Novembre 23, 2024

13 thoughts on “IN DIFESA DEL VAL DI NOTO (di Andrea Camilleri)

  1. Ciao Massimo,

    mi permetto di aggiungere alla petizione in rete lanciata da Camilleri, la segnalazione di un docu-film che la Malastradafilm.com ha realizzato l’estate scorsa in collaborazione con i comitati No-Triv. Se qualcosa si è mosso da allora, è merito anche della Malastrada, quindi, perché il Val di Noto è divenuto così oggetto di approfondimento da parte della maggiori testate nazionali, su Il Venerdì e su Repubblica Radio-Tv.

    Con ciò per dire che c’è un grande movimento già molto forte, nato da diversi anni, e se iniziative come questa di Camilleri può essere utile per rilanciare l’iniziativa su scala più ampia, con rammarico mi chiedo perché Camilleri non sia “sceso in campo” prima…

    Il docu-film della Malastrada puoi trovarlo collegandoti al sito http://www.malastradafilm.com

    Scusa per la lunghezza del commento. Ciao

  2. Come reagirebbero i milanesi? S’incazzerebbero di sicuro; soprattutto per il fastidio, che un’operazione del genere comporterebbe all’andamento del traffico quotidiano. I luoghi e i posti si salvano con l’amore e il lavoro, ma l’impegno deve essere esteso, opera di molti. Nella mia ridente e piccola valle, oggetto di iniziative ecomuseali importanti, stanno costruendo ovunque. Nello spazio temporale di quindici giorni le nostre strade cambiano aspetto, è impossibile percorrere cinquecento metri senza imbattersi in un nuovo cantiere. E allora? Iniziamo alle elementari coinvolgendo i piccoli in attività di conoscenza del territorio. Meno entusiasmo per i “pastrugnamenti vinilici” che obbligano i piccoli a trasformare bottiglie di plastica in oggetti “fantastici” destinati, a loro volta, alla raccolta differenziata; impegno e amore per la conoscenza dei posti e della loro storia. Educare i futuri cittadini con arte e storia è l’unica strada per futuri adulti eco-responsabili. Futuri amministratori, politici, insegnanti, genitori, artisti…..
    Un lavoro grande.
    (Quanti bei progetti di educazione all’immagine si potrebbero realizzare nella Val di Noto, su quel magico barocco)

  3. Da Repubblica.it
    http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/cronaca/camilleri-noto/vittoria/vittoria.html

    CRONACA
    I texani rinunciano
    alle trivellazioni in Val di Noto

    ROMA – “La Panther Oil ha comunicato oggi alla Regione di aver rinunciato alle trivellazioni in tutto l’abitato della città di Noto, in tutto il sito Unesco e nell’intera area di Noto Antica, oltre alla porzione di area vicina alla zona sud-est della riserva di Vendicari”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, a Palazzo Chigi, nel corso della conferenza stampa di presentazione della riapertura della Cattedrale di Noto.
    (15 giugno 2007)

    Grazie anche a te, Massimo Maugeri

  4. Ricevo una mail da parte di Giovanni Venezia, direttore di http://www.ilpungolo.com.
    Venezia mi segnala un articolo di Carlo Stagnaro (pubblicato su http://www.brunoleoni.it) che funge da risposta (e fa da contraltare) al pezzo di Camilleri pubblicato su Repubblica e su questo post.

    Poiché, come sapete, sono a favore del “pluralismo di voci e opinioni” (“pungolato” da Venezia) pubblico quest’articolo nel successivo commento.
    Poi, se volete, ne possiamo “parlare”.

  5. Fonte: http://www.brunoleoni.it
    CHI NICCHI E NACCHE CAMILLERI?*
    Lettera aperta sul gas siculo

    di Carlo Stagnaro (Con l’aiuto e la consulenza di un rude perforatore)

    CARI DOTTORI CAMILLERI E VALENTINI,

    io molto leggo e apprezzo quello che voi fate per evitare che trivelle e petrolio facciano scempio di Noto e del barocco suo, e stavo anche per firmare la petizione. Non fosse che un amico mio mi fermò e mi disse di pensarci, che lo scempio di Noto detto così secondo lui è una notoria scempiaggine; e che con la potenza dei media vi è riuscito di raccogliere 70.000 firme per vietare un buco che nessuno s’era mai sognato di chiedere (e di fare). Lui è un rude perforatore, che di petrolio e trivelle ci vive; e dunque è giusto il dubbio che sia di parte, ed in fondo chi è rispetto all’autorità delle Signorie vostre? Epperò mi sollevò degli argomenti che mi dovete consentire di fare qui miei; e non perché li condivida, ma per sottoporveli affinché dissipiate i dubbi, e si possano infine costringere al tacere i miscredenti e moltiplicare il firmare di fedeli e convertiti.

    Il dottore Camilleri si chiede come reagirebbero al Nord se qualcuno gli dicesse che stanno per fare un buco in mezzo alle più belle piazze, siano esse di Duomo o Signoria o San Marco. Esattamente come dovrebbero fare a Noto, dice il perforatore mio. Lo seppellirebbero con una risata. Mi dice anzitutto che forse non vi hanno informato benissimo. Scrive il dottore Valentini che “le trivelle, fortunatamente, ancora non si vedono ”.In verità, senza che lui le vedesse già due buchi fecero; e per risparmiare riprendendo buchi già fatti da chi ci aveva provato prima di loro e nulla aveva trovato. Sì perché il signore Panther Eureka non è che abbia avuto il permesso di cercare idrocarburi nel centro storico di Noto, bensì su un’area un po’ più vasta e della superficie totale di circa 750 chilometri quadrati. E vi pare che con tutto questo ben di Dio da esplorare si mettono in testa di trivellare la Cattedrale? Avere il permesso di cercare idrocarburi non vuol dire fare buchi dove si vuole. Ci vuole un altro permesso per ogni buco; che già detta così nel Paese dove i permessi non bastano mai è un’orrenda semplificazione. E chi glielo dà il permesso di bucare il sagrato del Duomo? Con l’aggravante locale che Noto barocca sta in cima a un colle, e che i buchi costano; e che perciò tranne che per circostanze eccezionali l’idea che uno sondi da lì quello che sta sotterra pare parente stretta dell’elogio dell’imprenditore idiota.

    L’area del “permesso”, tra l’altro, non è propriamente vergine; che prima dei due buchi del Signor Pantera il permesso di esplorare l’avevano già avuto in tanti. Poi se ne erano andati tutti con le pive nel sacco, però prima di andarsene avevano perforato complessivamente e senza successo e con trivelle nientaffatto invisibili 10 pozzi esplorativi che non si ricorda abbiano suscitato allarmi e petizioni. Forse è stata colpa di un momento di distrazione, però è durato una trentina d’anni; e che l’esplorare sia rischio e tanti soldi spesso buttati giustifica il fatto che non sia come sembrate credere una stranezza siciliana, ma normalità delle legislazione petrolifera di quasi ogni Paese del mondo (tra le benemerite eccezioni, lui mi segnala la legislazione iraniana) che “in caso positivo” sia “già prevista la concessione per lo sfruttamento dell’eventuale giacimento”. Io sono certo che il dottore Camilleri abbia chiarissime e dirimenti ragioni che lo inducono a concludere che, contrariamente a chi in passato per essersi dedicato a sviluppare idrocarburi in Sicilia fu eroe, il Signore Pantera sia solo il capofila “di una sordida manovra d’arricchimento di pochi”. Però gli sarei grato se al mio perforatore facesse capire meglio.

    Dice sì, ma la trivella è uno spaventoso animale d’acciaio; che tu me lo metti anche in un fondovalle a dieci chilometri dal picco, e quello andando giù mi fa delle vibrazioni che onda dopo onda si espandono lontano, e anche non a 10 ma a 50 chilometri c’è rischio che se va bene mi si crepino i palazzi e se l’onda è anomala mi venga giù la cattedrale. Come Loro sanno, per far venir giù in tempi recenti la cattedrale non c’è peraltro stato bisogno di petrolio, che è bastata l’incuria nostra. Ma questo, come riconosce persino il mio perforatore, non è un argomento. L’argomento, dice lui, è che Lei dovrebbe dimostrargli che con le più moderne tecniche di perforazione si produca comunque una vibrazione sufficiente a creare ad una distanza predefinita un’onda nociva. Sennò, sostiene lui, Lei sta dicendo che anche se non posso misurarne gli effetti, qualunque vibrazione è potenzialmente nociva e deve per principio di precauzione essere vietata.
    Il perforatore essendo rude, mi sottolinea al riguardo come qualunque attività potenzialmente riproduttiva generi vibrazioni; e come però questo non gli sembri un buon motivo per vietarla nel raggio di 50 chilometri da città d’arte e patrimoni dell’umanità.

    E se il Barocco mi sprofonda? Se il Signor Pantera trova poi l’idrocarburo lo tira fuori, e magari mi si abbassa la terra? Il perforatore mi dice che si chiama subsidenza, che in determinate situazioni può anche verificarsi, ma anche che il rischio lo puoi prevedere e controllare per tempo. Ed anche che è un po’ stanco di sentirne parlare. Nei Paesi che chiamano Bassi, dove a queste cose ci stanno attenti, da quasi quarant’anni mungono un giacimento di gas che è stato tra i più grandi d’Europa e si chiama Gröningen. Amsterdam è ancora lì, immune da danni almeno visibili; e gli olandesi ci hanno preso talmente gusto che in questi anni hanno bucato qualunque cosa potesse far da tetto ad una qualunque sputacchio di gas, e ne mandano un poco persino da noi. Non consta, come paventa per la regione di Noto il dottore Camilleri, che far gas in Olanda abbia significato “distruggere, in un sol colpo e totalmente, paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza ed armonia, il meglio di noi insomma”; che bastò starci attenti, e comunque se provi a dirlo agli olandesi c’è rischio che ti guardino strano.

    Ma c’è il problema dell’assetto idrogeologico. “Le perforazioni nel terreno minacciano di inquinare le falde freatiche. E senz’acqua i contadini abbandonerebbero presto le campagne, aumenterebbero i rischi di incendio e il degrado sarebbe inevitabile”. Così dice al dottore Valentini un signore di Legmbiente. Il mio perforatore mi dice che lui lavorò al nord, in un giacimento tra Milano e Novara che si chiama Villafortuna ed è stato prima di Val d’Agri la più grande scoperta di petrolio in Italia. Alla faccia della falda freatica, Villafortuna sta per due terzi sotto le risaie forse più ricche d’Europa e per un terzo sotto il Parco del Ticino. Ebbe persino un incidente grave e ormai assai raro; che partì un pozzo e per una settimana irrorò di greggio ettari di arbòri e semifini vari. Neanche l’incidente fece scappare i contadini, che furono coinvolti ed indennizzati come civiltà comanda; e dopo due stagioni ripresero a faticare in risaie anche più ricche ed irrigate di prima. Questo per il soprassuolo. Per la falda, poi, lui dice che forse non è noto che i pozzi man mano che scendono si cementano alle pareti e/o s’intubano, e che è un po’ difficile immaginarsi anche vista la pressione con cui vien su che l’idrocarburo sia preso dalla tentazione di farsi una gita fuori pozzo. Anzi, dice lui, se poi mi trovi una molecola che risalendo per un pozzo fatto a regola d’arte devia per la falda, fammelo sapere che la ribattezziamo Mandrake.
    Come dice il dottore Camilleri, comunque, “si darebbe un colpo mortale al rifiorente turismo”, rendendo del tutto vane opere quali l’aeroporto di Comiso. Lui qui mi è andato un po’ sul sarcastico, che ai rudi perforatori succede di raro. Dice che è lodevole cercare di intercettare a Comiso l’orda di profughi dalla distruzione di Gröningen. Però mi osserva tre cose. La prima è che a Comiso uno spruzzetto di gas già ce lo producono da un po’ d’anni, e se i profughi se ne accorgono atterrando magari non scendono. Non dovrebbe essere comunque un problema grave, perché come non ve ne siete accorti Voi è probabile che non se ne accorgano loro. “ Comiso due” è poco più che una valvola sopratterra, che se ci piazzi bene qualche oleandro attorno quasi scompare; e l’impianto della separazione dell’acqua dal gas che ci sta vicino puoi provarti a spacciarlo per una toilette di forme anomale, quasi design. La seconda è che va bene che tutti da piccoli abbiamo visto “Il Gigante”, e che associamo da allora il far petrolio con ettari di tralicci d’acciaio che oscurano il cielo e terre devastate da un liquido fetido e scuro. Però non è una buona scusa per non tornare al cinema più di cinquant’anni dopo, magari per scoprire che adesso si può fare diverso e che è una grande sciocchezza (come ci spiegherebbe qualunque olandese) dire no prima di avere verificato in concreto la sostenibilità dell’impatto visivo e ambientale (anche quando non è impatto zero; che non consta che le spiagge di Marina di Ravenna si siano fatte deserto perché hanno in linea di orizzonte sul mare una serie di piattaforme dalle quali passa la maggior parte del nostro gas nazionale). La terza è che il dottore Valentini agita “lo spettro dell’oro nero”, ma a dire del mio amico gli basterebbe telefonare ad un geologo per sapere che i dieci pozzi buttati via prima che arrivasse il Signore Pantera hanno convinto la comunità intera che l’oro nero salvo miracoli ce lo dobbiamo proprio scordare e che chi esplora ancora ha per obiettivo il gas. Che non è liquido, che ha strutture di trasporto non devastanti, e che insomma prima di buttarlo via parliamone. Aggiunge il mio amico che ammesso che mai se ne trovi sarà comunque più parente di uno sputacchio che di Gröningen; il che a salvaguardia del turismo dovrebbe sollevare Voi, ma fa comunque dire purtroppo a lui.

    “Fu infine vittoria. L’impudente texano è stato sconfitto. La resistenza di arte e letteratura e la minacciata marcia dei 70.000 hanno sconfitto la boria del ricco, costringendolo a rinunciare alla conquista ed a porgere le scuse. Sigonella, al confronto, fu codardia. Sono attese delegazioni irachene in viaggio di istruzione”. Incerto se l’amico fosse malato o avesse bevuto, lo aggiornai al giorno dopo. Stava meglio, e si provò a spiegarmi. Prese una cartina della Sicilia e con una matita mi delimitò grossolanamente un’area.
    Mi disse che in scala erano grosso modo 750 chilometri quadrati, e corrispondevano all’area del permesso del Signore Pantera detto il texano. Poi dentro ci fece un po’ di circoletti piccoli. Mi disse che erano le aree Unesco, e che valevano un 10 per cento del totale. Poi tre punti rossi, tutti fuori dai circoletti. Mi disse che due rappresentavano le località dove il Signor Pantera aveva già usato la trivella, ed il terzo il luogo dove da un po’ chiedeva invano il permesso di usarla. Mi spiegò che la vittoria stava nel fatto che il Signor Pantera aveva rinunciato alle aree comprese nei circoletti, tenendo dentro il permesso tutto il resto. Insomma aveva rinunciato a chiedere di poter perforare un pozzo sul sagrato della cattedrale, nella speranza (ma non nella certezza) che così ma- gari si faccia giustizia dell’equivoco e magari in un clima dove fosse persino possibile ragionare si potesse discutere del lasciarlo bucare altrove. Ma non poteva farlo prima?
    E spiegalo tu ad un americano che qui ci credono davvero che lui pensi di potersi perforare una cattedrale…

    Carlo Stagnaro
    (Con l’aiuto e la consulenza di un rude perforatore)

    * “Chi nicchi e nacche”: intraducibile. Si dice per un discor- so o una situazione che non sta nè in cielo nè in terra”. A. Camilleri, Il gioco della mosca, Palermo, Sellerio 1997, p.32)

  6. 28 agosto 2007

    VAL DI NOTO: TORNA L’INCUBO TRIVELLE

    Il Tar accoglie ricorso dei petrolieri: arrivata in ritardo la richiesta di valutazione di impatto ambientale

    Uno dei pozzi potrà essere aperto. Il governatore della Sicilia: “In arrivo provvedimento del governo”

    PALERMO – La Val di Noto torna nel mirino dei petrolieri. Il Tar di Catania ha accolto un ricorso della società “Panther Eureka”, ridando così un parziale via libera alle trivellazioni nel territorio del barocco dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Pronta la reazione del sindaco di Noto, che ha annunciato battaglia contro la decisione e ha invocato nuovamente il sostegno del mondo della cultura e dello spettacolo, come era accaduto, evidentemente con un successo solo parziale, all’inizio di giugno. Dure prese di posizione da parte dei Verdi, che si sono detti pronti a mettersi “davanti alle ruspe”. Il presidente della Regione Salvatore Cuffaro ha annunciato un provvedimento del governo per bloccare le trivelle, garantendo una rapida soluzione al problema.

    I giudici amministrativi hanno accolto uno dei due ricorsi presentati dalla società con sede a Ragusa, quello relativo al pozzo di esplorazione da aprire tra Noto e Rosolini, in contrada Zisola-Portelli. Secondo il Tar, l’assessorato regionale a Territorio e Ambiente aveva comunicato in ritardo la necessità di una valutazione di impatto ambientale, facendo così scattare il silenzio-assenso.

    Rigettato invece il ricorso per l’escavazione del pozzo “Gallo Sud 1”. In quel caso, il tribunale ha ritenuto che la valutazione di impatto ambientale sia effettivamente necessaria per la presenza nella zona di falde acquifere e di una vasta discarica di rifiuti.

    Immediata la reazione di Corrado Valvo, sindaco di Noto, che non vuole trivelle nella sua zona, che contiene patrimoni artistici di grande valore. “Lotteremo ancora con più forza chiamando a raccolta la gente, come abbiamo fatto fino a oggi. Ci opporremo in tutte le sedi e continueremo con le mobilitazioni. Il nostro è un territorio nel quale è impensabile prevedere impianti petroliferi o trivellazioni industriali”.

    Valvo ha invocato il sostegno del mondo della cultura e dello spettacolo, già arrivato in passato. In difesa del barocco del Val di Noto e contro le ricerche di petrolio nella zona si era schierato anche lo scrittore Andrea Camilleri, autore all’inizio di giugno di un appello dalla prima pagina di Repubblica che aveva raccolto in poche ore migliaia di adesioni.

    Anche diversi media stranieri si erano occupati della vicenda, divenuta rapidamente un caso. Il 15 giugno, il governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro aveva annunciato la rinuncia della Panther Oil alle trivellazioni “in tutto l’abitato della città di Noto, in tutto il sito Unesco e nell’intera area di Noto Antica, oltre alla porzione di area vicina alla zona sud-est della riserva di Vendicari”. Una vittoria accolta però con cautela dagli ambientalisti: il Wwf aveva subito chiesto di non lasciarsi andare a facili entusiasmi.

    Cuffaro: “In arrivo provvedimento del governo”. “Invitiamo la Panther Eureka a non dare il via ai lavori”, ha dichiarato il presidente della Regione Cuffaro. “In ogni caso, a settembre, il governo con procedura d’urgenza presenterà all’Ars un provvedimento che chiuda definitivamente la questione e impedisca le trivellazioni nell’area del Val di Noto”.

    I Verdi: “Pronti a metterci davanti alle ruspe”. Contro la decisione del Tar si sono immediatamente schierati diversi esponenti politici. “Difenderemo l’immenso patrimonio del Val di Noto anche mettendoci davanti alle ruspe”, ha annunciato il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. “Effettuare trivellazioni in un sito che è patrimonio Unesco è uno scempio ingiustificabile. La giunta di Cuffaro ha richiesto la valutazione d’impatto ambientale fuori dai tempi massimi” dimostrando che le “trivellazioni gli stanno più a cuore della tutela del più grande patrimonio del Barocco nel mondo”.

    Le critiche di Legambiente. Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, non usa mezzi termini per commentare la decisione del Tar. ”Quelle trivellazioni sono uno scempio, un’offesa a un territorio pregiato, dove il paesaggio e i beni culturali valgono, anche economicamente, molto di più di un pozzo di petrolio. Daremo battaglia, in tutte le sedi possibili, per fermare questo ennesimo tentativo di saccheggio della Sicilia”.

    (28 agosto 2007)

    Fonte: Repubblica.it
    http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/noto-trivellazioni/noto-trivellazioni/noto-trivellazioni.html

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