Sul fatto che Internet abbia rivoluzionato il nostro mondo non c’è alcun dubbio!
Vi segnalo un articolo apparso oggi (12 gennaio 2007) sul quotidiano Repubblica dove si parla di un singolare e, per certi versi, rivoluzionario concorso letterario proposto negli States. Notate bene che, nell’articolo, l’iniziativa viene commentata in questo modo: "Ora la traballante industria del libro propone la sua trovata populista".
Che sia il primo segnale di (consentitemi di parafrasare il titolo del più recente libro di Baricco) una nuova invasione barbarica in campo letterario?
I barbari
Ecco di che si tratta:
"La Touchstone, un marchio della Simon & Schuster, promette di pubblicare il libro di un autore inedito vincitore del concorso bandito su Gather.com, un sito di contatti personali.
Il concorso, che si chiama "Primi Capitoli" sarà presentato ufficialmente giovedì. Gli scrittori inediti possono partecipare sottoponendo il manoscritto di un loro romanzo. Tutti i primi capitoli delle opere partecipanti saranno pubblicati su Gather.com e votati dai frequentatori del sito. Nella tappa successiva, sarà pubblicato il secondo capitolo dei migliori 20 manoscritti, che verranno votati; in un secondo tempo sarà pubblicato, e votato, il terzo capitolo dei primi 10 classificati. Nel quarto ed ultimo passaggio, l’intero manoscritto dei cinque finalisti sarà sottoposto al giudizio della Commissione giudicatrice del gran premio. (…) Il vincitore avrà in premio un contratto editoriale con la Touchstone e 5.000 dollari da Gather.com.
Il vincitore sarà uno scrittore inedito potenzialmente in grado di portare alla Simon & Schuster migliaia di fan. "
Sulla stessa pagina di Repubblica si pubblica l’opinione dello scrittore Niccolò Ammaniti. Vi riporto qualche frase: "Scrivere può essere una scoperta: i blog e internet danno l’opportunità di conoscere le proprie doti. (…) D’altra parte alcuni casi editoriali sono nati proprio dal web. (…) I consumatori, anche culturali, sono diventati sempre più consapevoli. Orientano mercati e interessi."
Poi però Ammaniti, a mio avviso giustamente, avverte:
"Il mestiere dello scrittore è un’altra cosa dallo scrivere. Credo che si cresca solo se accompagnati da un buon editor e da un continuo confronto con dei professionisti. (…) Di certo un capitolo non basta a dirsi scrittori. Serve anche fiato lungo e fatica."
.
Ora, per quanto mi riguarda, se da un lato la suddetta iniziativa mi pare innovativa (e da un certo punto di vista, lodevole) dall’altro, però, non nascondo qualche perplessità. La principale è questa: fino a che punto è giusto, per un editore, chinarsi di fronte ai presunti gusti di un potenziale target di lettori?
A voi la parola!
Caro Massimo di perplessità, pare si viva. Quello che affermi è tanto vero quanto razionale.
Eppure ad oggi sono a domandare a me stesso, se questo Mondo sopraffatto, raccoglie o viceversa rifiuta, scelte perlomeno prodighe.
Userò una parola priva di ambiguità: mi pare una stronzata.
Un modo per far pubblicità alla propria casa editrice, una furbata per vendere qualche copia in più. Io non sono un nostalgico dei “bei tempi andati” (quali sarebbero, poi?), ma questa boutade sta ai libri come Sanremo sta alla musica. Non discuto invece sul fatto che farà vendere qualche copia in più. Forse sì, forse no.
Ma d’altra parte esistono innumerevoli modi per farsi pubblicità: se io domani mi impicco al campanile della basilica di san Giusto a Trieste con al collo un cartello che accusa il Premio Bancarellino di non aver premiato il mio ultimo romanzo, vuoi vedere come schizzano le vendite di tutti i miei libri?
Insomma, questa trovata amerikana mi pare appartenga al campo del marketing applicato all’editoria ma non certo a quello della letteratura.
Cari Massimo e Luciano Comida, a me non è che questa iniziativa sembra, in verità, così nefasta. Anzi, mi pare un buon modo per dare la possibilità a gente sconosciuta di emergere. Certo, al tempo stesso l’editore si cautela. Si garantisce una fettina di mercato. Coi tempi che corrono è tanto sbagliato? Vi dirò di più. Se qui in Italia un editore decidesse di portare avanti un’iniziativa simile io sarei ben lieta di partecipare. Poi, come scrive Ammaniti: “Di certo un capitolo non basta a dirsi scrittori. Serve anche fiato lungo e fatica.”
Ma intanto ci sarebbe la possibilità di esalare il primo respiro. E in un mondo così inquinato e soffocante non è poco.
Davvero gli editori sono meglio dei lettori?
Siamo sicuri che Calvino e Vittorini avrebbero pubblicato… ve be’ lasciamo perdere.
Inutile avere nostalgia del passato, ma il passato è passato.
Seconda considerazione: chi scrive lo fa per suscitare delle emozioni nel lettore. Nick Hornby in “Una vita da lettore” esorta a chiudere subito i libri noiosi.
Insomma: non ci sono più gli editori di una volta, e allora tanto vale confrontarsi di petto con coloro per i quali scriviamo: i lettori.
Il problema di scrivere in maniera struggente e ciononostante vendere, è solo nostro, nessuno ci può aiutare.
Il problema è sempre e solo quello: riuscire a scrivere un grande libro.
Caro Massimo, la notizia mi era sfuggita e ti sono grato della segnalazione. Direi tuttavia che il procedimento “mmerrikano” dei quattro capitoli pur essendo arbitrario, macchinoso e privo di garanzie ha un minimo di analogia con l’antipolitica corrente. Chi riuscirà a procurarsi voti vincerà. Come nella cosiddetta democrazia quantitativa.
Alla fine, se non sei avvelenato dai miti nordamericani ti sentiresti una specie di Mastella o di Di Pietro dei libri. Che vergogna!
Ma é meglio affidare un testo alla macchina editoriale, magari trovando qualcuno che ti raccomandi? La domanda del resto è frivola e futilissima.
Io mi impanco, ma se domani trovassi un Maurizio Costanzo disposto a telefonare alla Mondadori parlando bene di un mio manoscritto, sarei al settimo cielo, e se Sellerio o Stampalternativa, o malatempora, o addirittura gli Editori Riuniti bandissero davvero il concorso dei capitoli, se avessi qualcosa di leggibile lo manderei volentieri.
Qual’é – del resto – l’alternativa? Farsi pubblicare su antelitteram e aspettare un complimento d’autore per avviare una relazione epistolare?
Si vive come fogli di testo d’autunno, ed è subito sera.
La domanda che a me viene spontanea é poi la domanda delle domande, il domandone: chi l’ha detto che é importante pubblicare?
Per fare soldi ci sarebbero anche le le rapine. Per i giovani e le giovinette ci sono le pratiche alte della prostituzione ordinaria. Per i vecchi c’é il welfare. La stravagante ereditiera. La reciproca badanteria di lusso.
Se poi lo scopo fosse l’alimentazione del narciso basterebbe rileggersi con affetto. Oppure, meglio ancora, trovarsi una musa lettrice, o un salotto, o un ombrellone accanto: si può, mi si creda. Si può.
In casi disperati val bene anche una vicina di casa, o l’edicolante alletterato, o la cassiera del supermercato. O l’amica di nostra figlia, rieducabile.
Se il destino inseguito si chiama “è bello quello che hai scritto” non serve il concorso mmerikano.
Se invece si volesse la solida conferma della propria capacità di scrittura temo che occorrerà aspettare la valle di Giosafat, sperando che ci sia, che l’interlocutore finale sia un lettore forte compatibile con la nostra idea di raffinitudine e che la cerimonia preveda un orale di autoletteratura.
A meno che anche questo sia già passato senza che ce ne rendessimo conto e non fossimo già all’inferno, il quale nella circostanza consisterebbe proprio nel nostro desiderio di scrivere e nell’ambiguità dell’asigenza di verifica dei risultati, quasi che davvero essalei fosse possibile.
Care cose dal girone, mariano guzzini
Secondo me, la maggior parte degli editori tende a chinare la testa di fronte alle presunte aspettative del proprio target di lettori.
Anche quelli di cultura, tutto sommato: essi, “piegando la testa” ai gusti raffinati dei propri lettori, non si sognerebbero mai di puibblicare certi libri, anche se ben scritti e capaci di suscitare emozioni, perché sono d’impostazione semplice (privi di vere metafore letterarie) e toccano corde comuni ai lettori-massa.
Questa nuova iniziativa sembra invece significativa per un altro motivo: perché potrebbe effettivamente alimentare un fenomeno di “invasione barbarica”, vista la sterminata quantità di materiale pseudo- o para-letterario quotidianamente riversata in rete, in tutto il mondo.
E’ l’enormità del tutto che spaventa un po’.
L’iniziativa in sé, invece, è più che legittima: un concorso letterario democratico e “di massa” svolto in una sorta di democrazia diretta, dove non esistono le note gestioni affaristico-particolaristico-settarie dei premi letterari tradizionali.
E’ vero che i blog e internet offrono opportunità e, pertanto, che i consumatori orientano interessi. Ma ciò comporta il prevalere della legge di mercato sulla cultura anche in un settore dove l’Arte per l’Arte dovrebbe essere la molla essenziale per un libero e naturale impegno dello scrittore.
Raramente i grandi scrittori poterono essere appieno compresi dal loro pubblico. Ciò avvenne proprio perchè essi non andarono incontro ai gusti, alle inclinazioni e alle esigenze del pubblico dell’epoca. Storicamente parlando, il pubblico dei grandi scrittori è sempre stato in ritardo di alcune generazioni. La scoperta e la rivalutazione critica, almeno fino ai tempi nostri, è sempre avvenuta postuma, salvo casi eccezionali.
Eccezionale, e se vera, da prendere in considerazione. Scrivere alla velocità della luce, così d’impeto e di getto, magari, con idee fresche di giornata e non manipolate e gestite, mi pare un’ottima idea, anche se di questo non si tratta, perchè ritengo che chi parteciperà a questo concorso di capitolo in capitolo, abbia già del materiale da sottoporre. Io invece, preferirei che fosse scritto in real time premiando una cosa che secondo me va facendosi sempre più rara: la spontaneità. Però, è ricercta, questo è sempre più evidente.
Credo esistano in giro diverse crociate in cerca di idee spontanee e appropriarsene e quindi, fosse per me, inviterei tutti gli scrittori esordienti a non scrivere più niente in presa diretta, perchè trattasi di sfruttamento illecito silente…
Detto questo, mi piace l’idea del concorso di Gather.com e andrò a sbirciare, sono una curiosa patologica e quindi come astenersene!!!
Finora ho sempre scritto come e quello che mi pare e piace, dovunque, e se qualcuno avesse avuto il tempo di raccogliere i miei contributi avrebbe da non annoiarsi per i prossimi ventanni….buon divertimento! Ma a me non occorre, perchè all’inizio del mio incontro con il web non fidandomi ho sempre raccolto tutto quello che ho scritto e se volessi potrei tranquillamente inventarmi capitoli in diretta per i prossimi trenta giorni….Così, l’idea mi piace, e una volta tanto, che dall’America mi suscitano interesse vero. Ma se vogliamo dire la verità anche nel nostro Paese, esistono tali forme di sostegno da parte di editori che pubblicano su quotidiani nazionali in prima pagina l’invito ad inviare manoscritti e quantaltro. Poi, ti intercettano, ti fanno un’offerta, chi è ingenuo l’accetta perchè pur di vedere pubblicati i suoi scritti farebbe follie, paga pure…per avere poi tra le mani, se tutto va bene, un librettino, che brutto non è, ma non sarà mai neanche lontanamente somigliante al libro che sognavi di avere ne’ nella veste grafica e neppure nel resto, perchè magari, ti accorciano i brani, ti cambiano il titolo, non ci sono foto, la carta è scadente, come anche la rilegatura e tutto il resto..insomma ritorniamo al tema che tu Maugeri hai posto qualche mese fa….Ora, che dobbiamo fare a questo punto, se nel nostro paese non si pubblica ma ti copiano e basta perchè si intende, un manoscritto non si restituisce mai, ma si può adoprare in tanti modi diversi, che ne dite? E la visibilità te la sogni? Quella pure è sul mercato ed ha i suoi prezzi…come vedete, sto scrivendo e potrebbe essere anche tutto questo cià materiale buono per uno dei capitoli che sicuramente mi andrà di inviare se potrò….nessuno me lo vieta…quindi, a buon intenditor poche parole: ma nessuno ci assicura che anche oltre oceano e anche con un .com unito ad un nome straniero non sappiano copiare ed anche molto bene…chi glielo vieta, forse la coscienza? Ma va!
Quindi, tentar non nuoce, tanto da Costanzo e compagni che pare infatti abbia poco tempo per fare trasmissioni mattutine,infatti penso abbia dato il via alla lettura di tutti i libri che ha ricevuto nella sua redazione..del resto, i diari secondo voi non sono componimenti soggettivi ma a soggetto….Ciao a presto! E fatemi sapere a che capitolo vi hanno escluso, potrebbe essere una chiave di lettura anche questa, del resto in Italia, partecipi a concorso sull’Amicizia nei pressi di Bergamo mi sembra, mandi poesie vere e ti escludono, partecipi a concorsi nel web sull’ecologia e ti escludono, partecipi a concorsi per parlare del mondo del lavoro al femminile e ti escludono, anzi lì, almeno hanno pubblicato il tuo nome come partecipante, partecipi a concorsi sul tema del mare, e ti escludono, lì forse perchè non eri del partito, partecipi anche a concorsi con tematiche teologiche mariane e ti escludono, come se non fossi neanche battezzata, mandi un libro in dono ad un premio nobel che consideravi intelligente e gentile, neanche sai se lo ha ricevuto, almeno alla fine di tutto questo sfacelo, Bertinotti, mi ha risposto scrivendo un biglietto di suo pugno…la classe se c’è si vede eccome!!!!Imparate, gente, imparate! Anche l’ultimo dell’universo merita una firma e un grazie…..(Bello questo capitolo, non vi pare?) Faccio un copia ed incolla, forse ne vale la pena…Ciao
Credo esista una reale differenza tra scrivere per la rete/ sulla rete/ con la rete e fare lo scrittore. (Poi esistono anche le differenze tra scriventi, scrittori e scrivani, ma questo è un altro argomento ancora). I prodotti che passano per il magico web (magico lo è davvero, sempre di più) alla fine sono tutti (o quasi) egoriferiti ai massimi. Si scrive di sè, del proprio “particulare” come direbbe un grande. I lettori amano questo genere, specialmente quando riescono a identificarsi, perchè tutti noi tendiamo ad accomodarci verso il basso piuttosto che fare fatica e fare qualche scalino in più. Poi però hanno di nuovo fame perchè le calorie sono vuote. Allora credo sia necessario che esistano anche gli editori snob/(sob), quelli “delle metafore letterarie” al loro posto. Con loro puoi fare la maratona, non ti macherà mai l’ossigeno. Certo tutto è troppo schematico e rigido, e si perdono i libri onesti e semplici, lo so. Ma la categoria di quelli che alimentano la cecità è la peggiore. Quella è da combattere con tutte le forze. Vedremo i prodotti di questa sfida virtuale, poi sicuramente avremo materiale su cui ragionare.
buona domenica!
Elisabetta
Se non altro almeno il primo capitolo verrà letto da qualcuno… Non so che dire… conoscendo i pessimi gusti della gente, direi che finirà per vincere qualche schifezza stile tre metri sopra il cielo!
Elisabetta, errore!Secondo me, a questo punto delle storie non c’è più differenza alcuna tra scrivano, scrivente e scrittore. La storia la fa quella specie di letargosa ma non tanto, qualità, più leggera dell’olio che consiste nella ricerca di dialogo e nelle sue intenzioni. Il profilo qualitativo lo fa il lettore. Certo un contributo lo dà anche lo sponsor…e la pubblicità.
Poi c’è chi il libro lo annusa e lo soppesa…ma sono altre motivazioni seppur importanti.
Anni fa dissi che certe idee che ti nascono le scrivi anche sugli scontrini del supermercato, dove se sei un cliente ottimo, potresti scrivere anche un raccontino breve.
In tv, non hanno fatto altro che collezionare SMS di 160 battute…o giù di lì, pensi forse che le abbiano cestinate, manco per niente!
Ultimamente, ho inviato un centinaio di SMS in un luogo non luogo, alcuni di questi li ho cancellati spontaneamente perchè irrisori, ma altri ai quali il moderatore ha detto di trovarvi delle cose non pubblicabili, quelli li ho tenuti bene in evidenza e li ho inseriti nel mio testo della Costituzione Italiana….perchè in prima persona ritengo di non essere ne’ una politica e neppure una no-global e tantomeno una reazionaria ma patriota al massimo e se con un sentimento di pura ironia e allegria mi passa per la mente di scrivere che “sarei andata alla Reggia di Caserta a fare un valzer con Clemente” coloro che riscaldano certe seggioline, magari come precari, temendo non so che cosa e chi, vi hanno letto un non so che di messaggistica occulta..manco per niente: io intendevo dire, che l’Italia è bella tutta, non ho avuto il tempo di andare a leggermi se le sedi istituzionali debbano essere proprio e soltanto alcune e non altre…ma anche che volendo che tutto il mio Paese sia per intero tutto il mio Paese il più bello al mondo, la prossima volta – e per Giustizia – vedi la scelta di danzare con Clemente… (che non è neanche il mio tipo) ma che si possa anche fare un Consiglio magari a Ferrara,a Bari, a Napoli o a Milano, o a Genova….come equità e giustizia vorrebbero…Ma giammai, pur parlando la stessa lingua, tra me scrivente e il moderatore di turno, non ci si capisce…e questo non libera le idee…e non ti fa sentire contento di essere un cittadino onesto. Così continuamo a scrivere e facendoci del male, diciamo anche che “Scrittore è altra cosa….”ma non è così…sono i cervelli ad essere diversi e non solo, ma risultano anche essersi modificati..gli ogm ormai siamo noi stessi o alcuni di noi…se vediamo ancora certe differenze, e allora per far contenta certa gente anti-massa…(come s’intende nei dintorni) Si debbono considerare Scrittori soltanto coloro che conoscono a memoria almeno Dante,Petrarca,Alfieri,Manzoni,Monti,Croce,tutti i filosofi della terra, l’intera Treccani…ecc.ecc.Ma non siamo dei computer se sono proprio i sistemi tecnologici ad essere criticati…ma chi sono allora questi anti-massa di vostra conoscenza, presentatemeli, e ditemi se si offrono a dare lezione a quelli ignoranti frequentatori di web come me? Quanto all’ora, tariffa per scuola popolare o elitaria…, rilascino la ricevuta per il modello unico e i crediti formativi poi, mi potrebbero servire per comprarmi con lo sconto una laurea breve che mi serva per avere una visibilità e magari fare parte finalmente di questa categoria di Scrittori e di Accademia fornitissimi di virgolettati e di note a piè di pagina di un intero universo colto e sintetico, già perchè chi non è all’altezza è considerato logorroico ed invece chi fa parte degli allori è arguto e prolisso e solo all’occorrenza sintetico…ma forse sintetico sta per “sei bravo a copiare e hai proprietà di sintesi”
Ma insomma, ricordiamoci che c’è un origine per ogni cosa…ma esistono certe differenze elicoidali che ci differenziano ed anche le memorie olfattive e le intelligenze deduttive ed intuitive…e per far contenti tutti sussistono anche le tare eriditarie e le patologie, o sbaglio. Mi sto divertendo perchè mentre scrivo immagino una specie di cartoon diviso in due scene, da una parte gli Scrittori immersi in montagne di alloro e pergamene a scrivere a mano con inchiostri miniati e a leggere gli antichi papiri, e dall’altra degli internauti che telepaticamente redigono i loro testi, o anche soltanto cliccando sui loro appunti. A chi la corona della conoscenza, io direi a chi dimostri di avere più fantasia..e ora basta che mi sono anche annoiata e di sabato non scrivo quasi mai…semmai fantastico. Ah, dimenticavo di dirvi che a rispondermi di suo pugno non soltanto Fausto, e come mi piace che se invio una lettera a Tizio risponda Tizio e non il suo segretario…almeno la firma e la carta intestata, anche perchè non ho ancora ben capito, ma tutte le istituzioni le paghiamo noi cittadini, o chi per noi, non ho ben capito e allora ognuno di noi, come contribuente anche se non Scrittore con la S maiuscola gode degli stessi diritti, anche perchè la buona educazione fa sempre piacere e oltre alle leggi ci sono gli usi e i costumi che fanno la differenza di un popolo che non è mai una massa davanti alle Leggi.Ciao
p.s. questo potrebbe essere il secondo capitolo di un testo intitolato “La verità ha un peso specifico più basso dell’olio” di m.g.c.
a gabry conti) devo assolutamente dirti che la battuta dello scontrino lungo, oltre ad essere vera, mi ha messo di buon umore!!!
ora mi sa che mi tocca la corvè in cucina, dove tra brava cuoca e me c’è una grandisssima differenza ;o)
buona serata!
elisabetta
Grazie Elisabetta, ma te lo dico soltanto perchè hai creduto allo scontrino dove tra le tante cose ho scritto anche un canto…in un agosto di qualche anno fa ed anche perchè ho il massimo rispetto per il tuo nome che mi ricorda una mia compagna di prima elemntare che era la più brava della classe e si chiamava Berni o Berna..ma che ci lasciò per cambiare scuola e così passò lo scettro ad altre tra cui credo anche me seppur molto timida allora. e poi the Qeenn…e la sua teiera personale trasportabile che me la rende molto sorellina di costume e abitudini…Detto questo, non ne posso più di scrivere…mi avete rovinato anche il sabato, dovevo fare un mucchio di cose, uscire, andare a cercare un divano a saldo…tanto tutto è a saldo e a me sembra una presa in giro che vorrei finisse…insomma dovevo ritirare due quadri dal corniciaio ed invece a scrivere a maugeri, ma sto signore me lo manda un salutino oppure devo inviare un file immagine con me inginocchiata che prega il gesto…ora basta, fino a lunedì….salutoni però una cosa oggi mi sta proprio sullo stomaco: la notizia dell’incendio a Roma, ma come si fa a stare in 17 persone in 60 mq. con un affitto da negriero…questo è un vero scandalo schifoso e responsabile chi lo permette ed io scema che pur avendone bisogno non speculo neanche di un euro..ma che mondo è mai questo? Questo affittuario i soldi di un affitto così esoso non sa che nella bara non se li porterà mai…e un affitto così fuori mercato è usura…..
Non si uccidono così anche i cavalli? Sidney Pollack, 1969.
Tutto quanto fa spettacolo, figurarsi le maratone. I libri sono solo un pretesto, un soggetto come un altro e non rischiano di morire: ce ne sono talmente tanti. A diminuire sono solo i lettori. Però, guardando le cose da quel punto di vista, perché non proporre un reality letterario? Dieci lettori, chiusi in una comoda casa (e magari accuditi e serviti) a leggere manoscritti, scrivere recensioni e proporre nuove letture. Non si troverebbe uno sponsor, nemmeno fra gli editori. Il lettore non fa ancora spettacolo; i lettori non si uccidono come i cavalli!
Saluti a tutti.
fino a che punto è giusto, per un editore, chinarsi di fronte ai presunti gusti di un potenziale target di lettori?
Un Editore (che io sappia) è una figura che esercita la sua professione stampando, promuovendo e vendendo libri. Da una professione, da un lavoro, ci si aspetta di guadagnare. Quindi, se non ho sbagliato ad inquadrare la figura, ritengo sia ovvio che un Editore cerchi principalmente di dare al pubblico ciò che in quel momento il mercato preferisce. Altrimenti sarebbe un benefattore o un mecenate. Caratteristiche che possono talvolta coincidere. Talvolta… (?)
Meno ovvio e giustiificabile penso sia l’adeguamento degli scrittori a questo principio.
Ma parlo per esperienza personale, di chi coperta da un lavoro che la mantiene diverso da quello dello scrittore, ha la libertà di poter scrivere ciò che sente appartenerle anche se probabilmente la pubblicazione non farà parte del mio curriculum per molto e molto tempo.
Cari amici,
vi ringrazio davvero molto per i vostri contributi.
Ringrazio tutti e in particolare Gabry Conti (visto che mi chiama in causa). Gabry, quantoprima ti invierò dei saluti ufficiali per iscritto su uno scontrino della spesa; e alla fine dei saluti apporrò il mio fausto autografo. Devo dire che se dovessi pagarvi per ogni parola che scrivete nei vostri commenti, per liquidare Gabry Conti dovrei accendere un mutuo! 😉
Scherzi a parte… è un vero piacere leggervi e scoprire le vostre opinioni. Soprattutto quando sono discordanti.
Buona settimana a tutti. E ancora… merci beaucoup!
Giungo in ritardo…come sempre sull’argomento del giorno. Intento inq uesto week-end a cambiare pannetti e preparare pappine per il piccolo Giampaolo. Fare il Mammo qulache volta è necessario, per alleggerire le povere e sovraccaricate mogli senza baby sitter. Avevo letto su Repubblica di questo mega-concorso americano.Continuo ad essere dell’opinione che i buoni libri – concorsi o non concorsi – ci saranno sempre. Magari qualche volta capiterà che vengano fuori “alla distanza” (dopo molti anni o addirittura postumi rispetto al loro autore). Il libro, in sostanza, comincia a vivere di vita propria sin da subito. Il problema reale è sempre lo stesso: consentire al maggior numero di lettori di poterlo trovare, acquistare e poi ( soprattutto) leggere in libreria. Per questo Internet almeno offre a chi scrive, o ne ha voglia, di mettersi – in tempo reale – e senza gli estenuanti tempi di una pubblicazione su carta, almeno in gioco e sfidarsi, senza un’azienda alle spalle. Possibile che Niccolò Ammaniti scriva i suoi libri, avendo sempre alle spalle un allenatore (l’editore) ed una squadra di persone (presumo i suoi dipendenti) che gli danno…una mano?! In pratica pubblicare un libro è diventato come incidere e produrre un compact disc. Mi/vi chiedo: Dove è finito oggi il romanziere d’un tempo? Ha, secondo voi, ancora ragione di esistere?
Caro Alessandro,
secondo me i romanzieri esistono (e devono esistere) ancora… solo che devono fare i conti con la realtà di oggi. Una realtà figlia della velocità e di Internet (che è una vera rivoluzione).
Anche tu fai il mammo? Complimenti. Allora siamo in due. Anzi in tre, visto che pure Gordiano Lupi è alle prese con una bimba nata da poco. Impegnativo, ma molto bello (vero?).
Non ricordo chi, nel suo commento che plaude alla trovata americana, scrive: “Io invece, preferirei che fosse scritto in real time”
Io suggerirei (per intanto) di scrivere in italiano, evitando orridi amerikenismi.
Se questo libro andrà in porto, chi lo voterà? Con quale attendibilità? Con quali criteri? Proust vincerebbe su Moccia? E Borges su Sepulveda? E Mozart su Madonna? E John Coltrane su Michael Jackson? E la cucina del mio amico Bruno su Mc Donald? Oppure prevarrà solo il metodo del “più venduto più cliccato più gettonato”?
La mercificazione dell’arte è una cosa ignobile, su questo siamo d’accordo. Non riesco a capire, tuttavia, perchè tanta meraviglia. Credete ancora che esista il mecenate innamorato di un autore sconosciuto e disposto a sostenerne il talento a occhi chiusi? In un mondo dove il commercio è la bussola dei nostri gusti e consumi e l’uomo si riduce ad essere null’altro che becero cliente, ebbene non è forse naturale che una azienda faccia decidere ai suoi stessi clienti cosa deve dare loro in pasto?
Anzi, la pubblicità che accompagnerà l’evento trasformerà il tutto – se non in un capolavoro letterario – quanto meno in un grande evento mediatico.
Zero rischi, zero spese, zero fatica.
E soldi a palate, anche se il premiato sarà uno stupido analfabeta.
Ci stupiremmo? Di stupidi analfabeti abbiamo piene le copertine dei giornali.
A mio avviso sarebbe come chiedere “Una fabbrica d’abbigliamento deve seguire la moda?”: la deve seguire, per vendere, ma deve anche cercare di dettarla. Però se la gente vuole la lana, non puoi produrre solo cotone 😉
Ciao