Due giovani donne che dialogano, tranquillamente sedute l’una di fronte all’altra, nella penombra che rende confortevole l’ampio salone che le accoglie entrambe. Prima immagine della sequenza. Mano a mano che questa si evolve, si scopre che una delle due donne, la straniera, protagonista del film, sta elencando all’altra, italiana, le sue referenze per poter essere assunta a servizio nell’appartamento di quest’ultima. Lo spettatore, che ha già conosciuto la straniera nelle sequenze precedenti, sa che questa proviene da un passato di torbido sfruttamento, sebbene non ancora pienamente illuminato a questo punto del film; e sospetta che le abilità da lei elencate per essere assunta possano non essere veritiere, bensì facciano parte di un piano che le consenta di poter entrare nell’appartamento dell’italiana in cui deve trovarsi qualcosa di importante, vitale, per la donna straniera. La visione completa del resto della pellicola confermerà il sospetto dello spettatore e aggiungerà (come è ovvio) nuove tessere per completare il complesso mosaico che illustra la travagliata vita di questa donna straniera, protagonista del film. Film che è, come avranno compreso coloro che lo hanno visto, “La sconosciuta”, ultimo lungometraggio di Giuseppe Tornatore, uscito di recente nelle nostre sale cinematografiche. Tuttavia, non è sullo svolgimento della trama che qui ci si vuole soffermare, né sulle possibili componenti e contaminazioni che caratterizzano tale pellicola (giallo, noir, film a personaggio, spaccato sociale, film-denuncia, ecc.) che ha per protagonista una delle tante donne provenienti dall’est e sfruttate ignobilmente come prostitute. L’aspetto che qui interessa è un altro, e occorrerà ritornare sulla sequenza citata per ritrovarlo.
Dopo aver mostrato, con la prima inquadratura, le due donne all’inizio del loro dialogo, sedute l’una di fronte all’altra, la m. d. p. si avvicina a loro con un lento zoom. Poi entra più approfonditamente nel dialogo che si sta svolgendo, ricorrendo al classico campo e controcampo con cui si osservano frontalmente i due personaggi che dialogano. E qui avviene un significativo scarto rispetto alla tranquilla immagine iniziale. Mentre il primo piano della giovane donna italiana è illuminato dalla debole luce che si espande dietro lei e contorna i mobili e le pareti del salone, la straniera non ha tale luce retrostante, ma solo frontale. Come in un quadro di Caravaggio. Quindi il suo volto pare emergere dal buio in cerca di luce. Ecco (forse) l’immagine che racchiude tutto il film: una donna che vuole emergere dal fondo oscuro del suo passato. Con l’interezza del suo volto di donna e della sua persona.
Un ritratto di donna (e di una ignobile piaga del nostro presente) bello e originale, quello che ci ha saputo mostrare e raccontare Tornatore per mezzo della sua brava attrice protagonista. Davvero un bel ritratto.
Gabriele Montemagno
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P.S. Naturalmente tutti coloro che hanno avuto modo di vedere questo film sono caldamente invitati a dire la loro. (Massimo Maugeri)
Nessuno di voi ha visto questo film?
Ci posso credere?
Vi dico la verità: io non ho avuto modo di vederlo, altrimenti avrei espresso la mia opinione.
Però se qualcuno di voi l’ha visto… che si faccia avanti!
È all’altezza di altri film di Tornatore?
Migliore?
Peggiore?
Se il riferimento è “Nuovo cinema Paradiso” il confronto è duro, lo so.
Comunque faccio tanti complimenti a Gabriele per il suo bell’articolo da addetto ai lavori.
Belli i riferimenti alle inquadrature, agli zoom, ai giochi di luci.
Gabriele, quand’è che lo farai tu un film?
Caro Massimo, ti ringrazio dei tuoi bei complimenti. E per il film (mio), chissà.
Saluti, Gabriele.