Diamo il benvenuto ad Alessandra Montesanto – critica cinematografica, docente e saggista – la quale, a partire da queste mese, inizia la sua collaborazione con Letteratitudine Cinema. In questa puntata ci occupiamo dei film “La bicicletta verde” e “La candidata ideale”
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I (bi)sogni delle donne saudite
Wadjda è un’adolescente, vive a Riyadh con i genitori, ama giocare con l’amico Abdullah, che possiede una bicicletta che le presta quando si trovano negli spazi aperti di una città costruita nel deserto; alle ragazze non è permesso usarla, così come alle donne, fino a pochi mesi fa non era permesso guidare l’automobile. La cultura araba ultratradizionalista impone alle figure femminili di indossare veli e lunghe tuniche nere, l’abaya quando sono in pubblico; impone loro di non parlare ad alta voce e di non condividere i pasti insieme agli uomini che non siano della famiglia e impone altre norme sociali che soffocano la vita quotidiana e la loro dignità. Wadida, però, sotto la tunica porta un paio di scarpe sportive di marca occidentale, ascolta musica methal e desidera tanto proprio una bicicletta di colore verde, verde come la tinta del Paradiso e altrettanto difficile da conquistare. Per riuscire a comprare l’oggetto (fin troppo semplice da considerare emblema di libertà), la ragazzina deve partecipare ad una gara di Corano, organizzata all’interno della scuola da lei frequentata e vincere il premio in denaro. Con la furbizia propria di una Sharazad contemporanea, la protagonista del film La bicicletta verde, uscito con successo nel 2012, otterrà il risultato sperato, ma la ricompensa sarà destinata ai bambini poveri palestinesi, in una doppia beffa all’estremismo religioso.
Questa pellicola è il lungometraggio che avvia la carriera di Haifaa Al Manosur, prima regista donna dell’Arabia saudita; racconta, con grande ironia, un mondo rigido in cui non sono ammesse sfumature se non per gli uomini e per sotterfugi. L’autrice critica, con il registro della satira, la cultura araba, ma allo stesso tempo, dimostra per questa e le sue tradizioni, un grande amore che condivide con gli spettatori, tramite simboli, colori e il fascino coinvolgente delle drammatiche storie d’amore. Non stacca gli occhi, però, dalla realtà: la madre di Wadjda viene abbandonata dal marito perché costretto a sposare un’altra donna che potrà dargli il desiderato figlio maschio, nel cieco ripetersi di quelle regole antiche che subordinano i sentimenti alla società patriarcale, ma proprio all’interno del microcosmo familiare si accende la miccia di quella che potrà essere una rivolta – che passa di figlia in madre e viceversa – quando, dopo che la figlia avrà provocato la Preside e l’intero sistema scolastico, la mamma regalerà a Wadjda la bicicletta, come benedizione alla disobbedienza e via aperta al libero arbitrio.
Abdullah (il compagno innamorato, disposto ad accettare il carattere e i comportamenti da outsider della giovane protagonista) rappresenta una breccia nella mentalità maschilista e prepotente che ammanta di nero la società saudita e dimostra, anche lui, quanto il Futuro sia in mano alle nuove generazioni.
Haifaa Al Mansouur ha di nuovo raccontato e indagato la propria cultura di appartenenza nel suo ultimo film, presentato nelle sale cinematografiche nel settembre 2019 e intitolato (in italiano) La candidata ideale. Fino al mese di agosto dello stesso anno, se una donna voleva viaggiare, doveva avere il permesso scritto del padre, di un fratello o del marito; ora questa legge è cambiata, ma non i valori identitari che rendono marginale il femminile, nel privato e nel pubblico: ed è ancora una donna la protagonista del film, Maryam, che decide di candidarsi al Consiglio municipale con poteri su questioni locali come, ad esempio, la bonifica delle strade. Pochissimi voteranno per lei e la sua campagna elettorale sarà piena di ostacoli: viene insultata, deve tenere i comizi tramite l’uso del computer, è costretta a coprirsi gli occhi se parla in pubblico. Ma anche questa sceneggiatura (tratta da fatti realmente accaduti) rovescia il punto di vista, proponendo l’immagine, ancora una volta, di una donna che lotta per i propri diritti, con il coraggio di compiere una scelta spinosa e con lo stesso coraggio nell’avviare un percorso di consapevolezza di Sé.
La sorella di Maryam è differente da Wadjda: nel suo caso è una ragazza vittima della propria età, che desidera una vita tranquilla, perché si sente già vittima della professione dei due genitori. Il padre, infatti, è un musicista e la madre una cantante. Il padre è una figura maschile nobilitata, sempre perché la regista e i suoi collaboratori non vogliono cadere nei cliché: l’uomo, infatti, sarà capace di piangere senza nascondersi.
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I Trailer dei due film
La bicicletta verde e La candidata ideale
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