Dicembre 21, 2024

189 thoughts on “LA CAMERA ACCANTO 17° appuntamento

  1. Gli “argomenti” che vi propongo sono quattro.
    Intanto vorrei dedicare questo nuovo appuntamento de “La camera accanto” alla memoria di Edoardo Sanguineti, che – come tutti voi saprete – è scomparso il 18 maggio scorso. Vi propongo, sul post, un articolo di Piero Bianucci pubblicato su “La Stampa”… e vi invito – se avete piacere – a ricordare Sanguineti con un messaggio, anche in riferimento alle sue opere.

  2. 2) C’è un nuovo progetto letterario collettivo di Marco Minghetti (leader de Le aziende In-visibili, vi ricordate?): si chiama La Mente In-visibile, e avremo modo di parlarne nel corso della discussione.

  3. Il terzo punto riguarda alcune… interviste. Sul post ve ne ho linkato un paio: una rilasciata a Morgan Palmas per il blog Sul romanzo, e un’altra rilasciata a Sabina Corsaro per Lo Schiaffo.
    Ho segnalato, inoltre, sempre su Lo Schiaffo l’intervista a Simona Lo Iacono e quella a Salvo Zappulla.

  4. Edoardo Sanguineti (Genova, 9 dicembre 1930 – Genova, 18 maggio 2010) è stato un poeta e scrittore italiano, che ha fatto parte del Gruppo 63.

    Figlio unico di Giovanni, impiegato di banca, nato a Chiavari e di Giuseppina Cocchi torinese, si trasferì all’età di quattro anni a Torino, città nella quale il padre aveva trovato un nuovo impiego come amministratore cassiere presso la tipografia Doyen & Marchisio. Era ancora bambino quando, durante una normale visita di controllo, gli venne diagnosticata una grave malattia cardiaca. La diagnosi si rivelò in seguito errata ma questo episodio ha condizionato per lungo tempo lo stile di vita del poeta.[3]

    A Torino abita uno zio di Edoardo, Luigi Cocchi, musicista e musicologo, che aveva conosciuto Gobetti e Gramsci e aveva collaborato alla rivista L’Ordine Nuovo e che sarà il primo punto di riferimento per la formazione del giovane. A Bordighera, dove il giovane trascorre le vacanze estive, Edoardo frequenta il cugino Angelo Cervetto, appassionato di musica che gli trasmette la passione per il jazz.

    Nel frattempo, in seguito alla pertosse che aveva contratto, il giovanissimo Edoardo viene visitato da uno specialista che individua l’errore diagnostico del quale era stato vittima. Edoardo è sanissimo e da quel momento deve fare intensi esercizi fisici per recuperare il tono muscolare. Ginnastica, bicicletta, tennis saranno da quel momento gli sport che dovrà intensamente affiancare allo studio anche se deve rinunciare alla sua primaria ispirazione: quella di dedicarsi alla danza.

  5. 1946-1950: gli anni del Liceo e delle prime conoscenze

    Nel 1946 Edoardo si iscrive al Liceo Classico Liceo classico Massimo d’Azeglio e avrà come insegnante di italiano Luigi Vigliani. A lui dedicherà il saggio su Gozzano e gli farà leggere alcune poesie che saranno in seguito parte di Laborintus.

    In terza liceo, Sanguineti avrà come docente di storia e filosofia Albino Galvano, pittore, critico, storico d’arte, filosofo amante della psicanalisi e interessato alle avanguardie.

    In questi anni il giovane frequenta il mondo “culturale” torinese, si reca a mostre, ascolta concerti, conosce la pittrice dell’avanguardia Carol Rama, il filologo classico Vincenzo Ciaffi, lo studioso di lingue e culture germaniche Vittorio Amoretti e il romanziere Seborga che frequentava anche a Bordighera e che lo indirizzerà alle letture di Artaud.

  6. La stesura di Laborintus

    Nel 1951 Sanguineti inizia a scrivere l’opera che si chiamerà “Laborintus” e, come egli stesso dice nei Santi Anarchici, scrive per una piccola comunità di lettori: “Eravamo in cinque. E i miei quattro lettori erano una ragazza, un aspirante filologo classico e due altri studenti, uno di farmacia e l’altro di medicina”.

    Conosce intanto Enrico Baj che crea il manifesto della pittura nucleare e dà vita al Nuclearismo.

    Il 1953 è l’anno della morte della madre ma anche quello dell’incontro con Luciana che sposerà il 30 settembre del 1954. Sempre nel 1954, in occasione della recensione di Sanguineti sulla rivista torinese “Galleria” dell’Antologia critica del Novecento, conosce Luciano Anceschi che, dopo aver letto Laborintus decide di darlo alle stampe.

    Alcune poesie di Laborintus erano intanto apparse su “Numero”, una rivista fiorentina diretta da Fiamma Vigo, alla quale era stato invitato a collaborare da Gianni Bertini, un pittore pisano incontrato da Sanguineti nello studio di Galvano Della Volpe.

    Nel 1955 nasce il primo figlio dello scrittore: Federico.

  7. 1956-1960: la pubblicazione, la laurea, la carriera universitaria

    Il 1956 è l’anno della pubblicazione, a cura di Luciano Anceschi, di Laborintus ed anche l’anno della laurea. Sanguineti infatti, che era iscritto presso l’Università di Torino alla Facoltà di Lettere, il 30 ottobre discute una tesi su Dante con il professor Giovanni Getto, tesi che verrà pubblicata nel 1961 con il titolo Interpretazione di Malebolge.

    Nasce in quel periodo «Il Verri» redatto da Pagliarani e da Porta al quale Sanguineti collabora intensamente.

    Il 1º novembre 1957 Sanguineti si offre come assistente volontario presso la cattedra di Getto, insegnando contemporaneamente italiano nel triennio del liceo classico di un istituto privato diretto da suore domenicane.

    Nel 1958 nasce il suo secondo figlio: Alessandro.

  8. 1961-1965: i Novissimi e la libera docenza

    Risale al 1961 la conoscenza da parte del poeta di Luciano Berio che gli chiede di collaborare per la Piccola Scala con una anti-opera. Nascerà da questa collaborazione Passaggio che verrà rappresentato nel 1963.

    Sempre nel 1961 esce l’antologia dei Novissimi con prefazione di Giuliani che comprende le opere di Giuliani stesso, di Sanguineti, di Pagliarani, di Balestrini e di Porta.

    Nasce nel 1962 il terzo figlio, Michele e nel 1963 si istituisce il Gruppo 63 a Palermo che sarà “il risultato dei legami e dei contatti culturali maturati nei precedenti anni”.[3]

    Nel frattempo Sanguineti, che era diventato assistente incaricato e in seguito assistente ordinario del professor Giovanni Getto, nel 1963 consegue la libera docenza e ha come presidente di commissione Mario Fubini.

    In questo periodo frequenterà, in tre occasioni, anche le Décades di Cerisy: la prima volta invitato da Ungaretti, al quale era dedicato il convegno, la seconda volta invitato dal gruppo di Tel Quel, per il romanzo sperimentale e, alla fine degli anni sessanta, per il cinema.

    Nel 1965 otterrà una cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso la facoltà di lettere dell’università di Torino.

  9. Prefazione ai Novissimi
    “Non soltanto è arcaico il voler usare un linguaggio contemplativo che pretende di conservare non già il valore e la possibilità della contemplazione, ma la sua reale sintassi; bensì è storicamente posto fuori luogo anche quel linguaggio argomentante che è stato nella lirica italiana una delle grandi invenzioni di Leopardi. Due aspetti delle nostre poesie vorrei far notare particolarmente: una reale “riduzione dell’io” quale produttore di significati e una corrispondente versificazione priva di edonismo, libera da quella ambizione pseudo-rituale che è propria della ormai degradata versificazione sillabica e dei suoi moderni camuffamenti. (…) Il nostro compito è di trattare la lingua comune con la stessa intensità che se fosse la lingua poetica della tradizione e di portare quest’ultima a misurarsi con la vita contemporanea. Si intravede qui un’indefinita possibilità di superare la spuria antinomia tra il cosiddetto monolinguismo, che degenera nella restaurazione classicistica, e quella “mescolanza degli stili” o plurilinguismo, che finisce in una mescolanza degli stili. (…)”

  10. Il 1968: anno di cesura

    Nel 1968 si scioglie il Gruppo 63 (e nel ’69 termineranno anche le pubblicazioni della rivista “Quindici”). Nello stesso anno Sanguineti si candida alle elezioni per la Camera nelle liste del PCI ma deve trasferirsi a Salerno con la famiglia come incaricato all’università.

    A Salerno Sanguineti terrà due corsi, quello di Letteratura italiana generale e quello di Letteratura italiana contemporanea e nel 1970 diventerà professore straordinario.

  11. 1971-1974: cambiamenti

    Nel 1971 il poeta vive per sei mesi a Berlino con la famiglia, nel 1972 muore il padre, nel 1973 nasce la figlia Giulia e diventa, sempre a Salerno, professore ordinario.

    Nello stesso anno inizia la collaborazione a “Paese Sera”.

    Nel 1974 ottiene una cattedra di Letteratura italiana presso l’Università di Genova dove si trasferisce con la famiglia e nel 1975 inizia a collaborare con il “Giorno”.

  12. 1976-1980: gli anni dell’impegno politico

    Nel 1976 Sanguineti inizia a collaborare con l'”Unità”, e nel 1980 con il “Lavoro” di Genova. Sono questi anni di grande impegno politico: viene infatti eletto consigliere comunale a Genova (1976 – 1981) e deputato della Camera (1979 – 1983), come indipendente nelle liste del PCI.

  13. 1981-2005: i viaggi, gli onori

    Dal 1981 al 1983 dirige la prestigiosa rivista Cervo Volante assieme ad Achille Bonito Oliva. In redazioni ha giovanissimi poeti di talento come Valerio Magrelli e Gian Ruggero Manzoni.

    Numerosi sono i viaggi fatti in questo periodo sia in Europa che fuori dell’Europa (Unione Sovietica, Georgia e Uzbekistan, Tunisia, Cina, Stati Uniti, Canada, Messico, Colombia, Argentina, Perù, Giappone, India).

    Nel 1996 viene nominato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di gran merito della Repubblica Italiana.

    Sanguineti, che ha lasciato nel 2000 l’Università e ha ricevuto numerosi premi letterari tra i quali la Corona d’oro di Struga, è membro e fondatore della “Accadémie Européenne de poésie” (Lussemburgo) e membro consulente del “Poetry International” (Rotterdam). Precedentemente Faraone poetico dell’Istituto Patafisico di Milano, dal 2001 è Satrapo Trascendentale, Gran Maestro O.G.G. (Parigi) e presidente dell’Oplepo.

  14. 2006-2010: Gli ultimi anni
    Sanguineti – a cui il 5 giugno 2006 al poeta è stato assegnato il Premio Librex Montale – è diventato presidente onorario dell’associazione politica Unione a Sinistra ed è stato candidato alle primarie dell’Unione per l’elezione del sindaco di Genova, tenutesi il 4 febbraio 2007, sostenuto da: Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista e Unione a Sinistra, ottenne il 14% dei voti. Le primarie sono state vinte da Marta Vincenzi, candidata de L’Ulivo (60%). Secondo è arrivato Stefano Zara.

    Il 18 maggio 2010 è stato ricoverato d’urgenza a causa di un aneurisma che provocava da diversi giorni fitte all’addome. Alle 13:30 Sanguineti morì, all’età di 79 anni, ancora in sala operatoria. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti.

    Il 22 maggio è stato sepolto nel pantheon del cimitero monumentale di Staglieno, accanto alla tomba in cui riposa il capo-partigiano Aldo Gastaldi “Bisagno”.

  15. Grande poeta,come i grandi della vita, non muore mai. Io ve lo ricordo con una bella poesia sulla donna,ma anche sul tempo che scorre e qualcosa lascia e altro prende.
    ……………………………..
    Ballata delle donne
    ……………………
    Quando ci penso, che il tempo è passato,
    le vecchie madri che ci hanno portato,
    poi le ragazze, che furono amore,
    e poi le mogli e le figlie e le nuore,
    femmina penso, se penso una gioia:
    pensarci il maschio, ci penso la noia.

    Quando ci penso, che il tempo è venuto,
    la partigiana che qui ha combattuto,
    quella colpita, ferita una volta,
    e quella morta, che abbiamo sepolta,
    femmina penso, se penso la pace:
    pensarci il maschio, pensare non piace.

    Quando ci penso, che il tempo ritorna,
    che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
    penso che è culla una pancia di donna,
    e casa è pancia che tiene una gonna,
    e pancia è cassa, che viene al finire,
    che arriva il giorno che si va a dormire.

    Perché la donna non è cielo, è terra
    carne di terra che non vuole guerra:
    è questa terra, che io fui seminato,
    vita ho vissuto che dentro ho piantato,
    qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
    la lunga notte che divento niente.

    Femmina penso, se penso l’umano
    la mia compagna, ti prendo per mano.

  16. Secondo me il miglior modo per ricordare Sanguineti è citare le sue opere, come ha fatto F.G. Marone con la Ballata delle donne, oppure ricordare alcune frasi celebri del poeta. Ne riporto alcune, disponibili su vari siti internet.

  17. Chi si guarda dal politico che, come iena temibile, va barzellettando, si avvia, per questo stesso fatto, sulla lunga strada della libertà. Dai leoni non è difficilissimo guardarsi, per noi, poveri uomini, ma dalle volpi amene occorre prendere prontamente le distanze, con quell’onestà decorosa che giova al buon cittadino.
    Edoardo Sanguineti: (da “Homo Ridens”, Corriere della sera, 18 maggio 2010)

  18. La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.
    Edoardo Sanguineti: (citato in Antonio Troiano, I poeti alla corte di Irene, Corriere della sera, 19 febbraio 1995)

  19. Per me la scienza è fatalmente portatrice di valori. Pensando al discorso sul metodo mi viene in mente Galileo e le sue ragioni metodologiche. Non credo che la sua scienza fosse innocua, neutrale, innocente. Per la semplice ragione che le sue ricerche misero in crisi una prospettiva ideologica forte: quella fino ad allora sostenuta dalla Chiesa e dall’autorità scientifica appoggiata dal cardinal Bellarmino. È impossibile separare la scienza dal suo contesto storico sociale concreto. L’immagine dello scienziato chiuso in laboratorio che fa la grande scoperta è un po’ comica. A promuovere la scienza sono innanzitutto i gruppi interessati a usarne le ricadute: l’università, l’industria sempre più immateriale, i grandi centri medici e farmacologici, l’esercito. La portata ideologica della scienza lievita dentro questi interessi.
    Edoardo Sanguineti: (dall’intervista di Antonio Gnoli, Sanguineti e la scienza, la Repubblica, 6 giugno 2007, p. 49)

  20. L’industria culturale non è tale da impedire la nascita di un’opera d’arte di qualità e magari d’eccezione. Ma è evidente che ne condiziona la forma. L’industria culturale è il terreno su cui opera la nostra cultura. Non potrebbe essere diversamente. Se Honoré de Balzac scriveva capolavori nella forma del romanzo, ciò è perché l’industria culturale dell’epoca chiedeva questo genere.
    (Il grande committente, conversazione con Edoardo Sanguineti, La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967)

  21. La virtù principale del capolavoro, se vogliamo continuare a chiamarlo così, è quella di creare un nuovo modo di guardare le cose.
    (Il grande committente, conversazione con Edoardo Sanguineti, La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967)

  22. Non c’è opera veramente comica se non ha in sé qualcosa di tragico e viceversa.
    (Il grande committente, conversazione con Edoardo Sanguineti, La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967)

  23. Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia.
    (Il grande committente, conversazione con Edoardo Sanguineti, La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967)

  24. Con Sanguineti scompare una figura importantissima della letteratura italiana. Uno dei grandi del secondo Novecento. Non ne sono rimasti tanti in circolazione.

  25. Bello il “Sonetto astrale” ripreso dall’articolo di Bianucci. E fa una certa impressione ascoltare le parole di Sanguineti dal video you tube proposto.

  26. lascio anche io qualche aforisma firmato sanguineti.
    1 – La virtù principale del capolavoro, se vogliamo continuare a chiamarlo così, è quella di creare un nuovo modo di guardare le cose.
    (Edoardo Sanguineti)

  27. 3 – è meglio scrivere di riso che di lacrime, perché ridere è ciò che è proprio dell’uomo.
    (Edoardo Sanguineti)

  28. 4 – Non c’è opera veramente comica se non ha in sé qualcosa di tragico e viceversa.
    (Edoardo Sanguineti)

  29. 5- Viviamo in un mondo interconnesso, in cui anche i problemi piccoli dipendono da quelli filosofici, e quelli locali dal resto del mondo.
    (Edoardo Sanguineti)

  30. 6- La nozione di chiarezza, per nostra disgrazia, pare essere intrinsecamente e fatalmente oscura.
    (Edoardo Sanguineti)

  31. Modena, 27 mag. – (Adnkronos) – Si aprira’ con una dedica a Edoardo Sanguineti la prima edizione di ‘Poesie della fine del mondo’, la due giorni di Modena che iniziera’ sabato alle 18 in piazza XX Settembre. Sara’ Niva Lorenzini, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Universita’ di Bologna, a leggere i versi del poeta recentemente scomparso e a ricordarlo sulla falsariga dell’orazione funebre da lei tenuta ai funerali di Genova. E in onore di Sanguineti, i musicisti jazz che faranno da contrappunto ai poeti eseguiranno la sua canzone preferita: ‘Besame mucho’.
    Dopo i saluti dell’assessore comunale alla Cultura Roberto Alperoli e del presidente della Fondazione cassa di risparmio di Modena Andrea Landi, seguira’ la commemorazione di Sanguineti. Quindi saliranno sul palco per leggere i loro versi Patrizia Cavalli ed Emilio Rentocchini. La sera, alle 21, tocchera’ a Maurizio Cucchi, Biancamaria Frabotta e Mariangela Gualtieri, per concludere con l’incontro tra Nanni Balestrini e l’italianista Alberto Bertoni.

  32. Un altro argomento proposto per questo appuntamento de “La camera accanto” riguarda il nuovo progetto letterario collettivo di Marco Minghetti (leader de “Le aziende In-visibili”): si chiama “La Mente In-visibile”.
    Vi fornirò dettagli tra breve.

  33. La Mente In-Visibile, di Marco Minghetti

    featuring

    The Living Mutants Society (limited edition):

    Luciano Comida,

    Patrizia Debicke,

    Antonio Fazio,

    Gianluca Garrapa,

    Matteo Domenico Recine,

    Andrea Sgarro,

    Piero Trupia,

    Antonio Tursi

    —————————-

    Un centinaio le personalità dell’economia e della cultura nel 2008 ha dato vita a Le Aziende In-Visibili, un romanzo collettivo ideato e coordinato da Marco Minghetti, pubblicato da Libri Scheiwiller.

    Il romanzo, ispirato alle Città Invisibili di Italo Calvino, mutava le conversazioni tra Marco Polo e l’Imperatore della Cina in un dialogo tra l’Amministratore Delegato di una Corporation, Bill H. Fordgates, e il suo Direttore del Personale, Sam Deckard, e trasformava, per analogia, le città in aziende in-visibili.

    I personaggi escono ora dal mondo aziendale, dando vita a quello che idealmente è il sequel del primo progetto: La Mente In-Visibile, una riflessione sulla Bibbia intesa come archetipo degli archetipi letterari, interpretato in chiave metafisica con risvolti noir e horror.

    Individuati gli autori, è stato chiesto loro di scegliere un libro biblico e, partendo dal punto di vista di un personaggio de Le Aziende In-Visibili, ispirarsi ad esso per creare un racconto che interagisse con la storia-frame, incentrata sul personaggio di Sam Deckard, ma anche con le altre linee narrative.

    Nasce e cresce così una trama complessa e piena di sorprese, con personaggi che entrano ed escono in continuazione da una storia all’altra, rincorrendosi nel corso degli 11 capitoli (ciascuno dedicato ad un tema specifico come la memoria, l’amore o la complessità), suddivisi in 132 episodi, a loro volta incentrati su un tag o parola chiave.

  34. @ Marco Minghetti
    Caro Marco, fornisci qualche informazione in più sul progetto…
    Inoltre, se non ho capito male… c’è qualche posto di “mutante” ancora libero.
    È così?

  35. Grazie innanzitutto Massimo per l’interesse che mostri sempre per le mie iniziative. Ma andiamo subito al dunque.

    Il progetto in sintesi
    Hai già spiegato in sintesi molto bene tutto. L’idea de La Mente In-Visibile nasce in primo luogo dall’interesse suscitato da Le Aziende In-Visibili, da cui sono nate mille iniziative, dal blog dedicato ai cortometraggi ispirati ad alcuni suoi Episodi.
    Ma soprattutto dal desiderio di cimentarsi nuovamente in una operazione collettiva di scrittura che consentisse di confrontarsi con un grande classico del passato per parlare del nostro presente e del nostro futuro. La Bibbia, che in questi ultimi anni è tornata ad essere sempre più fortemente fonte di ispirazione letteraria (da Stieg Larsson a Baricco, passando per Il Codice da Vinci), mostrando così, al di là del suo valore religioso, la sua estrema attualità, si è imposta subito come il riferimento perfetto.

    La costruzione del nuovo romanzo sta procedendo con modalità molto simili a quelle del primo. Al momento Il Piano Dell’Opera prevede 132 Episodi (di cui ne abbiamo scritti, in prima stesura, per ora circa il settanta per cento), ciascuno dei quali è inserito in uno degli 11 capitoli in cui è divisa l’opera. Ogni capitolo ha un “tema” (l’amore, la complessità, eccetera) e ogni Episodio è legato ad un “tag” o “parola chiave”.

    Per partecipare alla stesura del romanzo, ogni autore sceglie un libro biblico (ad esempio fino ad oggi abbiamo lavorato su Genesi, Ecclesiaste, Ezechiele, Giobbe, Apocalisse, Siracide, Osea, Giuditta) e lo “muta” partendo possibilmente (ma non necessariamente) dal punto di vista di un personaggio de Le Aziende In-Visibili e sviluppando un plot in 11 Episodi che si deve agganciare alla storia-frame che, come nel caso del primo libro, è incentrata sul personaggio di Sam Deckard. La storia frame apre e chiude ogni capitolo, a mo’ di cornice. Inoltre ogni autore si può divertire a creare connessioni e link non solo con il plot principale ma con tutti gli altri subplot.

    Gli autori: ad oggi stanno lavorando al romanzo collettivo Luciano Comida, Patrizia Debicke, Antonio Fazio, Gianluca Garrapa, Matteo Domenico Recine, Andrea Sgarro, Piero Trupia, Antonio Tursi. Ma siamo aperti anche ad altri contributi e ci auguriamo che lo spazio riservatoci qui su Letteratitudine possa servire per trovare anche altri co- autori. In ogni caso l’obiettivo è di chiudere a fine settembre 2010… e trovare un editore interessato a pubblicare!

  36. La trama: La Mente In-Visibile si svolge in un universo parallelo, in cui situazioni e personaggi del nostro mondo si mescolano a luoghi e persone immaginari.
    La prima linea narrativa si svolge a New Nantucket ed è centrata sul duello a distanza fra l’essere ibrido Deckard, Direttore del Personale della onnipotente Corporation (ma inconsapevole del suo essere artificiale), e il “cadavatar” o “virus elettronico” Omar, strumento involontario dell’alleanza sorta fra il Gran Bokòr e il gangster mafioso Moebius Jr. Il primo è un potente alchimista e stregone creatore di zombi al servizio del re Kannon (anche lui un organismo artificiale ma consapevole della sua natura, che, dopo avere voluto la creazione di Deckard e la sua ascesa in Polizia prima e nella Corporation poi, lo fa uccidere a causa di una sua, forse solo presunta, volontà di ribellione); il secondo vuole vendicarsi della morte del fratello causata da Deckard nel corso della sua precedente carriera di ex poliziotto e investigatore privato e per il corteggiamento di Deckard nei confronti della sua “fidanzata” Helen. Questa trama coincide con quella del serial televisivo interattivo La Bestia del Mare, prodotta da Odara (la Divisione che si occupa di Comunicazione Spirituale della Corporationi) ed ideata dalla misteriosa figura del Profeta.
    Queste vicende sono accompagnate, in una dimensione intermedia fra il virtuale ed il reale, fra sonno e la veglia, dal “controcanto” costituito dalla “private investigation”, alla ricerca di due donne misteriose, del funzionario Seamus McBobby. Egli vive nel riflesso degli incubi post mortem “fisica” di Deckard, proiettati dal sistema informativo aziendale Claris, a partire da una grandguignolesca rappresentazione, nel Theatron di New Nantucket, della decapitazione di Oloferne. Claris e Theatron erano già presenti ne Le Aziende In-Visibili.
    Anteriori a questi fatti sono gli episodi, che iniziano negli anni 50, della vita di Petrus, anche lui in gioventù investigatore privato sia pur dilettante: una lunga serie di battaglie contro il potere costituito (la Mafia prima, il management della onnipotente Corporation poi), al termine delle quali incontra Deckard, all’apice della sua potenza come Direttore del Personale della Corporation, una settimana prima che il re lo faccia scomparire: Petrus, licenziatosi dalla Corporation, diventa il profeta anti-sistema chiamato l’Uomo del Deserto e viene decapitato, quindici anni dopo, per desiderio della Principessa Yara dal crudele Kannon.
    A quel punto l’essenza zombie, la “forma pensiero” di Deckard, che, dopo la soppressione del suo corpo, era divenuta il “daimon” di Petrus (Deckard ritorna così a quelle radici siciliane di cui si parla anche ne Le Aziende In-Visibili) e lo aveva ispirato (su ordine della sua Creatrice Susan Calvin) nella sua predicazione contro Kannon, le gerarchie del culto di Faikòs e le forze digitali della Gioventù Elettrica, raggiunge Ox, capostipite di una nuova generazione di ibridi specializzata (come già Deckard) nell’individuazione ed eliminazione dei serial killer, per continuare insieme a lui la lotta contro la faccia oscura del Potere rappresentato da Kannon.
    Phil Spector (il Bene) e Charles Manson (il Male) sono gli epici cantori di questa saga.
    Questo in grande sintesi, ma poi ogni coautore sviluppa il proprio sub plot arricchendoo la trama di situazione narrative, personaggi, riflessioni.

  37. Concludo questa rapida carrellata proponendo L’Incipit de la Mente In-Visibile e invitando gli altri coautori a presentare ciò che stanno facendo e a raccontare come stanno vivendo questa esperienza:

    Rinascita.
    La mia coscienza era informe e deserta e le tenebre ne ricoprivano l’abisso. Il Logos, come un fuoco dalle molteplici lingue, aleggiava sulle acque agitate della mia ondeggiante memoria uno e trino: simile dunque all’elemento primigenio che in montagna si manifesta, eterno ed incessante gioco di prestigio, liquido nei fiumi e nei laghi, sotto forma di ghiaccio sulle vette e di nubi nel cielo che tutte le sovrasta, riplasmando con suprema ironia la sua unità solo nelle innumerevoli stelle incandescenti dello spazio infinito. Di conseguenza, le parole si sovrapponevano, si rincorrevano, creavano una babelica eufonia. Intuii che quel coro non era formato da angeli, arcangeli, messaggeri, rappresentanti o informatori, ma da parti integranti dell’essere supremo, il dio degli eoni, il monarca delle potenze e delle forze.
    Mi sbagliavo. La voce della Natura, del Demiurgo, dell’Invisibile Spirito Divino? No. Era ancora lui, quel chiacchierone. Non perde occasione per sputare sentenze. E io non sopporto chi parla troppo. Specie se soffro dell’emicrania che mi potrebbe procurare l’operaio addetto alle riparazioni del gasdotto cittadino perforandomi il cervello con un potente martello pneumatico. “Quando sei uscito per inseguire il piccoletto con la pistola, il fratello di Joe Moebius è entrato in ufficio e ha aspettato che tu tornassi. Ed è stato allora che…”.
    Urlai il mio più barbarico “YOP!” e Kurtz ebbe la compiacenza di troncare l’esposizione dettagliata delle sue elucubrazioni da detective della domenica.
    L’interruzione mi portò un sollievo relativo: l’addetto alle riparazioni proseguiva imperterrito le sue attività al di sotto della corona di spine che trafiggeva la mia corteccia cerebrale. Dovette avvicinare troppo la fiamma ossidrica ai tubi del gas, poiché una serie di scoppi fragorosi mi percosse le meningi e lampi neri, cremisi, violetti apparvero dinnanzi a me – nonostante avessi gli occhi ben chiusi – danzando un ballo selvaggio: il flamenco indemoniato di una fiesta spagnola, il saltare frenetico di una hag ebraica, l’estatico ruotare di una congregazione turca di dervisici, lo scatenamento di istinti bestiali in un’orgia di Menadi entusiaste e satiri ubriachi della Tessaglia.
    Potevo quasi distinguere i passi bizantini intessuti da quelle filamentose figure luminescenti: tre in avanti e due all’indietro, con un ritmo progressivamente più veloce, in un triplice cerchio di fiamma che si stringeva e si allargava; simile al respiro affannato di un moribondo, che contrae e dilata ad intervalli sempre più ravvicinati il petto, mano mano che il cancro ai polmoni lo avvicina alla fine: o a una marea che fluisce e rifluisce dapprima indecisa, poi titubante, dubbiosa ed infine decisamente isterica, come una donna mestruata – o in menopausa, che tanto è lo stesso. Mi chiesi se non si trattasse di un sistema di comunicazione intrapsichico, simile a quello grazie al quale le api rendono efficiente la raccolta del cibo: una serie di irosi movimenti eseguiti dalle operaie, una volta rientrate nell’arnia, per informare le proprie compagne, intorpidite o ancora addormentate, del reperimento di una sorgente di cibo e della sua ubicazione, spesso accompagnati, per indurle ad avviarsi più celermente al lavoro, da sanguinosi insulti imenottereschi, tanto caratteristici e diversi da quelli in uso presso i Dìtteri, o i Dermàtteri, o i Dipluri; così come dalle labili incontinenze verbali degli Efemeròtteri, dalle campestri rimostranze degli Emìtteri, dalle esternazioni torride degli Embiòtteri, nonché dalle ben dissimulate intemperanze dei Fasmoidèi; lontanissime, poi, dalla psicologia lieve dei Lepidòtteri, ma anche da quella fossile di certi Meròstomi, dall’aggressività degli Odonati, dalla concitazione degli Ortòtteri, dalla ignavia cieca dei Pròturi e persino dalla urticante passività degli Sifonàtteri. Ma da quel brillante girotondo non ricavai nessun messaggio, nessuna informazione utile, nessun rimando a dati naturali o preternaturali: a testimonianza dell’inanità del mio intelletto.
    La schiera di luci si racchiuse al centro formando un’incandescente palla oblunga, come un primordiale uovo cosmico generatosi dall’unione dell’Aria con la Notte, che roteava su se stesso nell’attesa di un nuovo Big Bang. Rimase sospeso in un interstizio temporale compreso fra qualche migliaia di anni luce e un trilionesimo di secondo. La sorte dell’Universo restò in bilico: se quel momento si fosse prolungato nel tempo, noi tutti non conosceremmo peccato, caduta, divisione, separazione. Ma l’equilibrio si infranse. Quando l’esplosione avvenne, un terrificante hana-bi psicosomatico mi squassò la mente. L’enorme energia liberatasi inflazionò il cosmo, anche se per parecchi miliardi di secoli non si trasformò in luce. Balenii abbacinanti cominciarono a guizzare rapidissimi, ronzando, fra neurone e neurone. Si manifestarono inizialmente ad uno ad uno, in rapida successione; poi, come scintille di luce si sparpagliarono in ogni angolo della mia mente, dove avrebbero dato vita alle sue future creazioni – uomini, animali, laghi, ruscelli, fiumi, mari, alghe, piante velenose, pietre, donne. Ma solo dopo essersi mescolati tutti insieme, così da mostrarsi in un ultimo fuoco d’artificio con il promettente aspetto di un arcobaleno bianco srotolatosi attraverso il cielo notturno, per ricordare al sole di rinnovare l’alleanza fra Luce e Tenebra sorgendo ancora per la prima volta; e infine dissolversi nell’aura di un albeggiare bigio, uggioso, indistinto, dove era impossibile discernere la stella della sera da quella del mattino.

  38. Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 28 maggio alle 12.30 sono gli scrittori Marcello Fois (autore di “Stirpe” – Einaudi) e Andrea Frediani (autore di “Dictator. L’ombra di Cesare” – Newton Compton).
    Una puntata che ha per tema la Memoria e la Storia.
    In coda alla puntata, un saluto al poeta Edoardo Sanguineti, scomparso lo scorso 18 maggio.
    Per maggiori informazioni: http://www.radiohinterland.com/?q=node/5557
    La radio (e la trasmissione) sono ascoltabili via internet da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx

  39. Condivido molto l’articolo di Gianfranco Manfredi e a coloro che si ritengono vittime di giochi oscuri, in quanto non riescono a pubblicare, ricordo che le case editrici sono aziende che hanno la necessità di stampare libri da inserire nel mercato. Hanno tutto l’interesse quindi a trovare buoni prodotti e non privilegiare testi raccomandati di scarso valore. La lettura dei manoscritti ha un costo non indifferente, comporta lavoro e impiego di tempo. Spesso gli editori preferiscono la collaborazione di agenzie letterarie, le quali agiscono da filtro, selezionano i testi per loro e fanno proposte competenti. Naturalmente ci sono anche agenzie letterarie nate per altri scopi, così come i corsi di scrittura e altre realtà che gravitano in maniera poco seria intorno al mondo editoriale, ma penso che internet aiuti molto a tenere gli occhi aperti e a sapersi districare efficacemente. Anch’io ho aiutato qualche persona a pubblicare e l’ho fatto sempre in maniera spassionata.

  40. Un saluto anche da parte mi al grande Edoardo Sanguineti. Non ho parole o citazioni “giuste”, ma a lui va il mio pensiero.

  41. Ho letto i post di Marco Minghetti. Il progetto mi pare davvero interessante, così come mi era parso interessante quello delle Aziende invisibili.

  42. Una domanda per Minghetti.
    Come procederà per amalgamare i testi degli autori cooptati? La curiosità è soprattutto sul linguaggio.

  43. Come Salvo Zappulla, sono anche io d’accordo con la visione di Gianfranco Manfredi. Un articolo lucido, il suo.

  44. Infine auguri a Massimo per la trasmissione di oggi. Se riesco la ascolterò. Ho letto Stirpe di Fois ed è davvero un gran romanzo.

  45. @Marco Vinci: grazie per le belle parole. Vengo al quesito, che centra un punto veramente importante. A differenza de Le Aziende In-Visibili, cui hanno lavorato 100 autori diversi che però facevano riferimento ad un unico libro (Le Città Invisibili) e che quindi avevano un referente linguistico e stilistico unitario (il che naturalmente ha favorito molto il lavoro di “omogeneizzazione” dei singoli Episodi pur nell’assoluto rispetto delle singole personalità artistiche), ne La Mente In-Visibile il riferimento è alla Bibbia, che pur essendo ispirato da un unico Autore, presenta al suo interno una grande varietà di stili, che corrispondono alle caratteristiche dei diversi libri. Il che significa che questa volta stiamo lavorando più alla coerenza interna dei singoli subplot che alla ricerca di un linguaggio unitario: proprio come ogni libro biblico di cui ogni subplot è una “mutazione” ha delle caratteristiche specifiche (dalla poesia totale del Cantico dei Cantici alla mitologia della Genesi, dallo stile burocratico di alcuni libri del Pentateuco allo stile gnostico dei Proverbi, eccetera) così ogni subplot ha un suo stile caratterizzante. Ad esempio con Gianluca Garrapa stiamo lavorando ad un subplot che, ispirato alle sentenze del Siracide, le traduce in un Twitter-Subplot in cui ogni episodio è condensato in un messaggio di 140 caratteri.

  46. Buongiorno a tutti, ringrazio anche io per la visibilità data al progetto la Mente In-Visibile e provo a illustrare brevemente qualcosa sulla mia esperienza. Assieme ad Antonio Tursi mi sto occupando del sub plot relativo all’organismo artificiale Ox, focalizzandomi sulle sue suggestioni in chiave moderna,ma anche – a proposito della Bibbia intesa come archetipo degli archetipi letterari – sui risvolti di tipo mitologico.
    Il processo di scrittura collettiva presenta sicuramente molteplici difficoltà a livello di coordinamento e “amalgama”, ma al contempo apre a un confronto continuo e proficuo, in cui ogni linea narrativa si giova di elementi esterni, di un universo che offre vincoli interessanti, e che impone di rendere plausibile ogni scelta. Una sorta di prova, peraltro davvero stimolante.

  47. Buongiorno a tutti. Devo dire che ho aderito con entusiasmo al nuovo progetto di Marco dopo avere in passato collaborato con due racconti alle Aziende Invisibili. Dal mio punto di vista devo ammettere che la sfida che Marco ha voluto lanciare a se stesso e a noi autori coinvolti mi parsa sin dall’inizio molto stimolante e coinvolgente quanto ambiziosa. Oggi il progetto sta assumendo una sua forma compiuta, originale e, a mio avviso, densa di suggestioni. Sono certo che Marco saprà far valere il suo talento di “armonizzatore” per rendere La Mente Invisibile un esperimento unico nel suo genere. La domanda che desidero porgli riguarda le sue intenzioni future sul modello di fruibilità dell’opera, che come Marco ben sa, penso meriterebbe sbocchi mediatici che vadano al di là di quelli tradizionali…
    Antonio Fazio

  48. Quella di Sanguineti è senz’altro una gran perdita per la letteratura italiana. Anche a me sono piaciuti i versi inseriti nel pezzo di Bianucci.

  49. Invece di citare opere di Sanguineti vi scrivo un link alla traduzione di un articolo pubblicato su The Guardian

  50. @Antonio: sicuramente, anzi butto là un’idea cui penso da tempo e che dati i tuoi trascorsi musicali , avevo già da un po’ intenzione di sottoporti.
    Poichè una delle possibile “interpretazioni” de La Mente In-Visibile (ma qui chiedo a Luciano Comida di dire qualcosa di più, se crede) è che gli 11 capitoli corripondano a 11 track di un disco natalizio realizzato in carcere da Phil Spector e Charles Manson, perchè non immaginare di ingaggiare 11 band magari giovani cui affidare 1 capitolo ognuna da tradurre in un pezzo musicale? Gli 11 pezzi potrebbero confluire in un cd magari da distribuire insieme al libro.

  51. Intervengo su due temi diversi:
    1) il pezzo di Manfredi su come si pubblicano i libri
    e
    2) il romanzo collettivo “La mente in/visibile” a cui partecipo.
    Comincio da 1:
    condivido le osservazioni di Gianfranco e aggiungo qualcosa.
    Intanto, in genere non mi piacciono per nulla gli anonimi che denunciano qualcosa (in questo caso il malvezzo di pubblicare quasi solo gli amici degli amici degli amici). Preferisco chi si espone con nome e cognome.
    E poi non ci vedo proprio nulla di male se un editore si fa segnalare testi valutati meritevoli da persone ritenute competenti.
    Inoltre (per quello che vedo io) non mi pare sia come lamenta l’Anonimo: certamente raggiungere le grandi (anzi: grosse) case editrici è assai difficile, però non direi che per un autore sia impossibile pubblicare. Fermo restando un fatto: scrivere un testo non dà automaticamente il diritto a venir pubblicati, pagati e distribuiti da un editore. Su questo tema ci sono pagine lucide ed esilaranti (mi pare in Post office) di Charles Bukowsky.
    Argomento 2: La mente in/visibile.
    Io mi sono aggregato tardi al progetto. Ne sono venuto a conoscenza quando gran parte del testo base era già stato scritto. L’idea (un horror che utilizzasse i testi biblici) mi affascinava: la mia fede protestante valdese mi rende la Bibbia viva e sempre fertile. Ma come aggregarmi alla compagnia senza far danni alla trama ormai definita? Pensa e ripensa, mi venne in mente di scrivere una cornice che (in dodici capitoletti) incastonasse il resto del romanzo. E se il romanzo era tutto fantastico, la mia cornice doveva partire da personaggi veri e da una situazione (almeno iniziale) reale. Scelsi così il grande produttore musicale pop-rock Phil Spector (per citare solo una canzone che porta la sua inconfondibile firma creativa: Imagine scritta da Lennon) e lo psicopatico Charles Manson. Nella realtà, sono entrambi in carcere. Nel racconto (è Spector l’io narrante…con una voce molto sarcastica) si incontrano e decidono di fare un disco insieme (The In/visible Mind). Nelle canzoni compaiono temi, situazioni, personaggi della Mente In/visibile. Il clima del racconto è (spero) inquietante, con un finale (spero) horror.
    Nel testo ha un ruolo centrale il bellissimo disco natalizio, gioioso ma jellatissimo, che Spector produsse nel 1963 (A Christmas gift for you). Di più non racconto.
    L’idea di contattare delle band e dei musicisti italiani per realizzare un cd da allegare al libro mi pare eccezionale. Io avrei anche un primo abbozzo di cast dei miei sogni. Sparo? Miami & the Groovers, Graziano Romani, Davide Van De Sfroos…

  52. davvero molto bello il progetto le Menti Invisibili.
    che caratteristiche bisogna avere per far parte del cast di scrittori? uno che non hai mai pubblicato nulla può essere accettato previa visione di qualche scritto prodotto?

  53. Per quanto riguarda un ipotetico cast musicale, suggerirei – visto il tema – anche Il teatro degli orrori. E non mi spiacerebbero i Giardini di Mirò.

  54. @Riccardo: sei sei interessato a partecipare ti chiederei di fare avere a Massimo (che poi me lo gira)un indirizzo mail e ci mettiamo in contatto.

  55. @Antonio, Luciano, Matteo: sono contento che l’idea del cd vi sia piaciuta, pensiamo a come concretamente possiamo realizzarla.

  56. 1) D’accordo con Manfredi.
    Troppo spesso il lamento italiano diventa grido e l’anonimo farebbe meglio a farsi avanti.
    Non credo facile al giorno d’oggi farsi pubblicare in Italia e in nessun altro paese. I fattori sono infiniti la bravura ha il suo peso, ma spesso un pizzico di fortuna non guasta. Ma da questo alla corruzione…
    2) passo all’argomento che mi coinvolge personalmente, La Mente invisibile.
    Sono arrivata tardi devo ancora superare lo choc di assestamento, ma ci provo.
    Sto percorrendo una strada di collegamento abbastanza sdrucciolevole con La bestia del mare. Vedrò di restare in piedi.
    Ritengo il progetto valido, può portare a buoni risultati, e concordo assolutamente con Antonio Fazio. Marco è geniale nel suo talento di “armonizzatore”! lo sto collaudando direttamente sulla mia pelle.
    Comunque chi non prova, non fa!
    E il mio augurio sentito è avanti tutta!

  57. Va be’ a questo punto lo confesso: sono raccomandato nientepopodimeno che da Massimo Maugeri, so già che troverò tutte le porte aperte.

  58. @Salvo: se anche tu desideri cimentarti con la Mente In-Visibile, fammi avere tramite Massimo un recapito mail e ti spiego meglio le “regole d’ingaggio”.

  59. @Antonio: hai centrato perfettamente. Questo però è il tuo terreno: come si fa a mettere insieme una cosa del genere (trovare i gruppi interessati, un produttore, eccetera)?

  60. @marco ci sono tanti modi… se vuoi 1 band per ogni plot potresti indire un contest musicale su fb… e di social nework sei un esperto. Io conosco vie più “tradizionali” i ti giro il contatto fb di un amico produttore bravo e un po’ eclettico che fa anche cose per il mondo del teatro… una chiaccherata con lui ti potrebbe essere utile per verificare la fattibilità della cosa e magari lo convinci a fare da focal point.

  61. @marco. ti ho girato il suo contatto su fb, scrivigli che sei un mio amico “reale” e chiedigli pure se sarebbe interessato alla cosa. Lui puo’ fare tutto quel che serve se il progetto gli piace e se ha tempo. Produrre, comporre, suonare, orchestrare vari gruppi. Prova a contattarlo, di sicuro almeno qualche dritta te la darà. Sappi che abita a Roma ma che non ha problemi a lavorare via internet.

  62. @Marco. Ti confesso che sono molto lusingato dalla tua proposta, anche se non sono riuscito a capire bene di che si tratta. Ti posto la mia mail qui, così facciamo prima.
    salvozappulla@gmail.com

    PS. Non è per spavalderia ma la mia mail è pubblica, in quanto inserita nel bando di un concorso letterario che circola su internet.

  63. Quando Marco Minghetti mi ha coinvolto nella ri-scrittura della Bibbia ambientata nel Nuovo Mondo, o comunque in un Mondo Nuovo, ho accettato subito, anzi subitissimo, nel timore che qualche altro mutante delle Aziende Invisibili mi soffiasse Giuditta. Perché non solo Giuditta è deutoronomica, e dunque in un certo senso ridondante, il che me la fa sentire vicina e confacente, ma Giuditta è un incrocio di bellezza e bontà così assurdo e così irritante che ti lasci irretire senza scampo. A Giuditta io sono arrivato tramite l’opera lirica, prima l’oratorio di Alessandro Scarlatti e poi la Juditha triumphans di Vivaldi, e, come si sa, la prima musica non si scorda mai. Poi, certo, ho diligentemente letto il libro deuteronomico in traduzione autorizzata (ma perché sono riuscito a leggere Ulysses dall’inizio alla fine e mai la Bibbia?), però per me Giuditta, Oloferne e la sua serva cantano, mica parlano. Ah sì, c’è pure il quarto, quello che legge, guarda e\o ascolta, nel mio caso si chiama Seamus e tenta con scarso successo di studiare il gaelico dei suoi avi, ma, insomma, chi conta sono loro tre: Giuditta, la sua serva (o per essere politicamente corretti: la sua ancella) e Oloferne – avete mai visto Seamus dipinto in un quadro rinascimentale o barocco a fianco della Giuditta? Di Oloferne c’è poco dire: è potente, è ricco, è convinto di essere affascinante, di avere un eloquio irresistibile, va a donne e si illude (lui ci crede, figuratevi) che le donne gli si diano perché è simpatico e non perché le paga (o le fa pagare da un intermediario). Insomma fa morire dalla noia, come Nerone che costringeva Seneca ad ascoltare i suoi witz musicali (vi ricordate la gioia di Seneca quando Orson Welles lo condanna a morte?) E Giuditta? Brava e virtuosa nella Bibbia, ahimé, anche lei un po’ noiosa. Andrea Mantegna ci crede, e la sua Giuditta ti fa chiedere costernato: ma perchè mai Oloferne se n’è fatto decapitare? Acqua e sapone anche la Giuditta del Giorgione, ma almeno dalla veste rosa esce una gamba nuda, la gamba sinistra, che termina in un piede birichino che schiaccia la testa di Oloferne (orribile testa, quale contatto, povero piede sinistro!) Se ci tenete a venir decollati vi consiglio invece la Giuditta di Cristofano Allori oppure quella di Giovanni Baglione: in quest’ultimo caso, mi raccomando, che il vostro ultimo sguardo sia per i due capezzoli di Giuditta. Ma è proprio il quadro di Baglione che apre il vero problema: come ha fatto Oloferne a eccitarsi con una serva (o ancella) così brutta vicino a lui, è la serva che andava decapitata per prima. Il Caravaggio non va per niente meglio: la serva è vecchia e brutta, non suscita nessuna pietà e nessuna compartecipazione. Ed è questo che mi offende: perchè se la serva non è bella, che gusto c’è a farsi decapitare in simile inadeguata e sconveniente compagnia? E poi, scusate, la serva rischiava come Giuditta, ed è lei che poi si trascina la pesante testa di Oloferne in un sacco o in un cesto! In alcune Giuditte la serva manca. Nell’alabastro di Konrat Meit (scovato in Wikipedia) l’assenza della serva è dovuta a ragioni di pudore: Giuditta è nuda ed esibisce sfrontatamente la sua vulva (però le gambe sono corte e tozze: ah, come mi manca la gamba sinistra del Giorgione!), nel quadro di Klimt la serva non c’è (si vede poco pure della testa di Oloferne) e il collo di Giuditta è protetto da un collare: un’ idea prudente e Giuditta fa bene ad esserlo, visto che nella mia frazione di riscrittura della Bibbia per Marco Minghetti non mi è mai stato molto chiaro chi finirà per essere decapitato. Ma poi c’è Artemisia Gentileschi: non solo la serva è più bella di Giuditta, ma c’è un altro quadro della Gentileschi tutto per lei, per la serva, Giuditta e Oloferne (quel che ne resta) ne dipendono, ne sono i subordinati: altra ottima idea per la mia riscrittura! Ah, mi dice Wikipedia (che è una specie di Bibbia, diciamocelo con franchezza) che c’è pure la Giuditta musicata da Franz Lehar, ma non è una vedova irreprensibile come quella della Bibbia: abbandona il marito, scappa nel Magreb e diventa una ballerina da night club. Hmm, ci devo pensare…

  64. Ne approfitto subito per salutare Marco Minghetti a cui dò il bentornato a Letteratitudine.
    Purtroppo non ho avuto modo di partecipare al progetto “La Mente Invisibile” solo perché sono davvero con l’acqua alla gola (come sisuol dire). Ma si tratta di un progetto ambizioso e di grande livello… come “Le aziende In-visibili”.
    Per cui auguro a Marco e ai mutanti tanta fortuna… a partire dall’editore.

  65. Ecco, per quanto riguarda l’editore credo sia fondamentale trovare uno che creda davvero al progetto… che lo adotti, che lo faccia suo…
    Anche l’idea della “trasposizione” musicale, con il cd allegato all’opera mi pare niente male (a questo punto si potrebbe provare a chiedere a un editore che ha già pubblicato libri con cd musicali).

  66. Un caro saluto anche a Salvo Zappulla… di cui attendiamo – subito dopo l’estate – l’uscita di un nuovo ottimo libro (vuoi anticiparci qualcosa, Salvo?).

  67. @ Marco Minghetti
    Volendo tirare le somme dell’esperienza de “Le Aziende In-visibili”, quali sono stati a tuo avviso (ex post, appunto) i pro e i contro?

  68. @Grazie Massimo, come sempre sei un amico prezioso e mi offri lo spunto per farmi pubblicità. A settembre uscirà per Del Vecchio “Il processo” (kafka non me ne voglia). La parte più importante del romanzo è la prefazione, scritta da un grande della letteratura, uno di quelli che vanno per la maggiore. Ken Follet? Di più. Doris Lessing? Quisquilie Le Clèzio? Ma per carità. La prefazione è di Massimo Maugeri, ed io sono onorato di averti nel mio libro, caro Massimo

  69. Uno scrittore Massimo… e il libro è Salvo. 🙂
    Scherzi a parte, l’onore è stato mio.
    Un libro davvero bello e visionario, fondato sul rapporto tra l’autore e i suoi personaggi.
    (Salvo, in effetti ti vedo bene come “mutante”).

  70. Ne approfitto per dirvi che l’appuntamento radiofonico di “Letteratitudine in Fm” di oggi 28 maggio è già ri-ascoltabile in podcast.
    Ospiti della puntata gli scrittori Marcello Fois (autore di “Stirpe” – Einaudi) e Andrea Frediani (autore di “Dictator. L’ombra di Cesare” – Newton Compton).
    Per ascoltare la puntata, basta cliccare qui sotto…
    http://www.rhprogrammi.com/letteratitudine/puntata%2028%20maggio/Puntata28maggio_letterattitudine.mp3

  71. Forse sarebbe più appropriato dire come “mutuante”, nel senso di scrittore della mutua. O come “mutande”, nel senso di scrittore ridotto sul lastrico a causa dei suoi scritti.

  72. A Edoardo Sanguineti.
    Addio Edoardo. grande maestro di una vita perseguita e mai trovata. Eri per me, una delle stanze, rifugio dell’anima e, finchè ci sarò, ci sarai. un’altra stella del mio firmamento. Grazie, mio Piccolo maestro.

  73. @Massimo: su Le Aziende In-Visibili. I pro sono veramente tanti, a fronte di contro che faccio fatica ad individuare. Personalmente ho fatto una esperienza faticosa ma estremamente arricchente, ciascuno dei 100 autori mi ha dato e insegnato qualcosa di importante. Inoltre la potenza di quanto realizzato è stata tale che come accennavo sopra ha ispirato diverse altre operazioni: fra queste vado particolarmente fiero della web opera, che ha portato alla realizzazione di una ventina di cortometraggi realizzati sia in Real sia in Second Life e adirittura al progetto di un film di cui il regista Adelchi Battista ha già scritto la sceneggiatura e chissà magari prima o poi vedrà la luce. E la cosa straordinaria è che tutti, gli scrittori, gli artisti cinematografici, i blogger del Metablog, con rarissime eccezioni, hanno partecipato con un entusiasmo e una generosità che hanno dell’incredibile, se si pensa alla apparente follia di tutto il progetto.
    E questo mi porta alla tua seconda domanda. Anche nella mia produzione saggistica ho avuto sempre bisogno di confrontarmi con altri: Milo Manara che ha illustrato i saggi de L’Impresa shakespeariana, i 12 amici (da Domenico De Masi per arrivare ad Enrico Bertolino) con cui abbiamo realizzato il manifesto dello humanistic management fino a Wislawa Szymborska che mi ha concesso di lavorare su sue 25 meravigliose poesie. Io amo questa dimensione collettiva e interdisciplinare. Non a caso da un anno e mezzo lavoro a un social media (ideaTRE60) il cui payoff recita: intelligenza collettiva per un mondo vitale. E’ la sintesi di ciò in cui credo e che mi trovo meglio a fare.

  74. caro Massimo

    Think Thanks, società napoletana di ricerca e comunicazione, ha chiesto a giovani tra i 20 e i 30 anni di raccontare un’esperienza culturale vissuta in prima persona. Lo ha fatto attraverso un crowdsourcing, con un avviso di partecipazione pubblicato sul suo profilo facebook. La traccia faceva riferimento al “consumo culturale” inteso come vasta gamma di comportamenti: come la visita in un museo; la visione di una pellicola; l’ascolto di un brano musicale; la lettura di un libro (giornale, fumetto rivista); la visione di uno spettacolo o di una performance artistica, di un programma televisivo, di un’opera d’arte, di una pubblicità; un mercatino o l’acquisto in un megastore. Una nozione molto ampia quindi, che non faceva distinzione tra cultura alta e bassa, e che esplicitamente faceva rientrare nei consumi culturali anche le merci.
    Sono stati selezionati 18 interventi che raccontano in modo personale situazioni vissute con intensità emotiva, che compongono il secondo numero della newsletter “Grazie del pensiero”, scaricabile su

    http://graziedelpensiero.wordpress.com/2010/05/26/grazie-del-pensiero-n-2-giovani-consumatori-di-cultura

    dove c’è pure un’analisi circostanziata dei motivi ricorrenti dei pezzi.
    A sorprenderci è stato il tenore degli interventi. Le modalità di consumo dei giovani sono sì postmoderne, cioè non costruiscono gerarchie rigidissime tra gli oggetti culturali e scivolano facilmente da un’esperienza all’altra, in un’ansia di accumulazione caotica. Ma sono la natura e la qualità delle storie raccontate a colpire: questo piccolo nucleo di under trenta chiede tantissimo alla cultura, la ritiene ancora una chiave di accesso per cogliere, se non il senso della vita, almeno la verità dell’esperienza. Libri, film, opere d’arte costituiscono ai loro occhi altrettanti strumenti di comprensione della realtà, e allo stesso obiettivo mira la ricerca di padri intellettuali, citati tra gli altri l’immancabile Pasolini, Gilles Deleuze, Ermanno Rea.
    Dove penseremmo di trovare giovani felici nel postmoderno smarrimento, nell’abbandono dei significati sostituiti dal gioco perenne dell’ironia, del citazionismo, della contaminazione, assistiamo invece a una ricerca di senso, a un tentativo di ricostruzione dell’ordine delle cose. Stanchi di una cultura vissuta come intrattenimento – categoria onnipervasiva propugnata dai soloni della società dello spettacolo – i ragazzi sono alla ricerca di esperienze che lascino tracce, segni e senso, con i quali costruire una memoria e una storia personali, al di là del presente perenne cui sembrano condannati.
    Certo, c’è un pericolo subdolo: e cioè che gli autori, consapevolmente o meno, si siano messi in scena, raccontando consumi culturali che reputano nobilitanti. Per un gustoso sberleffo verso la traccia, o magari per non fare brutta figura. Ma anche così, si dimostrerebbe che questi ragazzi una seppur parziale idea della cultura alta la possiedono e frequentano, fosse pure solo per denigrarla. La cultura postmoderna invece non è denigrabile, per evitare il rischio ha scelto di prendersi in giro da sola. E i giovani potrebbero essersi alla fine anche stufati di questa idea del divertimento perenne, dell’intrattenimento e della mancanza di serietà in ogni cosa.

  75. Massimo, permettimi due brevi interventi: uno su Edoardo Sanguineti e l’altro sul pezzo di Gianfranco Manfredi riguardo all’editoria e alla logica degli intrallazzi.
    — Ho parlato con Sanguineti a Torino dopo averlo avvicinato da ammiratore. Mi hanno davvero colpito la sua gentilezza e la sua disponibilità (umiltà, per certi aspetti). Per me era uno studioso, un intellettuale di grande spessore e coerenza, pervaso dal furore poetico.
    — Interessanti e avallabili le tesi di Gianfranco Manfredi, anche se a volte capita di costatare tra scrittori (narratori, poeti, saggisti e via dicendo), editor, critici e giornalisti delle empatie “particolari”. Non le ho chiamate cricche, bensì empatie, scaturite da interessi reciproci (interessi di scambio?).
    Ma le case editrici sono molte, sicché la speranza per un emergente più o meno talentuoso non deve morire mai. L’importante è che continui a bussare senza perdere appunto la speranza, malgrado i rifiuti o i silenzi.
    Nelle redazioni, i responsabili dicono che no, le agenzie non servono, dal momento che anche i lavori presentati dalle agenzie dovranno essere sottoposti al giudizio degli editor. Ma non le demonizzano, così come non demonizzano affatto i giudizi o le presentazioni di altri scrittori (della stessa casa editrice) o di cattedratici e altri addetti ai lavori. Già.
    Ricordo il suggerimento ricevuto, anni fa, da Mario Rigoni Stern. Ovvero: “Scrivi sempre, sulla lettera accompagnatoria, che il manoscritto è libero da mediazioni et similia”. Anni fa, ripeto.
    Senonché, nel frattempo, il mondo dell’editoria è alquanto cambiato…
    Cordialmente.

  76. Ammetto che non conoscevo granché Sanguineti, ma proverò a conoscerlo acquistandoun paio dei suoi libri la prossima volta che andrò in libreria.

  77. L’idea di Minghetti e della scrittura collettiva per realizzare un romanzo “biblico” pare anche a me molto interessante. I più sinceri Auguri!

  78. Due cose diverse sul collettivo La mente in/visibile.
    1) Io che sono pazzariello ho già preso contatti (di massimissima) con alcuni che si occupano di musica: in particolare un manager che fa anche il produttore, un musicista rock-blues, un musicista folk assai particolare.
    2) Come si scrive in compagnia? Posso dire qualcosa per quanto riguarda le MIE esperienze (teetro, narrativa, saggistica, fumetto).
    La risposta è: dipende.
    Dipende dalla sintonia che c’è tra gli autori.
    Se (stilisticamente) l’intesa è grandissima e i due stili sono sovrapponibili, si può progettare in linea di massima un piano di realizzazione e poi andare avanti ognuno per conto proprio. Ovviamente verificando spesso i materiali e scambiandosi critiche osservazioni consigli eccetera. Ma (vista l’omogeneità) non si sentiranno le cesure tra i due stili (così scrissi con Enzo Kermol il libretto satirico “No posso più de lori – 365 persone che non sopportiamo”, dove non saprei dire cosa ho fatto io e cosa lui).
    Se invece questa intesa non c’è le soluzioni sono fondamentalmente tre:
    1) si scrive tutto insieme frase per frase e parola per parola (così con Riccardo Fortuna realizzammo una commedia dialettale in triestino, tra l’altro andata assai bene e con lo psichiatra Peppe Dell’Acqua il saggio sulla schizofrenia FUORI COME VA, appena riedito da Feltrinelli),
    2) uno scrive la prima rapida stesura e l’altro la amplia (così scrissi con Stefano Tuvo un racconto di fantasy, dopo aver concordato la trama io buttai giù la fase iniziale e lui l’arricchì),
    3) si esalta la differenza stilistica mantenendola (ad esempio con un romanzo epistolare, come mi accadde con un libro per ragazzi scritto col greco Vagelis Iliopoulos).

  79. Saluto Stefano Fedele, che è intervenuto dietro mio invito (dopo che mi ha illustrato il progetto “Think Thanks”). Per chi volesse saperne di più, può chiedere a Stefano direttamente qui (o può rintracciarlo via Facebook).

  80. @ Luciano Comida
    Grazie per il tuo nuovo intervento, caro Luciano. Sono d’accordo con te. E io – come tutti sanno – sono un grande promotore della condivisione, anche (e soprattutto) con riferimento all’arte e alla scrittura in particolare.
    In fondo, per me, questo blog non è altro che un esempio concreto di scrittura collettiva.

  81. Caro Massimo (a parte che una volta o l’altra…sperabilmente la prima e non la seconda…dovremmo pure incontrarci),
    anche a me piace tantissimo collaborare.
    Ovviamente dipende da chi. Però con gli ani ho imparato che anche persone sgradevoli e da me lontanissime da ogni punto di vista possono risultare (dal punto di vista creativo) utili.

  82. Caro Luciano, ancora una volta d’accordissimo con te.
    E… ehm… il refuso del tuo precedente commento è troppo divertente.
    Mi sa che non lo correggerò…
    🙂

  83. Lo vedo adesso, il refuso…
    Hai fatto bene a non correggerlo: rido.
    (E rider dei propri errori…a meno di non essersi sfracellati o di non aver buttato sotto qualcuno con l’auto…è davvero uno spasso)

  84. Gli amici del Premio Napoli mi hanno scritto chiedendomi di contribuire a dare visibilità agli esiti finali di questa nuova edizione del premio.
    Lo faccio con vero piacere, nei commenti a seguire…

  85. Nel cuore di Montesanto, al Museo Nitsch in Vico Lungo Pontecorvo, sabato 29 maggio sono stati annunciati i vincitori del Premio Napoli 2010. Dopo la Sanità e Pizzofalcone, il Premio Napoli dedica la sua cinquantaseiesima edizione al territorio di Montesanto, nel centro storico della città.
    Per un mese, da ottobre a novembre, la Fondazione Premio Napoli andrà in molti luoghi di Montesanto, come ad esempio la Cumana, la Confraternita dei Pellegrini, la Mensa dei Bambini di Montesanto, le scuole, provando a costruire una rete tra chi in questo territorio lavora quotidianamente.
    Nella seconda fase del Premio, le due terne dei libri vincitori sono poste alla valutazione di una Giuria di lettori, comunità sempre più ampia – ad oggi oltre 2000 persone – organizzata in Comitati diffusi localmente, in Italia e all’estero: in autunno, la Giuria dei lettori esprime la propria preferenza e decreta, così, i due Premio Napoli – Libro dell’Anno per la letteratura italiana e straniera.
    La manifestazione conclusiva del Premio Napoli a Montesanto si svolgerà nella mattinata di sabato 6 novembre.

  86. I vincitori del Premio Napoli 2010.

    Sezione Letteratura Italiana
    :

    Sergio De Santis, “Nostalgia della ruggine” (Mondadori)
    Benedetta Tobagi, “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi)
    Emanuele Trevi, “Il libro della gioia perpetua” (Rizzoli)

    Il Premio Napoli Speciale per questa sezione va a Michele Sovente, il cui ultimo libro è “Superstiti”, Edizioni San Marco dei Giustiniani.

  87. PREMI SPECIALI del Premio Napoli 2010

    La Fondazione Premio Napoli ha attribuito i Premi Speciali 2010 ai Musicisti di strada in memoria di Petru Birladeanu, e all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

    Musicisti di strada: Il 26 maggio 2009 nella stazione della Cumana, a Montesanto, moriva Petru Birladeanu, un suonatore di fisarmonica che proponeva la sua musica nelle vie di Napoli. Viveva di pochi soldi, come tutti gli artisti di strada. Era un rom, figlio del vento, di nazionalità rumena. Portava in giro le note del suo popolo, le offriva a spettatori di culture differenti, in un ideale mondo senza frontiere. Petru è stato assassinato durante lo scontro in strada tra killer di clan camorristici rivali, colpito da un proiettile vagante. Gli autori del raid sono stati tutti identificati.
    Altri artisti, con il violino o la fisarmonica in spalla, continuano oggi a diffondere le stesse note e la stessa arte nelle piazze, sugli autobus e nei vagoni della metropolitana, ambasciatori e messaggeri globali di una cultura che parla la lingua universale della musica: anche a Montesanto, cuore di una città che accompagnò con indifferenza l’agonia di Petru ma che di quella indifferenza è riuscita a provare orrore e vergogna, ritrovando la dimensione della sua umanità.

    Premiamo le molteplici attività dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in occasione del suo 35° compleanno.
    Originale invenzione culturale dell’avvocato Gerardo Marotta, l’Istituto è riuscito a creare un’attività che ha posto la città di Napoli al centro d’interessi culturali europei e mondiali.
    E allo stesso tempo, con le sue scuole estive, ha portato la sua presenza in molti luoghi della regione.
    In tempi sempre più difficili per istituzioni del genere, ci è sembrato necessario rimarcarne l’importanza; l’importanza di chi lavora quotidianamente ad un progetto che è insieme culturale e civile.

  88. LE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA TECNICA PER I SEI LIBRI VINCITORI.

    SEZIONE LETTERATURA ITALIANA

    Sergio De Santis, “Nostalgia della ruggine” (Mondadori)
    Benedetta Tobagi, “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi)
    Emanuele Trevi, “Il libro della gioia perpetua” (Rizzoli)

    Il Premio Napoli Speciale per questa sezione va a Michele Sovente, il cui ultimo libro è “Superstiti”, Edizioni San Marco dei Giustiniani.

    DE SANTIS: Davide da tempo ha lasciato la sua città, una città antica, fitta fitta di memoria stratificata, in non è difficile riconoscere Napoli. E se adesso vi fa ritorno è solo per vendere una casa che sta in cima a un vicolo che è lì lì per sbriciolarsi: è la casa della sua infanzia. E allora come adesso è tutto un pullulare di barbari. Di persone che hanno le loro abitudini, alle quali mai rinuncerebbero, e per le quali il vicolo corrisponde al cosmo. La descrizione dei barbari, la capacità di Davide di relazionarsi a loro senza inutili moralismi e usando le loro stesse armi (in una parola: la violenza) sono una vera novità di questo romanzo. D’altronde, Davide sente di essere anche lui un barbaro del vicolo:un barbaro mezzosangue, un meticcio, figlio di un barbaro per vocazione e di una nobildonna decaduta ammalata di accidiosa malinconia.
    Si capisce presto che la vendita della casa è solo un pretesto.
    Semplicemente Davide ha intuito di essere ³incappato in un mulinello della
    vita. E la vita significa destino, memoria, spazio geografico ed urbano, e
    soprattutto tempo.
    In questo romanzo il tempo gronda: tempo corroso, sfatto, polverizzato,
    arrugginito, per l’appunto. Ma questo tempo ha sempre il suo correlativo
    oggettivo nella città, mai nominata, ma sempre indubitabilmente Napoli.

    TOBAGI: “Ci sono libri che nascono da un’urgenza fuori dal comune. Questo di Benedetta Tobagi nasce dal cuore insanguinato della nostra storia recente, dall’attentato terroristico che il 28 maggio 1980, esattamente trenta anni fa, stroncò la vita di suo padre Walter, giornalista del Corriere della Sera. Sul suo corpo quel giorno si piega una bambina di tre anni che da allora ha cercato di capire quello che era successo. Ha provato il dolore oscuro dell’orfana, misurato l’intimità del vuoto familiare, ascoltato parole incomprensibili da dietro una porta e poi via via, crescendo, interrogato chi poteva ricordare, sfogliato annate di giornali ingialliti, consultato centinaia di documenti dimenticati e incomprensibili anch’essi, ormai. Il libro che ne risulta è emotivamente teso, non cela nessuna traccia di coinvolgimento personale, esibisce la ferita che lo ha generato. Ma al tempo stesso è mirabilmente lucido, tenacemente analitico, capace di mettere in discussione ricostruzioni approssimative e oleografie interessate. Al punto da consegnarci una delle letture più utili di quegli anni terribili dei quali, con un equilibrio tanto più miracoloso considerando il sentimento che lo muove, Benedetta Tobagi restituisce tutte le generosità, gli errori, gli esiti tragici”.

    TREVI: “Il libro della gioia perpetua, il romanzo di Emanuele Trevi, contiene un segreto, che naturalmente non si può svelare senza tradirlo. Diciamo però che l’Io narrante della storia assomiglia molto a Trevi stesso. Uno scrittore difficilmente collocabile in una corrente letteraria, un critico letterario con grande acume filosofico, un uomo dalla cultura tanto vasta quanto poco esibita. “Ho coltivato da sempre, sin dall’infanzia”, dice di sé, “due immensi poteri: il potere di mentire e il potere di assentarmi”. Questo giovane uomo, peroprio a Npoli, farà un incontro sorprendente. Si pensa, leggendo questo libro, perché finalmente siamo di fronte a una scrittura che pensa”.

    SOVENTE: Come vertiginose testimonianze apparse dopo l’attrito con una catastrofe, i versi di Sovente esprimono il naufragio della storia e delle sue configurazioni linguistiche presso un inesorabile arcipelago di contaminazioni. ” E’ necessario portare – scrive – il peso delle offese/ se si vuole/ far parte di un qualsiasi/disegno e discorso.” Gli echi e le tracce che vagano in questo territorio come “Zone di rischio” impastano i percorsi della memoria in una scansione fisiologica, quasi in una seconda natura che fa dei propri paesaggi i ruderi di un’introspezione tellurica. Ma proprio perché colma di frane e detriti che ne spalancano l’orizzonte, questa spoglia tessitura di lingue e stagioni diverse ci svela, come quella di Penelope, la dissoluzione notturna della propria trama, lasciando alla grandezza del poeta che canta sul ciglio del vortice la “Sussultoria salmodia delle dune”, lo sguardo immenso e stupito del superstite.

  89. LE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA TECNICA PER I SEI LIBRI VINCITORI.

    SEZIONE LETTERATURA STRANIERA


    Lawrence Osborne, “Bangkok” (Adelphi)
    Amos Oz, “Scene dalla vita di un villaggio” (Feltrinelli)
    Alex Ross, “Il resto è rumore” (Bompiani)

    Il Premio Napoli Speciale per questa sezione va a Nathan Zach, il cui ultimo libro è Sento cadere qualcosa, Einaudi.

    È difficile che le parole possano competere con le luci, i colori, le atmosfere di Bangkok. Eppure Lawrence Osborne vince questa sfida quasi impossibile regalando alla scrittura una capacità di seduzione fuori dall’ordinario. Il lettore gode della scrittura come si assapora un frutto o ci si inebria di un profumo. “Bangkok” di Lawrence Osborne è un irresistibile invito al viaggio e anche il ritratto realistico e fantastico di una città che, a dispetto delle insidie della globalizzazione, rimane orgogliosamente unica.

    Il villaggio di Amos Oz è un deposito di storie. Ogni storia è a sua volta un intreccio di tante altre storie. Sono i luoghi interni al villaggio, le case, le strade, le panchine; sono gli oggetti, oltre che gli esseri viventi, gli appigli delle storie. Gli abitanti del villaggio sono essi stessi dei palinsesti di storie. E sono tutte storie indecifrabili, misteriose, epifaniche. Accadono, e non si sa come né perché. Un ospite inatteso, un vecchio sopravvissuto alla politica del suo partito, un ragazzo che vuole scrivere un romanzo, una zia che aspetta un nipote che non arriva, una casa che è un labirinto scavato dal tempo: tutto questo, e tanto ancora, senza senso apparente, fa villaggio. Amos Oz cattura le ossessioni, le incertezze, i sogni, il non detto e il non dicibile, di un villaggio che ha la dimensione piccola, e grande insieme, che gli dà l’atto stesso del raccontare.”Scene dalla vita di un villaggio” (Feltrinelli) ha un titolo naturalistico. Ma il naturalismo è evocato, da Amos Oz, solo per essere inquietato e smentito. Conta comunque la scrittura, in questo libro: lo stile inconfondibile di un grande maestro della narrativa contemporanea.

    ROSS: Uno dei più bei libri tradotti in italiano nel 2009 è un’opera indefinibile. Si presenta come un voluminoso (quasi 900 pagine) saggio sulla musica del XX secolo, ma è soprattutto la straordinaria narrazione di un secolo (che alcuni hanno voluto chiamare “Breve”) terribile ma culturalmente ricco, ancora assai confuso e indecifrabile ai nostri occhi troppo vicini. Al di là del fatto che si divorano le pagine come fosse un romanzo d’avventure, la grande qualità letteraria di questo libro dimostra ancora una volta che, come sosteneva Winfried Georg Sebald, solo la letteratura riesca a dipanare il groviglio dei fatti di un secolo quanto mai contraddittorio, doloroso e inquietante.
    Lo stile letterario possiede la forza di penetrare, e in parte chiarire, una miriade di fatti che necessitano di un ordine per essere raccontati. Alex Ross è dal 1996 il critico musicale del “New Yorker”, una rivista che si è sempre distinta per l’alto livello letterario e la raffinatezza dei testi pubblicati. In questa palestra, com’è accaduto a molti altri saggisti assai noti, si è formato e affinato Ross, portando in dote dei solidi studi di Storia europea e Letteratura fatti ad Harvard, uniti a un’eccellente preparazione musicale (studi di pianoforte, oboe e composizione).


    Quasi a dimostrare che ciò che conta in un uomo non è l’idea, ma la profondità in cui è radicata, tutta la poesia di Zach riecheggia del suono ampio e segreto di un consuntivo. Tanto, che se si dovesse paragonarla a un movimento musicale bisognerebbe descriverla come una “fuga” che si sforza di evocare la sostanza quotidiana di tutto, anche delle possibilità inespresse. La sua opera cioé contempla simultaneamente lo sforzo che è costretta compiere ogni incarnazione e i prezzi che essa deve pagare all’emorragia dell’esistere. Così da fargli scivere di se stesso : “Io sono un romantico amarissimo./ Quando sono con me, un romantico caldissimo./ Quando sono con gli altri, un romantico freddissimo.” Questo suo ironico struggimento, che con la modestia delle proprie tonalità colloquiali scioglie ogni retorica nel flusso della riflessione, si esprime in una lingua cristallina che tocca le radici dello smarrimento quotidiano. E attraverso un esercizio di trattenuta pietà ci guida verso l’ascolto di quello spazio irrisolto che scorre sotto traccia nelle vite e alimenta la concretezza dei sogni.

  90. Giuria tecnica del Premio Napoli 2010

    Giorgio Amitrano, Antonella Anedda, Gianni Bonina, Rosaria Capacchione, Gaetano Cappelli, Francesco Cataluccio, Andrea Graziosi, Salvatore Silvano Nigro, Claudio Piersanti, Isaia Sales, Marino Sinibaldi, Luigi Trucillo, Giovanna Zucconi. Silvio Perrella, presidente Fondazione Premio Napoli.

    Giorgio Amitrano (Jesi, 31 ottobre 1957) orientalista e traduttore, esperto di lingua e letteratura giapponese. Attualmente professore ordinario di Lingua, cultura e letteratura giapponese moderna e contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studio L’Orientale di Napoli.
    È traduttore in italiano delle opere di Banana Yoshimoto e Haruki Murakami; ha anche tradotto romanzi di Yasunari Kawabata e Yasushi Inoue. Per il suo lavoro, ha vinto nel 2008 il Premio Grinzane Cavour per la traduzione e il XII Premio Noma Bungei. Vice direttore della rivista Poetica, dal 2004 scrive per il mensile di arte figurativa e letteratura Paragone. Collabora con CorSera, Repubblica, manifesto, Alias, L’indice e Nuovi argomenti.

    Antonella Anedda Angioy saggista, traduttrice e poetessa.
    Tra i suoi saggi: Cosa sono gli anni (Fazi), La luce delle cose (Feltrinelli), La lingua disadorna (L’Obliquo), Fazzoletti. La traduzione del testo poetico (Marcos y Marcos), S come solitudine (Donzelli), Nomi distanti (Empiria). Ha tradotto poesie e prose di autori anglofoni, e pubblicato raccolte di versi. Insignita del Premio Napoli.


    Gianni Bonina, giornalista, scrittore, saggista vive a Catania. Ha fondato e diretto fino alla chiusura il magazine letterario Stilos.
    Ha pubblicato il romanzo Busillis di natura eversiva, i racconti L’occhio sociale del basilisco, il reportage L’isola che trema (Avagliano, 2006; Premio Alvaro 2007), il libro-inchiesta Il fiele e le furie, saggi letterari I cancelli di avorio e di corno (Sellerio, 2007), Maschere siciliane (Aragno, 2007; Premio Adelfia 2007) e Il carico da undici. Le carte di Andrea Camilleri (Barbera, 2007; in una nuova edizione accresciuta con il titolo Tutto Camilleri, 2009). Per il teatro ha scritto Ragione sociale (Premio Pirandello 2000) e I buoni siciliani. Ha curato l’inedito di Serafino Amabile Guastella Due mesi in Polisella (Lombardi, 2000).


    Rosaria Capacchione, nata a Napoli nel 1960, vive e lavora a Caserta. Praticante giornalista nel 1980 con la testata locale “Il Diario”, diventa professionista nel 1983. Dopo una brevissima esperienza al “Giornale di Napoli”, arriva a “Il Mattino” nel 1985. Presso le redazioni di Caserta e Napoli si occupa di cronaca nera e giudiziaria, in special modo di inchieste e processi di camorra.
    Ha collaborato con il Times e per Bur-Rizzoli, nel 2008 ha pubblicato “L’oro della camorra”, giunto alla quarta edizione. A causa del suo lavoro di cronista di giudiziaria e per la sua attività contro la camorra, è stata negli anni più volte minacciata di morte e per questo, allo stato attuale, è costretta a vivere sotto scorta. Per la sua attività professionale le sono stati assegnati importanti riconoscimenti, tra cui: Premio Coraggio 2009, Premio “Elsa Morante” per l’impegno civile, Premio Nazionale “Paolo Borsellino”, Premio “Napoli” 2008.


    Gaetano Cappelli vive a Potenza. Nel 1982, ha scritto saggi sulla musica rock e minimal, come Minimal trance music ed elettronica incotta, successivamente ha curato le edizioni di scrittori come Jean Paul e Adelbert von Chamisso.
    Nel 2008 ha vinto il Premio Letterario Libero Bigiaretti e il Premio Speciale dell’Università degli Studi di Camerino con il volume Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino aglianico nel mondo. Sempre nel 2008 ha vinto il premio internazionale John Fante con “Parenti lontani” e nel 2009 l’Hemingway con La vedova, il santo e il segreto del pacchero estremo. Ricordiamo inoltre Febbre (Mondadori 1989), Mestieri sentimentali (Frassinelli 1991), I due fratelli (De Agostini 1994), Errori (Mondadori 1996).

    Francesco M. Cataluccio, nato nel 1955 a Firenze dove si è laureato in Filosofia nel 1981. Dal 1983 al 1986 ha fatto gli studi di dottorato presso l’Istituto di studi letterari di Varsavia. Nel 1987 ha soggiornato a Parigi.
    Ha curato la costituzione dell’archivio “Polonia” e “Cecoslovacchia” della Fondazione Feltrinelli di Milano. Ha diretto la Bruno Mondadori e la Bollati Boringhieri). E’ autore, tra l’altro di Immaturità. La malattia del nostro tempo (Einaudi, 2 edizioni), tradotto in spagnolo e polacco. Ha curato e introdotto il volume delle opere complete di Bruno Schulz, Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni (Einaudi, Torino 2001 e Siruela, Madrid, 2008). Collabora al supplemento domenicale del Sole24Ore.

    Andrea Graziosi, nato a Roma nel 1954, insegna Storia contemporanea all’Università di Napoli ed è presidente della Società Italiana per lo Studio della Storia contemporanea (SISSCo). Fra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo L’ Urss di Lenin e Stalin. Storia dell’Unione Sovietica, 1914-1945 (Il Mulino) e L’università per tutti. Riforme e crisi del sistema universitario italiano (Il Mulino).

    Salvatore Silvano Nigro, siciliano, è nato nel 1946 e attualmente insegna Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha insegnato alla New York University, alla Sorbonne e all’École Normale Superiéur di Parigi. È direttore editoriale della casa editrice Sellerio. Tra le sue pubblicazioni: “Le brache di San Griffone” (1983), “La tabacchiera di don Lisander” (1996). Ha collaborato alla Letteratura italiana diretta da Alberto Asor Rosa.

    Claudio Piersanti è nato nel 1954. Laureatosi in Filosofia a Bologna, attualmente vive tra Roma e le Marche. A lungo giornalista scientifico (si è occupato prevalentemente di tematiche legate alla neurobiologia), è anche autore di sceneggiature cimematografiche (ha lavorato soprattutto con Carlo Mazzacurati) e di un libro a fumetti, Stigmate, scritto con Lorenzo Mattotti. Ha pubblicato (con Feltrinelli) Casa di nessuno (1981), L’amore degli adulti (1989, edizione ampliata 1998), Gli sguardi cattivi della gente (1992), Luisa e il silenzio (1997, premio Viareggio-Repaci, Vittorini-Siracusa e “diario della settimana”), Charles (2000), L’appeso (2000), Il ritorno a casa di Enrico Metz (2006).

    Isaia Sales (Pagani – Salerno – 20 agosto 1950) laureato in Filosofia, è stato uno dei dirigenti politici più impegnati nella lotta alla camorra: a questo tema era dedicato il suo primo libro, La camorra le camorre del 1988. Dopo Leghisti e sudisti (1993), venne eletto deputato tra le file del Partito Democratico della Sinistra nel 1994 e confermato al termine delle elezioni politiche di due anni dopo. Fu sottosegretario al Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica durante il primo governo Prodi. Del 1999 è la sua terza opera, Il sud al tempo dell’euro. Una nuova classe dirigente alla prova. Nel 2003 pubblicò il testo Riformisti senz’anima. La Sinistra, il Mezzogiorno, gli errori di D’Alema. La sua ultima fatica letteraria è Le strade della violenza. Malviventi e bande di camorra a Napoli (2006) che ha vinto il Premio Napoli Libro dell’Anno per la sezione di Saggistica.

    Marino Sinibaldi (Roma, 1954) è un giornalista, critico letterario e conduttore radiofonico italiano. È ideatore e conduttore della trasmissione Fahrenheit su Rai Radio 3 e vicedirettore dei programmi radiofonici Rai. Ha co-fondato la rivista “Linea d’ombra” e pubblicato Pulp. La Letteratura nell’era della simultaneità (Donzelli, 1997) e È difficile parlare di sé. Conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi (Einaudi 1999)

    Luigi Trucillo, nato a Napoli, è autore di Navicelle (Cronopio, 1995), Carta mediterranea (Donzelli, 1997), Polveri, con illustrazioni di Lino Fiorito (Cronopio, 1998), Le amorose (Quodlibet, 2004), Lezione di tenebra (Cronopio, 2007) premio Lorenzo Montano 2008, Darwin (Quodlibet 2009), con cui ha vinto il Premio Napoli per la poesia 2009. Una selezione delle sue poesie è stata tradotta in danese e in tedesco.
    Giovanna Zucconi Scrive di cultura sulla “Stampa” e sull'”Espresso”. E’ autrice e conduttrice di “Sumo”, trasmissione di attualità e dibattito di Radiodue, ormai alla quarta stagione. Ha ideato e diretto per Feltrinelli “Effe”, la rivista di libri a più ampia diffusione in Italia, lettura di culto per decine di migliaia di appassionati. In televisione ha lavorato a “Diritto di replica”, condotto su RaiSat la primissima coproduzione con il canale culturale europeo Arte nonché molte ore di diretta da festival italiani e stranieri, ma è nota soprattutto per l’esperienza di “Pickwick” con Alessandro Baricco, su Raitre nel 1994.

    Da un paio di anni tiene una seguitissima rubrica di libri all’interno della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”. Ha ideato e recentemente condotto su Rai Tre il programma culturale “Gargantua”. Ha inoltre condotto alcune delle serate di premiazione del Premio Napoli negli ultimi anni.

    Silvio Perrella, presidente della Fondazione Premio Napoli, è nato a Palermo nel 1959. Vive e lavora a Napoli. E’ autore di Calvino (Laterza, 1999), di Fino a Salgareda. La scrittura nomade di Goffredo Parise (Rizzoli, 2003) e di Giùnapoli (Neri Pozza, 2006). Ha curato e introdotto il Meridiano Mondadori dedicato a Raffaele La Capria. Per Adelphi si sta occupando dei libri di Goffredo Parise. Collabora prevalentemente a L’Indice e a Il Mattino.
    L’aspetto militante della ricerca di Silvio Perrella si rintraccia nello studio condotto negli ultimi vent’anni intorno ai due grandi maestri dell’antitotalitarismo, Camus e Orwell, che Perrella ‘porta’ in Italia, in particolare attraverso la curatela di due opere, Il ventre della balena di George Orwell e L’estate e altri saggi solari di Albert Camus, pubblicate entrambe da Bompiani.

  91. Grazie Amelia, lo so che la mia è la più interessante, anche se non possiamo dirlo per correttezza.

  92. ho letto anch’io le interviste. la più interessante è……..
    non posso dirlo per correttezza. 🙂

  93. Sanguineti , uomo di grande sottigliezza ed inventiva, ha restituito pienezza e freschezza al linguaggio poetico. Egli ha concepito come necessaria l’ oralità nella lettura, che non è mai esercizio muto e solipsistico. Ha composto dei rap con Liberovici, proprio grazie al suo usare la parola come strumento vocale e ha trasferito con Ronconi l’ ORLANDO FURIOSO da testo letterario a forma del cantare.
    Mi piace ricordare questi suoi versi ( da POSTKARTEN):
    ” Ho insegnato ai miei figli…che tutti gli uomini sono straordinari
    e che di un uomo sopravvivono, non so,
    dieci frasi forse (mettendo tutto insieme: i tic,
    i detti memorabili, i lapsus)
    e questi sono i casi fortunati.
    L’ ultimo ricordo di lui è di quando è stato ospite da Fazio, disponendosi all’ intervista con grande spirito e con ancora più grande umiltà.
    Grazie per l’attenzione.
    Luciana Prisciandaro

  94. Gli amici dell’Ufficio Stampa di Minimum Fax mi mandano il comunicato relativo all’iniziativa “I LIBRI SULLA LIBERTÀ”.
    Lo pubblico nei commenti a seguire…

  95. IN LIBRERIA I LIBRI SULLA LIBERTÀ
    Una iniziativa congiunta di editori, scrittori e librai


    Aumentano le adesioni all’iniziativa READING DI LIBRI SULLA LIBERTÀ NELLE LIBRERIE ITALIANE che vede per la prima volta insieme un grandissimo numero di editori e librai reagire ad una legge la cui approvazione limiterebbe fortemente la libertà di stampa e il diritto all’informazione dei cittadini.
    Tra gli editori che hanno aderito si sono aggiunti Sandro Ferri e Sandra Ozzola (Edizioni E/O), Mario Desiati (Fandango), Vito Fracchiolla (Edizioni San Paolo), Luigi Spagnol (Ponte alle Grazie), Oliviero Ponte di Pino (Garzanti), Renzo Guidieri (Bollati Boringhieri); mentre oltre ai numerosi librai sparsi in tutta Italia si sono aggiunte le librerie FNAC e le Librerie Paoline.
    Di seguito l’elenco aggiornato ad oggi.

  96. La manifestazione che durerà per tutta la settimana – dal 31 maggio al 6 giugno – è partita oggi alle ore 17.00 al Teatro Quirino di Roma e vedrà la partecipazione di editori ed autori che leggeranno e commenteranno letture sulla libertà di stampa, prese da autori diversi tra loro, da Elsa Morante a John Stuart Mill, da Robert Walser e Indro Montanelli.
    Tra i partecipanti Corrado Augias, Carlo Bernardini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Guido Crainz, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Alessandro Pace, Antonio Pascale, Christian Raimo, Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Chiara Valerio.

  97. Hanno condiviso l’iniziativa finora:

    I LIBRAI

    Fabio Masi – Ultima Spiaggia – Ventotene
    Cossavella – Ivrea
    Libreria Pisanti – Napoli
    Librerie Coop
    Libreria Vesuvio Libri – San Giorgio a Cremano
    Nicoletta Maldini Libreria Trame – Bologna
    Libreria la Bibliofila – san Benedetto del Tronto (AP)
    Libreria Carnevali – Foligno
    Il caffè letterario – Bergamo
    Rodrigo Dias – Croce – Roma
    Edoardo Scioscia – libreria MEL e delle librerie Libraccio
    Luigi L. Licci – Libreria Gulliver – Verona
    Sonia Galli – Libreria Fahrenheit – Piacenza
    Libreria Colombre – Erba
    Giovanni Pelizzato – La Toletta
    Martin Alber. – Libreria Buchgemeinschaft – Merano
    A. Maria Veronesi – La Goliardica – Urbino
    Libreria CUEU delle Edizioni QuattroVenti- Urbino
    Pier Franco Fadda – Libreria Mondadori – Nuoro
    Fabio Caccia – La passeggiata librocaffè – Genova
    Libreria Atene – Imperia
    Libreria Nutrimenti – Napoli
    Paolo Spinello e Eleonora De Agostini – Libreria Apogeo – Adria
    Maurizio Mecozzi – Libreria Ven.pr.ed – Marino
    Battistina Delle Piane – Libreria Libro Più – Genova
    Alberto Ottieri – MelBookstore e Librerie Ubik
    Martino Montanarini – Giunti al punto
    Carlo Feltrinelli – Feltrinelli
    Maria Laterza – Laterza Bari
    Piera d’Annunzio e Armando Sanguini – le Librerie associate Pergamon e L’altra Pergamon – Roma
    Pieranna Margaroli – Libreria Margaroli Snc – Verbania
    Libreria minimum fax – Roma
    Ugo Cundari – Libreria Loffredo – Napoli
    Giorgio Pignotti – Libreria Rinascita – Ascoli Piceno
    Lucia Re – Il seme – Roma
    Pasquale Iacobino – Libreria Claudiana – Firenze
    Francesca Boragno – Libreria Boragno – Busto Arsizio – Varese
    Lavinia Ciuffa – Open Door Bookshop – Roma
    Volpe Antonio – LibriAmo – Santeramo in Colle (BA)
    Enza Campino – Libreria Tuttilibri-Mondadori – Formia
    Riccardo Campino – Libreria dei Sette-Mondadori – Orvieto
    Piera Dattena – Libreria – Cagliari
    Libreria Voltapagina – Mondadori – Roma
    Tiberio Sarti – Mondadori
    Libreria Bonanzinga – Messina
    Libreria Trovalibri – Renato Tacini
    Liberia Modernarieti – Rieti
    Libreria Modusvivendi – Palermo
    Librerie FNAC
    Librerie Paoline
    Libreria dell’Arco – Matera

  98. Hanno condiviso l’iniziativa finora:
    GLI EDITORI

    Marco Zapparoli – Marcos y Marcos
    Salvatore Cannavò – Edizioni Alegre
    Della Passarelli – Sinnos Editrice
    Giuseppe Russo – Neri Pozza
    Manuel Kromer – Claudiana
    Antonio Sellerio- Sellerio
    Cecilia Palombelli – Viella Editore
    Giannino Stoppani
    Gianni Giorgi – Garage960 Ed.
    Ada Carpi e Andrea Palombi – Nutrimenti srl
    Danco Singer – Motta on line
    Carlo Feltrinelli – Feltrinelli
    Luigi Brioschi – Longanesi
    Agnese Manni – Manni editore
    Ugo Magno – Mesogea
    Stefano De Matteis – Ancora del Mediterraneo
    Paolo Mieli – Rcs Libri
    Bruno Mari – Giunti
    Davide Musso – Terre di Mezzo Editore
    Giulio Milani – Trans Europa Edizioni
    Francesco Aliberti – Aliberti Edizioni
    Massimo Vitta Zelman – Skira
    Maria Grazia Mazzitelli – Salani
    Daniela Di Sora – Voland
    Luca Formenton – il Saggiatore
    Lorella Fontanelli – Epika Edizioni
    Fandango Edizioni
    Carmine Donzelli – Donzelli
    Marco Tropea – Marco Tropea editore
    Edizioni Ambiente – VerdeNero
    Lorenzo Ribaldi – Nuova Frontiera
    Ginevra Bompiani Nottetempo
    Elvira Zaccagnino – Edizioni La Meridiana
    Riccardo Bassani – Edizioni Gorée
    Pietro Biancardi – Iperborea
    Daniele Olschki – Leo S. Olschki
    Annamaria Malato – Salerno Editrice
    Lillo Garlisi – Melampo Editore
    Matteo Fago – L’Asino d’oro edizioni
    Gaspare Bona -Instar Libri
    Cooperativa Universitaria Catanese di Magistero
    Elido Fazi – Fazi Editore
    Lorenzo Fazio – Chiarelettere
    Giovanni Carnevali – Editoriale umbra
    Agostino Quadrino – Garamond
    Mario Argiolas – Cuec Editrice
    Antonio Napolitano – Agenzia Libraria Editrice
    Sandro Ferri e Sandra Ozzola – Edizioni E/O
    Vito Fracchiolla – Edizioni San Paolo
    Luigi Spagnol – Ponte alle Grazie
    Oliviero Ponte di Pino – Garzanti
    Ediesse edizioni
    Renzo Guidieri – Bollati Boringhieri

  99. A Trieste nulla.
    Vedo con soddisfazione che, tra gli editori, c’è la casa editrice valdese (Claudiana): sulla libertà abbiamo una lunga lunga lunga storia da raccontare, anche perchè per secoli la pagammo a carissimo prezzo sulla nostra pelle e sulla nostra carne.
    “Pelle e carne” nel vero senso della parola: il fuoco dei roghi brucia.

  100. Il poeta Sanguineti ci ha lasciato il suo esempio e le sue parole.
    Lo voglio ricordare per me, per noi che lo abbiamo ri-conosciuto anche nelle sue asperità.

    nel mio blog avevo scritto poche parole.

    Bello il progetto di M. Minghetti…non lo raggiungerò, ma è bello sognare.

    ciao Massimo

  101. ne approfitto anch’io per lasciare un saluto alla memoria di Sanguineti. immagino che sarebbe stato tra i partecipanti della manifestazione di cui sopra.

  102. wikipedia italia, ne parla così…


    FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA

    La Festa della Repubblica italiana è la principale festa nazionale italiana. Viene celebrata il 2 giugno a ricordo della nascita della Repubblica.

    L’emblema della Repubblica Italiana. Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne, infatti, il referendum istituzionale indetto a suffragio universale con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l’Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.

    Il 2 giugno celebra la nascita della nazione, in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della Presa della Bastiglia) e al 4 luglio statunitense (giorno in cui nel 1776 venne firmata la dichiarazione d’indipendenza).

    In tutto il mondo le ambasciate italiane tengono un festeggiamento cui sono invitati i Capi di Stato del Paese ospitante. Da tutto il mondo arrivano al Presidente della Repubblica italiana gli auguri degli altri capi di Stato e speciali cerimonie ufficiali si tengono in Italia.

    Prima della fondazione della Repubblica, la festa nazionale italiana era la prima domenica di giugno, anniversario della concessione dello Statuto Albertino.

    Con la legge 5 marzo 1977, n.54, soprattutto a causa della congiuntura economica sfavorevole, la Festa della Repubblica fu spostata alla prima domenica di giugno. Solamente nel 2001 su impulso dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il secondo governo Amato, con la legge n. 336 del 20 novembre 2000, riportò le celebrazioni al 2 giugno che divenne nuovamente festivo.
    ***
    continua qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_della_Repubblica_italiana

  103. Per wikipedia, la Festa della Repubblica italiana è la principale festa nazionale italiana.
    Secondo voi, noi italiani la percepiamo davvero così?

    Se avete tempo e voglia possiamo discuterne qui, ne “La camera accanto”.
    In ogni caso… buon 2 giugno a tutti voi!

  104. Da pochi, da quelli che ancora se lo ricordano!
    A scuola abbiamo lavorato su questa tematica, partendo dal 17 marzo scorso, Giornata dedicata all’identità Nazionale.
    Spero che i miei alunni di oggi siano cittadini responsabili e partecipi della società di “domani”!

  105. Credo che gli italiani, tutti noi italiani, dovremmo cominciare ad apprezzare di più questa festa della Repubblica.
    Dovrebbe essere la festa di tutti gli italiani.

  106. che senso avrebbero le altre feste Nazionali se la Monarchia avesse superato il Referendum (visti anche i comportamenti etico morali degli epigoni dinastici)? Sì il 2 giugno, è la nostra vera Festa nazionale (anche perchè nessun gruppo può sentirsi offeso dalla celebrazione), le altre trovano valore per gli effetti del 2 Giugno 1948.

  107. L’Italia sta attraversando un periodo di profonda oscurità – nelle alte sfere si citano pubblicamente i diari di Mussolini e si denigra “Gomorra” di Saviano. Si aggrediscono i gay. Si disprezzano le donne divenute oggetto di “utilizzazione finale”, e assistiamo alla rinascita d’un maschilismo che ha fatto parte della storia e dei modelli culturali del Novecento italiano, rappresentato emblematicamente in tutta la propria miseria dal fascismo. Si disprezza dunque la parte più delicata di noi stessi, la parte creatrice e rigeneratrice di noi stessi. Si schernisce così l’intera arte e la bellezza. Buona parte del Nord è territorialmente in mano ai leghisti che denigrano il Sud e l’Unità d’Italia. E abbiamo in casa un altro stato, il Vaticano, che sta vivendo uno dei periodi più cupi della sua storia moderna.
    Nuovi razzismi e nuove narcosi di massa. Si dovrebbe percepire il nostro essere indistintamente tutti figli della stessa Madre Terra, abitanti d’un pianeta ammalato da curare e proteggere, e invece tracciamo confini ovunque, perfino dentro di noi.
    Purtroppo il 2 giugno, secondo me, non ha alcun significato davvero interiorizzato, soprattutto oggi. Una semplice sfilata di mezzi corazzati che scorrono sotto gli occhi d’un presidente della Repubblica impettito: e a me non ispirano simpatia nè i mezzi corazzati e nemmeno questo Presidente della Repubblica.

  108. una festa che nonostante le contraddizioni, e soprattutto per questo, merita di essere celebrata. non cediamo alla tentazione contraria.

  109. Saluti a Patrizia Apetino, Marlene Carboni, Oreste, Paolo Codazzi, Gaetano Failla e Marianna.
    Grazie per essere intervenuti nonostante il giorno di festa.

  110. Ospiti di Massimo Maugeri nella puntata di “Letteratitudine in Fm” di oggi 4 giugno 2010, h. 12:30, due scrittrici: Rosa Matteucci e Roberta Lepri. Parleremo dei loro nuovi romanzi: “Tutta mio padre” di Rosa Matteucci (Bompiani) e “La ballata della Mama Nera” di Roberta Lepri (Avagliano).

    I due romanzi affrontano rispettivamente il tema del rapporto tra un padre e una figlia e quello dei rapporti con i rom.
    http://www.radiohinterland.com/?q=node/5599

    Per ascoltare via internet, cliccare qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx

  111. LETTERATITUDINE IN FM dell’11-6-2010

    Ospiti della puntata di Letteratitudine in Fm dell’11 giugno, che andrà in onda a partire dalle h. 12:30 su RADIO HINTERLAND sono Antonio Laudati e Luigi Romolo Carrino.
    http://www.radiohinterland.com/

    Antonio Laudati ha pubblicato di recente il volume “Mafia pulita”, edito da Longanesi e scritto a quattro mani con Elio Veltri: http://www.longanesi.it/scheda.asp?editore=Longanesi&idlibro=6645&titolo=MAFIA+PULITA

    Luigi Romolo Carrino ha appena pubblicato la raccolta di racconti “Istruzioni per un addio” (Azimut): http://www.ibs.it/code/9788860031228/carrino-l–r-/istruzioni-per-addio.html

    Radio Hinterland, è ascoltabile in Fm su 94.600 MHz nel territorio della provincia di Milano e Pavia e in streaming via internet da qui:
    http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
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    MINIBIOGRAFIE degli ospiti
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    Antonio Laudati, magistrato (Consigliere di Cassazione), attualmente è Direttore generale della giustizia penale presso il ministero della Giustizia. È stato per molti anni Pubblico ministero alla Procura nazionale antimafia e prima alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. È esperto di cooperazione internazionale e ha pubblicato studi sul contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata. Ha presieduto, presso il Consiglio dell’Unione europea, il Gruppo multidisciplinare per il contrasto al crimine organizzato.
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    Luigi Romolo Carrino è nato a Napoli nel ’68 e vive a Roma. Laureato in Informatica, è specializzato in Problem Solving e Ingegneria del Software, ambito finanziario. Ha scritto due libri di poesia (Il Settimo Senso – Il Laboratorio le Edizioni, 1998, e TempoSanto. Liturgia della Memoria – Liberodiscrivere, 2006), ha scritto per il teatro e di racconti in collettive varie. Per Meridiano Zero ha pubblicato Acqua Storta (2008) (un’edizione speciale dello stesso romanzo contiene il CD del recital tratto dal romanzo stesso: La versione dell’acqua) e Pozzoromolo (2009).

  112. Gianrico Carofiglio e Romana Petri: ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 18 giugno 2010 – h. 12:30
    ***
    Ospiti di Massimo Maugeri nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 18 giugno 2010 gli scrittori Gianrico Carofiglio e Romana Petri.

    Con loro si discuterà della raccolta di racconti “Non esiste saggezza” (Rizzoli) di Gianrico Carofiglio e del romanzo “Ti spiego” (Cavallo di Ferro) di Romana Petri.

    Per maggiori informazioni: http://www.radiohinterland.com/?q=node/5680

    La trasmissione va in onda su RADIO HINTERLAND, 94.60 in FM (nel territorio della Provincia di Milano e Pavia). Ed è ascoltabile in diretta via Internet da qui http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx

  113. E’ morto il Nobel per la letteratura Josè Saramago

  114. Di Saramago ho apprezzato molto “Cecità”, un libro sconvolgente.
    Un grande scrittore non muore mai del tutto. Perciò la parola scritta ha un così grande valore, quando è scritta bene. Resta per sempre.

  115. Ospite di Massimo Maugeri, nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 25 giugno 2010 (h. 12:30), è Marinella Fiume: scrittrice, critica letteraria e insegnante.
    Si discuterà della sua nuova pubblicazione dell’autrice: “Feudo del mare. La stagione delle donne” (Rubettino, 2010).
    Per ascoltare: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
    Per info: http://www.radiohinterland.com/?q=node/5716

    Marinella Fiume – nata a Noto (Siracusa), poi trasferitasi nel catanese – si è a lungo impegnata nelle battaglie civili a favore delle donne. Ha partecipato a diversi progetti culturali e scritto vari libri, tra cui il recentissimo “Celeste Aida” (Rubettino, 2009). Nel 1993, Marinella Fiume è stata eletta sindaco di un comune siciliano, in una lista civica, denominata “Condividere i valori”, che ha raccolto associazioni di volontariato, di categoria, professionali e della cosiddetta “società civile”. È stata riconfermata nella carica di sindaco con le elezioni del dicembre 1997.

    RADIO HINTERLAND f.m. 94.600 (provincia di Milano e Pavia)
    e in streaming via Internet

  116. Ciao a tutti,
    mi ha invitata Massimo Maugeri, a seguito di un breve scambio epistolare, qui per parlarvi di un progetto che si chiama “Nientetrucchi”. Si tratta di un percorso di formazione biennale sulla scrittura narrativa d’invenzione, condotto da scrittori di tutta Italia.

    Autori come: Roberto Alajmo, Antonella Cilento, Vincenzo Consolo, Nicola Lagioia, Dacia Maraini, Giulio Mozzi, Antonio Pascale, Francesco Piccolo, Elena Stancanelli, Domenico Starnone, Carola Susani, Giorgio Vasta e Officina BombaCarta (con Stas Gawronski e Andrea Monda), e altri che non ci hanno ancora comunicato la certezza delle date, faranno parte di questo percorso formativo che non è mai stato realizzato prima d’ora in Sicilia.

    Spero che vi sembri, come a noi è sembrato quando abbiamo deciso di affrontare questa scommessa, un progetto sano, probabilmente ambizioso, che però arricchisce la Sicilia di una realtà che mancava, e spero che in qualche modo questa notizia possa essere di vostro interesse.

    In ogni caso, sarò lieta di leggere le vostre opinioni. Inserisco il link al sito del percorso, per chi volesse approfondirne la conoscenza:
    http://www.nientetrucchi.org/

    Un saluto e grazie a Massimo Maugeri per la sua Ospitalità.

    Eleonora Lo Iacono

  117. Da Repubblica.it di oggi:

    L’ANALISI
    La corruzione nel nome di Cesare
    Le carte dell’inchiesta sulla nuova P3 scoprono l’abisso nel quale stava e sta tuttora per precipitare la nostra democrazia. Un metodo di governo e un sistema di potere costruito per servire gli interessi personali del presidente del Consiglio.
    *
    L’articolo completo qui:
    http://www.repubblica.it/politica/2010/07/16/news/corruzione_cesare-5618005/?ref=HREA-1

  118. Gaetano, ma non eri tu che fino all’anno scorso andavi a escort con Silvio! Sono contento che ti sia ricreduto sul suo conto. Caro amico mio, di che ti meravigli. Io l’anno scorso proprio da questo blog scrissi che Cesare (diamo a Cesare quel che è di Cesare) avrebbe portato l’Italia alla guerra civile. Allora sembrò un azzardo, i fatti ora mi stanno dando ragione. Le prime avvisaglie sono state le manganellate date ai dimostranti aquilani venuti a protestare a Roma. E dire che Cesare, sul terremoto dell’Abruzzo ci aveva costruito la campagna elettorale. Il berlusconismo e il proseguimento naturale del craxismo elevato all’ennesima potenza fattoriale. Spregio continuo per le istituzioni, malaffare, corruzione imperante. Berlusconi sta svuotando lo Stato italiano per trasferirlo nel suo patrimonio personale. E’ incredibile quello che sta succedendo in Italia, sembra essere tornati indietro di un secolo, in pieno regime fascista. Continua…

  119. …Il berlusconismo è (con l’accento)

    Per fortuna la democrazia in Italia ha ancora validi anticorpi che stanno tentando di resistere ma la situazione è estremamente preoccupante. Quell’uomo ha costruito una sorta di Impero del Male, una valanga di sudditi asserviti al suo potere, un sistema di vassallaggio di cui ognuno beneficia in proporzione alla carica che ricopre. Mi chiedo come mai i governi europei e persino gli Stati Uniti non intervengano e non levino forte il loro sdegno. L’Italia andrebbe commissariata. A questo punto sono grato a Gianfranco Fini che sta tirando fuori le palle, sta prendendo le distanze da questo gruppo eversivo, si sta rendendo conto che è in gioco la sua credibilità e forse anche la sua coscienza. A differenza delle mezze calzette tipo Gasparri e La Russa (Caro buon Ignazio, ancora una volta ci fai vergognare di essere siciliani, tu e il caro Angelino). Forse, grazie al cielo, stavolta siamo al tramonto di Cesare, non credo resisterà per molto. Grazie ai magistrati che stanno facendo per intero il loro dovere, grazie ai giornalisti che non si sono lasciati intimidire, a tutti quelli che vogliono continuare a vivere in un paese democratico.

  120. Caro Salvo,
    molti anni fa, quando vidi per la prima volta Mussolini in un documentario che raccoglieva vari filmati su di lui tratti dai cinegiornali fascisti, mi chiesi:
    “Come è stato possibile che gli italiani non si siano resi conto d’un tale personaggio grottesco e violento? Come non vedere i suoi atteggiamenti da orribile pupazzo che irrigidisce la mascella, che fa smorfie compiaciute, gesticola come un pagliaccio dal balcone di Piazza Venezia, finge comicamente, a torso nudo, di lavorare nei campi? Perché non si sono mai accorti di trovarsi al cospetto d’un mostro pericolosissimo? Perché, se a me risulta così evidente (a prescindere da quel che so adesso sul fascismo), semplicemente attraverso l’osservazione d’una lugubre immagine umana in movimento?”
    Il perché l’ho capito con l’arrivo di Berlusconi.
    Il ricordo delle atrocità del fascismo e della guerra, lo choc, è durato in Italia non più di trenta quaranta anni. Poi abbiamo dimenticato. E siamo giunti all’oggi. Con Berlusconi & soci, e con milioni di coscienze addormentate che obbediscono a nuovi messaggi ipnotici.
    Talvolta sono molto depresso nel constatare ciò.
    Però… i nostri piccoli gesti generosi – nella vita quotidiana, nell’arte –, l’anelito a conservare una coscienza vigile, per la nostra vita, per la vita di tutti, mi fa ancora sperare.
    Nonostante la catastrofe.

  121. Dopo aver scritto a Massimo Maugeri, approfittiamo di questo spazio per dare comunicazione sugli esiti dell’edizione 2010 del Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia”.

    “Risveglio a Parigi” (Mondadori) di Margherita Oggero. “Smettila di camminarmi addosso” (Guanda) di Claudia Priano. E “Il conto delle minne” (Mondadori) di Giuseppina Torregrossa. Sono le opere finaliste della 4a edizione del Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia”, concorso “al femminile” rivolto alle autrici di romanzi e raccolte di racconti, organizzato dal Comune di Fiuminata (MC) e dal Comune di Rocchetta Sant’Antonio (FG), nei quali si svolge ad anni alterni uno dei premi letterari più importanti d’Italia.
    Quest’anno è il Comune di Fiuminata a ospitare la cerimonia di premiazione, che si terrà sabato 4 settembre 2010 – alle ore 17.00 – negli spazi della Villa Comunale.

    Un premio fortemente voluto dalle amministrazioni comunali e dai cittadini dei due paesi che segnano l’inizio e la fine della vicenda umana, politica e letteraria della Di Lascia, vincitrice nel 1995 del Premio Strega, assegnatole postumo per il romanzo Passaggio in ombra, edito da Feltrinelli.

    All’autrice dell’opera vincitrice, verrà assegnato un premio di 3000 euro. Alla seconda classificata un premio di 2000 euro, alla terza un premio di 1000 euro. E quest’anno, per la prima volta, sarà assegnato anche il premio speciale “Università di Camerino”, istituito da Unicam e attribuito da una giuria di 10 studenti iscritti alle varie facoltà camerti: a una delle tre finaliste andranno 300 euro. L’edizione 2010 del Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia” si avvale della collaborazione della Comunità Montana Alte Valli del Potenza e dell’Esino.

  122. Maria Teresa Di Lascia tra passione politica e letteratura

    Maria Teresa Di Lascia nasce il 3 gennaio 1954 a Rocchetta Sant’Antonio, borgo del foggiano che si trova “su quell’altura dove si pone il confine su tre diversi sentieri – che separa la Puglia dalla Basilicata e questa dall’Irpinia”. Conseguita la maturità classica, la Di Lascia si iscrive alla Facoltà di Medicina di Napoli – allo scopo di diventare missionaria laica nelle regioni più povere del mondo – che abbonderà dopo tre anni perché completamente assorbita dall’impegno politico all’interno del Partito Radicale. Nel 1982, diventa vicesegretaria del partito, durante la segreteria di Marco Pannella, e deputata durante la IX legislatura. Nel 1993 prende forma il progetto che meglio di ogni altro sintetizza le aspirazioni di Maria Teresa Di Lascia: fonda e dirige, insieme a Sergio D’Elia, Nessuno Tocchi Caino, la Lega di cittadini e di parlamentare per l’abolizione della pena di morte nel mondo, di cui scrive lo statuto e le tesi fondamentali. Nell’idea della Di Lascia, il segno che Dio appone su Caino perché non sia ucciso rappresenta il marchio della garanzia, della giustizia che non dà la morte, ma la vita, il vero diritto dell’uomo.

    L’intensa attività politica di Maria Teresa Di Lascia non le impedisce di coltivare una passione o, meglio, una “necessità” – come lei stessa dice – che è quella dello scrivere. Anzi, i sentimenti e la stessa forza che la Di Lascia investe nell’impegno politico sono gli stessi che riesce a esprimere nell’intensa e creativa attività letteraria. Il romanzo della sua vita – Passaggio in ombra – lo scrive dal 1988 al 1992. Pubblicato nel gennaio del 1995 da Feltrinelli, il successo ottenuto da Passaggio in Ombra sorprende persino la casa editrice. E nel settembre dello stesso anno arriva il Premio Strega. Ma Maria Teresa Di Lascia non può ritirare il premio, perché se n’è andata un anno prima, il 10 settembre 1994, per un tumore, pochi mesi dopo aver sposato Sergio D’Elia. Maria Teresa Di Lascia riposa nel cimitero di Fiuminata e sulla sua lapide c’è scritto: “Grazie di tutto”.
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    Il Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia”


    Trascorsi dieci anni dalla morte della Di Lascia, le amministrazioni comunali di Rocchetta Sant’Antonio – dove Maria Teresa è nata – e di Fiuminata – dove è nata sua madre e dove Maria Teresa riposa – decidono, in accordo con la famiglia, di organizzare un premio letterario in suo onore, riservato alle donne.

    Sono 93 le opere pervenute nella sede del municipio di Fiuminata per l’edizione 2010 del Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia”. Tredici, invece, quelle fuori concorso. Ad esaminare i testi la Giuria scientifica presieduta dal prof. Alfredo Luzi, ordinario di Letteratura Italia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Macerata. Al suo fianco, il prof. Giuseppe De Matteis, Ordinario di Storia della critica, della retorica e delle poetiche presso l’Università degli Studi di Foggia, la prof.ssa Carla Carotenuto, Assegnista di ricerca e docente per affidamento presso l’Università degli Studi di Macerata, il dott. Raffaele Nigro, scrittore di fama internazionale e autore di numerose opere di narrativa e storia del Mezzogiorno, il prof. Antonio D’Isidoro, critico letterario e docente presso l’Università degli Studi di Macerata, e Lucia Castelli, responsabile della Biblioteca Comunale “G. Libertazzi” di Rocchetta Sant’Antonio. Quest’ultima, in veste di segretaria senza diritto di voto.

    Tre, dunque, le opere prescelte dalla giuria scientifica, che ora sono state distribuite ai componenti di una Giuria popolare, rappresentativa delle due comunità, composta da 35 cittadini scelti dal sindaco su proposta della Giunta comunale di Fiuminata e da 35 residenti scelti dal sindaco su proposta della Giunta comunale di Rocchetta Sant’Antonio. In occasione dello spoglio delle schede della Giuria popolare, i voti riportati saranno sommati ai voti precedentemente assegnati dalla Giuria scientifica. Dalla somma dei voti, sintesi del giudizio delle due giurie, risulterà l’opera vincitrice.

    All’autrice dell’opera vincitrice, verrà assegnato un premio di 3000 euro. Alla seconda classificata un premio di 2000 euro, alla terza un premio di 1000 euro. E quest’anno, per la prima volta, sarà assegnato anche il premio speciale “Università di Camerino”, istituito da Unicam e attribuito da una giuria di 10 studenti iscritti alle varie facoltà camerti: a una delle tre finaliste andranno 300 euro. L’edizione 2010 del Premio Nazionale di Narrativa “Maria Teresa Di Lascia” si avvale della collaborazione della Comunità Montana Alte Valli del Potenza e dell’Esino.

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