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Si può imparare a scrivere un racconto? Come si costruisce un romanzo? Queste sono alcune delle domande chiave che in quattordici anni di insegnamento continuano ad essermi rivolte, ad ogni inizio di corso: è davvero possibile insegnare a scrivere? La risposta è semplice: certo, si può insegnare ad inventare, anche se nessuna seria scuola di creative writing potrà mai promettervi che “diventerete” scrittori. Una cosa è andare in palestra, un’altra è vincere le olimpiadi: ma nessuno di noi rinuncia a tenersi in esercizio perché non può competere con Yuri Chechi. E non c’è allievo di corso che non possa testimoniare un serio miglioramento delle proprie capacità al termine dell’esperienza.
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Se è vero che il talento, quello che porta Yuri Chechi a vincere, non può essere insegnato, è però un fatto concreto che l’allenamento, i trucchi e gli strumenti della narrativa, come quelli della poesia, non solo possono ma sono da sempre stati trasmessi nel mondo occidentale, dagli antichi corsi di retorica fino ai corsi di creative writing, che si tengono con sistema, da oltre un secolo, in Stati Uniti, Europa e Giappone.
Esiste, tuttavia, nel nostro paese un diffuso e antico pregiudizio di ascendenza crociana, o più latamente romantica, che consiste nel considerare le arti del racconto e quelle della poesia come frutto di alata ispirazione e fulminante genio e dunque svalutando le funzioni dell’apprendimento, della crescita e della bottega della scrittura. In un paese di santi, poeti e navigatori com’è l’Italia è poi assai facile che la maggior parte delle persone, avendo una media competenza di lettura e scrittura, si ritenga invece automaticamente in grado di narrare o versificare.
Bisogna invece ricordare, e segnalare, che, spesso al di là dei gravi vuoti o delle approssimazione della formazione scolastica pubblica, scrivere è un’arte. E che, dunque, come tale, è, prima di diventare letteratura, una forma di artigianato sofisticatissimo: non ci sogneremmo di suonare uno strumento senza conoscere la musica, di danzare senza training, di dipingere senza studi. Allo stesso modo la scrittura d’invenzione prevede una pratica di bottega fatta di confronto, riscrittura, letture e prove.
Ovviamente, non basta saper scrivere libri per insegnare a scrivere. Esistono numerose didattiche della narrazione in Italia, variamente praticate, e se chi partecipa a un corso di scrittura può non essere in possesso del famoso talento, ma arrivare a stimolare immaginazione e creazione con metodi opportuni, chi, invece, possiede una potenzialità se non si allena e non apprende rischia di perdere ai punti qualsiasi incontro, se consideriamo un racconto come un match.
Non c’è scrittore americano che non abbia avuto un maestro nelle università, a sua volta scrittore, da James Gardner a Raymond Carver, da Paul Auster a Jay McInerney, e si può ormai dire questo, senza imbarazzanti paragoni, anche di molti autori italiani di recente generazione, nonostante l’insegnamento della scrittura sia praticato in larga parte dagli scrittori al di fuori delle strutture pubbliche, in scuole private o in corsi di formazione scolastici extracurricolari. Adesso, bisognerebbe convincere le università italiane ad assumere gli scrittori: accadrà? Staremo a vedere…
Antonella Cilento
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Antonella Cilento (Napoli, 1970), ha pubblicato Il cielo capovolto (Avagliano, 2000), Una lunga notte( Guanda, 2002), Non è il Paradiso (Sironi, 2003), Neronapoletano (Guanda, 2004), L’amore, quello vero (Guanda, 2005), Napoli sul mare luccica (Laterza, 2006).
Una lunga notte ha vinto il Premio Fiesole e il Premio Viadana, è stato finalista al Premio Greppi e al Premio Vigevano. E’ tradotta in Germania dalla Bertelsmann. E’ stata finalista al Premio Calvino 1998 con il romanzo inedito Ora d’aria. Ha pubblicato numerosi racconti su riviste.
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Conduce laboratori di scrittura dal 1993 a Napoli e in Campania, dal 2002 in tutt’Italia.
Ha realizzato:
per Cento Lire, a cura di Lorenzo Pavolini, i racconti radiofonici intitolati "Voci dal silenzio" (RAI, Radio Tre, 15-19 gennaio 2001). Attualmente, collabora con "Il Mattino", "L’Indice dei libri del mese". Dal 1998 al 2000 ha collaborato con il "Corriere del Mezzogiorno"(supplemento del Corriere della Sera), nel 2003 con "Il sole 24 Ore Sud", nel 2005 con "Il Riformista". Si è laureata nel 1995 in Lettere Moderne con una tesi intitolata La scrittura di Pier Vittorio Tondelli vincitrice presso la Biblioteca Comunale di Correggio del Premio Tondelli 1999.
Ha scritto la sceneggiatura del corto "Il martirio di Sant’Orsola" per la regia di Mario Martone e Sandro Dionisio (Banca Intesa, 2005). E’ presidente dell’ass. cult. Aldebaran Park con la quale organizza convegni, rassegne autoriali, spettacoli.
Ha organizzato vari convegni, conferenze e seminari culturali e letterari.
Per il teatro, scrive:
"Isole senza mare: omaggio ad A.M. Ortese ed Elsa Morante", 1999 in scena al Teatro Leopardi, Napoli, regia di Cristiana Liguori, interpreti Cristiana Liguori e Giorgia Palombi; "Bambini nel tempo" da I. Mc Ewan, 2000 in scena al Mezzoteatro di Napoli, al Teatro Nuovo di Salerno, regia di Paolo Oliveri e Giorgia Palombi, interpreti Paolo Oliveri e Luana Di Sarno; "Il funambolo" omaggio a J. Genet, 2001, Teatro Garage Genova, Galleria Toledo Napoli, Teatro Colosseo Roma, in tournée attualmente, realizzato con la regia di Laura Sicignano da un’idea di Iole Cilento, interpreti Marco Pasquinucci e Massimiliano Caretta). "Frankenstesin Barausz" di Laura Sicignano e A. Cilento, 2002, Teatro Cargo, Genova. "Ho visto Don Chisciotte", regia e ideazione di Giancarlo Cosentino, in scena al Teatro Diana, Napoli, 2003.