Sull’onda lunga di Lucca Comics & Games 2016 (svoltosi dal 28 ottobre al 1 novembre), pubblichiamo un nuovo contributo – da Lucca – del nostro inviato Furio Detti, collaboratore di Letteratitudine nell’ambito della rubrica “Graphic Novel e Fumetti“ (photo credits dello stesso Furio Detti).
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Pin Up, animali e preti mancati
Frank Cho, maestro in mostra e in vista a Lucca Comics “Gold” ci racconta al Press Café delle sue contestate fanciulle, del destino dei fumetti creator owned, del suo futuro nelle nuvolette e di una carriera religiosa stroncata sul nascere.
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di Furio Detti
Frank Cho (Liberty Meadows, The Avengers, Shanna, Skybourne) è un altro grande nome di questa Lucca “Gold edition”, ospitato anche in mostra a Palazzo Ducale. Dopo i saluti e i ringraziamenti l’ufficio Stampa di Lucca Comics apre con una domanda sulle origini di *Liberty Meadows*.
Quando è arrivata la scintilla iniziale dell’idea? Cho racconta che all’epoca era alle scuole superiori e si era inizialmente ispirato alle strisce di Berkeley Breathed, *”Bloom County”*, per realizzare la sua prima serie a strisce, intitolata *Everything but the Kitchen Sink.* Quando è arrivato all’università, la serie si è chiamata *University Square*, per poi trasformarsi gradualmente in quello che è adesso, cioé *Liberty Meadows*. Un po’ come l’I-Phone che cambia anno dopo anno di versione in versione. Sul dilemma: donna spogliata o no? Cho sfodera la sua inconfondibile ironia. Concorda sull’idea che ogni protesta sul nudo femminile sia un po’ la medesima ipocrisia che cambia travestimento nel tempo: prima come pruderia bigotta e puritana della vecchia America, ora come ossessione femminista e politicamente corretta dell’America nuova, “liberal”. «In effetti – prosegue Cho – ho notato che tutti quelli che se la prendono con me per le mie “ragazze”, in *Liberty Meadows* e altrove, appartengono a due opposti schieramenti: i perbenisti ultra bigotti e conservatori e i moralizzatori ultraliberali del politicamente corretto. Mi sparano da due fronti opposti, ma sembrano rappresentare le due facce di una stessa moneta: tutti e due odiano e detestano le stesse cose che disegno. Questa situazione è assolutamente affascinante e per me molto divertente!» Quale paladino del fumetto *Creator Owned* Cho considera questa formula vincente nel lungo periodo e specialmente adesso: «Una bella domanda, questa, sul futuro dei progetti *creator owned*. Da un punto di vista tecnologico adesso le cose sono molto più semplici per chi si autoproduce e si autogestisce, si va dai siti e portali internet al print-on-demand. Io penso che i progetti *creator owned* aumenteranno e prospereranno nel tempo. Succede già adesso. Io sono stato sotto contratto Marvel per 14 anni, quando il mio contratto è finito, mi sono trovato in numerosa compagnia. Credo che la formula *creator owned* sia il futuro, adesso.»
Sul suo genere principe, dal punto di vista autoriale, Cho ritiene che se impari a scrivere un buon comedy – cosa estremamente difficile da apprendere – allora poi ti riesce facile tutto. Le differenze tra dramma e commedia? «Ho sentito dire che la commedia è *piegare* la vita, mentre il drammatico la *rompe*. Per questo io amo la commedia, mi è proprio congeniale. Se il dramma ci sta… beh, no: continuo a preferire il comedy.»
Sul suo supereroe preferito Cho è spiazzante: «Vi sembrerà paradossale, ma io non ho il tempo per leggere fumetti! Se dovessi scegliere fra uno dei supereroi, comunque sceglierei un classico; non amo molto i supereroi attuali, cari ai *millennials*, che trovo un po’ da ragazzini piagnucolosi. L’eroe è l’eroe e basta. Io faccio parte della vecchia generazione che ama vedere i supereroi combattere i supercattivi, non farsi la guerra fra loro!» – e qui ci sta tutta la frecciata per le possibili *Civil War* in casa Marvel. «E comunque – conclude – basta che sia una supereroina, e sia carina!» Sul rapporto tra fumetti e cinema, tra fumetti e media e la moda recente del comic-movie, Cho racconta che a suo tempo *Liberty Meadows* era stata opzionata per tre anni dalla Sony per un cartone animato. Ne uscì un episodio pilota. Quando però in casa Sony cambiarono le teste sul ponte di comando, tutto il progetto finì su uno scaffale polveroso. E ci sta ancora a contratto chiuso. I produttori che terminarono il pilota abbandonarono la Sony e nessuno di quelli che giunse dopo era intenzionato a portare avanti il cartone. Comunque «Adesso ci troviamo in un’età dell’oro per i fumetti e i media. Conosco parecchie persone del settore a cui non piace questo, ma credo che in questo caso valga l’adagio: “La marea che sale, fa salire tutte le barche.” Penso in pratica che questa sia un’età destinata a far crescere tutti i fumettisti e che questo interesse per le trasposizioni su cinema e TV o Internet sia una gran cosa.» Sulla sua mancata avventura con Hulk, Cho racconta che prima della scadenza del suo contratto, a quattro numeri da terminare, la Marvel gli aveva proposto di lavorare su “Hulk”, lui aveva presupposto che si trattasse di She-Hulk. Scoperto che si trattava invece del classico alter ego di Bruce Banner , Cho ha declinato. «Hulk non mi piace moltissimo, anzi lo trovo un personaggio limitato.», ma era anche tentato – d’accordo con gli sceneggiatori – di mandare in pensione Bruce Banner e dedicarsi a un nuovo Hulk, più vivace, meno cupo. Ma non ne uscì nulla.» Sulla sua ultima creatura, *Skybourne*, Cho racconta che si tratta di un “divertimento” che mescola Highlander, Indiana Jones e il fantasy religioso-mistico, senza dover necessariamente prendere sul serio le ambientazioni bibliche o religiose citate nella storia. Thomas Skybourne sarebbe uno dei tre figli di Lazzaro (gli altri due: Abraham e Grace), il risorto più celebre di Cristo, che – dotato di superpoteri e dell’immortalità – decide di rinunciare al suicidio e di proteggere i dogmi della chiesa cattolica e salvare il mondo, utilizzando anche artefatti storici, fra cui la celebre spada Excalibur, l’unica in grado di uccidere la progenie di Lazzaro. L’arcinemico in questione sarebbe nientepopodimeno che Mago Merlino. Interrogato sul senso “religioso” della storia – scritta addirittura dieci ani fa – Cho punta sul deciso *understatement*: non c’è nulla di serio nella storia. La religione è solo lo sfondo per una bella storia di pura azione, una miniserie di cinque albi pubblicata da Boom!Studios, la cui pubblicazione è ancora in corso. Tanto che Cho confessa: «Non mi vedrete molto in giro la sera, qui a Lucca. Mi sono persino portato la tavoletta grafica in albergo perché sto letteralmente lavorando al terzo numero.» Terminata la prima, ne dovrebbero uscire più miniserie, sul modello di *Hellboy*; Cho si è pentito, fra l’altro, di non aver dietro con sé, al press café, alcuna copia del fumetto.
Interrogato ancora sulla religione e sul suo fumetto, Cho si congeda raccontando un gustoso aneddoto personale:
«OK non so se devo raccontarvi tutto questo. Mia madre mi ammazza, ma tant’è… La mia famiglia è sempre stata cattolica, molto religiosa, e mia madre sopra tutti. Mi riteneva popolare, dotato di humour, capace di parlare e relazionarmi con le persone, tutte qualità secondo lei destinate a fare di me il prete perfetto. Mia madre ha quindi sempre insistito perché divenissi a ogni costo un sacerdote. Beh, io ovviamente non avevo lo stesso progetto. Oltretutto, mano a mano che crescevo e disegnavo bellezze decisamente spogliate, mi rendevo conto che tutto questo non collimasse proprio con una carriera religiosa! Ma mia madre insisteva e insisteva. Finché a un certo punto non è tornata alla carica verso la fine delle mie scuole superiori. Aveva intenzione di propormi la carriera del seminario. Un certo giorno, un pomeriggio, più infervorata del solito, mia madre mi convoca in salotto e mi dice: “Frank, tu studierai da prete!”. E non sembrava proprio una proposta… A quel punto io, non trovando altra ragionevole via d’uscita, ne ho abbastanza e le replico con tono deciso:
– “Mamma, io non posso fare il prete!”
– “E perché no?!?” mi domanda lei.
– “Perché non sono omosessuale!” (applausi e risate!)
A quel punto mia madre perde veramente le staffe. Non l’avevo mai vista così incazzata! Inizia a gridare, mi sbraita contro, strepita come una pazza. Tanto che accorre mio padre, che se ne stava altrove in casa per conto suo, attirato dal casino:
– “Ma che sta succedendo?”
Mia madre, sempre fuori di sé, gli intima:
– “Devi parlare con tuo figlio, devi farlo ragionare. Fai ragionare tuo figlio! Fallo ragionare!”
– “Ossia?”, chiede mio padre.
– “Gli ho detto che sarebbe un prete fantastico.”
E mio padre la gela per sempre:
– “Farne un prete? Perché? Il ragazzo è sano, è a posto. Non c’è nulla che non gli funzioni all’uccello!”
Così mio padre ha passato il mese successivo sul divano (risate!). In compenso mia madre però ha rinunciato per sempre alla mia carriera religiosa.»
…non senza aggiungere: «Mi scuso con tutti i preti presenti in sala per aver raccontato questa storia familiare.»
Le nostre domande:
LET: Hai realizzato strisce con personaggi che hanno ormai una certa longevità. Come intendi gestire il loro “invecchiamento”, resterai legato al personaggio sempre giovane come hai fatto finora, o introdurrai un’evoluzione e persino la senescenza dei personaggi come fanno altri artisti, quali per esempio Trudeau con *Doonesbury*?
Cho: In *Liberty Meadows* faccio parte di quella scuola di pensiero che vuole “sempre giovani” i personaggi, ma voglio anche far sì che si percepisca un certo passare del tempo, un’evoluzione storica non del loro “corpo”, ma delle loro relazioni reciproche, lì voglio che il passare del tempo renda un servizio alla storia di *Liberty Meadows*.
LET: Per quanto riguarda la collaborazione con altri autori e sceneggiatori, intendi uscire dalla sfera del tuo lavoro individuale? Stai valutando l’ipotesi di lavorare a progetti altrui, magari nel medio o lungo termine?
Cho: Er… No. (ridiamo tutti!) Ora mi trovo in una di quelle fasi della mia carriera in cui nel corso degli anni ho scritto letteralmente almeno dodici storie che vorrei realizzare, e finché non avrò finito con quelle non intendo affrontare collaborazioni. Detto questo, il mio amico Tom Sagaski ha in mente una storia a cui mi piacerebbe molto collaborare: Ghost Dog. Una specie di comedy-horror paranormale che mi diverte molto, per cui la mia lista delle cose da fare è: finire il mio *Skybourne*, collaborare a Ghost Dog, realizzare le mie dodici storie nel cassetto e… poi vedremo. Mi ci vorrà un bel po’ di tempo prima di collaborare con uno sceneggiatore.
(Lucca 30 ottobre 2016)
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