A luglio, come qualcuno di voi ricorderà, in questo post presi un po’ in giro la “povera” J. K. Rowling, madre letteraria di Harry Potter.
Ne riparliamo adesso, dato che l’ultimo capitolo della saga del maghetto più famoso del mondo sbarcherà nelle nostre librerie (in lingua italiana) tra un paio di giorni.
Scherzi a parte, sarebbe davvero interessante dibattere sui perché di tanto successo. Stiamo parlando del caso editoriale più grande di tutti i tempi, quantomeno in termini di copie vendute e di guadagni (ad eccezione, s’intende, della Bibbia… come peraltro non manca di far notare il protagonista de “Il codice Da Vinci” di Brown, altro eclatante caso editoriale).
Proviamo a discuterne…
Quale magia ha trasformato la Rowling da una quasi indigente a una delle donne più ricche e famose del pianeta?
O, in altri termini… quali sono stati gli elementi fondamentali che hanno determinato il “fenomeno Potter”?
Vi riporto di seguito l’articolo di Roberto Denti pubblicato su Tuttolibri del 28 dicembre, che offre ulteriori spunti per il dibattito.
(Massimo Maugeri)
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Sette romanzi: una lunga serie fuori dalle consuetudini contemporanee che ne ammettono mediamente tre, almeno per quanto riguarda la letteratura per ragazzi. La Rowling ha il passo lungo della narratrice, ma anche i maratoneti hanno spesso momenti in cui cambiano il ritmo della corsa per nascondere un cedimento o una crisi. Infatti fra i primi quattro volumi di Harry Potter e gli ultimi tre, si nota una evidente differenza di ritmo: asciutti e impostati esclusivamente sulle vicende i primi, connotati da considerazioni e riflessioni i secondi. In particolare l’ultimo, Harry Potter e i doni della morte (Salani, pp.702, e 23 in libreria dalla mezzanotte del 4 gennaio) risente l’influenza del pensiero buddistico per come commenta molte vicende, che se seguissero lo stesso modulo di scrittura dei primi quattro, si ridurrebbero a poco più di un terzo rispetto alle pagine complessive.
Ancora una volta però, il giudizio sul testo non può non essere influenzato dal fantasmagorico incalzare di notizie che ha preceduto e seguito la pubblicazione del libro.
Nei mesi precedenti all’uscita del libro (21 luglio, solstizio d’estate) in Inghilterra, le scommesse sulla fine del protagonista hanno raggiunto fasi di parossismo: morirà o riuscirà a sopravvivere? La Rowling ha accontentato tutti: Harry muore ma resuscita. Il genere fantasy è debitore di precedenti illustri, da Gesù a Pinocchio.
Poi ci sono i dati che ne fanno un caso unico: 325 milioni di copie vendute, traduzioni in 64 lingue per oltre 4 miliardi di ricavi, 2.2 milioni di prenotazioni raccolte da Amazon per il nuovo libro (una ogni 5 secondi), 7 milioni le copie vendute dei primi 6 volumi in Italia finora, dalle 3000 sterline incassate per il primo volume la Rowling è diventata la 91° persona più ricca del mondo, in lingua inglese oltre 80.000 persone si sono prenotate in rete per ascoltare la lettura dal vivo del libro, l’ultimo volume ha venduto 11 milioni di copie in lingua inglese in 24 ore, ecc… (inutile, credo, ripetere i dati strabilianti degli spettatori e degli incassi dei primi 4 film).
La Rowling è un’ottima promotrice di se stessa, quasi avesse seguito un corso di marketing di livello superiore. Il 20 ottobre scorso, durante un incontro con 1500 fans alla Carnegie Hall di New York, ha rivelato che Silente (Dumbledore nella versione originale) è gay: infatti si era innamorato del cattivo mago Gellert Grindelwald. «Harry Potter incoraggia la tolleranza» ha dichiarato la scrittrice, profetizzando «nuove crociate di chi non perdonerà mai di aver abbattuto anche questo tabù». Silente è il preside della scuola di magia di Hogwarts, grande autorità morale dell’intera saga che muore nel sesto volume. Nessuno, onestamente, si era accorto di questa diversità (anche se Silente aveva la strana mania dei lavori a maglia), ma le rivelazioni della Rowling hanno permesso a giornali e tv di dedicare ai suoi libri pagine e servizi, sino alla noia.
Poi c’è stata la scoperta (fine ottobre) del linguista francese Jean-Claude Milner: constatato che il mago è profondamente politico e ci parla dell’Inghilterra di oggi «il mondo della magia incarnerebbe la resistenza operaia contro la borghesia dei babbani». Addirittura l’anziana Marge, la zia cattiva di Harry, rappresenterebbe l’indimenticata signora Thatcher, esempio insuperato della reazione. Da aggiungere che Vandemort e i mangiamorte «inneggiano alla purezza della razza», mentre il protagonista ama «le contaminazioni tra diversi».
A suo tempo Antonio Faeti demolì i primi romanzi della Rowling destrutturandone la linea narrativa e mettendone in luce il limite della costruzione delle vicende. Neil Gaiman non è così negativo: «Ne ho letto qualcuno, ho visto un paio di film. E’ ok… Per chi ha letto molta fantasy e libri per ragazzi, non c’è gran che di sorprendente. Il fantasy regala magia e senso di meraviglia, un mondo accogliente e piacevole. Questa è la parte più importante del suo successo». Alan Bennet mentre ci racconta le sorprese della Sovrana lettrice non manca di rivelare che se molti auspicavano uno scambio di idee su Harry Potter, la Regina (che non aveva tempo per quel genere letterario) subito replicava: «Sì, sto aspettando il momento giusto per leggerlo» e sorvolava in fretta.
Non si può pretendere che i contemporanei diano giudizi convincenti su un best-seller globalizzato senza precedenti nella storia dell’editoria. Forse il numero sette che nella cultura indoeuropea è quello magicamente più significativo (dalle fiabe alle note musicali, dai fondamenti religiosi – i peccati, le opere di misericordia, ecc… – ai colori dell’arcobaleno, dai colli di città famose – Roma, Delhi – ai giorni della settimana) ha portato fortuna. Ma la fortuna e la montatura tecnico-pubblicitaria non bastano a giustificare un successo che non può non avere solide radici di merito, difficili da individuare in mezzo al frastuono provocato dall’evento, che il fenomeno ha permesso di costruire non soltanto nei paesi influenzati dalla cultura anglo-sassone ma addirittura nella nuova Cina.
Per i lettori che ne hanno decretato il successo è certamente scattato il processo di identificazione, come accade da quando si ascoltano le fiabe nella prima infanzia quando un romanzo è particolarmente affascinante (per le vecchie generazioni Sandokan insegna). Come Cenerentola, Harry Potter è un protagonista perseguitato che alla fine della storia trova il suo riscatto. Questo avviene per i giovani lettori ma anche per quelli adulti, così numerosi che in Inghilterra, anche per l’ultimo volume, si sono stampate due edizioni di formato diverso: una rilegata per ragazzi, una tascabile per i «grandi».
Siamo quindi al finale che più che altro è un epilogo, diciannove anni dopo la morte e la resurrezione del maghetto. Harry ha sposato Ginny e ha tre bambini, Ron ed Hermion anche loro sposati e Draco si trovano di nuovo al binario 9 e ¾ dove tutto è cominciato per accompagnare i rispettivi figli al treno per Hogwarts. Fra tutte le possibili previsioni e relative scommesse, un finale così convenzionale era difficilissimo da prevedere. Dopo tutto quello che è accaduto ad un protagonista segnato (anche in fronte) da un destino così complesso e intricato, la famiglia tradizionale era l’ultima cosa che ci si potesse aspettare. Immeritata fine!
Roberto Denti
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AGGIORNAMENTO del 03 gennaio 2008
Gli amici della libreria Cavallotto di Catania mi hanno inviato questa locandina chiedendomi di pubblicarla per promuovere l’evento che hanno organizzato insieme a Radio Zammù. Provvedo con vero piacere.
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EXTRAPOST
Il nostro Luciano Comida mi scrive a proposito di un’iniziativa letteraria lanciata a favore di Nicolas Carlino, un bambino di sette anni (siciliano di Canicattì, provincia di Agrigento). E’ malato di una rara e terribile malattia dal nome orribilmente poetico: la sclerosi tuberosa. Vi invito a leggere qui i dettagli dell’iniziativa. E vi ringrazio.
(Massimo Maugeri)
Indipendentemente dal fatto che Harry Potter ci piaccia o meno, proviamo a fare una classifica degli “ingredienti” che l’anno reso celebre.
Vi va?
Partiamo da qui (fonte Wikipedia Italia):
“La Rowling ha studiato francese all’Exeter University, trascorrendo anche un anno a Parigi come parte dei suoi studi. Dopo l’università ha traslocato a Londra per lavorare per Amnesty International come ricercatrice e segretaria bilingue. È stato in questo periodo che, su un treno, nasce Harry Potter, seguito da Ron, Pix e Hagrid. Inizia dunque a scrivere il primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale, durante le pause pranzo.
Trasloca ancora una volta ad Oporto, in Portogallo, per insegnare inglese. È proprio in Portogallo che si sposa con il giornalista Jorge Arantes il 16 ottobre 1992. Dall’unione nasce una bambina, Jessica. Nel 1993 Joanne divorzia e si trasferisce quindi a Edimburgo con la figlia, con l’idea di vivere con la sorella. Qui completa la scrittura del romanzo che sfortunatamente molti editori rifiutano etichettandolo come “troppo lungo”. A questo punto Jo si ritrova senza lavoro, costretta a vivere con i fondi statali.
Ma, ad un tratto, la fortuna le sorride. Una casa editrice allora non molto conosciuta, la Bloomsbury, accetta il manoscritto, avviando l’evento letterario più importante degli ultimi decenni”.
Un’ultima cosa… io penso che sia impossibile costruire un caso editoriale così importante a tavolino.
Da questa considerazione sorge un’ulteriore domanda: fino a che punto è possibile “pilotare” il successo di un libro?
A voi.
Per quanto sforzo possa fare, io non riesco a prendere per il culo una persona che ha venduto (sinora) 325 milioni di libri, considerando che (per logica aritmetica) qualcuno avrà cominciato a leggere libri proprio grazie alla Rowlings.
L’idea di base di Harry Potter a me sembra geniale. Per carità, non è certo il primo romanzo sui maghi. Ma la costruzione complessiva basata sulla scuola, sulla vita in comune, sul bonario antagonismo con i cosiddetti babbani, è una bella pensata. E, anzi, magari l’avessi avuta io!
E con questo rimpianto passerei a uno degli argomenti proposti da Massimo. La pubblicazione, la promozione e la fortuna (in senso latino).
Può darsi, infatti, che se Harry Potter non fosse stato scritto da una divorziata, racchietta e morta di fame, non avrebbe avuto la considerazione che ha avuto.
In sostanza è ben possibile che l’editore si sia reso conto di avere in mano un romanzo vendibile e, anche, un’autrice da spendere con sapiente discrezione. E allora ha deciso di puntare tutti o quasi gli sforzi editorial-pubblicitari su Harry Potter. I fatti, a occhio, gli hanno dato ragione.
Probabilmente, quindi, non sarà una scienza esatta, ma se una casa editrice (medio-grande) decide di trasformare un libro in un caso, è facile che ci riesca.
Personalmente di Harry Potter ho letto un libro e visto 3 film. Mi considero sazio. Ma continuo a ritenere l’autrice una scrittrice dotata di fantasia “credibile” e divulgabile. La sua, nel genere, è una delle intuizioni letterarie più geniali con le quali io mi sia mai imbattuto.
Ammiro la Rowlings. E sono anche convinto che un’idea del genere, così concepita in tutte le sue sfaccettature e tutti i suoi particolari, avrebbe potuto averla solo una donna.
@ Enrico: accidenti, che argomentare articolato! Concordo su tutto.
Potter a me piace moltissimo, è una figura “mitologica”, insicuro, mai arrogante, incerto, mai credulone, si muove nel dubbio, e alla fine le cose si aggiustano nonostante-ma… Un “ulissino” dei nostri tempi.
Ai ragazzini piace; in quinta quasi tutti hanno già letto almeno i primi due libri. Purtroppo, però, dopo Potter è difficilissimo trovare storie altrettanto appassionanti. La Rowlings, da sola, ha fatto una vera rivoluzione culturale; ribaltando in un solo colpo lo stile minimalista su cui, da anni, anni e anni, ruota l’editoria per ragazzi. Libri di testo compresi. Storie senz’ anima, senza sentimenti, prive di emozioni, deprimenti come i nostri comici. (Nella mia personalissima scala della deprimenza i comici di Zeling sono al primo posto!) Il maghetto invece emoziona perché il bene e il male sono proprio sparpagliati: è dura la lotta! Da brava zia ho letto un libro e visto 3 film (più volte…).
Non posso dire molto, perchè io Potter non lo conosco pe gniente. Però a naso sento che Enrico ha abbastanza ragione. devo dire che concordo meno sulla faccenda della vendibilità della donna sfigata. Nel senso che ce n’è a iosa tra le scrittore di donne sfigate eh:) mica tutte fanno ste palate di quatrini! Non credo poi che ai ragazzini interessi troppo.
Ma forse posso congetturare che certi grandi successi popolari, al di la della zampata del mercato, hanno un potere nella loro semplicità. Io mi sono occupata di analisi del cinema. e in altra sede mi sono trovata a sostenere che elementi psicologici profondi, condivisi, non controllaibli, sono molto più facilmente reperibili nei prodotti di cassetta che nel cinema autoriale, che invece è tutto un parto della singolarità e della coscienza. Ora io non conosco bene i libri in questioni per cui quello che dico va preso con le pinze, non troppo seriamente insomma. Ma ecco, probabilmente, ci sono molti più simbolismi psichici in Harry Potter che nella montagna incantata.
Evidentemente l’Europa aveva bisogno di un ulteriore (ma apparente) ritorno alla narrazione epico-eroica lunga, articolata e polisemica, multisimbolica. Lo testimonia, a braccio, ”Il nome della rosa” di Eco, gia’ nel 1980. Una tendenza figlia del romanzo Neogotico ottocentesco inglese. Un ulteriore pasticcio di eso-essoterismo variopinto e portato allo sguardo adolescenziale sia degli adolescenti veri che dei genitori-adolescenti di oggi, ossia gli immaturi che vediamo attorno a noi ovunque. Opera barocca, poi, in toto post-moderna incolpevole di tutto se non di offrire un bel niente filosofico ai ragazzi italiani. Ma tanto intrattenimento… ai livelli della corte di Re Artu’… o forse meglio del Re Sole.
Quel che offre il convento e’ questo: rimasticaticci vari. Meglio andare sugli originali, direi: un ”Don Chisciotte”, un ”Sogno di una notte di mezza estate” e un ”Orlando furioso” sostituiscono ottimamente la signora Rowlings. O ”rawlings”?
Boh. Aggiungete le ”Metamorfosi” di Ovidio e siamo a posto. Rolingese azzerata.
Sergio Captivus Sozi
P.S.
I testi citati non vadano intesi come ispirazione della ”Rawlings”: intendevo dire solo che in quei testi vi si trovano le stesse cose ma ad uno stadio primigenio e migliore da un punto di vista filosofico e letterario. Ma… meglio la inglese che le americanate. Meglio ancora Italo Calvino quando parla ai ragazzi di Medioevo e lo fa… con tutti i crismi. Perche’ questo Erripottere e’ nato in un’epoca troppo sospetta di panem et circenses globalistici. Puzza forte.
Sarei curioso di saper le opinioni di Gianfranco Franchi. Gianfranco: apparisci!
Sergio
Bello il commento di Enrico. Bello proprio. Secondo me pero’ qui si tratta non di ”prendere per il culo”, quanto di esaminare e capire a fondo – o almeno a sufficienza perche’ io non mi metto certo ad esaminare robetta del genere – i fenomeni di questo tipo.
Robetta d’accatto frutto di una mancanza importante: il romanzo epico-fantastico-eroico. D’altronde gli esterofili italiani questo genere lo accettano solo quando viene dalle nebbie nordiche, anche se e’ banale, quindi non lo sanno produrre – produrre in meglio, dico, perche’ certe coordinate potrebbero essere ben meglio gestite in mano a sapienti scrittori italiani ora defunti, come lo stesso Buzzati. Il filone eroico-magico, poi, di grandi come Virgilio e Ovidio, superano per incanto e coinvolgimento qualsiasi Erripottere del mondo. Leggiamo le Metamorfosi. Altro che ca***!!
Sergio – ed ho finito di rompere
mi sono svegliata alle quattro e quarantaquattro e non c’è più verso di dormire. sgranocchio una mela e cogito.
il primo h.p. l’ho portato a casa io, era appena uscito in italiano, e stavano appena arrivando gli echi del suo straordinario successo. lo lessi d’un fiato e lo trovai carino: interessante, scritto bene, di buon respiro, non dannoso dal punto di vista educativo, ricco di elementi che ai ragazzini piacciono. il figlio era in fase tolkieniana, e glielo passai volentieri. fu amore a prima vista.
e da quel giorno iniziò una fase da cui la famiglia non è ancora uscita: cresciuto lui, e spostatosi su altre cose, il testimone è passato a sua sorella, la quale, partendo per il belgio l’altro giorno, mi ha raccomandato di comprarglielo in modo da averlo al rientro. l’ha già letto, ma vuole anche l’edizione italiana.
credo che la differenza tra un fenomeno editoriale per adulti e uno per ragazzi stia fondamentalmente nel fatto che i ragazzi, comunque, i libri li leggono davvero. quanti di quelli che hanno comprato il codice da vinci perchè se ne parlava tanto lo hanno finito? paghi del tributo alla moda del momento, orgogliosi di poter dire ‘libri? grazie, ne ho già uno’ lo hanno appoggiato su uno scaffale dove è rimasto a prender polvere tra un capodimonte e una foto. non che sia un male, secondo me.
i ragazzi, invece, che sono persone serie, h.p. l’hanno letto, ne hanno parlato tra loro e con noi, hanno approfondito temi che li interessavano e hanno glissato su altri. ho assistito a dotte dissertazioni sulle regole del quidditch (non ricordo lo spelling esatto), sull’etica della magia, sulla chimica delle pozioni. qualcosa di simile lo avevo visto in precedenza solo con star trek. e in entrambi i casi ne sono stata lieta.
tutto ciò (perdonatemi, è l’alba) per dire che sì, è un successo editoriale iniziato a tavolino, che ha goduto e gode di un notevole battage, che ha (de)generato caterve di merchandising e cretinate varie, ma con i bimbi tutto ciò non dura nel tempo se non c’è un reale interesse da parte loro.
tra archetipi e simbolismi h.p. li tocca. e non fa danni.
Io ho un grande affetto per H:P: , ha fatto amare i libi anche ai ragazzi più svogliati ed pieno di fantasia.C’è l’epico, il fantastico, e tutto quello che volete ma in maniera “moderna”. Ossia, il linguaggio usato è sicuramente ben comprensibile con il linguaggio odierno.
La R. ? Geniale e generosa, cosa assai rara in questo presente dove la gratitudine è cosa rara. H.P. è un libero inno alle allegorie, un crocivia delle idee. Semplice, quasi troppo, tanto semplice da sembrare complicato…magari saper scrivere come lei ! La scrittrice sfigata? Perchè no, non scordiamoci che lei vive in Inghilterra, sarei stata più scettica se vivesse in Italia .
Comunque, il 5 ho già la wsua copia prenotata, e buona lettura a tutti
Patrizia Petracco.
ps. la classifica dei 3 libri irrinunciabili? si può sapere quali sono stati?
Baci a tutti. Per prima cosa vorrei fare una confessione: il successo di questa donna mi fa rosicare in maniera piuttosto massiccia. In genere invidio il talento, quando c’è. Se invece la capacità si sposa con il “ciulo” mi vengono proprio le schiumette di rabbia. Ecco, volevo prima di tutto chiarire questo, solo perché aborro l’ipocrisia e non credo in nessun modo a quelli che si definiscono non invidiosi ma molto invidiati.
Okay, piccola divagazione.
Torniamo a bomba.
La “mamma” di Harry è una scrittrice che lavora con estrema perizia. Una vera stakanovista del plot e della parola. E’ una che anni fa (molti per la verità) ha avuto una buona idea. Appunto quella dei maghi. Ha dovuto lavorarci moltissimo. All’inizio non è stato semplice ma lei non s’è persa d’animo, ha riscritto il primo libro varie volte.
Mi capita di conoscere bene il suo editore italiano, anzi la sua editrice che è anche la mia (questa caduta di stile me la potevo risparmiare :-)) Quando Harry venne proposto per essere tradotto in Italia non lo voleva nessuno. In inghilterra aveva vendicchiato (così e così) e qui non si fidavano. L’editrice di cui sopra l’ha comprato a pochi soldi. Per una paio d’anni anche qui non se l’è filato nessuno poi … poi è successo quello che si narra nei finali delle fiabe. E’ entrata in campo la solita America. Sono riusciti a portarlo lì, Hollywood ha comprato i diritti per il film e allora, soltanto allora specifico, ha cominciato a salire il febbrone da mago. Il segreto? I ragazzini che, come voi sapete, sono tra i più grandi promotori di prodotti: mammina, a scuola ce l’hanno tutti, lo voglio anche io!
Resta il fatto che la Rowling è una scrittrice non solo dotata ma anche, a detta di chi la conosce, una lavoratrice di rara umiltà. Riscrive molte volte, si fida del suo editor e ascolta i consigli. Una vera bomba di donna. La mia modesta opinione è che il successo se lo merita e suda tutto.
Oh, per rispondere alla domanda: si può creare un successo letterario a tavolino?
La risposta è una categoricissimo: no, col punto esclamativo.
La prova lampante è che i premi letterari (risaputamente pilotati dalle case editrici) non ce la fanno sempre a creare un best seller.
Se chiedi ad un grande editore: come faccio a creare un “caso” letterario? Lui ti risponde: gli fai vincere un premio, lo fai recensire da D’orrico e poi accendi un silos di candele. Se replichi: questo vuol dire che non c’è nessuna sicurezza che il libro venda? Lui ti risponde: nessuna, il libro vende sempre e comunque grazie al magico “passaparola”. E’ un’alchimia di cui nessuno conosce la formula, nemmeno Mondadori.
Tanto vale mettersi l’anima in pace e scrivere quello in cui si crede. Senza tentare di friggere le patate con un occhio al gatto. Pubblicare con un grande vuole dire essere distribuito meglio, ma anche essere obbligato a vendere di più. Altrimenti … be’ se un piccolo editore ti fa un monumento per ventimila copie smerciate, uno grosso ti sputa in un occhio con la cerbottana.
In ogni caso si può benissimo continuare a scrivere e pubblicare senza necessariamente raggiungere ogni angolo della Terra. Giusto?
un abbraccio a tutti.
Una domanda a Gea: i tuoi animali stanno bene? Il mio cane ha la gastrite nervosa non so come fare. Colpa dei botti.
A me questo commento di F.M.Rigo mi è piaciuto un sacco e lo ringrazio perchè fa capire molte cose.
Invece i commenti di Sozi non li capisco bene. Chi parla di filosofia in Harry Potter? a chi alludeva? io non ci ho mai pensato, ma visto che mi ci fa pensare lui non lo troverei così strano. Io pensavo a esperienze psicologiche condivise. Ma non credo che la complessita, i temi impliciti i simbolismi siano appannaggio esclusivo della letteratura colta e della produzione colta. Pensare questo ci tiene indietro e non ci fa capire un sacco di cose, della produzione popolare, dei grandi successi commerciali. delle cose che le persone sentono di trovare di proprio in una cosa che magari da un punto di vista estetico sembra banale.
Non ho mai letto la Rowling e nemmeno ho visto film tratti dai suoi libri.
Tutto ciò che è osannato dalla grande massa, non mi riesce simpatico.
Non posso quindi giudicare.
Credo che inizialmente, libri ed autori possano essere magistralmente manovrati per il successo, ma alla lunga se il fenomeno Potter persiste significa che qualcosa di buono c’è!
Forse il mondo fantasioso e magico attrae molto. Agli adulti distoglie la noia della quotidianità e ai più piccini, l’illusione che il futuro possa essere gestito con una semplice bacchetta magica.
Mah…forse un giorno o l’altro riuscirò a vincere questa mia riluttanza e non è detto che diventi anche io una fan di Harry.
Io credo che la Rowling abbia avuto un’idea vincente con i suoi maghi e i Babbani e credo anche che abbia scritto quello che si dice ‘una bella storia’ con Harry e compagni, scrivendone poi una bellissima per sé.
Il successo si crea anche a tavolino, guidato da buone operazioni commerciali e di marketing e credo che le ultime dichiarazioni, come quella su Silente lo siano.
Ma prima di arrivare a queste ‘furberie’ da scrittrice affermata la Rowling ha lavorato sodo e bene.
Io ho letto solo i primi quattro libri della saga. Forse penso che ora la storia si sia un po’ ‘imborghesita’… o forse sto rosicando? 🙂
Buongiorno a tutti!
Grazie per questi primi commenti… scritti molto bene e analitici.
@ Enrico:
Il tuo intervento è molto interessante, però non sono molto d’accordo con te su questo passaggio:
“Probabilmente, quindi, non sarà una scienza esatta, ma se una casa editrice (medio-grande) decide di trasformare un libro in un caso, è facile che ci riesca.”
La mia idea è che sia improbabile riuscire a creare un caso letterario a tavolino.
Naturalmente bisogna mettersi d’accordo sul significato di “caso”.
Secondo te, Enrico, quand’è che si può parlare di “caso”?
E secondo voi?
Mi trovo d’accordo con quanto scritto da Fausta M. Rigo che, da brava autrice Salani, la sa lunga sui fenomeni harrypotteriani di derivazione italica.
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@ Fausta:
tu scrivi: “se un piccolo editore ti fa un monumento per ventimila copie smerciate, uno grosso ti sputa in un occhio con la cerbottana.”
Su questo punto non sono d’accordo. La cifra di ventimila copie, con i tempi che corrono, è altissima. Quasi innarrivabile per un piccolo editore e molti dei grandi editori ci metterebbero più di una firma (tranne che il libro in questione sia uno degli “stranieri” per cui si è pagato un importo stratosferico in termini di acquisto diritti).
Voi che ne pensate?
Non ho letto Harry Potter, ma posso immaginare perché abbia tanto successo. Ipotizzo che sia scritto bene (ottima narrativa d’intrattenimento), non dubito che sia stato adeguatamente lanciato e promosso, probabilmente anche al momento giusto: latitava forse un testo che riprendesse tematiche di un certo tipo affrontandole con competenza e novità. Poi, una volta che la bolla è già abbastanza gonfia, si fa presto a farla gonfiare ancora di più. Scatta quindi quello che secondo me è il valore aggiunto di qualsiasi prodotto culturale: quel libro ha successo, io lo vengo a sapere da Studio Aperto e così lo compro. D’altronde è un successo, no? Lo dicono tutti. Fu così per Il nome delle rosa (comprato ma non letto, chissà da quanti!), per Il Codice Da Vinci, ecc ecc. E credo che sia normale, oggi.
(Il Codice Da Vinci, a differenza del maghetto, aveva/ha una marcia in più: non si sente mai parlare di certe tematiche da quasi nessuna parte (se non in contesti molto, molto ristretti), intendo approfondimenti veri su Gesù ecc ecc, e una volta che arriva un tipo che non solo te ne parla ma ti dice pure che c’è dietro un segreto incredibile, il libro lo prendi).
Passaparola: certo, ma sospinto da un fracasso mediatico imponente. Son convinto che se si volesse spingere almeno un pochino il libro di Gregori, anche questo avrebbe un successo notevole, non di sicuro planetario, ma almeno fuori dal raccordo anulare sì.
Mi ricordo di un libro di Simona Vinci, il primo: si parlava di una infanzia violenta, depravata, nichilista. Fu un “caso”. Avrebbe potuto non esserlo? Al di là, ovvio, dei meriti della scrittrice. Prova ne è che gli altri suoi libri non sono stati “casi”. La Vinci, insomma, non è più un “caso”.
Ben diverso, è il discorso per Camilleri, ad esempio. Il vero caso, secondo me, resta lui: e forse lo scrittore italiano più bravo, scoperto tardi e praticamente senza altra pubblicità che quella dei lettori. Camilleri merita in pieno il successo che ha adesso.
Le logiche che stanno dietro alla fortuna di un libro sono misteriose, ma credo quasi mai campate in aria. C’è poco di lasciato al caso. Ci sono ovviamente clamorosi successi inaspettati, e altrettanti flop imprevisti (Vittorini mi pare avesse bocciato Il gattopardo, no?), ma in linea di massima penso proprio che se chi ha interesse si mette d’ impegno, il libro lo fa comprare anche ai ciechi.
Massimo@ Permettimi di presentare, a te e a tutti gli amici, Morena Fanti, giornalista e scrittrice.
@La Voce del Popolo.
Consentitemi, non è sbruffoneria, io dal mio posto privilegiato di busdriver tasto il polso all’umanità più di Mannheimer.
Ragionamenti su H.P. ne ho sentiti sempre sulle corse dei quartieri nobili, quasi mai nelle periferie. La mamme chic parlavano di nottate da fare per fare la fila il giorno dopo in libreria; nei bus poveri, i ragazzi parlavano di nottate da fare per accaparrarsi l’ultimo i-pod, mi sorge un sospetto: la cultura ai borghesi e la tecnologia ai coatti? Tra ventanni sarà Spartacus il capo dello stato?
Ho parlato di cultura perchè un libro contamina, infetta, influenza e un ragazzo che riesce ad aprirlo una volta poi lo farà sempre.
Ciò detto.
Non ho letto i libri ma sono convinto che ci sia sotto una formidabile alchimia di sostanza culturale, culo e management. Molti volumi non hanno avuto la stessa fortuna, come molti film – Casablanca partiva quasi come un b-movie, oggi è conservato nei musei.
Probabilmente dal secondo e terzo in poi c’è stata una pianificazione industriale al pari della Coca-Cola, ma i bluff crollano, e qui siamo alla settima edizione, non sono formelle di sabbia, quelle le fanno i bambini sulla spiaggia.
@Enrico Gregori, come sempre è partito al lancio dello start, e avendo lui, druido, la tastiera incorporata nella mano clicca commenti arguti pure dal cesso del Messaggero, chiedo che Maugeri lo faccia partire dal decimo commento (poi dirà: Didò, per le cazzate che scrivi po’i partì pure dù’ ‘ggiorni prima). Di Enrico non condivido il riconoscere alle donne un tipo di fantasia sovrana, no.
Ben vengano altri Harry Potter, attirano gente in libreria e ci scappa pure di vendere qualche libro dei nostri.
@Sergio Sozi, si chiama Rowling.
Lungi da me il correggerti ma quel Rawling mi ha ricordato un personaggio fantastico dell’era moderna, quel colonnello Jerry Rawling, figlio di un tedesco e di una ghanese che è stato più volte dittatore del Ghana, non sempre in modo negativo: bhe, quella sarebbe una storia da scrivere.
Salve e Buon anno a tutti!
Non ho molto da dire in proposito. La Rowling ha avuto il suo successo per una serie di eventi favorevoli già sottolineati nei precedenti commenti, non ultimi il genio creativo e il narrare piacevole.
Sarebbe invece da discutere e molto sul perchè veri gioielli letterari sono sconosciuti ai più! Questo continua e continuerà a sbalordirmi molto più delle copie vendute da Potter.
Riprendo poi con piacere due righe scritte da F.M.Rigo “…In ogni caso si può benissimo continuare a scrivere e pubblicare senza necessariamente raggiungere ogni angolo della Terra. Giusto?”
GIUSTISSIMO,MA ANCHE UN GROSSO PECCATO!
Non so quante volte ho ripetuto su questo blog titoli di libri caduti nel dimenticatoio e addirittura più rari da trovare che qualche incunabolo!
Il gentilissimo Maugeri ricorderà addirittura la proposta che mi fece di curare una piccola rubrica dal titolo “Le mosche bianche” in proposito…
Ma ci rendiamo conto che sono quasi ignoti
“La civetta cieca” di Hedayat, “Nel castello di Argol” di Gracq e “Insaziabilità” di Witkiewicz? Per tacere di tanti altri…
Ma ci rendiamo conto di quanto è grave questa cosa?
Un saluto a tutti
Giuseppe
Io mi rendo conto.
Il “caso” letterario, secondo me, può nascere sotto diverse forme. Magari esce un libro ritenuto di qualità da molte persone e allora, anche senza un battage pubblicitario notevole, il tam-tam lo catapulta all’attenzione generale. Però, sinceramente, non riesco a ritenere di secondaria importanza l’intervento dei mezzi di comunicazione (tutti, ivi compresi i blog come questo), nella creazione di un fenomeno.
Vito Ferro, scherzando, afferma che persino il mio libro (qualora oggetto di martellante pubblicità) potrebbe avere notevole successo. E questo, ne sono convinto, vale anche per i libri di tanti altri ospiti di questo blog. Personalmente mi accontento sia del presente che di quello che sembra riservarmi il futuro.
Sono particolarmente lieto, poi, di avere notorietà sul raccordo anulare perchè con il mio romanzo ho raggiunto la cugina di Vito che costì esercita la sua professione
🙂
Mi trovo sostanzialmente d’accordo con Enrico e con la Rigo. La Rowling se l’è sudato e guadagnato questo successo e non credo sia stato costruito a tavolino. Non nel senso stretto del termine, quanto meno, ma mi pare evidente che l’editore abbia avuto l’occhio lungo decidendo di pubblicare il primo libro della saga. Poi il passaparola ha fatto il suo, siamo d’accordo. Ed è vero che pur continuando a mietere milioni di lettori, ormai si tratta di un caso letterario che, come sottolinea Didò con altre parole, implica che un ragazzo che apre il primo Harry Potter, e poi il secondo, ecc… lo farà sempre con i successivi.
Insomma, una specie di mania (che ha preso fino a un certo punto anche me…un libro letto e due film visti, ma poi mi sono stancata)
Adesso dovremmo essere all’epilogo. La Rowling giura che questo è l’ultimo. Voi ci credete?
Ah Enrì, tra l’altro gli devi ancora 50 euro. Mi ha chiamato poco fa. Daglieli, dai: lo sai quanto è vecchia, come fa senza?
Mi sembra che Enrico, con la sua acuta analisi abbia centrato il problema.
I bimbi amano sognare e spesso si costruiscono un loro mondo magico, nel quale la sbrigliata fantasia rende tutto possibile.Se consideriamo la realtà invivibile che gli abbiamo costruito noi adulti, dobbiamo ringraziare questa scrittrice, che sa il suo mestiere e propone ai fanciulli un alternativo regno incantato dove ancora c’è un barlume di speranza per modificare le cose. Anche noi del resto, sognavamo mirabolanti incontri, con le spericolate avventure salgariane dei tigrotti di Mompracen.Chi non vorrebbe possedere le arti magiche di Harry Potter per risolvere gli annosi problemi che ci affliggono? Pensiamo a come furoreggiano i maghi con i loro fasulli amuleti ed arti divinatorie. E quanti di noi, anche se in altri settori sono alquanto raziocinanti, si affidono ai segni dell’oroscopo, auspicando di essere baciati dalla dea fortuna? Ovviamente, l’astuta Casa Editrice fiutato l’affare,avrà impiegato ingenti somme, ma qualsiasi editore avrebbe agito di conseguenza. Anche il volume “Il Codice da Vinci” ha suscitato giustamente un enorme interesse, poiché basato su argomenti religiosi che ben pochi hanno approfondito, come la lettura di molti Vangeli Apocrifi, dai quali è stata imbastita la trama. Nel libro però, ci sono molti errori storici e di valutazione teologica, in quella straordinaria materia, che io definisco la parapsicologia celeste (come ad esempio è interessante, almeno per me, accertare l’avverarsi dei miracoli o nel corso degli anni delle profezie).Lo dico senza presunzione, perchè per anni ho fatto yoga e studiato la normale parapsicologia, come la lettura della mano, la telepatia, la bilocazione, la chiaroveggenza e le altre prerogative di cui si avvalgono i migliori guaritori italiani che ho conosciuto. Per concludere e ritornare al tema, direi che i mancati incontri o i giusti incontri con i critici o con gli editori, che un bravo scrittore ha avuto la fortuna di avere, nel suo iter artistico, si pensi a Salvatore Niffoi, possono ribaltare e ampliare il corso della propria carriera.Voglio sperare che tale essenziale opportunità si verifichi per ciascuno di noi nell’anno che verrà. M. Teresa
Ah Vito, tranquillo. Accetta anche i ticket restaurant e le cambiali.
embè, io sono acuto e Vito Ferro è ottuso. Ognuno ha gli angoli che si merita
🙂
@ Zaubesi, ti ringrazio. Sai che giorni fa sono stata sul tuo blog e ho letto una cosa che mi ha “fulminata”? Quel pezzo sull’aborto. Complimenti sinceri, bella la citazione di Jung sulla nascita e morte. Infatti è un po’ di giorni che ci penso.
@ F. Di Domenico, veramente guidi l’autobus? Mannaggia che non faccio l’imprenditore altrimenti … sei meglio del Censis! Tu sì che puoi scrivere un romanzo, altro che storie!
@ Massimino (posso?) Maugeri che gentilmente ci ospita: dunque, tu hai ragione quando dici che c’è “grossa crissi” quindi ventimila copie vendute sono molte. Lo sono in assoluto.
Diciamo che un piccolo-medio editore li considera un bel traguardo. Un editore più importante invece (in questa categoria sono inclusi anche i marchi appartenenti ai gruppi editoriali) prende in considerazione di ripubblicare solo autori che hanno venduto minimo 15-20 mila copie. A meno che non si tratti di scrittori che gli fa comodo avere in catalogo. Che so, firme giornalistiche importanti, poeti premiati, intellettuali di spicco (un po’ come noi, no? :-P).
Ti faccio un esempio un po’ da brivido. Hai presente quando vai a vedere i più venduti su IBS? Sono cento giusto? Be’, diciamo che al numero 50 ci sono i libri che vendono 300 mila copie.
Purtroppo è così. Ma se ci pensi è anche un bene. Diciamo che l’editoria italiana è in crisi solo parzialmente. I giornali vendono pochissimo, infatti sono in buona parte finanziati dallo Stato. Però l’editoria intesa come narrativa, saggistica e didattica se la passa bene. E la vuoi sapere la ragione? Cacchiarola questa è la parte più bella, quella che mi fa saltare di gioia. Il motivo è che un libro vende soltanto se ha qualcosa di buono. E’ ovvio che ci sono delle eccezioni, tipo i best seller di calciatori o DJ famosi. In ogni caso, la narrativa è uno dei pochissimi settori italici dove la raccomandazione è utile come un ano di scorta. Noi tutti sappiamo bene come i nepotismi abbiano distrutto il nostro paese, no? Be’ diciamo che nella scrittura vale abbastanza la regola della semplice meritocrazia (ovviamente mantecata con un bel po’ di fortuna).
Non è fantastico?
Io trovo di sì.
E’ una delle poche sfide lavorative pulite che si possono ancora ingaggiare nel nostro paese.
Mamma mia quanto ho scritto, ma che so’ grafomane?
Vabbè comunque, dolce Massimino non te devi mica spaventa’, guarda che 10-20 mila copie si vendono con una distribuzione buona e un minimo di battage. Ecchessarà mai …
🙂
@ Gea, concordo con te: i bambini con il loro affezionarsi nel tempo, stabiliscono la differenza fra una moda e un affetto. Harry Potter è amato! Perché con lui ci s’identifica è una figurina incerta che cerca di fare del suo meglio. HP è al di sopra dei generi, non esprime le “caratteristiche” del suo sesso, ma quelle più universali dell’età di mezzo. In questo senso ha ragione Enrico; solo una donna poteva disegnare un personaggio preciso in tutti i suoi aspetti, dargli vita superando schemi e stereotipi eppure, contemporaneamente, così reale. Perché Harry è un ragazzo che sta crescendo attraverso esperienze e conoscenze, è solo nelle sue scelte, ma la sua vita è condivisa da altri che sono simili a lui e come lui vivono le stesse emozioni. Infatti, anche le ragazzine si riconoscono in Potter e non nell’amichetta, che invece è solo una parte dell’insieme. Probabilmente, la scrittrice non ha fatto tutto da sola e le cose si sono modificate con il tempo, grazie a contributi diversi; un’azione collettiva fatta d’analisi, studi riflessioni, emotività, maturazioni. Scrittore, editore, pubblico e risonanza massmediatica. Una felice operazione che per innovazione può essere paragonata alla novità dei “cartone animati”.
@ Sergio, sarebbe interessante, invece, che tu leggessi la saga del Potter (e ti guardassi anche i film) per scrivere, poi per tutti noi, una tua recensione. Potrebbe essere una cosa molto, molto interessante, anche per te.
@ chi non ama i prodotti di massa, o che non riconosce, così per pregiudizio, un valore ai testi troppo massicciamente amati. Ti faccio solo una domanda: e i jeans? Non esiste uomo o donna al mondo che non ne abbia almeno un paio. Forse, al di là delle operazioni commerciali, esistono prodotti che piacciono proprio per la loro virtù, perché in grado di rispondere alle diverse esigenze e aspettative. Non pensi?
Una cosa me fa tajà di questo blog: l’aplomb di Massimo contrapposto alle digressioni sulla professione della sorella di Vito Ferro.
🙂
@ Rigo:
“me fa tajà ” che cosa vuol dire? (tajà sta per tagliare?)
Domanda delle cento pistole, e poi vado a menar il can per la monnezza, sperando non m’incendiano il bus (se lo fanno meglio così mi faccio un mese di “sindrome ansioso-depressiva e finisco di scrivere il seguito di Ulysse):
Perchè Harry Potter non è una femmina?
@ Miriam sì, tagliare in romano è ridere sguaiatamente.
🙂
@ Di Domenico ma perché Harry lo vuoi femmina?
perchè se fosse una femmina i maschietti avrebbero remore ad identificarsi.
le femmine sono più, come dire, elastiche?
@ Vito Ferro:
In effetti, come ha sottolineato la nostra Tessy (scusa la rima), “Il codice Da Vinci” di Dan Brown colleziona parecchie inesattezze.
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P.s. Tessy è il “nome d’arte” che Gregori ha coniato per M. Teresa Santalucia Scibona
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p.p.s. ma tua cugina scrive? batte anche a macchina?
😉
@ Salvo Zappulla:
Conosciamo già Morena Fanti; nel senso che è già intervenuta qui a letteratitudine e ha pure presentato il suo libro “Orfana di mia figlia” nella sezione “presentazione di libri ed eventi”.
Comunque grazie…
😉
Ma forse perchè all’autora ni ci andava un mago masculo
Ci sono l’eroine fimmine narrative e furbette volendo. Tipo l’ineffabile pippi calzelunghe. E poi c’è il mondo dei cartoni animati! E’ pieno di maghe di grande successo.
Grazissimo F.M. Righessa! anzi torna a trovarmi! (il post abortico era particolarmente ispirato, e non riesco a cucinarne così ispirati tanto spesso. Ma inzomma se fi fa quel che si può:))
@ Silvia Leonardi:
Tu scrivi: “Adesso dovremmo essere all’epilogo. La Rowling giura che questo è l’ultimo. Voi ci credete?”
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Sembrerebbe che sia l’ultimo, però la storia della letteratura (vedi Sherlock Holmes) ci insegna che i personaggi letterari hanno più vite di un gatto. In ogni caso il nostro Potter mi pare che sia già resuscitato; magari potremmo immaginare l’inizio di una nuova saga che vede per protagonisti i membri della prole.
Chissà!
@ Didò:
Alla tua domanda “Perchè Harry Potter non è una femmina?”, mi verrebbe di risponderti: “be’, perché è maschio”.
😉
Ma hanno perfettamente colto la tua provocazione sia Gea che Zauberei.
@ Faustina:
😉
Credimi, vendere è difficilissimo (ma tu lo sai meglio di me!).
Ci sono autori che pur pubblicando con Mondadori e Rizzoli difficilmente riescono ad andare oltre le 5000/7000 copie.
(Non mi chiedere nomi, eh?).
–
L’aplomp, in molti casi, può tornare utile.
🙂
@ massimo: certo, lo so che ci sono inesattezze nel Codice Da Vinci, ma secondo me mica tanta gente lo sa! D’altronde i media bombardano da tutti i alti dicendo cose come: “sconvolgente segreto”, “inconfessabili misteri svelati” ecc ecc, ci fanno le puntate di Voyager, esce pure il film… mentre, la cultura cosidetta alta in qualche modo tace o non si fa reperire… capisci che intendo?
Fantastica la battuta su mia cugina, tanto bella che mi suscita un moto di ilarità tale da non poter trattenermi a raccontati questa:
Due prostitute a natale.
La prima: tu cosa chiedi a babbo natale quest’anno?
la seconda: 50 euro, come l’anno scorso.
E’ vecchia ma a me piace tanto. Me l’ha raccontata Gregori che dice di averla sentita dal vivo durante le sue nottate solitarie lungo le provinciali e le strade sperdute di roma, in cerca di sollievo per la sua mania ossessivo compulsiva a scrivere su questo blog.
@ f.m.rigo: si sta parlando di cugine, non di sorelle. E vorrei vedere: chi di voi non ha una bella cugina zoccolona? E’ risaputo. Tutti ce l’hanno. Le sorelle invece sono quasi sempre sante.
@ Gregori: mia cugina mi ha confessato che quasi quasi non li prende più i tuoi soldi. Ha un cuore anche lei, e si sente di fare del bene a chi è più sfortunato. Io le ho detto: ma dai, guarda che quello non è mica così male! E lei: l’hai mai tastato sotto?
@ vito:
qui sul blog sei arguto, fantasioso e divertente.
perchè, allora, nei tuoi libri sei così scontato e monotono da ridurci gli zebedei a un liofilizzato?
Mi togli le parole di bocca.
Vito Ferro, ti prego non mi dire che scrivi cose noiose, non è possibboli!
Purtroppo sì. Se lo dice Gregori, è così.
di Vito ho letto due libri. e si sono equamente divisi il lavoro di disintegrazione dei miei ammennicoli
Ah, ecco perché la cugina non ha apprezzato il “sotto”.
Vito Ferro guarda che bisogna fare qualcosa sai? Hai un nome che di per sé è abbastanza un mito, ma scusa, cos è che scrivi?
Massimo guarda che non pubblicare questo blog è un errore … vedrai che te ne penti.
Non ho avuto il tempo di leggere dettagliatamente tutti gli interventi, ho dato una sbirciata veloce qua e là. Dico la mia su H.P: ho letto solo un paio di libri, la sensazione è stata piacevole, molto movimento, molte situazioni che si avvicendano a ritmo frenetico e idee brillanti. Un po’ “Il signore degli anelli in chiave contemporanea”. E soprattutto protagonisti sono i ragazzi, questo ha scatenato il processo di autoidentificazione di cui tutti parlano. Chi, tra i ragazzi, non vorrebbe avere i poteri di E. Potter? Uno spirito di emulazione di massa, propagatosi a dismisura fino a toccare punte di folklore o di stupidità collettiva (vedi mamme che si sobbarcano ore di fila davanti alle librerie tenendo la mano teneramente ai loro pargoletti, manco andassero ad assistere alla nascita del Gesù bambino). Eccessi causati dai mass media e da una potentissima azione di propaganda studiata dai migliori esperti. E’ chiaro che a quel punto il personaggio non appartiene più alla signora Rowiling, ma essendo diventato fenomeno di costume, diventa un prodotto da vivisezionare nei minimi termini affinché nulla venga lasciato al caso. Tutto ciò non toglie valore ai contenuti. Affermare che sia solo una grande operazione commerciale, sarebbe irriverente. Alla base di ogni successo editoriale c’è sempre una scelta mirata, in termini di investimenti pubblicitari, da parte dell’editore, il quale evidentemente intuisce (o crede di intuire) la potenzialità di quella determinata opera. Herry Potter, che piaccia o no, ha segnato un’epoca, è destinato a rimanere nel tempo.
PS. Ho letto, sempre distrattamente, anche di strani movimenti nel raccordo anulare, addirittura concentrazioni di sorelle e cugine. Non ho capito bene se hanno aperto una nuova libreria da quelle parti, ho letto che ci va anche Enrico e la cosa mi sembra interessante. Fausta, mi pare ne hai parlato tu per ultima, ti prego delucidami.
@ fausta:
non fare strane evocazioni sulla scorta di un cognome. Ferro, in realtà, si lega alla durezza del suo comprendonio. Quanto a quello che pensi tu, fidati, lì è gelatina da Simmenthal
Gentile F.M.Rigo scrivo cose molto belle. Passa a dare un’occhiata, se ti va, sui blog http://vitoferro.splinder.com e http://lholasciata.splinder.com. non voglio fare pubblicità spudorata in questo post che non è il luogo. Comunque i libri si intitolano: L’ho lasciata perché l’amavo troppo (Congilio Editore) e Condominio reale (Edizioni di Latta). Grazie per l’interesse. Sì, sono un mito.
In pratica la situazione è questa: Vito Ferro scrive libri che pare non facciano bene alle zone erogene di Gregori. Quest’ultimo decide di aprire una libreria sul raccordo per esaurire le scorte. La cugina di Vito non ci vuole più lavorare perché passa solo babbo Natale. Allora si cerca di reclutare del personale tra i parenti battoni.
@ Fausta, Vito ed Enrico:
Vi siete già divertiti abbastanza, dài. Pregasi tornare in tema.
il Massimo rompiscatole
p.s. so bene di aver contribuito a innescare il profluvio di commenti off topic, mi assumo le mie responsabilità… ma, please, tornate in tema
😉
premetto che nn ho mai letto su questo fenomeno, ma ne ho fin sopra le scatole lo stesso. ho la vaga impressione che nel 2008 la gente e ancor di più in un prossimo futuro , ovvero tutta la generazione “harripotiana”, sarà invasata nel credere più nella magia che nella scienza. Ci fideremo sempre meno dei medici e sempre di più dei maghi. E questo genererà secondo me una serie di incompresioni, paure, di superstizioni che ci caputerà in un nuovo medioevo. mi auguro che tutta questa apprensione dietro questo fenomeno scremi un attimino e torniamo sul pianeta terra, dove le cose sono molto più concrete, reali e difficili da affrontare. Stando spesso con i nuovi adolescenti ho notato che loro calano paste e coca, attribuendone proprietà magiche perchè riescono a vedere o fare cose che da “normali” nn riescono a percepire. sono un pò spaventata di tutto questo… forse confondono potter con popper ( enn è il filosofo!) . cmq è tutta una gran confusione. azz!
Uff, ma siete tutti spariti da quando il capo ci ha sgridati?
🙂
io ci sono.
lo zoo sta bene, grazie
Manca il quarto per giocare a briscola
dobbiamo tornare in tema…
🙁
Baci Gea, baci Salvo, anche il mio cane si è ripreso.
Vabbè una cosetta la dico altrimenti Massimo si inalbera.
Detto proprio da cuore, a me i libri tipo Harry mi annoiano a livelli stratosferici, boh, non so perché. Per non parlar del fantasy con tutti quegli Znubx che si scontrano con la dinastia Gnognia per il trono di Guidonia, ma che palle e soprattutto chissenefrega. Forse ci saranno delle fini metafore però preferisco sempre la location realistica, meglio se ai giorni nostri.
@Fausta.
Hai ragione, meglio i nostri di libri, anche se hanno venduto qualche centinaia di copie in meno. A proposito di cani: ho una setter spagnola che è un vero gioiello. Il tuo che razza è? Magari li facciamo fidanzare, diventiamo parenti. Però si accettano solo proposte serie.
A Dido’:
ho giocato apposta col cognome della Rowlings, trasformandola in Rawlings, perche’ ”raw” in inglese significa ”grezzo, non raffinato” ma si pronuncia quasi uguale.
A Miriam:
da cosa deduci che io non ho letto Erripottere?
Vedi, Miriam, io ho qui cercato di analizzare nella maniera piu’ ”scientificamente accurata” il vuoto e prolisso, barocco e in definitiva postmoderno impasto di generi di cui credo sia formata la saga di Potter. Esprimendo pertanto dei suggerimenti di lettura migliori di questa roba, che ho letto, ma senza passione, dunque senza perderci troppo tempo, visto che dopotutto faccio il critico letterario e la Letteratura e’ il mio pane quotidiano da decenni. Dunque magari, se vuoi, rileggi con piu’ attenzione quanto ho scritto e discutiamone i particolari, evitando di far commenti generici. Sono pronto e sono qui: scrivere di critica vuol dire anche esser criticati. Ma con precisione, affrontando degli argomenti e contrapponendone altri. Cosi’ si fa da secoli. Con affetto,
Sergio
P.S. (sempre per Miriam)
Vorrei poi precisare una cosa sul mio disamore per la Rowlings: non ha niente a che fare con le motivazioni che tu dici – il fatto che sia un testo amato da un vasto pubblico – ma con le peculiarita’ dell’opera stessa. Anche la Bibbia e il Don Chisciotte, l’Eneide, le Metamorfosi ovidiane, l’Orlando Furioso e il Visconte dimezzato sono infatti testi letti e conosciuti universalmente (alcuni da secoli) pero’ sono buoni. Potter invece non lo e’ (per i motivi che dicevo ieri: vedi sopra). Ma ripeto: attendo delle critiche piu’ circostanziate, pronto a rispondere con la mia solita obiettivita’ (o almeno con i miei soliti ”tentativi di obiettivita”’)
Ciao cara
Sergio
Ho aggiornato il post inserendo una locandina inviatami dalla libreria Cavallotto di Catania e un messaggio da parte di Luciano Comida (collegato a un post del suo blog)
@ Sergio:
in attesa di repliche ti notifico che l’ottima Miriam ha riaperto, con un suo intervento, il post “Torniamo a Dante”. Perché non dài un’occhiata?
A proposito, intorno alle 23 su Raiuno dovrebbe andare in onda Benigni con (credo, ma non sono sicuro) la lettura del XI Canto dell’Inferno.
Gia’ letto, Massimo; sul post di Dante, Miriam dice cose sacrosante. Pero’… adesso ho da fare una difficile revisione linguistica di un testo pessimamente tradotto dallo sloveno in italiano. Un lavoro urgente, oibo’. Appena ho un attimo di pausa scrivo qualcosa li’. Magari cercando di parlare di Letteratura.
Vi riporto questo articolo pubblicato su Repubblica.it
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Librerie aperte in piena notte per i fan italiani di Harry Potter
E’ PARTITO il conto alla rovescia. Allo scoccare della mezzanotte del 4 gennaio si ripeterà ancora una volta la magia di Harry Potter. Dopo l’ultimo rintocco, nella notte tra venerdì e sabato, sarà infatti possibile acquistare nelle librerie italiane Harry Potter e i doni della morte (Salani, 702 pagine – 23 euro), settimo e ultimo volume della saga firmata da J.K. Rowling.
I fan sono pronti a fare le ore piccole pur di essere tra i primi ad avere tra le mani una copia del volume. Meglio dell’attesa di Babbo Natale, che è già passato, o della Befana, che arriverà solo la notte successiva, i giovani lettori si divertono a scegliere tra le tante librerie che nella notte tra il 4 e il 5 gennaio rimarranno aperte in occasione dell’uscita dell’ultimo romanzo. Uno sforzo straordinario, giustificato dal clamoroso successo italiano della saga: basta pensare che i sei capitoli precedenti hanno venduto sette milioni di copie.
A distanza di dieci anni, sette volumi, cinque film, gli appassionati sanno già tutto del romanzo conclusivo, conoscono anche quello che J.K. Rowling ha annunciato sul futuro dei suoi personaggi e che ha deciso di non raccontare nell’ultimo capitolo, ma nulla toglierà loro il piacere di leggere e scoprire pagina dopo pagina le avventure di Harry ormai adolescente, cresciuto insieme a loro.
Le iniziative nelle librerie. L’attesa per l’arrivo del settimo capitolo della saga – di cui sono state stampate un milione di copie – darà vita a una serie di iniziative in molte delle librerie italiane. Alla Melragazzi (Melbookstore) di piazza SS. Apostoli a Roma, aperta per l’occasione dalle 23.30 all’1 circa, saranno proprio i Professori della Scuola di Hogwarts ad accogliere tutti gli apprendisti maghi e streghe, per la consegna delle bacchette magiche e la lettura di storie, racconti magici e alchimie. E sempre a Roma, ma la mattina dopo, la sala Deluxe della Casa del cinema a Villa Borghese ospiterà la proiezione dei primi cinque film della saga. La maratona avrà inizio sabato alle 10 e si concluderà alle 24, con ingresso libero fino a esaurimento posti.
Parte alle 21 di venerdì l’attesa per l’uscita dello stesso volume al Mondadori Multicenter Duomo di Milano, che vedrà un’intera serata di giochi e magie a tema Harry Potter, come la caccia al tesoro, aspettando la mezzanotte con un conto alla rovescia, in attesa della propria copia contrassegnata da un timbro speciale della festa.
Anche Torino e Bologna attendono con ansia l’uscita del volume. Alla Feltrinelli di Torino, con apertura straordinaria dalle 22 alle 2 del mattino, si susseguono spettacoli dei più noti maghi italiani come Marco Aimone e Beppe Brondini; l’evento, a cura degli Amici della magia, propone spettacoli di micromagia, illusionismo per divertire e iniziare i profani alle nobili arti magiche. A Bologna per i più golosi c’è un pacchetto di Gelatine Tuttiigusti e uno sconto del 15% alle librerie Coop. E la mattina di sabato, a partire dalle 9.30, i bambini sono invitati nei diversi punti vendita del capoluogo emiliano per preparare pozioni magiche e cimentarsi con giochi e quiz a premi.
A Firenze le librerie Edison e Martelli saranno aperte fino alle 2, ma già dal pomeriggio ci saranno clown per i bambini mentre dalle 22.30 gli adulti potranno divertirsi con concerti jazz. Apertura fino a notte fonda anche alla Feltrinelli di Firenze, Siena e Pisa, e al Melbookstore del capoluogo toscano. Alla Feltrinelli di Firenze, dalle 22.30, ci saranno animazione e quiz per i più piccoli, con degustazione di cioccolatini. Chi acquista il libro avrà impresso sul frontespizio uno speciale timbro realizzato per l’occasione e che sarà distrutto la mattina successiva.
La saga dei record. Sono 65 le lingue nelle quali sono stati tradotti i romanzi di Harry Potter: tra queste, l’arabo (“Hari Butor wa Hajar al-fayasuf” è il titolo del primo libro) e il latino (“Harrius Potter et Philosophi Lapis” che nel Regno Unito ha venduto 10 mila copie). E in tutto il mondo sono 325 i milioni di copie vendute dai primi sei romanzi. Harry Potter è così il terzo libro più venduto dall’invenzione della stampa a caratteri mobili dopo la Bibbia (tre miliardi di copie) e il Libretto rosso di Mao (un miliardo).
Ancora due film. In attesa (o nella speranza) che la scrittrice scozzese decida di mettere mano a un possibile ottavo libro, i prossimi appuntamenti sono con gli ultimi due film della serie. Il sesto Harry Potter e il Principe Mezzosangue, ancora in lavorazione, sarà sugli schermi a novembre 2008 con lo stesso regista del quinto film, David Yates, e il medesimo cast delle puntate precedenti, più Jim Broadbent nel ruolo del vanesio professor Horace Lumacorno. Per il settimo e ultimo film – che, in base alla trama del libro, richiederà un grande sfoggio di effetti speciali e scenografie – bisognerà aspettare il 2010.
Parco a tema negli Usa. Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, dovrebbe poi aprire i battenti “Il magico mondo di Harry Potter”, un parco a tema nell’Universal Resort di Orlando, in Florida, con attrazioni e ambienti ispirati al villaggio di Hogsmeade e alla scuola di Hogwarts. Il progetto è promosso da Universal e Warner Bros. (che ha prodotto tutti i film della serie) con il diretto coinvolgimento di J.K. Rowling, a garanzia di una sorta di marchio di autenticità.
(3 gennaio 2008)
@ Fausta, Vito, Enrico:
grazie per la comprensione. Non vi sarete mica arrabbiati!
😉
@ Gea:
Non mi fare la faccina triste, dài!
🙂
🙂
Erripotter tradotto in latino? Bene. Attendo con trepidazione e raccoglimento estatico-anacoretico la versione in sanscrito e greco ionico.
A Gregori, Ferro, Eventounico e Dido’:
e a noi quando ci traducono, almeno in dialetto bergamasco?
Il fatto stesso che questa scrittrice sia riuscita a far leggere i ragazzi è un risultato importantissimo!
Persino il ministro della cultura in Inghilterra ha invitato i genitori a dedicare dieci minuti al giorno alla lettura delle fiabe per i loro i figli, ormai dediti solo al computer ed alla televisione.
La Rowling quindi è stata premiata, ma i motivi apparenti del suo successo non li conosco in quanto non ho letto i suoi libri.
Buon anno.
Rossella
@Sergio, sui Jeans (sul prodotto che piace) hai frainteso, non era per te, ma per Mina, che prende le distanze a priori.
Per il resto sapevo già quello che avresti detto, parola per parola; però, secondo me, sei troppo rigido…
Su Dante: ho postato l’intervento in fretta, scritto a ridosso della penultima trasmissione televisiva quasi con rabbia; ora ne stanno trasmettendo un’altra . Era la seconda volta o forse la terza, che riascoltavo le stesse parole e ho provato un senso di disgusto e insieme anche di noia. Nessuna emozione, nessun stupore ma solo uno sproloquiare da imbonitore. Ti aspetto di là, con comodo, quando avrai tempo…
Ciao, Miriam
PS. Con il dialetto bergamasco posso provarci io! Sto finendo la mia “commedia” sui bachi (ma, mi sento incerta, il finale non è uno scherzo, sto ancora cogitando)
Mollo il “Divin Benigno Benigni”, per farti ode meta-divino Sozi:
“Mangiate merda, miliardi di mosche non possono avere torto” questo sarebbe il tuo sentire, Sergej.
Epperò, io dicevo che Il Potterino mi serve per riportar i bambini a Peter Pan, al “piccolo Principe”. Hai visto mai che parola tira parola leggono altro?
…
Però, ancora…
La mia provocazione anti-Gregoriana è stata accolta poco.
Gregori:
“Ammiro la Rowlings. E sono anche convinto che un’idea del genere, così concepita in tutte le sue sfaccettature e tutti i suoi particolari, avrebbe potuto averla solo una donna.”
…
Ma! La più bella canzone per una donna l’ha scritta un uomo, Enrico Ruggeri.
Tutta sta’ sensibilità femminile non la vedo. Dov’è la ricerca di riscatto?
E’ un maschio Harry Potter, ed è femmina il suo braccio, la sua “spalla” nella storia.
Sensibilità da maschio? Ancora una volta, se una donna vorrà esser brava dovrà sancire “l’uomo?”
“Dante” di Benigni ha riportato mio figlio alla “Commedia”: imbonitor non porta pena!
Che Harry Potter sia letteratura principalmente dedicata ai giovanissimi sembrerebbe scontato. Ma ciò non vuol dire che non possa essere fruita anche dai grandicelli. Più ancora vale per i film.
Esiste poi una qualche differenza tra la saga della Rawlings e Il signore degli anelli, per esempio? O Guerre Stellari? O E. T.? Oppure libri e film su mago Merlino e il regno di Camelot?
Ma quesiti e risposte credo che ci conducano chissà dove. Qui, a occhio, la “provocazione” di Maugeri era sulla qualità di Harry Potter e sulla sua eccezionale diffusione.
Ho già detto più o meno quello che penso. Ossia che la qualità c’è e che il successo mi pare meritato anche se imprevedibile a quei livelli. Del resto, a parte Vito Ferro in overdose da bagna cauda, chi mai potrebbe mettersi a scrivere un libro dicendo “beh, venderò circa 325 milioni di copie, se proprio andrà male”.
Non mi stupisco che molti (me compreso) preferiscano per esempio l’Orlando Furioso. Mi stupisco semmai che qualcuno possa fare dei paragoni. Io li ritengo impossibili.
Concludo esprimendo la mia perplessità circa la fine della saga con il settimo capitolo. Credo che la Rawlings ci ripenserà.
Sarebbe casomai interessante vedere come lei se la caverebbe con tutt’altro genere di letteratura. Ma, mi chiedo, perché mai dovrebbe farlo?
Certo, vero è che con quello che ha incassato grazie al maghetto, potrebbe permettersi una serie infinita di fiaschi. La Rawlings, però, sembra anche seria e orgogliosa e, quindi, poco incline a impiastrare fogli di carta a vanvera.
Prima o poi, però, mi piacerebbe che in un’avventura di Harry Potter la maghetta Hermione Granger e il suo roscetto collega Ron Weasley si chiudessero nel cesso del castello per farsi una trombatina.
Quasi quasi chiamo la Rawlings e propongo la mia idea. Sei invidioso, Ferro?
🙂
@ didò:
che palle che sei!
ok, Ruggeri ha scritto la più bella canzone del mondo (secondo te) PER una donna. Ma non ha scritto COME una donna. La cosa è ben diversa.
Che gli uomini abbiano fantasia non lo metto in dubbio. Come vedi, ad esempio, se tento di farmi comprendere da te è evidente che di fantasia io ne ho da vendere. Dico solo che una fantasia “applicata” a quel contesto e in quel modo, a mio parere poteva esercitarla solo una donna. Spero di essermi spiegato e….Buon Ferragosto (non so se cogli il recondito significato di questo augurio)
🙂
Miriam:
sono con Dido’: magari ce ne fossero, di ”imbonitori” come Benigni! (ma su Potterino la penso come ho gia’ detto e arcidetto…)
Io sono serio e professionale, cioe’ anche fermo nei principi e nelle opinioni, finche’ qualcuno non mi fa cambiare idea. Ma non bastano tre parole a farmi cambiare idea. Bisogna che gli altri fatichino sulla parola e sul pensiero come lo faccio io.
@ sergio:
a dire il vero siamo noi che fatichiamo con la tua parola e i tuoi pensieri. Buonanotte, invasato!
🙂
@ fausta, quasi micro o.t.
ma tu l’hai letta ‘guida galattica per autostoppisti’ ? secondo me ti dovrebbe piacere. io la adoro, tutto il ciclo. non è fantasy, è fantascienza surreale e ironica.
@ massimo
torno nei ranghi: facciamo una distinzione tra caso letterario e successo editoriale? il caso letterario sì che può essere creato a tavolino. è sufficiente che un critico lo lanci e un altro che in quel momento si annoia lo raccolga e rilanci. a valanga, spesso in mancanza di alternative valide o se la questione ha aspetti vendibili dal punto di vista mediatico, seguono gli altri, in una gara al ribasso generale in cui la letteratura finisce per avere un ruolo marginale. ma tutto questo non necessariamente si traduce in successo editoriale. e anche quando c’è è una bolla di sapone.
onestamente, ogni volta che in classifica vedo un libro vero, sia che sia il mio genere oppure no, mi riempio di gioia.
perchè è una testa di ponte. un infiltrato, un agente provocatore. e, se anche solo pochi di coloro che lo hanno letto faranno il salto di qualità e inizieranno a leggere anche altro con amore, ha un valore immenso dal punto di vista strategico.
fate che entrino in libreria. magari poi qualcuno andrà anche in biblioteca.
@ Massimino. Non mi sono arrabbiata, ma ci devi far dirazzare ogni tanto, credo che ognuno di noi passi la maggior parte del tempo a scrivere roba “seria”. E’ normale che quando ci si “inconra” sul tuo blog scatti un minimo d’anarchia. dai, cerca di capire, siamo umani … e anche un po’ cretini.
Tutti tranne Vito Ferro.
🙂
@ Salvo. Bella una setterina, però il mio cane è una lupa, insomma femminissima.
🙂
@Gea. Non l’ho letta la Guida per autostoppisti, sai cos è? Da un po’ di tempo non mi appassiona nulla, sono diventata una gran cacacazzi, non so se ti capita. Sai quando non trovi un solo libro che ti piaccia? Heeeeelp! Spero che passi. Però ci hai preso, diciamo che prediligo il genere surreale innestato in un contesto iperrealista. Davvero, hai intuito.
🙂
Oh, ecco. Metto un commentino serio.
Quello che dice Sergio è ovvimente vero. Chi metterebbe mai in dubbio l’Odissea? Mi viene questa perché la amo particolarmente e forse ha una qualche analogia con le faccende magiche. La Rowling effettivamente ha fatto leva su delle fantasie ataviche. Tra l’altro sappiamo tutti quanto nella cultura anglosassone sia anche presente quella ellenica. Azzarderei che gran parte della mitologia mediovale inglese è un po’ figlia di quella greca. Però sono d’accordo con Gregori quando dice che le due cose non si possono paragonare perché troppo distanti. Non solo geograficamente ma anche a livello temporale.
Boh, cosa avrebbe dovuto fare la Rowlings secondo Sozi? Scrivere un Harry Potter in versi seicenteschi? E chi l’avrebbe letto? Di certo non i bambini. Allora perché non scrivere narrativa nella lingua di Dante. Forse dico cacchiate però credo che la forma come i contenuti hanno una evoluzione nel tempo.
Poi, poi … Gregori ha detto che secondo lui le donne hanno più fantasia, questo è un discorso interessante. Forse non è del tutto vero. Sapete come funziona la faccenda degli emisferi e bla bla bla. Pare che le femmine scrivano visualizzando le scene. In pratica “vedono” una specie di film mentre narrano. I maschi, di contro,, sono più capaci di concentrarsi sulla trame, inventano plot più articolati. Forse sì, adesso che ci penso la fantasia pura, la capacità visionaria è una dote femminile, ma la “visione” maschile è comunque necessaria. A volte le donne si perdono un po’, forse.
Di sicuro hanno una chiacchiera che ti sfonda.
Ma quanto ho scritto?
Me devo sta’ zitta un attimo.
Baci
Scusate ho appena scoperto una cosa … Vito Ferro ha un’agenzia di scherzi, cioè … geniale, ma lo fa proprio di lavoro?
Gregori perdona ma sei tu che lo promuovi.
Okay, okay, Massimo, ho capito.
Allora sai che c’è? La Rowling di Harry Potter ne scrive ancora uno poi cambia.
aridaje!
NON HO DETTO CHE LE DONNE HANNO PIU’ FANTASIA DEGLI UOMINI (perdonate il maiuscolo ma almeno spero di rendermi più comprensibile sulla questione).
Ho detto che quel tipo di fantasia applicata a una storia del genere in tutte le sue sfaccettature è (secondo me) peculiarmente femminile.
Dai Enrico, non ti arrabbiare. C’e’ un post per te da queste parti:
http://lauraetlory.splinder.com/post/15371181/Un+te%27+prima+di+morire…+e+al
Per quanto riguarda HARRY POTTER adesso non posso dilungarmi in un analisi che sarebbe tutt’altro che spassionata. Dico solo che ho letto tutti e sei i libri almeno tre volte l’uno e che ho ordinato mesi fa quello che esce stasera. Sono sicura che piangero’ alla fine (che conosco gia’, l’ho sbirciata sulla versione inglese tra l’altro molto poco curata graficamente) e che per consolarmi del fatto che il mio adorato maghetto e’ diventato adulto, marito e padre, andro’ a rileggermi ancora una volta tutti e sette i libri. Sono fantastici, sono scritti bene, hanno un’evoluzione pazzesca dalla fiaba al romanzo gotico, cresci insieme a quell’adolescente carino e un po’ sfigato, lo segui, lo capisci, lo vivi. Che si puo’ volere di piu’ da uno scrittore? Anzi, da una scrittrice? Perche’ ha ragione Enrico, secondo me, una cosa come Harry Potter poteva scriverla solo una donna. Il che non vuol dire che le donne abbiano piu’ fantasia degli uomini. Ce l’hanno diversa, decisamente diversa (per inciso e’ assolutamente vera quella cosa della visualizzazione delle scene, sia quando scrivono che quando leggono e se i maschi non visualizzano, non sanno quello che si perdono).
Laura
Buongiorno a tutti!
Intervengo basandomi sugli ultimi commenti pubblicati.
Per F.M. Rigo.
Per quanto riguarda la questione mitologica, secondo me la Rowling ha pescato molto dalla mitologia greca. Non sei d’accordo?
Smile
Quando Laura Costantini scrive che “il mio adorato maghetto e’ diventato adulto, marito e padre” secondo me ha centrato il nocciolo della questione.
Uno dei punti di forza della saga è la crescita dei personaggi. Questa crescita li rende reali e credibili. E li fa amare.
Non siete d’accordo?
Smile
Un’ultima cosa.
Secondo me la fortuna o il caso hanno giocato un ruolo importantissimo. Cosa sarebbe successo se la casa editrice anglosassone che ha lanciato Potter avesse rifiutato il manoscritto e la Rowling si fosse rivolta ad un editore ancora più piccolo, incapace dal punto di vista del marketing? Probabilmente la Rowling non sarebbe così nota, e nemmeno il maghetto.
Qual è allora la percentuale di bravura dell’autrice e quella relativa alla fortuna o al caso?
Secondo me: bravura 40%, fortuna (o caso) 60%
Secondo voi?
Smile
Sì Elektra sono d’accordissimo con te, cavolo la mitologia greca secondo me è radicata a fondo nell’immaginario collettivo, figurati in quello degli scrittori europei! Viene tutto da lì, non si discute.
Mi infilo in quella sorta di sottotraccia che è il tema proposto da Gregori: donna meglio sì, donna meglio no. Dico solo questo: negli ultimi anni ho svolto molti laboratori di scrittura nelle scuole, dalle elementari alle superiori. Statisticamente i partecipanti più attivi, curiosi, validi, interessati e creativi erano le femmine. Non so se sia possibile dedurne un dato certo, ovviamente. Non so quindi se il Potter l’avesse mai potuto scrivere anche un uomo. Di sicuro le donne scrivono bene. Davvero. Poi ci sono certamente talenti maschili con una scrittura in cui la componente femminile è spiccata. Ma c’è anche uno come Gregori che scrive benissimo per le mucche. E’ l’autore più letto nei pascoli ciociari.
Per F.M. Rigo.
Ehm, ho sbagliato… in verità al posto di “mitologia greca” volevo scrivere “mitologia nordica”. E’ stato un lapsus. Scusami, eh!
Ecco, secondo me c’è più mitologia nordica che quella greca. Questo era il senso del mio intervento.
Smile
Io ho letto (più o meno quando uscì) il primo Harry Potter. E chiusa l’ultima pagina non mi venne nessunissima voglia di attendere i seguiti.
Spocchia oppure disinteresse verso la narrativa fantastica per ragazzi o per bambini? Nemmeno per idea. Attendo con ansia il tredicesimo (e purtroppo ultimo) volume della SERIE DI SFORTUNATI EVENTI, ho letto con molto gusto la trilogia (anche se esplicitamente e trucidamente anticristiana…e io sono valdese) QUELLE OSCURE MATERIE di Philip Pullman, ho apprezzato i romanzi dell’INDIANO NELL’ARMADIO, mi piace molto il ciclo di Narnia, stravedo per Winnie Pooh, ammiro il talento eclettico di Neil Gaiman, trovo bravissimo un autore come Serge Brussolo e aspetto con fiduciosa curiosità di leggere l’esordio per ragazzi di un eccellente scrittore di fantascienza per adulti come China Mieville.
Ma Harry Potter non mi ha preso nemmeno un po’.
@ chi vuole:
su espressa autorizzazione di Massimo Maugeri vi segnalo un mio breve ma intenso 🙂 comunicato su “Presentazione libri ed eventi”.
Thanks
@ vito:
infatti mi apprezza molto quella vacca di tua cugina
🙂
Forse è l’illusione inconfessata della possibilità di adoperare per i propri scopi forze che oggi consideriamo soprannaturali o comunque estranee alla ragione a determinare il successo di questo genere di scrittura.
La magia è interessante solo nella letteratura: nella fiaba, nelle narrazioni mitologiche, nella poesia, nella musica, scritti importanti perchè danno spazio alla sensibilità, alla fantasia le quali tuttavia non dovrebbero essere confuse con la superstizione.
E’ un mondo irreale: le fiabe presentano molto spesso tra i loro personaggi principali il mago, la strega (buoni o cattivi) esseri che conoscono il futuro, il linguaggio degli animali, le interpretazioni nascoste degli uomini. sanno rendersi invisibili, dominare gli spiriti ecc.
Il fenomeno POTTER, a mio avviso, non si fonda sulla fantasia assoluta: è solo una costruzione artificiosa del potere magico. Tutto regolare: scuola, la partita volata ecc.
Non esiste magia reale.
“Fino a che punto è possibile ‘pilotare’ il successo di un libro?”
Qui bisognerebbe fare un lungo discorso. La prima risposta che mi viene in mente è: “Sfruttando l’ingenuità di molta gente”.
Con stima
Maria Luisa Papini Pedroni
325 milioni di ingenui?
Dopo tante discussioni, secondo me, c’hanno azzeccato due donne, Rigo e Papini: il successo universale della Rowlings mi sembra dovuto al ricollocarsi nel filone della fiaba storica alla Fratelli Grimm, quella cupa (gotica) con Orchi, Lupi e Streghe che ha condizionato varie generazioni di ragazzini, (schematizzazione del negativo mediante raffigurazioni che, per quanto orripilanti, sono comunque comprensibili); ma con qualcosa in più: la magia, che permette ai ragazzini di esorcizzare e impadronirsi di queste raffigurazioni, di dar loro (e al ragazzino che c’è in ognuno di noi) un’idea di possibilità di controllo del negativo. A questo aggiungerei il richiamo a un nome di forte presa sul mercato inglese, quello della Beatrix Potter, famosa creatrice di Peter Rabbit sul finire dell’800, scrittrice molto diffusa di simpatiche favole d’animaletti. Piove sul bagnato. Questa del nome direi che è operazione commerciale, il resto (sempre secondo me) piuttosto creazione inconscia dell’Autrice. Saluti: al gregoriano, autore di pregevoli cantate, sempre intonate (e la intona a tutti); al buccimpero (che non manca di farci sentire la sua voce squillante dai confini dell’impero) e al Massimo Navigator (che dopo aver latitato dalla latitudine sembra sia riuscito a fare il punto, ritrovando la longitudine) Buon Anno a tutti!
@ gianmario:
augurissimi anche a te da parte dell’intonato cantore
🙂
Secondo me discutere il perché del successo di Harry Potter non serve a un accidente, o cazzo, che dir si voglia. Comunque ‘sta scrittrice la invidio, beata lei! c’avrà sicuramente la boxter decapottabile e potrà permettersi il vero grande lusso: dire che i soldi non sono tutto.
mah.
….o il denaro non dà la felicità, si dice. Ma nel caso è meglio piangere dentro una Ferrari piuttosto che dentro una Panda
@a chi parla di magia
Secondo me la magia di Potter è una patacca, e ai ragazzi “il maghetto” piace, non perché maghetto e che in un certo senso trova le soluzioni in strumenti o strambissime combinazioni, ma nel FATO, in quel concorrere di tante cose, eventi e volontà. Potter piace perché è un mago “scolastico” e la sua magia non è altro che un imparare a condividere con gli altri (amici e compagni) gli inciampi della vita. Almeno, questa è la mia impressione.
Libri e film sono inseparabili; da soli esistono solo in parte.
Poi c’è La storia infinita, il pericolo del grande Nulla che avanza e ci contamina (grande film d’animazione); ma questa è veramente un altra storia.
non voglio difendere nessuno, ma potter è un cognome ESTREMAMENTE comune, in gran bretagna. e questo è il motivo che lo rende efficace. permette ad ogni tom, dick e harry una facile identificazione.
🙂
Ben venga la Rowlings se aiuta a leggere chi non lo farebbe. Indubbiamente ha saputo cogliere un bisogno e riempirlo. Il mito si afferma proprio laddove esiste carenza di valori. Lo spirito critico è un valore e dei più rari.
Mi piacerebbe molto avere un emisfero sinistro simile a quello della Rowlings o, comunque, di una donna. Forse, caro Sergio, quello che ho scritto e che spero scriverò potrebbe essere tradotto quanto meno in un italiano apprezzabile. Altrimenti l’unica traduzione che meriterò sarà quella oltre confine. Ammiro molto Vito Ferro. Io non sarei mai capace di definire “molto belle” le cose che scrivo. Miriam e Gea sono, nella mia percezione, la versone femminile del grillo saggio.
Massimo non frenare gli O.T. di Enrico and friends. E’ a questi “ricami” che devi parte del successo del blog. Non dimenticarlo. Gli scrittori (o aspiranti) che parla di libri (tra di loro…) sono oppiacei vietati dalla legge del mercato e cari solo alla elite di morettiana memoria.
p.s.
la magia, l’alchimia, ecc. hanno molta più dignità di tante cazzate scritte…sui cavalcavia
evento.
mi sei molto simpatico, ti apprezzo per le cose che dici e scrivi, ti stimo…
ma ti scongiuro, non darmi del grillo parlante.
sono assai poco saggia, e inoltre non mi piacerebbe passare il resto dei miei giorni a tentare di evitare martelli volanti.
🙂
avrei dei dubbi sul fatto che i miei off-topic abbiano contribuito al successo di questo blog
Buona anno a tutti. Inserisco due articoli tratti da “Il Mattino” del 3 gennaio.
Il primo si inititola “Il maghetto e i suoi fratelli”
–
di Donatella Trotta
–
Una fiaba come strumento per salvare il mondo, chiave per confrontarsi con la propria vulnerabilità e mezzo per fronteggiare le proprie paure. Alla ricerca di se stessi: tra amore e morte, realtà e finzione, apertura mentale e pregiudizi, perdita di certezze e bivi decisionali, indecisione e risoluta assunzione di responsabilità. Gli ingredienti del passaggio dall’infanzia all’età adulta ci sono tutti, nella ricetta narrativa di Harry Potter e i doni della morte, il settimo e ultimo volume della fortunata saga dal successo planetario inventata dalla scrittrice scozzese Joanne K. Rowling. La quale, pressata dai suoi fans (e forse dai suoi editori) e incerta se dare o no un seguito con un ottavo volume alle avventure del maghetto ormai cresciuto e persino accasato con prole – dopo le dure prove affrontate per sconfiggere l’infame Voldemort in veste quasi neonazi -, pare stia nel frattempo lavorando ad un romanzo (forse giallo) per adulti e a una favola politica per i più giovani, dopo aver deliziato pochi eletti con The Tales of Beedle the Bard, un volumetto inedito di racconti (tiratura: sette copie illustrate a mano dall’autrice) battuto all’asta da Sotheby’s a metà dicembre per beneficenza, a sostegno dell’associazione The Childrens’ Voice. Intanto, dopo l’uscita dei doni della morte in inglese l’estate scorsa, in Italia è da tempo iniziato il conto alla rovescia per la traduzione italiana di Beatrice Masini per Salani, uscita attesissima (nella notte tra domani e sabato) con la suspence di rito e centinaia di feste organizzate nelle librerie di tutta Italia: la sola catena Feltrinelli ha già allertato 48 sedi in 35 città per una memorabile «notte magica». Domani entro le 12,30, a Roma Termini, presso il binario nove e tre quarti segnalato per i seguaci italiani di Harry Potter, riunione di tutti gli aderenti al sito http://www.diagonalley.it, primo portale italiano dedicato al mondo dei libri della Rowling, per aspettare la fatidica ”ora X”. Ma la celebrazione più importante è quella voluta da Luigi Spagnol domani alle 22, con Saturnino e Silver, nella Biblioteca Sala Borsa di Bologna: «città che rappresenta un ideale crocevia e punto di incontro per il mondo dell’editoria internazionale per ragazzi, nonché sede della più prestigiosa e antica università italiana che, attraverso la Facoltà di Scienze della formazione, dedica da sempre una particolare attenzione alla letteratura per l’infanzia», spiega l’amministratore delegato del gruppo editoriale Mauri Spagnol e presidente della Salani editore, che minaccia azioni legali per alcune anticipazioni (e vendite anzitempo, avvenute in alcuni centri commerciali della Calabria) del settimo volume della saga. Già. Perché a parte casi letterari eclatanti, che riescono a entrare nell’agone mediatico, la letteratura per l’infanzia e la gioventù resta tuttavia, in Italia, una trascurata ”zona di riserva” (per usare la celebre espressione di Giuliano Vigini), o territorio alla frontiera (dal titolo di un bel librino di Pino Boero, Einaudi). Ma il «fenomeno» Harry Potter invita allora anche ad andare oltre: a prendere cioè in seria considerazione proprio quel vitalissimo segmento editoriale che è la produzione globale di libri per bambini, ragazzi e giovani adulti. Perché al di là delle cospicue cifre di mercato, pur confortanti, è la qualità a farla da padrona in moltissimi casi: che meriterebbero più costante attenzione da parte della stampa generalista, al di là delle (poche e ottime) riviste specializzate di settore (o di un portale giovane e innovativo come http://www.editoriaragazzi.com). Se proprio si vuol restare in ambito fantastico, piuttosto che interrogarsi sugli eredi della Rowling (come sta avvenendo dietro la spinta del potente editor Barry Cunningham, già primo talent scout della Rowling, che adombra i nomi dei britannici Brian Williams e Roderick Gordon, autori del thriller-best seller Tunnels, in uscita anche in Italia in primavera; degli americani James Owen e Rick Riordain, dell’irlandese Michael Scott, del sacerdote inglese Grahan Taylor), meglio forse pensare alla suggestione intellettiva ed emotiva sprigionata dalla lettura del racconto edito da Orecchio Acerbo Il mistero delle antiche creature di Jerry Kramsky (nome di penna per Fabrizio Ontani), qui in coppia con l’arte davvero magica di Lorenzo Mattotti, il quale – nell’alternanza di scarne tavole bianconere e lussureggianti immagini a colori – amplifica la forza intrinseca della storia, che racconta con asciutta poesia il potere della creatività e il rapporto tra vecchi e bambini, uomini e animali. Viene in mente quanto scriveva nel ’93 Romolo Runcini del fantastico, «un discorso sempre interrotto fra il quotidiano e l’eterno»: si pensi ad esempio allo splendido racconto gotico di Nathaniel Hawthorne La bambina di neve, ora riproposto da Topipittori (che ci restituisce anche la favola nera di Robert Browning Il pifferaio magico di Hamelin nella traduzione di Umberto Fiori e Livia Brambilla, con le incisioni di Antonella Toffolo di grande impatto visivo), in una nuova traduzione con le illustrazioni oniriche di Kiyoko Sakata. Il fatto è che i confini tra letteratura per ragazzi e per adulti sono in fondo davvero labili, come insegna tra l’altro, per rimanere nei confini campani (ma in orizzonte universale) il celebre Cunto basiliano, dal quale Antonella Ossorio ha scelto una storia, La pulce, riscritta con sapienza linguistica e letteraria efficacemente accompagnata dalle illustrazioni-collage di Antonello Silverini (Falco editore): non a caso vincitore del premio internazionale di illustrazione per l’infanzia Stepàn Zavrel. Non mancano, del resto, ottimi autori per adulti ”prestati” alla scrittura per ragazzi: come avviene, per citare solo tre casi recenti, con David Grossman (il suo La lingua speciale di Uri, adattato per Mondadori da Bianca Pitzorno e illustrato da Manuela Santini, è un piccolo capolavoro di tenerezza familiare applicata alla difficoltà di mediazione nei rapporti), Frank McCourt (un’altra toccante storia vera e autobiografica, Angela e Gesù bambino, Adelphi, con disegni di Sophie Benini Pietromarchi, trad. Claudia Valeria Letizia) e Manuela Dviri, autrice del racconto anch’esso autobiografico e illustrato da Sergio Staino Shalom, Omri. Salam, Ziiad (Sinnos), paradigma di pace dagli intenti umanitari: il sostegno al progetto israelo-palestinese Saving Children. Perché il mondo ha bisogno di ponti, più che di muri: e la letteratura per ragazzi è un territorio privilegiato per costruirli e percorrerli. Lo dimostra un bellissimo libro illustrato di Armin Greder, L’isola, pluripremiato e pluritradotto. Sta per uscire in Italia tradotto da Alessandro Baricco per Orecchio Acerbo: l’appuntamento è il 18 gennaio a Roma, dove il libro sarà presentato dall’autore alla presenza di Emma Bonino (che ha patrocinato l’evento nell’ambito delle politiche comunitarie per il 2008, anno europeo del dialogo interculturale), assieme alla mostra di 33 tavole originali realizzate da Greder, architetto, grafico e disegnatore svizzero che senza facili consolazioni denuncia egoismi, ignoranza e xenofobia con una storia impietosa eppure poetica. Una storia che, come auspicava Kafka per le opere di vera letteratura, agisce come un pugno nello stomaco delle facili e retoriche certezze acquisite.
–
Fonte: Il Mattino:
http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080103&ediz=NAZIONALE&npag=19&file=APRE.xml&type=STANDARD
Il secondo articolo è di Francesco Mannoni
–
Ma sarà davvero il libro definitivo? Dopo Harry Potter e i doni della morte, il settimo tomo della serie, non ci sarà una nuova avventura del maghetto? «Può darsi – dice Maria Grazia Mazzitelli, direttore editoriale della Salani, la casa che pubblica i fortunatissimi volumi di Joanne Kathleen Rowling, con un sorriso che fa supporre la conoscenza di qualche segreto – Credo che lei sia al lavoro per raccontare altre storie per ragazzi con l’onestà intellettuale che la contraddistingue, ma, se ritornerà al mondo di Harry Potter sarà perché avrà una nuova storia da raccontare». In pochi anni Harry Potter ha conquistato il primo posto assoluto tra i personaggi della letteratura infantile. Se lei dovesse chiamare alla sua corte uno degli altri personaggi celebri, chi tra Pinocchio, Alice e Peter Pan? «Tutti e tre: Harry Potter, imponendosi come nuovo archetipo dell’immaginario infantile, ha fuso mirabilmente le virtù dei tre personaggi. Possiede infatti il coraggio di Pinocchio, la fantasia di Alice e il senso di un destino a metà come Peter Pan». È questo, secondo lei, il segreto del successo straordinario di Harry Potter? «La Rowling è riuscita a identificare nel periodo della pre-adolescenza, ovvero nell’intervallo psichico in cui un bambino si sente non protetto, il momento che lo fa sentire orfano, e deve uscire dalla vita dell’infanzia per entrare nella vita adulta. Questo processo psicologico avviene soltanto se si prendono le distanze dagli affetti precedenti e si deve ripartire un po’ da zero». Quale è l’idea vincente della Rowlyng? «Il colpo di genio è stato attribuire a Harry Potter la paura, che è il sentimento più forte presente in tutti i libri. Ma Harry Potter che sente sempre l’incombenza delle forze del male, ha la consolazione della magia, che è una metafora fortissima con una funzione protettiva». Ma la magia, non è qualcosa di malefico, spesso paragonata alla stregoneria? «La magia in Harry Potter è sempre presa con le pinze, serve a qualche cosa. La Rowling ha creato una storia appassionante, piena d’ironia e di colpi di scena, e la sua bravura è stata anche quella di tornare su elementi della letteratura che già esistevano, mescolando le sue idee con la tradizione in modo mirabile». Ritiene educative le avventure dell’apprendista mago? «Le ritengo molto educative. La fiducia nella sapienza e nell’esperienza di figure di autorità che rappresentano la protezione come i professori, e la fiducia in se stessi, nel proprio coraggio, fanno del piccolo mago un esempio da imitare».
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Fonte: http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080103&ediz=NAZIONALE&npag=19&file=LATO.xml&type=STANDARD
gea, hai ragione, è un bel rischio. I pinocchio sono tanti… Tuttavia mi piace pensare che non colpirebbero mai una signora (grilla)
Elektra io intendevo l’esportazione di cultura greca che viene anche dalle invasioni romane, cioè roba precedente alla mitologia medioevale nordica. Quella dei fantasy, per intenderci.
🙂
@ Gregori. Vebbè che stai impicciato però spiegaci meglio ‘sta cosa delle donne allora. Io mica l’ho capito bene. So’ curiosa.
🙂
@ Miriam Ravasio, d’accordissimo con te.
🙂
Oh, poi la vogliamo dire dire una cosa semplice semplice?
Harry Potter ha successo tra grandi e piccini perché solletica una pulsione molto ancestrale, vale a dire quella della ritualità.
Gran parte di quello che l’uomo fa è rito propiziatorio. Apotropaico, come direbbe il simpaticissimo (ma de che) Piperno.
Dalla colazione in un certo bar o con una tale marca di biscotti, al taglio di capelli prima di andare a cena con l’amante, fino ad arrivare ai botti di Capodanno (quest’ultimo rito è dagli antropologi considerato il modo per mettersi in contatto con la divinità. Lo scoppio del petardo, il fuoco d’artificio è l’emulazione del fulmine di Zeus. Col botto l’uomo parla agli dei nel loro stesso linguaggio).
Insomma, la Rowling titilla il nostro desiderio di controllare il Destino, di tirar fuori il Divino che è in noi.
Almeno a me sembra così.
Mettici che lo fa anche bene.
Te credo che coglie nel segno.
grulla, più che altro
🙂
ritualità ancestrale, miti greci, condivisione dell’esperienza….ao’, ma stamo a parlà de ‘n quattr’occhi brufoloso co’ ‘na bacchetta maggica ‘n mano!!!!
E non mi fate rimpiangere i post lessapalle di Sergio Sozi, per piacere!
🙂
A’ Grego’, eccheppalle, se nun semo seri er capo se inalbera, se lo semo ci sfragni le palle tu, metteteve d’accordo
🙂
A’ rigo, eccheccojoni! un conto è esse seri, ‘n antro è caca’ fori dar vaso!
🙂
Vabbè ma allora ditelo, se me date ‘n vasino da neonati te credo che nun lo becco.
🙂
Non è che siamo risaliti a discutere sul raccordo anulare? Rigo, per cortesia, un minimo di decenza! E chi non conosce il romanesco, che fa?
L’altro giorno a Porto Empedocle ( tanto per tornare su luoghi più salubri) c’era Camilleri incazzato come una bestia. Accartocciava tabacco su fogli da cento euro. “Possibile”, si chiedeva, “che dovevo arrivare a settant’anni per avere successo? Com’è che gli stessi romanzi rifiutati da tutti, sono diventati di colpo oro colato? Che me ne faccio alla mia età di tutta questa grana?”. E si soffiava il naso sempre sui bigliettoni da cento euro, poi li buttava per terra. (Io, non visto, ogni tanto mi chinavo a raccoglierne qualcuno). E allora ‘sti romanzi non erano buoni prima? O sono stati miracolati dopo? Qual è la molla che fa scattare la febbre nei lettori? Il desiderio pecoreccio di andare a brucare tutti nello stesso pascolo? C’è qualcosa di inspiegabile in questi fenomeni di allucinazione collettiva. Ciò vale anche per Harry Potter
Salvo mi sa che su Harry abbiamo raschiato il bariLe, se Massimo non introduce qualcos’altro se menamo (veniamo alle mani).
I miracolati?
Che vuoi dire su di loro se non che hanno culo?
E’ che qui non si può parlare male di nessuno altrimenti sì che ci sarebbe da parlare.
Ah, spetteguless …
🙂
@ salvo:
sul raccordo anulare lo chiamiamo bucio de culo. e da voi?
🙂
@Enrico, io so’ de Roma. Ho sentito dire che da quelle parti lo chiamano allo stesso modo.
@Rigo: dai prendi le carte e fai il mazzo.
Epigrafe:
”ritualità ancestrale, miti greci, condivisione dell’esperienza….ao’, ma stamo a parlà de ‘n quattr’occhi brufoloso co’ ‘na bacchetta maggica ‘n mano!!!!
E non mi fate rimpiangere i post lessapalle di Sergio Sozi, per piacere!”
Ecco, almeno qualcuno che mi stima ancora esiste, in questo condominio!
Volete divertirvi? Annateve a rilegge’ ‘e Metamorfosi de Ovidio, artro che brufoloni della Perfida Albione! Co’ Ovidio se trema sur serio!
Ma vogliamo parlare del Fenomeno Potta?
Io ne sono afflitto in modo fenomenale!
Caro Gianmario, i tuoi cari saluti ”al buccimpero (che non manca di farci sentire la sua voce squillante dai confini dell’impero)” sono ricambiati di cuore: Buon Anno Nuovo, Gianmario!
Sozi Buccimpero
@Sergio, con tutto il rispetto per la tua professionalità, a cui mi inchino, ti pare l’orario di andare a proporre Ovidio? Con i peperoni che ancora fermentano sullo stomaco? Io mi vado a leggere “I cento colpi di spazzola”
….. o cento colpi alla cugina di Ferro
🙂
Cara Fausta Rigo,
quando scrivi ”Boh, cosa avrebbe dovuto fare la Rowlings secondo Sozi? Scrivere un Harry Potter in versi seicenteschi? E chi l’avrebbe letto? Di certo non i bambini. Allora perché non scrivere narrativa nella lingua di Dante. Forse dico cacchiate però credo che la forma come i contenuti hanno una evoluzione nel tempo”, mi spingi a dire chiaramente che non me ne importa affatto nulla cio’ che la Rowlings avrebbe dovuto fare. Affari suoi. Io commento quel che esiste non quel che ”sarebbe dovuto esistere”. Grazie comunque per la risposta, cara.
Salutoni
Sergio
@ Cicerone: quel Francesco Mannoni è quello del Tg3?
Comunque penso che l’analisi sia splendida!
@Gregori: perchè le donne rompono le palle col femminismo e le quote di gnocca in parlamento e poi quando scrivono s’inventano ruoli maschili?
Non m’inginocchio alla tua analisi sulla fantasia femminile, le donne possono fare i manager meglio di noi, poi quando fanno cultura cominciano a ricamar merletti – non tutte – ma a smussar angoli sono brave. “…quel tipo di sfaccettature…”
@ Gea: complimenti per la citazione della “Guida Galattica…”, quello è considerato da “noi” umoristi un caposaldo letterario (“noi”, io ramazzo nel Laboratorio Campanile e spesso spolvero, quando non c’è scrittori in giro).
@ Laura Costantini: bella recensione per quel “tomo giallo”.
Sei tu quella bella figliola dell’immagine 018?
Salvo,
qui in Slovenia si mangia leggero!
Tuo
Sergio
Dido’: ti avevo beccato gia’ mesi fa… l’amore per Campanile e’ poco: io gli porto onore come un vassallo al suo imperatore.
Sergio
@ didò:
e mica ti ho chiesto di essere d’accordo. però da come parli delle donne sembri proprio quello stronzo di Gregori. E poi fai pure er provola con la Costantini! Immagine 018, ma che è er catalogo delle veline? Io l’ho vista “live” Laura….e taccio
🙂
Ho capito di quali teste e’ formato il ”piu’ allupato” degli animali mitologici, Cerbero… Ferro, Dido’ e Greg… eh eh! Ciao BBBelli!
@ Greg: Fare il maschio è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare, notando una tua vacanza mi ci sono infilato (a me spesso riesce).
@Sergio Sozi: racconta, ma Cervignano del Friuli è ancora bella come 32 anni fa, quando ci vivevo militare (io l’ho fatto nella “Folgore”, altri non so) e andavo a mangiar cocomeri sull’ “Aussa”?
@ didò:
e da come sei ridotto mi sa che i cocomeri li spaccavi a testate
🙂
Oibo’: mai stato a Cervignano. Riformato per insufficienza toracica nell’83 – non il 1883, eh?
Pero’ il Friuli – V.G. e’ bello. Anche l’Istria merita: ho vissuto cinque anni a Capodistria e i dintorni sono eccellenti – comprese le cittadine come Pirano e Isola, attualmente in terristorio sloveno. Venite su, venite, colleghi peninsulari!
@cari maschi
ma quante scemate state scrivendo!
🙂
@Ravasio, parbleu, può argomentare direttamente con me, sono l’unico misogino al momento.
…
@Greg, la cocomeraia era romana e si chiamava Giovanna, bellissima, l’ho rivista nella descrizione di “Suor Claudia” in “Ad occhi chiusi” di Gianrico Carofiglio; ne abbiamo date di capocciate nella testiera del letto della camerata. Chissà perchè una romana vendeva cocomeri in Friuli (ho le prove).
Prosa d’arte, cara Ravasio, prosa d’arte!
Buonasera a tutti.
Vorrei esprimere una mia opinione un pò personale e scherzosa sul tanto discusso e indiscusso successo di Potter e di altri libri similari che, pur nulla togliendo alla bravura e originalità dei loro autori, non si possono certo definire ‘capolavori’, come ad esempio quelli citati dall’Anonimo, e che pure ce l’hanno fatta a diventare dei best seller.
Io credo che siano un bel pò aiutati, oltre che dalle loro lungimiranti case editrici, anche da una enorme quantità di energia positiva che attraverso la legge dell’attrazione e del pensiero creativo esercita una vera e propria magia.
Quasi quasi ci provo anch’io, eh! Tanto non costa nulla..
Buon anno,
Cyprea
Benvenuta, Venere!
Sergio Sozi
P.S.
L’Anonimo ero io (parlavo di Ovidio, eccetera). Pero’ mi firmavo dentro la lettera, non fuori margine. E non avevo avuto ancora la voglia di inserire i miei dati nel mio nuovo computatore.
Non ho mai letto Potter, ma ho visto tutti i film. Per intenderci, non mi interessa da un punto di vista letterario (che non interessi me è ovviamente un punto di vista personale), ma lo considero piacevole e divertente intrattenimento al cinema (o a casa in DVD): ottimi registi, indovinatissimi attori, buonissime ricostruzioni scenografiche e moltissima cura dei particolari; e credo (come ha già detto Fausta M. Rigo in uno dei primissimi interventi) che la dimensione enorme del fenomeno sia dovuto essenzialmente proprio ai film: naturalmente perchè nel cinema ci sono grossissime cifre in gioco che solo le major americane (e non le case editrici, manco Mondadori) si possono permettere e che cercano di far fruttare (dopo gli elevatissimi costi di produzione) sia investendo enormemente nei battage pubblicitari che nel merchandising, il tutto a livello planetario. In editoria non c’è nulla di paragonabile e quindi, senza film, non si possono immaginare successi di portata globale quale questo (e altri). Con ciò credo tuttavia che (pur in dimensioni ben minori) la saga un certo successo se lo sarebbe guadagnato ugualmente, e credo anzi se lo stesse già guadagnando (nei paesi anglosassoni ed in misura più umana) già prima del primo film, grazie al più volte menzionato ‘passaparola’ che spesso è la chiave per molti inaspettati successi. In questo (ma solo in questo) onore alla Rawlings. Per tutto il resto onore ai suoi agenti che hanno trattato la cessione dei diritti ed a tutto lo star system di Hollywood.
Io personalmente me ne strafotterò come al solito del libro (ultimo, penultimo o ennultimo che sia), ma vedrò volentieri i film, fino a che non li troverò noiosi e ripetitivi (e fin qui è proprio nella crescita dei personaggi attraverso le età, come ha notato Elektra, che la riproposizione della stessa pappa è stata almeno in parte evitata).
Hallo, maschietti del raccordo, ero uscita trallallà però mi sono persa le chiavi della macchina, giuro.
Tra l’altro stavo a Via del Tritone, porterà bene quella via?
Zappulla se restavo a giocare a carte avevo ancora la mia macchina.
Gregori, ma se uno volesse leggere questo tuo famoso libro dove lo trova?
baci, baci.
@ Rigo:
non so se via del Tritone porti bene, potrebbe però portarti il mio libro visto che in quella strada ci staziono circa una dozzina di ore al giorno. se non perdi altre chiavi della macchina, se non sbagli fermata della metropolitana e finisci a Rebibbia, se non sali sull’autobus sbagliato e vai alla Pisana, se non sali sul taxi dicendo “segua quell’auto” e ti vai a sbattere a Fiumicino, passa al Messaggero e fammi un fischio
🙂
Buongiorno!
Grazie per i nuovi commenti. Ieri sera non sono riuscito a intervenire per snervanti problemi di connessione.
Greg lo faccio sicuramente ma devo rientrare in possesso della macchina: hai il numero di un carroattrezzi privato? Sul serio, mi serve subito che di pomeriggio sono chiusi.
Help
@F.M.Rigo
Al solito il forum va sublimandosi in comunella italica. Avvertilo quando vai al messaggero a trovarlo, se dovrà dare na stropicciata da
homo vivens. Ma la mia è tutta invidia, naturalmente.
@ rigo:
non sono esperto ma credo che l’Aci recupera auto a pagamento anche ai non soci
06 5611715
per il resto
enrico.gregori@ilmessaggero.it
premessa : non ho mai letto un libro della ” saga ” potter ..
ma riferendomi al ” fenomeno” credo che abbia coperto una sete ” spirituale ” che in questo momento storico si avverte alta
in questo mondo in cui molto terreno in cui lo spazio per la ” fiaba ” non pare esistere piu’ si è innestato e ha rimesso le sue radici
certamente con un linguaggio contemporaneo e con i suoi codici ma forse ha fatto riappriopriare anche i genitori del lato onirico della vita
indovinello: … divide et impera. parola di quattro lettere, due consonanti e due vocali, non passa mai di moda perché ha un taglio classico.
fica
Della cugina di Giulio?
Carissimo Dido (Didò?), insomma, Francesco Di Domenico, mi cogli in castagna perché non ho idea di dove sia questa foto 018. Comunque il mio faccino è visibile nelle sue evoluzioni su http://www.lauracostantini.it
Oddio, sembra uno spot pubblicitario ma non voleva esserlo. Solo che veramente non ho idea di quale sia la foto 018!!!
Invece ringrazio Sergio Sozi per avermi segnalato la recensione del romanzo di Gregori su LIBMAGAZINE. Letta e commentata sul mio blog.
Vi lascio con un W Harry Potter anche se per leggere l’ultimo romanzo dovrò aspettare di aver finito tutta una serie di lavoretti letterari che attendono da troppo tempo.
Laura
@Laura?
Forse non sei tu, ma il blog era questo:
…
http://lauraetlory.splinder.com/post/15371181/Un+te%27+prima+di+morire…+e+al
…
la storia della foto 018 è diventato un tormentone affascinante: sono bravo a fare il pirla.
Didò, perchè Francesco Di Domenico è così lungo che quando telefono al ” pronto sono…”al didò, mi sbattono il telefono in faccia.
Grazie per i complimenti privati, lo so la recensione è più bella del libro, ma Gregori è (relativamente) più bello di me.
A proposito, chio ha pagato il caffè al bar?
I romani hanno una tecnica particolare, vanno prima alla toilette e se trovi la scusa “Mentre fai pipì, parcheggio la macchina che è in doppia fila”, allora li freghi, altrimenti paga, avranno sicuramente lasciato il portafoglio in redazione “sono sceso talmente in fretta, scusa!”
Cara Laura Costantini,
grazie per i complimenti e se vuole mi spedisca una copia di uno dei Suoi libri all’indirizzo di Lubiana che sicuramente Massimo Maugeri Le dara’ su richiesta e mia autorizzazione.
Tanti Auguri e… Buona Epifania!
Sozi
(Off topic)
–
@ Eventounico e a tutti:
Eventounico ha scritto: “Massimo non frenare gli O.T. di Enrico and friends. E’ a questi “ricami” che devi parte del successo del blog. Non dimenticarlo.”
–
Io non dimentico proprio nulla. Ho sempre detto, e ribadisco, che il “successo” (molto tra virgolette) di questo blog è dovuto in via esclusiva a tutti voi che ci scrivete. Tutti. Compreso te (Eventounico), ovviamente, e gli ottimi Enrico and friends.
Se ho chiesto di tornare in tema (aggiungendo, please) è perché ho ricevuto cortesi sollecitazioni in tal senso.
Il fatto è che (per fortuna) siamo in tanti e non tutti (per fortuna) la pensiamo allo stesso modo.
Più in generale ne approfitto per dire che le mie orecchie sono aperte e tengo in assoluta considerazione i consigli di tutti.
Solo che: c’è chi preferisce i dibattiti sui libri, chi quelli polemici, chi quelli leggeri, chi quelli seriosi, chi quelli letterari (in senso stretto), chi i giochi.
E poi: tizio sarebbe più contento se caio fosse un po’ meno sboccato; sempronio sarebbe più contento se filano fosse un po’ meno arrogante, martino meno protagonista, ludovico un po’ meno pignolo… e così via.
Credo che sia normalissimo proprio perché – come ho già scritto – (per fortuna) siamo in tanti e non tutti (per fortuna) la pensiamo allo stesso modo.
Di conseguenza, dato che la classica coperta è sempre troppo corta, capiterà che – a turno – qualcuno possa rischiare di raffreddarsi.
Be’, credo che sia un rischio accettabile!
Scusate la digressione, eh?
Et… ccium
😉
Torno sul “Fenomeno Potter”.
Tempo fa un grande editore del calibro di Livio Garzanti disse che i bestseller sono imprevedibili.
Facendo pressioni sui critici, acquistando spazi pubblicitari, insistendo con i distributori e i librai, egli sosteneva di poter spingere le vendite di un libro al massimo fino a trentamila copie. Oltre era impossibile perché da lì in poi contava solo il passaparola dei lettori, che evidentemente è sempre imprevedibile.
Ergo… allora, come oggi, è sempre il pubblico che fa il bestseller. Nel bene e nel male.
(Buon anno a tutti)
Mi inserisco tardivo nella discussione. Da appassionato di fantasy (e non ho vergogna a dirlo) commento una frase per tutti.
“Che Harry Potter sia letteratura principalmente dedicata ai giovanissimi sembrerebbe scontato. Ma ciò non vuol dire che non possa essere fruita anche dai grandicelli. Più ancora vale per i film.
Esiste poi una qualche differenza tra la saga della Rawlings e Il signore degli anelli, per esempio?”
Comincio dal basso: sì, migliaia e migliaia di differenze. Lo spessore culturale, l’utilizzo di molti e diversi piani di lettura, la capacità di creare un mondo nella sua interezza (dai miti alla lingua, passando per il quotidiano delle diverse razze), la forza di affermarsi come “standard” per un intero genere letterario e così via. Poi si può discutere sul linguaggio usato da Tolkien e sul ritmo narrativo, che oggi sarebbero improponibili, ma c’è una grande e innegabile sostanza.
Dico subito di essere d’accordo con l’ultimo comemnt di Massimo: il best seller lo fa il pubblico (insieme alla moda, soprattutto quella indotta dall’industria dei media editoria-film-gadgets). Però…
Il problema è che quell’industria, per evidenti motivi di mercato, ha abbassato drasticamente l’età dei destinatari del fantasy. Se in tolkien si parla di letteratura per adulti (che poi può essere fruita anche dai ragazzi, non so bene con quali risultati, però) per Harry Potter e simili è l’esatto contrario: sono libri per ragazzi poi fruiti dai più grandicelli. Questo capovolgimento ha portato anche a un minore incisività dei concetti e delle metafore utilizzate, che devono essere fruite dai bambini o dai ragazzini.
La conseguenza più evidente è che oggi il fantasy è considerato:
– un sottogenere letterario;
– buono soltanto per stampare voluminosi libri-regalo natalizi che i genitori (coloro che possono spendere) regalano ai bambini (coloro che rompono le scatole per ricevere quel regalo);
– che diventano colossal altrettanto natalizi, per cui vale la stessa regola di prima.
Inorridisco quando su un libro di Terry Brooks leggo “Se non conoscete Terry Brooks non conoscete il fantasy” firmato da Christopher Paolini. Perchè vuol dire che il consumatore di quei libri (un ragazzo giovane) sa chi è Paolini (l’autore di Eragorn) ma non chi è Brooks. E’ come (esagero) conoscere la copia ma non l’originale.
Però non ci si può far nulla. E io continuo a leggere Weis&Hickman ma a ignorare il fenomeno Potter.
Harry Potter è scritto bene. Tutto qui. Mio figlio ha mollato Tartarino di Tarascona (che resta un capolavoro) dove annaspava e in una sera ha letto 100 pagine del maghetto. Appassiona. Affascina. Intriga. Fa leggere anche chi non legge. Ora, per me che leggo alttre cose, leggere Harry Potter è tempo perso. E infatti non lo leggo. Ma sono contento che esista perchè fa leggere mio figlio.
Gordiano Lupi
http://www.infol.it/lupi
Scusate se ritorno su una discussione che voi avete già archiviato, ma mi ha chiamato in causa su Potter Giampiero Rigosi e volevo dire l’umilissima mia.
Io non volevo assolutamente leggere Harry Potter. Non amo particolarmente il genere fantasy e mi sembrava un libretto per bambini.
Poi, una volta mi sono ammalata e per ingannare l’influenza ho cominciato a leggere il primo. E poi il secondo. E poi il terzo. E poi il quarto. In una settimana nemmeno. Mi aveva catturato.
A me la saga di Harry Potter piace: ammiro la fantasia sconfinata dell’autrice e la ringrazio per aver creato questo mondo magico eppure così simile alla realtà in cui chiunque può ritrovarsi, la ringrazio per aver creato la burrobirra e la mappa del malandrino. E poi mi piace molto l’evoluzione che hanno avuto i libri, in corrispondenza dell’età di Harry, e, idealmente, del lettore modello: i primi libri erano concentrati sull’incanto, sullo stupore della magia. Poi Harry cresce e scopre la durezza della realtà, come accade ad ognuno di noi, mago o babbano che sia.
Non sono libri superficiali: toccano temi profondi rendendoli agevoli per tutti. La paura della morte, il Bene e il Male, la perdita, l’amicizia, l’amore.
Non voglio difendere i best seller a priori, ma voglio difendere Harry. Se milioni di bambini e grandi aspettavano con ansia ogni uscita un motivo c’è, anzi ce ne sono molti.
Non credo che si sia trattato di un’azione pianificata di marketing editoriale: credo che si possano confezionare best seller ma quando sono preconfezionati non sono mai successi memorabili.
E’ successo qualcosa che nell’editoria non accade praticamente mai. Un libro ha incontrato un’ampissima domanda già esistente. Perchè dev’essere una cosa necessariamente negativa?
Forse si è trattato solo di un incantesimo collettivo…