JONATHAN BAZZI con “Febbre” (Fandango), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)
In streaming e in podcast su RADIO POLIS
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia e postproduzione: Federico Marin
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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3” (in basso), O CLICCA QUI
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Ospite della puntata: Jonathan Bazzi con cui abbiamo discusso del suo romanzo “Febbre” (Fandango). Finalista al Premio Strega 2020 – Finalista al Premio Giuseppe Berto 2019 – Vincitore del Premio Libro dell’anno 2019 di Fahrenheit Radio Rai Tre – Vincitore del Premio Bagutta Opera prima.
Caro Jonathan, come hai vissuto l’esperienza delle frasi preliminari del Premio Strega? Come nasce “Febbre“? Come commenteresti le citazioni di Elsa Morante e Ingeborg Bachmann inserite in epigrafe del libro? Che tipo di persona è il Jonathan personaggio di “Febbre”? Cosa accade a Jonathan nel momento in cui scopre di essere sieropositivo? Cosa puoi dirci sul luogo in cui Jonathan è cresciuto? E in che modo il luogo influisce sulla sua vita? Cosa puoi dirci invece sul tuo rapporto con la scrittura e sul linguaggio adottato nel romanzo? “Febbre” diventerà un film?
Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Jonathan Bazzi nel corso della puntata.
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La scheda del libro: “Febbre” di Jonathan Bazzi (Fandango)
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.
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Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985. Cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, ha collaborato con varie testate e magazine, tra cui Gay.it, Vice, The Vision, Il Fatto.it. Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS.
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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia e post produzione: Federico Marin
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Colonna sonora della puntata: “Hyperballad” di Björk; “Ironic (live Londra 4 marzo 2020)” di Alanis Morissette; “Fever” di Peggy Lee.
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