IL ROSSO E IL BLU
di Giuseppe Piccioni
con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Roberto Herlitzka, Silvia D’Amico, Davide Giordano
Recensione di Ornella Sgroi
È tempo di tornare sui banchi di scuola. Non soltanto per studenti e professori che si apprestano a cominciare il nuovo anno scolastico, ma anche per il cinema. Che si prepara per la nuova stagione e torna ad esplorare uno dei suoi ambienti più familiari. La scuola, appunto. Un microcosmo fatto di nozioni ed esercizi, ma soprattutto di interazioni ed emozioni.
Ed è a questo scambio costante di relazioni che è interessato il regista Giuseppe Piccioni, ancora una volta abile nel cogliere con Il rosso e il blu l’osmosi sentimentale e di pensiero tra diverse esperienze di vita che si crea in modo naturale e inconsapevole in luoghi di convivenza forzata come possono essere i licei. Abitati da adulti e adolescenti, le cui esistenze non riescono a tenere separati quel “dentro e fuori” la struttura scolastica di cui parla Giuliana, la preside rigorosa interpretata da Margherita Buy, per frenare l’entusiasmo del giovane supplente di lettere che ha il volto di Riccardo Scamarcio e lo spirito del professore Keating de L’attimo fuggente di Peter Weir.
A fare da contrappeso a queste due posizioni, un superlativo Roberto Herlitzka nei panni di un anziano professore di Storia dell’arte, che tra le pagine di migliaia di libri imparati a memoria ha perso la voglia di vivere e di insegnare. Incarnazione esilarante del cinismo e della frustrazione di una parte della classe docente, che Herlitzka condensa in una scoppiettante declamazione di “Pianto antico” di Carducci assolutamente indimenticabile.
Intorno a loro, tra le mura e lungo i corridoi della scuola, ma anche oltre i confini di quel luogo, un carosello variopinto di ragazzi e professori che incarnano gli stereotipi propri della realtà scolastica con tutte le sue difficoltà, reinventati però con una creatività che affianca loro tipi eccentrici e irregolari come la professoressa di Scienze che non capisce la fotosintesi clorofilliana o lo studente “dimenticato” a scuola da una madre che non si sa dov’è, interpretato dal giovane talentuoso Davide Giordano (già figlio di Antonio Albanese in Qualunquemente). Perfetti per una commedia che riesce a parlare di scuola con leggerezza, con un linguaggio che non insegue la retorica ma il semplice piacere del racconto e che non vuole a tutti i costi proporre modelli ideali. Meno che meno in materia di scuola, tanto umana e quindi imperfetta.
Un po’ come il film di Giuseppe Piccioni (tratto dall’omonimo libro di Marco Lodoli), che diventa una sfilata di volti e di storie non sempre originali, a volte persino stonate come nel caso dell’allievo romeno, ma comunque colorati di una propria identità forte e caratterizzante. Perché ciò che più sta a cuore al regista non è tanto il punto di arrivo di ogni vicenda, quanto piuttosto il percorso che compiono i singoli protagonisti per raggiungere quel cambiamento magari insperato, ma pur sempre possibile. Che arriva, armonioso e vitale, alla fine del film, inesorabile come la promozione o la bocciatura alla fine dell’anno scolastico, facendo tesoro di tutti gli errori commessi. Che siano rossi oppure blu.
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Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri
Il trailer del film
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