Il nuovo appuntamento della rubrica di Letteratitudine sulla “POESIA” lo dedichiamo a questa breve intervista televisiva (la riportiamo in forma di testo) che Eugenio Montale rilasciò per la rubrica televisiva “Arte & Scienza” del 1959.
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975.
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A PROPOSITO DI POESIA: intervista a Eugenio Montale
– Montale, lei ha scritto che il poeta è colui che coglie la palla al balzo. Può spiegarci il senso di questa frase?
Nel mio caso, e anche nel caso di altri, credo che si tratti di una situazione linguistica. Ci sono delle cose che non possono essere dette che in un determinato tempo e con determinate parole. Colui che si rende conto prima di questo fatto è anche lo stesso che poi realizza qualcosa in questa direzione. Insomma ci sono possibilità da essere prese tempestivamente… diciamo così.
– Lei crede in una distinzione ancora valida tra poesia e prosa, o crede che i due fatti espressivi si vadano via via identificando?
Diciamo che la poesia va diventando certamente sempre più prosastica, ma credo che rimarrà sempre una distinzione dato il carattere più sintetico della poesia.
-Che cosa pensa della frattura tra poesia e pubblico? Esiste cioè un pubblico della poesia?
Forse no. Forse no perché i poeti sono così tanti che formano un pubblico. Escono migliaia di libri di versi all’anno. È probabile che questi poeti siano anche i clienti di se stessi; cioè che comprino essi stessi i libri di poesia. Ma dubito che esista veramente un pubblico per la poesia moderna. Forse esiste più in Italia che altrove.
– Potrebbe indicarci almeno tre opere poetiche di autori contemporanei degni, a suo giudizio, di restare nella storia della nostra poesia?
Io salverei le opere di Ungaretti e le opere di Saba. I critici dicono anche le mie, ma non potrei giudicare il mio caso. Ci sono poi poeti più giovani come Luzi, Sereni, Caproni, Pasolini e altri che sono molto apprezzabili e promettenti.
– Qual è il suo giudizio sulla produzione poetica degli autori delle ultime generazioni?
Se per ultime generazioni devono intendersi quella posteriore alla mia, direi che si stanno facendo degli sforzi molto interessanti; ma è un po’ presto per giudicare. Gli strumenti stilistici e linguistici ereditati da questi giovani non sono del tutto idonei a una poesia di impegno realistico e sociale diretto. E quindi è probabile che avverrà una certa frattura che potrà durare qualche anno. In sostanza devono rinnovarsi le idee, ma anche gli strumenti.
– E qual è il suo giudizio su Montale pittore?
Dipingendo ho cercato di ritrovare una certa ingenuità che avevo perduto scrivendo versi. Credo di averla trovata. Ecco, mi diverto più a dipingere che a scrivere, ma se insistessi molto forse non mi divertirei più nemmeno a dipingere.
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