Cari amici,
vi auguro di cuore di trascorrere un sereno Natale e uno splendido capodanno.
Per qualche giorno non pubblicherò nuovi post; però potremo utilizzare questo come una sorta di diario comune sul Natale e sul nuovo anno.
Vi propongo di:
– scambiarci gli auguri
– raccontare le vostre festività natalizie
– riportare citazioni sul Natale e sul nuovo anno (frasi celebri, stralci di brani, ecc.)
– pubblicare, tra i commenti, brevi racconti e poesie sul Natale e sull’anno nuovo (di autori celebri, ma anche di vostra creazione)
– raccontare aneddoti in tema
Vi offro due storie.
La prima è una storia vera e ce la racconta Massimo Gramellini (pubblicata su La Stampa di ieri 22 dicembre, rubrica Buongiorno).
L’altra è una breve narrazione (fiction) che ci viene elargita in anticipazione dal “nostro” Gordiano Lupi nella veste di direttore editoriale della casa editrice Il Foglio.
ANCORA AUGURI DI BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI VOI!
vostro Massimo Maugeri
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IL BENE CHE NON MUORE
di Massimo Gramellini
Da un cattivo esempio potrà mai nascere un buon esempio? La sera di Natale di tanti anni fa, il giovane disoccupato Larry Stewart entrò in una chiesa di Kansas City per chiedere l’elemosina. Tese la mano a una signora ingioiellata che stava pregando Dio con spettacolare fervore. «Torna domani», lo liquidò lei, sprezzante. Larry decise che non avrebbe più chiesto l’elemosina a nessuno ma che l’avrebbe fatta a chiunque, per evitare agli altri l’umiliazione di subire un rifiuto come quello che aveva appena incassato lui. Diventato un piccolo imprenditore televisivo, invece di gettarsi in politica si incollò la barba di Babbo Natale sulla faccia e cominciò a dispensare biglietti da 5 dollari ai miserabili della città. Intanto i suoi affari crebbero e con essi i bigliettoni del Babbo misterioso: da 10 e poi da 100 dollari. Finché un giorno gli trovarono un tumore all’esofago e Larry dovette dare fondo a tutti i risparmi per le cure. Il suo cruccio era di morire senza lasciare nulla. Perciò si svelò in pubblico: ammise di essere il Babbo segreto, implorando chiunque fosse ricco come un tempo lo era stato lui di prendere il suo posto, il prossimo Natale. Il prossimo Natale sarebbe questo. Larry adesso è una foto che sorride su una lapide del camposanto di Kansas City. Ma da alcuni giorni in città c’è un Babbo misterioso che si aggira fra i poveri, distribuendo banconote da 100 dollari. Morale della favola vera: il bene può nascere da un buon esempio come da uno cattivo. Perché la qualità dell’esempio è importante. Ma quella del cuore che lo osserva, di più.
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NATALE A CUBA
Janet ripensava a quel film americano che aveva visto la sera prima in televisione. Strade colorate di bianco e bambini carichi di regali. Negozi affollati e auto di grossa cilindrata. Genitori indaffarati tra pacchi di regali e provviste per casa. Alberi strani addobbati di luci e colori, che si accendevano e si spegnevano, decorando piazze e strade. In alto, da un palazzo all’altro, ghirlande fiorite e luci intermittenti completavano un panorama surreale. Era un film. Solamente un film. Strani personaggi vestiti di rosso, muniti di un buffo cappello e una vistosa barba bianca, si aggiravano per strada consegnando pacchetti a bambini della sua età. Si muovevano sopra carri trainati da animali mai visti, dotati di lunghe e nodose corna, portavano scatoloni colorati avvolti di nastro e fiocchi che debordavano dalle vetture.
A Janet il film era piaciuto molto, non tanto per la storia, quanto per l’atmosfera che descriveva e per le emozioni che trasmetteva. Narrava di famiglie senza problemi che potevano permettersi grande quantità di carne su tavole imbandite. Descriveva bambini allegri, pieni di giocattoli elettronici e libri colorati da sfogliare e disegnare. Parlava di coppie felici che si muovevano per le strade di una città coperta di neve (così avevano chiamato quella strana roba biancastra che le ricordava il cotone). E poi regali, musica, famiglie riunite a una tavola colorata di rosso, chiese affollate e dolci canzoni.
Tutto questo l’aveva distolta per un attimo dalla sua solita vita. Intendiamoci, non che la sua realtà quotidiana le dispiacesse. Non avrebbe cambiato per niente al mondo la libertà di correre a perdifiato tra palme e banani insieme ai bambini del villaggio. Non avrebbe mai voluto rinunciare a lunghi pomeriggi sulla spiaggia e neppure ai giochi sul piazzale, quando si schizzavano con l’acqua della cannella comune. Le sue bambole di pezza, che il padre costruiva con pazienza, non erano poco. Ci giocava da anni e ancora resistevano, compagne dei pochi momenti di solitudine, amiche della notte quando temeva il buio della campagna e il lugubre canto dei grilli.
Janet viveva a Cavaña, periferia dimenticata dell’Avana, insieme alle sorelle più grandi e ai genitori. Un piccolo campo dava loro da vivere. Frutta, verdura, qualche animale da cortile. In certi periodi dell’anno avevano persino un maiale da ingrassare. Come le piaceva quando veniva il tempo di ammazzarlo e in allegria dividevano le parti prelibate dagli scarti! Guardava suo padre intento nel lavoro e cercava di aiutarlo. Non temeva il sangue e neppure le grida dell’animale. Era un rito che riuniva tutta la famiglia e anticipava il grande evento. Janet sapeva che era Natale quando suo padre affilava i coltelli. L’animale doveva soffrire il meno possibile perché la lama sarebbe penetrata a fondo, fino a colpire il cuore. La cena di fine anno non si poteva celebrare senza una fetta di maiale. Nonostante le restrizioni. Nonostante il periodo speciale proclamato da Fidel. Certo, lo sapeva bene che il Natale non era una festa così importante e che le date fondamentali erano altre. Il primo giorno dell’anno, soprattutto, che ricordava il Trionfo della Rivoluzione, così le avevano detto al Circolo Infantile e così diceva sua madre quando raccontava storie prima di andare a dormire. Quello era il suo mondo di bambina. Colori decisi, verde dei campi e rosso dei fiori, ma anche azzurro intenso di un cielo scolpito da arcobaleni luminosi dopo piogge furenti. Cicloni che si abbattevano improvvisi portando via tetti e speranze. Corse nella polvere e giochi inventati con la fantasia dei ragazzini. Nascondino, una palla di stracci, bambole di stoffa e cenci.
Un film aveva sconvolto troppe certezze.
Janet aveva assaporato l’irrealtà di un mondo fatto di luci e si era immersa in un sogno. Babbo Natale, si chiamava quel personaggio vestito di rosso. Un vecchio dalla barba bianca, che portava doni ai bambini, cavalcando una slitta trainata da veloci animali a quattro zampe. Si chiamavano renne e assomigliavano un poco ai cavalli che aveva visto nelle campagne di Viñales e Pinar del Rio. Passava per il camino di notte, entrava non visto nelle case e depositava pacchi regalo sotto un luccicante albero di Natale.
Janet si avvicinò alla madre in cucina, come sempre intenta a separare i fagioli buoni da quelli cattivi per il piatto di riso del mezzogiorno. Era il pranzo della vigilia, di quel ventiquattro dicembre così uguale a tutti gli altri giorni della loro vita. Riso e fagioli non per tradizione o convinzione religiosa, ma per necessità. La carne ci sarebbe stata per la festa di fine anno. Era abbastanza.
“Mamma” domandò preoccupata “ma noi abbiamo un camino?”
“E per che farne, figlia mia?”
“Per far entrare Babbo Natale con i regali.”
La mamma guardò la bambina scuotendo la testa.
“Questi film americani…”
Da un po’ di tempo la televisione di Fidel aveva cominciato a trasmettere cose un tempo proibite. Voleva dare un segnale di cambiamento. Far capire che qualcosa si stava muovendo. In realtà riusciva soltanto a confondere le idee alla povera gente.
La mamma prese Janet in braccio.
“A Cuba non passa Babbo Natale, piccola mia…”
“Perché mamma?” chiese delusa la bambina.
“Babbo Natale viene dal freddo e si muove con slitte trainate da renne. I suoi animali sono abituati al rigido inverno dell’Europa e degli Stati Uniti. Deve attraversare tempeste di neve e tormente di vento glaciale. Da noi non potrebbe resistere neppure un minuto”.
“A me piacerebbe vederlo. Avrei tante cose da chiedere in dono”.
“Non si può, bambina mia. Non si può. Siamo fuori dalle rotte di Babbo Natale. Noi abbiamo già tanto. Tu pensa a quei poveri bambini europei chiusi nelle case d’inverno, mentre tu giochi libera nei campi. Tu vai al mare a tuffarti in ogni stagione e loro stanno in casa a ripararsi da tempeste di neve. Nella vita non si può avere tutto”.
La mamma era stata convincente.
Janet pensò che quei bambini erano veramente sfortunati. Facevano una vita da reclusi e non conoscevano la gioia di una corsa all’aperto se non in poche stagioni dell’anno. Molti di loro non avevano mai visto una vera spiaggia. Era giusto che avessero un Babbo Natale per esaudire desideri almeno un giorno all’anno.
“Io quello che voglio posso farlo sempre” pensò Janet.
Tra non molto sarebbe stato l’ultimo giorno dell’anno e avrebbero fatto festa. Il Natale non era importante. Sarebbe passato come sempre inosservato se non fosse stato per un film americano. Avrebbe atteso la festa del maiale squartato sul campo e la parata militare sul Malecón imbandierato a festa. Il primo giorno dell’anno le avrebbero dato una bandierina tricolore da sventolarla sul lungomare insieme alle compagne del Circolo Infantile. Janet non capiva bene il senso, ma sapeva che faceva parte della festa, di una tradizione di cose da fare. Probabilmente avrebbe ancora pensato a un vecchio dalla barba bianca che portava regali ai bambini, invece di ascoltare le noiose parole di un altro vecchio dalla barba nera, che indossava una divisa militare di colore verde.
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Tratto da Ricordano L’Avana – Taccuino avanero e storie cubane
Di prossima pubblicazione per Edizioni Il Foglio
www.ilfoglioletterario.it
collana Taccuini di viaggio diretta da Francesca Mazzucato
http://taccuinidiviaggioinsolitieobliqui.blogspot.com/
racconto offerto da Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Ribadisco…
AUGURI DI BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI VOI!
Se ne avete voglia, utilizzate tranquillamente questo post per:
– scambiarci gli auguri
– raccontare le vostre festività natalizie
– riportare citazioni sul Natale e sul nuovo anno (frasi celebri, stralci di brani, ecc.)
– pubblicare, tra i commenti, brevi racconti e poesie sul Natale e sull’anno nuovo (di autori celebri, ma anche di vostra creazione)
– raccontare aneddoti in tema
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Scusate la ripetizione, eh?
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In ogni caso… fate un salto da queste parti anche durante le vacanze quando potete. Magari troverete un altro letteratitudiniano pronto a interagire con voi.
😉
Approfitto per augurare Buon Natale e Feliice Anno Nuovo a Lisa e Mauro (o Maurizio), che Domenica 9 Aprile 2006 mi hanno soccorso al Parco di Monza – e che sto ancora cercando! -, e a tutti coloro che hanno dimostrato interesse per quella mia vicenda.
Era la vigilia di Natale, cara
Nella camera degli ubriachi
Un vecchio mi disse
Non ne vedrai un altro
Ma poi cantarono una canzone:
”The Rare Old Mountain Dew”
Ho voltato il viso
E ti ho sognata
È andata bene
Entrarono diciotto a uno
Ho la sensazione
che quest’anno sia per te e me
e allora buon natale
ti amo baby
ne vedo un altro
dove si avverano tutti i nostri sogni.
Hanno macchine grandi come bar
Hanno fiumi d’oro
Ma il vento ti passa attraverso
Non è un posto per i vecchi
Quando all’inizio mi prendesti per mano
In un freddo giorno di natale
Mi assicurasti che broadway aspettava me
Sei bella, sei carina
Regina di new york
Quando la band smise di suonare, ne chiesero ancora
Sinatra dondolava, gli ubriachi cantavano
Ci baciammo in un angolo
E ballamo nella notte
E i ragazzi del coro NYDP cantavano Galway Bay
E le campane risuonavano
Per il giorno di natale
Sei un barbone, sei un teppista
Sei una vecchia troia drogata
Li’ sdraiata quasi morta con la flebo in quel letto
Tu ladro tu bruco
Tu piccolo insignificante frocio
Buon natale coglione, prego Dio che sia l’ultimo per
te
E i ragazzi del coro NYDP cantavano Galway Bay
E le campane risuonavano
Per il giorno di natale
Avrei potuto essere qualcuno
Bè, chiunque potrebbe esserlo
Mi togliesti i sogni
Quando all’inizio ti trovai
Li ho presi con me, baby
Li ho messi con ciò che mi appartiene
Non posso farcela da solo
Ho costruito i miei sogni intorno a te
E i ragazzi del coro NYDP cantavano Galway Bay
E le campane risuonavano
Per il giorno di natale
(Fairytale of New York-The Pogues)
Volgiti indietro, e guarda, o patria mia,
Quella schiera infinita d’immortali,
E piangi e di te stessa ti disdegna;
Che senza sdegno omai la doglia e’ stolta:
Volgiti e ti vergogna e ti riscuoti,
E ti punga una volta
Pensier degli avi nostri e de’ nepoti.
(Giacomo Leopardi, ”Sopra il monumento di Dante”, 1818)
Commentino minuscolumilissimo:
siamo sempre ancora in tempo per obbedire al Recanatese e dunque vergognarci di noi stessi?
Auguro questo all’Italia e a me stesso in primis.
Sergio Sozi
Tanti auguri a tutti e grazie per aver messo il mio racconto.
Gordiano Lupi
http://www.infol.it/lupi
Un augurio a tutti per queste feste in arrivo, sperando in un pò di serenità e magari (perchè no?) felicità.
Poi per un 2008 diverso, migliore (sopportatemi, stasera sono romantica).
Un abbraccio,
Barbara
Sergio, come sei catastrofico! Io non ho nulla di cui vergognarmi. Sono bello, colto, intelligente; dò la mancia a qualche povero disgraziato che incontro ai semafori, copro così la mia coscienza con un velo pietoso. Forse lo stomaco leggermente prominente in questo periodo di dolciumi, non garantisce il massimo della forma. Ecco, di questo un po’ mi vergogno. In quanto all’Italia è sempre la stessa, nel bene e nel male: una volta c’erano i nobili a operare soprusi sugli altri, ora ci sono gli industriali, la classe politica, gli imprenditori, i dirigenti, i parolai, gli imbonitori. Come diceva un altro grande: “Bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’è” Quindi perché vergognarsi? Il grande recanatese era pessimista per natura, ma noi che abbiamo la possibilità in questo momento di brindare con il nero d’Avola, tiriamoci su. Cin cin!
Ho sognato che il Nero d’Avola fosse una DOCG…ed invece quando mi sono svegliata, sono corsa in cantina e sulla bottiglia che avevo davanti ho letto soltanto IGT…..Perchè mai, anche i vini sono come gli scrittori esordienti, da subito non li capisce nessuno!
Comunque alla salute e Buon Natale! E trasformiamo IGT con Italia Grande Tesoro..e vai!
Non pensate male, sono un’amante dei sapori genuini perchè convinta che se introduciamo cibi di sostanza la nostra mente ci guadagna…anche un malato di Alzheimer non dimentica secondo me il gusto e il profumo….sono entità in collegamento diretto con il cervello…e per finire vi svelo un segretuccio: Non desidero che i miei libri e i miei scritti diventino famosi, ma che qualcuno mi aiuti a creare una nuova etichetta per un vino rosso o al massimo rosè che abbia il nome “MINOI”, me lo sogno da sempre. Il logo è un piccolo fiore inserito in un ambiente color vino con una figura di donna in controluce tono su tono, come fosse imbevuta o immersa nel vino stesso….E Auguriamoci quindi un brindisi con il Vino “Minoi”….che ne dite? Auguri Gabry
Salvo, be’… non e’ proprio catastrofismo, ma catasterismo! A parte gli scherzi: a me a fine anno succede di farmi l’esame di coscienza e quindi brindo in allegria ma non riesco a non pensare pure ai difetti miei e del mio Paese – dal quale manco da quasi otto anni. Un misto di amarezza e gioia, con rimpiantucci vari e una forte voglia di vedere una patria migliore mi si mescolano nel sangue…
assieme al buon vino italiano!
Auguri a te, caro Salvo!
Viva il minos ed i minoi, purche’ siano genuini e forti, Gabry!
quelli che a natale siamo tutti più buoni
quelli che quest’anno niente regali e poi ne ricevono e si sentono di merda
quelli che è la festa della famiglia e poi giù di maalox per ingoiare il rospo
quelli che ma cosa festeggi se non sei credente
quelli che la mattina si svegliano col cuore in gola e poi si ricordano di non essere bambini e diventano tristissimi
quelli che le radici storiche risalgono ai mitralia
quelli che che bello essere tutti insieme e poi in realtà manca qualcuno
quelli che vorrebbero essere altrove
quelli che il natale non sanno neanche cos’è
quelli soli
quelli che ce l’hanno nel cuore
quelli che il cuore non ce l’hanno
a tutti questi, e a tutti noi.
Auguri anche a te, cara Gabry. Piacere di conoscerti. E complimenti per la verve incandescente. Auguri a Gea e a tutti. Però a essere sincero, non è che del Natale me ne freghi molto.
NOTTE DI PACE
Cristalli di candida neve,
trafiggono con rapidi bagliori,
l’aria rarefatta della magica
notte. Vaghe stelle palpitanti
sovrastano eteree l’umile grotta
ove docili animali scaldano
con umidi fiati, tenere membra
del Dio – Bambino.
La giovane Madre avvolge
di trepidi sguardi
la Sua dolce Creatura.
Nel buio pertugio il Padre
solerte attizza con mani operose
rare sterpaglie dai vividi guizzi.
E’ notte di pace, è tempo d’amore.
Sia tregua all’odio delle parti,
ognun sia fratello al nemico.
Nel mondo che quieto s’addorme
è nato il Salvatore.
Siena, Santo Natale 1981
M. Teresa Santalucia Scibona
Auguri vivissimi e grazie a tutti amici cari ,per il sostegno della vostra simpatica e preziosa amicizia, che rende più luminose le mie giornate. Madre Teresa di Calcutta soleva dire:-
“E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
la vostra M. Teresa
Augurissimi a tutti quanti. Tornerò per scrivere una citazione natalizia.
Buon Natale!
Christmas Smile
🙂 Auguri a tutti quanti! Complici le mollezze vacanziere, forse riuscirò ad avere il tempo per scrivervi, oltre che per leggervi con enorme piacere. Un forte abbraccio, buon Natale!
Fiorenza
Auguri a tutte le donne del “Letteratitudinario”.
Amiche mie, non faccio mai auguri agli uomini, oltre me, sono leggermente superflui.
Didò – Natale 2007
Un augurio speciale a madama Fiorenza Aste, sono andato sul blog, bhè è di una bellezza notevole Madama Aste, non me ne vogliano le altre amiche, ma io sono un’esteta. il mio occhio pretende notevoli parti oltre il cervello.
Era una notte di Natale di tanto tempo fa, e la casa di Babbo Natale era in pieno fermento.
Era una casa enorme, molto più grande di quanto noi possiamo mai immaginare, e piena di colore. Tantissimi gnomi e folletti lavoravano senza sosta: era la vigilia di Natale, e dovevano impacchettare ancora moltissimi doni: trenini, bambole, pupazzi, libri… Niente giocattoli violenti, però: niente regali che riproducessero armi o lotte, ma solo doni che alimentassero l’armonia e la voglia di stare insieme. “Se ti scambi una bambola, ti fai una tenerezza,” era solito dire Babbo Natale, “ma se ti scambi un pugno, ti fai solo del male!”
Lui quella notte avrebbe fatto il giro delle case di tutto il mondo, a bordo della sua slitta volante trainata dalle sue velocissime renne, a consegnare i regali ai bambini.
Oh, già! Era un po’ stanco, ma ormai l’aveva annunciato, e quindi doveva farlo: ogni promessa è debito!
Babbo Natale era sicuro che i suoi aiutanti avrebbero preparato tutto in tempo; tuttavia era accigliato: c’era qualcosa che gli sfuggiva!
Ma cosa?
Sì, certo: tutti sapevano che quella notte lui sarebbe arrivato, così come ciascuno sapeva che non l’avrebbe visto; tutto questo avrebbe unito gli uomini per quella notte, ma lui voleva donare loro qualcosa di speciale, qualcosa che li unisse per tutti i giorni dell’anno!
Stava camminando, meditabondo, quando Sparky, il suo folletto di fiducia, gli si parò davanti e gli mostrò un gigantesco pacco di sale su un altrettanto gigantesco carrello rosso, spinto da un folletto e trainato da un altro. – Allora, capo, questo sarebbe il sale da mettere nelle zucche degli adulti! Vuole provare a mettercelo anche quest’anno? –
— Oh, no! Ormai ci ho rinunciato! Gli adulti non hanno molto sale in zucca, e non vogliono proprio mettercelo! Occorre un’altra cosa! Ma cosa? –
In quel momento arrivò Folly, la figlioletta di Sparky, che tutta saltellante esclamò: — Papà, papà; ho una bellissima storia da raccontarti! –.
— Aspetta un momento: non vedi che sto lavorando?! –
— Ma questa è una storia bellissima! Me l’ha raccontata Nerino! –
Babbo Natale inclinò la testa verso di lei, e disse: – Nerino? E chi è Nerino? –.
Sparky tentò di intromettersi. — Capo, avremmo un po’ di fretta! Manca poco alla mezz… —
— Aspetta un momento, Sparky: non vedi che sto lavorando?! – lo interruppe bruscamente Babbo Natale. Poi, calmo, si rivolse a Folly. – Allora, chi è Nerino? —
— E’ un mio amico che abita molto lontano. Ci vediamo pochissimo, ma ci sentiamo molto spesso attraverso il Lungo Tunnel Sonoro. Ci raccontiamo delle storie bellissime; poi, ognuno di noi va in giro a raccontare quelle dell’altro! E questa volta Nerino me ne ha raccontata una bellissima! –
A Babbo Natale non servì sapere altro; inspirò profondamente e tuonò: — FATA DORINA!!!!!!!!!!! –.
Una piccola fata, col vestito azzurro e i capelli color del sole, si materializzò davanti a lui, sospesa nell’aria.
— Fata Dorina, questa è Folly! Fatti spiegare come si costruiscono le storie, e crea una polvere magica che permetta a tutti di inventarle! –
— Sì. Ma ci vorrà un po’ di tempo – azzardò lei, timida.
— Oh, certo! – Babbo Natale consultò il suo orologio. – Hai mezz’ora; poi, a mezzanotte in punto, io parto! –
Fata Dorina si bloccò, titubante.
— Problemi? – esclamò Babbo Natale corrugando la fronte.
— No, no. Nessuno! – rispose Dorina. Invece, di problemi per creare una polvere magica come quella in così poco tempo, ce n’erano, eccome! Ma come si poteva rifiutare un favore a Babbo Natale?
Così, Dorina, prese per mano Folly, e svanirono.
Babbo Natale si rivolse ai due folletti addetti al carrello con l’enorme pacco di sale, e disse: — E voi, svuotate subito quel pacco e riempitelo con la polvere magica che vi darà Fata Dorina! –.
I due folletti lo guardarono allibiti, con due occhi grandi così, ma non dissero nulla e riportarono il pacco indietro per fare il lavoro.
Babbo Natale si voltò e, tutto soddisfatto, sorrise tirandosi su il suo bel pancione.
— Oh! Oh! Oh! — gongolò. Quell’anno avrebbe fatto un bellissimo regalo; non solo ai bambini, ma anche agli adulti: la polvere magica Inventa-storie! Così, ogni persona sarebbe diventata un po’ magica e avrebbe potuto inventare una propria storia, creando personaggi e paesaggi. Ciascuna di queste storie, poi, sarebbe passata di persona in persona, di bocca in bocca, valicando cielo mari e monti, non conoscendo ostacoli; e tutte le persone si sarebbero trovate unite dalle loro stesse storie. Per tutti i giorni dell’anno! — Oh! Oh! Oh! –
@Gregori
Ho ascoltato Fairytale of New York su You tube. Ok! grazie per la traduzione (la mia educazione musicale è vicina-purtroppo- allo zero!)
@Gea
io sono fra “Quelli che cucinano”, auguri a te e a tutte le cuoche di Letteratitudine.
Messer Sozi, tenga, rimembri il “suo” Dante, a quel tempo la mia genia non era ancora italica, siamo approdati sullo stivale in far del seicento/su galeoni borbonici/ scappati da galere andaluse e tormenti ispanici/ noi nobili pirati iberici/ i “Domingas” divennero Di Domenico a Napoli e aspettano ancor di fuggir/ per novi lidi e commerci di parole.
«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!»
(Divina Commedia – Purgatorio, Canto VI, 76-78 – Dante Alighieri)
Francesco caro, se mi citi Dante, mi inviti a nozze. Sai che io ho avuto modo di conoscere personalmente il Sommo? Vi faccio leggere un breve stralcio del nostro viaggio insieme all’inferno.
…“Francesca! Francesca!”, gridò con voce squillante il Maestro rivolto alla giovane, approfittando di una brevissima pausa all’assordante frastuono. Quel richiamo risuonò così nitido che tutti si girarono incuriositi. Ancora una volta provavo disagio.
La ragazza, dapprima stupita, ci osservò, poi, scostatasi dal suo innamorato si avvicinò al Sommo.
“Desidera?”.
“Francesca!” Dante l’abbracciò forte. “Sei sempre più bella, Francesca mia. Dolce fiore reciso da crudele destino. Stella del firmamento strappata al cielo. Ma cos’è questo colore sul viso? Un medicamento, forse? Non stai bene, Francesca?”.
Aveva scambiato per pomata un comunissimo fondotinta. Non potei fare a meno di notare l’autentica apprensione sorta nel Vegliardo verso quella creatura. La stringeva con trasporto, quasi indugiando nell’abbraccio, anche se il suo era un affetto che oserei definire paterno.
“Su, su, nonnino. Basta così. Mi togli il respiro” sbottò la giovane che lo guardava con vera compassione.
“Francesca, ti dispiacerebbe raccontare la tua storia a questo mio amico?” le chiese, allora, indicando la mia persona.
“Cos’è, un giornalista?”.
“No, signorina” intervenni e mi avvicinai.
“Allora è un ficcanaso” ribatté lei senza degnarmi di uno sguardo e masticando selvaggiamente un chewin-gum.
“Ma che dici, Francesca. E’ un mio amico, ti puoi fidare. E’ il compagno di viaggio che mi sono scelto per compiere questa missione. Dai, Francesca, la tua storia ci serve per completare il romanzo”. La ragazza sembrò intenerirsi. “Francesca, raccontagli la storia del tuo grande amore: l’attrazione fatale per tuo cognato…cosa ti ha indotto a peccare e a tradire tuo marito”.
“Sai molte cose, nonnetto. Cosa sei, uno sbirro in pensione?”…
Se questo fosse un racconto, Natale sarebbe un personaggio “antico”, d’altri tempi, un nonno istituzionale, il papà di tutti, un papà talmente buono e anziano che tutti chiamerebbero affettuosamente babbo.
Ma questo è un articolo, non un racconto, e il Natale in questione non è un illustrissimo signore con la lunga e folta barba bianca, bensì la festa dell’anno per antonomasia, quella che unisce atei e cristiani in un’apoteosi di bontà, culinaria e sentimentale.
E’ impossibile, nonché deprecabile, non essere buoni a Natale. A Natale bisogna essere buoni!, come recita un ferreo articolo della nostra Costituzione morale, che spolveriamo ogni anno in occasione delle animose pulizie prenatalizie.
Nel periodo natalizio, infatti, si respira un’aria serena, con le luminarie che (non essendo guaste) illuminano le città a festa.
Il televisore stesso sprizza bontà da tutti i pixel: le emittenti trasmettono pace a ritmo di serafici jingle natalizi; i personaggi, riuniti in grandi gruppi, si impegnano in simpatici e commoventi auguri canori; persino i messaggi pubblicitari ti inducono ad acquistare un bene per il bene altrui.
A Natale bisogna essere buoni!, non c’è niente da fare! Tutti ci sentiamo più propensi ad abbandonare le promesse da marinaio per abbracciare quelle da scout.
In questo periodo ci sentiamo tutti più uniti, e auguriamo serenamente Buon Natale a chiunque, anche a chi non conosciamo.
E augurare Buon Natale non è come augurare Buongiorno o Buonasera, è qualcosa di molto più forte, qualcosa che trascende da ognuno di noi e che ci unisce per un lungo (e determinato) tempo. Siamo tutti permeati da una strana forza magica che ci permette di affrontare gli stressanti e laboriosi giorni dei prefesteggiamenti con una certa serenità. E quando finalmente arriviamo alla mattina del 25 dicembre, ci sentiamo tutti beati, desiderosi di trascorrere la più gioiosa festa di compleanno, in compagnia di tutti i nostri familiari e parenti, facendo il giusto onore al festeggiato. Una festa di compleanno dove il festeggiato è invisibile, ma che è presente in ogni casa e che è tutto contento per come ci stiamo comportando.
Poi, il 6 gennaio arriva quella befana della Befana che, oltre a tutte le feste, si porta via pure la strana forza magica che ci aveva pervaso per tutto il periodo natalizio, lasciando con un palmo di naso il nostro festeggiato.
Sì. Perché il 25 dicembre è il Suo compleanno, ma poi, Lui, rimane con noi per tutto l’anno.
Buon Natale a tutti!
Gea, che bello quello che hai scritto!
Salvo, invidio tra virgolette la tua positività. A volte le feste mi rendono un po’ triste anche senza motivo…
Però sono felice di essere in famiglia con il mio nipotino di cinque mesi…
Non dobbiamo essere felici per forza ma ricordare che un Bimbo è nato per portare gioia e speranzaa In quella grotta o capanna povera e squallida c’era la luce dell’amore…
Bravo Sergio a mantenere alta la tensione morale di questo post! I love Giacomo caro, su cui ho scritto la tesi e che mi accompagna da sempre nel mio cammino letterario… Però, carissimo Sergio, non ci lasciamo avvilire dai bilanci che sono sempre in perdita, sempre. Mai potremo essere a posto con la nostra coscienza di figli, di genitori, di insegnanti, di scrittori… siamo esseri umani che fanno quello che possono. Poi c’è la manina di un bimbo e tutto l’universo si squaderna di gioia…
Un Natale sereno, di fede anche se non di Fede… Crediamo nel prossimo, nella bontà, nella bellezza che salveranno il mondo, non pensiamo che il male e la morte siano l’ultima riga della storia umana…
Con tutto l’affetto possibile a questo blog che mi è diventato così caro e in particolare, naturalmente, al caro Massimo.
Verrete il 27 dicembre a Siracusa al Biblios Cafè alle 19,00 a vedere me, Simona Lo Iacono e soprattutto Tea Ranno? Vi farei gli auguri di persona!!!
@Maria Lucia
non essere triste, sei una bellissima persona e sprizzi simpatia da tutti i pori.
No, Salvo! Perché dici che non te ne frega molto del Natale? Al Festeggiato credo invece che freghi tanto di te…
Ci hai pensato?
Neanche a me frega molto del Natale. Quello dei regali fatti per forza. Quello delle file nei megastore. Beh, i regali li ho fatti e le file pure, però ringrazio il Festeggiato per la mia famiglia e i miei amici, per la scrittura, la musica, i libri e tutto ciò che di bello c’è nella mia vita…
Buon Natale a tutti…
Teresa: abbiamo citato lo stesso brano della tua santa omonima!Telepatia! In un altro post io l’ho copiato per intero. Magari nei prossimi giorni lo ricopio anche qui…
@Salvo, minchia (perdono nobili signore), mi hai sorpreso; sconvolto; depresso no, se non altro per la gaudente grappa di Franciacorta offertami da Gianpiero, mio nobile commensale di questo pantagruelico cenon partenapoletano, partenopeo.
Oh, feconda tecnologia, che mi consente di rotear verbi nella notte che la “greve e delicata Signora” è or ora pronta a deporre il Dio che ci sorregge e ci protegge (e da questo sito, non nel blog, in questo loco di delizie che è la cucina settecentesca dei nobili Palumbo di Giugliano, dove i pesci friggono da ore merinde, squarciando oli e aria con i gravi e grassi effluvi) e di lanciarli oltre la sensibilità agreste di questo desco.
Parevmi anch’essa estrema la sensibile coltre di parole che tu adombri nel celebrare il sommo represso dicitor, il debole con le pulzelle e gladiator…starò dicendo scemenze, Salvo? Forse si…
Buon Natalefra
Auguro a tutti un Natale caldo di affetti e un 2008 prodigo di soddisfazioni. Con stima.
Una lettrice assidua e grata,
Cyprea
Mezzanotte e un minuto. E’ nato il Salvatore, il Bambino – archetipo di ogni bambino di ieri, oggi e domani.
Gioia sia per noi tutti. Infanzia senza fine ossia Salvezza per chi abbia il coraggio di esser eternamente puro.
Pace agli uomini di buona volonta’.
In Cristo e per Cristo.
Nell’anno 752 dalla Fondazione di Roma, Cristo, Dio Eterno e figlio dell’Eterno Padre, nasce dalla Vergine Maria. Il Mondo pagano esulta per l’arrivo del Vero Re del Mondo. Gli Elementi tutti gioiscono, gli dei si inchinano, i santi e i martiri pregano con noi in Suo Onore e Gloria.
Tripudio e festa, ritorno al ventre materno. Armonia. Serenita’.
Preghiera
silenzio.
Grazie tante a Sergio Rilletti e a Maria Lucia. La dolcezza del Creatore sia con noi. Noi popolo pagano e cattolico. Noi popolo d’Italia. Ombelico del Mondo. Inizio e fine di ogni era. Teatro riassuntivo dell’Universo Mondo.
Auguri a voi tutti, cristiani e pagani, italici e non, scrittori, pittori o puri lettori, musici e sordi, felici e infelici, a volte polemici, di rado nemici ma sempre fratelli, per nostra passione che abbiamo in comune: amore e cultura.
Auguri a tutti noi, popolo bello di letteratitudine, dal vostro
Carletto Speranza
@Maria Lucia Riccioli,
a Natale tutti, nonostante la gioia, sono un po’ tristi, forse perchè la gioia dell’Avvento è mitigata dalla conoscenza del percorso che farà quel piccino. Non ricordo un Natale dove non ho visto qualcuno malinconico, forse perchè lo carichiamo di attese, forse perchè sappiamo che deluderemo “quel” bambino e il suo sacrificio.
Ieri, a Segry in Francia, mia figlia (risiede) ha portato il cero dell’avvento e il suo compagno, un’artista iracheno esule ed agnostico, ha voluto presenziare all’avvento ed è entrato in chiesa, perchè quello – detto – era un grande momento di pace!
Auguri a tout
AUGURIIIIIIIIIIIIIII!
JOY TO THE WORLD… PAIX…
Il mio nipotino mi ha fatto pensare che un Dio che possiamo prendere in braccio e coccolare si fida di noi… La tristezza sta nel pensare di deluderlo, è vero.
Non è un Dio distante, accigliato, lontano. è un bambino che piange, ha freddo, ha fame e bisogno di braccia e mani e cuori che lo accolgano. è un ragazzino che cresce in sapienza età e grazia, che si smarrirà a Gerusalemme per trovare se stesso e capire la sua missione. I suoi genitori non capiscono ma accettano accolgono il mistero. Così è dato da fare anche a noi.
Grazie Salvo!!!
Ragazzi, vi mando un bacio nel nome del Festeggiato…
@Maria Lucia Riccioli.
Non ho capito se quel “Grazie Salvo” (con ben tre punti esclamativi) sia rivolto a me o al Festeggiato in persona, con il quale hai un rapporto privilegiato che ti invidio. Nel dubbio cercherò di essere più buono in questo periodo, (ma solo in questo periodo) subito dopo le feste si ricomincia a peccare alla grande. Permettimi di mandarti un bacione, cara Maria Lucia, per la tua freschezza e genuinità.
@ gea:
sì, porca puttana! sono d’accordo con Maria Lucia, quello che hai scritto è molto bello. Semplice, efficace, ispirato, intelligente.
Fai di più, fai di meglio. La stoffa c’è. Nel 2008 voglio leggere un libro tuo a costo di costringere Maugeri a pubblicarlo a capitoli su questo blog.
Miei cari amici,
che bello scoprire che avete trovato il tempo di scrivere qui anche sotto Natale.
Vi ringrazio tutti… per i commenti, le citazioni, le poesie, i racconti.
A presto. E ancora AUGURI DI BUON NATALE!!!
vostro Massimo
Enrico, non fomentiamo alla scrittura. Siamo già in troppi!!!
Scherzo!
😉
Provaci, Gea…
quelli che non hanno mai scritto non sapendo di saper scrivere meglio di quelli che hanno scritto.
“…E’ un mondo difficile
è vita incerta
felicità a momenti
e futuro incerto
il fuoco e l’acqua
e concerto e calma
sonata di vento
e nostra piccola vita
e nostro grande cuore…”
Sto ascoltando (a manetta) Tonino Carotone….
Ciao a tutti
Racconto
*
Babbo Natale anche tu sei una maschera vestita di rosso, immortale solo nella fantasia della gente!
Visto che siamo nel periodo delle facili commozioni un giorno, mentre camminavo sul lungomare, è passato un autobus pieno zeppo di ragazzi e ragazze. Senza un motivo ben preciso, tutti quanti hanno iniziato a salutarmi e ad applaudirmi sempre più forte, in risposta al mio sorriso, come se mi sostenessero in gran numero nella veste di paladina della verità.
Scusa tanto Babbo Natale, ma me lo ricordo come un bel momento.
*
Poesia
Rimango in Silenzio e senza fiatare
fra l’ira del Cielo e la mendacità della Terra
e di tutti coloro che hanno detto di rappresentarli
Invocando il fragore del tuono
ascolterò l’autonomia del mio Essere
ops!!! ” è vita intensa”…
@ tutti:
chiunque abbia l’indirizzo di Miriam provveda a mandare lì la guardia medica. La stiamo perdendo, la stiamo perdendo….cazzo! Asistolia, asistolia……..
(Letteratitudinemergency continua alla prossima puntata)
ma tu guarda…
uno accende il computer dopo due giorni e scopre che devono tutti aver esagerato con gli stravizi. vi perdo di vista un attimo e vi date ad alcol e droghe? cattivi cattivi.
🙂
Carletto Speranza! Viva l’arte e chi la mette da parte!
AUGURI!!!!
Sono d’accordo con Maria Lucia. Un Dio che si fa prendere in braccio ( e cambiare il pannolino) ha una notevole fantasia e merita tutta la nostra attenzione!!!
A tutti quelli che riescono ad abbracciare un bimbo col trasporto di una mamma anche se non è figlio loro: AUGURI! Questo Natale è per voi!
@ gea:
ero lucidissimo quando ho scritto ciò che hai letto. sugli stravizi diedi, ma diedi sì tanto che ormai per me la trasgressione e l’eccesso constano nella tisana di corbezzolo
🙂
Auguriiiiiii!! Rimedio un pc di emergenza, e solo per qualche minuto. Non ho potuto leggere i vostri post, o meglio l’ho fatto saltellando qua e là. In questi giorni festeggio in famiglia, la cosa che si fa di più è mangiare…altro che tisana di corbezzoli!
kiss
Stavolta usero’ Letteratitudine per lanciare un appello, piccolo ma per me indispensabile:
ho l’esigenza interiore di contattare lo scrittore Vincenzo Consolo. Invece che praticare altre strade, preferirei che qualcuno mi aiutasse, chiedendo, se puo’ aiutarmi in questo intento, a Massimo la mia e-mail privata. Chi mi potesse mettere in contatto con Consolo chieda dunque la mia mail a Maugeri.
Regalo di Natale su commissione.
Saluti Cari
Sergio
P.S.
Auguri a Gea e Silvia Leonardi. Silvia: non mi avevi spedito qualcosa che ancora purtroppo non e’ arrivato qui a Lubiana?
Gesù in questo momento dell’anno ha ancora i pannolini, ci pensate quant’è piccolo? Manine, piedini, tutto minuscolo.
Mio figlio adesso è in Africa, non è piccolo come era Gesù, credo che abbia tra anni. Non so nemmeno se è femmina o maschio o come si chiami. Ma poco mi importa, in fondo nessuno sa veramente di che sesso sia Dio e nemmeno il suo vero nome.
Vi abbraccio a tutti perché siete ospitali e pazienti e parlate la mia stessa lingua.
Baci
Fausta
Dai, vi mando un racconto dedicato a Fausta e a tutte le mamme del mondo
UNA MADRE
Percorse qualche metro ancora, tenendosi il fianco. C’era un gran silenzio tutt’intorno, come se la natura avesse spento i suoi rumori, partecipe del dramma. Non ce la faceva più a proseguire, ad ogni passo le fitte di dolore s’intensificavano. Il freddo intorpidiva le sue membra. Erano ancora distanti le luci della casa e si rese conto che non sarebbe riuscito a raggiungerla. Le gambe cedettero di schianto, sul bordo della strada, vinte dalla stanchezza e dal freddo. Si adagiò con la faccia sulla neve. Perché l’avevano mandato a combattere? Cosa c’entrava lui con la guerra? Trovò la forza di sollevare il volto da terra e chiedere aiuto: “Ehi, lassù, mi sentite? Aiutatemi, per favore. Sto morendo!”.
La porta rimase chiusa.
E c’era da capirli. Era uno straniero, un nemico. “Aiuto! Aiuto!” urlò ancora con le poche forze che gli rimanevano. Il gelo lo stava avvolgendo, presto sarebbe arrivato fino al cuore. Aveva una gran voglia di dormire e farla finita. Il cielo era d’un bianco latteo. Che peccato morire in un giorno così bello. Pensò ai suoi cari che non avrebbe più rivisto, alla sua casa, all’alberello che aveva piantato nel giardino. Chissà se aveva già dato i primi frutti. Mancava da due anni oramai. Prima di chiudere gli occhi ebbe l’impressione di vedere la porta aprirsi ma forse era un sogno o un miraggio. La guerra cova rancori, le divise segnano solchi profondi nell’anima della gente. Ma non l’aveva voluta lui la guerra, gli avevano scaricato un fucile tra le braccia e inviato a combattere. Ora si ritrovava in una strada deserta, unico sopravvissuto di uno scontro a fuoco. Era riuscito a fuggire, non voleva finire prigioniero. Il respiro sempre più debole, la mente che vagava alla ricerca di volti familiari. Nel sonno inquieto che precede la morte trovò il viso di lei, sua madre. Veniva a portargli conforto. La chiamò: “Madre, madre, non voglio morire! Ho solo vent’anni”. Aprì gli occhi in un ultimo sussulto di ribellione, tentò di alzarsi. Incontrò lo sguardo caritatevole di una donna sconosciuta e la sua mano che gli premeva un panno caldo sulla fronte. “Chi sei? Non ti conosco. Tu non sei mia madre, anche se il tuo viso stanco, i capelli raccolti sulla nuca, sono uguali ai suoi”.
Sorrise la donna, ed il suo era un sorriso dolcissimo, di quelli che riscaldano il cuore. ”Che importa, ragazzo mio, tu sei un figlio che chiede aiuto ed io sono una madre: le mamme sono tutte uguali. Hai bisogno di aiuto, non posso negartelo”. Lo aiutò a girarsi con la faccia verso il cielo, ora poteva respirare meglio. “Ce la fai ad arrivare fino a casa sorreggendoti al mio braccio?”. Provò ad alzarsi ma le sue povere gambe sembravano di legno e il sangue sgorgato dalla ferita lo aveva reso debolissimo. Scosse la testa. Lei gli fece coraggio: “Aspetteremo qui, tra poco dovrebbe tornare mio marito, è andato in paese col calesse. Intanto bevi questo, ti farà bene”. Gli appoggiò sulle labbra una ciotola con una bevanda bollente. Il ragazzo si sentì rianimare.
“Ti senti meglio?” chiese la donna regalandogli un sorriso. Anche questo gli fece un gran bene. A volte l’amore riesce a curare le ferite. “Ti ringrazio, mi hai salvato la vita”.
La donna sospirò. “E’ ancora presto per dirlo. Purtroppo sono vecchia, non ce la faccio a trasportarti fino a casa. Sono sola, i miei figli sono stati chiamati a combattere”. Sospirò ancora. “Chissà dove saranno in questo momento”.
Il soldato rimase in silenzio, si sentì in colpa; magari li aveva affrontati in battaglia, magari li aveva uccisi. Cercò di non pensarci. “Anche voi avete un bel cielo” disse, “sembra un’enorme coperta azzurra pronta a calare su di me”.
“E’ bello il cielo quando non è offuscato dalla polvere da sparo” disse la donna.
Ci fu un’altra lunghissima pausa, poi il giovane chiese: “Quanti anni hai?”.
“Cinquantasei”.
“La stessa età di mia madre! Anche lei porta i capelli raccolti sulla nuca. E’ molto bella mia madre. Anche tu sei bella, le assomigli”.
“Non agitarti, non consumare le forze”. La donna gli tamponò la ferita con un panno, poi guardò preoccupata verso il sentiero. Suo marito tardava ad arrivare. Pensò che il ragazzo non ce l’avrebbe fatta a resistere ancora per molto.
Ricominciò a nevicare.
“Ho freddo, tanto freddo” si lamentò il soldato.
“Forse è meglio che vada in casa a prenderti una coperta”.
“No! E’ troppo lontana! Ho paura. Non lasciarmi solo”.
La donna guardò ancora verso il sentiero. Suo marito non arrivava. Capì che non rimaneva altro da fare, si sdraiò accanto al ragazzo per riscaldarlo con il suo corpo.
I fiocchi di neve aumentavano d’intensità.
“ Ma tu stai rischiando la vita per me! Perché lo fai? Non mi conosci, io sono tuo nemico”.
“Sssstt”. Gli chiuse le labbra con un dito. “ Tu sei un figlio ed io sono una madre, solo questo conta: tua madre farebbe altrettanto per il mio, ne sono certa, perché le madri sono tutte generose. E poi oggi è un giorno speciale, non posso lasciarti morire proprio oggi”.
“Che giorno è?”.
“E’ il giorno di Natale”.
“Non lo sapevo. In guerra i giorni sono tutti uguali, sono fatti di neve”. Furono le ultime parole, calò un torpore bianco su di loro e si addormentarono sereni.
Quando l’uomo col calesse tornò dal paese li trovò sdraiati l’una accanto all’altro; la donna era ricoperta interamente di neve e, chinandosi per soccorrerla, si accorse che il gelo si era impadronito per sempre del suo corpo. Il ragazzo respirava ancora, seppur debolmente. Lo portò dentro e lo adagiò accanto al camino, accese il fuoco in silenzio, sempre con la stessa lentezza dei gesti. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione, i suoi lineamenti parevano cristallizzati, forse anche i sentimenti. Lo spogliò e cominciò a frizionarlo su tutto il corpo con una sostanza oleosa presa da un vasetto; indugiò nelle estremità degli arti dove maggiore era il pericolo di assideramento, alla fine lo arrotolò su una pelle di montone, quindi uscì per dare sepoltura alla sua donna.
Nei giorni che seguirono si prese cura di lui imboccandolo come un neonato, più volte lavò e disinfettò la ferita. Rimaneva in silenzio, aveva nello sguardo sempre quell’espressione impenetrabile, non si capiva se fosse odio o indifferenza.
“Mi dispiace per ciò che è successo” disse il ragazzo quando si fu ripreso, “ la tua donna ha sacrificato la sua vita per me, non volevo”.
L’uomo continuò a sospingergli in gola il cucchiaio con la minestra, sembrava sordo. Gli voltò le spalle e andò fuori a tagliar legna.
Altre settimane trascorsero ancora, il ragazzo aveva riacquistato le proprie forze, cercava di rendersi utile ma quando gli rivolgeva qualche parola, il vecchio rimaneva a fissarlo con quegli occhi senza espressione, si alzava dalla sedia e si dedicava alle sue faccende.
Una sera, rientrando con il suo cavallo dal paese, si fermò davanti a lui e gli disse: “Puoi andare ora, la guerra è finita. Ci sono i vestiti di mio figlio nell’armadio, indossane uno e vattene per il sentiero”. E si allontanò per sistemare il cavallo nella stalla. Il ragazzo gli corse dietro: “Aspetta, voglio sapere se mi odii”.
Lui continuò indifferente a dare il fieno al cavallo.
“Dimmi almeno perché mi hai salvato la vita”.
Si voltò. “Perché il sacrificio di lei avesse un senso”.
All’alba il soldato si avviò per il sentiero. Mentre ritornava a casa pensò che lo avevano privato di tre anni della sua vita, tanto era passato da quando era partito. Chissà il piccolo Robert com’era cresciuto, doveva essere diventato un uomo oramai; e sua madre, dai capelli argentati, sicuramente lo stava aspettando a braccia aperte sull’uscio di casa. Sarebbe stato accolto con i dovuti onori che spettano a un reduce. Davanti all’uscio di casa invece c’era solo il fratello ad attenderlo e, appena lo vide gli buttò le braccia al collo. “E la mamma?” chiese provando un oscuro presentimento.
“La mamma non c’è più” disse il fratello mestamente, “ è morta un anno fa per salvare la vita a un giovane che stava per essere travolto da un’auto. Era uscita per andare a messa, era il giorno di Natale, e vedendo il giovane in pericolo di vita, non ci ha pensato due volte a lanciarsi per salvarlo. E’ morta al posto suo”.
“Era il giorno di Natale?”.
“Sì. Cosa gli importava poi di quel ragazzo, non era mica suo figlio”.
Sì, era suo figlio. Una madre è la madre di tutti” disse il soldato asciugandosi una lacrima. Gli passò un braccio sulle spalle e si avviarono dentro casa.
fausta i bambini aspettano…
Arrivo solo oggi, Santo Stefano, ma voglio comunque unirmi al coro di auguri per l’arrivo di un nuovo anno, che vorrei pieno di amore, giustizia, solidarietà, coerenza, equità, non necessariamente messi in quest’ordine. Vi abbraccio tutti e vi comunico uno scoop: oggi avrò la grandissima occasione di conoscere Enrico Gregori di persona (siamo di Roma entrambi). Poi vi faccio sapere…
Laura
….e come si dice a Roma….”mejo nasce fortunati che ricchi”
chissà quanti vorrebbero essere al posto di Laura! Vabbè, se ho tempo, nel 2008 mi faccio clonare
🙂
@ sergio:
se Silvia ti ha spedito quello che immagino è possibile che la dogana abbia fatto il suo dovere evitando la circolazione di materiale dannoso alla salute
🙂
***
“Lo sciopero di Papà Natale”- racconto.
In cima alle lettere parcheggiate dalla solerte segretaria sul tavolino del salotto, quel mattino di metà dicembre, ce n’era una che recava stampigliato a caratteri cubitali “respinto al mittente”. Sorpresa a dir poco, la mamma in carriera di Chantel non riusciva a capacitarsi di un postino più imbranato di quello di Babbo Natale: infatti la letterina dei suoi pupetti giaceva davanti ai suoi occhi, piuttosto che essere sulla scrivania del vecchietto barbuto. Ma lo stupore della giovane durò giusto il tempo di consegnare i pupetti alla baby sitter ed imboccare con passo gioviale la porta di casa, dirigendosi verso la prossima riunione con il suo staff aziendale. In fondo il Natale ci sarebbe stato lo stesso, anche senza letterina a Santa Claus.
Quello stesso mattino però altre madri ed anche altri papà ricevettero al mittente la missiva spedita dai loro figli: mamme italiane e francesi, babbi inglesi e tedeschi, persino genitori d’oltreoceano…insomma, ci siamo capiti, tutti i genitori occidentali di mentalità e cultura videro restituite indietro i palpitanti elenchi dei loro pargoli, senza un motivo.
All’inizio si pensò ad un banale disguido. Intanto alle festicciole prenatalizie dei bambini, giù all’uscita di scuola, in ufficio ed in fabbrica, l’argomento principale era la lettera a Babbo Natale. I più prudenti avevano nascosto l’accaduto ai loro figli, altri invece lo raccontavano, arrivando ad incolpare Babbo Natale di tale delitto, lasciando i piccoli ascoltatori con l’amaro in bocca.
La notizia prese il sopravvento; in breve le furono dedicate le prime pagine dei quotidiani ed i servizi di approfondimento dei tiggì. L’intero emisfero occidentalizzato era sprofondato in un delirio postale ed era assetato di conoscenza: perchè Babbo Natale aveva rifiutato in blocco le lettere di tanti speranzosi bambini?
I padroni dei principali network televisivi avevano sguinzagliato il fior fiore dei giornalisti pur di scovare in quale angolo del globo terracqueo si fosse cacciato il barbuto personaggio, pur di porgli quella fatidica domanda. Ma le loro fatiche furono vane. Nessuno riuscì a scoprire il nascondiglio di Babbo Natale.
Tutto quel trambusto arrivò infine al vegliardo vestito di rosso che, mosso dall’immensa bontà che albergava nel suo cuore, decise di saziare la sfrenata curiosità di uomini, donne e soprattutto bambini.
Lo fece stando a passo con i tempi, ospitando in via del tutto eccezionale la troupe di un canale satellitare nella sua casetta al Polo Nord, tra renne ed elfi, chiedendo tuttavia in cambio di tale scoop il massimo segreto sulle coordinate gps della sua localizzazione casalinga.
Rilasciò un breve video-comunicato, tradotto dall’elfico in tutte le lingue odierne, che scosse le menti ed i cuori di tutti coloro che lo videro.
“Per cause non dipendenti dalla mia volontà sono costretto quest’anno a scioperare per tutto l’arco delle festività natalizie. Quindi niente regali, niente slitta, niente renne. Sono stato coinvolto mio malgrado in un circolo vizioso, dove lo spirito natalizio di fratellanza ed amore universale è stato ridotto a puro e semplice consumismo. Sono diventato l’emblema del consumismo! Ed anche la principale vittima del consumismo! Per questo motivo ritengo più che opportuno che i vostri figli, almeno per il 25 di quest’anno non trovino strenne sotto l’Albero, così gratuitamente, ma che cerchino il valore del donare e donarsi agli altri, senza elenchi di giocattoli e richieste assurde, richieste che negli ultimi tempi sono diventate piuttosto numerose ed incontentabili. Auguro a tutti un sereno Natale, e sono sicuro che lo sarà, anche senza la mia presenza, diventata ormai inutile ed ingombrante.”
Queste le sue parole, pronunciate con l’amarezza di chi aveva fatto del Natale e del suo operato una ragione di vita.
La mamma di Chantel spense la tivù con un sospiro rassegnato; la sua mente volò soddisfatta verso l’angolo più recondito della sua cabina-armadio-guardaroba-per-sette-stagioni, dove erano nascosti i balocchi più trendy per i suoi marmocchietti.
***
Auguri a tutti!
” Come stella del mattino in grembo all’aurora.
La madre era seduta sulla paglia con nel grembo il Bambino,come stella del mattino in grembo all’aurora. Tutti piegarono le ginocchia: il re e il mendicante, il santo e il peccatore, il sapiente e l’ignorante: tutti ad alta voce gridarono: vittoria per l’uomo,vittoria per il Neonato, per colui che vive in eterno!” Rabindranath Tagore
“Natale: un cielo per la voce, una notte per la preghiera, un giorno per la speranza”. François Mauriac
“O campane di Natale, suonate all’uomo nuovo libero e forte, dal cuore più largo dalle mani più generose. Suonate via tutte le tenebre della terra” Alfred Tennyson
“A bocca aperta davanti al Bambinello.E fra mille anni la gente correrà a
seimila chilometri l’ora su macchine a razzo supersoniche e per far che cosa? Per arrivare in fondo all’anno e rimanere a bocca aperta davanti allo stesso Bambinello di gesso che, una di queste sere, il compagno Peppone ha ripitturato con il pennello.” Giovanni Guareschi
M. Teresa
Salvo, bellissimo e commovente il tuo racconto, dimostra che il cuore
generoso delle mamme è pronto a sacrificare la propria vita per qualsiasi figlio.Bravo! Saluti cari a tutti M.Teresa
laura poi non dirci che hai sonni agitati.
p.s.
io ho portato mio figlio al presepe di piazza s.pietro
@Enrico
L’eccesso di vizi e trasgressioni rendono inclini alla conversione: Gregori, santo subito!
Un saluto a tutti.
@tutti:
dove sarete il 31 ?
@ evento:
ma come, non eravamo d’accordo su tutti a casa tua?
🙂
Io mi contenterei di essere in vita; dove, non so.
ecco perchè ti chiami Speranza
🙂
Grazie Salvo e Eventuonico, tra qualche mese la/ lo andrò a prendere, non vedo l’ora … in ogni caso vi amo e vi Abramo.
Smakkete
Fausta
@ Carlo
“Alla domanda il saggio Uchida risponde: madadayo, ovvero non ancora”
da Madadayo Il compleanno di Akira Kurosawa
Sì, Eventuonico aspettano … aspettano per troppo tempo, anni, prima che ti diano il permesso di andare a prenderne uno. La vera ragione è che anche questo è un business. Non ci crederesti a cosa si deve assistere, della serie ho visto cose che voi umani ecc. ecc. solo che invece di raggi beta che balenano nel buio alle porte di Tanhauser, ci sono solo migliaia di bambini che si chiedono perché.
Perché?
Come mai gli orfanatrofi sono ancora pieni, quando le richieste di adozione sono così numerose?
Be’ purtroppo la risposta è degna di un film splatter.
la risposta è: i bambini sono ancora lì perché se non ci fossero quei posti chiuderebbero, quindi molti adulti rimarrebbero senza lavoro e senza sovvenzioni.
Altro che noir, qui ce n’è da fare impallidire Romero.
Un bacio a tutti voi, scusate, spero di non avervi incupito troppo.
Ah, comunque anche io so’ de Roma.
fausta
Questo è stato il mio post letterario natalizio. da maneggiare con cura.
Tanti auguri a tutti e soprattutto a Massimo!
Lo so che è oggi siamo ancora in zona Natale, e io dovrei fare un post natalino, oppure non farne proprio di post che tanto mi sa verrete in 4 o 5 proprio tra un regaletto e l’altro e così. Ma gli è che l’altro giorno Mister C mi dava il corsera ove campeggiava un’intervista a Jonathan Franzen, autore de Le correzioni. Un bellino romanzo eh, Le correzioni. Si legge bene, è ben scritto. Il meglio suo. Non è da stracciarsi le vesti urlando al talento, ma forse queste opinioni variano, perché ognuno ci ha i vestiti suoi. Ma è che a me, la lucida analisi della società contemporanea e della famiglia e inzomma le lucide analisi in genere – a me non è che mi emozionano eccessivamente. La lucidità in certi casi è solo la garanzia della sufficienza, ma la letteratura è un’altra cosa. E’ la pasta semantica, è la metafora, è l’arte. E’ la protagonista della Macchia Umana, quando la sera va nel negozio di animali, e lascia l’anello nella gabbia dell’uccello. Se voglio la lucida analisi della società contemporanea me posso comprà Gallbreith, oppure se permettete me la faccio da me. E né io né Gallbreith garantiamo solo per questo letteratura.
In ogni caso Franzen ha il problema di nascere secondo. Tutti ni ci dicono: come sei bravo Franzen sei proprio bravino, somigli un pochetto a Philip Roth, ma – aggiungono immancabilmente – Philip Roth, che ci sta sul cazzo a tutti, perché è maschilista, scorretto, si crede Pinco Su Polli, è più bravo de te.
Una cosa che, evidentemente, lo fa soffrire e – per dominare la sua sofferenza ha avuto la brillante idea di rilasciare questa intervista in cui dice cose imbarazzantemente cretine e livorose. Eh, dice er Franzen, Philip Roth è proprio un cialtrone! Sa parlare solo di se! Non è uno scrittore fico! Non capisco proprio perché pensano che ni ci somiglio! E poi aggiunge che è arrabbiato con lui per questioni private. Quest’ultima affermazione mi sembra l’unica che meriti stima. Perché se Flaubert diceva che Madame Bovary era lui, non vedo perché Roth non possa essere Seymour Levov di Pastorale americana, o il mio adoratissimo Nathan Zuckerman di molti altri romanzi suoi. Il lusso della letteratura è sempre una metafora su di se, Franzen questa cosa qui la dovrebbe sapere. Invece il fatto che Roth nel privato abbia combinato una qualche stronzata di qualsivoglia tipo, non mi parrebbe molto strano. Rimasi colpita dallo scarso rispetto che gli lessi in un piccolo saggio su Malamud e sui suoi rapporti con lui. Roth è il tipo di uomo che scambia un certo tipo di pareri, assolutamente soggettivi e filtrati dalla sua nevrosi, per verità rivelate che un presunto disgraziato non avrebbe voglia di sapere. È il tipo di uomo che trae un vantaggio narcisistico a scrivere in un certo modo delle persone. E gode come un pazzo a dire che uno scrittore sta con una moglie e so due patetici vecchi, proprio scrivere da cattivello lo fa sentire apposto. Trova la metà della verità sgradevole, oscura la metà gradevole e si sente uno scopritore di epifanie. Per i cretini è un toccasana. Io lo prescriverei insieme a domenica quiz. Gli intelligenti ci si sentono abbastanza in sintonia. Gli altri–tipo me, che lo stimo molto, lo manderebbero volentieri a cagare. Perché uno così non gli ci poi fare niente poveruomo. Non voglio sapere quanti zelanti analisti ha sabotato sistematicamente.
Se Franzen avesse calcato la mano su tutto ciò forse una lenticchia più chic sarebbe apparso. Un po’ meno sfigato – anche se, devo dire, io sono convinta che la cosa che più è urticante per i nostri detrattori è che si parli bene di loro. L’invidia livorosa è il miglior regalo che puoi fare a un tuo avversario. Più acerrimamente lo attacchi, più puzzi di sangue tuo, di ferita aperta. E sono sicura che il Philip Roth se ne sta li pacioso e contento e se fuma il sigarillo con le interviste di Franzen. Che goduria essere vecchi, ricchi e invidiati. Essere così di moda e ruggenti, mentre questo puaretto giovinastro vive la sua tragedia fallita: Edipo che cerca di far fuori Laio e ogni volta sbaglia la mira.
Naturallement anche li critici, Franzen li tratta malissimo.
Io capisco che li si innestano delle faccende perniciose. Lo specchio riflesso delle invidie! Come quel quadro fiammingo, ritratto dei coniugi Arnolfini, dove c’è uno specchio che ne riflette un altro e tu già ti immagini un infinito di specchi concentrici…. i critici invidiano gli scrittori perché hanno il potere della creazione, gli scrittori invidiano i critici perché hanno il potere della vendetta e via così di specchio in specchio e gli uomini dentro si fanno sempre più piccoli. Ma se Frenzen dicesse elegantemente come fanno molti autori, i critici fanno il loro mestiere, e morta li, eh li critici ce rimanevano pure un po’ male.
Infine con mia grandissima sorpresa, Franzen dice peste e corna di noi bloggeurs che parliamo di libri. Sono dei piccirillissimi critici che rivendicano il diritto di avere un’opinione, un’opinione derivata dalla loro passione per la lettura. (a Frenzen dei bloggeur invece tipo fascisti, o che ni ci piace Ratzinger quelli li non lo crucciano – ma forse sono sempre di meno di quelli che non amano le Correzioni) In ogni caso, niente mi convince di più a tenere un blog a vita che leggerne di qualcuno maldissimulatamente spaventato. Che io pensavo, ma chi cazzo ce se filerà mai a noi vorrei sapere. Chi gli fregherà checcosa se a me me piacciono le Correzioni o meno. Poi arriva Frenzen e dice: i bloggeurs sono dannosissimi!
Jonathan, grazie per aver pensato anche a me, questo Natale.
Ora, magari cerca di scrivere bene, oltre che chiaro. E non pensare al resto.
Questo è il mio regalo.
Fausta, nessun incupimento ritengo possa esistere quando si parla della vita reale. Reale ! Non quella che ci propinano, soprattutto luminosa nei toni del rosso e dell’oro, sotto le feste, né quella costantemente melliflua nella quale siamo immersi quotidianamente. Rinchiusi in codesta torre narcolettica non abbiamo più la percezione del bene e del male. So, per aver provato, di quello che dici. Se ne avrai voglia passa a trovarmi nel mio blog. Mi farà piacere.
Il Natale ci rende sinceri. La festa è di tutti e per tutti, quindi, siamo tutti noi come quel Bambino e un po’, infatti, il Natale ci fa sentire di nuovo come quando da piccoli con ansia aspettavano i doni tanto desiderati.Saranno i ricordi che in questo giorno si riaffacciano tutti sulla porta di casa, i veri doni, infatti consistono nel saper ricordare tutti i nostri natali trascorsi e sentirne il profumo, come fossero un concentrato di pienezza. La nostalgia per chi bambino non lo è più da tempo fa parte della perlustrazione a ritroso ed è bello rammentare a noi stessi che quel bambino che vive in noi è dovuto anche a questa festa.
L’unico problema se così si può definire io lo avverto allorquando mi ritrovo a passare davanti alle vetrine dei negozi addobbate e stracolme di oggetti…allora, sento di non saper più scegliere perchè il mondo da certe parti si è riempito fino all’inverosimile e in tanti altri luoghi il natale è ancora troppo povero. Non vorrei che queste nostre città abbiano bisogno di un certo tipo di alleggerimento, non si può vivere pensando che ogni scambio commerciale sia l’unica cosa a garantire un proseguo della vita. Insomma, mi sono imposta di non fare acquisti se non quelli veramente necessari. Le nostre case sono zeppe di cose inutili, stiamo diventando un mercato dell’usato e del riciclo a ciclo continuo….Natale spero ridiventi un’altra cosa.
Wow, Eventuonico, ho visitato il blog, mamma mia, allora anche tu … sai tutto.
🙂
Abbracci, abbraccissimi.
Fausta
Cari amici,
grazie per i vostri nuovi commenti, per l’affetto e per gli auguri.
Spero che il giorno di santo Stefano sia stato per voi un buon giorno.
Com’è andata?
Intanto comincia il conto alla rovescia per l’anno nuovo…
Certo Enrico. D’accordo. Vi lascio le chiavi. Io vado qualche giorno in Toscana. Mi raccomando lasciate in ordine… 🙂
Finalmente è passato, il Natale, che parla di feste fasulle, interviste buoniste (acceso e spenta la TV), dei vacanzieri in tutte le salse, del mito pagano trasformato in cristiano e via dicendo.
Il Natale è servito per riunirci per una giornata, per avvicinare gli amici e parenti lontani e ricordare chi non c’è più.
Mi ha dato il piacere di fare qualche regalo per il gusto del dono.
I libri scelti sono stati bene accolti. Una vittoria.
Non male anche la visita al Pronto Soccorso, tanto per tenersi in allenamento con la vita.
Auguri a tutti quanti per Capodanno, sappiamo già che sarà la continuazione del vecchio. Brindiamo.
Stanotte sono andato, con i miei genitori e due miei ziii, a vedere le lumirnarie natalizie di Milano.
E’ BELLISSIMO!
Uno spettacolo che rischiara i cuori!
Allora d’accordo, tutti da Evento lasera del 31, lui se ne va in Toscana e ci lascia le chiavi.
@Didò: porta il tram, che ci passi a prendere tutti
@Sergio: fatti trovare sul confine più vicino (Gorizia?), che il tram di Didò mi sa che non è abilitato a svolgere servizio all’estero
@carlo
il confine più vicino è trieste. così si prendono due piccioni con una fava.
e me ne vo tubando a lavorare..
:-]
Carinissimi,
avverto una buona dose di allegria canzonatoria in giro da queste parti e va benone, proprio in accordo con il cenone…..!!!
Però, ho preso una decisione particolare. Ho concesso 48 ore di tempo al Natale per rituffarsi nei ricordi o come si suole dire nel pc, tra i messaggi recenti, e poi mi sbottonerò e dirò almeno un paio di cose che mi stanno sullo stomaco da almeno quarantanni….ma non qui, le scriverò nel mio blog su libero dove mi chiamo Freeminoi, se vi va, venitemi a trovare, stanotte mi metto davanti al pc, nel silenzio della casa, quando tutti dormono, butto fuori un paio di cosette che mi rendono infelice da tanto tempo…e una volta, uscite, mi passerà la voglia di ripensarle e ci riderò sopra…intesi, a presto, anzi a stanotte, perchè ora ho da fare, vado in giro…
@ Sergio Rilletti
SOLO chi si è ritrovato nel buio e nel silenzio di un parco, riesce a trasfigurare le cose con lo stupore dei bimbi. Ti comprendo e ti auguro, veramente con tutto il cuore, un anno sereno. Miriam
@ gea:
e la fava chi ce la mette?
🙂
era intesa come tram, per cui si suppone ce la metta didò…
gregori, faccia meno lo spiritoso, e cerchi di adeguarsi al tono del blog
🙂 🙂
Ce la metto io eh, eh, eh
🙂
mmm…non sono così convinto di lasciarvi casa. Magari torno e trovo cose “auto-esplicanti” :-))
con la fava di didò ormai si arriva solo al cimitero
lo sapevo. stiamo degenerando.
qua finisce che massimo ci radia.
per favore, miriam, maria lucia, maria teresa… AIUTO!
serve una persona seria di buona volontà…
🙂
@ gea:
mi spiace ma siamo soli. hai paura?
🙂
se non ne hai tu…
è quasi l’ora delle streghe, hai visto?
attento a te, mortale
🙂 🙂
no, dai. vado a nanna che è tempo. comportati bene 🙂
@Gea e a Gregori
vi sto leggendo e a proposito di serietà in questi giorni staziono sul leggero. Tutti a Trieste? Però qualcuno dovrà reggermi perché con il vento volo…
Gea, ho appena letto i tuoi interventi da Zauberei, che saluto.
@ miriam:
e brava. osservi silente e cogitabonda per non essere della partita ma, semmai, chiosar solo alla fine. Ma chi credi di essere, Sozi?
🙂
però ti dirò miriam che l’idea di una megafesta letterattitudinaria…
somehow somewhere sometimes
chissà che ne penserebbe massimo
@ Enrico
Spengo e finisco il Castello di Eymerich. Notte
@ gea:
bè, nel caso, c’è chi si muoverebbe dalla slovenia e chi da siracusa. solo roma potrebbe essere la sede che mette tutti d’accordo. mica lo dico per mio interesse, ci mancherebbe. io alla festa manco ci verrei!
🙂
@Gea
con o senza Massimo;-)
Poi, in certe situazioni posso sfoggiare il mio repertorio di canti anarchici e di osteria!
..non ci verresti. E perchè Enrico ? Paura di fare brutti incontri ?
Bene, bene!
Siete già nel clima dei bagordi di fine anno, eh?
Mi fa mooooolto piacere…
🙂
@ Miriam:
Con o senza Massimo?
Miriam, da te non me l’aspettavo. Proprio no!
🙁
Scherzo Miriaaaaaam 😉
–
Prima o poi organizzeremo un convegno di letteratitudiniani. Poco ma sicuro.
E Roma mi pare la sede adeguata…
@Anna Maria Ercili:
Condivido pienamente il tuo intervento, soprattutto il pensiero di “fare un regalo per il piacere del dono”.
@Miriam Ravasio:
Grazie mille, Miriam!… Le tue parole mi hanno proprio commosso! Ti auguro, con tutto il cuore, di trascorrere un radioso 2008!
@ MASSIMO:
mi fa molto piacere che, nel caso, tu ritenga Roma la sede più consona all’evento…unico. Comunque, apprendendo la disponibilità di Miriam a esibirsi nel suo repertorio di canti anarchici, comunico la mia incondizionata adesione anche se si decidesse di vederci a Kuala Lumpur
🙂
Si potrebbe fare un libro con gli scritti delle persone che formano il gruppo, a cura di Massimo. Il titolo potrebbe essere proprio LETTERATITUDINE. Si potrebbe decidere se farlo con argomenti su un unico tema oppure no. Sarebbe un bel modo di sancire queste belle amicizie con un oggetto che rimanga nel tempo. Che ne dite? Io la proposta l’ho lanciata.
@ Salvo Zappulla.
Caro Salvo, all’idea del libro “Letteratitudine” ci sto pensando da un po’. Anche perché alcuni dibattiti si sono sviluppati in maniera davvero interessante e parecchi dei commenti che voi scrivete hanno la valenza di piccole monografie o minisaggi.
Ci sto pensando molto, dicevo.
Tra le altre cose pensavo, nell’eventualità, di cedere i diritti d’autore in beneficenza a qualche ente o associazione (o in favore di qualche causa).
Vedremo!
Passate le feste contatterò editori medio/grandi che potrebbero essere interessati.
Vi terrò aggiornati.
Un abbraccio speciale all’amico scrittore Sergio Rilletti.
Forse non tutti voi sapete chi è Sergio… vi invito ad approfondirne la conoscenza cliccando qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/03/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/
Tra oggi e domani pubblicherò un post dedicato al nuovo anno a base di… musica e giochi.
Un post leggero e goliardico. Giusto per divertirci in attesa dei bagordi della notte di San Silvestro.
Purtroppo, però – bagordi o non bagordi – nel mondo (come sempre) continuano ad accadere fatti tremendi. Come questo:
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/attentato-27dic/attentato-27dic.html
Cosa ne pensate dell’idea del libro su LETTERATITUDINE ?
Dite la vostra, su!
Massimo, chiedere a noi cosa pensiamo di un libro su Letteratitudine è come interrogare l’oste sul vino…
Credo che Salvo ti abbia dato la migliore motivazione si possa trovare: “Sarebbe un bel modo di sancire queste belle amicizie con un oggetto che rimanga nel tempo”.
Motivazione che, peraltro, ha il grande valore di sdoganare quel pizzico di narcisismo che affiorerebbe inevitabile. A buon intenditor…
@ massimo:
sono d’accordo e pronto a dare il mio contributo. per la destinazione del ricavato che ne dite…..”alle vittime degli scritti di Sergio Sozi?”
🙂
A me l’idea di Salvo pare splendida. E sono contento che Massimo ci stia facendo un pensiero. Da qui potremmo anche fare i nostri buoni propositi per il 2008, quali scrivere un pò meno vaccate (tipo quelle su chi ci mette la fava) a rischio di vedersi pubblicati sul libro (magari su una sezione apposita: una sorta di pagine nere: titoli possibili: – who’s afraid of the blog’s book ? oppure – who will stop the Gregor ? (…..a quest’ultima domanda forse solo i canti anarchici e da osteria di Miriam)).
A parte ciò questo 2008, viste le ultime dal Pakistan, mi pare nasca sotto ben cattivi auspici; io ho qualche timore e vedo nel diffondersi a macchia d’olio della ignoranza e stupidità talebanistica il vero nemico da combattere: e naturalmente non con talebanismi di segno contrario.
Comunque buon anno a tutti, ovunque voi siate.
Carletto S.
@Enrico.
Per riparare ai danni combinati dal tuo amico Sozi, non basta il tuo contributo, dovresti pure sganciare qualche centinaio di euro.
@ un bel libro, ma con le immagini (che cureri io, foto e disegni). Un libro che risuoni anche dei nostri trascorsi; altro che Beat Generation (si scrive così?)
Devo dedicarmi a delle fotografie….
Sul libro “LETTERATITUDINE”, ripeto, è almeno un paio di mesi che ci sto pensando (ne avevo già discusso per mail con qualcuno di voi).
Sono lieto che l’idea vi piaccia.
Prima di proporre un testo, però, (di cui ho già in mente l’articolazione) credo sia utile proporre due/tre nuovi dibattiti interessanti nel mese di gennaio (anche in questo caso ho già in testa idee e articolazione).
In ogni caso… attenti a ciò che scrivete!!!
😉
@ Massimo
Sulle immagini si può sorvolare; invece per quanto riguarda la destinazione del ricavato…vedrei di indirizzare gli eventuali soldini, considerando che noi siamo dei buontemponi – nonostante i problemi economici nei quali dibattiamo- ai bimbi che lavorano. Ai bimbi del mondo che non sono tali… un risarcimento simbolico
Ecco, ora mi dedico a certe immagini, ciao e a dopo.
PS. I canti anarchici: ho studiato il repertorio, quando, bloccata dai gessi d’anca, ero obbligata a letto per mesi, e così dalle 5 alle 7 delle sera: cantavo ( come un uccellino in gabbia)
@ Carlo S.
Sono d’accordo con te. L’assassinio della Bhutto è un evento tragico che potrebbe causare conseguenze (negative) importanti.
Pare probabile che la responsabilità dell’omicidio sia di Al Qaeda.
@ Miriam.
Per adesso è solo un’idea. Non è detto che sia così semplice trovare un editore medio/grande interessato.
Nell’eventualità che l’idea possa tradursi in realtà potremmo decidere insieme a chi destinare i diritti.
Potrebbe essere una buona idea.
Scusate, una domanda: Ma ‘sto Sergio Sozi, povera creatura, che v’ha fatto?
🙂
esiste
🙂
Massimo, l’editore medio grande è interessato se dietro all’operazione c’è un progetto che si possa tradurre in vendita. Hanno tutti, come sai, due metri di setole sul cuore. Quindi se è una raccolta di racconti deve avere un filo conduttore molto definito, molto “arrapante” in senso lato, in più dei nostri deve essere una celebrity. Non so un Ammaniti, per dire … o un Erri De Luca se siamo in vena di poesia … quindi un agente con testicoli ipertrofici e qui ti blinko perché io e te ci siamo capiti, giusto?
Allora che volemo fa’? Ne parliamo?
Be’ Gregori a ‘sto punto lo voglio vede’, fatemelo vedè, ve prego …
🙂
a me l’idea del libro piace parecchio…
🙂
🙂
@Fausta, non sono ancora riuscito a capire cos’è che vuoi vedere. Ricordiamoci sempre che questo è un sito letterario (eh eh). Per il libro, suggerirei un testo di narrativa. Un libro di racconti che abbiano come tema la diversità per esempio. Che ne dite?
@ salvo:
e dai!!! io mi ero astenuto. anche perché poi arriva carlo s. a stigmatizzarmi se scrivo vaccate
🙂
Eh, eh, Salvo mi stai dicendo che Sozi dovrei leggerlo invece che vederlo? Ammetto di avere il timore di trasformarmi in una sua vittima.
Le diversità a ME Me piasce, bravo Salvo, lunga vita a noi devianti.
@Enrico.
Ma che ci fai alle donne? Ti cadono sulle braccia come foglie d’autunno.
Ah, beccato Zappulla! Anche te posti delle vaccate! Lo dico alla maestra
🙂
@ salvo:
la spesa
🙂
UUUUUUUUUUh se me piace la faccenda del libro letteratitudino!
Dibattiti dibattiti dibattiti! Famo artri dibattiti.
Un slauto a tutti e anche a Massimo in primis e pure a Miriam che si scopre zauberlettora in incognito:)
Eppoi le foglie d’autunno non cadono sulle braccia, tiè.
🙂
@ massimo
d’ora in avanti vedremo degli interventi meravigliosamente strutturati, documentati, impeccabili. era quello che volevi, no? diavolo d’un uomo.
🙂
posso rivendicare il diritto a liberare ogni tanto un ranocchio nell’aula magna? ne risentirebbero forse serietà e egi (plurale di ego, non so..)
ma vuoi mettere?
🙂
Enrico, siamo intesi, le liste delle signore passo a prenderle io.
@Fausta. Si scherza eh! Se no ci mettiamo a parlare della Bhutto e ci intristiamo. Lo stanno già facendo ampiamente le prime pagine dei giornali. E poi Enrico è un po’ il patriarca di questo sito, la trave di sostegno, un nonno buono che accoglie tutti tra le sue braccia e li depone con dolcezza senza far male.
in quanto ai canti anarchici, ululo di entusiasmo.
ne ho un vasto repertorio anch’io. trasmessi di madre in figlia da generazioni.
insieme con quelli sindacali e femminili.
‘e insulti la leggenda/del tuo guglielmo tell’ ‘se otto ore/vi sembran poche’
son la mondina/son la sfruttata’….
che bello.
🙂
@ salvo:
patriarca……non sono così saggio
trave di sostegno….e meno male che volevi evitare i doppi sensi
nonno buono…..mandami qui tua cugina
🙂
ps: sopporterò i canti anarchici solo a essi seguiranno le rime romanesche sulla saga delle osterie
e dopo questa, salvo, temo che tu sia sulla lista nera di enrico.
🙂
vada per le osterie romanesche.
potrei renderti persino edotto delle varianti prettamente triestine.
sulla goliardia sono abbastanza ferrata
Voto per Gea, adoro le rane. E Anche i canti anarchici, mi sa che sfodererò il mio ukelele.
@ Salvo, ci mancherebbe, il problema è piuttosto tornare alla serietà, e dire che dovrei lavorare … che faccio mi lego mani e piedi alla sedia? Sì e poi come scrivo? Dovrei slegare almeno il piede destro.
🙂
e adesso il primo che scrive “e allora io sfodero il piffero” se la vede con Maugeri. Chiaro?
🙂
Ho ricevuto tanti auguri via e-mail, questo e’ stato il piu’ commovente:
“A chi ama dormire ma si sveglia sempre di buon umore, a chi saluta ancora con un bacio, a chi lavora molto e si diverte di piu’, a chi va di fretta in auto ma non suona ai semafori, a chi arriva in ritardo ma non cerca scuse,a chi spegne la televisione per fare due chiacchiere, a chi e’ felice il doppio quando fa a meta’, a chi si alza presto per aiutare un amico, a chi ha l’entusiasmo di un bambino e pensieri da uomo, a chi vede nero solo quando e’ buio – a chi non aspetta natale per essere migliore” lo dedico a tutti voi e in special modo a silvia leonardi che mi ha fatto conoscere questo blog – baci ciao ciao anna di mauro
@ anna:
hai fatto bene a dedicarlo a silvia. poi qualcuno di noi le spiegherà il significato del messaggio, non ti preoccupare
🙂
lei pensi a deporre con dolcezza che al resto pensiamo noi, patriarca
🙂
@ fausta
e addurre malore?
🙂
@Fausta: quando si dice scrivere con i piedi
@Enrico
Ce l’avrei una cugina che avrebbe bisogno d’una svegliata, che faccio la spedisco a Roma? Mia cugina Carmelina, figlia d’un mio zio, fratello di mia madre, abbandonata nel giorno del matrimonio. Ricordo ancora lo scandalo: la chiesa traboccava di invitati pronti a fare il tifo per Carmelina che, finalmente, dopo vani tentativi, riusciva ad accasarsi. Il promesso sposo dapprima cominciò a farfugliare, poi a cincischiare e infine, prima che lo zio potesse intervenire a strangolarlo, se l’era data a gambe levate, sparendo nel nulla. Immaginate le scene di delirio, gli svenimenti. In paese i commenti si sprecavano. Nessuno riusciva a spiegarsi quel comportamento, perché Carmelina, pur non essendo uno schianto di donna, era ritenuta una brava ragazza, ubbidiente e servizievole, che tanti avrebbero voluto sposare. Si può sorvolare benissimo, a mio modesto parere, sulla leggera peluria che le orna il viso e sull’aspetto un po’ tozzo e grassottello, ma, considerate le virtù nascoste (molto nascoste) della fanciulla, un incontro con lei è pur sempre un affare.
Siete dei ragazzacci terribboli, vi amo ma devo lavora’…
comunque ogni tanto vi sbircio.
🙂
@Massimo Maugeri:
Grazie mille, Massimo!… Invito tutti a seguire il tuo consiglio e a cliccare sul link che mi riguarda! 🙂 Non ta
@ Gea, il boss è il mio super io, ha un gatto a nove code chiodato, ma sai che c’è? Adduco un minimo di malore, almeno parziale.
🙂
@ fausta
brava ragassa.
mai dare troppa corda al super io. è castrante per definizione.
viva l’es!!!
🙂
@ Gea baci: pciù, pciù. Se cedo al super io tu tieni d’cchio il Patriarca, che almeno ci deponga come andiamo deposte, giusto? Eccheccavolo.
mi rifiuto di essere deposta da chiunque, non sono un uovo.
🙂
@Massimo Maugeri:
Grazie mille, Massimo!… Invito tutti a seguire il tuo consiglio e a cliccare sul link che mi riguarda! 🙂 Non tanto per farmi pubblicita quanto perché, in fondo in fondo, coltivo ancora la speranza di ritrovare i due ragazzi che Domenica 9 Aprile 2006 mi hanno soccorso al Parco di Monza.
In quanto al libro di LETTERATITUDINE… be’, mi sembra un’idea fantastica! Se posso collaborarvi, dimmelo: ne sarei molto onorato!
P.S.: Scusate l’erroneo invio di poco fa.
gea meraviglissima:))
Io qui già ci ho le turbe che di solito scrivo in romanaccio e qui me censuro. adesso mi toccherà addirittura accenne er sintassi detector:)))
zaub del mio cuore,
propenderei per una civile fronda.
tipo una cretinata ogni due cose più o meno intelligenti.
o viceversa, a seconda della vocazione individuale….
🙂 🙂
p.s.
se massimo non mi uccide stavolta, non lo farà mai più….
🙂
“propenderei per una civile fronda.
tipo una cretinata ogni due cose più o meno intelligenti.
o viceversa, a seconda della vocazione individuale….”
Gea mi stai quindi dicendo che ogni due stupidaggini posso riuscire a dire qualcosa di assennato ? Che notizia ! 🙂
@evento
io speravo che tu ci mettessi il senno… per le scemenze sono attrezzata io
🙂
Gea sei un mito ! Non non avevo idea… 🙂
Eh, si’: esisto e mieto vittime letterarie. Ne ho seppelliti gia’ tre sotto il pondo delle mie narrazioni: Gregori Enrico, Gallina Luca e Maugeri Massimo. Altri poi – volonta’ di autoflagellazione post-godereccia? – si stanno per sottoporre alla medesima esperienza(ccia).
Fausta, salvati finche’ sei in tempo!
Sotius Esplicitus
P.S.
Nel numero 9/10 di gen.-giu. 2007 della rivista ”Polimnia” ci sarebbe anche altro materiale (ma in versi) per farsi del male, incautamente pubblicato dal direttore Dante Maffia, che ringrazio pubblicamente. Siete avvisati!! Tenetevene alla larga, anime prave!
…Ma il duo Grego’ – Dido’ che fine ha fatto? siete gia’ in lite per i diritti d’autore sul vocabolo ”goliardate”?
Didò è probabilmente impegnato da giorni in una gara di velocità in discesa tra il suo autobus e gli struffoli rotolanti. Le libagioni fanno danni irreparabili, specialmente a una certa età.
Mi pregio inoltre comunicare che l’affannosa ricerca della rivista menzionata da Sozi è inutile. Il numero 9/10 di gen.-giu. 2007 di Polimnia è stato infatti sequestrato dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico, se vi va di saperlo) perché ritenuto altamente tossico.
Grazie, Enrico, ma visto che ne sai piu’ di me dammi lumi su quanto segue: Il Nucleo Ecologico dei Carabinieri mi ha avvisato che sono ”ricercato a piede libero” per operazioni poetiche illegali. Che vuol dire, posso attualmente tornare a Roma per declamare sotto la finestra del Messaggero qualche epillio in tuo onore oppure no?
… ahi ahi, mi sento piuttosto scazonte…
Sergio, può mai essere che le ultime letture ti abbiano arrecato danno. :-)Se è così avvisami che attivo un “rientro” come con le vetture difettate. Peccato che che alcune “veicoli” siano anche fuori dall’Italia.
@ sergio:
la squadra di guardie giurate che protegge la sede del Messaggero ha da tempo una tua fotografia e l’ordine di sparare a vista semmai tu dovessi avvicinarti al palazzo
🙂
Sergio, forse non sai che con Maugeri abbiamo intenzione di istituire un call center cui si telefona per sentirsi declamare poesie. Eventuonico è uno dei lettori: voce husky da dj da brivido.
Com è la tua? Cristallina, baritonale? Multitimbrica?
Non inimicarti il Messaggero con urla sguaiate, (sguaiate sono?) il Messaggero nel nostro progetto serve nella seconda fase. Ih, ih, ih. Risatella infida.
🙂
Giusto Gregori?
Arieccomi, per relazionarvi sull’incontro con Enrico il 26 dicembre scorso… No, non mi ci sono voluti tre giorni per riprendermi. Nel frattempo ho letto il suo libro UN TE’ PRIMA DI MORIRE e ne parlerò diffusamente, ma nel mio blog, quindi ve ne lascerò notizia (per chi fosse interessato ad un’impressione di lettura e senza alcun obbligo, ovviamente) ed ho fatto parecchie altre cosette.
Curiosi delle impressioni sul Gregori? Simpaticissimo, romano vero, occhiali scuri anche se era quasi notte, phisique du rol del giallista (gli mancava solo il sigaro spento, ma magari lo aveva lasciato in redazione). Una persona che vale la pena conoscere e, per riagganciarmi al commento di Rigo, ha anche una gran bella voce con la giusta inflessione romana, che non guasta mai.
Se non ripasso di qui, BUON ANNO A TUTTI!
Laura
@ Fausta M. Rigo.
Hai scritto: “l’editore medio grande è interessato se dietro all’operazione c’è un progetto che si possa tradurre in vendita”.
Verissimo!
E infatti quella della raccolta di racconti di autori vari non mi pare una buona idea. Ce ne sono troppe in giro.
Ho altro in mente.
Certo, considerando il livello medio di questi ultimi commenti immagino che gli editori faranno la fila…
😉
… ma considerando che siamo in clima da ultimo dell’anno i toni farseschi sono più che consentiti.
Più tardi pubblicherò l’ultimo post del 2008.
Sarà un post di auguri per il nuovo anno, ma anche improntato sulla leggerezza e sulla giocosità; sulla farsa e sulla baldoria.
E sarà un post mooolto musicale!
@ Sergio Sozi.
Bravo Sergio!
Dante Maffia è anche un ottimo poeta, narratore e saggista.
@Laura Costantini
sicura che fosse il nostro Gregori ? Secondo me era la statua di cera di Humphrey Bogart rianimata come un Golem: lui a Natale fa di questi esperimenti, da quando è stato a Praga (quello vero credo sia basso grasso e pelato e con una voce stridula e in falsetto dal vago acento piemontese, tipo Macario)
accento con dueccì (obviously).
Carlo S.
mi fa piacere… ho ancora i postumi della sbronza di succo di mela di ieri (ho detto tante scemenze? non ricordo niente… qualcuno ha un’aspirina?) e già si programma la prossima baldoria? e allora ditelo, che mi volete morta…
🙂
Massimo e Sergio cari,se volete la metto io una parolina dolce pro vobis, a
Dante Maffia, ci conosciamo da una vita e ci siamo visti da poco tempo anche con sua moglie Rosa, ad un convegno poetico a Firenze.
Dante è una forza della natura….calabra. Ciao ciao
in attesa del brindisi , la vostra Teresita
F.M. non svelare gli elementi del mio fascino. ok per il reading. Ma tu ? Rimarrai con i piedi…per terra ? 😉
p.s.
se non ci si aiuta tra di noi eventi unici rischiamo di diventare eventi persi
@Carlo
veramente Gregori è come lo descrivi tu? pelato, grasso e piemontese…
@ Massimo
non preoccuparti, ho l’influenza e chiudo così il mio periodo di leggerezze
@ Gea
ieri ho sistemato un po’ il parco immagini (disegni) e ne ho scelto uno per te; non so come e quando avrò la possibilità di regalartelo, ma quel disegno è tuo.
ciao a tutti
@miriam
ti ringrazio, mi hai commossa.
se vuoi fatti dare la mia mail da massimo.
a presto
Auguro ogni bene a tutti voi per l’anno che verrà e lo faccio con una poesia di carattere natalizio che spero possa essere anche letta come augurio per un anno migliore.
A NATALE
In brina di
soma bianca su aghi di pino
E bambini dormienti all’impiedi
in curioso attendere
Come foglie di vischio
appuntate alle comete
Nel silenzio gelato dei
fienili e sui tetti
I cori allungati di campanili
al richiamo
Che le genti si affollano
intorno al Dio Re
In rotonde sequele
d’antiche preghiere
dietro veli a coprire volti
Nei mondi a ruotare
sui fuochi di guerra
Di fame e di stenti
lasciati a bruciare
nei lampi d’amore
della notte più lunga
E le docili nenie fra
rombi lontani
che Terra raccoglie
in cocci di sale
da appendere a fiocchi
su alberi accesi
S’avvolge la vita
a matasse d’abbracci
Speranze con occhi
seduti a guardare
A natale
si vende la parte migliore
E’ un solo momento
Un bacio
Un fulgore di bacche e
stupore
L’esito d’un soffio vitale
Che piove
Sugli Uomini in divenire.
Nightingale
@ laura:
sei così attenta a cogliere il mio accento romano che non senti il tuo :-).
Peraltro è vero che sono praticamente inseparabile dagli occhiali neri (da sole e da vista), non è invece vero che fosse notte. O, se lo era, evidentemente si era illuminata grazie alla tua presenza.
ps: questa ultima paraculata è in funzione della prossima recensione del mio libro sul tuo blog
🙂
Allora, fra non molto, le cose andranno a finire così: noi umani, oramai perfettamente efficienti ed in grado di maneggiare come ‘divinità fuori scala oggetti di inaudita potenza’, diverremo macchine. Fottutissime macchine con un egoismo così perfetto da risultare generoso e una debolezza così assoluta da risultare onnipotenza. Saremo perfetto connubio, solidale come le parti di un motore, fra emozioni un tempo disordinate e ragionamenti un tempo inefficaci. Saremo macchine, appunto.
Le già adesso macchine, invece, diverranno soltanto di più, intensificheranno non sollo in quantità però, ma anche in qualità: più macchine più macchinizzate. E noi, lì a guardarle con i nostri sguardi meccanici, con un timore meccanico di non essergli all’altezza, riusciremo solo a migliorarci, restando cose.
Insomma, il mondo diverrà meccanico. Ed avrà vinto Isaac. Perché sappiatelo: quei romanticoni dei fisici quantistici avevano provato
a cercare l’imprevedibile, dunque infinito, nell’infinitamente piccolo,
ma avevano fallito: le particelle, una volta assorbite dalla nostra efficienza ordinatrice, erano sparite; risucchiate dal vortice di calma plasmazione dei nostri superatomi egotici di esseri cruenti e miserabili, sempre fuori tempo dalla nostra apparizione sulla terra, ed ora finalmente morti come macchine nell’era del tempo zero.
E ora-ditemi voi: è normale o degno di nota che un bischero qualunque (fino a un certo punto) torni qui a sparare cazzate a gràndine?
In questo periodo sono in forte autoanalisi. Ed ogni vostra reazione, magari per privata mail, spietata, partecipe o curiosa che sia, sarebbe comunque gradita. Attendo? ATTENDO
Buon Anno a tutti, e soprattutto a Sandro Veronesi.
Ha scritto Caos Calmo ed io non l’ho letto. Ma sento
di aver capito che il titolo parla del fluire senz’anima
di maree postmoderne, o simili. Quindi lo ringrazio.
Perché, secondo me, è anche simpatico.
Ops. ecco la privata mail.
Riops con autocalcio sulle chiappe. Questa è la privata mail.
@ Maugeri. Effettivamente oggi pomeriggio c’era Carlo Feltrinelli che a momenti mi butta giù la porta di casa. Va bene, cercherò di comportarmi da personcina per bene quale non sono.
🙂
@ Eventuonico, no, no, leggiamo insieme. I piedi mi si sono intorpiditi scrivendo il secondo, sai che lavoro con le estremità, no?
🙂
@ Gea, veramente ci dai giù col succo di mela? E dire che io sono appena uscita da quel tunnel …
🙂
Cara ”Teresita” Scibona,
anche se quello spiritosone di Gregori mi sfotte a iosa, devo dire che Dante Maffia mi ha gia’ pubblicato delle liriche nel numero 9/10 del primo semestre 2007 di ”Polimnia”. Ed io ne sono fiero. Tanto fiero da far rosicare quell’antipoetico del Greg. Il quale pero’, si sappia, scrive poesie andergraund sui rotoli di cartigienica delle stazioni della metropolitana. Prima o poi l’anima di Ginzberg lo scoprira’.
Sergio
Massimo,
ma che ti gira per la testa di fare? Un libro di Letteratitudiniani? Poverinoi!
a sergio .
nn mi risulta che nei cessi delle metropolitane ci sia mai stata la carta igienica.
oppure :E’ PROPRIO NATALE !!!!!!
auguri a tutti.
Sergio.
Non è una bella idea? Il tuo scritto sarà collocato accanto a quello di Enrico, uniti per sempre da fratellanza letteraria. Il diavolo e l’acquasanta. Potrebbe emettere qualche sfrigolio questo libro.
@Gea. Sei una simpaticona.
@ sergio:
sono così remoto dalla poesia (come autore, s’intende) che i miei eventuali versi potrebbero essere scritti sì sulla carta igienica dei cessi della metro, ma solo se precedentemente usata.
E poi m.g. ha ragione. Almeno a Roma se nei bagni delle stazioni osi mettere le mani nei contenitori della carta igieniche ci trovi: siringhe, preservativi usati, catarro, muco, scarafaggi, feti. Magari anche qualche racconto di chi dico io. Ma carta igienica è escluso
🙂
Allora vuol dire che l’anima pia del buon Ginzberg non ti scoprira’ mai, Greg. Scoprira’ i miei racconti. E poi me li rimettera’ in mano, soavemente.
Pero’ lo sanno tutti che tu le poesie le scrivi. Non le sciorini ma le scrivi.
Salvo,
non vedo l’ora. Un’ora, appunto, invisibile e che mai sara’ da alcuno vista.
Sono passato a bere qualcosa da questi amici:
–
http://ibridamenti.splinder.com/post/15309511/ibrid%40nno+3
–
volete unirvi ?
–
P.S.
E’ anche una scusa per presentarvi la loro iniziativa forse unica in europa. Spero che Massimo non me ne voglia.
”Le briglie e le fruste delle convenzioni cadano infrante e la forza rinnovatrice della novità cancelli pareri, riflessioni e interpretazioni. Di sofferenze, delusioni, vacuità e bisogni sopravviamo ogni giorno. Ora solo vita, frammista all’assenzio della poesia, sollevo nel mio bicchiere.”
Complimenti, Evento. Programma completo. Altro che Marinetti! Peccato che forse oggi servirebbe ancora conoscere quelle tremila tonnellate di passato linguistico che non sappiamo. Le rivoluzioni stancano. Meglio il vino e la tradizione.
Boh. A me pareva d’aver scritto qualcosa d’interessante. Povero coglione che sono. E invece non m’ha cagato nessuno. Il miracolo è che mi sento comunque uno stronzo.
Sergio…veramente indicavo come da superare altre cose della vita piuttosto che letteratura e poesia. Mi spiace ti sia “arrivato” il peggio.
Caro Evento, di questi tempi mi arrivano troppi bicchieri di vino e fette di panettone: sbarramenti che ottundono i cervelli piccoli come il mio. Rileggero’ e scusami per il fraintendimento.
Eventounico, forse mi sono espresso male nel mio commentino en passant. Intendevo dire che non sento questo bisogno di rompere con l’interpretazione e la mediazione del pensiero, ossia della cultura, per tornare allo stadio primigenio cui tu aspiri; poiche’ secondo me nelle parole dimenticate e nella Storia c’e’ tutta la nostra possibilita’, mentale spirituale e ”animalesca”, cui aspiriamo. Questo perche’ io vorrei essere un tutt’uno razional-soma-spirituale. Ecco.
Ciao
Sergio
Era chiaro cosa intendessi tu. Per quanto mi riguarda mi riferivo agli stilemi della società, non alla letteratura o alla poesia. in ogni caso una ricerca di Ca’ Foscari mi senbrava argomento sufficientemente indenne da qualunque pressappochismo. Avrei dovuto pensarci prima e non creare questo contatto apparentemente dannoso. Con la franchezza che mi contraddistingue devo anche dire che mi aspettavo ben altro saluto di fine d’anno. La fiducia non si compra né si svende. Evitiamo le scuse se dobbiamo poi rimarcare. Qui nessuno è santo. Si sa che anche le formiche, quale io sono, nel loro piccolo si inc…
Lascio gli auguri.
Scusate, stavo vivendo un attimo!
@ Giulio,
il tuo intervento è interessante, ma cosa t’aspettavi in un momento così goliardico che Gregori ti psicanalizzasse? Attenzione lui non usa la chaise-longue ma letti a due piazze con lenzuola di seta neri e, sopratutto soggetti modello Penelope Cruz! Volendo puoi portare il Wihsky e un’altra ragazza.
@miriam
lo confesso, la mia era tutta invidia; Gregori sembra George Clooney ed ha un potere magnetico sulle donne che…., anzi un superpotere. Consigliasi Kryptonite
@Gregori,
anchio ho pubblicato al pari della Costantini la recenzione del “The…”, cosa ho meno della Laura da non essere citato?
Forse lo so, non ho mai usato Brillantina Linetti & Wonderbra terza taglia.
Ho già il nome per il tuo racconto sull’antologia di Letteratitudine:
“Lubiana spara, Roma si scansa”-“Un caffé nella bara”- oppure:
“Trenette col Pesto” Il tragico percorso di un oste che serve solo quelli che “gli’é ménano”.
@Maugeri, cerco di essere serio per 30 secondi!
A Napoli abbiamo avuto esperienza di questo genere di antologia ed è vero che c’è bisogno di un “nome” che tiri.
Per esempio in “Vedi Napoli e poi…scrivi”, antologia legata anche ad un concorso (ho vinto il II premio), fuori concorso sono stati chiesti dei brani anche a personaggi del calibro di Giuseppe Montesano e Roberto De Simone (ed altri che dimentico…ah si, mio Dio! Antonella Cilento) Un’altra, buon ultima, è stata quella realizzata da Giulio Perrone Ed.(che a Roma conoscono bene) con l’antologia poetica “Dalla bocca del Vesuvio”- Parole e versi.
Il progetto “Letteratitudine Antologia” è interessante, posso partecipare come autista? Li vado a distribuire con un furgoncino “door to door”.
@ Didò:
il tuo ritorno porta con se la nostalgia per la tua assenza 🙂
Sì, è vero, anche nel tuo blog c’è una recensione del mio libro. E altre recensioni compaiono altrove. Il fatto è che, in questa sede, non mi sembra elegante (almeno da parte mia) parlarne. Massimo (col giochino delle recensioni incrociate) mi ha già dedicato tanto di quello spazio che, ora, parlo delle mie scritture solo in forma “privata”.
@Carlo:
sì, in effetti tra me e George Clooney è una bella gara quanto a fascino.
L’ultima volta che è venuto a Roma siamo stati insieme al ristorante e tutti si sono domandati “ma chi è quello lì insieme a Gregori?”.
Caro Carlo, tutto normale. Esatamente come il mio collega che, recensendomi, mi paragonò a James Ellroy.
Insomma, bello come Clooney e bravo come Ellroy. E voi vorreste che io partecipassi a una cena comune oppure a una raccolta di scritti?
Come minimo dovreste assicurarvi la presenza della Kidman. Altrimenti “no Nicole, no party!”
🙂
N.B. Fatto salvo il fascino indiscusso, caro Enrico, il rimarcare l’accento romano (che io considero un pregio per chi è nato nella capitale, anche se quando lavoro sono costretta ad ostentare il corso di dizione e cancellare le doppie M, le doppie B e la C strascicata) era assolutamente un complimento e una caratterizzazione del personaggio.
Ari-buon-anno a tutti.
Laura
p.s. bello come Clooney e bravo come Ellroy… mo’ nun t’allargà ;-P
Sono entrato per curiosità nel blog di Laura Costantini e ho letto della battaglia contro l’editoria a pagamento. Complimenti. E’ un tema che sta a cuore anche a me. Perché non ne parliamo anche qui? Ci sono ancora due giorni prima di rituffarci nei bagordi festaioli. Ritornare a parlare di cose serie penso non guasterebbe.
@ laura:
e io per complimento l’avevo preso!!!!
quanto al resto, te pregherei! un po’ presuntuosello sarò pure, ma….eccheccazzo!
buon anno a te
🙂
@fausta
dio, che invidia… come hai fatto? ho cercato aiuto, ma pare che qui da me la succodimelisti anonimi non abbia una sede, e le istituzioni, come al solito, tacciono!
@salvo
così, senza anestesia? sadico.
🙂
@Giulio, ma sei il Prosperi?
Hai visto Blade Runner o letto Guerra agli umani? Strabellissimo il film e simpatico il libro.
buon anno e bentornato!
scusate, ero io…ma ho la febbre, il naso chiuso e una voce da blues! ciao
Va be’, abbiamo capito, si continua con il clima festaiolo. A proposito di succo di mele. Vi dò una notizia sconvolgente: lo sapete che nel mio paese (una comunità di sole novemila anime, più i cani randagi e le galline che non vengono censite, in quanto sprovvisti di fissa dimora) si produce un nettare decantato da Virgilio? No, non lo sapete. E’ un liquore ricavato dal miele delle api, non è la solita grappa, e pare che abbia poteri afrodisiaci potentissimi (se ne consiglia l’uso a qualche amico di nostra conoscenza). Si racconta un aneddoto: in periodo di guerra fredda tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, fu inviata in delegazione una compagna dalla Sicilia (un pò passatella in verità), con il prezioso liquore, per ammorbidire Breznev (si scrive così?). E pare che il Nostro, ormai avanti con gli anni e pieno di acciacchi, non appena assaporò la bevanda, si sentì ringalluzzito, dimenticò l’astio contro gli americani, la compagna (che era anche lei in prossimità degli ottanta) gli apparve come un’odalisca caduta dal cielo e tutto finì, come si suol dire…a puttane. Venne evitata la terza guerra mondiale.
@ Salvo Zappulla.
Parleremo del fenomeno “editoria a pagamento” a gennaio.
Per ora, dato il clima festoso di fine anno, è consentito sproloquiare.
Solo per ora…
😉
Sul “libro Letteratitudine” ribadisco che non pensavo affatto a una raccolta di racconti.
@Gregori,
una Fatwa dovevo lanciarti, non una lieve e pusillanime critica!
Io, come già detto, ho chiesto di partecipare come driver, volendo potrei scrivere la biografia di Enrico: “Ei fu”.
@Salvo,
una volta tanto che c’è un periodo di magra vuoi parlar di cose serie, hai la “Sindrome del rospo”?
Chi diavolo poteva parlare di politica a Natale se non Dini?
Vabbuò, vado sull’altro post…nessuno che abbia risposto al povero (si fa per dire) Giulio, neanche per sfotterlo, o per dirgli che tanti la pensano come lui ma non hanno coraggio di abbandonare la propria ipocrisia sullo scaffale di fianco al pc.
Stanno finendo le noccioline, su cosa lo bevo l’ultimo quarto di rosso?
@ Giulio.
Da molto tempo l’uomo è considerato la più perfetta delle macchine.
Sarà vero?
😉
@Mass. Maugeri
E che volevi fare un elenco del telefono?
Una raccolta dei sospiri inediti delle concupite ignote di Gregori?
L’enciclopedia tematica degli aneddoti degli emigranti a rovescio: Sergio Sozi, dall’Italia alla Slovenia; Mike Bongiorno, dagli Usa allo stivale; Catherine Spaak, da nipote del premier Belga alla “società de’ magnaccioni”?
@ Didò.
Interessanti le tue tre proposte sotto forma di domande. Le prenderò in considerazione.
😉
@Maugeri,
resti divino nella tua delicatezza di spirito.
Oops…ho citato “di vino” e “spirito”, e, giacchè mi ha chiamato Sabatino -che voi non sapete chi è, ma io si – invitandomi ad assaggiare il nuovo “Greco di Tufo” che ha spillato, vi lascio (maledizione devo cercare delle noccioline, è finita anche la caciotta sarda).
Au bien tot.
@Massimo.
In effetti siamo qui tutti con il fiato sospeso ad aspettare di sapere cosa tratta ‘sto libro. Se davvero dobbiamo vendere, io avrei un’idea geniale: perché non facciamo un calendario? Tutti insieme, signori e signore a mostrar le proprie grazie. Per beneficienza un piccolo sacrificio si può fare. In copertina si mette il più bello.
@ Salvo.
Anche l’idea del calendario non è male. Chi proporresti per la copertina?
😉
@ salvo:
dato quello che passa il convento credo che potremmo fare solo un calendario per ciechi
Eventounico,
io parlo dicendo semplicemente le cose che penso, non per fare arrabbiare alcuno. Ho riletto il tuo scritto e ho confermato quel che ne pensavo. Semplicemente. Se poi te la prendi, non dipende da me e mi dispiace. Buon Anno!
Sergio
@ Sergio
@ Eventounico
–
Suvvia… solita stretta di mano, please.
Però, Sergio, è anche vero che Eventounico ha scritto:
Sono passato a bere qualcosa da questi amici:
(…)
volete unirvi ?
–
P.S. E’ anche una scusa per presentarvi la loro iniziativa forse unica in europa.
Non mi pare avesse chiesto un parere sul suo testo, giusto?
Stretta di mano, dài.
Molto bella la pagina web, le musiche di natale. Buon capodanno per tutti !!!!
Molto bella la pagine web. Le musiche di natale. Buon capodanno per tutti !!!
@eventounico: sorvola e auguri!
@Massimo.
@Enrico.
Per la copertina: se vogliamo andare sul macho classico proporrei Enrico; se propendiamo per qualcosa di più soft potresti andare bene tu. Se no mi ci metto io sbanchiamo. Anche qualche bella signora potrebbe andare. Modifichiamo leggermente il titolo: Tetteratitudine.
(Ma perché mi fate scrivere queste cose di cui mi vergognerò a vita?)
Chi scrive e pubblica sa che qualcun altro legge, pensa e commenta. Soprattutto su uno spazio dedicato a queste operazioni. Ovvio non prendersela, soprattutto mi sembra per commenti come il mio che non sono offensivi ma neutramente letterari. Se vengo frainteso me ne dispiaccio, cio’ non toglie che io dica quel che penso quando mi pare, senza offendere, ripeto, anzi in tutta amicizia. Amicizia che considero, da parte mia, sacrosanta e assodata nei confronti di Eventounico. Ma anche seria e libera di opinione, ovviamente. E sottolineo che qui nessuno mi paga per parlare, lo faccio dunque per contribuire costruttivamente alla Letteratura, nostro comune interesse sin dal titolo del blog.
Con la solita bonarieta’
Sergio
Dovro’ in fine ripetere un mio principio basilare che consideravo gia’ da me espresso diverse volte, come incipit per il nuovo anno:
quando parlo non lo faccio MAI per ferire o offendere qualcuno. Dico cose riferibili alle produzioni letterarie mie o altrui, ossia a cose d’arte, prodotti del pensiero e dei sentimenti. Siete pertanto pregati di non personalizzare, perche’ IO NON FACCIO POLITICA O SOCIOLOGIA. Io mi occupo di Letteratura e sto in uno spazio che questo tratta. Punto.
E Buon Anno Nuovo a tutti.
Sozi
Sull’editoria a pagamento – ne parlavano Laura Costantini e Salvo Zapulla poco sopra – dico lapidariamente che non dovrebbe esser concessa dalle leggi dello Stato. Serve un provvedimento che vieti questo genere di pubblicazioni, obbligando un qualsiasi proprietario di testata a pagare i manoscritti che pubblica un tot a pagina/cartella di tot battute. Basterebbe questo. Semplice ma impossibile, vista la italiana mafiosita’.
@ salvo
e meno male che ero io la squinternata…
🙂
Faccio presente che in tutta Europa gli autori vengono pagati non pagano gli editori. E’ l’Italia ad essere squinternata.
@Gea. Questo è un sito di matti, nessuno si salva.
@anonimo-Sergio.
Gea non si riferiva al tuo post. Il problema dell’editoria a pagamento è molto serio e grave. Dobbiamo discuterne in maniera approfondita in sede opportuna. Speriamo che Massimo voglia introdurre l’argomento.
Anche se l’Anno Nuovo è già cominciato da qualche giorno, desidero augurare un radioso 2008 ai due ragazzi che Domenica 9 Aprile 2006 mi hanno soccorso al Parco di Monza (e che sto ancora cercando!) e a tutti, ma proprio tutti!, coloro che hanno dimostrato interesse per quella mia vicenda.
Se volete saperne di più, come spero, andate a leggere il mio racconto SOLO!, che Massimo Maugeri ha gentilmente ospitato su questo blog, andando a quest’indirizzo:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/03/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti
Buon Anno a tutti!
A tutti, molto in ritardo: Buon anno ragazzi!!!
@ Sergio
il corriere mi ha fatto un casino e ha rimandato indietro i libri che doveva consegnarmi. Me li stanno inviando di nuovo. Prometto che appena arrivano, spedisco!!
@ Enrico
fai poco lo spiritoso!! 🙂
@ anna
grazie cara, sei sempre affettuosa. baci
@Mafalda
Sì, sono io. Ci conosciamo sul serio o solo su letteratitudine?
In questi commenti capita di leggere anche tante cazz… Visto che parliamo di libri, lasciatemi dire che questi best-sellers che ereditiamo dall’America, a leggere i quali ti sembra di vedere i cattivi film che ci propina la nostra becera TV (pubblica o privata che sia), vien da chiedersi se gli editori italiani non abbiano dimenticato la differenza che passa tra letteratura e non letteratura. Per questo, da un po’ di tempo vado a cercare i prodotti dei piccoli editori, dove ogni tanto si trovano delle belle sorprese. Come quella di qualche giorno fa: ELDORADO di Dionisio di Francescantonio, pubblicato dall’editore De Ferrari di Genova (costo del volume € 12). Ragazzi, questo è ciò che io intendo per “vera” letteratura! Un romanzo scritto con un linguaggio che sa rievocare magnificamente l’epoca (siamo nel 600) senza scadere nel calligrafismo, capace di avvincere ed emozionare, se vogliamo anche crudele, ma in grado di sbatterti in faccia quanto sia stretto il margine tra barbarie e civiltà e quanto i due concetti possano confondersi l’uno nell’altro. L’ho letteralmente divorato in una mezza nottata. Altro che best-sellers!
Salute a tutti. David