tra i finalisti, che vogliono pubblicare “Le colpe dei padri”, casa editrice Il Filo, ovviamente ci chiedono soldi. Non rispondiamo neanche, decidiamo di dare una possibilità a quel romanzo pubblicandolo online sul nostro blog di lettura (dove si sono svolte le letteriadi e adesso è in corso il domino letterario). Francesco capita da quelle parti, legge, ci chiede se può pubblicarlo lui. Io e Lory non abbiamo avuto dubbi e i fatti ci hanno dato ragione. Francesco si è dimostrato editore molto più serio e coscienzioso del nostro precedente. Oggi sono in molti ad aver letto quel romanzo e ad averlo trovato buono. Vi rimando ad un’unica recensione: http://www.risolibarbara.splinder.com/post/18155698
e, per inciso, di Barbara Risoli avevo letto un romanzo del quale non avevo parlato benissimo, prima di questa sua entusiastica impressione di lettura.
In verità il lavoro relativo a “Le colpe dei padri” deve ancora iniziare. E’ uscita un’edizione pilota (la possiamo definire così Laura?) con una tiratura limitata e con distribuzione indipendente e quasi senza ufficio stampa. Nel 2009 (abbiamo trovato finalmente i fondi) uscirà una seconda edizione più curata nella grafica, distribuita da uno dei nostri due distributori e ci sarà un lavoro di promozione relativo al libro.
Grazie a Marco Mazzanti, responsabile della pagina di Storia di Historica
Questa la scrivo come fossi una stampante a cui è stato collegato mezzo cervello e che spera (ponderatamente) di ottenere anche l’altra metà e poter usare anche l’immaginazione, un giorno. Uno dei tre romanzi che editerò nel 2009 sarà editato con Giubilei ma non vi dico come s’intitola così che non pensiate che venga qui a farmi pubblicità. Il titolo, comunque, lo stiamo ancora scegliendo. Il motivo per cui pubblico con lui non è quello che è stato dato da alcuni: “E’ giovane, bisogna aiutare i giovani”. Io i giovani li prenderei a scarpate, ma non con le Nike, ma con le lamerjack. Giubilei non è giovane, è vecchio dentro, lui non è un giovane, è un nipote che ha mangiato suo nonno. Il motivo per cui pubblico con lui eè questo: “La sicurezza di essere venduto, stampato in alta qualità, senza richieste di denaro, a bassi prezzi e con un buon margine di guadagno”. Penso che sia tutto quello che uno scrittore desidera, presupponendo che uno scrittore scrivi per “essere letto”. Francesco Giubilei stampa solo i libri in cui crede fermamente e fa di tutto per venderli, si metterebbe agli angoli delle strade, si imbucherebbe ai party Mondadori e si prostituirebbe in Via Torquato Tasso, pur di vendere i suoi autori. Questa cosa non la fanno gli altri piccoli e medi editori, che più che sbattersi, ti danno dei servizi e spesso dimenticano i titoli dei libri che hanno pubblicato. Giubilei considera i libri che pubblica come fossero suoi e questo è un ritorno alla vecchia figura dell’editore capace e tenace, in grado di portare su un palmo di mano i suoi scrittori. Sia io, che Remo Bassini, che Francesco Dell’Olio (i primi tre della collana Short Cut) ci siamo sentiti in questo modo, adulati e coccolati, ed è davvero un piacere scrivere, quando hai le spalle coperte. Non ci è stato chiesto nulla, ci è stato chiesto di scrivere e noi l’abbiamo fatto. Non penso che ci siano altri editori simili nella piccola editoria. Poi è legato, (tramite la rivista) alla grande famiglia de Il Foglio, che è davvero una famiglia, ci si sente, ci si scrive (quasi ogni giorno), si mangia pure assieme a volte, si organizzano vacanze e feste, si va a pu**ne e ci si scambia l’indirizzo E-Mail di Giulio Mozzi che non ne cambia uno ogni mese e quindi ci si deve tenere informati.
X Laura: Giubilei non gioca a pallone. Lui fa da pallone. E’ un modo per farsi prendere a calci dai compagni ed essere allo stesso tempo partecipe.
X Lucy e Gianluca e Maria Lucia: l’editoria E’ prerogativa degli uomini. Non c’è niente da pensare. Se fosse prerogativa femminile, si editerebbero solo uomini e donne che non si comprendono ma che in un modo o nell’altro finiscono per osservare il tramonto pensando a uno dei due che è morto in un grave incidente: e il morto, è sempre l’uomo.
X Lorenza: Anch’io la prima cosa che ho notato in Giubilei sono stati gli occhi dolci. Infatti penso che con una parrucca e un reggiseno imbottito … Giubi, hai da fare sto fine settimana?
X Sergio: hai dipinto Giubilei come un santino cristiano. Gli butterei sul tavolo una bottiglia di whisky, un pacco di malboro e una canna. Lo chiuderei dentro una stanza con una portoricana a ore e piazzerei una telecamera. Voglio vedere quanto è simbolo di integrità. 😉
X Renzo:
X Sabrina:
X Massimo: gli adulti di oggi non avevano Internet, i videogames, il sesso facile, la comunicazione facile, il porno a portata di click, le lettere immediate, il linguaggio abbreviato, 30 film al mese al cinema, sky tv e 250 canali, il word, i 4 salti in padella, la post pay e la smart a 18 anni, non avevano il gay pride, non avevano le droghe sintetiche in disco, 15.000 mp3 da ascoltare sull’ipod, non avevano l’ipod. Dire che le loro aspettative e i loro dubbi sono simili agli adulti di domani è come se un un eschimese va nello Zambia e al ritorno dice alla mamma: “Ho visto uno che ti somigliava”. No, l’aspettativa di mio padre era quella di trovare un lavoro, non di ballare in TV o cantare a X Factor o partecipare al GF, il bisogno di mia madre non era quello di essere primi su “I più belli di facebook”. Certo, potremmo dire che le emozioni basilaris sono le stesse, ma se è per questo, io ho lo stesso numero di gambe di Usain Bolt, ma non corro i 100 metri in 9 secondi e 69.
X Renzo: è vero, i giovani d’oggi sono figli degli errori passati, per questo i genitori dovrebbero farsi mandare a fan*ulo senza lamentarsi troppo.
X Sabrina: un bel nome.
X Simone: anche Giubi scrive libri. Io al massimo, all’età sua li coloravo.
X Salvo: hai ragione, ma non c’è niente di peggio, per l’arte, di due genitori che accettano quello che fai. Per diventare grandi nell’arte, bisogna averli contro, i genitori. Altrimenti meglio fare qualcos’altro.
X Martina: grazie davvero.
X Cristina Bove: è bello che ci siano persone che credano ancora nella poesia. Non ho mai visto nessuno leggere un’antologia di poesia sotto i 75 anni. Non ho mai visto nessuno leggere un’antologia di poesia sopra i 75 anni senza sbadigliare. Dispiace, ma ci vuole anche un mondo adatto, per leggere una poesia. I tramonti di oggi sono più rossi di quelli di ieri per via dell’effetto serra.
X Francesco Dell’Olio: Io … io. Non so che dirti, ci scriviamo un’ora sì e un’ora no. Ti sei innamorato di me per caso?
VI VOGLIO BENE TUTTI. GIUBILEI, COME EINAUDI, MONDANDORI E FELTRINELLI, UN GIORNO SE LO COMPRERA’ BERLUSCONI.
CIAO MAUGERI.
Alessandro Cascio, ciao bello! Be’… mica ho ipotizzato che Francesco sia come il ”mitico” Sant’Antonio nel deserto… eh… solo che francamente gli eviterei la sofferenza della ”portoricana a ore” da te auspicata, caro.
–
Francesco Giubilei:
e a me non mi saluti? Ahi ahi ahi!
Sergio Sozi
Salvo e il con lui concordante Cascio: spesso pero’ avviene che l’identita’ di vedute coi genitori aiuti la genialita’ (se c’e’) a manifestarsi con meno patemi d’animo. Cosa augurabile a molti, direi…
@Alessandro Cascio: mi fa piacere l’entusiasmo in un giovane (ma meno giovane di Giulolei) come te, ma come chiusura l’idea che Berlusconi si pappi pure il nostro Francesco non è che mi sia piaciuta tanto…
@Sergio Sozi: ti saluto io…
Sergio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Mi ero dimenticato di te!
Mi perdonerai 🙂
Oddio Ale, ora leggo tutto il post.
Ho solo letto una cosa al volo:
“Giubilei non gioca a pallone. Lui fa da pallone. E’ un modo per farsi prendere a calci dai compagni ed essere allo stesso tempo partecipe.”
Ti sfido ad un calcetto, se mi salti ti offro una cena (gioco libero vecchio mio).
Ale cambio il finale del commento, un giorno Historica si comprerà Berlusconi, accordo siglato dall’ad Alessandro Cascio. Io ti devo assolutamente conoscere, arrivi te e cambia la musica, sempre, grande!!! Mo vado a leggere un po’ e poi a nanna, ci sentiamo domani.
ciao a tutti.
Grazie, Renzo. Difficile trovare gente solida e beneducata come te – mi riferisco a cose passate che tu saprai di certo.
–
Francesco: perdonato se vai a leggere il mio racconto sul sito ”Il sottoscritto”…
Senti Sergio, se hai dei racconti da mettere su Internet, perchè non ne passi qualcuno a me da mettere sul mio sito?
Prova a dargli un’occhiata:
http://www.arteinsieme.net/renzo/
Caro Renzo,
grazie per l’invito; il tuo sito e’ molto carino. Ecco: di mio in rete c’e’ gia’ tantissimo, in svariati siti e blog. Io pero’ ora sto molto attento a non diffondere tutto – anche se ho scritto tantissimo finora e avrei dunque tanto materiale di una certa qualita’ – perche’ cerco un editore cartaceo per pubblicare bene (voglio anche guadagnarci, insomma, perche’ ho pochi quattrini e perche’ e’ giusto cosi’). Almeno tre opere alle quali tengo molto non potro’ pertanto diffonderle troppo: una e’ il romanzo breve ”Il menu”, in esame presso degli editori romani, la seconda e’ il romanzo ”Adesso a Roma piove” (idem) e la terza e’ la raccolta di venti racconti ”Il Centocampanili” – dal quale proviene il racconto ”Sicilia”. Inoltre sto aspettando la pubblicazione in Croazia di un racconto, ”Ginnastica d’epoca fredda” (segnalato al Concorso Lapis Histriae 2008).
Per concludere: adesso vedo se ho cose inedite. Sentiamoci privatamente. Chiedi, se vuoi, al Maugger la mia e-mail.
Ciao, caro
Sergio
Caro Sergio, cosa vuoi dire che una portoricana a ore non fa per Giubilei? Vuoi dargliela a minuti? Insomma, si diceva che si deve credere nei giovani, non sminuirli. 😉
Renzo, se Berlusconi comprerà Giubilei, comprerà anche me e se comprerà anche me mi riempirà d’oro e se lo farà, almeno avrò un motivo valido per chiamarlo presidente. Perchè in questo momento, non ne trovo nemmeno uno.
Giubi, io a calcio sono negato, quando gli amici miei giocavano a pallone, io scrivevo.
No, non sono un precoce scrittore: segnavo i punti.
Complimenti, qui si trovano sempre persone magnifiche.
Un abbraccio a Maugeri e anche a Miriam Ravisio se si deciderà a scrivere.
Giubi: ci conosceremo sì, ma niente cose letterarie, io non sono un Sant’Antonio come te, mi si deve dare musica e un bel boccale di birra e magari… Invita tutti.
A tutti, soprattutto al Maugger: scusatemi se sono uscito un attimo dall’argomento, che resta saldamente ancorato agli emeriti Campolongo, Giubilei, Costantini e Serri. I miei prossimi eventali interventi parleranno appunto di cio’.
Alesandro, no: voglio dargliela a settimane… eh eh eh…
cosi’ vediamo anche la durata, oltre che l’intensita’ – absit iniuria verbis…
Beh, direi che Alessandro Cascio e’ una specie di caterpillar, ma continuo a pensare che Francesco non faccia il pallone durante le partite, non ha il fisico adatto. Sono anche convinta che durante la sua vacanza studio a Londra abbia combinato piu’ di qualche marachella con le belle inglesine, ma non siamo qui a parlare di quanto sia scafato il ragazzo.
Francesco Giubilei stampa solo i libri in cui crede fermamente e fa di tutto per venderli, si metterebbe agli angoli delle strade, si imbucherebbe ai party Mondadori e si prostituirebbe in Via Torquato Tasso, pur di vendere i suoi autori. Questa cosa non la fanno gli altri piccoli e medi editori, che più che sbattersi, ti danno dei servizi e spesso dimenticano i titoli dei libri che hanno pubblicato. Giubilei considera i libri che pubblica come fossero suoi e questo è un ritorno alla vecchia figura dell’editore capace e tenace, in grado di portare su un palmo di mano i suoi scrittori.
Condivido queste parole e sono convinta che di Francesco si sentira’ parlare sempre piu’ spesso e sempre piu’ intensamente negli anni a venire. Spero che allora non si dimentichera’ di noi poveri vecchiarelli (ebbene si, potrei essere sua madre).
@Francesco: si “Le colpe dei padri” e’ stata un’edizione pilota, ma ha avuto buonissima accoglienza, alla faccia di tutti coloro che si rifiutano di prendere in considerazione un romanzo che non sia ambientato in Italia.
Un saluto a tutti.
Confesso che mi sento decisamente spaesata in questo post pieno di spunti e non credo di poter aggiungere molto altro alle osservazioni su Francesco in quanto giovane curioso, pieno di voglia di fare, sano entusiasmo e un pizzico di ‘lancio nel vuoto’.
Ho pubblicato un racconto lungo perché mi piaceva l’idea, il progetto, il poter coccolare questa ‘creatura’ e darle un suo spazio, una dimensione precisa seppure fragile e difficile da rintracciare.
Francesco è riuscito a unire penne diverse per stile, posizione geografica e storia personale. Si è messo ‘in gioco’, come si dice, in un’età in cui poteva tranquillamente fare altro, e già questo mi sembra interessante, prezioso. Ed è curioso come poi le scritture e le persone in un qualche modo si sono conosciute, virtualmente ma anche vis-a-vis come mi è successo con lo stesso Francesco, con la carissima Sabrina e tanti altri.
^_^
Alessandro Cascio nel suo post betoniera ci ha rimescolati tutti, ma mi sono divertito a leggerlo e devo dire che su molte cose ci azzecca alla grande, e in particolare sul fatto che il compito di un editore é valorizzare lo scrittore e vendere i suoi libri. Il compito di chi scrive é farlo nel miglior modo possibile.
Adesso vi lascio cho ho da lavorare.
Una buona giornata a tutti e al nostro gentile ospite in particolare.
Ho visto nel sito la foto di Francesco: è un bambino!!! Non ha ancora la barba. Santo cielo, mi sono vergognato della mia infanzia. Io alla sua età andavo con i calzoni corti e sgranocchiavo pop corn per le strade, leggevo a stento la gazzetta dello sport, e le ragazzine inglesi erano solo un miraggio. Altri tempi. Altra generazione. I tempi si sono velocizzati, incalzano, consumano la materia impalpabile della vita con la stessa intensità di una catena di montaggio azionata a tutto vapore. Mi chiedo di fronte a questi ragazzini terribili (Alessandro Cascio è una polveriera) se io, Sergio Sozi, e mettiamoci pure Didò chè mi è simpatico, non sia il caso di andare a rinchiuderci in un museo. Che ne dici, Sergiuzzo?
Domanda per Francesco: avete mai pensato di organizzare una vendita diretta dei libri? Nelle piazze, nelle strade, porta a porta. Potrebbe essere un sistema innovativo, basterebbero un nucleo di giovani entusiasti.
Ho conosciuto personalmente Francesco alla fiera di Modena. Devo dire che è un ragazzo molto determinato e ha le doti per fare l’editore.Forse le ha più di me che non sono un grande venditore. Non vuol dire l’età, conta molto la passione e la dedizione che si mettono nelle cose. Francesco è un ragazzo atipico, molto intelligente, sa quello che vuole e lo sta facendo. Io ci credo. E non penso di essermi sbagliato. Se a lui piacerà, pubblicherò un mio breve testo con le sue edizioni…
Gordiano Lupi
Per Alessandro Cascio: “Mi dici cosa te ne fai dell’indirizzo mail di Giulio Mozzi?”. Si vive bene anche senza averlo… Io pagherei per quello di Gloria Guida, ma di Giulio Mozzi, via…
Gordiano
Caro Salvo, la tua idea è bellissima. Dobbiamno organizzarla con IL FOGLIO e HISTORICA. Decidiamo la città! A mio parere già le fiere che facciamo servono a questo. Però dovremmo partecipare a qualche mercatino organizzato per Natale. Francesco, perchè non lo facciamo? Io parto da Piombino e vengo!Già che a Roma non ci hanno voluto…
Gordiano
Il compito dell’editore è vendere bene un libro, vero. Se è un piccolo editore, però, ha bisogno della collaborazione dell’autore. Un autore che pubblica con un piccolo editore non può limitarsi a scrivere, deve fare anche opera di promozione. Ho avuto esperienza di pubblicazione anche con medi editori (Mursia, Olimpia, Sprea in edicola, Stampa Alternativa, Mediane, Profondo Rosso…). Vi confermo che pure loro gradiscono un autore (come me) che non si limita a scrivere ma fa opera di promozione.
Gordiano Lupi
@Gordiano. Devi sapere che io a vent’anni facevo il venditore porta a porta a Milano, vendevo il Folletto e guadagnavo tre milioni al mese, quando un impiegato statale ne prendeva uno. Ero un grande venditore. Si potrebbe organizzare una rete di venditori con i libri, si dà una percentuale alta ai ragazzi e il gioco è fatto. Cacchio, però mi hai deluso, sei rimasto ancora a Gloria Guida! andrà per i settanta, che ci deve fare il povero Cascio, spillarle la pensione di accompagnamento? Ma proponigli, che so, Ornella Vanoni, che è più giovane. E poi anche Giulio è un bell’uomo, basta saperlo osservare dal verso giusto
Tornata a leggere tutti i commenti, c’è davvero molto al fuoco.
Io credo che “i giovani” sia una categoria già vastissima di suo, ma che il problema più grosso attualmente è che la categoria si è espansa oltremisura.
Io ho trentaquattro anni, (diffidate di una donna disposta a dirvi la sua età, diceva Oscar Wilde :)) e in molte recensioni sono definita una “giovane autrice”. Insomma, quando mi danno del tu le cassiere dei negozi o mi chiamano signorina, o qualcuno mi attribuisce dieci anni di meno sono contenta, ci mancherebbe, ma quando mi si definisce “giovane” come autrice, (e anche si definiscono giovani autori più grandi, e mica di poco, di me) mi viene da ridere.
Se io sono giovane, allora Giordano che è nato nell’82 è un adolescente, e Pierantozzi che è dell’85 cos’è un bambino? E Giubilei, del ’92? Praticamente in fasce, altro che portoricana a ore! 😀
Il grande problema dei giovani oggi (il problema “nuovo” diciamo) è che nel carro dei giovani ci vogliono stare tutti, e non lo mollano! Ovunque, non solo in editoria.
Ma io ho grande fiducia nei giovani per davvero, perchè ne leggo diversi, sia in rete che su carta, e trovo spesso ottime cose, e voci forti e chiare, belle storie e ricerca nella lingua, ricerca non fine a se stessa e non figlia delle mode. Sono sicura che se la caveranno, del resto ogni generazione ha avuto il suo “grande problema” oltre a quelli universali, e, con risultati più o meno buoni, ne è uscita.
Aspetto senz’altro con curiosità il libro di Cascio (bel cognome;).
@Gordiano, ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti a Caselle, Torino, nel 2005, alla premiazione del concorso Racconti Corsari (ho anche una foto dove mi consegni la targa!).
Per tornare al discorso sugli editori, é chiaro che un autore alle prime armi, e non solo, farà tutto quello che potrà per promuovere i suoi capolavori, ma per quanto abile possa essere (vendere il Folletto puo’ essere più facile che vendere libri, in Italia) difficilmente riuscirà a vendere al pari di un editore che fa bene il proprio mestiere, anche se di piccolo editore si tratta. Esaurita la cerchia degli amici e dei conoscenti, la metà dei quali pretende di avere il libro gratis, vendere a librerie e sconosciuti diventa un’impresa, se non si ha l’appoggio dell’editore che ti organizza presentazioni, incontri, bancarelle e quant’altro.
Francesco mi sembra molto preso dal suo ruolo di editore, e sono convinto che saprà essere un ottimo editore promotore dei suoi autori.
Caterpillar, polveriera, post betoniera. Da solo, seduto sui sassi, con un monologo potrei mandare avanti una cava. Grazie davvero.
LAURA, io ho solo un romanzo ambientato in Italia. Hai ragione, è difficile far sì che li prendano. Se poi metà della tua vita l’hai vissuta all’estero e parte della tua famiglia è straniera, è normale scrivere dei posti in cui hai vissuto, ma vallo a spiegare a quelli di Nicola Pesce Editore che volevano che ambientassi un romanzo sulle stragi nelle scuole A NAPOLI. Ci sono storie che non si possono ambientare in Italia perchè sarebbero inverosimili. Vi immaginate un Fight Club e un’operazione per distruggere il mondo che parte da Battipaglia o l’apocalisse di Cecità ambientata a Bari? Per SALVO E SERGIO, non rinchiudetevi nei musei, a 16, 20, 30 non si fa nulla se non si è valutati da scrittori con più esperienza. Per noi è una sorta di biglietto da visita. Io per esempio sfrutto Gordiano Lupi e Adam Vaccaro (e anche un po’ Francesca Mazzucato che è più un’amica) e ultimamente (X GORDIANO), Giulio Mozzi che legge qualsiasi cosa gli mando partendo dall’indirizzo e le scritte posta celere sul pacco fino alla biografia e mi dà dei buoni consigli e manda un’analisi attenta in mail che mi serve a rivedere il romanzo. Nessuno lo fa, lui sì e risponde a qualsiasi domanda, proprio come te. Non siete tanto diversi, visti dalla mia prospettiva. Ma sempre per quel discorso dello sfruttamento. Io vi sfrutto per arrivare ai piani alti. Lavorerò abbastanza in modo che tu possa almeno vantarti un giorno di avermi scoperto. Io negherò tutto su “MTV – Very Victoria” e “Chi”. Una cosa che GIUBILEI non vi ha svelato. Gli Short Cut sono correlati da illustrazioni davvero di alto livello che si sono offerti di lavorare gratis. Ovvio, ho raccontato loro un mucchio di stro**ate per farglielo fare, ma per esempio nel mio ci saranno 4 illustratori che tramuteranno il romanzo in immagini: un artista che ha esposto in tutta Europa, eclettico e grafico Mediaset; Una disegnatrice Manga; L’illustratore dei racconti di Lovercraft e il grafico di San Remo. Dell’Olio avrò dei disegnatori che vengono dalla Disnery, altri dalla Comics. Insomma, Giubilei sta creando qualcosa di davvero nuovo, sia nella narrazione che nell’esposizione. Penso che questi libri andranno a ruba e io potrò finalmente raggiungere il mio sogno: NON FARE ASSOLUTAMENTE NULLA PER TUTTA LA VITA, MA FARLO NEL MODO PIU’ ROMANTICO POSSIBILE: SCRIVENDO.
SABRI DICE: “Il grande problema dei giovani oggi (il problema “nuovo” diciamo) è che nel carro dei giovani ci vogliono stare tutti, e non lo mollano”. E’ vero, hai ragione, ma penso che questa cosa accada agli scrittori che non hanno personalità, che non riescono a fare di ogni attimo vissuto un’esperienza di vita da scrivere. E’ l’elaborazione dei fatti che conta e c’è qualcosa che i “giovani non hanno” ovvero la possibilità di rapportare un’esperienza nuova al passato marcandone i contenuti. La nostalgia dei giovani è limitata così come la lente attraverso la quale guardano il mondo. La pospettiva dell’osservatore è importante per descrivere qualcosa. Per questo io non leggerei mai nessuno scrittore sotto i 30 anni e che non abbia una biografia decente. Certe volte leggo: “Mario Rossi – Scrittore laureato in Ingegneria”, “Giovanna Rossi – Scrittrice laureata in Psicologia e sposata con Mario, Ingegnere). E’ un dovere per uno scrittore essere folle, emarginato, lunatico e assente: è il prezzo da pagare per aver scelto di uscire fuori dalla società. I giovanissimi queste cose non ce l’hanno, per questo, un uomo maturo e vissuto, che legge Melissa P e Brizzi anni 90, s’incazza mentre i ragazzini li portano alle vette delle classifiche. Per questo dico che Giubilei è vecchio dentro e che non è assolutamente da rapportare (a mio avviso) ai “giovani d’oggi”. Il fatto che Giubilei faccia quello che fa, non penso migliori la condizione dei giovani d’oggi, lui è un caso a parte. I ragazzini hanno più bombardamenti culturali, ma per fortuna è l’elaborazione che la tecnologia non potrà mai donar loro.
Auguri a Laura per il bimbo. Bellissimo.
Sabri, sei felicemente sposata o ho ancora qualche possibilità?
THE END
Gentile Francesco, sono una lumachina che arriva sempre tardi.
Ho letto i commenti che ti riguardano e mi si è allargato il cuore, ho pensato
subito a Duccio, giovane colto brillante, che da anni, ho adottato come figlio letterario. Ti auguro tutto il bene possibile e sono sicura che divverrai un
bravo editore.Non moll
Ragazzi, scusate davvero, è che a me scrivere mi serve per svegliaarmi un po’. Giuro che il prossimo sarà breve. Ma non è colpa mia, su Kataweb c’è troppo spazio tra una lettera e l’altra. E’ un’illusione.
Sono sempre la solita imbranata..vecchierella, riprendo
Non mollare mai e abbi fiducia in te stesso.
Ciao
Tessy
Salvo dice:
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”Si potrebbe organizzare una rete di venditori con i libri, si dà una percentuale alta ai ragazzi e il gioco è fatto”.
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Certo, certo: pero’ non mettiamo gli autori a vendere i libri, mettiamoci chi e’ portato a vendere, ossia i venditori: oggi il numero dei venditori supera di gran lunga quello degli scrittori, impieghiamoli dunque per finalita’ ”alte”, che aspettiamo?
–
Be’, a parte gli scherzi, propongo SULL’ARGOMENTO VENDERE I LIBRI un esempio utile che ci viene della Slovenia, dove vivo: qui qualche anno fa un po’ di gente che si occupa di cultura si e’ messa insieme e ha creato una rivista gratuita bimestrale di novita’ librarie (”BUKLA”), stampata in 30.000 copie e sostenuta dal Ministero della Cultura e dagli editori inserzionisti. E’ molto ben fatta e ben distribuita e non c’e’ bisogno di far continue fiere e fierette per vendere un po’ di copie – basta la Fiera annuale del libro di fine novembre e poi ci sono i premi letterari e i festival, le presentazioni pubbliche e tante librerie. Questo e’ possibile anche grazie alla piccolezza del territorio sloveno, certo, e ai suoi soli due milioni di abitanti in tutto, pero’ resta un esempio ottimo – e di ottimo livello qualitativo.
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Tornando all’Italia, secondo me un discorso veramente serio per risistemare l’editoria nazionale in modo imprenditoriale e di stile europeo sarebbe questo:
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1) Varare una legge nazionale che obblighi tutti gli editori a pagare agli autori, alla firma del contratto di edizione, i testi ad un tot a cartella. Questo ”tot” dovrebbe esser stabilito da un tariffario che dica qual e’ il minimo consentito – mettiamo un euro a cartella standard (1500 battute). Tutto il resto, riguardo i diritti d’autore, le percentuali, i diritti di trasposizione cinematografica eccetera andrebbero trattati a parte com’era prima (insomma: l’anticipo sulle vendite che esiste oggi dovrebbe esser comunque garantito agli autori, addizionalmente al prezzo dell’opera in se’, come detto prima)
2) CONSEGUENZE OVVIE: la meta’ degli editori cambierebbe mestiere perche’ sono in realta’ delle false aziende (cioe’ delle ”aziende” di carattere antisindacale, o meglio di carattere speculativo tout court), prive di un soldo in tasca. Un’altra bella fetta di editori dimezzerebbe il proprio catalogo. Ottimo: meno affollamento e confusione nelle librerie e nei supermercati, su IBS in Internet eccetera. Infatti: che ce ne facciamo di aziende che fanno pagare chi lavora (cioe’ gli autori) invece di pagarli per il loro lavoro? E’ roba veramente medievale, questa, ed economicamente e culturalmente dannosa.
Altre conseguenze utili: A) maggior facilita’ di esser recensiti dai critici seri (mi riferisco SOLO a quelli), i quali non sarebbero piu’ assediati da novanta libracci su cento pubblicati. B) Ottenimento di un’editoria italiana costituita SOLO da professionisti seri e dotati economicamente, i quali cosi’ si sforzerebbero di vendere i loro libri, non come ora che li lasciano in cantina a marcire e se ne fregano perche’ tanto ci hanno gia’ guadagnato sopra all’atto della pubblicazione. C) Maggior possibilita’ di pretendere dallo Stato un finanziamento pubblico agli editori (ovvio: meno editori=piu’ soldi da parte dello Stato).
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In poche parole: piu’ giustizia sociale, lavoro per gli scrittori e per gli editori seri; fuori dai piedi i buffoni disonesti che lucrano sugli autori.
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Cosa ne pensate, tutti? Questo varrebbe a dire che molti di noi non pubblicherebbero piu’ una lettera, vero, pero’ ci sarebbe selezione e serieta’, professionalita’, come in Germania, Francia e Slovenia.
Vorrei riportare l’attenzione su uno degli ultimi post di Gordiano Lupi sull’iniziativa di vendere libri porta a porta o comunque in piazza e nelle vie: le edizioni Terre di Mezzo lo fanno da tempo, loro si affidano a ragazzi extracomunitari che in questo modo guadagnano qualcosa. Del fatto di mettersi in una piazza con un banchetto improvvisato a vendere, ne abbiamo parlato nelle settimane scorse io, cascio e giubilei, per cui Gordiano, la risposta da parte nostra è: SI’, la cosa è interessante. Avevamo individuato come città ideale Bologna, zona universitaria. Se tu Gordiano sei veramente interessato alla cosa, si potrebbe fare una giornata di vendite improvvisate Il Foglio Edizioni-Historica Edizioni. Per me sarebbe una bella cosa. pensiamoci seriamente, cazzo! E poi sotto Natale…
Hola,
Francesco
PS: ho avuto la fortuna di leggere il romanzo di cascio che uscirà nella collana short di Historica, avendone curato l’editing. Prenotatelo già da adesso…!
Post Scriptum:
secondo me questo sarebbe un modo per dare una mano VERA alle persone come Francesco Giubilei e Gordiano Lupi, che vorrebbero lavorare seriamente ma devono andare a fare i venditori di piazza perche’ lo Stato non da’ loro una lira e gli editori disonesti (APS) rubano mercato senza produrre ne’ ricchezza ne’ cultura di livello alto.
Questi sarebbero aiuti concreti ai giovani, insomma credo, non strette di mano e bacetti sulle guance.
Alessandro, (ma quanto mi sei simpatico) il tuo discorso vita-scrittura è poetico e c’è del vero (lo scrittore è sempre un infelice, scrive Virginia Woolf nel suo diario) ma non vale sempre. C’è chi vive il romanzo e chi lo scrive, oppure qualcuno fa entrambe le cose, ma non è detto che sia migliore di uno che invece è semplice testimone, gli esempi celebri si sprecano. E’ la visione che fa lo scrittore, io credo, il suo occhio sul mondo, sia che faccia il commerciante di legnami che il vagabondo alcolizzato.
Poi, è vero quel che dici sul “giovanilismo” di certi scrittori, dovrebbero essere patetici e basta, il problema è che poi la gente li legge, e pensa di leggere i giovani.
Il che implica che un giovane per poter vendere, per vivere di scrittura e mollare il call center diurno, dovrebbe scrivere conformandosi a quell’idea di “ggiovane” a cui la massa si è abituata leggendo i libri di Moccia e co.
Le voci veramente “nuove” rischiano di venire coperte da altre di sedicenti giovani che hanno le spalle più larghe, migliori contatti, maggiore esperienza.
E’ concorrenza sleale, a mio modo di vedere.
Poi chi è bravo emerge comunque, secondo me, se ha talento e lavora duro emerge, prima o poi, però mi piacerebbe davvero vedere maggiore attenzione, dei critici, dei media, degli editori, verso voci autenticamente giovani e non giovanilistiche e ammiccanti ai temi “giovanili”.
E.. felicemente sposata, sì. 😉
Chiarisco quanto sopra detto facendo un ipotetico bilancetto:
l’editore dovrebbe avere queste uscite:
1) pagamento dell’opera (mettiamo: 200 pagine=200 euro);
2) anticipo vendite: 200 euro;
3) stampa e distribuzione: 300 euro;
4) varie e pubblicitarie: 300 euro.
Totale spese d’edizione: 1000 euro (per un libro di 200 pagine).
–
Entrate:
1) 40% delle spese rifuse dallo Stato: 400 euro;
2) proventi delle vendite – dipendono dal fatto che l’editore sappia fare l’editore.
–
Dimenticavo: l’IVA andrebbe pero’ eliminata del tutto. Zero IVA.
Sto via tutto il pomeriggio ci sentiamo sta sera.
A stringere: mettendo un prezzo di 10 euro al libro, vendendo 60 copie l’editore e’ andato in paro e il resto e’ solo guadagno.
@ Sergio Sozi. 10000 Euro per un libro di 200 pagine, ma quante copie ne stampi? Io non ne so niente di costi editoriali, ma mi sembra che 300 Euro per stampa e distribuzione siano pochi…
volevo dire 1000 Euro, of course!
@Sergio. Stai toccando tasti dolenti e mettendo a nudo verità che molti preferiscono tacere. Sai che anch’io mi occupo di editoria (seria). Oggi con l’avvento della stampa digitale si stanno verificando truffe vere e proprie, truffe perseguibili penalmente. Esempio: un povero sprovveduto autore si rivolge a un editore per pubblicare il romanzo della propria vita. Solito discorsetto dell’editore: “Il suo romanzo è buono, però, cosa vuole, c’è la crisi, i romanzi non vendono ecc ecc.”. Lo convince a sborsare 2000 euro per le pubblicazione del libro in questione, promettendo una tiratura di mille copie, distribuzione nazionale e promozione. Alla fine stamperà in digitale solo un centinaio di copie, che magari venderà lo stesso autore organizzando un paio di presentazioni nella sua città, dopodichè i libri rimarranno ad ammuffire in un magazzino senza che abbiano mai visitato una libreria. L’editore si sarà messo in saccoccia 1500 euro puliti e non gli importerà un fico secco di quel libro.
Ora scappo, parto per Roma alla Fiera, sono circa mille chilometri da fare a piedi perchè non c’ho un centesimo.
Un abbraccio a tutti.
Massimo,
anche se fossero 600 euro per 500 copie, il discorso cambierebbe di poco: 120 copie vendute e si va a paro. Se un editore non e’ in grado di vendere 200 copie vuol dire che non sa fare il suo mestiere, direi. Come un medico che non sappia capire un’influenza gastrointestinale. Pero’ vedi quel che ho scritto prima, se no il discorso sembra folle.
Gia’, Salvo (Buon viaggio!! Che bello! Facci sapere dopo com’e’ andata la Fiera di Roma!)… tocco tasti che dovrebbero esser gia’ stati toccati da una Nazione onesta. Invece…
Vediamo cosa ne diranno gli altri (la mia proposta e’ poco sopra).
Sergio
I costi di Sergio sono sballati.
Libro di 200 pagine.
Stampa 2000 euro.
Prezzo copertina 12,00
Guadagno così distribuito, per libro.
2,00 tipografo
1,00 diritti d’autore
3,00 libraio
2,5 distributore
3,5 editore
Va be’, Salvo. Ma io prevedevo anche il contributo statale del 40%.
Comunque sia: secondo te, cosi’ stando le cose attualmente, quante copie dovrebbe vendere un editore per andare a paro?
(Inoltre: se l’editore pagasse l’opera all’autore alla consegna, l’editore guadagnerebbe comunque almeno il 2% e andrebbe bene, no?)
Scusa, volevo dire 2 euro non il due percento.
@Sergio. Il contributo statale a una ditta privata rischierebbe di incentivare altre truffe. Un’ impresa deve investire fondi propri e avere la capacità di commercializzare il proprio prodotto. Allo stesso modo solo le grossissime case editrici possono permettersi un anticipo sui diritti d’autore. Le piccole non possono. Un editore per andare a paro deve vendere circa duecento copie a prezzo intero ( organizzando presentazioni del libro), così in tutta tranquillità potrà distribuirlo seriamente nelle librerie. C’è da dire anche che molti distributori e librai non vogliono prendere libri che ritengono poco vendibili e quindi il piccolo editore deve conquistarsi la stima di questi facendosi conoscere.
@Alessandro Cascio
Non posso riunciare ad un tuo abbraccio, quindi eccomi. Diciamo che laddove mi è possibile ti cito (sempre sempre) e per augurarmi la buona notte cerco nei file il tuo Sebastian dreams, che ormai conosco a memoria, parole e immagini. Inoltre sto promuovendo Le sette vite anche qui, nella sperduta valle del Resegone. Ho letto delle vostre iniziative in atto e in cantiere, sono con voi e non da oggi…ma questo lo sai. Spero in una “moda” capace di azzerare, con la potenza dell’energia e delle idee, le anguste manipolazioni (leggere seghe mentali) dei “titolati ” illustri e no. Sempre con voi.
Un abbraccio forte forte.
🙂
Be’, Salvo, se si introducesse la legge di cui parlo sopra, e lo Stato verificasse conti e procedure degli editori, evitando di dar soldi ”alla cieca”, la cosa funzionerebbe e lo Stato potrebbe aiutare gli editori, in modo da eliminare gli attuali privilegi. E’ proprio come il Fisco: con i controlli, vedresti tu come la gente pagherebbe le tasse. E’ questione di volonta’ politica.
Vorrei sentire anche il parere di Giubilei, a proposito della mia proposta (vedi: il mio intervento lungo delle ore 2,19 p.m. di oggi, venerdi’ 5 dicembre).
A forza di parlare di giovani, ho fatto un conticino e ho visto che sieti tutti più giovani di me. Non mi sento vecchio, ma gli anni ci sono…
Adesso non so se il conto di Salvo è esatto , oppure se è quello di Sergio ad esserlo, però dovete considerare che, come capita in Italia in qualsiasi attività produttiva, a chi rischia e a chi lavora vanno briciole. Basta pensare che al libraio e al distributore spettano complessivamente il 50% del prezzo di copertina e tutto questo senza rischiare nulla. E’ un vero taglieggiamento e se poi considerate che l’onore della vetrina non viene quasi mai riservato a un autore sconosciuto di un libro di un piccolo editore, viene logico pensare che è meglio vendere porta a porta o tramite Internet.
I piccoli non hanno poi i contributi statali, loro che ne avrebbero bisogno, mentre vanno ai grandi, che sono quelli che fanno il mercato e non li meritano assolutamente.
L’Italia è il paese dei paradossi: se sei piccolo, dinamico, vuoi realizzare qualche cosa di utile, non ti aiutano; se sei grande e guadagni un saccho di soldi, te ne danno altri.
Alla faccia del liberismo!
Ecco, Renzo, perche’ occorre lottare e proporre, non rassegnarsi o poetare. Poetiamo con la pancia piena, please.
Hai ragione SABRINA c’è gioventù e giovanilismo. Diciamo che l’idea dei giovani è sfarsata da ciò che i vecchi vorrebbero dai giovani. Io Moccia l’ho letto (30 pagine) e quelle ragazze di “Scusa ma ti chiamo amore” fanno cose che solo un intelletto di basso rango può partorire. Se dovessi rappresentare i giovani, userei il web, i cell, le disco, la tv, il porno e il nudo, che sono le cose a cui si legano di più. Lo dico perchè a 30 anni esco con gente dai 18 ai 40 e credimi, c’è molta roba cattiva nelle menti dei ragazzi. Una volta uno fece una battuta: “Alessandro? Una scopata, qualche morto ammazzato e tanta droga, ed ecco che ha scritto un libro”. E’ il miglior complimento che mi abbiano mai fatto. E’ questa la vita, viaggio da 15 anni, vivo le strade, una sicilia crudele e distaccata, lo spettacolo, le disco, le perdizioni di figli senza genitori e so bene che “l’unico potere letterario” che ho è un blog visitato 175.000 volte e frequentato quasi esclusivamente da ragazzi giovani. 3000 di loro sono iscritti al blog e alle news e non fanno altro che circondarmi delle loro vite. Per questo odio Moccia, perchè io i ragazzi li conosco bene e non sono poltiglia, ma sono capaci di ridurre il mondo in poltiglia. FELICEMENTE? Uhmmmmm!!
MIRIAM, mi sono innamorato di te (SABRI è occupata, anche tu?)
SERGIO: no, per te niente proposte indecenti, volevo solo dirti che avevo delle copie inutili e fatte male del mio primo romanzo, Tre Candele, editate con la Montedit. Le diedi a extracomunitari che vendevano anche un libro di un amico capoverdiano e quelli riuscirono a venderle. Non presi nulla, ma quelli riescono anche a vendere i cadaveri a un becchino.
SABRI: ci sono due tipi di libri, quelli vissuti e quelli da spiaggia. Io so scrivere libri da spiaggia, ma la gente finisce per portarseli a casa perchè “in spiaggia non riescono a concentrarsi”. Il fatto è che bisogna essere scaltri a scrivere di se stessi usando storie altrui. Io sono troppo egocentrico e irrequieto (quasi malato) per non sviscerare, ma abbastanza (non molto) da parlare con me stesso, ma ad alta voce, in modo che tutti possano sentirmi.
COME DOVREBBE FARE UN BRAVO SCRITTORE.
Ma appena imparerò a scrivere, avrò modo di continuare questa conversazione con te. Magari sarai anche divorziata allora, chi lo sa.
(Scherzo, non te lo augurerei per nulla al mondo).
Caro Sergio, lascio a chi ha più forza la lotta, cioè a voi giovani. Ma si può lottare anche scrivendo poesie ed è quel che ho fatto e che faccio. L’importante è partecipare, con i mezzi di cui uno è in possesso, e non stare davanti alla TV a rincretinirsi, oppure a brontolare senza darsi da fare. Fra l’altro non scrivo solo poesie o racconti, ma anche editoriali, in cui delineo la mia visione dei problemi, il che non è detto che poi sia quella giusta, ma sinceramente restarmene a guardare una pletora di parlamentari che, anzichè dedicarsi al bene del paese, gli succhia il sangue e fa di tutto per far andar mal le cose, è una cosa che mi fa venire il voltastomaco.
Più di denunciare lo stato di cose però non posso fare, ma penso che se tutti cominciassimo a far sentir la nostra voce forse qualche cambiamento potrebbe saltar fuori.
Si sta via una giornata e ci sono decine di commenti, mangio e sono da voi…
Caro Renzo,
ovviamente non intendevo riferirmi a te in quanto poeta, era un’affermazione generica… intendevo dire che ho la testa dura e non mi rassegno ad un’Italia fatta di sesso e denaro, dove i libri servono – anch’essi – ad arricchire i gia’ ricchi. Libri-sesso-denaro: orribile! Adesso basta: gli autori capiscano di essere dei lavoratori come tutti gli altri (solo dotati di piu’ fantasia e di accorgimenti tecnici alfabetici e non d’altro tipo. Diciamo dei ”lavoratori dello spirito”, dei ”traspositori alfabetici di significati impalpabili”. Si’: pero’ vanno pagati con soldi reali come tutti gli altri, per esempio i giornalisti).
E faccio un esempio classico: se vado dal macellaio, quello la carne me la fa pagare subito, alla consegna, no? Ecco: lo stesso faccia l’editore quando acquista un’opera da un autore: pagamento alla consegna, perdinci, come fanno tutti. Poi vedete se cerca di venderlo, il libro, se l’ha gia’ pagato!
…a costo di distribuirselo da solo girando l’Italia in macchina…
-Sergio, vado su Il sottoscritto, stampo il racconto, lo leggo e ti dico.
A settimane? Mi volete morto 🙂
-Grazie Barbara mancavi solo te…
-Massimo, Ale ci ha fatto divertire un po’ a tutti con il suo commento
– A Salvo “è un bambino!!! Non ha ancora la barba” quella foto è di 3 anni fa, quando di anni ne avevo ancora 13 🙂
“Domanda per Francesco: avete mai pensato di organizzare una vendita diretta dei libri?” di idee ne abbiamo molte, i problemi però, non solo per me, ma per tutti sono fondamentalmente due: tempo e soldi.
Basterebbe già partecipare ad una decina di fiere l’anno per vendere il problema è che non ce la faccio con la scuola e il calcio…
Però vedremo, grazie per l’idea.
Nel commento precedente alla risposta a Salvo Zappulla virgole sbagliate, scusate per la fretta.
-A Gordiano, grazie.
“Caro Salvo, la tua idea è bellissima. Dobbiamno organizzarla con IL FOGLIO e HISTORICA. Decidiamo la città! A mio parere già le fiere che facciamo servono a questo. Però dovremmo partecipare a qualche mercatino organizzato per Natale. Francesco, perchè non lo facciamo? Io parto da Piombino e vengo!Già che a Roma non ci hanno voluto…”
Come non vi hanno voluto a Roma???
Per il mercatino si può fare, ne parlavamo con Fra Dell’Olio. La città ideale sarebbe Bologna, magari in zona universitaria, che ne dici? Il problema sono i permessi…
-“Il compito dell’editore è vendere bene un libro, vero. Se è un piccolo editore, però, ha bisogno della collaborazione dell’autore. Un autore che pubblica con un piccolo editore non può limitarsi a scrivere, deve fare anche opera di promozione.”
Vangelo.
-Salvo, sei dei nostri?
-A Sabrina, che a 34 anni ti definisci vecchia????
-Massimo “é chiaro che un autore alle prime armi, e non solo, farà tutto quello che potrà per promuovere i suoi capolavori” magari!!! Ci sono autori esoridenti che pensano che il loro compito sia solo quello di scrivere il libro e che una volta pubblicato il loro lavoro sia finito.
-Una nota a tutti, tenete d’occhio la nuova collana Short Cuts, che debutta la prossima settimana con un libro di Remo Bassini, il più “normale” di tutti, poi… ne vedremo delle belle!
-Grazie Maria Teresa
-Salto il commento di Sergio per riprenderlo in modo più approfondito domani.
-A Fra vedi 2 commenti sopra.
Date un’occhiata a questo link, con una trentina di euro si è legali:
http://urp.comune.bologna.it/WebCity/WebCity.nsf/464d17dabb47e89fc125669f0058bcb7/5e0f29f3bf00efaac12570880035e50f?OpenDocument
– a Renzo “A forza di parlare di giovani, ho fatto un conticino e ho visto che sieti tutti più giovani di me. Non mi sento vecchio, ma gli anni ci sono…” sei il più anziano anagraficamente ma anche il più saggio, quindi direi che bilanci perfettamente 🙂
A Domani per il discorso di Sergio che credo meriti di essere approfondito.
Caro Sergio,
il tuo discorso non fa una crepa. L’autore, nel momento in cui consegna il manoscritto, questo viene letto e approvato, si firma il contratto avrebbe già adempiuto alla sua obbligazione. Il problema, però, è che solo per pochi scrittori è previsto il pagamento di un corrispettivo una tantum, oppure di uno fisso più una quota percentuale del venduto. Per tutti gli altri c’è il rischio d’impresa, nel senso che l’autore partecipa in solido al risultato con l’editore. Se il libro vende, tutto bene, se non vende ci rimettono tutti e due. Questo può anche essere comprensibile, mentre ciò che per me è aberrante è che il guadagno sia notevolmente inferiore a quello del distributore e del libraio, con l’aggravante che il rischio è solo in capo all’autore e l’editore. Siamo alla solita solfa: che chi più lavora, meno viene pagato, se viene poi pagato. Insomma, in un regime di mercato di stampo capitalistico i produttori del bene sono trattati come servi della gleba, a ingrassare le rendite di posizione di altri.
E’ evidente, quindi, che ci troviamo di fronte a uno sfruttamento del lavoro, grazie a un consolidato sistema di pali e paletti che non lascia alternative.
Caro Francesco,
grazie di cuore. Francamente ti invidio, e non solo per la minore età.
Renzo, l’alternativa l’ho detta io prima: una legge che elimini i contratti che dici tu, che li ponga nell’illegalita’. E poi che ”rischio d’impresa”? Ma siamo pazzi? E’ come se all’operaio venisse dato lo stipendio solo se la fabbrica vende i prodotti, altrimenti addio: sei un socio e ti arrangi, non ti pago a fine mese. No no no: il padrone faccia il padrone e il contrattualizzato la controparte. Chiarezza di ruoli, di diritti e di doveri. Il padrone se la sbriga col mercato e l’operaio vende al padrone qualcosa di suo – romanzi o altro e’ uguale.
Insomma si’: per me lo scrittore deve ”solo” scrivere e guadagnare se viene pubblicato. Mica e’ un commerciante, no? E’ uno scrittore, giusto? O no?
CARO SERGIO E CARO RENZO. MI PIACETE, SPECIE L’ULTIMA PARTE: Insomma si’: per me lo scrittore deve ‘’solo” scrivere e guadagnare se viene pubblicato. Mica e’ un commerciante, no? E’ uno scrittore, giusto? O no?
CONTINUATE A DIFFONDERE LA BUONA NOVELLA CHE FINO A QUANDO TROVO UN PAZZO CHE MI PUBBLICA …
Franceschino: grazie per la tua visita sul ”Sottoscritto”… dimmi cosa ne pensi di uno dei miei (tanti) racconti ”dispersi” senza riceverne una lira. Mica l’ho scritto per esser pagato, certo, pero’ Sergio Sozi e’ una cosa e una societa’ che congiura contro piccoli editori ed autori e’ una societa’ criminale- cosa ben diversa dall’opera artistica in se’… anche gli scrittori mangiano e pagano l’affitto, hanno moglie e figli a volte, vero?
Francesco, non mi definisco vecchia, (e se mi ci definisci tu vedi! :P) ma i “giovani talenti” sono altri. Se ci fosse una riga per terra tra i giovani e gli adulti starei dalla parte degli adulti io, non andrei a schiacciare una sedicenne o una ventenne, sgomitando per farmi vedere. Non so se ho reso. Mi misuro con tematiche che mi appartengono, non faccio ricerche per vedere che fanno e che mangiano e come parlano i giovani per poi scrivere un libro furbetto che rappresenti (inevitabilmente attraverso i miei occhi di donna trentaquattrenne e madre – sì, Alessandro, so di darti un dolore, anche se ti sei già già prontamente buttato su Miriam, pure plurimadre sono! :)) questa realtà che ho studiato come un’entomologa, magari ammiccando in modo che a leggerlo, oltre alle ragazzine ci siano anche molti nostalgici degli slanci perduti…
Questo intendevo dire.
Per il resto, la vendita per strada mi lascia perplessa, non so, in questo sono tradizionalista, per me si deve arrivare in libreria se si vuol fare la differenza. Spero di sbagliarmi però, e che questa cosa, se decidete di farla, vada a gonfie vele e lanci una tendenza. 🙂
Sergio, è giusto quel che dici, ma non dimentichiamo come va il mondo. Mi viene da ridere quando pomposamente dicono che certe riforme creano ricchezza. Non è vero: la ricchezza è di tutti ed uguale per tutti ed è data dalla nostra vita e dal mondo in cui viviamo. La ricchezza non si crea, si sposta, viene rubata, è il risultato di uno sfruttamento. Quindi è difficile ottenere quello che chiedi tu, pur se giustissimo, ma è grazie all’ingiustizia che pochi prosperano sui molti.
Francesco: inoltre precisero’ che sto pensando a quando tu farai SOLO l’editore, senza la scuola e il calcio. Se lo farai a tempo pieno, anche i tuoi autori dovranno avere la possibilita’ di farlo a tempo pieno. Basta con l’ingrassamento di distributori e affini. E di editori a proprie spese, inoltre, certo certo.
@Alessandro: e perchè mai dovrebbe essere pazzo chi ti pubblica?
Renzo: cent’anni fa gli operai lavoravano quattordici ore al giorno e i contadini contavano come il due di coppe a briscola. Oggi grazie a Dio, invece… Lotta che ti lotti…
Proposte: diffondiamo le proposte chiare e gia’ in parte adottate all’estero – nei Paesi evoluti, dico. Questo e’ il nostro dovere per non lasciare nella m***a quelli come Giubilei e come Cascio eccetera. La gente che lavora bene, insomma e vuole professionalizzarsi. Leggi. Leggi giuste.
Senza bisogno di cercare ”rivoluzioni”. In Germania non hanno fatto una rivoluzione per stabilire che chi pubblica deve esser pagato.
@Sergio: leggi giuste? Magari, vorrebbe dire che il problema è risolto alla radice e invece è solo un’ impressione. Lo sfruttamento c’è ancora, come prima, più sottile, più subdolo, ma esiste, non può mancare. Certo tu abiti all’estero e forse non avverti la strana atmosfera che percorre l’Italia, che di questo sistema presenta gli aspetti peggiori. Purtroppo stiamo correndo verso un nuovo medioevo, non solo noi italiani, tutti; mi auguro solo che sia il più tardi possibile.
@Sergio: tu stai osservando solo un aspetto del problema, mentre io parlo dell’intero problema.
E’ vero quel che dici, Renzo, lo sapevo gia’ (perche’ ho dialogato con questi privilegiati che, appunto, non sono arrabbiati come me, visto che hanno la panza piena):
”Il problema, però, è che solo per pochi scrittori è previsto il pagamento di un corrispettivo una tantum, oppure di uno fisso più una quota percentuale del venduto. Per tutti gli altri c’è il rischio d’impresa, nel senso che l’autore partecipa in solido al risultato con l’editore. Se il libro vende, tutto bene, se non vende ci rimettono tutti e due.”
–
Ma ti sembra cosa contrattualmente moderna? Giusta? Equa? Qui siamo a prima di Roussau, siamo in un territorio di puro Medioevo. E anche peggio.
Mi pare, Renzo, di notare che uno scrittore conta meno di un operaio. Parifichiamoli, almeno. Si parlo del problema dell’editoria italiana, ossia di una parte del problema, ma che c’entra? ognuno lotta per la propria categoria ed affini. Io lotto appunto per gli scrittori e gli editori sani italiani. Gli altri lottino a loro volta per i propri diritti – e infatti lo fanno.
@ Sergio: sono d’accordo. Però, perchè il corrispettivo venga pagato alla consegna, se l’autore è noto non ci sono problemi, ma se è sconosciuto o semisconosciuto, verificherebbero, almeno da noi, i risultati delle sue vendite. E se è un’opera prima? Sarebbe già tanto se non gli chiedessero il contributo.
Adesso vado a letto; l’età richiede di coricarsi un po’ prima.
Buona notte.
Analisi dei costi corretti di Salvo (ammetto di averli sbagliati ma non importa, non conta):
”I costi di Sergio sono sballati.
Libro di 200 pagine.
Stampa 2000 euro.
Prezzo copertina 12,00
Guadagno così distribuito, per libro.
2,00 tipografo
1,00 diritti d’autore
3,00 libraio
2,5 distributore
3,5 editore”
–
Quel che conta e’ invece che, secondo questi calcoli di Salvo, l’autore, grazie al quale il libro ESISTE, guadagna solo UN euro sui DODICI del prezzo imposto alla vendita. Tutti prendono piu’ dello scrittore! Meditate gente, meditate. Dodici euro li paga l’acquirente e solo UNO lo mette in tasca l’autore, il padre del libro, il creatore primigenio! Rob de matt.
Renzo, ti auguro la Buonanotte ma prima ti dico che e’ come se vivessi in Italia: la situazione la conosco a menadito, come hai potuto notare. Solo che la guardo con occhi diversi. Con gli occhi di chi in Slovenia viene pagato per scrivere, quando pubblica, e sono gli occhi, questi miei, di chi vorrebbe esser pagato anche in Patria e invece non puo’ per le questioni nelle quali concordiamo appieno, mi sembra.
Buonanotte, caro
Grazie
Ergo: mettiamo fuori legge gli editori a proprie spese e affini furbastri – ci siamo capiti: quelli di ”Lei acquista cento copie ed io la pubblico anche se il suo romanzo fa schifo”, parlo di quelli.
Lo ”slogan” finale e’ dunque, secondo me, questo: in Italia meno editori e meno autori ma tutti professionisti a tempo pieno (o quasi).
Buonanotte a tutti
(Solo una precisazione in riferimento al calcolo di Salvo e poi la smetto, pardon: allora: l’editore spende duemila euro per stampare mille copie, ne aggiunge altri cinquecento per distribuire le duemila copie. Totale 2500 euro. Poi, tolte queste spese, e’ tutto solo guadagno, dal quale vanno detratti solo 3 euro per il libraio e 1 euro per i diritti d’autore. Ergo: vendute le prime duecento copie, sulle quali l’editore non guadagna niente, dalla 201esima copia venduta in poi ogni libro gli frutta 8 euro dei 12 del prezzo di copertina. Mi sono sbagliato ancora, Salvuzzo? Ciao, buonanotte bello).
X RENZO: sono poco commerciale e non vendo. Piaccio, ma non vendo. Se qualcuno arriva a leggere mi dice “bello” (etc etc), ma è difficile che arrivino a leggermi. Per il poco commerciale: ho il vizio di cercare storie diverse e insolite semplicemente perchè a Mediaset e alla Comics quando scrivevamo qualcosa di già esistente ci facevano il “cazziatone” di fronte a tutti. Una cosa che nella letteratura non esiste. Si può scrivere di due che si innamorano al tramonto e alla fine lui muore, ma non gliene frega niente a nessuno, lo si compra lo stesso. Per questo mi dà fastidio la letteratura Italiana. Ho letto 4 al massimo 5 libri italiani, per il resto, come sono figlio del cinema americano, di parenti americani sono anche figlio della letteratura americana contemporanea e della sceneggiatura hollywoodiana. Questa cosa qui non va. Dave Eggar e Palhaniuk (i miei autori preferiti) hanno entrambi rivelato che per loro, la letteratura italiana è smielata. Penso che abbiano ragione. L’unico motivo per cui in un solo mese ho ricevuto tre richieste di contratto per il 2009 è uno solo: il blog, che è la pubblicazione più famosa che ho. Tramite quel blog lavoro con riviste che mi presentano a scuole di scrittura e a fiere del libro (Torino, Milano) ma sono comunque presentato mensilmente in tutta Italia. Tramite il blog alcuni hanno capito che nonostante quello che scrivo non sia “adatto alla nostra linea editoriale, grazie” ai ragazzi e non, piace lo stesso. http://shovinskij3.giovani.it ha 175.000 entrate circa, 3000 iscritti, 50.000 commenti, 32.000 in gallery ed è l’unico motivo per cui illustratori di San Remo e Mediaset lavorano gratis ai miei progetti o a Gennaio uscirò su For Men e su Tribù tra i 10 blgo scelti dalle riviste. Il motivo è che la linea editoriale delle case editrici non è in accordo con la voglia che il pubblico ha di leggere qualcosa che sia meno centellinato. Il blog è anche uno dei motivi per cui non vendo, perchè quello rappresenta un personaggio, con immagini e parole, il libro è una milionesima parte del mondo dello show letterario che si può formare nel web: perchè spendere soldi per qualcosa che puoi avere gratis e continuamente?
E’ logico che debba ancora imparare molto dalla scrittura, ma ho tutta una vecchiaia per farlo.
X SABRINA: Plurimadre? Sono contento perchè nella società del monouso, c’è ancora chi porta avanti la razza umana. Io sono uno di quelli che tende a sopprimerla. Niente relazioni stabili e vado con le 40enni come con le 18enni senza capirne la differenza. Una seduta dallo psicologo e torno in riga però. Devo prenotarla. Un’altra cosa. Io compro i libri solo su Internet. Sai perchè? Perchè i libri che trovi in libreria sono frutto di una scrematura fatta dal libraio, non in base all’effettivo valore del libro e della letteratura, ma alla commerciabilità del prodotto, di concordo con i distributori. Capita che prendano quel libro piuttosto che un altro perchè ci sono sconti o delle agevolazioni o perchè quella casa editrice compra uno stand. Insomma, penso che bisogna scegliere un libro tra tutti quelli esistenti al mondo, non tra quelli che il libraio ha scelto per noi. Se si sostiene che non si vuole comprare un libro a scatola chiusa, il web ti dà l’opportunità di verificare sinossi, parte del libro, interviste, recensioni, foto e poi di andare su IBS (o altro) e ordinare quello che vuoi (anche libri non in catalogo). Il libro arriva a casa, si danno i soldi al postino e il gioco è fatto. In più ci sono sconti, agevolazioni e uno stesso libro lo puoi scegliere in più copertine e versioni, a più prezzi. Io sono contrario alle librerie. Per me dovrebbero chiudere. Qui non si trova Hellinger (ordinato dalla Svizzera) o Claire Wredling (ordinato dalla Francia), non si trova molta roba, siamo lì a scegliere qualcosa che qualcun altro ha scelto per noi. No, no.
X SERGIO E RENZO: sergio, se un giorno ci sarà un sindacato per scrittori, voglio che mi rappresenti. Renzo, penso che il problema sta affondo, ma per raggiungerlo bisogna immergersi metro per metro. Penso che con una legge alla volta, si può raggiungere l’obbiettivo.
@Alessandro Cascio: dipende, ma l’autentica letteratura italiana ha opere di notevole rilievo. Cito, a caso, Il Gattopardo, Il giardino dei Finzi Contini, La chimera, Ultimo parallelo, ma ce ne sono molti altri. Non è che non legga gli stranieri, ma ho dovuto fare una scelta e quasi limitarmi agli autori italiani. Ce ne sono ancora oggi di veramente bravi, solo è che navigano in genere su bassi volumi di vendita, perchè la maggior parte dei lettori considera il libro uno svago e non anche un apprendimento. Purtroppo il livello culturale di noi italiani si è abbassato non poco e quindi sarà sempre più difficile che energano gli autentici scrittori.
Della mia parentesi editoriale non mi lamento, anzi sarò sempre riconoscente a Gordiano che ha rischiato con la poesia e questa volta è stato fortunato, perche le vendite dei miei due libri sono buone, considerano la dimensione dell’editore e che si tratta di un genere fra i più negletti dai lettori. Mi piacerebbe dedicarmi alla narrativa e/o alla saggistica: vedremo che cosa combinerò.
A proposito di vendite, queste, a livello generale, inevitabilmente caleranno, in concomitanza con una crisi economica i cui effetti più evidenti dovrebbero avvenire il prossimo anno.
Da ultimo, non si tratta di leggi, ma di volontà di cambiare uno stato di cose, che non riguarda solo l’editoria, di un’arretratezza e di un corporativismo incredibile. Siamo il paese con caste, midi caste e mini caste, siamo governati male, abbiamo il poco invidiabile primato di quattro grandi malavite organizzate. Delle volte mi chiedo come riusciamo ancora ad andare avanti.
@ Alessandro:
ti ho lasciato un commento (anzi due) da Shovinskji…
🙂
La Letteratura italiana e’ una delle Letterature piu’ complesse, antiche e studiate del mondo. Qualche ragione ci sara’. Per saperla apriamobne i libri: li danno gratis in tutte le biblioteche.
pardon: refuso: apriamone.
ALE, anch’io compro libri su internet, oppure vado dalla minuscola libraia sotto casa che ha quattro libri in croce, ordino quello che mi interessa e aspetto 15 giorni che arrivi, se non trovo offerte e non voglio buttare soldi con le spese di spedizione. Oppure sono una grande utilizzatrice delle biblioteche, quando proprio non ho soldi da spendere (e mi accade spesso).
Però siamo in pochi, ancora. La maggior parte della gente che conosco, gente che non scrive e non bazzica in rete se non per scaricare roba e poco altro, non compra su IBS, non compra on line in genere. Anzi, pure i miei libri non se li comprano in rete, tanti chiedono a me che glieli faccia avere. La grande massa degli italiani, “lettori occasionali”, va in libreria (meglio se in un centro commerciale) e compra quello che c’è lì, che è reperibile. Scrittori molto più Scrittori di me, con blog ultrafrequentati e popolari, mi dicono che online vendono le briciole, alla fine.
Non dico che sia giusto, io spero che le cose cambino e che i lettori diventino più consapevoli e meno dipendenti da quello che viene loro infilato nel gozzo già masticato… ma se non arrivi in libreria, è veramente dura sperare di poter campare di scrittura, durissima. (è dura in ogni caso..)
Io compro normalmente su Internet (IBS e Libreria Universitaria) e trovo sempre quello che cerco.
@Sozi: hai ragione, Sergio. E io ho citato solo dei contemporanei, ma nessuna letteratura può vantare degli autori come Dante Alighieri o Publio Virgilio Marone (d’accordo, quest’ultimo è un autore latino, ma cribbio è del mio paese).
Aggiungo che abbiamo dei grandi scrittori viventi che nessuno si sogna di comprare, ma sono senz’altro di elevatissimo livello. E poi, colgo l’occasione per ricordarne uno scomparso quest’anno, a cui mi sento particolarmente legato: Mario Rigoni Stern.
Non parliamo poi di poeti: Luzi, Montale, Quasimodo, il divino Ungaretti, ecc.
La nostra era ed è ancora una grande letteratura.
Certo, Renzo: per esempio qui in Slovenia si traduce molta ”roba” italiana, sai? Ne sappiamo qualcosa io e mia moglie che, appunto, stiamo nel campo anche delle traduzioni dall’italiano: abbiamo fatto conoscere – dico modestamente – Camilleri, De Luca, Lodoli, Marani, Vassalli e altri ”tosti”. E poi, appunto, io sono italiano e la Letteratura del mio Paese e’ anche la mia.
Sabrina,
purtroppo hai ragione da vendere… ahi ahi!
@Sergio: il problema è che si tende a confondere facilmente la produzione letteraria con la letteratura, ma solo una piccola parte della grande quantità dei lavori prodotti può entrare nell’Olimpo della letteratura. Fra l’altro l’attività editoriale è diventata da artigianale a industriale e nell’ambito del prodotto libro si generalizza, non facendo differenze fra lavori di larga diffusione e opere d’arte.
Perfettamente d’accordo, caro Renzo. Il lettore ”comune” ha enormi difficolta’ a scegliere per via, mi pare, di questi attuali fattori:
1) Fine dei caffe’ letterari e dei relativi circoli di letterati che indirizzavano le scelte;
2) iperproduzione editoriale – con truffe a iosa;
3) arretramento dell’italianistica e della filologia romanza nella scuola pubblica in genere – leggi: abbassamento qualitativo del corpo docente, escluse eccezioni;
4) fine dei criteri di selezione di retaggio prettamente classico-filologico per decidere la nuova leva dei critici letterari – con conseguente inaffidabilita’ delle recensioni sui giornali eccetera.
Tutto cio’ ha creato questa confusione tra Storia della Letteratura e produzione contemporanea, slegando questi ultimi due campi – che fino a vent’anni fa ancora avevano un rapporto osmotico o simbiotico.
Mantua me genuit… sei mantovano, Renzo?
A Sabrina Campolongo,
non e’ che potresti darci un assaggino del tuo giallo qui? Mi ha incuriosito.
Grazie
Ciao
Sergio
@Sergio: Sono nato a Mantova, ma risiedo da trentadue anni a Virgilio, paese di circa 12.000 abitanti 7 Km. a sud di Mantova e che si chiama così perchè una sua frazione, Andes, 2.078 anni fa diede i natali a Publius Vergilius Maro. Per me è un poeta di grandissimo livello, se non il più grande, soprattutto nelle prime opere (Le bucoliche e Le georgiche) non legate alla necessità di ingraziarsi dei potenti , quindi anche più genuine, e che denotano chiaramente l’origine celtica dell’autore.
Gia’, Andes, per la precisione. Forse il piu’ grande fra i latini – ho riletto l’Eneide tre anni fa e vorrei rileggerla ancora, ed era quella tradotta, anzi interpretata, dall’Annibal Caro, grande marchigiano.
D’origine celtica, si’, pero’ anche la profonda latinita’ di Publio Virgilio Marone e’ indiscutibile, vero? Anzi… diro’ uno sproposito: la sua protoitalianita’: ”L’armi canto e ‘l valor del grand’eroe / che pria da Troia, per destino, ai liti / d’Italia e di Lavinio errando venne…”
Dopotutto resta sempre un mantovano che ora riposa a Napoli…
…certe ottuse distinzioni fra meridionali e settentrionali i latini manco le avevano nell’anticamera del cervello – avendo il cervello, loro, a differenza di noi italiani ”propriamente detti” che stiamo a far campanilismi beceri in stile mafioso e familistico-immorale. Ehhh… impariamo dai Latini, impariamo che ce n’e’ da imparare da loro… almeno in Letteratura, Diritto, Architettura e Storiografia – a dirla breve breve.
Sergio Sozi,
lo faccio con piacere, grazie. 🙂 Sono sicura che anche per Francesco Giubilei non ci siano problemi, dato che avevamo già pensato a mettere on line il primo capitolo. Qui nei commenti un intero capitolo occuperebbe troppo spazio, ma nel prossimo posterò l’incipit.
La mattina di quel diciassette agosto il cielo non mi diede alcun avvertimento. Ceruleo implacabile, come il giorno prima, e quello prima ancora. Non una piccola nuvola, nessuna promessa di refrigerio nemmeno transitorio. Quando ero sbucata nel piazzale di polvere chiara davanti alla mia casa in affitto, i raggi del sole affettavano l’azzurro come lame d’acciaio.
L’eccesso di luce aveva trafitto le mie retine nude, costringendomi a cercare affannosamente gli occhiali scuri nella borsetta, prima di poter muovere un passo.
Di lì a poco mi ci sarei abituata, all’arroganza del sole di Sicilia. A certe cose ci si abitua, piuttosto facilmente. Altre invece non te lo permettono, non si lasciano smussare dall’esperienza. Ogni volta che si mettono sul tuo cammino ci sbatti contro, non puoi evitarlo, e sono sempre scabrose, irte di spunzoni affilati. Impossibile non restare feriti.
La morte di Valentina è stato il primo vero caso, dal mio arrivo in Sicilia. Questo già le varrebbe un posto di riguardo nei cassetti della memoria. Ma di certo non basta a spiegare perché ancora me la porto dentro, non in un ordinato schedario, ma conficcata come una scheggia sotto la pelle.
Torna a bruciare ogni volta che passo davanti a quella spiaggia, a Punta Sant’Elena, ogni volta che intercetto lo sguardo provocatorio di una ragazzina verso qualche corteggiatore, ogni volta che i miei occhi strisciano lungo le assi sconnesse e mangiate dal sale di quel chiosco sulla sabbia, nel vuoto di quel bancone al quale il titolare non è più tornato, dopo quell’estate.
Perché forse anche lui deve convivere con una spina che gli si è infilata da qualche parte e che ogni tanto si fa sentire. Forse anche a lui riesce difficile dimenticare.
La morte ti tocca sempre, anche se sei uno di quegli strani esseri umani pagati per conviverci. Come me. Arriva un momento, quasi in ogni indagine, un momento nel quale quella particolare morte sfida il tuo sguardo in una gradazione che i tuoi occhiali scuri non riescono a schermare.
Ti si appende addosso, ti lascia una traccia, anche la fine di un delinquente, di un assassino perfino. È la morte, non chi, la morte in sè che ti apre gli occhi e ti fa vedere ciò che fino a quel momento hai preferito (saggiamente?) ignorare. Può essere lo sguardo duro e spaventato di un bambino innocente se non nel sangue, un bambino che sai che non dimenticherà mai il tuo volto, che ti odierà per sempre. O le lacrime nascoste di una madre, la sua vergogna a piangere quel figlio mentre il mondo storce il naso, o invece le sue grida furibonde, il suo dolore rabbioso che ti ricorda che ogni amore, anche quello per una bestia, è sacro.
Ogni volta che ti viene vicina, la morte ti mette di fronte a te stessa. Soprattutto quando il brivido che senti non è solo paura.
Soprattutto quando nelle sue orbite vuote hai guardato troppo spesso, a volte con una sorta di cupo innamoramento.
…
(da Il muro dell’apparenza)
@ Sergio: e Virgilio non era un romano, perchè viveva ed era nato nel governatorato della Gallia Cisalpina (quella dei Galli Senoni per intenderci meglio).
Sì, i romani non facevano certe distinzioni e il termine barbaro da loro usato per identificare gli stranieri non era inteso in senso spregiativo, a differenza di oggi. Grande popolo, tanto che c’è da chiedersi quale sia stata la lsua reale origine, per nulla italica come caratteristiche, a meno che non fosse la fusione fra l’ordine e la precisione teutonica e la vitalità e la creatività di qualche popolo italico.
Virgilio aveva origini celtiche, ma alla sua nascita il territorio faceva parte della Repubblica Romana già da un paio di secoli e si sa che i romani concquistavano, ma anche portavano la loro cultura.
Quanto al concetto d’Italia di Virgilio era più geografico che antropologico e lui non si poneva di certo il problema di uno stato italiano, visto che Roma già l’aveva fatto suo.
Il fatto poi di riposare a Napoli, indubbiamente dovuto anche a un problema di trasporto della salma, ha anche una sua origine, perchè in quella città, ancor giovane, c’era stato abbastanza a lungo, per frequentare il Giardino, che era la scuola epicurea di Sirone. E’ probabile quindi anche un legame affettivo.
E’ morto ancor giovane, con ogni probabilità per un colpo di sole, strana fatalità per lui che era scuro di carnagione.
Renzo, mi dici: ”Virgilio aveva origini celtiche, ma alla sua nascita il territorio faceva parte della Repubblica Romana già da un paio di secoli e si sa che i romani concquistavano, ma anche portavano la loro cultura.”
Appunto: era un Romano, come hai appena specificato tu, no? pertanto di origini galliche, facile da dedurre, come io sono di origini pugliesi per un mio nonno materno che neanche conobbi personalmente.
La latinita’ e’ stata, a mio avviso, la prima forma di italianita’. Poi, il buio. Infine, l’Italia propriamente detta, quella che giunge a compiutezza nel 1861. Grazie a Dio.
Buonanotte, caro
Sergio
P.S.
Chiedo scusa a tutti se si e’ andati – anche per colpa mia – un poco fuori tema e rivolgo un ringraziamento particolare a Sabrina Campolongo per aver ”postato” l’incipit del suo libro. Grazie, Sabrina.
Sozi
Innanzitutto ciao e buona domenica a tutti!
I miei più vivi complimenti al giovane e temerario Francesco Giubilei e alla sua Historica, che già conoscevo perché anch’ io ho pubbicato con Il Foglio Letterario, qualche anno fa. Francesco riscatta e sfata la faccia di molti suoi coetanei che si vedono immeritatamente accomunati a una massa di debosciati nullafacenti e nullapensanti: categoria esistente, purtroppo, ma non per questo da allargare a macchia d’olio a tutti i giovani. Ci vuole coraggio ad affrontare il difficile cammino di un editore. Sono d’accordo con le parole di Eco: ogni editore nascente (e quindi necessariamente piccolo), prima che cresca e si adatti alle leggi del mercato e e perda la libertà, da speranze e apre una porta all’innovazione. E’ un cammino in salita, guidato dai dettami della distribuzione: e quando un libro non è in libreria, come ha giustamente detto Sabrina, è un bel problema. La gente pensa che se un libro lo trova alla Feltrinelli allora è un buon libro, se è editato da un grosso editore, meglio, se firmato da uno scrittore famoso ancora meglio. La nuova editoria è schiava di una serie di paletti che sarà difficile sradicare.
Come ho già detto in altra occasione, anch’io compro tanti libri su internet, e moliti sono di autori emergenti (che tanto quelli famosi so dove trovarli). E; come ha ben detto Sergio, la cosa più triste è che chi scrive, partorisce il libro, è quello che ci guadagna meno…:(
@ Alessandro: che tu abbia letto solo 4 o 5 titoli italiani non va bene no. La letteratura italiana non è tutta smielata: basta non limitarsi ai soliti noti (non parlo dei classici ma dei contemporanei), quelli che scrivono smielato perché vende, accidenti a loro, a chi li pubblica e a chi compra ancora quelle fetenzie. E il tuo blog pluricliccato potrebbe servire proprio a veicolare quella nuova editoria che cerca di uscire dagli stereotipi. Molti di quelli che raggiongono degli obiettivi finiscono per dimenticare da dove sono venuti: spero che tu non faccia mai lo stesso. Io, per esempio, sul mio sito, non pluri ma solo cliccato, linko tantissimi autori e i loro libri: nel mio piccolo faccio quello che posso.
@sabrina:
mi piace il cielo come interlocutore. Chi anima la natura, chi non mercifica con le cose, é un’anima grande e può agire con la “parola”. Mi piace il linguaggio forbito e sensato.Mi piace lo sguardo non superficiale. Mi piacerebbe leggere il seguito. Grazie. Lucia Arsì
@sergio:l’Italia é il risultato di una trasformazione, avvenuta nei secoli, del popolo romano.Prima i latini, poi i romani.L’incontro dei latini, indoeuropei scesi nel Latio,con gli indigeni, diede l’avvio ad una forza militare che, alimentata dai limitrofi etruschi(diedero alfabeto, religione, teatro)oschi e greci(la magna grecia offrì l’arte)s’impose e realizzò la repubblica e poi l’impero.I romani coraggiosi e lungimiranti(originali e non originari,dato che imitarono i greci)proposero cultura leggi arte politica sino all’esaurimento del processo storico.Tanti errori ma anche tante positività, scandite nel tempo. Tanti mecenati,ma anche panem et circensem e per lo scrittore c’era la sportula(la mattina ,all’uscio del ricco, si sperava di avere la borsa piena di cibo).Marziale docet. Ciao lucia arsì
N.B.Come vedi,nulla di nuovo sotto il sole Il ciclo storico va e torna; eppure nel ri-torno c’é qualcosa in più: l’esperienza. Grande sapienza. Ciao
Lucia Arsi’,
e’ sempre un grande piacere sentirti. Solo una piccola aggiunta: gli Etruschi diedero ai Romani anche una bella fetta dell’aristocrazia e parte degli influssi sulle modalita’ estetiche della statuaria funebre (i sarcofagi). Molto bello in proposito il romanzo ”Un infinito numero” di Sebastiano Vassalli, dove Mecenate, Virgilio ed altri personaggi storici compiono un viaggio in Etruria (ehm… inoltre il mio cognome e’ perugino puro). Lo hai letto, per caso?
Ciao
Sergio
Qui il dibattito va avanti, sono contento! Complimenti a Sergio per avere proposto un argomento interessante da discutere, sto preparando un intervento sulla proposta avanzata da Sergio Sozi, presto ci tornerò, intanto continuo a leggere i commenti…
… cara Lucia, magari esistessero ancora oggi le congiaria!
Francesco: attendo le tue opinioni – e non servira’ dirti di esser sincero e spietato ”come il conte di Montecristo” (come disse, in mia spiritosa parafrasi Nino Manfredi in una bella pellicola) nei miei confronti.
Ciaociao
Sergio
Simonetta Santamaria,
gia’: se obbligassimo per legge gli editori a pagare almeno il manoscritto alla firma del contratto di edizione, almeno qualche soldo in piu’ andrebbe sin da subito in tasca agli autori. E i veri editori non andrebbero falliti per questo, stanne certa, magari farebbero qualche titolo in meno o distribuirebbero diversamente il libro per tagliare i costi (ingenti) della distribuzione. Meno editori ma seri e veri, meno libri ma migliori e venduti sul serio, questo e’ lo slogan.
Alessandro Cascio, che mi dice, facendomi riscaldare il cuore: ”sergio, se un giorno ci sarà un sindacato per scrittori, voglio che mi rappresenti.”
Ecco: il sindacato esisterebbe gia’, sai? Esiste ma chi lo vede, chi lo sente? Io no. Nessuno? Boh… Saro’ disinformato…
@ sergio…qualche obolo(tipo medaglietta di poco conto)si dà,e poi mi va di ricordarti anche che dagli etruschi e non dai greci deriva la nostra fricativa (f); il romanzo che mi hai suggerito non l’ho letto e ti ringrazio. Lo leggerò. Ciao Lucia
Partecipo da un po’ di tempo alle discussioni sull’editoria su blog e fora di questo tipo, frequentati da appassionati di letteratura, da scrittori e da scrittori a tempo perso (come me). Gli scambi di opinioni sono spesso molto interessanti, intelligenti e vivaci. Eppure un comun denominatore unisce tutti queste discussioni: la critica a prescindere ai “grandi editori”, rei di non pubblicare i bravi scrittori esordienti, ma di preferire i Fabi Voli, i Totti, i lucchettari da lampione, la marchettara di turno. E all’esordiente non resta altro che cadere nelle grinfie dell’infimo editore a pagamento. Se da un lato é vero che gli editori di un certo nome neanche li leggono i manoscritti del signor nessuno che ha appena terminato un capolavoro, é anche vero che nessuno obbliga nessuno a pagare per pubblicare. Allora, alla Marzullo, mi faccio una domanda e mi do una risposta: l’esordiente paga (anche fino a 7.000 euro, me li hanno chiesti, ho le prove) perché é convinto di avere scritto un bel libro (se non proprio un capolavoro), oppure paga perché vuole soddisfare il proprio ego e vedere il suo nome stampato sulla copertina di un libro?
Dal numero enorme di piccoli editori, o pseudotali, che prosperano pubblicando ogni anno decine e decine di esordienti, i casi sono due: o in Italia si assiste alla più grande esplosione di talenti letterari degli ultimi secoli (e la Mondadori non se n’é nacora accorta), oppure l’ego degli scrittori a tempo perso é talmente grande da oscurarne l’intelletto.
Da qui il mio consiglio a Francesco; se ti dovessi trovare ad affrontare un periodo di crisi finanziaria, apri una collana “a contributo” e risolvi il problema. In fondo anche le grandi case editrici fanno un po’ la stessa cosa; con i soldi che gli fa guadagnare Totti possono arrischiarsi e investire in un paio di esordienti promettenti.
Ooops, scusate, il post sopra mi é schizzato via anonimo, ma é mio, lo giuro!
C’è un sindacato per scrittori? Assurdo
A SERGIO E RENZO: Appunto, la letteratura italiana è una delle più antiche. Sapete indicarmi un titolo in cui il protagonista, per ascoltare la musica, usa un ipod invece del grammofono? Con rispetto per il genere, mi piacerebbe leggere qualcosa che non sia Dante Alighieri e il Gattopardo. Sì, hai detto che ci sono grandi scrittori viventi, ma non è meglio chiamarli “moribondi”?
SABRINA: bello il romanzo, frasi con descrizioni molto ricercate e profonde e poi parlano di me, che sono siciliano. Sì, hai ragione, è difficile campare se non arrivi in libreria o dal giornalaio. Ma ci adoperiamo perchè questo avvenga. Bisogna scrivere bene per arrivare in libreria, non credo nella piccola letteratura incompresa. Ho letto molti libri underground e compresi i miei, il 50% di essi sono scritti con i piedi.
Leggevo sopra “più libri più liberi”. Io, vedi, sono per la sincerità e quando vedo la piccola editoria che usa slogan come se con la sua letteratura volesse salvare il mondo, mi sembra di prendermi per il culo da solo. Io faccio parte della minuscola editoria, eppure ammiro la grande editoria perchè pubblica i miei mostri sacri, che non sono morti come gli scrittori italiani, quelli veri, ma sono vivi e sono pure giovani. Se usano slogan come Undeground Book Village e mandano i ricavati in beneficenza, allora credo in loro, per il resto, i piccoli scrittori compreso me sono solo dei disadattati che vorrebbero essere Mondadori e sono Il Filo. La cosa non vale per chi ama scrivere e darebbe un braccio per partorire una bella storia e vivere al massimo per raccontare enormi anime.
A SIMONETTA: 4-5 letti per intero, ma conosco da Baricco, Ammaniti a quell’essere senza senso di Isabella Santacroce, Brizzi, Ronciano, Manzoni, Maraini, Eco, Bevilacqua. Tranne alcune cose, in genere non trovo niente, negli autori italiani, che non trovi nel mio vicino di casa. Nessuna rivelazione, nessuna frase mai sentita prima, nessuna parola che mi faccia dire “per dio, questo è un genio”, come me l’ha fatto dire Palhaniuk quando mi ha fatto capire che l’uomo è fatto per la violenza e che le maschere d’ossigeno sugli aerei sono state inventate per stordirci durante la caduta. Non mi piacciono, così come non mi piace il cinema italiano. Non hanno inventiva e se inventano qualcosa di bello la sfangano o pare di vedere un documentario. E’ così che la penso. Ho provato a leggerne tanti, ma se proprio devo imparare a scrivere, preferisco che mi insegnino gli Inglesi o gli Americani. Non ho sangue totalmente italiano, forse per questo, o forse perchè mi piace stare con i potenti. Sincero.
@Alessandro: prossimamente su questo schermo ci sarà un grande scrittore vivente, ma un grande a cinque stelle. E’ uno che, oltre a scrivere come Dio comanda, ogni volta stupisce per le innovazioni che introduce. Non faccio nomi, tanto è questione di qualche giorno.
@Massimo Burioni: penso che la proliferazione di autori e di case editrici a pagamento derivi quasi esclusivamente da uno smisurato ego che porta non pochi a un “orgasmo” nel vedere il proprio nome sulla copertina di un libro.
Io se avessi dovuto pagare, non avrei di certo pubblicato e non per una questione economica, ma per una questione morale.
E’ vero che in passato ci fu chi pagò alla prima pubblicazione, e non parlo di scrittorucoli, ma di Gabriele D’Annunzio e di Alberto Moravia.
Però si tratta di casi atipici che nulla tolgono alle considerazioni di cui sopra.
Lucia Arsì,
grazie per la lettura, il cielo è tra i miei interlocutori privilegiati. Quello siciliano poi è speciale. 🙂
Alessandro,
ti faccio un elenco di autori ITALIANI dai quali io personalmente imparo od ho imparato tanto, escludendo Dante Petrarca Boccaccio Ariosto Tasso e Manzoni che sono Patrimonio dell’Umanita’ assodato ed indiscusso globalmente. Ecco dunque l’elenco (precisero’ che non imparo dall’opera omnia di nessuno di loro, ma da alcune loro opere, come penso neanche tu imparerai dall’opera omnia degli angloamericani che dicevi, no?):
–
Massimo Bontempelli (morto), Alessandro Baricco (vivente), Giuseppe Bonaviri (vivente), Achille Campanile (morto), Umberto Eco (vivente), Sebastiano Vassalli (vivente), Vincenzo Consolo (vivente), Carlo Emilio Gadda (morto), Giuseppe Ungaretti (morto), Giosue’ Carducci (morto), Giovanni Pascoli (morto), Claudio Magris (vivente), Roberto Piumini (vivente), Elsa Morante (morta), Tommaso Landolfi (morto), Roberto Pazzi (vivente), Italo Calvino (morto), G. Tomasi di Lampedusa (morto), Stefano Benni (vivente).
–
Comunque, Alessandro, sono il primo ad ammettere l’attuale decadenza della nostra letteratura (scrivo anch’io cose diverse da Moccia); solo che, se l’uomo e’ fatto per la violenza, come dici spiega Palahniuk, io son fatto per la pace e dagli americani vedo invece provenire tanta violenza, frustrazione e malattia mentale tout court, cose che aborro ed oltretutto non reputo affatto indispensabili per poter essere bravi creatori fantastici romanzeschi o poetici.
Ciaobello
Sergio
P.S. per Alessandro
La vera Letteratura sa fare a meno della tecnologia: puo’ scrivere di uomini nudi nel deserto. Inoltre un grammofono mi suona meglio dell’ipod e la liberta’ e’ anche evitare le innovazioni. O forse la tecnologia e’ una forma di dittatura? Be’: io vivo in democrazia e scrivo in democrazia.
”C’e’ un sindacato per scrittori? assurdo”, dici. Si’: assurdo che non faccia niente.
Caro Massimo Burioni,
certo, l’ego ipertrofico degli italiani e’ cosa assodata, quanto e’ cosa assodata che i grandi editori non danno il minimo spazio, spesso, agli autori ignoti che mandano loro un dattiloscritto inedito; ed e’ assodata anche la modaiola imbecillita’ di molti critici; ed e’ assodato il fatto che le Istituzioni in Italia non servono a niente se non a legittimare i piu’ forti economicamente e non hanno il minimo coraggio di diventare almeno simili a quelle degli altri Paesi europei – dove i banditi sono banditi e gli onesti sono ammessi.
Ho capito sin dall’inizio, comunque, che una proposta di legge come la mia trova contro prima di tutto gli autori ignorati dagli editori, i signor nessuno che pagherebbero anche l’anima pur di vedere scritto il proprio nome su un libro stampato. Ecco perche’ le Istituzioni dovrebbero tirar fuori le cosiddette p***e e fare una legge contro gli editori pirata, per introdurre nel settore una normalita’ contrattuale che hanno quasi tutti i lavoratori eccetto gli autori.
P.S.
Io, dal canto mio, non do’ una lira agli editori e preferisco parlare con la gente gratis su Internet che pubblicare senza che nessuno mi selezioni e mi accetti per le mie (eventuali) capacita’. Son fatto cosi’: pubblicai solo una volta, nel 2000 un libro pagando, ma era un editore onesto che prendeva cifre uguali a quelle dei tipografi. Poi, pero’, non l’ho mai piu’ fatto.
Buonanotte
RENZO:”come Dio comanda”. Parli di Ammaniti? Se sì, lui come Benni, leggono i miei stessi autori stranieri.
SERGIO: nel tuo elenco ci sono 9 morti e almeno due moribondi. 🙂
Vedi, forse dipende da come si vive la propria vita. Io sono uno di quelli che mette pace ma non disdegna una sana scazzottata, non per niente faccio Boxe (per passione). Sono per vivi e lascia vivere, ma non sopporto che non ci sia io nella vita di alcuni. Uno stronzo insomma, ma che sa volere un bene infame alla gente. Un pazzo, ma uno di quelli che getta fiori dagli istituti di cura e balla nudo, non di quelli che commeette stragi in famiglia. La mia impronta straniera è data dal fatto che io per 10 anni ho vissuto tra Inghilterra, Francia e Portogallo, che sono cresciuto con una branca familiare americana che mi ha fatto amare il cinema americano, che ho studiato come sceneggiatore a Mediaset e che guardavo fin da bambino. Poi, noi siciliani siamo tutti un po’ americani. E’ anche normale che da musicista cresciuto con l’Indie inglese, abbia una indole più indiscreta e irriverente rispetto un certo buonismo italiano che questo paese lo peggiora soltanto. In verità sono un po’ instabile, mi guadagnavo da vivere suonando nelle metro Inglesi e in vita mia mi hanno puntato tre coltelli in gola e una pistola in 4 continenti diversi. Sono siciliano e quindi distaccato dal continente e ho sempre vissuto l’Italia da turista: quando ero piccolo (e non da tantissimo) chi andava a Roma era come se partisse per l’america e lo si salutava tutti insieme all’aeroporto. Quindi è indole, non vuole essere disprezzo è cultura. Non mi sono mai sentito partecipe dell’italianità, la mia canzone preferita è l’inno nazionale americano perchè me lo cantava mio cugino quando mi portava i giocattoli da Buffalo e non so dove si trovi il Molise e se sia invece una leggenda metropolitana. E’ una cultura sfarsata da un distacco naturale portata da una insanità recondita e da una famiglia disgregata, partenze e da una babele di amicizie e amori. Non saprei come altro definirla. Per quanto riguarda la tecnlogia, era solo un modo per dire che gli scrittori italiani sono antichizzati anche a 30 anni. Ti ho raccontato la storia della mia vita, ma non temere, è solo il mio ego che non riesce a dormire. Ho fatto sogni strani e avevo bisogno d’affetto. Ho litigato con la mia ragazza perchè non sosteneva il mio appoggio per le multinazionali americane in Vietnam di proprietà dei Taiwanesi. Ste donne: non si può parlar loro di macroeconomia indonesiana che subito scattano come molle.
Alessandro,
sei una cara persona – io non dico mai ‘ste cose gratis e ora nessuno mi paga! – anche se estremamente diversa da me: a me anche oggi che ho quarantatre’ anni l’Inno di Mameli mi fa venire la pelle d’oca, perche’ lo sentii ed amai sin da piccino. Io sono un italiano e ne sono fiero senza alcun vanto. Sono cosi’ senza troppe discussioni: amo la mia patria e lo dimostro anche. Guardavo la RAI e Mediaset non la apprezzo tranne quando mi fa vedere dei buoni film italiani od europei. Sono ”antichizzato” anch’io come i miei connazionali e questo mi piace perche’ siamo un popolo antico e lo sento, questo, nelle vene e nel cuore, mica per vendere i souvenir. Ino ogni caso gli ”indipendenti” (indie) inglesi li conoscevo molto bene, avendo vissuto a Londra per sei mesi e lavorato in emittenti radio come conduttore cultural-musicale (per dieci anni: Bauhaus, Killing Joke e Cure quanti ne vuoi: li ho visti anche dal vivo, i Killing Joke, i REM, Bowie, Doctor And the Medics, eccetera eccetera). Pero’ Vivaldi mi appartiene, loro no. Vivaldi si’, loro no. Perche’ c’e’ una bella differenza tra il piacere epidermico e la bellezza profonda. Dante si’, Ferlinghetti no. Perche’? Perche’ sono un vecchio che ama la vecchiaia creativa, caro.
Buonanotte
P.S.
E anche perche’ quando hai un figlio diventi un padre e questo ti fa rifiutare ancor piu’ qualsiasi forma di violenza. Diventi creativo e rispettoso della vita esistente, dolce, tenero. Padre. Madre. Parole dorate. Dobbiamo interrompere la catena del pugno e sentirci fratelli. L’occasione migliore e’ fare figli, credimi. Continuare a gettare fiori dai balconi ma con la responsabilita’ di una nuova vita: quella nostra e dei nostri figli. Seriamente, per quanto si possa fare.
@Alessandro: non è Ammaniti.
@Alessandro e Sergio: ho visto l’orario dei vostri post. Soffrite, per caso, d’insonnia?
Noi italiani e tutti gli europei abbiamo radici culturali lontane e quello che dispiace oggi è che queste, per calcoli di convenienza, vengano soffocate. Gli americani, invece, sono in una fase in cui costruiscono queste radici, a volte con risultati lusinghieri, altre con effetti assai modesti.
Non ci vogliamo cullare sul passato, ma questo è nostro e deve costituire la base per vivere nel presente e nel futuro. Alessandro ha citato alcuni autori contemporanei degni di nota, ma ce ne sono anche altri che hanno saputo dire e lasciare un segno, nel solco di una quasi millenaria tradizione culturale.
@aLESSANDRO..
leggo con com-passione le parole che hai scritto.Siciliano, anche americano etc.Quanto disamore per la tua terra natia!Eppure scorgo, tra le righe, la tua vera indole: mediterranea, sanguigna, corrosiva, ambivalente, spaesante.La violenza viene dalla Madre Terra che fa nascere e poi abbandona. La Terra vuole nutrirsi del sangue dei figli:lavoro, sofferenza, regole assurde; si nutre per ri-darsi e mantenere saldo il ciclo vegetativo. La cultura mediterranea evoca nessi inscindibili fra madre-figlia, fra vecchio-giovane, e ubbidienza totale agli dei, al punto tale che l’eroe,e quindi violento, va fuori di testa a causa della violenza sempre perpetrata.( Eracle furens).Tu hai pagato il biglietto di soggiorno in questa terra. E sai.Sai che l’uomo é questo:scivolante nel labirinto della vita,sempre alla ricerca della madre(terra), che gli offra stabilità.E l’america? la tecnologia americana?hanno soppiantato gli dei antichi, con la differenza che gli antichi dei erano carichi di sentimenti, i nuovi ne sono totalmente sprovvisti, al punto che rendono masse informi gli adepti, bruciano le cellule e quando sei al lumicino, non puoi contare su nessuno, perché l’attorno sarà smorto.In genere non offro consigli. A te SICILIANO benevolmente dico che hai tanto ma tanto dentro, un valore inestimabile perché non sopprimibile da nessuno e non spendibile;hai coscieza di essere UOMO( humus=terra)senza comprendere a fondo che leggi e religioni(inventate dalla RATIO)servono per i babbei, perché la VIOLENZA ha bisogno di sangue, e il povero uomo,quello disciplinato da norme stabilite da uomini furbi, sarà il capro espiatorio di turno(carnevale docet).Lucia Arsì
@ Sergio: hai perfettamente ragione. Ma qui gira tutto al contrario e finché avremo autori che pagano l’editore anziché il contrario… Poveri noi.
@ Alessandro: sono d’accordo con te su alcune riflessioni però permettimi, forse è più facile trovare ciò che cerchi in un editoria minore, dove non ci sono vincoli legati al mercato, al nome. Dove ancora trovi chi dice le cose per quello che sono perché non ha nulla da perdere o nessuno che gli dice che la sua linea DEVE essere quella sennò non vende. Immagino che frasi come questa l’avrai sentite anche tu (io scrivo horror, pensa che cogli***, e me lo sento dire ogni volta…)
Sul commento di Sergio:
Le questioni che pone Sergio meritano sicuramente di essere approfondite.
Parto dall’ultimo punto, il finanziamento pubblico agli editori.
Non credo esista un finanziamento statale agli editori che stampano libri, certo spesso si stampa con il patrocinio di qualche comune che contribuisce alle spese di stampa ma non esiste un vero contributo.
Il finanziamento esiste,come tutti ben sappiamo, per i giornali (http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-001-9/beppe-lopez/la-casta-dei-giornali.html).
Ora se tutti i soldi che vengono spesi per finanziare giornalini e giornaletti fossero ridistribuiti ed usati per gli editori onesti che stampano libri di qualità cambierebbe tutto.
Bisognerebbe anche legiferare sull’editoria a pagamento. Gli editori a pagamento creano solo danni. Intasano il mercato con pubblicazione la maggior parte delle volte (non sempre) di opere illeggibili, speculano sugli autori e arrecano un danno incomparabile al mercato del libro.
Ci sarebbero tante leggi da fare: a tutela degli editori onesti, contro gli editori a pagamento, a favore delle libreria indipendenti ma finchè uno di noi non andrà in parlamento potremo scordarci queste leggi…
Per quel che riguarda la tiratura dobbiamo fare una distinzione rispetto al passato, oggi con la stampa digitale tutto è cambiato.
Historica esiste solo grazie alla stampa digitale che ci permette di dilazionare i costi di stampa e di andare avanti.
Parlo molto chiaramente relativamente al nostro progetto. Nella collana short cuts la tiratura iniziale è sulle 300 copie, in quella di narrativa inferiore. Grazie a questo escamotage si campa. Non vedo a che pro dovrei stampare come prima tiratura 500 copie per poi vendere nemmeno la metà. Visto che non ci sono costi aggiuntivi col digitale parto da tirature basse e se il libro vende ristampo. E’ il caso de “Le colpe dei padri” di lauraetlory e de “Il muro dell’apparenza” di Sabrina Campolongo di cui sarà presto stampata una seconda edizione.
Poi è ovvio che un Editore vero (e con vero intendo che sia in libreria, che abbia una struttura ed un catalogo consolidato) deve stampare minimo 1000 copie come tiratura iniziale, ma senza un capitale iniziale non si riesce a fare più di tanto ahimè.Basterebbe cercare un medio imprenditore disposto a sponsorizzare la casa editrice e il gioco è fatto. Non credo sia impossibile, serve tanta determinazione, pazienza, fortuna e ovviamente qualche raccomandazione.
Spero in futuro di riuscire a conoscere qualche Augusto in grado di sostenere noi mecenati.
Per RENZO, SERGIO: Rispetto la vostra visione del mondo. I Killing Joke e i REM. Anch’io li ho visti. In Inghilterra ho vissuto due anni e qualcosa, vivevo da una signora e un membro degli Afro Celt Sound System mi, suo amico, mi faceva suonare con lui spesso. Hanno un immenso cuore i pakistani occidentalizzati. Gli altri hanno ancora molto da imparare: mi hanno puntato un coltello al fegato per una semplice domanda sbagliata.
LUCIA: “hai coscieza di essere UOMO( humus=terra)senza comprendere a fondo che leggi e religioni(inventate dalla RATIO)servono per i babbei”. Non sono religioso, sono anticlericale, ma credo In Dio. Credere in Dio non è essere religioso per i religiosi, è essere vago, piuttosto. Le leggi sono solo un modo per mettere tutti d’accordo, ma se metto la cintura è per non arrivare a casa con la testa rotta e trovo la cosa intelligente. Non c’entro io con le leggi e la religione. La penso come te piuttosto. Grazie per le belle parole. Riguardo all violenza, parlo di quella sana, dell’indole rabbiosa che se sottomessa, ci allontana dall’essenza di noi stessa. La violenza non intesa come cattiveria (o ira insensata), ma come sfogo per una mente che non mente e se nasconde implode. Mio cugino ha tre anni, gli insegno a sapers difendere, perchè buonisti o meno, viviamo tutti nella stessa giungla. Ma, come per gli orientali, arte della lotta e mente devono andare d’accordo. E’ indole. E’ natura.
SICILIANO. Sapete che se tutti i siciliani all’estero tornassero in sicilia, la popolazione della regione aumenterebbe di 11 volte? Lo so, strano a dirsi, ma noi siciliani con l’estero ci conviviamo da tempo. Io sono appena tornato dal Portogallo dove ho vissuto per un anno, il mio migliore amico vive e lavora in Austria, un altro a Oxford, miei cugini e zii a New York, la mia ex era siculo-tedesca, la mia ragazza africana, la mia migliore amica vive in Francia, i miei più cari amici sono Turchi, dell’Ohio, Wiscounsin, washington, Africani, io ho vissuto 10 anni fuori, ho studiato per un po’ in Francia, la mia è una condizione naturale, non vuol essere un’offesa.
X SIMONETTA: sai, non sono certo che le piccole case editrici non pensino al mercato e pubblichino le parole libere, anzi, a me hanno censurato un romanzo (piccoli editori, ti dico anche i nomi se vuoi) che adesso esce a Novemnre 2009, ma grazie alla pressione di chi appartiene alla grande editoria. Nella grande editoria non ci sono tutte queste censure, nè politiche nè altro. Sono solo leggende metropolitane portate avanti dai piccoli editori per sostenere che “solo nella piccola editoria possono trovare la verità”. Sarà, ma la Fallaci era feltrinelli, Gomorra è mondadori e ha messo in galera mafiosi e politici, figurati se metteranno al bando noi per qualche infinitesimale verità di troppo. Anche Travaglio è nella grande editoria. I piccoli editori, al contrario, giocano a fare i grandi editori, ma giocano male. Si trovano tante di quelle operazioni commerciali nella piccola editoria. Si nota fortemente quanto desidererebbero essere Overground, e non Under. Del resto è come chiedere a un cantante se vuole suonare alla festa del patrono di Caltagirone o a San Remo. Per me, nella piccola editoria ci sono solo scrittori che non riescono a raggiungere la grande editoria per tanti motivi. Tutto qui.
Siete belle persone ed è piacevole discutere con voi tutti.
Ringrazio tutti per i vostri interventi.
Interessante dibattito, direi…
Renzo,
mi dici: ”@Alessandro e Sergio: ho visto l’orario dei vostri post. Soffrite, per caso, d’insonnia?
Noi italiani e tutti gli europei abbiamo radici culturali lontane e quello che dispiace oggi è che queste, per calcoli di convenienza, vengano soffocate. Gli americani, invece, sono in una fase in cui costruiscono queste radici, a volte con risultati lusinghieri, altre con effetti assai modesti.
Non ci vogliamo cullare sul passato, ma questo è nostro e deve costituire la base per vivere nel presente e nel futuro. Alessandro ha citato alcuni autori contemporanei degni di nota, ma ce ne sono anche altri che hanno saputo dire e lasciare un segno, nel solco di una quasi millenaria tradizione culturale.”
–
Rispondo: no, niente insonnia (io dormo benissimo), io la notte lavoro alle traduzioni fino a tardi in casa al computer – non sempre ma quando capita veramente intensamente. Inoltre voglio dirti che mi associo alla tua risposta che condivido interamente.
Ciao
Sergio
@Sergio: fai anche il traduttore, allora, lavoro, come scrive Bianciardi nella vita agra, per nulla gratificante, oscuro, eppure importante. Che lingue?
Sergio, traduci? Parlaci di te, dai. Scrivici una bella Biografia. E’ affascinante sta cosa.
Ho letto un racconto inedito in Italia di Sergio Sozi, tocca un tempo importantissimo che meriterebbe di essere approfondito, ho già in mente un bel progetto editoriale sul racconto di Sergio…
Ale dobbiamo convincerlo a pubblicare per Historica!
@Francesco: e dì che tema è, no?
Sta’ attento, Francesco… che Sergio si fa pagare mille euro a parola 😉
Meglio se lo dice Sergio…
@Sta’ attento, Francesco… che Sergio si fa pagare mille euro a parola
Francesco, io sono più economico…Ricordati che siamo in tempo di crisi!
Eeeeeeeeesagerati! costo solo cento euro a parola! (Va be’, scherzi a parte: Francesco, se vuoi ne parliamo privatamente. Lieto innanzitutto che il racconto ti sia risultato gradevole).
Renzo: traduco – saltuariamente – materiali varii dall’inglese, francese e sloveno, in italiano ovviamente. Poi compio revisioni linguistiche di testi tradotti da altri e pubblico post- e prefazioni critiche (riguardo alle mie piu’ recenti curatele ti faccio due nomi di editori che in Slovenia dicono qualcosa: Studentska Zalozba e Modrijan, e cito un paio di titoli che ho curato: ”Nuova grammatica finlandese” di Diego Marani e ”Carta e carne – antologia di prosa breve italiana”, quest’ultimo e’ un volumone contenente racconti, fra gli altri, di: Dacia Maraini, Magris, Lodoli, Pontiggia, Camilleri, Simona Vinci, Ammaniti, Daniele Del Giudice, ecc.). Le traduzioni dei summenzionati erano di Veronika Simoniti. Ovviamente sono sempre stato pagato piu’ che dignitosamente – qui in Slovenia gli editori seri (cioe’ quasi tutti) pagano sia le opere che pubblicano che i traduttori. Stiamo in Europa. Anche un’intervista a Sebastiano Vassalli, nel 2005, mi venne pagata dalla rivista letteraria bimestrale ”Nova revija” e gli articoli che ho pubblicato sul quotidiano ”Dnevnik” pure. Qui o si lavora e si viene pubblicati e pagati, o non si lavora e non si pubblica. La parola ”gratis” esiste solo per chi scrive proprio male e gli editori normali manco sanno cosa voglia dire, ‘sto ”gratis”.
Alessandro, dici ”Riguardo all violenza, parlo di quella sana, dell’indole rabbiosa che se sottomessa, ci allontana dall’essenza di noi stessa. La violenza non intesa come cattiveria (o ira insensata), ma come sfogo per una mente che non mente e se nasconde implode”.
Be’: secondo me la violenza e’ sempre insana, eccetto quella che serve alla societa’ per difendersi dai violenti. Io e la violenza siamo due rette parallele. Lo sfogo che dici, inoltre, potrebbe essere indirizzato verso le attivita’ ginniche e all’aria aperta, o ad altre attivita’. Bisogna ”tradurre” la violenza in vitalita’, questa e’ secondo me la soluzione, ma serve una societa’ che ci aiuti a farlo. Che aiuti i violenti a ”disviolentarsi”, insomma. Non questa societa’ in cui la violenza si incoraggia in tv e ovunque o viene tollerata. Tolleranza zero con la violenza. Io l’ho sentita nell’aria, a volte, in Italia e me ne sono allontanato immediatamente. Meglio, per il sottoscritto, far la figura del ”vigliacco” che del picchiatore: quest’ultimo mi fa molta piu’ pena.
La penso come Anacreonte, insomma:
”Non amo chi presso al colmo cratere, bevendo,
parla di risse e guerre dolorose,
ma chi unendo alle Muse i doni smaglianti d’amore
fa ricordare una cortese gioia”
(Trad. Enzo Mandruzzato, BUR)
@Sergio: Grazie, sei stato esauriente.
Scusate se ho mollato il dibattito ma, come avevo scritto, sono partito per Roma. Torno adesso.
Caro Renzo,
grazie a te; mi hai anche dato modo di approfondire la questione sul pagamento delle opere pubblicate – articoli compresi – che in Italia e’ bene che si sappia in giro.
Ciao
Sergio
Gordiano Lupi mi ha inviato la recensione al volumetto “Bastola” di Francesco Giubilei (edito da Arpanet).
Ho aggiornato questo post inserendo la suddetta recensione.
”Spero in futuro di riuscire a conoscere qualche Augusto in grado di sostenere noi mecenati.
Postato Lunedì, 8 Dicembre 2008 alle 12:05 pm da francesco giubilei”
Caro Francesco, penso che ‘storicamente’ ci sia qualcosa da rivedere nella tua affermazione.
Con simpatia
Mattia
TANTI AUGURI A FRANCESCO GIUBILEI: BUON COMPLEANNO!