Cari amici di Letteratitudine, inauguro questa nuova rubrica (LETTERATITUDINE TV) con un video che vede come protagonista la scrittrice Lia Levi. Il video risale al mese di marzo e l’occasione è la presentazione – presso la libreria Megastorie di Catania – del suo romanzo “L’amore mio non può“, edizioni E/O (pag. 148, euro 14,50).
Nel video Lia ci parla di questo libro e ci racconta un aneddoto relativo ai suoi esordi di scrittura. A un certo punto vedrete comparire un baldo giovane. Costui è Luigi La Rosa, il responsabile del viaggio della Levi in Sicilia (nonché l’autore dell’articolo che potete leggere di seguito).
Buona visione! E buona lettura! (Massimo Maugeri)
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IN SICILIA CON LIA LEVI, CRONACA DI UN VIAGGIO CIVILE (di Luigi La Rosa)
Il viaggio recentemente compiuto con Lia Levi in Sicilia costituisce uno di quei ricordi che sono certo resteranno a lungo scolpiti nella mia variopinta memoria di scrittore-itinerante.
Messina, Catania, Siracusa: scuole, università, appuntamenti in libreria, tutta una costellazione di eventi piccoli e grandi che hanno avvicinato la narratrice ai lettori dei suoi romanzi, punteggiando una settimana ricca di eventi, di suggestioni, di emozioni, occasioni preziose come tessere di un raro mosaico nel ricomporre le coordinate della sua poetica di scrittura e del suo pensiero letterario.
L’occasione del viaggio è dettata dall’uscita del suo ultimo romanzo: L’amore mio non può (edizioni e/o). Storia di formazione e presa di coscienza, all’interno della quale, Elisa, la giovane protagonista ebrea del racconto, deve di colpo far fronte al suicidio del marito, causato dall’emanazione delle leggi razziali. Questo, annunciato da un incipit magistrale, toccante, che rappresenta la prova indiscussa di un talento affabulatorio e una profonda sapienza narrativa.
L’uomo vola giù dal muraglione del Pincio, come un poeta, ma è solo un impiegato di banca, cacciato dal proprio posto di lavoro per motivi di razza. Un’apertura che raggela, che suggella, che incatena il lettore al romanzo. Che scandaglia già con passione e foga l’animo dei protagonisti, sui quali la morte dell’uomo riverbera attese, delusioni, rimpianti, contraddizioni. E’ una morte che ricade sulle pagine, che traccia riverberi accidentali e sotterranei, che improvvisamente qua e là torna fuori tra le pieghe psicologiche degli accadimenti.
Elisa è giovane, sola, e ha una bambina da crescere, da sfamare. Si trova a lottare contro un mondo disumano, sempre più disattento all’uomo, dove persino le leggi più elementari e ordinarie dell’esistere sembrano di colpo macabramente stravolte dal fosco incombere dei tempi e della storia.
Adesso le regole sono nuove, tutte da inventare: regole assurde, dure, difficilmente comprensibili. Ma rappresentano il solo modo che gli individui possiedono per sopravvivere al caos, alla follia imperante, cercando di arginare un mondo in totale decomposizione. Un universo retto dalla dittatura, dalla violenza, dal sopruso dell’ignoranza assunta a scandaloso regime di governo.
La scrittura di Lia Levi è semplice, diretta, amabile, schietta nel rifiutare categoricamente orpelli e maniere espressive di qualsiasi tipo. Punta direttamente al cuore del dramma rappresentato, osservandolo da più angolazioni, col suo registro vivo, leggero, che non perde quel candore che gli è innato: una grazia, una dolcezza, una leggerezza e quell’incanto su cui la scrittrice ha composto la sua rigorosa partitura narrativa.
Leggere le pagine di Lia Levi significa in qualche modo rispolverare quella fantastica lezione americana di Calvino sulla leggerezza. Siamo nella geografia di una letteratura fatta di cose, non di parole. Una letteratura che racconta fatti, non rappresentazioni cerebrali. Lia Levi ci trascina nelle viscere della vita reale, ci getta nel suo inferno senza negarci però la traiettoria di una fuga che si tramuti in comprensione del mondo, in capacità di sintesi, interrogazione esistenziale aperta e consapevole dell’altro.
Non è una scrittura che fornisce chiavi di lettura, soluzioni, risposte definitive ai problemi dell’essere. Semmai l’esatto contrario: un’arte realistica, curiosa, umanissima, che alimenta interrogativi e momenti di struggente poesia.
Dopo le giornate messinesi approdiamo a Catania – città che colpisce moltissimo la scrittrice per le sue bellezze architettoniche e per il mistero delle sue notti. Catania è davvero una dimensione dell’anima. Lia Levi viene accolta alla libreria Megastorie, dove ha modo di confrontarsi dapprima con un pubblico di lettori appassionati, poi con gli allievi di un vivace laboratorio di scrittura creativa.
Infine, inaugura un affollato convegno pieno di studenti alla facoltà di Scienze Politiche. Il titolo: “Ebraismo e modernità”. Gli eventi continuano a succedersi a ritmo frenetico, ma la scrittrice dà prova di professionalità e grande infaticabilità: la sua parola è sempre precisa, misurata, composta, e rivela un’attenzione all’uomo che tocca, da cui potrò dire un giorno di avere appreso molte cose.
Averla accanto, insieme al marito Luciano Tas, è un piacere, oltre che un onore. Lia Levi non nasconde la volontà che ha mosso la scrittura del suo romanzo: l’intento di creare un’opera nella quale la salvezza della protagonista giungesse per mano del destino. Ma tutto questo dopo una difficile odissea che la porterà ad affrontare le crude umiliazioni della sua epoca e quelle imposte dalla ricca famiglia ebrea presso la quale troverà impiego come domestica: casa Anguillara.
Quali sensazioni, quali ricordi voglio serbare di questa indimenticabile esperienza? Il sorriso di Lia Levi, anzitutto: la sua giovinezza, il suo candore. E l’ironia che anima quel sorriso pieno di luce e di vitalità. Un’ironia che in parte deriva da uno dei suoi grandi amori letterari: Singer, autore a cui deve una delle sue massime più apprezzate: “Non conosco paradiso per il lettore annoiato”.
Anche Lia Levi, come Singer, ritiene la capacità del sorriso una qualità suprema. Come darle torto? Ritiene che la vita sia fatta di piccoli impercettibili istanti, che le consentono varietà, ricchezza, armonia nella diversità, e questa vita è come una filigrana costruita su trame di fili intrecciati che la sorte talvolta muove per noi, senza che si sappia mai se il filo che stiamo seguendo ci porterà verso qualcosa di buono o ci scaraventerà tra le scoscese di un indescrivibile abisso.
Tutto sta nel compiere il cammino. Nella volontà di farlo. Nell’avere la forza di non arrendersi prima della fine. Nella capacità di non voltarsi indietro con rimpianti o paure inutili. Come Elisa, affrontare il chiaroscuro dei giorni nella speranza che qualcosa di buono, di bello, di veramente rivoluzionario possa finalmente accadere e ribaltare il prospetto delle nostre attese.
Nel frattempo voglio dire personalmente grazie al coraggio e alla testimonianza di chi come Lia Levi ha il coraggio di affermare i valori della vita e del rispetto contro un’epoca storica – quella fascista e nazista – che rimane la vergogna più imponente del ventesimo secolo.
Luigi La Rosa
Luigi La Rosa, siciliano, vive a Roma, dove insegna scrittura creativa e dove opera come curatore editoriale della casa editrice Bur. Per la stessa casa editrice ha già pubblicato i volumi “Pensieri di Natale”, “Pensieri erotici” e “L’anno verrà”. Collabora con varie testate, tra cui il settimanale siciliano “Centonove”. E’ inoltre presidente dell’associazione culturale “Parole sulla Corda”. Sta attualmente lavorando al suo primo romanzo.
Intanto ne approfitto per salutare Lia Levi, con la promessa che domani scriverò le mie impressioni sul suo ottimo libro(e già qui mi sono sbilanciato).
Ne approfitto per salutare e ringraziare Luigi La Rosa per l’articolo.
Se c’è qualcuno che ha letto il libro… be’, che si faccia avanti e ci racconti un po’.
Tutti gli altri potrebbero lasciare un commento sull’articolo e sul video.
A proposito, che ne pensate dell’idea di “Letteratitudine TV”?
Vi piace? Pensate che potrà “funzionare”?
Interessanti sia il video che l’articolo.
Non conoscevo il libro, ma pare interessante e penso proprio che lo leggerò.
L’idea di letteratitudine tv a me sembra proprio buona, però Massimo ci aspettiamo di vedere presto un video che riguardi te. Ciao.
Questo libro l’ho letto e mi è piaciuto molto. Riesce ad affrontare con cruda dolcezza e originalità un tema scottante e già raccontato molte altre volte.
Buona l’idea dei video. In bocca al lupo!
Fonte: Zam.it
http://www.zam.it/home.php?id_autore=2938
Lia Levi è nata a Pisa nel 1931 da una famiglia piemontese. Da bambina si è trasferita a Roma, dove vive ancora oggi. Ha fondato e diretto “Shalom”, il mensile della comunità ebraica. Sceneggiatrice e giornalista, è autrice di romanzi per adulti (Una bambina e basta, Quasi un’estate, Se va via il re, Tutti i giorni di tua vita, L‘albergo delle Magnolie) e per ragazzi, molto apprezzati dal pubblico e dai critici.
Caro Massimo ti rinnovo sempre i complimenti per tutto il lavoro che svolgi con Letteratitudine, non mi perdo un post, leggo e poi a volte commento.
Questa iniziativa mi sembre lodevole, bravo!
Solo un consiglio (per migliorare il tuo lavoro) visita questo link http://www.rvnet.eu/fuoritesto/
E’ un programma solo sui libri settimanale molto ben fatto.
Potresti prendere spunto da “fuori testo” per la tua letteratitudine tv, complimenti!
Carissimo Maugeri se almeno la metà degli editori e degli operanti nel settore avessero la sua grande inventiva, la forza coinvolgente che riesce a trasmettere, e questa fervida inventiva, forse assisteremmo a un miglioramento elevato nel settore editoria e avremmo molti più lettori.
Io sono un assiduo lettore del suo blog anche se commento raramente.
Mi chiedo cos’altro riuscirà a pensare la sua preziosa mente? Trovo lodevole quest nouva rubrica.
Io avrei il video della presentazione del mio libro alla biblioeca museo Pirandello, ma il formato è troppo grande per inviarlo in una mail e non sono in grado di caricarlo su youtube (non sono molto ferrato in materia).
Mi piacerebbe omaggiarla del mio libello di poesie Kori.
Se vorrà, sarò ben lieto di inviarglielo .
Mi faccia sapere per e-mail ,troverà l’indirizzo sul mio blog.
Cordialità, stima e simpatia.
Gero Miceli
Caro Massimo, grazie per le parole che spendi nei confronti del mio lavoro. Grazie ancora a Lia Levi della meravigliosa esperienza di viaggio, alla libreria Megastorie che l’ha resa possibile (per iniziativa dell’irrinunciabile Francesca Mignemi) e alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania. Grazie a tutti i lettori che leggeranno l’articolo. Un grazie speciale ad Elektra per il suo affettuoso commento. Buona lettura, alla prossima
@ Luigi La Rosa:
Caro Luigi, sono io che ringrazio te per il bell’articolo e per aver “portato” Lia Levi in Sicilia. Ne approfitto per salutare anch’io Francesca Mignemi.
@ Elektra:
troverai presto un video che riguarda me. Promesso!
@ Luisa:
grazie mille! Carino l’ossimoro “cruda dolcezza”.
@ Francesco Giubilei:
grazie per i complimenti Francesco. Ma anche quello che fai tu è notevole.
Dovete sapere, l’ho già scritto altre volte, che Francesco è un ragazzo di 16 anni che gestisce un ottimo blog letterario. Inoltre ha creato la rivista on line Historica riuscendo a coinvolgere gente del calibro di Francesca Mazzucato e Luciano Comida. Io a 16 anni non andavo oltre i miei raccontini scritti su un malconcio quadernetto a righe (e che facevo leggere solo a pochi intimi).
@ Gero:
grazie anche a te. Come vanno le apparizioni di poeti famosi nei sogni?
Appena avrò il tempo scriverò le mie impressioni su questo libro di Lia Levi e trascriverò un brano “particolarmente significativo”.
Dimenticavo…
Vi e piaciuto l’anneddoto che Lia ha raccontato nel video? Quello in cui la Lia bambina scrive una lettera alla Lia adulta?
15 anni, Massimo, mettiamo i puntini sulle i 🙂
L’anneddoto raccontato da Lia Levi mi è sembrato molto interessante e divertente.
A proposito, complimenti anche Luigi La Rosa per l’articolo
I più sinceri complimenti per l’iniziativa.
Bello sia il video, che l’articolo. Il libro presentato pare molto interessante. Credo proprio che lo leggerò.
Una curiosità: Lia Levi è parente di Primo Levi?
Ha perfettamente ragione Luigi La Rosa quando scrive che: “La scrittura di Lia Levi è semplice, diretta, amabile, schietta nel rifiutare categoricamente orpelli e maniere espressive di qualsiasi tipo.”
La levità di Lia Levi, potremmo dire con un simpatico gioco di parole. Ed è vero: Lia Levi ci dimostra come è possibile fare ottima letteratura rinunciando a tentazioni barocche.
Vi riporto, come promesso, un brano estratto dal libro.
(Da pag. 23)
«Anche al fascismo che c’era fuori eravamo abituati. In fondo c’eravamo cresciuti in mezzo e lo consideravamo uno dei tanti fastidi della vita di tutti i giorni, e non passavamo certo le nostre ore a ragionarci su.
(…)
Dicevo a mio marito che senza libertà non si sta poi così bene. Non votare, non poter leggere pareri diversi sui giornali, non poter tirare fuori neanche una battuta per ridere…
Lui alzava le spalle.
Un giorno, spazientito, mi ha portato davanti alla finestra e mi ha mostrato la luna.
“Guarda un po’ più in alto!” mi ha detto, e siccome non capivo mi ha chiesto a bruciapelo: “La luna è fascista?”
Ero così frastornata che gli ho risposto seriamente: “Non credo”. Lui ha riso, poi ha cominciato.
Gli alberi… il respiro della notte… le onde del mare che s’imbizzarriscono quando vogliono loro… la nascita… innamorarsi… niente di tutto questo ha a che fare con il fascismo.
Il fascismo è un piccolo accidente in una piegatura del mondo che svanirà come è incominciato.»
Il video è bellissimo, e anche l’articolo. Grazie. Vi seguirò con interesse.
sarei curiosa di sapere come è nato questo libro. è possibile contattare l’autrice?
@ Anna:
no, Lia Levi non è parente di Primo Levi.
@ Marzia:
certo. Credo che Lia interverrà presto per soddisfare la tua curiosità. Ciao
Ringrazio Massimo Maugeri per lo spazio concesso, Luigi La Rosa per il bell’articolo, e voi tutti per i commenti lasciati.
Rispondo a Marzia.
Come è nato “L’amore mio non può”
“L’amore mio non può” è nato in questo modo quasi per caso, nel senso che inizialmente doveva essere solo il tassello di un discorso corale e si è invece conquistato di prepotenza più spazio, fino a spazzare via le altre voci.
Mi spiego meglio. Io sono affascinata dai giochi del destino e continuo ad osservare con meraviglia la casualità con cui si mescolano certe carte. Un evento o un semplice particolare, magari irrilevante, potrebbero essere quelli che ci portano a una inaspettata soluzione di vita, di segno positivo o, al contrario, nefasto.
Partendo da questa sensazione primigenia avrei voluto raccontare una serie di storie, ambientate tutte tra il 1938 e quel drammatico 16 ottobre 1943, giorno della deportazione degli ebrei di Roma, riservando al finale di ognuna una sorpresa che rovesciava la prospettiva iniziale, ma invece, come ho accennato, una sola mi ha preso la mano e ha “sconfitto” le altre.
Si è dipanata così la vicenda di Elisa, una donna rimasta sola tra mille comprensibili difficoltà a crescere la sua bambina, che vede trasformata in salvezza la propria ultima umiliazione.
Questa storia, come del resto tutte le storie che scrivo, l’ho maturata a lungo dentro di me, per costruirla cercando di seguire un filo portante. L’ho poi arricchita man mano con una serie di personaggi che questa volta però più che nelle altre, dovevano essere funzionali alla trama principale. Per esempio: i parenti dovevano trovarsi tutti in situazioni particolari per cui non potevano essere in grado di aiutare la protagonista che alla fine ce la fa da sola.
Come scrivo? Questo naturalmente vale per tutti i miei libri e non solo per l’ultimo.
Finita la fase della costruzione mentale, mi metto alla scrivania e butto giù a mano, con la penna e un blocco, correggendo e poi ricorreggendo, sempre a mano. Dopo mio marito mi trascrive tutto al computer. Lo fa capitolo per capitolo, così può farmi le prime osservazioni (non sempre necessariamente indulgenti) in “corso d’opera”. Io ci rifletto ed eventualmente correggo ancora.
Tutto questo avviene di mattina, quando il mondo si è appena svegliato, le forze sono più fresche e ti sembra che le parole possano uscire più fluide e come rinnovate.
Lia, sono io che la ringrazio per la disponibilità e per il suo intervento.
ho letto il bellissimo commento di Lia Levi. grazie mille.
A Marzia: se acquisti il libro, troverai l’e-mail di Lia Levi. Scrivile: le farà piacere…
A Lia: grazie di essere venuta in Sicilia, è stato un vero piacere conoscere lei e il suo delizioso marito Luciano. Abbiamo trascorso delle ore bellissime, banchettando con il corpo, la mente e lo spirito. Spero di rivedervi presto! Un bacio da tutto il gruppo di Siracusa…
Per tutti: io ho letto Una bambina e basta e L’amore mio non può. La scrittura di Lia Levi è asciutta e scabra ma sai che in ogni parola c’è un concentrato densissimo di esperienza e dolore, lo intuisci subito. Pensati davvero. Vissuti. Ve la consiglio davvero, anche perché ormai l’argomento Olocausto rischia di inflazionarsi: meglio scegliere opere scritte da persona con una reale cognizione di causa, gente che pesa quello che scrive e che non cerca la lacrima facile ma una riflessione obliqua e profonda…
Caro Maugeri, le rispondo un pò in ritardo…niente più “apparizioni”.. Comunque quei versi un pò strani e forse profetici, ho deciso di non divulgarli.. Un giorno forse faranno parte di una mia raccolta e inserirò una breve postilla per spiegarne l’inconsueta “derivazione”.
Come le dicevo nel commento precedente sarei lieto di omaggirla di una copia del mio libro.
Per tutti i Catanesi che volessero acquistarlo (altre info sul mio blog), lo potranno trovare alla libreia “La cultura” vicino P.za Jolanda e “Crisafulli” in via Etnea. Parte dei proventi saranno destinati tramite l’Unicef in favore dei bimbi del Libano.
La ringrazio e la saluto con stima e simpatia.
Gero Miceli