Dicembre 24, 2024

19 thoughts on “I RIFLETTORI DEL PLAGIO

  1. Il plagio credo sia ripetitivo ribadire che sia una forma di “ristampa all’insaputa dell’autore”.
    Un testo secondo me sconfina nel plagio, allorchè, l’autore originario leggendo un testo o venendo a conoscenza di una notizia pubblica, si senta obbligato ad esclamare con voce rauca, battendosi le mani al petto, strabuzzando gli occhi per la rabbia, facendosi diventare paonazzi i pomelli delle guance, sentendosi ribollire dalla testa ai piedi, accusando dolori lancinanti dalla parte del fegato, avvertendo accelerare i battiti del cuore come quelli ascoltati in una sala parto nel momento del travaglio, da un monitoraggio del battito cardiaco fetale, inveisce pronunciando contro il forse ignaro autore del plagio: “Peste lo colga”. Ho detto quasi tutto e credo di essermi spiegata e di aver esternato come la penso cattivamente contro chi copia opere altrui appropriandosene direttamente senza fare alcun riferimento alle fonti originarie. Per fare un esempio molto elementare…quando in un altro commento ho voluto ricordare una citazione di Edmondo de Amicis nell’incitare i giovani all’uso del vocabolario, l’ho fatto perchè avevo davanti agli occhi documentazione certa dello scritto in questione. Così, come nel ricordare nel riferimento all’etimologia della parola – polemizzare – nell’origine germanica del termine significante – costruire – avevo anche l’articolo pubblicatomi dieci anni fa, in un piccolo quotidiano, dove dicevo la stessa cosa e copia del fax da me inviato a quella redazione…..Questo per significare che se non si trattasse di plagio, per certi argomenti desueti, dovrebbe trattarsi di purissima telepatia da sottoporre a studi approfonditi sul fenomeno.
    Accusare l’autore del plagio non è un oltraggio ma legittima difesa. La proprietà di un bene intellettuale non è dissimile dalla difesa di un qualsiasi altro bene. La condivisione o l’uso del bene deve essere lecita e fortemente dichiarata la fonte di provenienza. “e l’uomo divenne adulto nel momento in cui desiderò lasciare il gruppo e formare una nuova famiglia, un nucleo sociale da porre all’apice della propria scala dei valori…e per difendere tale valore pensò di tracciare i confini del suo terreno e stabilire così oltre alla proprietà dello stesso, anche l’uso del possesso e la destinazione del bene…” Se il mondo decide di appropriarsi indebitamente delle idee altrui in modo non lecito, prima o poi, si arriverà a toccare con mano la fine di quell’orizzonte che tutti pensano sia lontanissimo……Buonanotte!!!! (come al solito non mi rileggo e quindi perdonatemi, ma non miro a fare bella figura ne’ nella forma e neppure nei concetti, scrivo e basta, sarò almeno libera di fare questo?

  2. Sono d’accordo con quanto sostenuto dalla simpatica Gaby Conti. Però non so fino a che punto nel caso di McEwan possa parlarsi di plagio considerando che, come si legge sull’articolo, l’autore imputato “ha citato la Andrews nei ringraziamenti alla fine del romanzo e ha affermato di averle reso omaggio in diverse interviste e apparizioni in pubblico”.
    Un conto è copiare il testo altrui: questo è plagio che va perseguito. Un altro conto è ispirarsi e magari citare un testo altrui. Se anche questo è plagio allora, forse, chiunque scrive è reo di plagio nella misura in cui la scrittura pesca più o meno consapevolmente dai miti e dai classici. E poi non bisogna dimenticare che siamo nell’era del copyleft. E questo dovrà pur significare qualcosa.
    Infine, sulla pubblicità. Anche qui dipende. Nella fattispecie, considerando che McEwan è un big della letteratura contemporanea, credo proprio che la Andrews, o meglio gli eredi della scrittrice, possano giovarsi di più dei riflettori del plagio (per dirla alla Maugeri).

  3. plagio come furto di un’opera intera, o di parti sostanziali: idee, progetti, non meramente frasi
    purtroppo, a chi ha molta memoria, capita di ricordare anche a distanza di tanti anni letture e idee
    magari la fonte è svanita (ok, tanta memoria, ma NON COSI TANTA)
    ma nella mente del nuovo autore è rimasto un segno, è germogliato il seme di quelle parole (o di quelle immagini, o frasi musicali eccetera)
    per cui, a mioavviso, in questi casi non è plagio
    certo, come dimostrare che non è plagio, se il discrimine che pongo io, tra crimine e ispirazione è tutto basato sulla bona fides?
    boh
    grazie a dio non sono un legislatore e nemmeno un giudice 😉
    però, ripeto, in questi casi non è plagio

    lo è invece quando, all’insaputa dell’autore, e con la consapevolezza di fregarli un’idea valida, il copione copia

    cordialmente,
    LS
    p.s. ottimo spunto di conversazione, grazie

  4. Riprendendo il discorso di Spartacus, secondo me potrebbe trattarsi di un’operazione condotta dall’agente della defunta Andrews. Probabilmente non si arriverà a nessuna causa. Però la pubblicità ottenuta sui libri della Andrews è tutta gratis.

  5. In aggiunta al post vi metto al corrente dell’interessante opinione di Giovanna Zucconi che, su La Stampa del 28/11/06, ha scritto quest’articolo (che vi riporto in buona parte) sotto forma di lettera aperta:

    COPIA E ACCUSA
    (McEwan e il plagio che non c’è.
    Un’agente letteraria scatena
    l’ennesima polemica sul furto d’idee: ora basta)

    “Gentile Vanessa Holt, lei è bravissima. Confessiamo di non avere neppure sospettato l’esistenza di Mrs Lucilla Andrews, autrice di romanzi d’amore, fino a quando, ieri, non è planata sulla nostra scrivania una notizia perentoria: Ian McEwan accusato di plagio! Avrebbe copiato, in Espiazione, dalle memorie di guerra della signora Andrews, buonanima. L’adorabile vecchietta è infatti spirata un mese fa, all’età di 86 anni, non senza avere avuto sentore del plagio ed essersene dichiarata non indignata bensì «divertita».

    Sarebbe finita lì, se non fosse che lei, Vanessa Holt, fa benissimo il suo mestiere di agente letterario: è riuscita a dare celebrità, ancorché postuma, alla sua cliente Mrs Andrews. Ci permetta però di avanzare qualche obiezione. McEwan cita la sua cliente nei ringraziamenti in coda a Espiazione e l’ha spesso menzionata (…)
    Se il plagio è un furto, stavolta il ladro avrebbe confessato: inverosimile. Né, ci consenta, appare probante il fatto che la protagonista del romanzo di McEwan curi i soldati feriti tornati in patria, proprio come fece in vita la cara Mrs Andrews – e come lei centinaia di soccorrevoli fanciulle. Nessun copyright sulle crocerossine, sorry. E poi, il plagio è plagio non quando situazioni e atmosfere si assomigliano, ché altrimenti ogni viaggiatore sarebbe copiato da Ulisse e ogni coppia di amanti contrastati da Giulietta e Romeo, bensì quando, sovrapponendoli, due testi coincidono.
    Adduca le prove di un colpevole copia-e-incolla, signora Holt: aiutandosi, se crede, con le moderne diavolerie.
    Saprà senz’altro che esistono siti Internet (Amazon.com con i 120 mila libri sfogliabili in rete, Google Search, e soprattutto il formidabile acchiappa-copioni turnitin.com) in grado di stanare gli scrittori più scorretti, gli accademici più pigri, gli studenti più furbi: li usi, prima di sferrare accuse a un autore stimato come il mite, puntiglioso McEwan.

    Assumendone la difesa, e difendendo soprattutto noi lettori ultimamente sommersi da valanghe di accuse consimili, diremmo che a copiare è semmai lei, signora Holt. Ha imitato il trucco promozionale più diffuso per guadagnare alla cliente il suo quarto d’ora di celebrità: come già fecero la professoressa di New York che accusò Stephen King di avere plagiato un suo scritto (mai pubblicato!), i due professori che hanno trascinato Dan Brown in tribunale e i presunti ispiratori di Harry Potter, e poi Coetzee e la cinesina Mian Mian e perfino Borat… Anche qui dalle nostre parti è tutto un fiorire di plagiatori, plagiati e accusatori con il ditino alzato, da Albano alla Mazzucco, da Salgari al Berlusconi copiatore del venerabile Luigi Firpo.

    «Ogni scrittore crea i suoi precursori», disse Borges: la letteratura è tutta un grande palinsesto, ogni scrittura è una riscrittura, che si giudichi il valore letterario! Invece oggi pullulano non critici ma piccoli censori, che cercano le classiche pulci nell’opera dei grandi per dare notorietà a se stessi. Signora Holt, lei non lo faccia per conto terzi: diffidare dalle scorciatoie promozionali sarebbe rendere miglior servigio alla sua adorabile cliente Lucilla Andrews, buonanima.
    (…)

    Vi scrivo il link per consentire a chi lo voglia di leggere l’articolo per intero.
    http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=54&ID_articolo=500&ID_sezione=81&sezione=L%27articolo

  6. Caro Massimo,
    mi fai capire che se volessi procurarmi qualche ora di celebrità basterebbe indicare i colpevoli di plagio nei miei confronti? Ma va!!!
    Ma perchè non averci pensato prima, e così, appena mi va, faccio il nome magari del sindaco della mia città o di chi per lui, ha adoperato una mia idea….Ma lo sai che per fortuna sono veramente una persona che non nutre rancore…perchè ogni volta nel rendermi conto che qualcosa in giro sa di mio…sai come reagisco…lì per lì, ci penso un paio di minuti, poi cerco un sito internet un po’ comico….e butto giù tutto di getto ogni cosa mi stia nascendo dentro. Così mi sfogo, pur sapendo di non essermi difesa egregiamente, perchè poi alla fine, magari scopiazzano anche il mio tipo di sfogo….Su questa terra, la scuola fa acqua, i creativi originali, muiono sul nascere appena i professori se ne accorgono…perchè si tende all’appiattire il tutto….chi si vuole fare largo, prende il primo aereo e non torna più, perchè oltreoceano guadagnano alla grande, anche se fuori Italia, non si mangia granchè bene….così, soppesando il tutto, io preferisco più un bel piatto di fagioli con tocchi di prosciutto, pesce spada siciliano in un letto di patate, vino novello italiano delle parti nostre almeno fino a gennaio….ai grandi stipendi…tu che ne dici? Così, lasciamo che ci copino, ma poi prima o poi, lanciamo la freccetta avvelenata, (amo tanto il tiro con l’arco) e quando meno se lo aspettano, i furbetti copioni si ritrovano in salamoia o in padella a friggere. Perchè a gestire le idee altrui bisogna saperci fare…per questo, da un po’ di tempo, non leggo niente tranne i quotidiani…così, la mia mente è priva delle cose altrui e tutta linda e pulita spiazza chiunque….Insomma, se non lo hai ancora capito, a me l’autostima non manca…del resto se non ci tiriamo un po’ su da soli chi ci pensa?
    E copiassero pure, anche se come ripeto, introdurre un riferimento di scritti altrui non è plagio se lo si fa presente…le virgolette, le sottolineature, i corsivi, le parentesi….insomma di sistemi per non abusare degli altri esistono, basta farne uso.
    Si capisce che il vento mediatico non è zoppo, e porta con se’ prima o poi tutto il necessario e ogni cosa ritorna al punto di partenza….facci caso. Ciao

  7. Un pensiero breve breve. Anche partendo dal brutto gesto del plagio uno scrittore che non vale non andrà lontano. Potrò copiare un libro, o forse parte di esso, ma poi? Cosa mi porta avanti? Se non ho talento non scriverò mai niente di buono.
    La mia domanda è simile a quella di massimo: ma non saranno quelli che accusano gli altri di plagio a non avere idee e provare a farsi un nome pur non avendo alcuna idea in testa, né strumenti per mettere il nulla su carta?

    Saluti
    Giancarlo

  8. Ti faccio un esempio e poi me ne vado….
    La frase da me appena scritta nel post precedente…”il vento mediatico non è zoppo” è bella e me la sono inventata e scritta di getto…beh! stai pur certo che sono proprio queste locuzioni ad attirare chi copia….Una volta, avevo da poco dato uno dei miei libri di poesie ad una persona che ama molto leggere…dopo un paio di giorni….rivedendola, con il mio libretto in mano, mi resi conto che aveva sottolineato tantissime frasi ed espressioni che lei giudicava nuove e originali….Il suo mestiere era quello appunto di fornire degli imput ad alcune redazioni di riviste femminili….gliele pagavano pure….Hai capito?
    Così si spiega come nascono alcuni best seller…con il contributo di tutto il genere umano….magari a sua insaputa, perchè chi ruba, chi sottrae, chi usa il prossimo, non fa parte del genere umano, è di un’altra razza, una sottospecie di mollusco invertebrato e molliccio da fare senso….guardali bene, li si possono riconoscere anche a distanza, hanno i contorni del volto non ben definiti, gli pensono le cellule del derma perchè sono talmente addestrate a copiare in giro che avvertono una forza di gravità superiore…alla media…Credimi… Ho reso l’idea…e come al solito io trasformo tutto in un cartoon e me la rido….sai si può essere cristiani cattolici anche per aspettare al varco delle porte del paradiso chi da vivo sulla terra si è comportato come un morto per non dirla alla Magnani…come un bec…..

  9. scrivo di corsa e non correggo..
    così, ripeto:
    …gli pendono le cellule del derma….immagina una persona che vive di scaltrezza e priva di substrato proprio…non credi che possa somigliare ad un personaggio dei cartoon con le guance a mo’ di tasca enorme, gli occhi in fuori, la bocca a mo’ di mezzaluna come raccoglitore speciale….anche delle briciole altrui….e le orecchie, non ti dico, hanno un secondo padiglione segreto dove nascondere ogni suono gli arrivi a puntino…chissà mai, che non riescano a copiare anche le musiche altrui…insomma, mi sto divertendo come una pazza…e poi non hai visto le unghie, le hanno a paletta, e le scarpe sono dei cassonetti in miniatura anzi a misura di piede….hanno sempre i pantaloni con il risvolto per nasconderci ogni cosa…che gli interessi….e usano borse a triplo fondo….con tanto di registratori inseriti, insomma sono delle vere e proprie cimici ambulanti…ecco ho trovato anche il nome per questi personaggi…Mr. o Mrs. Cimice….Carino, no!!!

  10. Cose serie.
    A parte gli scherzi che amo imbastire…mi sto preoccupando un po’, perchè, caro Massimo, ho appena terminato di compilare un cd tutto mio, figurati, sono tre minuti soltanto….di un canto scritto da me, parole e musica, mi sono impegnata molto, da maggio che sto lavorandoci su. Prima, ho cercato un maestro che mi suonasse il pezzo al pianoforte….ci sono volute tre registrazioni e una decina di sottoregistrazioni..poi la voce femminile, volevo un soprano, e l’ho trovata ma tutte queste cose le ho anche pagate….nessuno ti fa niente gratis…e mi sembra giusto, sono persone che studiano da una vita….poi, ho pensato alla cover…e non ti dico, credo di aver perso almeno due diotrie a forza di lavorare al computer per scansioni di ogni tipo…insomma, siamo quasi a dicembre e ho finito ieri…se vi interessa fatemelo sapere, perchè dopo Mozart, si fa per dire, ci sarà il mio canto…Peccato che per questioni economiche e di tempo, tutti gli altri pezzi che ho scritto non ho potuto inserirli nel cd. Ma mi faccio bastare questi tre minuti….come prima esperienza da discografica cantautrice regolarmente iscritta alla Siae nella sezione Musica….non mi posso lamentare. Mi dispiace che la tiratura è bassissima soltanto una ventina di cd per gli amici del cuore e per qualche amante della musica sacra!!!!Dimmi, Massimo, se sei curioso di vedere la copertina che mi sono inventata….e se sì, dove la potrò alegare…é bellissima!!!!!
    Sai, sono sicura che Mr. Cimice la musica che mi esce dal cuore non potrà mai copiarmela e neppure cantarla, ci vuole una voce da soprano o da mezzo soprano. Mi dispiace che Baudo non sappia e non sia in grado di cogliere al volo questa unicissima occasione….e pensare che se fossi aiutata darei in beneficienza il massimo dei ricavi….ma chi mi sostiene?

  11. Cara Gabry,
    mi riconnetto al web solo ora. E solo ora leggo i tuoi nuovi commenti e quelli di Giancarlo.
    Intanto ti ringrazio molto per il tempo che impieghi a scrivere i tuoi lunghi e particolarissimi commenti.
    Ma veniamo alla tua domanda…
    “Caro Massimo,
    mi fai capire che se volessi procurarmi qualche ora di celebrità basterebbe indicare i colpevoli di plagio nei miei confronti?”
    La risposta è: dipende. Se l’accusato del plagio sono io (essendo, io, un carneade) la risposta è no. Se l’accusato è McEwan, la risposta è: forse.
    Però, come tu stessa sottolinei più avanti, bisogna avere ben chiaro cosa s’intende per plagio. Se tu copi è plagio (non c’è dubbio), ma se tu citi? Se tu ti rifai a…?
    Il dibattito però rimane aperto…
    Per quanto riguarda il tuo cd: hai un sito dove possiamo sentire qualche secondo della tua musica? Se sì, scrivici il link. Io sono molto curioso di ascoltare.
    Ciao

  12. Fonte: Wikipedia

    CONTENUTO E DURATA DEL DIRITTO D’AUTORE
    Si tratta di un istituto relativamente giovane nell’evoluzione del diritto, provenendo maggiormente dalla diffusione della stampa, che consentiva agevoli riproduzioni del materiale concepito da altri. È oggi un argomento centrale del diritto privato, stante la diffusione di nuove forme di comunicazione che facilitano la riproduzione di opere.
    Oggetto del diritto d’autore è un bene immateriale, ben distinto dal possesso (od anche dalla proprietà) del mero supporto (cartaceo, fisico, meccanico, magnetico, digitale) sul quale l’opera è fruibile. Il supporto in quanto tale è infatti di proprietà di chi lo acquista (avendone pagato il prezzo per supporto e diritti), ma il diritto d’autore continua a sussitere, perciò il proprietario del supporto non ha facoltà illimitata di utilizzo, bensì solo quelle facoltà di utilizzo che residuano dal diritto immateriale spettante all’autore secondo la legge.
    Il diritto nasce al momento della creazione dell’opera, che il nostro codice civile identifica, un po’ cripticamente, in una particolare espressione del lavoro intellettuale.
    Contrariamente a quanto spesso argomentato, non sempre disinteressatamente, il diritto sussiste sin dalla creazione, e non vi è obbligo di deposito (ad esempio, presso la SIAE), di registrazione o di pubblicazione dell’opera (a differenza del brevetto industriale e sui modelli e disegni di utilità che vanno registrati con efficia costitutiva)
    È bene sottolineare che le norme sul diritto d’autore regolano il diritto di:
    • pubblicare
    • riprodurre
    • trascrivere
    • eseguire, rappresentare o recitare in pubblico
    • comunicare al pubblico, ovvero diffondere tramite mezzi di diffusione a distanza (telegrafo, telefono, radiodiffusione, televisione e mezzi analoghi, tra cui il satellite e il cavo), compresa la messa a disposizione dell’opera al pubblico in maniera che ciascuno possa avervi accesso nel luogo e nel momento scelti individualmente (le cosiddette fruizioni ondemand)
    • distribuire
    • tradurre ed elaborare
    • noleggiare e dare in prestito
    Tutti i diritti elencati sono indipendenti l’uno dall’altro, il che significa che l’esercizio di uno non esclude l’esercizio di tutti gli altri; inoltre tali diritti riguardano sia l’opera nel suo insieme che in ciascuna delle sue parti.
    Il diritto consiste di due elementi fondamentali: in primo luogo, il diritto alla nominalità dell’opera (anche detto diritto morale), per il quale ciò che è stato creato dall’autore deve essere riferito all’autore medesimo, evitando che altri si possa gloriare dell’operato di questi. Secondariamente, il diritto contiene la facoltà di sfruttamento economico. Il primo è strettamente legato alla persona dell’autore e salvo casi particolari tale rimane, mentre il secondo è originariamente dell’autore, il quale può cederlo dietro compenso (ma anche gratuitamente) ad un acquirente (meglio sarebbe chiamarlo licenziatario), il quale a sua volta può nuovamente cederlo nei limiti del contratto di cessione e della legge applicabile.

    DIRITTO MORALE DELL’AUTORE
    Mira a tutelare la personalità dell’autore e l’attività in cui si materializza la sua creatività. Si specifica in una serie di facoltà:
    A) Il diritto d’inedito. È una articolazione della libertà di manifestazione del pensiero garantita dall’art. 21 della costituzione.
    B) Il diritto alla paternità dell’opera.
    – L’autore gode del diritto di rivendicare la paternità dell’opera, cioè di esserne pubblicamente indicato e riconosciuto come l’artefice e all’inverso, che non gli venga attribuita un’opera non sua o diversa da quella da lui creata. L’usurpazione della paternità dell’opera costituisce plagio, contro il quale il vero autore può difendersi ottenendo per via giudiziale la distruzione dell’opera dell’usurpatore, oltre al risarcimento dei danni (in caso di opera anonima o pseudonima l’autore può rivelarsi, se vuole, quando meglio crede) e di opporsi a qualsiasi modifica o ad ogni atto che possa pregiudicare il suo onore o la sua reputazione.
    – L’editore è obbligato a riprodurre e porre in vendita l’opera col nome dell’autore, ovvero anonima o pseudonima, se ciò è previsto dal contratto.
    – Gli autori dell’opera cinematografica hanno diritto che i loro nomi siano menzionati nella proiezione della pellicola cinematografica.
    – Il diritto di paternità tutela, oltre a quello dell’autore, anche l’interesse pubblico, garantendo la collettività da ogni forma di inganno o confusione nella attribuzione della paternità intellettuale.
    – Dopo la morte dell’autore mantengono tali diritti i discendenti. È il diritto morale che regola la pubblicazione delle opere inedite effettuata dagli eredi dell’autore.
    C) Il diritto all’integrità dell’opera. L’autore ha diritto ad essere giudicato dal pubblico per l’opera così come egli l’ha concepita. La tutela del diritto morale all’integrità dell’opera riguarda solo quelle modifiche che comportano un concreto pregiudizio per la personalità dell’autore.
    D) Diritto di ritirare l’opera dal commercio: il c.d. diritto di pentimento. L’art. 2582 del codice civile prevede che l’autore, qualora concorrano gravi ragioni morali, ha diritto di ritirare l’opera dal commercio. Ha l’obbligo di corrispondere un indennizzo a coloro che hanno acquistato i diritti di riprodurre, diffondere, eseguire, rappresentare o mettere in commercio l’opera stessa.

    DIRITTI DI UTILIZZAZIONE ECONOMICA
    Come si legge all’art.25: i diritti di utilizzazione economica dell’opera durano tutta la vita dell’autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte.
    Nel caso in cui l’opera sia frutto del lavoro di più coautori, si considera come termine sulla vita il coautore che muore per ultimo.
    Nelle opere collettive la durata dei diritti di utilizzazione dell’opera come un tutt’uno è di settant’anni dalla prima pubblicazione.
    Per le opere anonime o pseudonime devono trascorrere settant’anni dalla prima pubblicazione (qualunque sia la forma in cui viene effettuata), se l’autore si rivela o viene rivelato da persone autorizzate, l’opera torna a sottostare alle normali leggi.
    In caso di parti di opera, di volumi e/o di opere periodiche, la durata dei diritti decorre dall’anno della pubblicazione.
    Delle opere pubblicate da amministrazioni dello Stato, fra le quali sono comprese accademie, ed enti pubblici culturali, ed alle quali sono assimilati gli enti privati senza fini di lucro, va notato che il diritto decade dopo venti anni.

    COSA E’ POSSIBILE UTILIZZARE LIBERAMENTE?
    Esistono alcune opere che possono essere, sotto determinate condizioni, liberamente utilizzate. Ecco alcuni esempi (per un elenco completo si vedano gli artt. 65-71 quinquies della legge n. 633/41 che regola il diritto d’autore):
    • articoli di attualità, economici o politico religiosi, pubblicati in riviste o giornali possono essere riprodotti su altre riviste o giornali purché la riproduzione non sia stata espressamente riservata e vengano indicati
    o nome della rivista/giornale
    o data e numero della rivista/giornale
    o nome dell’autore (se l’articolo è firmato)
    • discorsi tenuti in pubblico, purché si indichi
    o la fonte
    o il nome dell’oratore
    o la data e il luogo in cui è stato tenuto il discorso
    • il riassunto, la citazione, la riproduzione di brani o parti di opera per scopi di critica, discussione o insegnamento purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera e vengano menzionati
    o titolo dell’opera
    o autore
    o editore
    o eventuale traduttore

    ESTINZIONE DEL DIRITTO ECONOMICO
    Il diritto di utilizzo economico si estingue, nella maggior parte degli ordinamenti occidentali, decorso un certo periodo dalla morte dell’autore; pertanto agli eredi è in genere garantito un periodo di tutela di questo diritto che solitamente copre un tempo equivalente ad una o due generazioni. Attualmente tale tutela nella maggior parte dei paesi occidentali (tra cui l’Italia) è di settantacinque anni dalla morte dell’ultimo dei coautori dell’opera. Il diritto morale non si estingue mai, sempre restando da riferirsi all’autore, in qualunque tempo, la titolarità creativa dell’opera.
    Estinto il diritto d’autore, l’opera diviene di pubblico dominio ed è liberamente utilizzabile da chiunque, anche a fini economici, purché sia rispettato il diritto morale alla titolarità artistica.

    LIBERE UTILIZZAZIONI
    Nell’ordinamento italiano non esiste il concetto di Fair Use, tipico del sistema a copyright, ma esiste il meccanismo delle “libere utilizzazioni” o “limitazioni dei diritti”.
    Diritti connessi all’esercizio del diritto d’autore: diritti relativi al ritratto
    Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso del soggetto tranne quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. Il ritratto non può essere messo in commercio o esposto se pregiudica l’onore, la reputazione o comunque il decoro della persona ritratta.

  13. Non conosco i dettagli, ma in generale direi che anche questo è un prodotto dell’industria culturale. Le storie debbono riecheggiare altre storie che hanno già avuto fortuitamente successo sennò l’editore rifiuta il manoscritto. L’anno scorso a Francoforte mi dicono che se uno chiedeva notizie di un volume in esposizione la risposta era: “is in the style of Dan Brown”.
    Il risultato è che le librerie sono vuote.

  14. Carissimo Maugeri,
    sono lusingata che lei riesca a trovare anche del tempo per leggere i miei spazietti spensierati….del resto come vede, chi sa erudire in maniera tecnica e professionale lo si trova sempre….e Cicerone ne è la prova…(che fosse il grande Giulio questo Cicerone?). Comunque sia, per quanto riguarda il mio cd, I’m sorry, ma per il momento, credendo sempre molto ai sogni, io sono e resterò una bimbetta di una certa età che ama sognare…non posso farti sentire il brano perchè diventerebbe un edito ed io spero sempre di presentarlo a Qualcuno come inedito, perchè altrimenti perderebbe un requisito che viene sempre inserito nei bandi di concorso….appena potrò farò in modo di farlo giungere alle sue esperte orecchiucce….spero non simili a quelle di Mr.Cimice da me descritte…Grazie per l’attenzione e riservatemi un in bocca al topo!!!!non dito – lupo – perchè io salvaguarderei la specie…certi lupi sono meno voraci di alcuni omuncoli…..Ariciao.

    p.s. semmai lancia un nuovo argomento: “Potendolo fare, a chi destinereste un’opera in beneficienza in questo mese di dicembre?”

  15. Per chi accusa Ian McEwan di plagio, nonché moltissimi altri autori, consiglio un’attenta lettura di Obabakoak (o “Storie di Obaba”) di Bernardo Atxaga, pseudonimo di Joseba Irazu. Nella sua spettacolare architettura narrativo/romanzesca, il grande affabulatore basco traccia una linea credibile del confine tra compiatura, ispirazione e plagio, fino a tesserne un elogio in proposito. Sottolineando che quest’ultimo non coincide con la truffa, il furto ideologico.

  16. Argomento extra:
    Caro Massimo, ma lo sai che mi interessa molto il blog di kataweb….ho scritto in un blog per diversi anni…e credevo di aver esaurito ogni mia necessità di condivisione nella rete, ma vedendo la qualità professionale di Kataweb, forse sto di nuovo pensando di ricominciare….amo molto fare fotografie, dipinti, poesie, ecc.ecc. e chissà che non mi faccia bene continuare a condividere con qualcuno…anche se l’aver subito spazi poco ben usati nei precedenti anni mi aveva demolito ogni entusiasmo….Ho scritto in passato anche nei forum di Repubblica e lo stesso Giornale ha pubblicato qualche mio contributo. Ti farò sapere. Ciao

  17. cari amici,
    credo che il “plagio” ultimamanete sia diventatao quasi “necessario”. mi spiego. nella storia della letteratura,del cinema e dell’architettura (preferisco parlare solo di ciò che conosco meglio) la maggior parte delle “idee” sono già state usate, o meglio, sono balzate in testa ad altre persone. più di una volta, approcciandomi alla progettazione architettonica o di design, mi sono trovata, dopo infinito sforzo creativo, ad aver realizzato un oggetto che incredibilmente (per me!) già era stato pensato, progettato e realizzato anni prima ma della cui esistenza io non avevo alcuna conoscenza. ora, sebbene non si tratti nè di telepatia nè di magia, come si può dimostrare che in effetti, l’idea che hai avuto è nata dalla tua testa e non è stat copiata da qualche rivista? vi assicuro che neanche Perry Mason riuscirebbe a scogionarvi dall’accusa di plagio, eppure voi siete assolutamente innocenti. penso che forse siano i condizionamenti esterni che inducano le menti a seguire lo stesso fiume creativo, e quando leggo numerosi libri che hanno la trama pressocchè identica prima di urlare al plagio mi domando se inconsciamente l’autore non avesse assimilato la letteratura contemporanea fino ad esserne “inconsapevolmente plagiato”. questo ovviamente non c’entra nulla con il ricopiare brani interi, si tratterebbe di copia bella e buona, ma l’assoluta originalità è ormai una bestia troppo rara.
    forse si salva solo la musica, tranne quando alcuni autori finiscono per plagiare se stessi.

    ovviamente, in quanto “artista” sono sempre in caccia della bestia rara, ma credo che,qualche volta, finirò (inconsapevolmente!)per sparare al mio stesso didietro!

  18. Vi scrivo un aforisma su questo tema che ha a che fare col mondo scientifico (essendo io medico).

    “Copiare a uno è plagio, copiare a molti è ricerca”

    Ciao a tutti
    Giuseppe

  19. torno a commentare questo post con due riflessioni che feci tempo fa, lavorando in una piccola casa editrice:
    1- tutti i giovani autori hanno paura di venire COPIATI
    ma in italia ci sono più scritori (o meglio: aspirani scritori) che lettori
    dunque, è molto piùfacile e probabile che chi arriva al successo lo faccia con un’idea originale
    2- lo scrittore (categoria cui mi pregio di appartenere) non è un artista, ma ha, come l’artista, una sensibilità maggiore rispetto alla media verso “i tempi che corrono”
    spesso uno scritore di successo capta nell’aria l’argomento che “funziona”, lo svolge in uno scrito di fantasia anche vagamene ispirato a cose già scritte o fatti già avvenuti, e ottine il successo, semplicemente perché è riuscito a eliminare il valore logorante del TEMPO che intercorre tra la scritura e la pubblicazione del libro (trad: lo scrittore esce in libreria con un libro pensato magari un anno prima, ma che è ancora attuale, e a volte che SEGNA l’epoca in cui viene pubblicato)

    cordialmente,
    LS

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