Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto. La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine). Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere. Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili. Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi. (Massimo Maugeri)
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AGGIORNAMENTO DEL 1° novembre 2010
Questo appuntamento de “La camera accanto” si è trasformato in un post/tributo dedicato alla memoria di Elvira Sellerio, Luciano Erba e Michele Perriera. Qualche giorno fa mi ha scritto l’autrice della foto di Elvira Sellerio che trovate qui sotto. Si tratta di Donatella Polizzi.
La foto si trova all’interno di un volume pubblicato dall’editore Bonanno e intitolato “Sicilia singolare femminile“.
Ho chiesto a Donatella Polizzi di scrivermi due parole su questo volume. Eccole…
“E’ un libro di fotografie in bianco e nero di donne, realizzate tutte in Sicilia che rappresentano la donna con un’iconografia diversa a quella dell’immaginario fatta di nero e sguardi bassi. Il libro si articola in varie sezioni tutte accompagnate da brevi testi di Giovanna Bongiorno. Questo e’ il mio testo sul risvolto di copertina che spiega un po’ il senso del libro: “Sono scorsi, i miei occhi, su troppe immagini cariche del nero di scialli e fazzoletti a incorniciare sguardi sfuggenti, occhi che si muovono veloci in cerca di una via di fuga. Ho ascoltato, parole insensate che parlano di gelosia e fedelta’, di intensita’ di sentimenti e di mancate risposte, di violenza, sangue e passivita’. E allora e’ sorto in me il desiderio di mostrare delle immagini che parlino dell’armonia e della storia, della sensualita’ e dell’energia, della gioia di vivere e del legame con la propria terra. Cosi’ questo libro che si e’ potuto realizzare grazie alla complicita’ di tutte coloro che mi hanno aperto la loro casa, vuole solo essere una voce in prima persona, un invito a un viaggio fra le donne di Sicilia che quando tacciono e’ perche’ lo vogliono”.
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(Post del 21 settembre 2010)
ADDIO A ELVIRA SELLERIO
Elvira Giorgianni Sellerio, fondatrice con il marito Enzo dell’omonima casa editrice, è morta oggi – 3 agosto – a Palermo. Vorrei ricordarla qui, invitandovi a fare altrettanto. Forse, uno dei modi per ricordarla meglio è ringraziarla per il contributo che ha dato (con la sua casa editrice) al popolo dei lettori. Vi invito dunque (se volete) a dare un’occhiata nella vostra libreria (o a “spulciare” il catalogo della Sellerio) per scegliere – tra i vari libri pubblicati – quello che per voi è stato più importante… Grazie, Elvira. Riporto, di seguito, la notizia diramata dall’Ansa.
Massimo Maugeri
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PALERMO
– Elvira Giorgianni Sellerio, fondatrice con il marito Enzo dell’omonima casa editrice, è morta oggi a Palermo. La Sellerio, che in passato era stata anche componente del Cda della Rai, scoprì e incoraggio’ a pubblicare per la sua casa editrice numerosi autori di successo, da Leonardo Sciascia a Gesualdo Bufalino fino ad Andrea Camilleri.
UNA STORIA COMINCIATA CON SCIASCIA
– Elvira Giorgianni Sellerio era nata a Palermo il 18 maggio 1936 ed aveva 74 anni. Figlia di un prefetto, era laureata in giurisprudenza, cavaliere del lavoro, nel 1991 è stata insignita di una laurea honoris causa in Lettere dalla facoltà di magistero di Palermo. Ha cominciato a lavorare nell’ editoria nel 1970, fondando la casa editrice Sellerio ( dal nome del marito, il fotografo Enzo, dal quale si era separata) che ha avuto tra i suoi autori Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino. Al forte rapporto con lo scomparso scrittore di Racalmuto si deve il successo di una “scommessa”: così la Sellerio ha più volte definito la sua “pretesa” di lanciare da Palermo una casa editrice, che si propone come “nazionale”, scontando tutte le conseguenze di una localizzazione periferica. Attraverso Bufalino la Sellerio è stata premiata con il Spercampiello nel 1981 per ‘Diceria dell’ untoré, il romanzo che ha fatto conoscere al grande pubblico lo scrittore di Comiso. Nel 1991 alla Sellerio è stato attribuito il premio ‘Marisa Belisario’. La casa editrice ‘Sellerio’ si è segnalata per la sua collana di “libretti” dalla caratteristica copertina in blu scuro che ripropongono testi apparentemente “minori”, che spaziano tra classico e moderno, ma di grande spessore culturale. La Sellerio ha pubblicato tutti i libri di Andrea Camilleri che ha assicurato alla casa editrice un grandissimo successo. E’ stata anche membro del Cda della Rai nel 1993-1994 all’epoca dei “professori”.
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UN SALUTO ANCHE A LUCIANO ERBA
Lo stesso giorno in cui ci ha lasciato Elvira Sellerio è scomparso Luciano Erba: (Milano, 18 settembre 1922 – Milano, 3 agosto 2010) poeta e critico letterario italiano del secondo Novecento, appartenente alla cosiddetta “quarta generazione”. È stato docente universitario di letteratura francese all’Università Cattolica di Milano. Poeta innovativo nel seno della tradizione “lombarda”, esordì con Linea K nel 1951; sono seguite poi le raccolte Il bel paese (1955), Il prete di Ratanà (1959), Il male minore (1960), Il prato più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980), Il cerchio aperto (1984), Il tranviere metafisico (1987), L’ippopotamo (1989), Variar del verde (1993), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000). Stilisticamente, Erba si può dire che abbia ripreso la lezione di Jacques Prévert, tenendosi ad equa distanza da neorealismo ed ermetismo. Di conseguenza mantenne uno stile apparente semplice, leggibile, ma al tempo stesso raffinato e sottile. Fu autore d’una antologia di poesia contemporanea in collaborazione con Piero Chiara Quarta generazione (1954). Scompare il 3 agosto 2010 a Milano, all’età di 88 anni (Fonte: Wikipedia Italia) Segnalo gli articoli pubblicati su Il Corriere della Sera a su La poesia e lo spirito.
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AGGIORNAMENTO DEL 21 settembre 2010
Aggiorno questa pagina ricordando lo scrittore e regista Michele Perriera (in basso, nella foto di Palazzotto) scomparso a 73 anni, nell’ospedale Giglio di Cefalù, l’11 settembre scorso.
Perriera ha fondato e diretto la scuola di teatro Teate’s di Palermo. Era stato tra i fondatori del gruppo ’63. Dal 1994 ha diretto la collana di teatro della casa editrice Sellerio. Lo scrittore, considerato il drammaturgo dell’anima, se n’e’ andato dopo una lunga malattia che lo aveva allontanato dal teatro.
Segnalo questo articolo pubblicato su la Repubblica (Palermo).
Di seguito, un bell’articolo scritto da Domenico Calcaterra (che ringrazio).
Massimo Maugeri
P.s. Si consiglia anche la lettura del minisaggio di Domenico Calcaterra, dedicato a “Romanzo d’amore” di Michele Perriera, disponibile su La poesia e lo spirito.
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MICHELE PERRIERA: LA MORTE NON VINCE LA MEMORIA
di Domenico Calcaterra
«Ho sempre desiderato che qui, a Palermo, mi fosse ricambiato, almeno in parte, l’immenso amore chi mi ha sempre animato verso questa città crudele e meravigliosa», così scriveva in un angolo del suo sterminato Romanzo d’amore Michele Perriera. E ha dovuto attendere la fine, perché le istituzioni cittadine si producessero in un “estremo saluto” degno della sua levatura e che ci sforziamo di credere sincero. Ma il congedo senz’altro più sentito è venuto dalla schiera fedele e numerosa di amici, artisti, attori, scrittori, ex allievi della scuola di teatro Teatès (da lui fondata e diretta dal 1979), semplici ammiratori, giovani, che hanno saputo rendergli un genuino e commosso omaggio.
Del resto, Michele Perriera la conosceva assai bene la sua Palermo, il deserto che non ha mai rinunciato di vivere (ma da «separato in casa»), il paradiso ottuso dove si è ostinato con coerenza a contrabbandare da periferico (per oltre quarant’anni) le sue visionarie provocazioni: legato alla sua città da un destino di coriacea resistenza, reagendo alle tentazioni del successo e alla comoda fuga dal caos, ha finito per eleggerla a centro della propria vicenda umana e intellettuale, spelonca dalla quale affinare il suo particolare sguardo sulle ferite e le cose del mondo. Alla “distanza fisica”, alla parola pronunciata dal distacco rassicurante dell’esilio, ha preferito la via più coraggiosa di una letteratura della “distanza logica”, vittorioso sull’enorme rischio dell’abbaglio, sulle infide seduzioni connesse al nido. M’imbatto non a caso in tale digressione, con l’intento preciso di smentire l’idea diffusa che la fuga, l’emigrare verso lidi di presupposto progresso, sia l’unico viatico d’emancipazione possibile per chi abbia avuto la ventura di nascere in una terra di particolare e tormentata storia come la Sicilia.
A voler ripercorrere la parabola intellettuale di Michele Perriera, emerge il basso continuo d’uno sperimentalismo mai pago che progressivamente si va depurando sul piano formale e i cui esiti possono essere letti come inesausta perorazione (senza soluzione di continuità alcuna) sulla condizione umana e sulla melliflua seduzione del potere: dall’isterismo linguistico e dalla verve contestataria delle prime eretiche prove, già all’interno del novero dei decostruttori-sperimentatori del Gruppo ’63 (Principessa Montalbo e Lo scivolo, 1963), con quella “tridimensionalità” di scrittura ricreata sulla pagina che sembra esserne la nota più caratteristica (paradigmatica in tal senso la prima edizione de Il Romboide, 1968), alle scritture e riscritture teatrali, alle regie, degli anni Settanta e Ottanta, da Morte per vanto (1970) a Macbeth (1973), da I pavoni (1983) a Il Gabbiano (1981); al graduale e definitivo affrancarsi dal duplice capestro di ideologia e impegno, inaugurando una vera e propria inversione rispetto ai primi furori sperimentali e alla schizofrenia linguistica degli esordi, alla ricerca della parola creativa, della rarefazione visionaria, della limpidità della voce, con la particolare tessitura romanzesca tra nera favola tecnologica e stilizzato fumetto di A presto (1990, primo movimento e avvio di una trilogia fanta-gialla poi proseguita e culminata con Delirium cordis e Finirà questa malìa) o con l’analogo riverberarsi di una ricalibrata più luminosa visionarietà nei coevi testi teatrali di Ogni giorno può essere buono (1984), Qui è quasi giorno (1991), Anticamera (1994); fino alla singolare teologia per sottrazione espressa con la straordinaria invenzione di un Dio che stanco e impotente, seguendo le orme del Figlio, facendosi a sua volta figlio del Figlio, decide di ricominciare di nuovo tornando sulla terra, in uno dei vertici del suo teatro, vera e propria resurrezione a rebours, nella fiaba in tre giornate di Ritorno (1995).
«La letteratura e il teatro sono per me due diversi modi per articolare la stessa passione della scrittura e della scena», diceva – a rimarcare come fisicità e parola si compenetrassero con infinita ostinazione in ogni sua scrittura, per cui il suo teatro risulta anche fortemente narrativo e la sua narrativa concepita per frammenti, retabli, scene giustapposte, veri e propri monologhi o spiazzanti scambi di battute (talvolta al limite del non senso); volontari sconfinamenti e contaminazioni che uniscono a refe doppio, in una continua virtuosa osmosi, il teatro e il racconto, e tale da rendere l’intera sua opera un unico poliedrico sistema. Ma per chi voglia addentrarsi con cognizione e pazienza nell’universo poetico perrieriano non può che abbandonarsi alla cesellata fluvialità di Romanzo d’amore (2002): monumentale autobiografia in tre libri, singolare neospecie di ‘opera mondo’, variante aggiornata di romanzo assoluto che salda Bildung e Weltanschauung, apprendistato e conseguente idea del mondo (colta nel suo farsi, nel gorgo di un dinamico sviluppo). Immensa cattedrale di scrittura, costruita per innesti, esponenziale contaminazione di generi: ripasso di memoria, autobiografia intellettuale, diario intimo ed epistolario, reperto saggistico e di passione civile; effusione lirica, visionaria ricognizione d’un tempo e tuffo nei suoi miti ingannevoli… Praticati tutti con un peculiare tocco che rende omogeneo, assimilabile ad un’unica voce, il dettato dello scrittore. Perriera (in un tour de force di oltre 1200 pagine), generoso, mette in scena sé stesso, declina il suo discorso amoroso per le ragioni stesse della vita e della morte: il teatro è quello della memoria, la scena quella del suo cervello, perennemente assediato da tragiche e magnifiche ossessioni. L’ultramondo (per dirla con Ortega y Gasset) del teatro perrieriano, scaturisce dall’innaturale e coatta frizione tra «ciò che sta al di qua con ciò che sta al di là delle grate»: è un’ultravita che esibisce e lascia coesistere la prigione e l’eversione fantastica e tremenda della fuga, la falla che allenta le maglie di un sistema di vita che si agghinda col vanto dell’essere il migliore, il più desiderabile, l’unico possibile; che scruta, mettendo a fuoco colpa e innocenza, l’incubo e il grido disperato, l’SOS lanciato per la vita. Condizione sintomatica che si avvita su di un paradigma scenico non di rado giocato su di un personaggio-prototipo che agisce (o si prova ad agire), sempre più ingolfato, colto al limite tra claustrofobia e claustrolalia: ridotto a pura cifra di un sé stesso che si offre hic et nunc nella sola possibilità d’esistenza concessagli sulla scena, marchiato da quella «speciale rigidità» cui Perriera affida al massimo grado il segno forte di una così tragica concezione. Costretti ad abitare sul limitare dell’estinguersi dell’umano, schiacciati nella speciale condizione di una precaria resistenza, i personaggi perrieriani condividono tutti più o meno uno stato di docile allerta, nonostante si viva ormai nel “troppo tardi”. E solo di qui, a partire da simili anguste latitudini di letargica utopia che ci si può attendere di acciuffare quell’«elemento di salvezza» di cui era irrimediabilmente e assurdamente orfano il claustrofobico universo kafkiano. L’aver introiettato e rimeditato, ribaltandola, la duplice lezione di Beckett e di Kafka, la dice lunga sulla dimensione pienamente europea della sua letteratura. Nel sapore della resistente agnizione di una eticità del limite che sia alternativa al marasma, consiste la ineguagliabile qualità politica del suo essere scrittore altrimenti ingaggiato, ma della specie più lucida e rara: lo straordinario interprete dell’impegno con la scrittura, oltre le catene e le aride ingessature dell’ideologia, convinto che esso (l’impegno) debba contemplare in sé pure la sua stessa «distrazione»; atteggiamento che spesso, soprattutto in passato, gli costò il macroscopico fraintendimento d’una critica gretta e ideologizzata (perlopiù miope e immiserita da griglie interpretative obsolete), che finì per tacciarlo di conservatorismo borghese.
Magistero che ha pure saputo sintetizzare in pagine di estrema lucidità (si leggano i saggi di La spola infinita, 1995 o le «note ai margini in forma di diario» di Con quelle idee da canguro, 1997), mettendone a nudo quelle stesse coordinate strabiche (all’esatto incrocio tra immaginazione e realtà) che sarebbero poi sfociate nell’inconfondibile marca d’uno stile sempre giocato sulla drammatica coesistenza di rarefatta armonia e incandescente urgenza espressiva, portando il mondo sulla pagina per esorcizzarne mostruosità, rivelarne inattese epifanie, fintanto che lo scrittore (novello sciamano) sia in grado di ricrearlo, renderlo accettabile, con il coraggio e la forza della parola. Un’intenzione di scrittura che, prendendo in prestito le parole di Freud, si potrebbe dire: ‹‹mira […] a destare in noi lo stesso atteggiamento emotivo, la stessa costellazione mentale che ha prodotto in lui [nello scrittore] l’impeto creativo››.
Abbandonando il giudizio di valore, vorrei concludere con un ricordo privato, raccontare dell’ultimo mio incontro avuto con Michele Perriera nella sua casa di Palermo, al numero 40 di via Tasso, pochi mesi prima dell’ultimo prolungato suo ricovero: non mi venne incontro quella volta con il suo passo strascicato e allargando le braccia come era solito fare; mi aprì Lisa, la moglie, invitandomi ad entrare. Lo trovai, i segni della malattia fattisi ancora più evidenti, adagiato su una sedia a rotelle che mi attendeva nel salottino vicino all’ingresso, voglioso di sapere come procedesse il lavoro su quel libro tanto atteso. Il contrasto (ancor più accentuato) tra il suo corpo, provato fino all’inverosimile dalla malattia, e il vigore trasparente e combattivo del suo spirito, mi parve aver raggiunto una soglia estrema, insopportabile. Squarciò il disagio, invitandomi a interloquire indicando il registratore che stringevo perplesso tra le mani. Gli chiesi titubante della sua idea di romanzo, di cosa intendesse precisamente quando scriveva del dilagare della “peste del tragico” o della fiaba moderna del mito del desiderio di morire e rinascere… Dopo un silenzio di qualche secondo che a me sembrò lunghissimo, iniziò a parlare quasi balbettando, la cadenza del suo dire funambolico appena rallentato, fino quasi a tornare privo di sforzo. E mentre parlava, con lentezza ma pacificato come il Pippo Badalamenti di Romboide in carrozzella, assai spesso diceva noi, ricorreva al plurale, per cercare di spiegare la sua “visione d’amore; le ultime parole che adesso con commozione (mentre scrivo) riascolto sul nastro sono state queste: «L’amore è la cultura del romanzo: è grazie all’amore che il romanzo prende l’aspetto della volontà di cogliere la complessità della vita. Noi vogliamo condurre la visione del mondo verso la scommessa della volontà di vincere il destino della vita. Il destino della vita è il destino della morte. E il destino della morte è il destino della vita. E noi vogliamo scommettere su questo per condurre la nostra esistenza verso l’amore. L’amore è la chiarezza raggiunta: e la chiarezza raggiunta permette di ottenere una chiarezza in sovrappiù… Vogliamo scommettere sull’amore».
Il prezioso luminescente romboide di Michele Perriera continua a parlare, inestinguibile, a chi ha avuto la fortuna di averlo conosciuto, avuto come amico e involontario maestro.
Elvira Giorgianni Sellerio, fondatrice con il marito Enzo dell’omonima casa editrice, è morta oggi a Palermo.
Vorrei ricordarla qui, invitandovi a fare altrettanto.
Forse, uno dei modi per ricordarla meglio è ringraziarla per il contributo dato al popolo dei lettori con la casa editrice che ha fondato con il marito.
Vi invito dunque (se volete) a dare un’occhiata nella vostra libreria (o a “spulciare” il catalogo della Sellerio) per scegliere – tra i vari libri pubblicati – quello che per voi è stato più importante…http://www.sellerio.it/
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http://www.ibs.it/editore/sellerio+editore+palermo/i+libri+sellerio+editore+palermo
Grazie, Elvira…
Sul post ho inserito la notizia diramata dall’Ansa.
Di seguito qualche link relativo alla notizia…
Da Repubblica.it
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/08/03/news/elvira_sellerio-6044093/?ref=HREC1-4
Da Repubblica TV
http://tv.repubblica.it/copertina/addio-elvira-sellerio-editore-di-grandi-andrea-camilleri/51312?video=&ref=HREC1-4
Dalla Asca
http://www.asca.it/news-EDITORIA__CORDOGLIO_BONDI_PER_SCOMPARSA_ELVIRA_SELLERIO-940028-ORA-.html
dal Corriere della Sera
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache_e_politica/Editoria-morta-Elvira-Sellerio/03-08-2010/1-A_000120441.shtml
Da Il Messaggero
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=113355&sez=HOME_SPETTACOLO
Da TG.com
http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo487859.shtml
Da L’Unità
http://www.unita.it/news/culture/102037/e_morta_elvira_sellerio_editrice_coraggiosa
Da Panorama
http://blog.panorama.it/libri/2010/08/03/e-morta-elvira-sellerio-leditrice-di-sciascia-bufalino-e-camilleri/
Da Avvenire
http://www.avvenire.it/Cultura/muore_sellerio_201008031531013970000.htm
Tiscali notizie
http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/08/03/morta-elvira-sellerio.html
Dalla AGI
http://www.agi.it/cronaca/notizie/201008031853-cro-rt10299-elvira_sellerio_lombardo_sicilia_raccogliera_sua_eredita
Da Il Sole24Ore
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-08-03/addio-elvira-sellerio-editrice-164843.shtml?uuid=AYuSqmDC
Da Il Giornale
http://www.ilgiornale.it/cultura/palermo_editoria_lutto_e_morta_elvira_sellerio___il_successo_sciascia/elvira_sellerio/03-08-2010/articolo-id=465206-page=0-comments=1
Da La Stampa
http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/290902/
Da Affari Italiani
http://www.affaritaliani.it/coffeebreak/morte_editrice_sellerio.html
Chiudo qui, per oggi.
A tutti voi una serena notte…
Ricordo che nei lontani anni 90 trovai un libro dalla copertina blu, era un libro della Sellerio. Direte, e allora? Be’, era un libro di fantascienza pubblicato da una casa editrice che con la sci-fi credevo io avesse poco o nulla a che vedere. Era “Il signore dei sogni” di Roger Zelazny, uno dei miei autori preferiti peraltro. E scoprii Dick, Aldiss, Sheckley… chi l’avrebbe detto mai!!!
Il catalogo Sellerio ha una particolarità: tanti libri, per tutti i gusti, di tutti i generi ma sempre i migliori e in molti casi i più rappresentativi di certi autori, o comunque titoli che altri editori non oserebbero. Chi avrebbe mai pubblicato un tipo come Gesualdo Bufalino – scrittore che amo alla follia per sostanza e stile – negli anni Ottanta, in quegli anni in cui avanzava il Drive-In e il minimalismo più spietato?
Voglio ricordare così il grande lavoro di Elvira Sellerio nella selezione della narrativa. Della Letteratura.
Basta prendere un suo libro in mano per “sentire” la sua idea… non so manco quel che sto dicendo! <3
io ADORO la sellerio! da buona siciliana, ho una mensola intera, per lo più del mio amato Camilleri, ma anche di Carofiglio, Maraini e Costa (lo sto leggendo proprio ora).. quindi un grande GRAZIE al lavoro di questa grande donna!
il mio preferito? “il giro di boa” di Andrea Camilleri! l’ho regalato (nelle più varie occasioni) a più amici, prestato a tanti, riletto una dozzina di volte almeno!
Adoro la casa editrice Sellerio. Credo che Elvira Sellerio abbia rappresentato da sempre la vera anima dell’editoria italiana, fatta sì di attenzione al mercato, ma con una particolare dignità letteraria, tale da saper dosare la giusta razione di rischio necessaria per lanciare nomi non necessariamente portatori di successi economici. Che dire poi della scelta grafica: quei piccoli e apparentemente insignificanti libri dalla copertina blu, che bene si conformano alle dimensioni standard della tasca posteriore di un paio di blujeans; non solo nella forma ma anche nel colore.
Devo ringraziare la casa editrice Sellerio per avere conosciuto autori come Sergio Atzeni (Il figlio di Bakunin e Apologo del giudice bandito), Ghassan Kanafani (Uomini sotto il sole), il premio Nobel Herta Muller (Lo sguardo estraneo), Marco Santagata (Il copista), il concittadino Ugo Cornia (Sulla felicità a oltranza) e ovviamente il grande Andrea Camilleri.
Grazie Elvira. Che dire dopo tanti anni di lavoro e meritato successo: un semplice, “Buon riposo”.
suggerisco – per chi non l’avesse letto – “Il mirto e la rosa” di Annie Messina, uno dei “vecchi” della Sellerio, uno dei più amati insieme a “La stanza dello scirocco” di Campana… e poi… ma sono tanti… difficile davvero scegliere… ringrazio solo la vita perchè è esistita Elvira!
mi conforta e sostiene il pensiero che questa donna, siciliana doc, ha creato così tanto valore da guadagnarsi l’inevitabile “immortalità”…
grazie!
Pina
Le copertine blu, la carta rugosa, l’odore antico, lo stupore tra l’edizione povera e il contenuto ricco, opulento, a volte sbalorditivo. Queste le sensazioni che Elvira Sellerio mi ha regalato.
Come lettrice vorrei ringraziarla e abbracciarla, come autrice mi rattrista l’idea che non la potrò conoscere.
Concordo con quanto scritto da Iannozzi Giuseppe. Molti autori, senza la SEllerio, molto probabilmente non li avremmo mai conosciuti. In effetti chi avrebbe mai pubblicato un autore “contro” come Gesualdo Bufalino.
Mentre scrivevo mi è venuto in mente che il primo libro che ho letto, pubblicato dalla Sellerio editore, è stato il grandioso “Notturno indiano” di Antonio Tabucchi (da cui è stato tratto l’omonimo film del 1989 di Alain Corneau). Una copertina color marrone, di un materiale che ricorda la carta da imballaggio, quella spessa, grezza, che veniva usata in tempi passati, con al centro l’immagine di una miniatura indiana “Fanciulla con lampada”, conservata presso il “Prince of Wales Museum of Western India” di Bombay). Insomma: una piccola opera d’arte.
Sciascia, in primis…e poi i primi Camilleri, quando nessuno lo conosceva. Adoro la forma dei libri sellerio e il colore…tutto. Addio a questa brava editrice.
Sono ancora commossa per la notizia, Si perchè questa signora io l’ho amata. E’ una questione di scelte elettive. Quei suoi libri mi attiravano ancor prima di conoscerne i contenuti. La scelta dei formati, la carta, la selezione dei colori e le immagini erano e sono per me un’attrazione fatale. Quale era il piacere di avere in mano un libro della Sellerio | Il libro da maschile diventava di genere femminile. affascinante e seduttivo….anche senza sapere nulla di questa casa editrice io avrei scommesso che era gestita da una donna . I libri ho cercato di acquistarli sempre, tutti, naturalmente senza riuscirci. E rammaricandomi sempre di selezionare. Ricordo ” Notturno indiano” di Tabucchi.Uno dei miei autori preferiti. E poi” Il violino di Faenza ” di Champfleury e più di tutti mi ha intrigato un libricino di autore anonimo delizioso “Senza domani” un libro a suo modo erotico, come si era nel settecento. Ecco anche questo era il bello dei libri della Sellerio…non ne conoscevo gli autori a volte, erano come un regalo da aprire per averne la sorpresa.
Non mi piace scrivere necrologi per persone celebri. Ma in questo mondo di notizie distorte e editoria guidata da logiche puramente aziendali, è doveroso spendere due parole su chi ha costruito un piccolo capolavoro, cioè l’editore Sellerio. Libri spesso piccoli, discreti, ma di enorme fascino e grande coerenza intellettuale e morale, al di là della nazionalità dell’autore o dei generi o tematiche affrontate. Per me: “Notturno indiano”, di Tabucchi, praticamente tutto il catalogo di Camilleri (e basterebbero gli ultimi, dalla trilogia delle metamorfosi al “Nipote del Negus”, ecc.), a Canfora, a Pietro Grossi, a Carofiglio, a libri più modesti, ma sempre dignitosi, come quelli di Malvaldi; sono tutti episodi di una esemplare vicenda editoriale e umana dalla quale, spero, altri riusciranno a trarre insegnamento.
I primi nomi che mi vengono in mente sono Bufalino, Bonaviri, Consolo, Soldati… tutto Dovlatov… Un gioiello come “Allodola” di Kosztolànyi… Il monumento a Trollope… la du Maurier… le opere minori dei grandi classici… I saggi di collane come “Nuovo prisma”… E chissà quanti altri… Questo soprattutto rappresenta per me la Sellerio di quella donna coraggiosa e sensibile che è stata Elvira Sellerio: solidità del progetto culturale, curiosità al di là delle mode correnti, attenzione alla tradizione letteraria, gusto per il repêchage, un esprit illuministico (diderottiano, voltairiano, o insomma sciasciano)…
Una notizia che addolora.
Il suo bel volto di donna mediterranea, fiera e intelligente, coraggiosa e solare, per me faceva tutt’uno con la sua casa editrice.
Dei tanti, tantissimi libri pubblicati dalla Sellerio e dei tanti, tantissimi autori da loro scoperti o rilanciati, voglio ricordare Roberto Bolano e I detective selvaggi: quel romanzo fu una meravigliosa rivelazione che mi fece entrare nel mondo dello scrittore cileno.
Voglio pensare a Elvira che, adesso e per sempre, passeggia amabilmente assieme a Sciascia Chesterton Stevenson Dick Collins Farmer Soldati Daphne Du Maurier Bolano…
Una perdita che addolora. Sono d’accordo con gli altri intervenuti.
Un esempio da adottare, quello fornito da Elvira Sellerio con la sua casa editrice. Un successo costruito sulla qualità e sulla semplicità. Senza fronzoli.
Sono affezionata ai libriccini blu della Sellerio…. ne ho una raccolta. Da Tabucchi a J.Bianco.
Grazie Elvira, per la cura e l’intelligenza impegnata, per raccontarci attraverso i tuoi libri, la letteratura meno appariscente, ma illuminante.
Rileggerò Sciascia, sono i tempi giusti, per riprenderlo in mano.
Un saluto Massimo
anna maer
Credo che il tributo ad Elvira Sellerio sia doveroso. Sono d’accordo con Stef quando parla di successo costruito sulla qualità e sulla semplicità, senza fronzoli. Una strada opposta, quella della Sellerio, a quella intrapresa da tanta editoria di oggi.
Dimenticavo di dire che sono particolarmente grato per la ripubblicazione dei libri del grande Mario Soldati.
La mancanza di Elvira Sellerio è una di quelle difficili da colmare. Spero che la casa editrice, nelle mani del figlio, prosegua nella stessa direzione.
Un plauso particolare per i libri di Danilo Dolci. Consiglio a tutti questo http://www.ibs.it/code/9788838923074/dolci-danilo/racconti-siciliani.html
(Adnkronos) – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia della scomparsa di Elvira Sellerio, ha espresso in un messaggio al figlio Antonio i propri sentimenti di commossa partecipazione al dolore suo e di tutti i famigliari, nel ricordo della figura della madre che, ha scritto il capo dello Stato, “ho considerato amica e collaboratrice”.
”E’ stata donna di grande finezza e intuito culturale, editrice coraggiosa e lungimirante, animata da forte passione civile -ha scritto ancora Napolitano- Il senso dell’interesse pubblico con cui accetto’ da me e dal presidente Spadolini la nomina a membro del Consiglio di amministrazione della Rai e lo sforzo con cui si applico’ a quell’impegno per lei inconsueto rimangono un assai caro ricordo e motivo di rimpianto”.
Vorrei ringraziare Elvira Sellerio riportando qui -Massimo sarà sicuramente d’accordo- i passaggi della Storia della casa editrice Sellerio.
Spezzo il testo in più post.
Quello che è diventata la casa editrice Sellerio era in un certo modo già presente nel carattere di chi l’ha ispirata come impresa culturale e fondata come impresa economica. Il centro guardato dalla periferia, per scoprire che la periferia è il centro.
La casa editrice Sellerio nasce nel 1969, con un piccolo investimento da parte di Elvira ed Enzo Sellerio, celebre fotografo, sulla base di una idea nata parlando assieme a Leonardo Sciascia e Antonino Buttitta, l’antropologo. I quattro sono amici e sono protagonisti della vita culturale palermitana. Palermo negli anni Sessanta è una strana città. Da mille anni una delle capitali dell’Occidente, da mille anni alla periferia dell’Occidente. Crocevia e crogiuolo di tutti gli elementi fondamentali assorbiti dalla cultura occidentale. Ne è legata e distaccata insieme. In ogni sua stagione di fervore culturale (e gli anni Sessanta sono anni di fervore) produce un tipo di intellettuale, egocentrico e presuntuoso quando è un piccolo intellettuale; originale e creativo quando è un grande intellettuale. È un intellettuale segnato da un particolare movimento dialettico: dal suo cantuccio guarda il centro del mondo. Osserva quanto fragili e piene di eccezioni sono sempre diventate in Sicilia le mode e le verità altrove proclamate di volta in volta infallibili e assolute. Considera tutto questo dapprima con risentimento per esserne escluso, con sufficienza, con desiderio; poi scopre che il suo cantuccio è il mondo. Così, fin dall’inizio Sellerio è una casa editrice periferica e interessata alle periferie. Ma è questo essere una specie di provincia dell’anima che le consente di esprimere una generalità. Di non essere una nicchia, ma un soggetto. Perché il soggetto è inevitabilmente un punto di vista, cioè una provincia che si fa centro.
Il programma all’origine della casa editrice è il ritorno a una cultura che Sciascia definisce «amena», cioè una cultura in cui il cosiddetto impegno è implicito e non esplicito, quindi una cultura della leggerezza, che non rinuncia all’eleganza, una cultura delle idee, sì, ma in forma di cose belle.
La fine degli anni Sessanta segna l’apice del grande impegno ideologico e politico della cultura italiana. Ma come sempre, dall’apice, dalla sommità comincia la discesa. Alla fondazione della casa editrice vi è, volontario o involontario, l’intuito che sta per cominciare quello che allora si chiamerà riflusso. Tutti leggono soltanto di politica. Tutto è politico, in quegli anni, perfino la letteratura, perfino l’arte. Tutto è essenziale, ascetico, importante e ostentatamente povero. Se è colto, è sperimentale. La prima collana Sellerio si chiama invece La civiltà perfezionata. È fatta di carta pregiata, con le pagine intonse. E pubblica testi di «belle lettere»: ricercata letteratura, rarefatta, distante anni luce da ogni tempesta politica. Sono testi caratterizzati da due linee apparentemente parallele, in realtà convergenti: la letteratura siciliana, e la letteratura europea meno nota e più raffinata. Due linee che convergono perché si dipartono da un illuminismo di base: il credere che la cultura non ha bisogno di aggettivi, che è di per sé trasformatrice. I due primi titoli sono infatti Mimi siciliani del nobile letterato Lanza e Lettere sulla Sicilia di Eugène Viollet Le Duc, scrittore francese (nonché architetto) malinconico e di sensibilità autobiografica. Ogni volume è accompagnato da incisioni di grandi illustratori (Mino Maccari, Tono Zancanaro, Bruno Caruso) e da una introduzione che in casa editrice si prende l’abitudine (in parte per il gusto della modestia, in parte per la vanità della modestia) a chiamare Nota. Le Note sono testi che hanno come modello gli scritti occasionali di Sciascia stesso, che non prendono mai di petto il loro oggetto, ma vi alludono alla ricerca di connessioni e suggestioni apparentemente lontane ma che in realtà centrano più di ogni zelante documentazione. Così le Note sono introduzioni ma costituiscono, se si vuole, letture autonome. Lanza, per esempio, è introdotto da Calvino.
La prima svolta: la pubblicazione de L’affaire Moro di Leonardo Sciascia.
Dentro la casa editrice, nei primi anni serpeggia un dissenso. C’è chi vuole conservare una dimensione minima e riservata, un carattere strettamente amatoriale (sull’esempio del milanese Scheiwiller, o dell’editore nisseno Salvatore Sciascia). Altri invece vorrebbero misurarsi col mare aperto, con una presenza editoriale più marcata e pubblica, forse nazionale. Nel 1978, senza che nessuno lo abbia programmato volontariamente, arriva un libro di Sciascia come la spada di Alessandro Magno che taglia il nodo gordiano. L’affaire Moro è un classico libro Sellerio (forse il primo tipico). Pubblicato in una collana per pochi com’è La civiltà perfezionata, vende più di centomila copie. È un libro di denuncia, senza parrocchie, coraggioso, scritto nella prosa magnifica di Sciascia. Non teme di essere un libro di grande responsabilità ideale; ma è fatto per essere letto e goduto. Insomma è nato lo stile di una casa editrice e il suo spazio a livello nazionale.
La seconda svolta: la collanina blu della Memoria. Nasce la piccola editoria. Mentre circola lo slogan «piccolo è bello». Tra la casa editrice e l’immaginario dell’italian style si crea un involontario circolo virtuoso.
Fortunato, fortunoso e fortuito – avrebbe detto Sciascia – fu dunque il presentarsi di Sellerio sulla scena nazionale. Ma fu vissuto come una occasione da non mancare. E nell’autunno del 1979 nacque la collana che mancava. Il blu della Memoria. Prima di tutto la grafica. Fu una piccola rivoluzione, nel grigiore metallico delle copertine di quegli anni l’irrompere della macchia blu, della carta vergata, dell’immagine pittorica figurativa al centro della sovraccoperta, dentro una cornicetta colorata che richiamava il colore delle lettere del titolo. Un effetto cromatico accentuato da quella che era allora una originalità audace: i colori delle lettere e della cornice che cambiavano di numero in numero: una volta gialli, una volta celesti, una volta grigi, una volta rossi, quasi mai bianchi. Il libro tornava ad essere anche un oggetto elegante, anche per quel suo formato tendente al quadrato, studiato per essere su misura per la tasca di una giacchetta. Un’unica legge per i contenuti: la curiosità intelligente (intelligente, diceva Sciascia nel senso di intelligenza col lettore «come si dice intelligenza col nemico», cioè intesa rapida, sotterranea, forse complice) che il libro doveva comunicare al lettore, resa con stile letterario. Leggerezza. Una collana amena, appunto. Per quell’accavallarsi di casi fortunati che contornano le buone imprese, La memoria accompagnò – forse incoraggiò, addirittura, si può azzardare, inaugurò – una serie di novità in ciò che allora cominciava a chiamarsi «immagine». Nasceva allora lo stile della piccola editoria. Nasceva dentro l’idea dei prodotti italiani come esempio di cose belle fatte bene e con stile. La memoria, nella sua fortuna di lettori e di critica, sosteneva queste tendenze e ne era sostenuta.
La consacrazione nazionale: il caso Bufalino. Difficilmente un altro editore avrebbe scoperto Diceria dell’untore. Perché quella scoperta fu il frutto dello stile di lavoro di Sellerio.
Un uomo già anziano. Un tipico professore di Liceo siciliano. Coltissimo ma impenetrabilmente schivo. Poco appariscente, sembrava più un erudito che uno scrittore di talento. E poi la sua scrittura barocca, ricercata allo spasimo, figlia, apparentemente, dell’altra metà del secolo. Nel 1981 l’incontro con Bufalino fu casuale e solo il fatto che lo stile di lavoro di Elvira Sellerio (che allora cominciava a occuparsi a tempo pieno, da direttore editoriale, della sua impresa) è poco programmato e molto guidato dalla curiosità, poté produrre quella piccola inchiesta alla fine della quale nel cassetto di Bufalino fu scovato Diceria dell’untore. Una casa editrice più ordinata, un direttore editoriale più tradizionale, uno stile di lavoro più efficiente avrebbe mai trovato Diceria dell’untore? Comunque, quel romanzo che fu la consacrazione di Sellerio tra gli editori nazionali, vinse un meritatissimo Campiello nel 1981 e segnò un cambiamento anche nella cultura italiana. La narrativa italiana girò pagina. E cominciò la stagione dei nuovi scrittori italiani. Almeno per Sellerio.
Saggi legati soprattutto alla storia, alle scienze del linguaggio e a quella che una volta si chiamava varia umanità. Rigore scientifico ma anche il tentativo perenne di rinverdire il vecchio saggio di lettura – che non è la divulgazione o la volgarizzazione ma la capacità di mantenere lo stile, la curiosità e l’innocenza di fronte alle tematiche più teoriche ed erudite.
Nel frattempo nel 1976 erano nate due collane di saggistica. Biblioteca siciliana di storia e letteratura e Prisma. La Biblioteca è la prima collana di storia della Sellerio. Il titolo è vagamente crociano. C’è Croce infatti, forse senza che se ne abbia esplicita intenzione, sotto tutta la storia di Sellerio. Perché non possiamo non dirci crociani? Perché Croce era forse prima di tutto un grande letterato. La storia che cerca di fare Sellerio è storia con la S maiuscola, quella che Les Annales chiamavano storia evenemenziale, dei grandi avvenimenti. (Non che non sia presente anche una storia sociale e materiale, una microstoria: essa è raccolta nella collana Quaderni, fondata nel 1984). Storia di grandi avvenimenti, storia siciliana ma non solo. Ma soprattutto libri di storia fatti, o almeno questo è il tentativo perenne, per essere letti più che studiati (è in questa collana che compare il libro dello storico Francesco Renda Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, la più completa storia della Sicilia postunitaria). Prisma invece è la collana di saggistica più classica e più specialistica: essa è destinata agli studi dei linguaggi e delle letterature intesi nel senso più ampio. Nel corso degli anni a queste prime si aggiunsero altre collane: La diagonale e La nuova diagonale, Fine secolo, destinate rispettivamente a saggi di varia, a lettere diari biografie e memorie di viaggio, alla letteratura dei diritti civili (Fine secolo, fu inventata ed è diretta da Adriano Sofri). Ma la cifra che le unifica tutte quante è sempre quella. Non perdere mai l’innocenza e la curiosità. Non perdere mai di vista che la conoscenza è un orizzonte non un traguardo. Se non è incanto, la conoscenza è tecnicismo per i tecnici. Un esempio è la Sentenza, di Luciano Canfora, che indaga sul caso della esecuzione del filosofo del fascismo Gentile e del coinvolgimento del grecista Marchesi. Canfora è intellettualmente coinvolto, per le sue posizioni politiche di sinistra per il suo antifascismo e per essere grecista; ma questo coinvolgimento non prevale sulla obiettività e dà al libro, semmai, un di più di passione. Canfora dal 1990 dirige la collana La città antica, l’unica collezione di scritti classici con studi critici e testi a fronte diretti al vasto ambito dei lettori non specialisti.
Gli anni Ottanta di Tabucchi, di Consolo, di Adorno, di Maria Messina. Sellerio è in prima fila in quella stagione in cui con un nuovo orgoglio la narrativa italiana scopre (riscopre) un’altra generazione di scrittori.
Dopo Diceria dell’untore il nome della casa Sellerio si salda in qualche modo con la vena dei nuovi scrittori italiani. Sellerio, nel suo piccolo, contribuisce a riprendere l’esportazione della cultura italiana all’estero. Accanto a Bufalino, sono richiestissimi i diritti di traduzione di scrittori che la casa editrice va scoprendo. Antonio Tabucchi, Maria Messina, Luisa Adorno, sono i nomi più interessanti. Ed è indicativo che non di inediti si tratti. Ma di scrittori caduti nel dimenticatoio, che Sellerio scopre e rilancia. Segno che gli anni Ottanta sono proprio la stagione della piccola editoria che esercita una funzione di svecchiamento, contro la pigrizia e il letargo dei giganti dell’editoria. E di questa stagione, la stagione della nuova generazione di narratori italiani, assieme a un paio di altri, Sellerio è protagonista e traino.
Il risveglio dei giganti. I grandi gruppi editoriali riassorbono i piccoli, con i manager al posto dei vecchi leoni. Fine della piccola editoria. Sellerio resiste, assieme a pochi altri. E lancia un nuovo genere di giallo all’italiana. Un piccolo editore, Sellerio?
Nel 1990 esce da Sellerio un librettino. Racconta di un commissario di polizia che indaga su un torbido delitto, nel passaggio dalla repubblica di Salò alla repubblica italiana. Il commissario, De Luca si chiama, è un funzionario del regime fascista onesto e molto scettico, in un’epoca in cui le due qualità – onestà e scetticismo – non possono andare d’accordo. Sembra il primo giallo «revisionista», in quanto presenta il volto umano di un’epoca e un momento storicamente perversi. Ma il suo autore ha abbastanza cultura, talento e onestà intellettuale per far argine a quello che potrebbe essere uno scandaluccio e per farne un caso letterario. Con Carta bianca di Carlo Lucarelli si può dire che nasca un nuovo genere di giallo italiano. Seguirà un profluvio di letteratura poliziesca, para o similpoliziesca, italiana e straniera, di grandissimo interesse e successo. Quasi a conferma di una profezia di un grande scrittore svizzero importato in Italia da Sellerio. Nel 1985 la casa editrice aveva pubblicato il romanzo di uno strano giallista svizzero e irregolare Glauser (Il grafico della febbre, giunto a una decina di ristampe), che diceva: «il racconto poliziesco è il miglior mezzo per diffondere idee ragionevoli». E a questo motto profetico oggi – che sembra più nulla possa dirsi se non in forma di giallo – pare obbedire il giallo Sellerio. All’apice di questa avventura con il poliziesco c’è la scoperta di un vero e proprio genere nuovo. Il poliziesco di scuola siciliana, e due nomi senza commento: Andrea Camilleri e Santo Piazzese. Sono titoli di successo e di grande diffusione. Sull’onda di questi anni Novanta, Sellerio inaugura altre collane, più marginali e divaganti. Come Il castello che viaggia nei grandi libri della letteratura del mondo non globalizzato – dall’Irlanda all’America latina, all’Africa, agli Afroamericani. Come Il divano che butta qui e là sotto gli occhi del lettore le più diverse stranezze, da collezionisti di oggetti inesistenti o da eruditi di cose perdute o da manualistica di pratiche del tutto inutili. Un ventaglio di grande ricchezza intellettuale, di spirito ed eleganza, di suggestioni, che consente a Sellerio di sfuggire a quello che è il grande vento editoriale degli anni Novanta. Il risveglio dei giganti. Le nuove immani concentrazioni editoriali. Le cosiddette sinergie che tolgono i libri dalle mani degli editori, e ne fanno gadget. Sellerio è così ormai un caso più unico che raro di piccola editoria. Un artigiano robusto come una industria. Un gruppo di dilettanti più bravi del miglior professionista. Una follia con dentro il metodo più rigoroso. Ma stiamo parlando ancora di un piccolo editore?
Gli anni del Duemila per Sellerio sono stati gli anni di un’esperienza nuova: i cinque milioni di copie di libri di Camilleri prodotti a Palermo e venduti in Italia, più i diritti di traduzione venduti fino al Giappone. Ma non c’è solo questo.
C’è prima di tutto che questa esperienza capace di travolgere e di tramutare non ha travolto e tramutato. E non è solo l’esperienza dei grandi numeri. È ancora una volta, negli anni dei giganti multimediali e multinazionali della comunicazione, l’esperienza di lanciare ovunque nel mondo la cultura in lingua italiana da una provincia siciliana in cui si prende ancora il gelato al gelsomino e si investe ancora il tempo a perdere tempo felicemente. Forse bisogna ancora accorgersi che in questi primi anni del Duemila la Sicilia ha esportato ovunque due cose, due cose sole ma cariche di significato e di speranza: il vino siciliano e i libri blu di Sellerio. E non solo libri. Nell’autunno del Duemila la casa editrice ha cercato una via nel nuovo campo del multimediale. Sellerio ha prodotto, per la prima volta in Italia, un cartone animato interattivo dal Cane di terracotta. Un libro video e gioco interattivo insieme: un’invenzione, premiata con la menzione d’onore al «Bologna New Media Prize». Oltre Camilleri, poi, tornando ai libri, gli anni Duemila sono stati anni di scrittori dal mondo di cui si parla molto e se ne parlerà per molto. La canadese Margaret Doody: aveva pubblicato un libro e poi il suo editore americano si era dimenticato di lei. Ma Margaret aveva creato un nuovo detective nel filosofo Aristotele, un detective deduttivo e realistico, rimandando indietro nel tempo il genere del giallo speculativo. E con questa operazione ironica di proiettarlo nel passato ha tolto ogni anacronismo a un genere, appunto la detection speculativa, che sembrava oggi impossibile: un best seller, il primo libro, seguito da altri due in prima mondiale e venduti in più di centomila copie. Ancora un miracolo editoriale: un’anziana signora inglese, caso letterario europeo degli ultimi anni, Penelope Fitzgerald, che parla delle cose profonde e invisibili e forti della vita, con una grazia colorita di tinte tenui che è stata paragonata alle tele di Turner. Il divertimento triste e trascinante del russo Dovlatov, che parla della sua esperienza di russo a cavallo della caduta del muro, con un umorismo acuto e dissacrante che ha la forza – è stato detto – di Čechov. Bolaño, cileno e giramondo, un Borges dei tempi di Tarantino (è un critico francese a definirlo così nella commemorazione per la sua recente scomparsa), che trae dal passato di ieri delle dittature sudamericane, e dal presente della diaspora della sua generazione di sudamericani, cronache vere, ma che sembrano uscite dalla smorfia dada e surrealista. E le scoperte più recenti. Due giallisti di grande qualità e di grande successo. Gianrico Carofiglio (Testimone inconsapevole e Ad occhi chiusi) l’inventore del «legal thriller» italiano, con un personaggio così vero, l’avvocato Guerrieri, che solo un magistrato di lungo corso com’è lui poteva scolpire. E la spagnola Alicia Giménez-Bartlett: l’ispettrice Petra Delicado e il vice Garzón sono due piedipiatti così indimenticabili, nel loro umorismo dolceamaro, nella loro durezza dal cuore tenero, che il grande critico Cesare Cases parla dell’autrice come «geniale scrittrice mediterranea».
Grazie Elvira!
Addio, signora Elvira che avrei voluto conoscere.
Grazie per i suoi libri preziosi e materici… non solo gli amatissimi blu, ma i verdi e i bianchi con l’immagine incollata. Una gioia per la vista, l’odorato, il tatto.
Cosa scegliere? Leonardo Sciascia – ho letto il numero 1 della collana LA MEMORIA – , Camilleri ça va sans dire, Maria Attanasio, Carofiglio, Santo Piazzese… la Bartlett. Bufalino Consolo… Oh, Croce e la splendida drammatica storia di Isabella Morra e Diego Sandoval de Castro.
Quando vado in biblioteca occhieggio il lungo scaffale con i blu Sellerio, con il delizioso brivido della scoperta, della scelta.
In libreria, anche all’estero, quei piccoli inconfondibili libri mi fanno sorridere di italianità, sicilianità che mi accompagna anche in viaggio.
Grazie ancora, signora Elvira.
Mi sembra un’ottima idea ricordare Elvira Sellerio attraverso i libri che ha pubblicato con la sua casa editrice.
Se la memoria non mi tradisce anche Carlo Lucarelli ha iniziato la sua carriera pubblicando i suoi primi due libri proprio con Sellerio.
Una grande perdita, ma un grande lascito.
Che Elvira riposi nella pace dei giusti.
Mi ha colpito una frase della signora: pensare che il lettore sia una persona più colta ed esigente di noi, questo è il senso del nostro lavoro. Una frase completamente disattesa oggi, quando un editore pensa solo al marketing ed ha in mente un lettore mentecatto da blandire stordire circuire.
Un appello agli eredi Sellerio: continuate nel solco di quello che è riuscita a realizzare la signora Elvira.
Forse può essere interessante leggere il ricordo di Salvatore SIlvano Nigro su Il Foglio di oggi http://www.ilfoglio.it/soloqui/5893
Un saluto riconoscente a Elvira Sellerio anche da parte mia
Vi scrivo da una postazione al volo dalla magnifica Vienna!Sono dispiaciuta per la scomparsa della signora Sellerio, casa editrice che adoro da sempre, per le scelte varie e intelligenti, il formato e gli autori.Non saprei dire in questo momento il libro piü importante ma posso dire l´attuale, quello che ho portato con me in viaggio, della Sellerio M.Doody Aristotele detective, interessante e insolito libro con un protagonista filosofo che ti trascina nellantica Grecia indágando con lui.Ringrazio la Sellerio per le ottime scelte di tutti questi anni che mi hanno fatto bella compagnia.Un salöuto speciale a Massimo e agli amici, buone vacanze!
Ho amato Donna di Porto Pim di Tabucchi, che mi fu regalato da Antonio Fabozzi, caro amico raffinato saggista prematuramente scomparso.
Certi incontri sono facilitati dalla topografia, dalla vicinanza che rompe gli indugi di un timido coraggio. Una mattina di tanti anni fa incontrai l’editor della casa editrice Sellerio, in via Siracusa. Erano i primi anni ’90. Muovevo i passi incerti del ventenne che, amando leggere e non sapendo nulla di pubblicazioni, cerca consigli preziosi che incoraggino quei passi. Lei arrivò in ufficio. Salutò con gentilezza i suoi collaboratori. Poggiò la borsa sulla scrivania e si avvicinò a me, intanto che l’editor terminava di darmi i suoi consigli. Presentandomi la salutai con una stretta di mano e lei mi regalò, con una voce inconfondibile, fosca, umbratile, delle parole pregne di ottimismo. Infine mi sorrise.
Stamattina, triste e con una serie di immagini legate alla nostra “sicilianità” (ho ripensato, chissà perchè?, al film di Petri, A ciascuno il suo, tratto dal libro di Sciascia, con la bellissima colonna sonora di Bacalov), sono uscito, ho passeggiato lungo via Dante, ho imboccato via Sammartino e ho raggiunto via Siracusa. La strada era deserta, avvolta dall’incertezza di questa mattina palermitana d’agosto. Ho varcato il portone chiuso a metà. Il portinaio mi ha guardato e ha abbassato gli occhi sul tavolino, quasi volesse indicarmelo con gentilezza. Mentre apponevo il mio nome sul libro delle firme mi rividi ventenne e timido, e ritrovai quel sorriso di tanti anni addietro e mai dimenticato.
Un sorriso a cui sarò per sempre grato.
Tanti i nomi degli autori letti, conosciuti, amati grazie alla casa editrice Sellerio. Oltre a quelli italiani, e siciliani in particolare, mi piace ricordare un’autrice scoperta per caso e mai più abbandonata: Julia Kristeva.
Ciao, Elvira Sellerio. Anzi, arrivederci.
p.s.
Un affettuoso saluto a tutti gli amici del blog.
Oggi, che l’amabile Donna Elvira, il faro più luminoso del sud si è spento,
ci sentiamo tutti interiormente più poveri.
Mi sembra giusto sottolineare la vivace, ostinata determinazione, con la quale Lei, abbia svolto un servizio ampio e prezioso, per far emergere i migliori Autori della Letteratura siciliana e non soo.
Elvira Sellerio, come donna e come editore, merita tutta l’ammirazione e la profonda gratitudine. Ella, nel corso degli anni, ha saputo alimentare e mantenere viva, una straordinaria fucina di idee, di notevole spessore culturale.
I suoi meravigliosi libretti blu, stampati su carta Palatina, non solo hanno allietato i nostri spiriti, ma sono stati un valido contribuito, per reagire e diradare, il clima diffuso di appiattimento sociale.
Fra i miei volumi prediletti segnalo, “Argo il cieco ovvero I sogni della memoria” e tutti quelli dell’adorabile Gesualdo Bufalino, “ Arco di luminara “ di Luisa Adorno, “Morte di un medico” del mio amico e concittadino, Mario Specchio, e tanti altri.
Grazie Elvira, ci mancherai tanto.
Tessy
Riposa in pace Elvira.
Hai fatto tutto all’insegna della semplicità attraverso cui hai dato spazio e peso al pensiero ed al cuore di tante nostre menti conterranee.
Semplice la scelta tipografica dei tuoi libri, semplice anche lo spazio dove
ricevevi la gente…. Nonostante la grandezza dell’opera che con tanta passione hai condotto non si può non ammirare infatti la categoria della semplicità che hai sempre messo in atto e attraverso cui hai specificato la tua scelta editoriale che ha ridato alla Sicilia lo spazio culturale smarrito da tanto tempo. Hai saputo coniugare economia e letteratura in una sintesi produttiva che rivela l’intelligenza eccezionale di magistrale sceneggiatura.
Grazie per avermi fatto conoscere E.Bufalino.
E’ una perdita incommensurabile per la cultura italiana, e la privazione per noi siciliani di un riferimento sicuro, luminoso, che per un trentennio ha indicato la via, suggerendo sguardi sul mondo, idee, ipotesi, letteratura. Cosa sarebbero la cultura di questo Paese e la storia letteraria degli ultimi anni senza l’impegno, l’intelligenza, l’intuito di un’editrice come Elvira Sellerio? Chi avrebbe portato alla ribalta nomi che hanno contribuito in maniera preponderante alla questione “siciliana” e al dibattito su una terra difficile e da sempe intensa come la Sicilia? Condivido coi familiari e con il mondo dei suoi lettori un dolore che è di tutti. Un senso di strazio che oggi sembra respirarsi nell’aria. Una perdita come questa rende tutti drammaticamente più poveri…
Il cileno Bolano, i librettini di colore blu, la Sua classe e l’eleganza, innate qualità…
Esempio raro di Donna Grande.
Triste la sua partenza prematura.
marlene
Grazie per tutto quello che hai fatto, Elvira Sellerio. E grazie per avermi fatto conoscere Alicia Giménez Bartlett, un’autrice che ho molto amato.
Libri davvero belli, quelli della casa editrice Sellerio…dal punto di vista estetico, ma soprattutto per i contenuti. Per me e in particolare per mia madre il legame con questa casa editrice è stato sempre sancito dai romanzi di Camilleri, che sono sempre stati presenti nella nostra casa in quella veste elegante e particolare…è questo il mio semplice modo per ricordarla e testimoniare il nostro affetto per Elvira e la sua casa editrice.
Sara
Stamattina ho aperto la libreria facendo scorrere le ante di vetro sul blu dei libri Sellerio. Erano impilati come onde di un mare potente, in cui scorgere il nome dell’autore era come riconoscere un navigante. Ho letto: Maria Attanasio, Camilleri, Carofiglio, Piazzese, Messina, Bartlett…E ogni onda un ricordo, ogni scaglia un pensiero, e un’immagine, la carta pastosa, gli occhi alla pagina e poi oltre, già in viaggio.
A chi ci ha fatto sognare tanto, a chi ci ha fatto interrogare tanto, e piangere, ridere, pensare o indignarci, a chi ci ha ricordato che essere siciliani che costruiscono si può, a chi lo ha fatto con occhi di donna e di madre, e poi di fiutatrice espertissima di bellezza, quasi da indovina….grazie.
Grazie, Elvira.
I libri “di Elvira” che ho amato:
Tullio Kezich – Una notte terribile e confusa;
Carlo Lucarelli – L’estate torbida;
Antonio Tabucchi – Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa, I volatili del Beato Angelico, e il raffinatissimo Notturno indiano.
Io non l’ho mai conosciuta personalmente, però voglio raccontare un aneddoto in cui c’entra anche lei: un giorno mi trovavo a casa di Gesualdo Bufalino, mentre stavamo parlando squillò il telefono. Quando riattaccò, Bufalino mi disse. “Era Elvira Sellerio, pare ci sia un regista tedesco interessato a ricavarci un film dal mio romanzo. Le ho detto eventualmente di occuparsene lei, cosa può importarmene ormai alla mia età. Piuttosto, quando posso venire a Sortino? Voglio conoscere un apicoltore che mi spieghi come si fa il liquore col miele”. Bufalino morì quindici giorni gopo in un incidente stradale
Cari amici, vi ringrazio tutti per i vostri commenti.
Scrivo al volo, ma domani tornerò a ringraziarvi uno per uno (come faccio sempre).
Attendo (se volete e se potete) nuovi ricordi, aneddoti e pensieri legati alla figura di Elvira Sellerio e della casa editrice che ha fondato insieme al marito Enzo.
Intanto ho aggiornato il post.
Ieri, 3 agosto, oltre a Elvira Sellerio è venuto a mancare il poeta Luciano Erba.
Vi invito a ricordare anche lui, se ne avete la possibilità.
Segue una breve nota tratta da Wikipedia…
Luciano Erba: (Milano, 18 settembre 1922 – Milano, 3 agosto 2010) poeta e critico letterario italiano del secondo Novecento, appartenente alla cosiddetta “quarta generazione”.
È stato docente universitario di letteratura francese all’Università Cattolica di Milano. Poeta innovativo nel seno della tradizione “lombarda”, esordì con Linea K nel 1951; sono seguite poi le raccolte Il bel paese (1955), Il prete di Ratanà (1959), Il male minore (1960), Il prato più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980), Il cerchio aperto (1984), Il tranviere metafisico (1987), L’ippopotamo (1989), Variar del verde (1993), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000).
Stilisticamente, Erba si può dire che abbia ripreso la lezione di Jacques Prévert, tenendosi ad equa distanza da neorealismo ed ermetismo. Di conseguenza mantenne uno stile apparente semplice, leggibile, ma al tempo stesso raffinato e sottile. Fu autore d’una antologia di poesia contemporanea in collaborazione con Piero Chiara Quarta generazione (1954).
Scompare il 3 agosto 2010 a Milano, all’età di 88 anni
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Fonte: Wikipedia
A tutti voi una serena notte.
Pur non avendola conosciuta, inoltro il mio grande dispiacere per la scomparsa di Elvira Sellerio.
È una persona che ha fatto onore alla sua terra, e come tale rimarrà sempre nel ricordo di coloro che sono sostenuti dagli stessi ideali di amore verso la cultura, di onestà nel campo lavorativo e nei rapporti umani.
È un esempio da seguire per tutti coloro che amano la propria terra e si adoperano a renderla illustre e conosciuta nel senso della cultura, dell’onestà e del calore affettivo umano.
Non dubito che il suo esempio non venga seguito, perché questa terra e ricca di persone, che fanno della loro vita un compito di liberazione dai soprusi che ancora oggi la martoriano.
Un grazie di cuore ad Elvira.
Rimarrà per me un ricordo imperante e nobile da seguire.
Lorenzo
Palermo, 5 ago. – (Adnkronos) – Si svolgeranno oggi alle 11 nella chiesa di Santo Espedito, a Palermo, i funerali di Elvira Giorgianni Sellerio. La ‘signora dell’editoria’ si e’ spenta martedi’ scorso a 74 anni. Insieme al marito Enzo Sellerio aveva fondato l’omonima casa editrice. Tra gli scrittori da lei pubblicati ci sono nomi del calibro di Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino e Andrea Camilleri.
segnalo questo video http://mmedia.kataweb.it/video/25699530/addio-elvira-sellerio-editore-di-grandi-leonardo-sciascia
non so se è già stato segnalato, ma a Panorama ne parlano così http://blog.panorama.it/libri/2010/08/03/e-morta-elvira-sellerio-leditrice-di-sciascia-bufalino-e-camilleri/
Caro Massimo
Conoscevo Elvira personalmente da una vita – per motivi che magari ti riferirò in privato. Sapete una cosa, oh si Elvira era una donna intelligente, oh si Elvira era una donna con intuito, ma Elvira era prima di tutto una lavoratrice incredibile, uno sfregio al clichè della Sicilia panza all’aria. Elvira si macinava ore e ore e ore di lavoro, di direzione dell’artigianato, di materialità dell’editoria. Ecco come ha costruito Sellerio. Piccola elegante e terribilmente tenace. E purtroppo ossessiva fumatrice – forse si potrebbe smettere di fumare pensando anche a lei.
Grazie a Elvira Sellerio per aver coniugato raffinatezza e profondità, libri lievi come foglie e libri solidi come alberi, favole amare e storie delicate. Grazie per averci dato autori famosi e no, scrittori cercati da tutti e scrittori di nicchia, che siamo andati a scovare nelle librerie tradizionali sul banco Sellerio, dove era bello vedere vicini il blu scuro della collana della memoria e il verde acqua o il carta zucchero del Divano. Grazie per averci proposto il meglio della Sicilia, che un poco vive in tutti i suoi autori, nativi e oriundi. Dall’indimenticabile Sciascia a Bufalino alle favole amare di De Simone, alle indagini di scrittori magistrati, alla lunghissima teoria dei racconti e romanzi di Camilleri, i suoi libri sono stati con noi sempre. Stavano in tasca, in una borsetta, dappertutto. Ne abbiamo collezionati molti negli anni.
Grazie per aver seminato grano e non loglio in questa nostra società dove sembra che la volgarità e il turpiloquio debbano avere la meglio.Ma non è così.
Un saluto grato anche a Luciano Erba, poeta raffinato come pochi altri, sottile e ironico, un poeta che ci ha tenuto compagnia nel tempo senza deluderci mai. I poeti migliori di oggi, i poeti che si stanno affermando adesso con fatica e dolore, gli devono sicuramente qualcosa.
(Massimo t’ho scritto na mail)
Ne approfitto subito per ringraziare Zauberei.
Ho letto la tua mail, Zaub… e ti ribadisco qui ciò che ti ho scritto nella risposta. 😉
Desidero ringraziare tutti gli intervenuti, uno per uno…
Grazie mille per la loro partecipazione a: Giuseppe, erwin de greef, Francesca, Andrea Lodi, Pina C., Eva Ricciuti, Cinzia, Teresa Sinno, Lorenzo Amato…
E grazie a: Claudio Morandini, Luciano Comida, Stef, anna maria ercilli, Armando, Raffaella, Marco Vinci, Maria Lucia, Vale, Luca…
Ringrazio pure: Francesca Giulia, Nando Vitali, Alessandro Savona, Mela Mondì, Luigi La Rosa, Marlene, Carmen, Sara, Simona, Domenico, Salvo, Lorenzo, Marina, Desi…
Grazie a tutti voi, amici.
Grazie per aver messo in comune impressioni, pensieri e testimonianze.
Ancora una volta mi sento di dire che questo blog non avrebbe ragion d’essere senza la vostra partecipazione…
Il post rimane aperto per eventuali nuove riflessioni e considerazioni su Elvira Sellerio (la sua casa editrice) e Luciano Erba.
Una serena notte a tutti.
Sono molto grato a Elvira Sellerio per i suoi meravigliosi libri. Tra gli autori italiani pubblicati amo ricordare:
Bufalino, “Diceria dell’untore”
Tabucchi, “Notturno indiano”
Bonaviri, “Il vicolo blu”.
(Mi trovavo a Palermo proprio il 3 agosto durante una mia consueta brevissima vacanza estiva siciliana).
Subhaga Gaetano Failla
Ho scoperto la casa editrice Sellerio con “Notturno Indiano” di Tabucchi, romanzo per me indimenticabile. La cura delle copertine blu e delle immagini, i titoli che via via si rivelavano ai miei occhi durante gli interminabili “giri” nelle librerie napoletane e poi lei Elvira Sellerio che mi sembrò una donna straordinaria dall’immagine forte, coraggiosa e nel contempo fascinosa. Tutto mi è sempre piaciuto della “casa Sellerio”, la sua storia così legata anche al mondo di Sciascia, gli autori tra cui Bufalino e il suo “Diceria dell’untore”. Insomma una casa editrice importante, “elegante” nelle scelte a cui ho sempre dato molta attenzione. A casa, nella libreria, ci sono un po’ di titoli italiani e stranieri pubblicati da Elvira Sellerio, l’ultimo, in ordine di tempo, il primo romanzo di Ruggero Cappuccio mio conterraneo, scrittore raffinato di teatro e letteratura. Credo che la morte di Elvira Sellerio lascerà un vuoto e mi dispiace. Delia Morea
(ANSA) – PALERMO, 5 AGO – Il governatore siciliano Raffaele Lombardo lancia l’idea di una fondazione intitolata a Elvira Sellerio, fondatrice dell’omonima casa editrice.
Lombardo spiega che Elvira Sellerio ”ha portato la Sicilia all’attenzione della cultura internazionale, superando gli stereotipi e i pregiudizi che rappresentano il ‘logotipo’ piu’ tristemente noto della sicilianita”’. ”Alle istituzioni – conclude – spetta il compito specifico di non lasciar spegnere questa traccia”.
segnalo un video sulla morte di Elvira Sellerio, sul Tg di Sky
http://tg24.sky.it/tg24/spettacolo/2010/08/04/mora_elvira_sellerio_editore_sciascia_camilleri.html
Recenti pulizie a libri e librerie mi rendono impossibile ora trovare i libri della Sellerio. Ma nelle librerie che frequento so dove essi sono stati collocati e, quasi come un rito, mi ci reco. Amo copertina, carta, stampa che raccontano di un programma che non è fatto solo di autori interessanti, ma di cura, attenzione, di trasmissione del piacere di ritrovarsi con un libro della Sellerio, se non tra le mani e subito, magari in libreria. Uno stile che è rimasto fedele nel tempo all’idea che il libro debba essere desiderato subito. Tendenza che è andata contro l’idea industriale del libro e alla sciatteria di ormai non poche case editrici certe che il lavoro di pubblicazione risieda nella stampa e nella collocazione nei scaffali qui e lì. E magari, a parità di costi.
La Sellerio è una delle case editrici che amo di più. La morte della signora Elvira segna una gran perdita.
il cuore “grafico” che alberga in me mi ha fatto innamorare subito dei libri Sellerio. Mi piace la carta Grifo vergata di Fabriano, mi piace il suo formato discreto ed elegante, il loro profumo e la scelta di autori e titoli. Non mi ha mai delusa. A parte Il letto e riletto Camilleri (Montalbano e non), Carofiglio, la Bartlett, e poi Doody e Morley… voglio citare Nino Savarese e il suo ironico e gradevolissimo “Gatteria”. E’ stato il mio primo Sellerio. Amore a prima vista. Colpo di fulmine che può accadere solo con il libri!
grazie cara signora Sellerio.
La scomparsa della Selelrio è una di quelle pesanti. Sono grato per la pubblicazione dei Camilleri, e non solo……
La scomparsa della Sellerio è una di quelle pesanti. Sono grato per la pubblicazione dei Camilleri, e non solo……
Desideravo ringraziare e salutare gli amici che sono intervenuti in questo post negli ultimi giorni…
Saluti e ringraziamenti a: Gaetano Failla; Delia Morea, Laura, Maria Inversi, Lorella, Valeria Corciolani, Orazio…
Non so se ve ne siete accorti… ma ho aggiornato il post inserendo un video del TG3 sulla morte di Elvira Sellerio.
Andate a dare un’occhiata, se vi va.
Ne approfitto per augurare a tutti un buon inizio settimana.
credo che Elvira Sellerio abbia fornito anche un grande esempio di imprenditorialità femminile in sicilia e in editoria: due contesti difficili.
Una delle grandi lezioni selleriane credo sia questa:
negli anni in cui molti editori grossi (non GRANDI ma grossi) credono che si debba cambiare di continuo e freneticamente la veste grafica dei propri libri rincorrendo le più stupide e passeggere mode estetiche, Elvira Sellerio ha sorriso ironica e saggia andando avanti per la propria strada intelligente e colta (oltre che proficua dal punto di vista commerciale).
bravo Luciano, son d’accordo.
Elvira Sellerio, una donna aperta all’intelligenza altrui, e il connubio ha fecondato ‘miracoli’ blu
Scusate l’assenza di questi giorni, ma sto tirando un po’ il fiato (peraltro sono stato al lavoro)…
Saluti e ringraziamenti a Beatrice, Luciano e Marco.
Un ricordo del poeta Luciano Erba: domenica 5 settembre: messa di trigesima nella sua Milano,
ore 18, chiesa di San Pietro in Sala in piazza Wagner
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Grazie, Luciano!
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Si passano le stagioni
a scavare il tronco di un albero
per preparare la piroga
su cui c’imbarcheremo in autunno.
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Così scriveva Luciano Erba e il primo verso di questa poesia ha dato il titolo all’antologia personale pubblicata da Interlinea con inediti e autografi. Ma il poeta ci ha lasciato in estate, il 3 agosto, senza aspettare né autunno né il suo ottantottesimo compleanno. Anni prima, a margine dell’edizione di 80 poeti contemporanei, l’omaggio per i suoi 80 anni allestito con un saluto di Philippe Jaccottet, avevamo scritto la dedica «A Luciano maestro consigliere amico». Non pensavamo di doverla ripetere così presto, in questo agosto 2010, dettando il necrologio per un poeta che non può non restarci accanto con la sua cultura raffinata, la sua ironia, le sue perplessità, la sua voglia di trascendenza nella quotidianità. Silvio Ramat, nel curare quel florilegio lirico in suo onore, aveva parlato di «corolla, folta e lieve, in omaggio di un poeta che ha saputo incidere, sulle pareti spesso refrattarie della nostra moderna lingua, versi di una semplicità stranamente durevole. Versi che si ricordano». Tra i petali che restano sulla sua tomba abbiamo scelto quello di Nelo Risi per un primo immediato ricordo da parte di Interlinea verso un uomo che è sempre stato parte della casa editrice, condividendo molte passioni: da autori come Clemente Rebora (favorendo il passaggio di testimone dei libretti del poeta rosminiano dalle edizioni di Vanni Scheiweller) a occasioni come il Natale (l’antologia Natale in poesia da lui curata è un nostro long seller), naturalmente ponendo la poesia al primo posto, anche come consigliere, facendo parte da sempre del comitato direttivo della collana “Lyra”. Grazie, Luciano!
(Roberto Cicala)
Nelo Risi per Luciano Erba
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Caro Luciano ironico sodale
della mia generazione il più dotato
di eleganza naturale
milanese all’esordio poi con gli anni
nel mondo il lirico essenziale
per me rimani quello
che andava per ciliegie e a mani vuote
strappava al tronco nastri di corteccia
il narratore della grande Jeanne
una signora per bene che aveva già un cappello
blu, largo, con tre giri di tulle
sempre il viandante rivolto alle cose:
vado incontro
per vivere in loro e loro in me
…
(da 80 poeti contemporanei. Omaggio a Luciano Erba per i suoi 80 anni, con un saluto di Philippe Jaccottet,
a cura di Silvio Ramat, Interlinea, Novara 2003)
UN TESTO DI LUCIANO ERBA
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Al mare d’agosto
Gli accappatoi asciugano al vento
vuoti vanno su e giù
sono di tanti colori
dal rosso al bianco ed al blu:
perché li trovo più belli
di quando coprivano il corpo
di un addetto a non so quali mansioni
di una nuotatrice venuta dal Nord?
…
(da Luciano Erba, Si passano le stagioni. Una scelta personale di autografi e inediti,
con una nota di Roberto Cicala, Interlinea, Novara 2002)
Le pagine di Luciano Erba su Letteratura.it
http://www.letteratura.it/lucianoerba/index.htm
http://www.interlinea.com/archivio/Luciano_Erba.htm
Scusandomi se esco un po’ dal cordoglio per le due illustri scomparse – cordoglio che comunque provo ed esprimo sin da subito – vorrei sottolineare un dato di fatto che caratterizza in positivo la realta’ siciliana, differenziandola non poco dal resto dell’Italia ”di provincia”: a guardare bene, infatti, la Sicilia, con la creazione e il lancio nazionale dell’editore Sellerio, e’ riuscita ad assegnare all’isola, nel campo editoriale librario, un posto assai privilegiato. E questo differentemente da tante altre Regioni italiane, da sempre piu’ sviluppate economicamente e anche geograficamente piu’ vicine ai centri industriali e di potere.
Basti pensare che, fino ad una decina d’anni fa, nemmeno Roma aveva un editore in grado di competere con Sellerio per volume di vendite, qualita’ dei testi e fama. Per non dire di Regioni come Marche, Abruzzo ed Umbria, nessuna delle quali e’ stata finora in grado di fare qualcosa di analogo.
Sarebbe pertanto il caso che anche il resto della ”provincia” si svegliasse e capisse che sarebbe cosa ottima e possibile istituire in ogni Regione una sola grande casa editrice, ma ben fatta e di alto livello culturale, piuttosto che averne trenta ma piccole, brutte e nazionalmente insignificanti.
Segnalo un ottimo articolo di Massimo Maugeri dal titolo “C’era una volta Milano” pubblicato sul numero di settembre di Stilos, da oggi in edicola.
“Ma questa città non è più la capitale della cultura”, è il secondo titolo che introduce poi le interviste di Massimo a “sette ‘cittadini’ milanesi, pelopiù di importazione e tutti appartenenti al mondo della cultura”. Tra gli intervistati spicca il nome di Vincenzo Consolo, il quale, alla domanda di Massimo sui cambiamenti avvenuti a Milano, nella conclusione della sua risposta afferma:
“Non è più la città degli illuministi, la città di Manzoni, la città della cultura. La Milano di oggi è profondamente mutata. E’ aumentato il tasso di inciviltà. E’ diventata la città di Berlusconi, la città della Lega. Una città razzista. In passato non era così. In passato Milano era una città civile e accogliente. Non era come Torino, dove non si affittavano le case ai terroni.”
E su Milano come “affidabile specchio dell’Italia” Consolo risponde:
“(…) la Milano di oggi rappresenta bene l’Italia di Berlusconi e delle sue televisioni. L’Italia dei ‘telestupefatti’, come li chiamo io: gli italiani istupiditi e stupefatti di certe trasmissioni televisive.”
E più in là, dice:
“(…) Meglio spegnere la televisione, dunque; e leggere libri e giornali. Ma questo, ovviamente, non vale solo per Milano.”
*
Davvero tanti complimenti Massimo per questo tuo importante articolo!
Grazie mille, caro Gaetano. Ancora non ho avuto modo di visionare il numero di “Stilos” in questione (a cui ho contribuito con grande piacere).
Devo dire che le parole di Consolo sono molto forti, però ne approfitto per citare gli altri intervistati: Daria Bignardi, Elisabetta Sgarbi, Valentina Fortichiari, Corrado Stajano, Antonio Franchini, Piero Colaprico.
Ciascuno di loro, ovviamente, ha espresso opinioni diverse (magari mettendo in evidenza alcuni aspetti, piuttosto che altri).
Un po’ tutti, devo dire, sono stati piuttosto critici verso la città. Ma questo credo sia un segno di grande amore verso la città medesima.
Per saperne di più vi invito a leggere il suddetto numero di Stilos.
Loredana Lipperini e Cinzia Spadola, ospiti di Massimo Maugeri nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 10.9.2010 – h. 12,30
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Loredana Lipperini e Cinzia Spadola, ospiti di Massimo Maugeri nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 10.9.2010 – h. 12,30
Con Loredana Lipperini discuteremo del suo nuovo saggio “Questo non è un paese per vecchie” (Feltrinelli):
http://www.feltrinellieditore.it/SchedaAutore?id_autore=1000736
http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=5001489
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Con Cinzia Spadola discuteremo del suo libro “Nel segno del cancro” (Sampognaro & Pupi), con cui racconta l’esperienza della sua particolarissima battaglia contro il tumore al seno:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/tag/cinzia-spadola/
http://sampognaroepupi.it/component/content/article/1-storico/62-nel-segno-del-cancro
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Potete ascoltare “Letteratitudine in Fm” su Radio Hinterland: Fm 94.600 MHz nel territorio della provincia di Milano e di Pavia; oppure in streaming via Internet da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
Manuela La Ferla e Paolo Di Stefano, ospiti di Massimo Maugeri a “Letteratitudine in Fm” del 17 settembre 2010, h. 12.30
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Con Manuela La Ferla (editor di letteratura italiana) e Paolo Di Stefano (scrittore e firma delle pagine culturali del Corriere della Sera) si discuterà dell’editoria di ieri e di oggi. Lo spunto ce lo fornisce la pubblicazione del nuovo libro di Paolo Di Stefano: “Potresti anche dirmi grazie. Gli scrittori raccontati dagli editori”, pubblicato dalla Rizzoli: http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/3373_potresti_anche_dirmi_grazie_di_stefano.html
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Potete ascoltarci su Radio Hinterland, FM 94,60 nelle provincie di Milano e Pavia; o in streaming via Internet da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
Ho aggiornato questa pagina per ricordare lo scrittore e regista Michele Perriera scomparso a 73 anni, nell’ospedale Giglio di Cefalù, l’11 settembre scorso.
Perriera ha fondato e diretto la scuola di teatro Teate’s di Palermo. Era stato tra i fondatori del gruppo ‘63. Dal 1994 ha diretto la collana di teatro della casa editrice Sellerio. Lo scrittore, considerato il drammaturgo dell’anima, se n’è andato dopo una lunga malattia che lo aveva allontanato dal teatro.
Sul post ho segnalato un pezzo pubblicato su la Repubblica (di Palermo) e ho pubblicato un bell’articolo scritto da Domenico Calcaterra (che ringrazio).
Credo sia una buona occasione per conoscere (o approfondire la conoscenza) di un grande autore e letterato come Michele Perriera.
Chi ha avuto modo di conoscerlo e apprezzare le sue opere è invitato a darne testimonianza qui…
Vi invito a leggere con attenzione l’articolo di Domenico (che mi pare davvero completo, oltre che ben scritto).
Bello e di qualità l’articolo di Calcaterra su Perriera. Complimenti.
Michele Perriere meriterebbe di essere conosciuto molto di più. Ogni iniziativa che va in tale direzione, dunque, è lodevole.
Segnalo un sito con un’intervista a Michele Perriera che mi pare meritevole di esser letta. http://lospecchiodicarta.unipa.it/incontri/intervista_perriera.htm
Saluti.
Bossi che fa il verso ad Asterix? Il dramma e il grottesco in una tipica miscela italiana di inconsapevole ferale autoironia.
Credo che l’articolo di Calcaterra colga, con giusta misura, l’opera di Michele Perriera, richiamandone la bellezza e la complessità. A tutti noi, che abbiamo avuto il bene di conoscerlo, resta il dovere, come fa Domenico, di restituire il passo e la profondità della sua voce, adagiata nele pagine. Franco
Ringraziamo Massimo Maugeri per aver accettato di partecipare all’iniziativa lanciata da WUZ “Blog letterari, riviste online e la discussione sulla letteratura”: http://www.wuz.it/articolo-libri/5090/blog-letterari.html
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L’intervista a Massimo Maugeri, a cui abbiamo chiesto cosa pensa dei blog letterari e delle riviste online, è disponibile in questa pagina:
http://www.wuz.it/intervista-libro/5095/intervista-massimo-maugeri.html
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WUZ cultura & spettacolo
http://www.wuz.it
Ospite di Massimo Maugeri, nella puntata di di “Letteratitudine in Fm” del 1° ottobre 2010, è Massimo Gramellini: scrittore e giornalista, nato a Torino.
Gramellini è uno dei vicedirettori e delle firme del quotidiano La Stampa diretto da Mario Calabresi. Dal 1999 scrive quotidianamente un corsivo sulla prima pagina in taglio basso, intitolato “Buongiorno”, dove in poche righe commenta con ironia uno dei fatti principali della giornata. Già direttore di Specchio, il settimanale della Stampa, una volta tornato alla sua passione per la scrittura, ha deciso di mantenere per sé la pagina della “posta del cuore”. Collabora da anni con la trasmissione “Che tempo che” fa di Fabio Fazio. Ha pubblicato diversi libri.
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Per ascoltare la trasmissione: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
Ospite di Massimo Maugeri, nella puntata di di “Letteratitudine in Fm” del 1° ottobre 2010, è Massimo Gramellini: scrittore e giornalista, nato a Torino.
Gramellini è uno dei vicedirettori e delle firme del quotidiano La Stampa diretto da Mario Calabresi. Dal 1999 scrive quotidianamente un corsivo sulla prima pagina in taglio basso, intitolato “Buongiorno”, dove in poche righe commenta con ironia uno dei fatti principali della giornata. Già direttore di Specchio, il settimanale della Stampa, una volta tornato alla sua passione per la scrittura, ha deciso di mantenere per sé la pagina della “posta del cuore”. Collabora da anni con la trasmissione “Che tempo che” fa di Fabio Fazio. Ha pubblicato diversi libri.
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Per ascoltare la trasmissione: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
seguo da anni Gramellini ed è stato un piacere sentirlo in radio qui, oggi.
grazie.
Grazie a te, Rita.
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E grazie a Franco Catalano per il suo commento su Michele Perriera (che mi era sfuggito).
E grazie mille alla redazione di WUZ per l’intervista.
Ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di venerdì, 8 ottobre, h. 12,30 è Michele Mari (Milano 1955) è uno degli scrittori italiani più stimati dalla critica.
Massimo Maugeri discuterà con Michele Mari dei suoi nuovi libri: “I demoni e la pasta sfogli” (Cavallo di Ferro) e “Rosso Floyd” (Einaudi).
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I suoi libri sono «Di bestia in bestia» (Longanesi 1989), «Io venìa pien d’angoscia a rimirarti» (Longanesi 1990; Marsilio 1998), «La stiva e l’abisso» (Bompiani 1992; Einaudi 2002), «Euridice aveva un cane» (Bompiani 1993; Einaudi 2004), «Filologia dell’anfibio» (Bompiani 1995; Laterza 2009), «Tu, sanguinosa infanzia» (Mondadori 1997; Einaudi 2009), «Rondini sul filo» (Mondadori 1999), «I sepolcri illustrati» (Portofranco 2000), «Tutto il ferro della torre Eiffel» (Einaudi 2002), «I demoni e la pasta sfoglia» (Quiritta 2004), «Cento poesie d’amore a Ladyhawke» (Einaudi 2007), «Verderame» (Einaudi 2007), «Milano fantasma» (edt 2008, in collaborazione con Velasco Vitali); «Rosso Floyd» (Einaudi 2010). In trasmissione, Michele Mari discuterà con Massimo Maugeri dei libri “I demoni e la pasta sfoglia” (Cavallo di ferro, 2010) e “Rosso Floyd” (Einaudi, 2010).
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http://www.radiohinterland.com/?q=node/6158
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Per ascoltare in streaming via Internet: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
E’ disponibile qui
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/10/10/romanzo-damore-michele-perriera/
Fa che il tempo di un uomo non sia un istante e poi via,
che non lascia mai niente di sé nella storia…
(Claudio Baglioni)
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Dedicato a Elvira Sellerio, la mia prima lettrice autorevole
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Con le unghie e con i denti di ELVIRA SIRINGO
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Con le unghie e con i denti, o perlomeno con quelli che mi rimangono, me ne sto attaccata alla vita, tenacemente appesa al respiratore che, col suo sibilo monotono, sembra cantare in anticipo la marcia funebre. Fa le prove generali, perché forse vorrebbe liberarsi al più presto di me. Ma io non mi arrendo.
Voglio tornare a casa. Da quando sono arrivata qui ho intuito che, se le mie condizioni vanno di pari passo con l’ornamentazione ell’ambiente, ormai c’è ben poco da fare. Questo reparto sembra un albergo a quattro stelle: tinte pastello, fiori freschi, quadri e tappeti. Pulizia e quiete, in un’oasi di verde. Passi ovattati nel corridoio. Tendaggi eleganti, tivu e frigobar in camera.
Le giornate scorrono seguendo lo scandirsi della solita routine. Al mattino presto c’è il primo giro dei farmaci, che io, a volte, confondo con l’ultimo della notte, perché c’è ancora buio e non so se ho dormito poco o tanto. Segue la pulizia, la colazione, poi niente. Le ore sgocciolano lente, appiccicate alle gocce di umidità sul vetro che si dissolvono con l’intensità della luce in aumento. Passa una rondine. Che
gentile! Passa proprio davanti alla mia finestra. E’ primavera. E’ appena passata Pasqua, anche se nessuno scommetteva sulla possibilità che ci sarei arrivata.
Naturalmente non me lo avevano detto in faccia, ma lo avevo letto chiaro sui volti di chi mi danzava intorno.
Leggere è la mia professione, adesso in mancanza di meglio mi esercito a leggere gli sguardi. La processione degli amici si è fatta rada, filtrata da chi mi impone riposo, perché io possa continuare, per qualche giorno in più, a soffrire. E’ bello soffrire.
Attenzione, non sono masochista. Solo, nelle mie condizioni, soffrire è l’unica modalità di rendersi veramente conto di esserci. La sofferenza è diventata l’essenza stessa della mia vita. In fondo tutti soffrono e si lamentano di qualcosa. Dunque la sofferenza è la vera essenza della vita di tutti. Si viene al mondo piangendo e il pianto imprime il marchio di destinazione: tutti destinati a soffrire, anche se non ci rassegniamo. Tutta la vita spesa a combattere per conquistare un angolo di felicità,
nel quale tentare di avvolgerci, perché ci preservi dal soffrire. Invano.
Poi arriva il dolore, che è un male diverso. Ora soffro perché ho dolore, e temo le aggressioni del mio dolore. C’è un ultimo lembo di misericordia che mi preserva dal dolore, che è il peggiore dei mali, che devasta la mia capacità di stare in vita, riducendola a un cupo rantolo, e segue a una disperata richiesta di sollievo. E il sollievo arriva, pietoso, dopo l’abisso del dolore. All’improvviso non sento più il mio
corpo, è solo un istante, l’effetto dura poco. Il dolore bussa di nuovo. Sordo, a dire che lui è sempre lì, stordito ma presente, che non mi faccia illusioni! E io resisto, ho deciso di resistere: con le unghie e con i denti, me ne sto attaccata tenacemente alla mia flebo.
La morfina mi ha impastato la lingua, quando arriva il medico di turno biascico le parole, perciò non riesco a chiedergli in tono percepibile quando mi manderà a casa.
O finge di non capire. Al solito, la sua visita è breve: mi stringe la mano, affettuoso e paterno, anche se avrà poco più di metà dei miei anni. Sorride misurato, di routine. Il bianco del suo camice sparisce nel buco nero della porta. La porta è un varco buio che divora tutti i frammenti della mia vita. La mia vita è in pezzi. Essi, i pezzi, emergono dal dimenticatoio del passato e mi si materializzano ai piedi del letto, nomi e volti della trascorsa vita che la mia memoria non conserva più tanto bene. Vengono a trovarmi e si rimettono ordinatamente al loro posto, nel grande mosaico scomposto del ricordo. Poi spariscono da quella porta che li ingoia e, per me, muoiono.
Inghiottiti dai viluppi di un’altra vita parallela, mentre qui la mia, col suo fluire inerte, ne conserva solo brandelli: testimonianze d’aver vissuto.
Secondo giro di farmaci, pranzo, poi niente: riposo. Sono stanca, vorrei andare a casa mia, a riposare davvero. Vorrei una parentesi, fra le mie cose di tutti i giorni che ho lasciato all’improvviso e troppo in fretta. Quando sono uscita, l’ultima volta, pensavo di ritornare presto, perciò ci sono tanti libri fuori posto, le carte sparpagliate sul comodino, le collane sparse nel primo cassetto del comò, tutta la biancheria sulla poltrona, in disordine. In cucina ci sono le camicie da stirare, e il frigo è da sbrinare, e i gelsomini sul balcone vorranno essere annaffiati, perché non piove più da tanto tempo. Il dolore riprende il sopravvento, soffoco. Mi aumentano l’ossigeno, non basta, questa volta soffoco davvero. Chiedo aiuto, con gli occhi fuori dalle orbite, arrivano due infermieri, si agitano intorno, armeggiano, iniettano. Tregua: ce l’ho fatta. Respiro. Il dolore, ricacciato, torna ad essere sordo. Poi niente.
Fa capolino dalla porta un ragazzo, non ricordo di averlo conosciuto. Infatti non lo conosco, deve essere un volontario che dedica una parte del suo tempo libero a far compagnia agli ammalati. Il mio amico, che mi assiste ininterrottamente da ieri sera, ha dormito male, sulla poltrona letto. Approfittando della presenza del ragazzo mi chiede se può allontanarsi, andrà a fare due passi, magari prende un caffè, fa un giro e torna. Farfuglio qualcosa, lui capisce che gli rispondo di fare pure con calma, tanto non penso di allontanarmi… oddio! Adesso sono pure spiritosa! Sorride, si volta, esce.
Mi chiedo se resusciterà dal buco nero della porta. Lo rivedrò?
Il ragazzo è giovane, avrà vent’anni, alto e magro, sembra più pallido del camice che gli hanno imposto per circolare qui dentro. Si vede che è alle prime armi, ha lo sguardo smarrito, forse anche un po’ impaurito, non sa da dove cominciare. Rompo io il ghiaccio e lo tolgo dall’imbarazzo, gli chiedo come è il tempo lì fuori.
Sorprendentemente mi capisce subito, risponde che non mi perdo un gran che, sembra bello ma è ancora freddo e umido. Continuo a masticare altre parole che lui interpreta senza apparente difficoltà. Incoraggiata proseguo la conversazione di cortesia e gli chiedo di cosa si occupa nella vita. Mi risponde che è universitario, fa Lettere, la sua passione è scrivere e desiderava tanto conoscermi. Che delusione, anche qui, non mi lasciano in pace! Non ho la forza di esprimere il disappunto, in fondo sono abituata, da una vita subisco continui assalti opportunisti. Vivo barricata da anni, neanche fossi una star. Il male mi ha costretto ad abbassare la guardia.
Chiudo gli occhi per pensare velocemente al modo di sbarazzarmi di lui, ma la sua voce continua, esile e imperterrita:
– Ho pensato che potrebbe farle piacere… se le leggessi qualcosa, perciò ho portato …
Non gli rispondo. Invece soffoco, levatemelo davanti! Soffoco! Schiaccio il pulsante d’emergenza, arrivano le infermiere, trambusto, un’iniezione, un’altra, mi aumentano l’ossigeno. Il ragazzo è sparito nel vortice. Meno male. Riposo. Arriva il prete. Che cosa vuole quest’altro da me? Quante volte devo pentirmi, ancora? Gli ho detto che non lo gradisco, ma lui è più cocciuto di me. Oggi però sono troppo stanca per
ribattere, perciò vince lui. Sopporto ad occhi chiusi le sue giaculatorie smozzicate, i mormorii veloci che si concludono tutti scandendo amen, l’unica parola comprensibile. Mi viene da ridere pensando che la sua pronuncia è peggiore della mia, ma per fortuna il mio sbuffo di ilarità è scambiato per un singhiozzo. Meno male, la reputazione è salva. Torna il mio amico. Visita medica pomeridiana, Ultimo giro di farmaci, prelievo, medicazione, pulizia generale, cambio della flebo. Arriva la cena.
Non ho fame. Vorrei tornare a casa. Niente più.
Quando riapro gli occhi c’è mia cognata. Il mio amico se ne è andato, domani lavora, è di turno. Mia cognata è un tipo all’antica, sta facendo una coperta all’uncinetto, penso con una punta di divertita cattiveria che potrei mortificarla
dicendole che oggi non si usa più? Come sono diventata saccente! Ogni tanto getta uno sguardo annoiato allo schermo della tivu. Io seguo i notiziari con indifferente apatia: sono fatti degli altri che soffrono, perlopiù, di stupide vicende. Cosa sanno loro del mio dolore?
Ultima morfina e pensiero poetico: la mia finestra è un tappeto nero trapunto di stelle d’oro. Riposo. Sogno che mi stanno soffocando, aiuto, arriva l’infermiera, aumenta l’ossigeno, un’iniezione, poi niente.
Fuori è nuvolo. Di notte ho avuto tre crisi, ma ne ricordo una sola. Il medico di turno, durante la visita, mi ha comunicato che l’innesto della flebo si è infettato, al più presto dovrò subire un piccolo intervento per sostituire l’attacco. Niente di preoccupante. Se lo dice lui, meno male!
Hanno chiamato i miei parenti, per avvertirli che non ci vuole molto. Lo so perché se lo son detto fra di loro, mentre io fingevo di dormire. Qualcuno è scappato fuori, a piangere più comodamente. Qual’è la novità? Sarà la terza o la quarta volta che li avvisano, potrebbero anche rassegnarsi. Non hanno capito che tanto siamo tutti quanti condannati? Prima o poi. Il telegiornale ha parlato di un grave incidente alle porte di Bologna: quattro ragazzi morti, due in fin di vita. Fino a ieri nessuno li aveva avvisati che mancava poco. Sorpresa! Sono diventata cinica, lo so, ma è l’unica soddisfazione che ricavo dal sentir notizie: c’è una lunga processione di anime che mi ha preceduto, da quando mi hanno detto, per la prima volta, che non c’è più niente da fare. Ad alcuni, però, non l’hanno mica comunicato in anticipo. Chissà se hanno sofferto!
Magari non se ne sono neanche accorti, o magari hanno lasciato a metà qualcosa.
Invece per me c’è un angoscia sottile, che risiede nell’aspettare il momento finale, che mi attanaglia il cuore. Provo sollievo temporaneo solo quando sento la notizia di qualcuno che se ne andato prima di me, senza preavviso. Allora mi dico che poteva capitare a chiunque, anche a me, un bell’incidente stradale a vent’anni e mi sarei tolta il pensiero, senza passare da questo purgatorio penoso. Perché la meta finale, in
fondo, è uguale per tutti. Cambia solo il percorso.
Io ne ho percorsa parecchia di strada, affannandomi senza tregua. Forse, sbagliando la metà delle scelte. Forse, ma senza rimpianti. Forse, con alcuni rimorsi.
Certamente ho tante cose da fare ancora. Se solo ne avessi il tempo, vorrei tornare a casa per fare un paio di telefonate di lavoro, perché stanotte ho avuto un’idea che vorrei realizzare. Strano che non ci abbia pensato prima. Forse il senso del vivere è tutto racchiuso nel fare. Facciamo cose che riempiono la vita di senso. Finché abbiamo un disegno da realizzare, una cosa da fare, un progetto da ultimare, non
possiamo permetterci di mollare la presa.
Con le unghie e con i denti me ne sto tenacemente attaccata alla mia vita, piena di cose da fare. Arriva il dolore, ed è insopportabile. L’iniezione, poi niente.
Nel pomeriggio torna il ragazzo, imperterrito e tenace, anche lui come me? Venti anni. Se capitasse a lui un incidente me lo toglierei di torno. Come sono diventata cattiva! Per espiare la colpa del mio segreto desiderio gli concederò qualche minuto, in fondo non mi costa nulla. I suoi occhi si illuminano anche se il sorriso rimane stanco, quasi malinconico. La conosco bene io questa generazione di giovani perennemente depressi, che sprecano il loro tempo migliore a piangersi addosso. Ne ho incontrato tanti esemplari. Magari sono solo spaventati dal mondo che li respinge ottusamente e si chiedono se riusciranno a sopravviverci. Alcuni fanno i volontari solo per uscire dalla crisi esistenziale, per trovare egoisticamente il senso di una vita
che non sanno mettere in piedi. Spesso sono solo capaci di commiserarsi e si lasciano sfuggire le occasioni giuste, per mancanza di grinta. Questo impudente, almeno, ci sta provando. Anche se con me, non caverà un ragno dal buco!
Comincia a leggermi un racconto surreale, non riesco a seguirlo bene, mi pare di capire che ai confini della sua più sfrenata fantasia ci siano delle bizzarre creature aliene, forse dei marziani, che intrattengono dialoghi filosofici con le rocce del nostro pianeta. Dopo un po’ si ferma, mi dice che il primo capitolo finisce lì. Grazie a dio.
Domani mi leggerà il secondo. Non mi chiede niente, anche se si capisce che ci terrebbe ad avere un mio giudizio, ma è tanto timido. Quando sta per sparire dalla porta mi sorprendo nel sentire la mia stessa voce smozzicargli flebilmente: – bello, interessante, davvero interessante. Il volto gli splende, sprizza gioia da ogni poro, mormora un grazie, a domani. Penso che, uscendo dalla mia camera, i suoi piedi non tocchino più per terra. Ma io sono diventata scema? Cosa mi è passato in mente, di fargli un complimento? Ora non me lo leverò più di dosso! Ben mi stia, così espierò il mio nuovo peccato: grandissima ipocrisia!
Negli ultimi giorni sono stata molto male. Sono arrivati perfino i miei figli, e se li hanno chiamati si vede che sono proprio peggiorata. Non posso più deglutire, mi hanno provvisto di una sonda per l’alimentazione, provo tanto dolore diffuso. Ho continui crampi. Le crisi respiratorie sono diventate più frequenti. Sono stanca, vorrei tanto andare a casa, a riposare. E’ tornato il ragazzo, si è reso conto della situazione e con molto tatto si è astenuto da leggermi il minacciato secondo capitolo. Mi ha fatto compagnia per un po’, in rassegnato silenzio. Gli ho espresso profondo senso di gratitudine con gli occhi.
Ho superato il momento critico, l’ho capito da sola, perché i miei figli sono ripartiti.
Lavorano fuori e non possono mettersi in ferie a tempo indeterminato. Sto migliorando: riesco perfino, di nuovo, a stare seduta sul letto. Anche se da diversi giorni non sento più le gambe. Il medico ha detto che è un difetto di circolazione, col tono di chi avrebbe dovuto, poi, concludere con un non si preoccupi, passerà, che
rincuorasse il paziente. Tuttavia, benché io abbia teso l’orecchio, non gli ho sentito pronunciare alcun non si preoccupi, passerà.
Ci sono alcuni amici piuttosto anziani, come me, che si ostinano a volermi stare perennemente accanto, si alternano in una girandola di affetto che mi commuove.
Anche loro hanno degli acciacchi e l’hospice, per quanto camuffato da resort, rimane sempre un reparto ospedaliero. Da alcuni giorni approfitto delle visite pomeridiane del ragazzo, per concedere delle brecce di libertà ai miei amici di turno. Lo scotto da pagare è di ascoltare le sue insulse letture, fingendo un minimo di gradimento.
Quando diventa proprio insopportabile mi invento una piccola crisi, così lui tace per qualche minuto. Mi sta raccontando una storia proprio stramba, o forse sono io che non gli presto troppa attenzione e quindi non riesco a legare le parti. Penso che forse dovrei chiedergli di lasciarmi i suoi fogli, magari per tentare di rileggere i brani che non ho capito bene. In realtà la mia vista è sempre più appannata. Leggere è il lavoro che ho svolto durante tutta la mia vita, e adesso? Sembra il colmo, nemmeno i migliori occhiali riescono a supportarmi. Tuttavia, in uno slancio inconsueto di generosità penso che potrei provarci, almeno come intenzione. Quando glielo chiedo non sta più nella pelle dalla gioia. Dice che sono la sua prima lettrice autorevole e che nella sua vita non poteva desiderare di ricevere un regalo più grande. Mi promette che il giorno successivo mi farà avere una copia completa del romanzo, stampato a grossi caratteri, affinché io possa leggerlo agevolmente. Va via, davvero felice.
Durante la notte ho avuto una crisi più grave del solito. C’è stato del trambusto ma non ricordo quasi nulla, solo di aver sognato le strane creature nate dalla fantasia di quel ragazzo: si radunavano intorno al mio letto in una piccola e disciplinata folla, volevano conoscermi e parlarmi. Ma io non rispondevo. Non potevo rispondere, non avevo tempo da perdere, perché avevo tante altre cose importanti da fare. Esse allora cominciavano a dialogare con gli oggetti inanimati della mia stanza che via, via, prendevano vita. Anche la bombola dell’ossigeno prendeva vita e sibilava sempre più forte, assordante. Si affastellavano, in una girandola di voci confuse, la boccia della flebo, i quadri alle pareti, le poltrone, il tavolino. Ad un tratto il tendone di raso
verdino mi cadeva sugli occhi, poi sul naso e sulla bocca. Io soffocavo e gridavo aiuto. Poi niente: guardavo in alto, sul soffitto volteggiava l’ombra lunga del ragazzo, con i suoi tanti fogli ordinati sottobraccio. Io non riuscivo a vederlo in volto, ma so che mi sorrideva felice e mi tendeva la mano. Quasi in saluto.
Oggi pomeriggio il ragazzo non è venuto. Lo aspettavo con ansia, perché il mio amico ha la pressione alta e gli avrebbe fatto bene andare un po’ a casa a distendersi.
Qui, nel divano accanto a me non si vuole coricare, dice che si spaventa di poter essere scambiato per un paziente e di ritrovarsi, da un momento all’altro, intubato!
Insisto perché vada a casa comunque. Rimane. Pazienza. Ormai sono un peso, per tutti.
Si dice spesso che ci vuole più coraggio a vivere che a morire. Sono tutte balle.
Piango in silenzio.
Il ragazzo se ne è andato stanotte. Non era un giovane volontario, ma un altro paziente del reparto. Adesso sua madre mi ha portato una busta gialla, voluminosa, uguale ad altre centomila almeno che avrò ricevuto e aperto nel corso della mia vita.
Mi ha detto solo che il ragazzo, prima di addormentarsi, si è raccomandato tanto di farmela avere.
A morire ci vuole vero coraggio, a riconoscere e ammettere quando, con i fatti, il senso si è compiuto. Coraggio a lasciarsi andare, a scivolare via verso l’ignoto, a mollare la presa tenace e a non aggrapparsi più, con le unghie e con i denti, a questa vita. Quando essa non è più portatrice di senso. Quando, con i fatti, il senso si è
compiuto, allora Cristo si è abbandonato alla volontà del Padre.
Se lo ha trovato lui, questo coraggio, allora, in fine, forse, potrò riuscire a trovarlo anch’io.
–
ELVIRA SIRINGO
Ultim’ora.
Minzolini è stato sospeso a tempo indeterminato dalla conduzione del TG1. Si ipotizzano anche gravi sanzioni economiche a suo carico.
–
La decisione è stata presa, si legge nella nota diramata pochi minuti fa, “a causa del mancato rispetto, da parte del direttore del TG1, della pluralità e imparzialità dell’informazione prerogativa d’un servizio pubblico”.
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Si vocifera inoltre d’una ulteriore sanzione disciplinare in arrivo.
“L’uso scorretto del servizio pubblico” riferisce un portavace del Consiglio di Amministrazione RAI “si è concretizzato inoltre con l’affannosa ricerca d’una platea televisiva ittica, un Tg1 cioè rivolto da Minzolini a un pubblico di cefali, considerando egli il resto del pubblico composto da individui acefali”.
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Si apprende nel frattempo che Santoro, rinchiuso ormai da anni (dal 13 ottobre 2010) nelle segrete del carcere dei sotterranei RAI di via Mazzini, è stato liberato da una folla inferocita al grido: “Santoro Santo!”, con riferimenti perfino alla pretesa santità di razze selezionate di tori.
Caro Gaetano,
tempi di Vacche Magre per San Toro…
Ci ridiamo su caro Massimo. Un abbraccio e buonanotte,
Gaetano
Buonanotte a te, caro Gaetano. E buonanotte a tutti gli amici di Letteratitudine.
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Entro la settimana, la pubblicazione di un nuovo post.
Intanto continua il Letteratitudine Book Award…
Sono felice per i 33 minatori cileni finalmente in salvo alla luce del sole.Anche se è terribile pensare al lavoro in quelle condizioni. Per ora sono felice che abbiano riabbracciato i loro cari e visto il cielo sulle loro teste.
saluti a tutti
ACCADDE IN ITALIA (nell’anno 2010 a ottobre)
*
Le riprese del film-commedia di sapore surreale e grottesco di Francesco Patierno intitolato “Cose dell’altro mondo”, con Diego Abatantuono e Valerio Mastandrea, non potranno essere girate, come da programma, nella città di Treviso. Il film narra d’un incredibile tornado che spazza via da una cittadina del nord Italia tutti gli extracomunitari e gli altri lavoratori esterni alla regione.
Si è opposto alle riprese, con un secco no, il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, segretario della Liga Veneta eletto nella lista del PDL.
Questa la dichiarazione, rilasciata al “Corriere della Sera” e pubblicata nel giornale di oggi, del sindaco di Treviso:
“Non voglio che temi del genere sfiorino la mia città,” è stato il verdetto. E prima di congedarci ha aggiunto: “Le racconto una barzelletta che riassume il mio pensiero: un extracomunitario, un terrone e un sindaco incontrano Aladino con la sua lampada pronta a esaudire desideri. Il primo gli chiede di poter tornare nel suo Paese e… puff sparisce, il secondo di poter lavorare in un sud libero dalla mafia e anche lui… si dissolve. Tocca quindi al sindaco: non chiedo nulla, dice ad Aladino, hai già soddisfatto i miei due desideri.”
–
(Mia piccola personale nota linguistica, relativa alla digraziata barzelletta: ho vissuto nella prima metà degli anni Novanta in Veneto. La discriminazione socioculturale verso i meridionali del sud Italia era interiorizzata da così tanto tempo da aver contaminato anche la sfera linguistica. Si dice “terroni” come sinonimo di meridionali. Ad una mia amica – di buona formazione scolastica e politicamente di sinistra… – che faceva disinvoltamente uso del termine “terrone” in tal senso, le dissi di ricordarsi che ancora sul vocabolario della lingua italiana c’era scritto, tra parentesi accanto al termine “terrone”, l’abbreviazione spreg., spregiativo, cioè.)
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digraziata=disgraziata
Ciao,
sono un attore napoletano e sto portando avanti un progetto radiofonico basato sui “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes ma che coinvolge interamente tutto ciò che chiamiamo Arte. La tematica è l’amore, ovviamente, considerato nelle sue varie sfaccettature e, tramite un collage audio, ad ogni input barthesiano verrà collegato una poesia, un quadro, un frammento di film o di canzone.
Ho già parlato a Massimo Maugeri di questo progetto e mi ha invitato a presentarlo qui, su questo spazio fertile.
Il primo frammento è l’abbraccio e il progetto, che verrà presentato anche in streaming su Radio Nuovevoci (http://www.nuovevoci.it), andrà avanti, anche col vostro aiuto, di settimana in settimana.
Ecco il primo link : http://www.youtube.com/watch?v=4TlbPzjB25M
Spero che vi piaccia. Ogni suggerimento è graditissimo, vi ringrazio molto.
Francesco.
Caro Massimo, ti segnalo un refuso che a me sembra importante, perchè presente nel titolo. Ho visto la nuova collana dell’editore “Nutrimenti” diretta da Filippo Tuena. Il titolo della collana non è Tusitalia, ma Tusitala (“narratore di storie”), dal nome appunto dato a Stevenson dai nativi delle isole Samoa, luogo dove è sepolto il grande scrittore scozzese.
Ti auguro una bellissima domenica e mando un grande in bocca al lupo a Filippo Tuena per questa nuova collana di “Nutrimenti” che già dal suo esordio appare di notevole qualità.
P.S. Il refuso segnalato nel mio commento precedente è su “Terza Pagina”, sezione trovata qui sulla colonna di sinistra.
Grazie, Gaetano.
Ho scritto alla mail di Terzapagina. Penso che domani correggeranno.
Correzione effettuata. Grazie per la segnalazione.
http://terzapagina.blog.kataweb.it/2010/10/20/nasce-%e2%80%9ctusitalia%e2%80%9d-la-nuova-collana-diretta-da-filippo-tuena/
Redazione Terzapagina.blog
Questo appuntamento de “La camera accanto” si è trasformato in un post/tributo dedicato alla memoria di Elvira Sellerio, Luciano Erba e Michele Perriera. Qualche giorno fa mi ha scritto l’autrice della foto di Elvira Sellerio che trovate qui sotto. Si tratta di Donatella Polizzi.
La foto si trova all’interno di un volume pubblicato dall’editore Bonanno e intitolato “Sicilia singolare femminile“: http://www.bonannoeditore.com/it/scheda_libro.php?id=318
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Ho chiesto a Donatella Polizzi di scrivermi due parole su questo volume. Eccole…
“E’ un libro di fotografie in bianco e nero di donne, realizzate tutte in Sicilia che rappresentano la donna con un’iconografia diversa a quella dell’immaginario fatta di nero e sguardi bassi. Il libro si articola in varie sezioni tutte accompagnate da brevi testi di Giovanna Bongiorno. Questo e’ il mio testo sul risvolto di copertina che spiega un po’ il senso del libro: “Sono scorsi, i miei occhi, su troppe immagini cariche del nero di scialli e fazzoletti a incorniciare sguardi sfuggenti, occhi che si muovono veloci in cerca di una via di fuga. Ho ascoltato, parole insensate che parlano di gelosia e fedelta’, di intensita’ di sentimenti e di mancate risposte, di violenza, sangue e passivita’. E allora e’ sorto in me il desiderio di mostrare delle immagini che parlino dell’armonia e della storia, della sensualita’ e dell’energia, della gioia di vivere e del legame con la propria terra. Cosi’ questo libro che si e’ potuto realizzare grazie alla complicita’ di tutte coloro che mi hanno aperto la loro casa, vuole solo essere una voce in prima persona, un invito a un viaggio fra le donne di Sicilia che quando tacciono e’ perche’ lo vogliono”.
Donatella Polizzi è anche l’autrice del volume “Arianna e il minotauro” (Bonanno, 2009)
http://www.ibs.it/code/9788877281821/polizzi-donatella/arianna-minotauro.html
Grande Benigni… Spero sia il segno d’una rinascita… Rinascita attraverso l’arte, la bellezza…
“Non abbiamo amico migliore di Silvio Berlusconi. Ha sostenuto sempre con la stessa coerenza le amministrazioni Clinton, Bush e Obama”.
Questa la dichiarazione del segretario di Stato Usa Hillary Clinton in risposta alle rivelazioni di Wikileaks di ieri che descivevano Berlusconi, secondo riservate fonti diplomatiche USA, come “vanitoso”, “debole politicamente e fisicamente”, “assiduo frequentatore di feste”.
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Mi dispiace molto per Obama. Gli amici si scelgono.
Provate a digitare http://wikileaks.org.
Che schermata compare?
Provate a digitare fonti dirette di wikileaks?
Che schermata compare?
Proviamo a digitare una qualsiasi delle testate nazionali.
Che schermata compare?
Più chiaro di così.
Noam Chomsky: “l’arresto di Assange è un attacco alla ibertà di informazione”.
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Facebook ha dichiarato: “La Wikileaks Facebook Page non viola i nostri contenuti standard, e non abbiamo riscontrato nel materiale pubblicato nulla che sia in contrasto con le nostre regole”.
*
Dò un link per l’Italia, ma non so quanto durerà:
http://217.23.6.217/~wikileak/?page_id=17
Come la mettiamo, per esempio, su chi sta scrivendo in questo momento una monografia di storia del Novecento? Magari della seconda metà del Novecento? Lo scrittore-saggista si atterrà a come si vuole che la storia sia scritta, oppure verrà arrestato anche lui perchè ha ritenuto di portare a documentazione notizie divulgate da Wikileaks?
*
Se vi dessero 300.000 euro per dire che siete stati violentati, direste di no a 300.000 euro oppure direste che siete stati violentati?E se vi dicessero che, se non dite di essere stati violentati, vi fanno fuori il marito, la moglie, il fratello?
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Come si sta a scoprire che c’è un’oligarchia che tutto fa tranne che dire la verità e che magari ti chiede di dare la vita per una causa che manco ti ha spiegato qual’è, anzi, te l’ha mascherata?
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Piacciono Robin Hood, Batman, i supereroi, ma quando ce li troviamo davanti, che effetto fa? Che effetto fa al ministro Frattini?
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Paypal ha rifiutato versamenti pro Wikileaks.. e ci credo, in Svizzera hanno chiuso i conti ad Assange. Paypal si è allineata. Ricordate che quando acquistate su ebay (la quale, poverina, si dà tanto da fare per obbligare gli acquirenti a usare paypal), date sempre un piccolo contributo a paypal. Ma la politica svizzera non era Denaro Libero???
*
Che cosa stanno combinando le banche?
Perchè Frattini ha così paura e tira un sospiro di sollievo quando Assange viene arrestato poco prima dell’annuncio di rivelazioni sul mondo bancario?
*
E la Svezia che cosa fa? La paziente-strumento durante una seduta ipnotica tenuta dal dottor America?
«La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange è stata tirata giù oggi con un attacco Ddos (distributed enial of service, ovvero la negazione del servizio, lo stesso lanciato in più occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni)» ha annunciato su Twitter «Operation Payback». Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre da Operation Payback. Le due società non hanno confermato la notizia.
Questo lo trovate al link: http://217.23.6.217/~wikileak/?p=136
7 dicembre 2010
“Dopo Amazon, Paypal e le poste svizzere, infatti, anche Mastercard e Visa Europe hanno deciso di abbandonare Wikileaks bloccando i bonifici che donatori da tutto il mondo versavano via web a favore del sito e ostruendo la via più semplice per supportare concretamente la missione di Assange.”
stesso link di prima
Da oggi, per aiutare Wikileaks bisogna ricorrere a un trasferimento bancario, da destinare a un istituto di credito islandese o a una banca commerciale di Kassel, in Germania.
stesso link di prima
Non c’è nemmeno bisogno di commenti
Se qualcuno pensava ancora che la guerra si faccia con i mitra, adesso ha materiale per supporre che siano cambiati gli strumenti di offesa.
E naturalmente i “nostri capi” ci stanno dicendo che i “buoni” sono loro. E chi altri, se no? Forse Assange? Ma chi, uno “stupratore”?
@ Luciano
Dì, Luciano, te lo ricordi lo stupratore George Harrison, a Bellona, quando salva i bambini dall’incendio?
vedi http://www.leggo.it/articolo.php?id=95179&sez=ESTERI
*
La guerra informatica tra amici e nemici di WikiLeaks si allarga e investe fragorosamente giganti dei flussi finanziari online come Visa e Mastercard, finiti sotto il tiro incrociato degli hacker fan di Julian Assange dopo lo stop delle donazioni a favore del sito che ha sconvolto le cancellerie dell’intero Pianeta. Anonymous, il gruppo di ‘aktivisti’ che negli ultimi giorni ha attaccato le società che hanno tagliato i ponti con l’organizzazione dell’australiano, ha firmato gli attacchi in serie – Ddos (Distributes denial of service) – al sito di Mastercard. «La libertà di espressione è senza prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard», suonava ironicamente l’annuncio del successo dell’azione su Twitter da parte di Anonymous. ‘Denial of servicè: questo il messaggio di errore che compariva oggi sul video di chi ha tentato inutilmente di collegarsi al sito del colosso americano o, anche, ‘impossibile visualizzare la pagina web’ per chi – in difficoltà con la propria carta di credito – ha cercato aiuto su Mastercard Italy. In difficoltà anche moltissimi utenti. Dopo Amazon, Paypal e le poste svizzere, ieri anche Mastercard e Visa Europe avevano bloccato i bonifici che donatori da tutto il mondo versavano via web a favore del sito di Assange.
vedi ancora http://www.leggo.it/articolo.php?id=95179&sez=ESTERI
8 dic. 2010
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Datacell, società con base a Reykjavik sotto controllo islandese e svizzero che consente a Wikileaks di ricevere donazioni tramite carte di credito e bonifici, ha annunciato che querelerà la Visa per il suo comportamento «gravemente lesivo». E che «ha deciso di prendere misure legali immediate per rendere nuovamente possibili le donazioni». L’Operazione ‘Payback’ (resa dei conti) dei pirati informatici, già attiva nel web e che ora sembra aver fatto fronte comune con ‘Avenge Assangè, ha mietuto un’altra vittima illustre: Paypal, servizio per i pagamenti online finita sotto un attacco dei cyber difensori di Assange
vedi ancora http://www.leggo.it/articolo.php?id=95179&sez=ESTERI
8 dic. 2010
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HACKER ATTACCANO SITO DELLA PROCURA SVEDESE
Hacker sostenitori di Julian Assange hanno preso d’assalto il sito web della procura svedese nella notte, bloccandone l’accesso. Il sito è tornato visibile oggi, anche se non in modo ottimale
vedi ancora http://www.leggo.it/articolo.php?id=95179&sez=ESTERI
8 dic. 2010
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FRANCIA A SERBIA: “O L’EUROPA O IL KOSOVO” La Serbia non può vincere su due fronti, continuando a negare l’indipendenza del Kosovo e al tempo stesso entrare nell’Unione europea: è questo il contenuto di un messaggio riservato del ministero degli Esteri francese, diffuso dal sito Wikileaks. Come riferiscono oggi i media a Belgrado, in una nota del 22 febbraio scorso, il vicesegretario del ministero degli Esteri responsabile per l’Europa continentale, Roland Galarag, ha chiesto a Washington che Usa e Ue, insieme, facciano presente a Belgrado che non potrà vincere la disputa sul Kosovo e al tempo stesso aderire alla Ue. In tale nota, sempre secondo Wikileaks, Galarag chiede di scoraggiare la Serbia dal proporre una nuova risoluzione sul Kosovo. Sembra, ha aggiunto il diplomatico francese, che il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic crede che Belgrado possa vincere la disputa sul Kosovo e entrare al tempo stesso nella Ue. Usa e Ue – afferma Garalag nella sua nota – devono far capire a Belgrado che le cose non stanno così. La Serbia, osserva Galarag, deve riconoscere l’indipendenza del Kosovo se vuole entrare nell’Unione europea
vedi http://www.net1news.org/wikileaks-stieg-larson-sapeva-che-cera-del-marcio-in-svezia-lo-aveva-scritto.html
8 dic. 10
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SVEZIA – Stieg Larson, morto prima di conoscere Wikileaks, aveva scritto una serie di romanzi polizieschi che calzano a pennello allo “scandalo” sessuale imbastito a carico di Assange. Questi scritti, raccolti nella trilogia Millennium, raccontano di servizi segreti svedesi deviati, che costruiscono prove false per incastrare la protagonista Lisbeth Salander, assieme all’incapacità di un pubblico ministero. Da notare che Larson è stato un grande giornalista investigativo, autore di inchieste scottanti sulle connivenze tra settori deviati dello Stato svedese e movimenti di estrema destra. Ieri John Pilger, ex inviato speciale del Daily Mirror, si è presentato in tribunale per testimoniare in favore di Assange, dicendo di nutrire una profonda stima per il lavoro e il servizio svolto da Julian, e pronto a mettere a disposizione 20mila sterline per la cauzione
Vorremmo proporre un argomento: Servono i caffé letterari? A chi? Qual è il profilo organizzativo ideale?
La ragione: con la nostra associazione Meltin’Books, nata da Meltin’Bo, abbiamo ideato un caffè letterario itinerante; vorremmo individuare vari luoghi, magari coordinandoci con altre associazioni.
Quello che segue è un nostro articolo divulgativo. Narra la genesi delle nostre idee e quella della associazione, alla luce dei web – contenitori. Presenta anche un primo esperimento: venerdì 14, ore 20, presso il Bar Lumé, Bologna.
Ci sarà Paolo Panzacchi, giovane autore di una raccolta di racconti: Dialoghi e sogni. Abbiamo ideato una specie di gioco per coinvolgere i presenti. Si inizierà dal reading di vari frammenti, epr giungere a una sfida che si concluderà con l’omaggio del libro al vincitore. Comunicheremo più in là i particolari giachcé l’idea la stiamo ancora meditando…
Ciao
Alessia e Michela
DA UN WEB – CONTENITORE A UN CAFFÈ LETTERARIO
5 AVENIDA, NAPOLI MISTERIOSA, BLOG PARTENOPE –FALLINLOVE WITH NAPOLI
MELTIN’BO – MELTIN’BOOKS PRESENTA:
PAOLO PANZACCHI
L’evento: il prossimo 14 gennaio, alle ore 20, a Bologna, presso Bar Lumè.
Web – contenitore, come espressione che allude a un involucro virtuale in cui si può però trovare storie umane, biografie, fotografie, musica, video, film, opportunità commerciali e così via, è una scoperta che risale a qualche mese fa grazie a 5 AVENIDA: http://www.5av.it/. Ci siamo relazionate soprattutto con Bruno e Stefano: due splendide figure, ricche di umanità e disponibilità, quanta si spera tutti possano incontrare, sia nella vita reale che virtuale. Con loro abbiamo scambiato una serie di mail che hanno confermato ciò che emerge dalle ricche pagine del contenitore. Si tratta, appunto, di un web – contenitore che ospita suggestioni di ogni tipo. Nella sezione Downloads, http://www.5av.it/downloads.html, comprende anche l’e-book SENZA MACCHIE, una poesia e il racconto RITMI SALTERI E VUOTI A PERDERE, tre nostri contributi che integrano pagine lette ormai da circa 500.000 utenti.
Vi abbiamo trovato tracce significative di artisti straordinariamente affascinanti. Basta fare un giro per scoprirli. Questa opportunità abbiamo voluto condividerla. È nata così la voglia di contribuire al successo di Napolimisteriosa, l’invenzione di Francesco MARCIELLO, che ci apparve come una opportunità curando la Pagina Autori, che in circa sei mesi ha superato le 10.000 visite. È qui http://www.napolimisteriosa.it/. L’amore pacato che Francesco pone a base di questo web – contenitore, con cui conferisce il senso di agevolare la scoperta di quanto di buono ci sia da recuperare e valorizzare nella storia di Napoli, ha consentito a noi di assimilarlo alla vita che non si deve solo allungare, essendo possibile allargarla, riempirla di contenuti. La constatazione della natura vera di Napoli, Capitale del Mondo, ci ha fatto fare un altro passo: ciò che apparentemente non riguarda Napoli, in realtà ne è permeato. Si potrebbe mai tentare di approfondire le radici della musica italiana senza passare per quella napoletana? E sulla letteratura, sul teatro, sul cinema e così via, ci sono oppure no segni indelebili che parlano napoletano? Da tutto ciò è stato inevitabile giungere a Blog partenope: http://sirenapartenope.blogspot.com/, un web – contenitore che pone Napoli e l’amore verso il mondo che rappresenta al centro degli interessi di tre giovani intellettuali. Siamo certe che con loro chiunque abbia potenzialità culturali e volontà potrà interagire; i risultati non mancheranno. Stanno facendo un ottimo lavoro grazie al quale si può dare visibilità a ciò che a Napoli si fa davvero, al di là dei luoghi comuni.
In questo contesto si inserisce la nostra associazione bolognese Meltin’Bo, ideata da Federico Pedone che, sulla spinta di vari contributi provenienti da giovani italiani, non solo bolognesi, e anche di altri Paesi europei, ha potuto mettere a segno una serie di iniziative di successo. Su nostra idea, accettata dagli altri, dal suo seno è nata Meltin’Books: presentazione di libri; caffè letterario, ideato come mezzo di diffusione della cultura itinerante, giacché vorremmo esportarlo in altre città, caso mai coordinandoci con altre associazioni; concorsi letterari che contemplano la possibilità di valorizzare e pubblicare giovani scrittori e non solo. Così, dopo la presentazione di giovani artisti (pittori, fotografi, musicisti…) e la nostra mostra fotografica CONTRASTI, è giunto il momento di presentare un giovane scrittore originario di Sassuolo, bolognese di adozione: Paolo PANZACCHI, autore di DIALOGHI E SOGNI, raccolta di racconti pubblicata da Aletti Editore.
L’evento: il prossimo 14 gennaio, alle ore 20, a Bologna, presso Bar Lumè.
Durante la serata tutti potranno partecipare al reading. La lettura dei frammenti dell’opera si coniugherà con la possibilità di avere in omaggio una copia del libro. I dettagli saranno forniti nel corso della serata: ci sarà una specie di gara tramite cui si selezionerà il vincitore.
Sull’autore: vive a Bologna ed è laureato in economia. Ha cominciato a scrivere fra i banchi di scuola, durante un’ora di matematica, quasi dodici anni fa. Si interessa di fotografia e viaggi. Scrive sul sito Federossoblu.com articoli sul Bologna Football Club, sua unica passione sportiva.
da qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/01/17/in-radio-con-massimo-maugeri/
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o direttamente da qui:
http://www.rhprogrammi.com/letteratitudine/puntata_14gennaio2011_mp3pro.mp3
Riporto, in seguito alla proposta di “lista di proscrizione” di alcuni libri di autori italiani sgraditi all’assessore alla cultura della provincia di Venezia, un aggiornamento che aggrava la suddetta proposta, riportato oggi sul blog Lipperatura di Loredana Lipperini.
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Aggiornamento dal Corriere Veneto: l’assessore regionale all’Istruzione, la pdl Donazzan, dichiara che, con il placet dello stesso Governatore Zaia, scriverà una lettera a tutti i Presidi del Veneto ( e attraverso di loro agli insegnanti), invitandoli a non diffondere tra i giovani le opere degli autori messi al bando. A chi le contesta di operare una censura, risponde che la sua non è un’imposizione ma un “indirizzo politico”.
Scopro proprio adesso in relazione alle censure venete da me citate nel commento precedente, sempre sul blog Lipperatura, un appello molto importante di Luis Sepulveda. Copio-incollo da Lipperatura:
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Luis Sepulveda, contattato da Stefania Nardini, sulla doppia censura veneta:
El burdo fascismo berlusconiano, la vulgaridad extrema de los perfectos ignorantes de la Lega Nord y la pasividad cómplice de los llamados partidos de “centro derecha” son los responsables de esta odiosa forma de censura. De aquí a quemar libros en la plaza pública no hay más que un paso. Pobre Italia, gobernada por un anciano degenerado, y en manos de la peor escoria de la sociedad.
Grazie per gli aggiornamenti, Gaetano.
Come ti sarai accorto ho messo on line questo post http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/01/17/ritorna-lindice-dei-libri-proibiti/
(che mi toccherà aggiornare appena possibile).
Ho preferito disabilitare i commenti (da quel post) perché in questi giorni sono quasi sempre offline e non potrei adeguatamente moderare una discussione su un tema così importante.
Riporto un articolo dello scrittore Roberto Pazzi apparso sul quotidiano La Nazione di oggi:
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Il caso Ruby e le famiglie che sognano la figlia fidanzata col premier: quando la realtà supera l’immaginazione
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A questa Italia si addice il verso di Dante, “Non donna di province, ma bordello”. Ma siamo davvero ridotti così? Cosa è avvenuto negli ultimi vent’anni?
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MAGARI! la «voce dal sen fuggita» al padre della mancata fidanzata più invidiata d’Italia come un colpo di pistola rimbomba nel Bel Paese. Ma lo siamo ancora? A questa Italia si addice piuttosto il verso di Dante, «Non donna di province, ma bordello».
Lo scenario, che come un tuono quel colpo ha svelato, ci umilia mentre il toto nomi dell’aspirante fidanzata del miliardario leader impazza su giornali, tv pubbliche e private, internet. Sarà questa Roberta, la fidanzata? Guarda che poppe che ha, guarda che labbra! No, no, è questa maggiorata qui ! non vedi come somiglia alla Veronica? Già … la vera icona, verrebbe da pensare …
Intanto Signorini, novello Tigellino di una nuova corte imperiale neroniana, coi riflettori accesi a iniettarci in vena la bellezza del malaffare, assiso in trono celebra la santificazione della bella Ruby-Poppea, elevata da falsa nipote di Mubarak e ben più alta icona, a proiezione del desio di migliaia di italiane.
Macché studi per la laurea, macché maturità liceale, macché sugo di gomiti a preparar concorsi, ad arricchire curriculum, a frequentar master, macché quote rosa alla Camera! Macché scapicollarsi nel pendolarismo di chi non può mollare il posto di lavoro, anche se lontano da casa! Money money money cantava Liza Minnelli in ‘Cabaret’ … Soldi soldi soldi chi ha tanti soldi vive come un pascià … faceva eco la canzone di Ivan Cattaneo! E il toto cifre dei denari offerti per l’adescamento delle ragazze del condominio milanese, nei verbali delle pagine consegnate al Parlamento grida la sua oscenità, 5 milioni, no settimila euro soltanto, Fede se tiene un terzo … Ma no, cosa dici? era solo un rimborso per l’ anticipo che aveva dato a Mora…
PARE di assistere allo scoperchiamento di una bara, dove si pensava di trovare intatta la salma del santo, oggetto di culto da secoli, e invece … si scopre un pullulare di vermi, un insopportabile fetore. Siamo noi italiani quel corpo, è da noi che emana quel puzzo? Possibile? Ma cosa è avvenuto negli ultimi vent’anni ? Perché ne ho 64 e ho visto tutte le stagioni del mio amato Paese dalla ricostruzione, al boom del miracolo economico, dagli anni del terrorismo, a tangentopoli. Ma mai avevo visto un simile spettacolo.
QUESTA l’angoscia che si prova in questi giorni. Sospendo il giudizio su Berlusconi, sarà la magistratura a vedere verificate o vanificate le accuse. Parlo di quel che tutta questa faccenda ha dimostrato del costume profondo del mio popolo. Non posso però non ricordare che proprio Berlusconi aveva consigliato a una giovane, in tv, di sposare un ricco miliardario per risolvere il problema della sua disoccupazione. Ha proprio ragione l’attore Albanese, la realtà a volte supera l’Immaginazione.
di Roberto Pazzi