Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.
La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).
Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.
Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.
Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.
(Massimo Maugeri)
Cari amici,
nuovo appuntamento con “la camera accanto”: il luogo dove voi avete la possibilità di lanciare dibattiti.
Intanto ve ne propongo uno io…
Pasternak soffiò il Nobel a Moravia grazie alla Cia
Questo è un articolo che Francesco Saverio Alonzo ha pubblicato oggi sul quotidiano “La Stampa” (e segnalatomi dagli amici del blog “Terzapagina”).
Ve lo propongo nel commento di seguito…
Pasternak soffiò il Nobel a Moravia grazie alla Cia
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da LA STAMPA del 9/1/09
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di FRANCESCO SAVERIO ALONZO
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STOCCOLMA
Mai come, nel 1958, Alberto Moravia – per oltre un decennio uno dei più seri candidati al massimo riconoscimento letterario mondiale – fu piú vicino ad ottenere il Nobel, ma la Cia fece in modo che venisse eletto il dissidente russo Boris Pasternak, inducendo, con sottile opera di lobbying, l’Accademia di Svezia a dare uno schiaffo morale all’Unione Sovietica. La rivelazione trapela dai documenti dell’Accademia accessibili dopo mezzo secolo.
Si era in pieno regime di guerra fredda e la premiazione di un autore come Pasternak, il cui romanzo Il dottor Zivago era stato proibito in patria e che era stato espulso dall’Unione Sovietica degli Scrittori, avrebbe avuto il significato di mostrare all’opinione mondiale la crudeltà di un sistema totalitario nei confronti degli intellettuali. Quell’anno, dopo aver vagliato attentamente le 133 proposte giunte da ogni parte del mondo, l’Accademia di Svezia aveva finito per scegliere un terzetto di finalisti che, oltre ad Alberto Moravia, comprendeva la scrittrice danese Karen Blixen e, appunto, Boris Pasternak.
Quest’ultimo era stato portato avanti, con insolita decisione, dal segretario permanente dell’Accademia, Anders Österling, sollevando perplessità fra i colleghi perché lo stesso autore, proposto già nel 1946 dall’accademico inglese C. M. Bowra, era stato successivamente studiato dallo slavista accademico Anton Karlgren che lo aveva trovato poco convincente, spiegando: «non credo che esistano autori che abbiano scritto tanto per essere compresi da cosí pochi; quelli che veramente lo capiscono si possono contare sulle dita di una mano». Pur continuando ad essere proposto, il nome di Pasternak destò sempre minore interesse fra i membri dell’Accademia finché, improvvisamente, nel 1957, Harry Martinson (che avrebbe poi ottenuto il Nobel nel 1974) lo presentò come il piú importante autore sovietico del secolo. Cosa era successo? Ad ovest si era appreso che il romanzo Il dottor Zivago era stato proibito in Urss e che il manoscritto era stato trafugato per essere stampato da un editore italiano (Feltrinelli). E il nome di Pasternak era tornato di grande attualità. Tornando alle candidature finali del 1958, la Blixen fu messa da parte «temporaneamente» (sarebbe poi morta nel 1960) e l’ago della bilancia pendeva decisamente a favore di Alberto Moravia le cui numerose opere tradotte in svedese erano state altamente lodate dalla critica. Di Pasternak non si sapeva quasi nulla, Il dottor Zivago non era stato ancora pubblicato in Svezia, ma Anders Österling, che aveva letto il romanzo in italiano (lingua che conosceva alla perfezione) scrisse nella sua relazione: «Dallo studio effettuato sono stato convinto che Pasternak sia uno degli autori attuali piú importanti, sia in virtù della sua audace dinamica, sia per la sua raffinatezza artistica».
Pur non essendo un’opera anticomunista, Il dottor Zivago era diventato l’oggetto di di una violenta polemica e di una dura condanna da parte della critica del regime, culminata nell’esclusione di Pasternak dall’Unione degli Scrittori e, successivamente, nella sua forzata rinuncia al Nobel.
L’Accademia di Svezia, lavorata ai fianchi da emissari della CIA che erano arrivati a definire Moravia «filocomunista» (ma tutto ciò viene ovviamente negato dagli accademici viventi) aveva infatti optato per Pasternak senza immaginare le complicazioni diplomatiche che ne sarebbero derivate. All’autore non fu proibito di recarsi a Stoccolma a ricevere il Premio, ma gli venne detto esplicitamente che «avrebbe però poi dovuto continuare a vivere nel paradiso capitalistico». E ciò era impensabile per Pasternak, cosí legato alla sua terra e ai suoi valori. Ma sul letto di morte, due anni dopo, Pasternak dichiarò che avrebbe accettato volentieri il Nobel. Nel 1961, venne ufficialmente riabilitato, ma Il dottor Zivago fu pubblicato in Unione Sovietica soltanto nel 1988.
L’assegnazione del Premio Nobel a Pasternak mandò su tutte le furie l’allora premier svedese Tage Erlander il quale si meravigliò per la leggerezza con cui l’Accademia di Svezia aveva considerato le conseguenze nelle relazioni internazionali che ne sarebbero scaturite, lasciando altresì capire che l’influenza esercitata sulla scelta da parte degli emissari americani avrebbe nuociuto ai rapporti della Svezia con l’Unione Sovietica. E l’Accademia svedese sapeva anche di aver fatto un gran torto all’Italia. Ma Moravia era ormai diventato improponibile e il Nobel fu assegnato, l’anno dopo, a Salvatore Quasimodo. Anche con l’Unione Sovietica la partita fu pareggiata qualche anno dopo, premiando, nel 1965, Michail Solochov, emblema della politica culturale socialista.
Insomma, l’articolo lascia intendere che nel 1958 l’Accademia svedese fu influenzata dalla CIA, la quale supportò Pasternak ai danni del “filocomunista” Moravia (il probabile vincitore). L’anno successivo (per compensare?) il Nobel fu dato a Quasimodo.
Cosa ne pensate?
Naturalmente sentitevi liberi di proporre nuovi argomenti di discussione.
“La camera accanto” è per voi…
Purtroppo devo chiudere… e vi auguro buonanotte.
Ma la porta della “camera accanto” è aperta. Come sempre.
caro Massimo, approfitto di questo “spazio libero” per dire a te e agli amici di letteratitudine che da oggi sarà in onda in nuovo sito di Paola Calvetti (che ha partecipato a qualche discussione del “letteratitudine”), e che fra tre giorni uscirà il suo nuovo romanzo intitolato NOI DUE COME UN ROMANZO (Mondadori). A questo libro sono particolarmente affezionato.
E’ un romanzo che conosco posso dire dalla culla, sono stato il primo dei lettori “privati” di Paola.
Paola ci ha lavorato due anni, assiduamente, a tratti “disperatamente” (e non per modo di dire). Il risultato è una storia d’amore sentita e “vera” tra due persone non più giovanissime, architetto lui, libraia per passione lei. Emma, la libraia, ama la letteratura visceralmente.
Anche Federico, l’architetto, è appassionato dall’arte sua, non si diventa collaboratori di Renzo Piano per caso.
Milano, New York, Parigi, la Bretagna. Luoghi banali, ovvi per una storia d’amore?
Bene, leggeteli raccontati da Paola e sarà come scoprirli per la prima volta: è il mondo di Paola Calvetti, un mondo incredibile, il mondo come dovrebbe essere.
Novità assoluta in un romanzo di Paola: si sorride qua e là, in qualche occasione si ride (come quando Emma fa un comico elenco di buoni propositi…)
Che dire della prosa raffinata e curatissima, mai artificiosa o manierata?
Un romanzo incredibilmente ricco, davvero da scoprire pagina dopo pagina. Una vera perla, difficilmente il 2009 vedrà qualcosa di meglio.
Ciao a tutti e grazie.
ANTEPRIMA ASSOLUTA PER IL “LETTERATITUDINE” – Vi è mai capitato di svegliarvi una mattina e avvertire, con un’intensità mai provata prima, che la vostra vita è a un punto di svolta? A Emma accade d’improvviso, a pochi mesi dai fatidici 50 anni, quando il mondo intorno a lei la considera una donna arrivata, con una brillante carriera, un figlio meraviglioso, un ex marito gentile, viaggi, amicizie e una serenità finalmente conquistata. Eppure Emma sente che qualcosa deve cambiare e accetta la sfida offerta dal destino (che, a volte, non è affatto cieco): rileva la cartoleria ricevuta in eredità da una zia e – sfidando gli infausti pronostici di molti, primo fra tutti il suo commercialista, Nemico Fedele di una vita – la trasforma in una stravagante libreria nel cuore di una piazzetta milanese. Sogni&Bisogni venderà “solo” romanzi d’amore, ma poiché “la letteratura altro non è che un ininterrotto fiume d’amore”, Emma li utilizza come medicine per i suoi clienti-lettori: pescando da scaffali intitolati ai “Cuori infranti”, alle “Missioni Impossibili” o all’erotismo lieve del “Così fan tutte” mozartiano, attraverso le magiche e universali pozioni scovate tra le pagine, cura dalle delusioni amorose, prescrive viaggi romantici, suggerisce come … riaccendere passioni sopite. In una parola, ama. Sogni&Bisogni diventa presto il rifugio e il luogo d’incontro per una folla di personaggi: Alice, la giovane, vivacissima, aiutante libraia, Mattia, il figlio adolescente di Emma, Gabriella, l’amica di sempre, e tanti clienti-lettori, uomini e donne, giovani e anziani, che portano le loro vite fra i libri e così facendo … ne scoprono di nuove. Ma soprattutto, è grazie alla libreria che Emma ritrova Federico, il grande amore della sua giovinezza. Lui è sposato e vive a New York, dove lavora insieme all’architetto Renzo Piano al geniale progetto di ristrutturazione della Morgan Library, biblioteca fondata dal finanziere J.P. Morgan, la cui storia meriterebbe da sola un intero romanzo. Emma e Federico stringono un patto: colmeranno la distanza che li separa solo scrivendosi lettere di carta, che voleranno veloci fra due caselle postali, Post Box a prova di intruso, scrigni privati di un amore possibile. Una volta l’anno, ogni 10 aprile, la distanza fra i due amanti si annulla anche fisicamente: Federico invita Emma a Belle-île en mer, al largo delle coste bretoni, dove le parole si fanno carne, le emozioni respiro. Ma il delicato equilibrio di questa storia d’amore contemporanea, che solca l’Oceano, il tempo e la fretta del nostro mondo con il fruscio dei suoi fogli vergati a mano, non può durare per sempre. Mentre Sogni&Bisogni si amplia diventando anche un frequentato Caffè e una raffinata Locanda per scrittori, mentre la Morgan Library svela i suoi segreti e diviene un gioiello architettonico di vetro e acciaio, Emma e Federico si troveranno di fronte a un dolore che, forse, solo gli occhi fiduciosi di un ragazzo potranno dissipare.
Con un grande romanzo che si fa delizioso catalogo di letture e di luoghi del cuore, Paola Calvetti tesse la sua trama amorosa tra Milano, New York e le falesie di Bretagna e ci regala una romantic comedy originale, frizzante, saggia e impertinente da leggere per sognare – ma con occhi ben aperti – tutte le possibilità dell’amore.
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Paola Calvetti, giornalista, ha lavorato alla redazione milanese del quotidiano “la Repubblica”. Dal 1993 al 1997 ha diretto l’Ufficio Stampa del Teatro alla Scala. Oggi è Direttore della Comunicazione del Touring Club Italiano e scrive per il “Corriere della Sera” e il settimanale “Io Donna”. Finalista al premio Bancarella con il romanzo d’esordio, L’amore segreto (Baldini&Castoldi 1999), nel 2000 ha pubblicato L’Addio, nel 2004 Né con te né senza di te, nel 2006 Perché tu mi hai sorriso (tutti in edizione Bompiani).
Noi due come un romanzo è già in corso di traduzione in molti Paesi del mondo.
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Caro Massimo e amici del blog, sono sinceramente entusiasta di questo romanzo, per cui spero non vi dispiaccia che io abbia postato qui -in anteprima assoluta- il risvolto di copertina del nuovo romanzo di Paola. Posso garantire a te e a tutti che sono un fan spontaneo e disinteressato della Paolina (cioè non è che mi paga, è che proprio la adoro 🙂
quanto alla questione della Cia penso che sia tutto vero, non ci vedo niente di improbabile. Quanto ai premi Nobel, in questi giorni non faccio che consigliare a destra e a manca la lettura de “I conti tornano” di Saul Bellow, una raccolta di articoli e discorsi (fra cui quello in occasione del Nobel) veramente preziosa. Lettura che consiglio a voi tutti: ne ho riportato alcuni brani sul “leggere e scrivere” che a Di Stefano sono piaciuto moltissimo, tanto che si è messo a cercare il libro nella sua… bibliotechina di casa ma… “purtroppo non riesco a trovarlo”, ha detto (c’è da crederlo, cercare un volume fra 12.000 -tanti ne conta la sua bibliotechia- dev’essere impresa non facile).
Beh, per oggi ho finito, ho occupato fin troppo spazio. Di nuovo grazie e saluti.
Caro Rex, hai fatto benissimo a regalarci questo anticipo sul libro in uscita di Paola.
Credo proprio che dovrò invitarla qui per discuterne insieme. Glielo puoi anticipare.
😉
grazie caro Massimo, glielo anticiperò immediatamente. Anche se probabilmente leggerà fra qualche ora (è in America per un’intervista). Ciao. 🙂
Non ho mai letto nulla dei due scrittori, Moravia e Pasternak; ho visto solo il film IL DOTTOR ZIVAGO. La trama del romanzo non si può dire non sia originale.
Comunque gli svedesi non mi sembrano così “sprovveduti” nell’assegnare un Nobel a chi, se non ho capito male l’articolo, non lo merita. Anzi, per quel poco che ne so, sembrano essere un popolo piuttosto equilibrato e giusto.
Molte persone sono “inorridite” quando é stato assegnato il Nobel al “giullare”( so dai suoi scritti e interviste che il termine non lo offende, anzi) Dario Fo. Eppure lo meritava, perché chi altri, se non lui, fa rivivere e sa interpretare la tradizione dei grandi comici italiani? Proprio quella “des Italiens”, voglio dire.
Per Moravia e Karen Blixen, credo che comunque il tempo abbia concesso loro una meritata fama.
Può essere accaduto anche così; del resto personalmente non trovo Pasternak un autore da premio Nobel, ma non dimentichiamo che in lizza non c’era solo Moravia. Il problema è che, come tutti i concorsi, a parte le capacità di giudizio che possono anche essere discordanti degli accademici svedesi, credo che entrino in gioco tutta una serie di fattori esterni, a prescindere dalla qualità dei candidati. Questo è riscontrabile anche in altre discipline trattate dal Nobel che, per quanto sia considerato il premio più famoso, è sempre e solo un premio. Tanto per dare un’idea, Ungaretti non lo ricevette mai, ma era forse inferiore a Quasimodo e a Montale?
Cari amici, grazie mille per i commenti pervenuti anche qui.
Inserisco di seguito una nota molto importante in merito alla tragedia della Striscia di Gaza.
Vi prego di leggere con attenzione (commento a seguire).
“Impegnamoci”
di Moni Ovadia, intellettuale ebreo e Ali Rashid, già Primo Segretario della delegazione palestinese in Italia – (Per aderire usate la mail in calce a questo testo)–
“Le immagini che giungono da Gaza ci parlano di una tragedia di dimensioni immani e le parole non bastano per esprimere la nostra indignazione. Col passare dei giorni cresce la barbarie che insieme alla vita, alle abitazioni, agli affetti, ai luoghi della cultura e della memoria, distrugge in tutti noi l’umanità e con essa il sogno e la speranza. E deforma in noi il buon senso, mortifica la cultura del diritto, forgiata dalle tragedie del secolo passato per prevenirne la ripetizione. Così diventano carta straccia le convenzioni internazionali e le norme basilari del diritto internazionale nonché le sue istituzioni, paralizzate dai veti e svuotate di autorevolezza oltre che di strumenti per l’agire. Così crescono l’odio e il rancore, si radicalizzano le posizioni e le distanze diventano incomunicabilità. Le stesse responsabilità si confondono, tanto che la vita in una prigione a cielo aperto diviene la normalità, l’invasione di uno degli eserciti più potenti del mondo è alla stessa stregua di un atto pur esecrabile di terrorismo. Ma così non si aiuta la pace, che è fatta in primo luogo di ascolto, dialogo e compromesso. Certo, anche di diritto, ma abbiamo visto che per questa sola via sessant’anni non sono bastati e dopo ogni crisi ci si è ritrovati con un po’ di rancore in più e di certezza del diritto in meno.”
“Noi sappiamo che l’occupazione genera resistenza, la guerra rafforza il terrorismo, la violenza cambia le persone e i fondamentalismi si alimentano reciprocamente. Ma abbiamo anche imparato in tutti questi anni che gli obiettivi di pace, sicurezza e prosperità non passano attraverso l’uso della forza delle armi, ma attraverso l’adozione di scelte accettabili per entrambe le parti in causa e l’avvio di un processo di riconoscimento reciproco, del dolore dell’altro in primo luogo, che è il primo passo verso la riconciliazione. Al contrario, ogni volta che ci si è avvicinati ad un compromesso accettabile, il ricorso scellerato alla violenza, all’assassinio premeditato, all’annichilimento dell’altro, è servito a demolire ciò che si era pazientemente costruito, quel po’ di fiducia reciproca in primo luogo. Il tutto viene poi complicato dal peso della storia che in questo passaggio fra l’Europa e la Palestina agisce come un macigno non elaborato, generando falsa coscienza, ipocrisia, irresponsabilità. L’esito è stato l’incancrenirsi di una questione, quella palestinese, che ha avuto ed ha effetti destabilizzanti in tutta la regione ed anche oltre, diventando – come ebbe a definirla Nelson Mandela – “la questione morale del nostro tempo”.
“Di questo vulnus si sono nutriti in questi anni il terrorismo e il fondamentalismo, regimi autoritari e cultori dello scontro di civiltà. A pagare sono state le popolazioni della regione, sono i bambini e i ragazzi cresciuti in un contesto di odio, di violenza e di paura, ma anche la democrazia e la cultura laica che pure traevano vigore dalle tradizioni ebraiche e arabo-palestinesi. Così anche da questa guerra, assassina e stupida come ogni guerra, a trarne vantaggio saranno solo i fondamentalismi e chi pensa che la soluzione possa venire dall’annichilimento dell’avversario.”
“Come hanno scritto nei giorni scorsi Vaclav Havel, Desmond Tutu ed altri uomini di cultura «…quello che è in gioco a Gaza è l’ etica fondamentale del genere umano. Le sofferenze, l’ arbitrio con cui si distruggono vite umane, la disperazione, la privazione della dignità umana in questa regione durano ormai da troppo tempo. I palestinesi di Gaza, e tutti coloro che in questa regione vivono nel degrado e privi di ogni speranza non possono aspettare l’ entrata in azione di nuove amministrazioni o istituzioni internazionali. Se vogliamo evitare che la Fertile Crescent, la “Mezzaluna fertile” del Mediterraneo del Sud divenga sterile, dobbiamo svegliarci e trovare il coraggio morale e la visione politica per un salto qualitativo in Palestina”.
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Per questo facciamo appello alle persone che amano la pace e che vedono nella tragedia di queste ore la loro stessa tragedia, di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità affinché vi sia:
– l’immediato cessate il fuoco e non la beffa delle tre ore;
– la fine dell’assedio sulla Striscia di Gaza e il rispetto delle istituzioni palestinesi democraticamente elette;
– l’intervento di una forza di pace internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza lungo i confini del ’67;
– l’avvio di un negoziato per arrivare ad una soluzione politica basata sul rispetto dei diritti dei popoli, delle minoranze e della persona, nell’ambito di un processo che possa garantire nell’immediato confini sicuri per lo Stato di Israele e per lo Stato di Palestina;
– la creazione di un comitato per la pace in Palestina, che liberi la sua causa dalle strumentalizzazioni per fini propri che hanno caratterizzato la condotta di alcuni gruppi negli ultimi anni;
– l’adesione delle persone e delle associazioni che hanno a cuore la pace in Medio Oriente per impedire che il conflitto si trasformi in guerre di religione e tra civiltà, con la promozione di iniziative su tutto il territorio italiano e la convocazione di una manifestazione nazionale al più presto.
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“Non di meno, in un contesto dove l’interdipendenza è il tratto del nostro tempo e come persone che hanno comuni radici mediterranee, non smettiamo di pensarci come cittadini di una comune regione post-nazionale euromediterranea, parte di una cultura che – attraverso la storia di conflitti tra città e campagna, o nella concorrenza tra fede e sapere, o nella lotta tra i detentori del dominio politico e le classi antagoniste – si è lacerata più di tutte le altre culture e non ha potuto fare a meno di apprendere nel dolore come le differenze possano comunicare.”
“In questo spirito ci impegniamo a ricostruire quel che la guerra sta abbattendo, i ponti fra le persone, le culture, i luoghi della pace in e fra entrambe le società, per creare nuovi terreni di relazione e collaborazione fra l’Italia e la Palestina, intensificando altresì gli atti di solidarietà verso tutte le vittime, in modo particolare la popolazione della Striscia di Gaza.”
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Per aderire scrivere a: paceinpalestina@gmail.com
Io ho già aderito.
Vi ringrazio e vi saluto fraternamente.
Grazie Massimo. Un contributo davvero importante.
Grazie a te, Gaetano. Un abbraccio.
Adesso devo proprio salutarvi.
Buon sabato sera a tutti.
mi sembrava strano che anche qui non si parlasse della crisi in medioriente e anche qui di parte. per me hanno torto tutti quando ci sono di mezzo i bambini. gli adulti potrebbero anche scegliersi un campo vastissimo e ammazzarsi lì senza dare fastidio agli altri. bello vedere palestinesi (tutti maschi e inneggianti alla guerra santa) bella la vendetta divina dal cielo degli israeliani. non vorrei banalizzare, ma la violenza è sempre banale specie se guidata dai dogmi e dal pensiero unico. tutti hanno ragione o tutti hanno torto. basta essere più forti più importanti più noti più uguali agli altri, per avere ragione.
ahimè!
Sperando che prima o poi questo insensato conflitto, in cui non si ricorda oramai più chi ha aggredito chi, venga finalmente a cessare, ho aderito alla petizione.
@gianluca – non mi sembra che quanto scrivono Ovadia e Rashid sia di parte. Mi sembra la cosa qui equilibrata detta in questi giorni sull’argomento. Concordo con te piuttosto su un’altra cosa: basta parlare di ragione dalle due parti. Dopo tanti anni di conflitto, mi pare evidente che le due parti hanno torto, se non altro per non aver trovato un accordo. Ma l’appello di Moni e Rashid ha una grande forza perché mette assieme due appartenenti alle opposte fazioni e dimostra che non è impossibile trovare un punto d’incontro. Sempre che non s’inseriscano altri interessi (economici e strategici -dall’una e dall’altra parte). A quel punto le popolazioni palestinesi e israeliane saranno sempre destinate a soccombere.
Aderisco anch’io. Grazie per l’avviso.
è vero, ho sbagliato a dire ‘di parte’. però si dovrebbe dire che il monoteismo delle due parti non facilita il dialogo. altri interessi ci sono eccome. ma la gente ‘comune’ combatte indottrinata da secoli e secoli di cultura monoteistica e estramente maschilista, a mio parere. quindi gli altri interessi germogliano su un terreno fertile. il monoteismo, appunto. che inserisce il divino dappertutto. per me è sbagliato. tutto qui. c’è ancora il timore di Dio che blocca e che provoca atteggiamenti ostili, anche in italia. come nel medioevo. 🙁
Ovadia e Rashid hanno parlato con il buon senso, nella consapevolezza che con la guerra non si risolve nulla, ma si peggiora sempre. Quindi non posso che concordare con il loro accorato appello.
Però, ci pensavo proprio ieri: questo conflitto è in essere da una sessantina d’anni e ha interessato già tre generazioni, cresciute nell’incertezza, nella paura, ma che ha consentito loro di amare, di sposarsi, di avere dei figli. Diciamo francamente che ciò che per noi, che pur non la viviamo, è un’abominevole anormalità, per i palestinesi e gli israeliani è un normale modo di esistere. Provate a pensare a un conflitto così lungo, a lutti che hanno interessato quasi ogni famiglia, a ogni giorno in cui esci di casa e non sai se ti imbatti in un kamikazze, o nelle raffiche di un elicottero israeliano.
Io non riuscirei a vivere, fuggirei, lascerei tutto; loro invece no, rimangono perchè la dura legge dello spirito di conservazione li ha abituati a ciò che per noi non è sopportabile.
Senza andare alla base di ragioni o di torti dell’una e dell’altra parte, penso proprio che ci siano interessi delle due fazioni, e anche esterni, che alimentano questo stato di cose, interessi che si avvalgono di questa ormai radicata abitudine delle gente a convivere con la guerra e con l’orrore.
Purtroppo ci si abitua a tutto. Ci siamo forse dimenticati degli anni di piombo, degli attentati che hanno insanguinato il nostro paese?
Sì, ci siamo dimenticati perchè a poco a poco ci eravamo abituati, perchè sapevamo che erano orrori toccati ad altri e speravamo sempre di non essere coinvolti.
Sarà molto difficile che Palestina e Israele possano trovare la pace, perchè troppo lunghi sono stati gli anni di guerra, al punto che un ritorno alla normalità potrebbe avvenire solo con un atto di forza, associato alla lungimiranza di far condurre insieme i due paese dai pochi che ancora là credono che la pace possa esistere senza rivendicazioni di sorta.
non può esserci pace se c’è pensiero unico. il monoteismo non facilita la concordia. l’abitudine, appunto, e chi cerca di cambiare, spesso, non è ascoltato. c’est la vie et c’est la mort.
Non firmerò questo appello, nonostante mi dispiaccia non aderire a una richiesta di Massimo. Perché considero questo appello foriero di eterni equivoci e di guerra eterna. Io firmerei un appello di questo tenore:
– Riconoscimento di Israele da parte di tutti gli stati arabi. Non riconoscere un potenza regionale come Israele è una farsa: Israele è lì e ci rimmarrà, nessuno stato arabo (nemmeno una coalizione di stati arabi) è in grado, né militarmente né politicamente di “cancellare” Israele (come previsto dallo statuto di Hamas, lo leggiamo su tutti i giornali), né lo sarà mai.
– Appello ad Hamas perché cessi il lancio di razzi sul territorio di Israele, cui deve seguire un immediato cessate il fuoco da parte di Israele. L’attaccato è Israele, chi ha violato la tregua è Hamas, la cosa è arcinota e inconfutabile (lo leggiamo su tutti i giornali). La risposta di Israele è sproporzionata, su questo non c’è il minimo dubbio, come non c’è il minimo dubbio che Israele non ha mai iniziato un conflitto nel corso della sua breve storia ma sono sempre stati gli arabi a cominciare.
– Appello ad Hamas perché rispetti i partiti palestinesi democraticamente eletti, nella fattispecie Fatah che ha illegittimamente assalito con le armi ed estromesso dalla Striscia di Gaza.
– Creazione di uno Stato Palestinese laico e democratico in cui possano concorrere alle elezioni solo partiti nel cui statuto siano previsti principi democratici: un partito come Hamas, che ha nel suo statuto la cancellazione di Israele (lo leggiamo su tutti i giornali), non potrebbe concorrere alle elezioni di nessun paese democratico, su questo non credo che qualcuno possa nutrire dubbi.
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A questo punto sarebbe ragionevole e necessario chiedere con la massima fermezza a Israele il massimo rispetto nei confronti dei Palestinesi, e sarebbe doveroso favorire in tutti i modi la crescita economica e la massima libertà e indipendenza da Israele per tutti i Palestinesi.
Solo a questo punto cioè, un “candido” appello come quello sopra potrebbe avere un senso. Almeno secondo me.
Caro Rex,
sarei il primo a firmare il tuo appello, che condivido virgola per virgola, essendo equilibrato, onesto, imparziale e razionale. Ottima proposta, caro: cio’ che serve in quelle martoriate terre e’ proprio il ”grano salis” che emerge dal tuo ”appello ombra” – che nessuno ascoltera’ perche’ l’equilibrio e’ merce rara. In ogni caso io approvo e firmo idealmente.
Sergio Sozi
Ed ora scusatemi se cambio un attimo argomento per una breve comunicazione d’ordine letterario. E’ stata indetta la 41.ma edizione del ”Premio Teramo” per un racconto inedito a tema libero. Partecipezione del tutto gratuita. Scadenza invio (fa fede il timbro postale): 31 gennaio 2009. Informazioni:
http://www.premioteramo.it e http://www.comune.teramo.it
Mi sembra un concorso serio, al quale ho gia’ partecipato io e al quale forse partecipero’, dunque ci tenevo a dirlo agli amici di Letteratitudine.
Ciao, cari
Sergio Sozi
Ti ringrazio, caro Sergio. Vorrei solo precisare, a scanso di equivoci, che io chiedo fin da ora a Israele il massimo rispetto per i Palestinesi: non posso pretendere che ne abbia, e sarebbe irragionevole farlo, nei confronti di quelle organizzazioni che hanno come finalità la sua cancellazione, la cancellazione cioè dell’unico paese nell’area (non è inopportuno ricordarlo) che abbia istituzioni libere e democratiche ben oltre quanto glielo consentirebbe la condizione di stato sotto assedio e continuamente minacciato nella sua legittima esistenza: legittimità che si fonda ed è garantita dal fatto che gran parte del mondo gliela riconosca pacificamente. Ciao.
Condivido e sottoscrivo l’appello di Moni Ovadia e Ali Rashid
l’avevo già letto e avevo già aderito. spero che serva a qualcosa e chi dovere si muova per interrompere questo scempio. ora. subito. maledizione,li la gente muore, i bambini muoiono. forse non servirà a niente, ma almeno è un’inziativa. il resto mi sembrano chiacchiere da bar da parte di chi ha il sedere in salvo.
Rex,
grazie per la precisazione ma non ne ho bisogno: io leggo con attenzione e poi penso. Solo infine dico quel che penso senza tentennamenti.
Ciao
Sergio
Gentile Lidia, suppongo che anche lei abbia il sedere in salvo, per esprimermi con la sua stessa eleganza. Ecco perché probabilmente è interessata più a sputare sentenze da bar, che non ad affrontare ragionamenti che coinvolgono la vita di milioni di persone con la dovuta cautela e conoscenza dei problemi.
Dunque, visto che ci siamo, per concludere do’ un paio di precisazioni anch’io – ma non a Rex: agli altri.
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1) E’ ora di dire chiaramente che Israele e’ un DATO DI FATTO, non un Paese abusivo. quale ne sia la storia precedente, ora non conta piu’ e va superata accettando la legittimita’ all’esistenza di Israele.
2) E’ ora di dire chiaramente che lo Stato di Palestina va realizzato in modo democratico e che noi Italiani dobbiamo operarci a questo fine pioritario. ANCHE IL FUTURO STATO DEMOCRATICO DI PALESTINA DEVE ESSERE RICONOSCIUTO DA ISRAELE.
3) E’ ora di dire che possiamo chiedere un cessate il fuoco definitivo ad Israele solo se i Palestinesi, che hanno provocato il conflitto, PRIMA la smettono coi lanci di razzi. Dopo di cio’ Israele DEVE SOSPENDERE LE OSTILITA’ A SUA VOLTA – anche questo dobbiamo, noi Italiani, ESIGERLO da Tel Aviv con la medesima forza.
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Insomma: per far finire il conflitto sono iPalestinesi a doverla piantare per primi coi razzi. Altrimenti si sta dalla parte del torto.
Approvo il testo di Ovadia e Rashid. Auspico un immediato cessate il fuoco.
eh sì… o i palestinesi o gli israeliani, aut-aut, bambini disabili sotto e macerie. et-et per me criminali tutti quelli che ammazzano per l’idea idiota di territorio confine e religione. questo è l’unico dato di fatto idiota. come i bambini: sei stao tu, no! sei stato tu. devi smetterla prima te no devi smetterla prima te. bambini disabili sotto le macerie guerra santa guerra economica guerra tra adulti tra muri tra muli tra gente confusa e convinta di sapere chi ha torto e chi ha ragione. bambini disabili sotto le macerie donne donne. uomini sempre più ottusi e coi paraocchi: scegliessero un campo vasto e vuoto e si ammazzassero tra loro visto che i combattenti autistici e idioti non hanno alcuna sensibilità per i bimbi. solo ORGOGLIO DI VINCERE perché così vuole Dio così vuole Allah così vuole il dio denaro. bambini sotto le macerie e maschi adulti specializzati nella distruzione. autismo e chiusura mentale. ritorno al medioevo feudale.
Faccio un ultimo intervento perché mi sembra importante precisare una cosa: quando si chiede il “cessate il fuoco” in realtà si sta dicendo “continuate pure”, che uno se ne renda conto o meno non ha importanza, è questo che sta dicendo. Perché dietro questa formula falsamente neutra, si sta chiedendo la resa di Israele: quale che siano le intenzioni di chi pronuncia questa formula, e qualunque sia il grado di consapevolezza di chi l’ascolta, Israele interpreterà questa richiesta (e qualunque serio analista, anche il più scalcinato fra quelli seri, lo confermerebbe) come una richiesta unilaterale cui non darà il minimo ascolto: se si vuole la fine immediata -veramente- delle ostilità, si deve chiedere la fine del lancio di razzi e “il cessato il fuoco” sarà un dato di fatto, Israele si fermerà, dovrà obbligatoriamente fermarsi, un minuto dopo. Io non ho firmato l’appello e andrò a dormire con la coscienza a posto. Mi auguro che ognuno possa fare altrettanto. Buonanotte.
Per “cessate il fuoco” intendo anche fine del lancio dei razzi.
In genere vanno a dormire con la coscienza a posto i cinici e i menefreghisti. Io non andrò a dormire con la coscienza a posto finché ci saranno bambini e innocenti martoriati, da una parte e dall’altra. Ha ragione Gianluca.
Questa guerra non finirà mai. Come potrebbe mai finire se già si polemizza su un semplice appello per la pace?
Rassegniamoci.
Io comunque lo sottoscrivo.
Confermo il mio appoggio a Rex. In questo caso e’ l’unica soluzione fattiva e che possa dar REALI risultati di pacificazione.
–
A Gianluca dico che sono profondamente con lui: i pazzi autistici pero’ bisogna fermarli, Gianluca, con delle motivazioni saldamente razionali, altrimenti continuano a menar giu’ botte, quegli scalmanati – entrambi: Palestinesi e Israeliani. L’unico modo per inserirsi e calmare i pazzi furiosi e’ quello di fare appello alla razionalita’, non alla follia stessa. E razionalmente, lo sappiamo bene tutti, il primo che mette le mani addosso ad un altro e’ quello che sbaglia (anche se dopotutto ha picchiato per primo solo perche’ ne era costretto da vicissitudini e condizioni inumane. Pero’ e’ cosi’.).
Ciao caro, ti voglio bene!
Sergio
Sig.ra Tricomi,
a dormire con la coscienza a posto ci va anche chi propone cose utili per il prossimo, come Rex. O no? Non dobbiamo dormire tutti? Mica l’abbiamo scatenato noi, il conflitto, oltretutto, scusi. Almeno io no.
La considerazione, lucidissima e benevolente, di Rex, che mi pare sia la piu’ importante e’ questa, la ripeto sperando che qualcuno la legga con attenzione:
”Israele interpreterà questa richiesta (e qualunque serio analista, anche il più scalcinato fra quelli seri, lo confermerebbe) come una richiesta unilaterale cui non darà il minimo ascolto: se si vuole la fine immediata -veramente- delle ostilità, si deve chiedere la fine del lancio di razzi e “il cessato il fuoco” sarà un dato di fatto, Israele si fermerà, dovrà obbligatoriamente fermarsi, un minuto dopo”.
–
E’ cosi’, amici, e’ cosi’. Purtroppo ma e’ proprio cosi’.
Gentile Manuela, replicare ai suoi superflui insulti è inutile, perciò me ne asterrò.
Vedete? Ma se già non c’è accordo tra di noi, che siamo in fondo lontani, come è possibile sperare che possa esserci un accordo tra quelle parti in guerra?
Mi avete appena dimostrato che questa guerra non finirà mai.
Che tristezza!
Francesco,
credo che qui vogliamo tutti la stessa cosa: la pace. Solo che i modi per ottenerla sono diversi. Non direi si tratti di polemica in senso distruttivo, dunque, ma solo di confronto interno per essere ASCOLTATI da Israele e dalla Palestina. Tutto qua, mi pare.
Saluti Cordiali
Sozi
Ed è proprio il non mettersi d’accordo sui modi che causa una recrudescenza della guerra.
Mi dà ulteriore conferma al mio pessimismo.
…in finale, se fossi uno che mira ad accodarsi, potrei dire: ”firmo l’appello Ovadia Rashid” e stop. Meno rogne con gli Italiani. Invece credo VERAMENTE che si debba intervenire in quell’area. Ed intervenire significa ragionare lucidamente, non solo fare atti pubblici. Intervenire nella pazzia della violenza significa capire cio’ che i violenti non sanno capire. E per questo non basta il cuore, purtroppo, ma servono ”er core e la capoccia”.
Poveri bambini. Poveri innocenti martoriati da una parte e dall’altra.
Maledetta guerra che non finirà mai.
Caro Sergio, ancora grazie. Quando ci sarà l’assalto a Gaza City (a meno che, speriamolo, una soluzione diplomatica scongiuri la tremenda battaglia che si annuncia imminente) chi propone gli appelli contro il “cessate il fuoco” (Ovadia e Rashid sanno benissimo cosa hanno chiesto “effettivamente”) omettendo la questione dei razzi (Ovadia e Rashid sanno perfettamente qual è la differenza), avrà modo di valutare i risultati che ha contribuito a determinare. Io quel poco che potevo fare l’ho fatto stasera qui, e di questo ringrazio Massimo.
No, Francesco, mi scusi, ma io sono FERMAMENTE convinto che QUI TUTTI NOI ITALIANI stiamo cercando delle vie efficaci per aiutare i fratelli, sia Palestinesi che Israeliani. Fratelli matti ma sempre fratelli. Se non fosse cosi’ non scriverei. Abbia fiducia in noi Italiani, Francesco: siamo gente buona, anche se un po’ polemica ed aggressiva, ma sempre buona.
Ringrazio Ovadia e Rashid per il loro appello. Speriamo per la pace.
Rex vuol dire che proporre un appello per un cessate il fuoco a cominciare da Israele (senza dirlo prima ai Palestinesi insomma) e’ come se proponesse una continuazione del conflitto. Questa di Rex e’ lucidita’. Questo e’ amore REALE, non solo compassione. Compassione che sento e che sente Rex, ne sono certo. Riflettiamoci, Italiani.
Francesco,
io non sono rassegnato alla guerra. Per niente. E se per fare la pace – mi segue? – servisse dar ragione ad Israele, allora ben venga: hai ragione, adesso pero’ fermati, perche’ si e’ fermato il tuo nemico per primo!
REPUBBLICA
Tra le vittime nel quartiere di Gaza City un’intera famiglia, molti bambini
I soldati ammettono: nella scuola dell’Unrwa non c’erano militanti armati
In 110 ammassati in una casa e bombardati
l’Onu denuncia il massacro di 30 civili
Il racconto di un ragazzo sopravvissuto, che ha perso madre e fratelli. Nella zona almeno 50 morti, si scava tra le macerie
GAZA – “Abu Salah è morto, sua moglie è morta. Abu Tawfiq è morto, suo figlio è morto e anche sua moglie. Mohammed Ibrahim è morto, e sua madre è morta. Ishaq e Nasar sono morti. Tanta gente è morta”. Ahmed Ibrahim Samouni ha tredici anni e quel che gli tocca raccontare è un massacro, la distruzione di gran parte della sua stessa famiglia e di altre decine di persone che come lui sono rimasti 24 ore chiusi in una casa che doveva essere il loro rifugio ed è diventata una trappola.
Ammassati in casa e poi bombardati. Sono morti così almeno una trentina di palestinesi in un’unica casa a Zeitoun, quartiere a sud di Gaza City. “Uno dei più gravi episodi dall’inizio delle operazioni”, denunciano le Nazioni Unite. Le vittime del bombardamento del quartiere arriverebbero almeno a cinquanta. Tra le macerie si cercano ancora decine di dispersi, secondo i soccorritori il bilancio è destinato a salire.
Una famiglia sterminata. Il 4 gennaio scorso, raccontano testimoni oculari citati dal Coordinamento degli Affari umanitari dell’Onu (Ocha), centodieci persone, oltre la metà bambini, sono stati radunati in un edificio a un piano dai militari dell’esercito israeliano.
Da un giorno l’esercito era penetrato via terra, e sono stati proprio i soldati a raccomandare ai civili di restare chiusi dentro “per la loro stessa sicurezza”. Il giorno dopo, la casa è stata sottoposta a un violento bombardamento. Tra le vittime, sedici membri della famiglia Samouni, sette donne, tre bambini e tre uomini. Sono stati i sopravvissuti della famiglia a ricostruire l’accaduto con le agenzie dell’Onu e i volontari di B’Tselem, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani israeliana.
Due membri della famiglia hanno raccontato che domenica mattina, dopo i pesanti bombardamenti della notte, decine di loro parenti erano stati riuniti dai militari e gli era stato ordinato di rimanere chiusi in casa mentre erano in corso perquisizioni porta a porta. Ahamad Talal Samouni, 23 anni, ha raccontato che la famiglia era stata riunita dai soldati armati nella casa di cemento appartenente a uno dei membri del clan. “I soldati ci hanno detto di non uscire. Avevamo fame. Non c’era latte per i bambini, medicine per i piccoli che stavano male”.
La casa della strage. Poco prima dell’alba di lunedì, tre uomini della famiglia hanno deciso di lasciare la casa per andare a prendere altri parenti e portarli dentro, ha raccontato Meysa Samouni, 19 anni, a B’Tselem. Mentre stavano per uscire un colpo d’artiglieria ha centrato l’ingresso, uccidendo uno di loro. Subito dopo una grande esplosione ha devastato il tetto e fatto tremare tutto l’edificio. Lei è caduta a terra, coprendo sua figlia con il corpo. “Tutto era coperto di polvere e fumo. Sentivo gridare e piangere. Quando il fumo si è diradato ho visto decine di corpi, almeno trenta, e una ventina di feriti”. Sua figlia aveva perso tre dita di una mano. Lei e sua figlia sono state soccorse dai soldati, medicate e fatte uscire di casa. Ma mentre usciva ha visto che i soldati avevano già occupato la casa e avevano bendato e legato una trentina di uomini.
Wael Samouni, che nel bombardamento ha perso tre figli piccoli, ha raccontato ai funzionari dell’Onu la dinamica dell’episodio. Con i giornalisti della Reuters ha parlato suo figlio tredicenne, Ahmed Ibrahim, dal letto di ospedale dove è ricoverato per le ferite. Un racconto chiaro e agghiacciante, che esce con voce flebile, e comincia dal giorno prima, da quel che successe in casa loro. “Dormivamo tutti in una stanza”, ricorda. “Eravamo tutti addormentati quando i carri armati e gli aeroplani hanno cominciato a colpire. Un proiettile ha raggiunto la nostra casa, grazie a dio non siamo rimasti feriti. Siamo corsi fuori e c’erano quindici uomini… Atterravano dagli elicotteri sui tetti delle case”. I soldati, racconta Ahmed, percuotevano le persone e le costringevano a entrare tutti in una casa.
Senza acqua. Il giorno dopo la casa è stata bombardata, la madre di Ahmed è morta, con tre suoi fratelli. Ahmed ha cercato di tenere in vita i suoi tre fratellini più piccoli e di aiutare i feriti che giacevano in mezzo ai cadaveri. “Non c’era acqua, non c’era pane, niente da mangiare”, ricorda il bambino. “Mi sono alzato, avevo bendato la mia ferita e mi sono trascinato fuori per prendere l’acqua cercando di ripararmi dai tiri dei carriarmati e degli aeroplani. Sono andato dai vicini e ho cominciato a chiamarli finché non sono quasi svenuto. Ho portato indietro cinque litri d’acqua”.
Lo shock dei soccorritori. Quando gli operatori della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa hanno finalmente ottenuto il permesso di accedere alla zona hanno trovato bambini ancora abbracciati alle madri morte, troppo deboli per mettersi in piedi, e feriti tra i corpi. Alcuni dei cadaveri riportavano anche colpi d’arma da fuoco oltre alle ferite del bombardamento, indicazione di un possibile intervento ravvicinato o successivo dei soldati.
“Abbiamo cominciato a chiamare: ‘C’è nessuno vivo in questa casa?’ – racconta un medico palestinese che era tra i soccorritori – e abbiamo sentito le voci dei bambini”. I piccolo stavano morendo di fame, aggiunge.
Il quartiere di Zeitoun aveva già subito distruzioni considerevoli tra il primo e il 3 gennaio, e l’esercito aveva negato alla Croce Rossa l’accesso alla zona per evacuare i feriti. I soccorritori della Croce rossa avevano ricevuto richieste d’aiuto fin da sabato ma non hanno avuto accesso alla zona fino a ieri. “Ci sono ancora persone tra le macerie – ha detto al Washington Post Khaled Abuzaid, autista di ambulanza della Croce Rossa – Ma senza acqua o elettricità sono sicuro che moriranno”.
Abuzaid conferma che, oltre a bloccare loro l’accesso, i soldati israeliani li avevano preavvertiti che non avrebbero potuto portare sul luogo del bombardamento macchine fotografiche, radio o telefonini – tutte attrezzature standard per le squadre di soccorso.
Aiuti ostacolati. I blocchi di terra costruiti dai bulldozer israeliani hanno impedito il passaggio delle ambulanze. I feriti più gravi sono stati caricati sui carretti trainati dagli asini. Chi ha potuto muoversi a piedi ha raggiunto il centro abitato più vicino, a due chilometri di distanza, e da lì i feriti sono stati trasportati in veicoli civili agli ospedali della zona. Tre bambini, il più piccolo aveva cinque mesi, sono morti al loro arrivo all’ospedale.
L’accesso al quartiere rimane ristretto. La Croce Rossa e la Mezzaluna rossa sono tornate oggi durante la tregua di tre ore e hanno soccorso 103 persone che erano rimaste intrappolate senza cibo né acqua in tre case nello stesso isolato dell’abitazione dei Samouni.
L’accusa dell’Onu. L’Ocha non accusa l’esercito israeliano di aver agito deliberatamente, ma ha chiesto l’apertura di un’inchiesta. La Croce Rossa internazionale ha accusato l’esercito israeliano di “non rispettare gli obblighi imposti dalla legge umanitaria internazionale circa le garanzie di soccorso e cura dei feriti”. “I militari erano consapevoli della situazione – aggiunge Allegre Pacheco, vice-direttore dell’Ocha – ma non hanno assistito i feriti. Né hanno permesso a noi o alla Mezzaluna rossa di soccorrerli”.
In una risposta scritta, l’esercito israeliano afferma di lavorare in coordinamento con le organizzazioni di aiuto umanitario “per garantire assistenza ai civili” e che “in alcun modo ha colpito intenzionalmente dei civili”.
La scuola bombardata. Si stanno intanto chiarendo i contorni di un’altra vicenda controversa, su cui l’Onu ha sollevato ufficiali proteste. La scuola dell’Agenzia per i rifugiati dell’Onu colpita martedì scorso a Jabaliya e in cui sono morti 40 civili sarebbe stata colpita per errore: non c’erano infatti uomini armati all’interno dell’edificio, come in un primo tempo hanno sostenuto le autorità israeliane. Lo ha dichiarato ad Haaretz il portavoce della Unrwa Chris Gunness che afferma inoltre che gli israeliani hanno diffuso, a sostegno della tesi ufficiale, immagini vecchie, risalenti al 2007.
“In un briefing con diplomatici stranieri alti ufficiali dell’esercito israeliano hanno ammesso che gli spari ai quali le forze israeliane hanno risposto a Jabalya non provenivano dalla scuola – ha detto Gunness – l’esercito israeliano in quell’occasione ha ammesso che l’attacco al sito dell’Onu non è stato intenzionale”.
Ora l’Unrwa insiste nel chiedere un’inchiesta obiettiva per stabilire se il bombardamento della scuola sia stata una violazione del diritto internazionale e delle leggi umanitarie. E per portare eventualmente i responsabili di fronte alla giustizia.
(9 gennaio 2009)
Questo episodio e’ agghiacciante, incommentabile. Dico solo che bisogna che la Palestina cessi immediatamente il lancio dei razzi e lo dichiari al contempo, cosi’ da ottenere l’appoggio di tutto il mondo civilizzato e l’individuazione e l’arresto immediato dei colpevoli Israeliani di tale strage, oltre che, cosa ormai vitale, un interruzione dell’invasione dell’esercito israeliano, che altrimenti massacrera’ tutti i Palestinesi.
da LA STAMPA.IT
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=17&IDalbum=14794&tipo=VIDEO
IL CORRIERE DELLA SERA
«Rinchiusi nel deposito e poi bombardati». Israele: «Mai sparato»
L’Onu denuncia un’altra strage di civili a Gaza
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Un magazzino colpito, trenta morti, decine di feriti. Ancora a Zeitun. Il sobborgo di Gaza City dove giovedì erano state trovate quattro larve di bambini, vivi, intorno alla mamma morta da giorni. Il luogo dove ora si racconta di un’altra casa degli orrori. Un caso che arriva all’Onu e probabilmente porterà a un’inchiesta: 110 civili, donne, vecchi, bambini, sarebbero stati costretti nei rastrellamenti israeliani a lasciare le loro abitazioni e a rinchiudersi tutt’insieme in una specie di deposito, ventiquattr’ore, per poi venire bombardati. L’ufficio per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite non ha dubbi, parla d’«inaccettabile violenza su persone indifese». Un portavoce dell’esercito israeliano, il maggiore Jacob Dalal, sostiene che l’episodio non è vero: «Stiamo facendo le verifiche. Ma non ci risulta che in quel giorno sia mai stato impartito l’ordine d’evacuare un palazzo di civili, né di trasferirne gli occupanti in un altro luogo. Non c’è mai stato un ordine specifico di colpire abitazioni civili con l’insistenza descritta. Abbiamo fatto anche un controllo negli ospedali di Gaza: non risulta un evento com’è stato raccontato».
Abbiamo raccolto la testimonianza di uno che c’era: Ahmad Talal al Samuni, 23 anni, insegnante di religione. Quella mattina del 5 gennaio ha perso padre, madre, diciotto parenti. Ecco la sua versione: «Da sei mesi, da quando mi sono sposato, abitavo in una casa di tre piani a Ezbet al Samun, zona sud di Zeitun. Con me c’erano mia moglie, i miei sei fratelli, le loro cinque mogli, i bambini. Più di venti persone. Il primo bombardamento comincia il 3 gennaio, di pomeriggio. Dal mare, dal cielo, da terra. Pesante. Ci rifugiamo tutti al pianoterra, 12 metri per sei. La sera, la notte, non fanno che sparare. I proiettili entrano in casa, centrano il terrazzo. Stiamo tutti abbracciati, non dorme nessuno. Domenica all’alba, arrivano due altre famiglie, Abu Adnan e Nafez al Samuni, con dodici bambini. Alle 7, il mio vicino Faris al Samuni mi chiama, grida che il terzo piano sta bruciando. Saliamo, proviamo a spegnere le fiamme. Inutile. Quando scendo, da una finestra vedo una ventina di soldati, hanno accette in mano e grandi jeep, la faccia sporca di nero. Stanno lì fuori, mentre la mia casa brucia. Alle sette e mezzo, battono alla porta. Ci puntano le armi, dicono a mio padre che dobbiamo uscire tutti. Obbediamo. Camminiamo 600 metri verso est, sulla Salah Eddin, e raggiungiamo il magazzino d’un parente, Wael al Samuni. C’è solo un muro intorno, una piccola entrata, un grande spazio. Saranno 200 metri coperti. Ci mettiamo lì. Un’ottantina di persone, credo. La domenica 4 passa senza cibo, né acqua. E la sera si dorme per terra, senza coperte. Uomini, donne, bambini, tutt’insieme al freddo. Fuori sparano così forte che non riusciamo a distinguere gli Apache dai tank.
È una notte orrenda. Mia moglie ha la febbre, i miei fratelli vomitano. Non c’è nemmeno un po’ di latte per i bambini. Arriva così il lunedì mattina, 5 gennaio. Alle 6 e mezzo, c’è un’esplosione alla porta: mio cugino Muhammad, 25 anni, muore subito. Poi arrivano altri colpi dall’alto: uccidono la moglie di mio fratello, Maha, 20 anni, incinta di due mesi. Altre esplosioni. C’è un fumo nero, denso. Non riesco a vedere le mie dita. Però vedo un corpo senza testa, lo riconosco dai vestiti: è mia madre. Si chiamava Rahmeh. Aveva 45 anni. Ci sono cadaveri tutt’intorno. Dico: Dio, dammi la forza d’uscire vivo. Appena si fermano i colpi, scappiamo fuori. Siamo una cinquantina. Qualcuno è ferito. Mia nonna Shifa ha 72 anni, molto malata, non può muoversi, non c’è tempo di portarla: la lasciamo lì. Camminiamo due chilometri. Mio fratello Iyad sanguina alle gambe, gli stringo dei lacci. Passa una macchina. Alt! Lo caricano con altri sei. Lo portano all’ospedale Al Quds. Prima d’andarmene ho contato 25 morti. Dieci adulti. Gli altri, bambini. Mia nipotina Sala aveva 5 anni e un’enorme ferita alla testa. Ha roteato gli occhi, ha detto: “Baba! Baba!”. Mi è morta davanti. Non ho mai visto ammazzare così la gente. Dio punisca chi ha fatto questo. Ma il Dio vero, non quello di cui parla Hamas. Loro se ne stanno a Gaza nei rifugi, o a Damasco a dare ordini. Hanno da mangiare, sono al sicuro. Dicono a noi di resistere, di gridare slogan. Hamas è la nostra disgrazia. Non c’è resistenza che possa fermare le armi sofisticate. E se la tempesta è troppo forte, devi pensare alla gente che non può ripararsi. Il giorno del funerale, un uomo ha detto che dovremmo andare tutti nelle strade di Gaza. Tenerci per mano. Dire una sola cosa a israeliani e a Hamas: piantatela di ammazzarci».
Francesco Battistini
10 gennaio 2009
Riporto questo stralcio di quanto riferito da Ahmad Talal al Samuni (Palestinese):
”Non ho mai visto ammazzare così la gente. Dio punisca chi ha fatto questo. Ma il Dio vero, non quello di cui parla Hamas. Loro se ne stanno a Gaza nei rifugi, o a Damasco a dare ordini. Hanno da mangiare, sono al sicuro. Dicono a noi di resistere, di gridare slogan. Hamas è la nostra disgrazia. Non c’è resistenza che possa fermare le armi sofisticate. E se la tempesta è troppo forte, devi pensare alla gente che non può ripararsi. Il giorno del funerale, un uomo ha detto che dovremmo andare tutti nelle strade di Gaza. Tenerci per mano. Dire una sola cosa a israeliani e a Hamas: piantatela di ammazzarci».”
–
Dunque… ci siamo capiti? La gente sara’ grata ad Hamas se la piantera’ di farli bombardare smettendo di lanciare contro un nemico troppo forte quei petardi da quattro soldi. Cosa aspettano a cessare di lanciarli? Non hanno capito che gli Israeliani sono troppo forti?
(Mi sto riferendo al dialogo iniziato molti commenti sopra con Rex ed altri; pregasi dunque di non vederlo ora come commento a se’ stante)
Una volta la Levi Montalcini disse in un’intervista che l’Uomo é solo agli albori della sua vita, rispetto al pianeta, e si comporta ancora con la ferocia irrazionale che molti pensano non appartenga alla nostra specie; invece ci appartiene. Da quale sentimento interiore nasce l’umana volontà di uccidere il proprio prossimo? E’ assurdo. Sono troppi i morti innocenti in questa guerra. Dov’é la fratellanza umana?
Non esiste. O esiste molto raramente. E’ troppa l'”abitudine” ad uccidere.
Sì, é vero, come ha scritto qualcuno, che noi stiamo qui a scrivere comodamente seduti e a nulla valgono nel concreto il nostro “dispiacere” e la nostra solidarietà con le parole. Ma la COSCIENZA non é cosa da poco. Tutti i cambiamenti della Storia sono avvenuti grazie a una presa di coscienza.
Solo che in questo caso sembra così difficile pensare a una reale ri-appacificazione.
Non si va a dormire tranquilli. Io ci penso a come stanno male, anche se a loro non “serve”.
Riappacificazione.
Cara Roberta,
non c’e’ un giorno in cui dovremmo dormire, allora, poiche’ le guerre, altrove nel mondo, sono continue: cessa in Afganistan ma inizia in Ucraina, poi cessa in Ucraina e incomincia in Ruanda, eccetera. Non esiste un giorno di pace globale. Forse dunque invece sarebbe meglio dormire e far sogni di bellezza ed amore, di armonia. Dormire in pace. E smetterla di parlare della guerra, ma piuttosto fermarla veramente coi fatti, l’amore e la razionalita’.
@Francesco: sono d’accordo con te, perché anch’io sono molto pessimista riguardo alla possibilità per la pace.
Sì, Sergio. E’ inutile non dormire. E tormentarsi.
Tu parli di Utopia( non l’ho scritto maiuscolo casualmente).
Non ci riusciremo mai ad essere quei “giganti” intellettuali che speravamo di poter diventare.
Questo che ti ho appena illustrato in sintesi – spero riuscita – e’ il motivo per cui sono con Rex, il quale in soldoni chiede che prima si fermi Hamas, cosi’ da poter poi bloccare Israele. E’ una proposta che avrebbe dei risultati, non piagnistei inutili. Io non mostro il mio pianto, ma cerco di far si’ che gli uomini smettano di piangere.
Certo, certo, Roberta, non siamo dei giganti, ma almeno dobbiamo lottare con le ”armi” che Dio ci ha dato: razionalita’, sentimento e logica. Ognuno per come puo’ e per quel che puo’ fare, per contribuire a modo suo all’armonia umana… ai sonni tranquilli di tutti.
Platone, Tommaso Moro, Campanella, Giordano Bruno, San Francesco, San Benedetto, sono dentro di noi, per fortuna, non solo i pazzi. La pazzia e’ il lato che Dio ci ha lasciato per vedere cosa combiniamo quando lo dimentichiamo. E ne dimentichiamo l’amore.
L’amore e’ composto anche dall’intelligenza. Ovvero: non basta esser sensibili per essere migliori, piu’ buoni.
Io cerco di contribuire all'” armonia umana”, ma vedo quasi sempre prepotenza e arroganza, le vedo ogni giorno intorno a me.
Domani vedrò le immagini dei morti a Gaza, così come ho visto quelle di altri morti nelle guerre e starò male.
Davano una trasmissione alla tele tempo fa: il reportage di un giornalista che andava in Africa e parlava con i bambini orfani di una guerra: una bambina di circa otto anni era rimasta mutilata( senza una gamba); il giornalista l’aveva portata a cena e le aveva chiesto: “Qual é il tuo desiderio più grande?”- “Una tazza di latte caldo e un pezzo di pane”-aveva risposto la bambina. Questa scena io non riesco a dimenticarla, né dimentico il dolore che ho provato nel vederla.
Gli esseri umani non ne hanno di “razionalità, sentimento e logica”.
Sono troppo pochi quelli che ce l’hanno e non riescono a guidare gli altri.
Gia’, pero’ se chi ha questa fortuna (di aver sentimento, razionalita’ e logica) sta fermo e se ne infischia degli altri fa un danno: io dunque lotto come posso – scrivendo. Perche’ ripeto: non basta esser sensibili per esser migliori, bisogna amare e capire. Capire, alla fine del sillogismo che ho appena fatto, e’ anche un po’ ”intervenire”. E dire ad Hamas di smetterla di buttare innocui petardi cosi’ causando stragi ddi connazionali e’ un atto di coscienza… l’unico che io sia in grado umanamente di fare oggi e qui.
Hai elencato i nomi giusti: Platone, Thomas More, Campanella, San Francesco, Giordano Bruno: sono quei pochi che non riescono a guidare gli altri. E molti di loro sono stati uccisi e torturati.
Vedi: non c’é speranza.
Purtroppo a me manca la fede, anche se sono stata allevata secondo i principii del Cristianesimo.
Buonanotte.
Ripeto: io non mostro il mio pianto, cerco solo di far si’ che gli altri smettano di piangere. Questo sono io, cosi’ decido, posso e faccio.
La fede la puoi sempre ritrovare, Roberta. Anche questo e’ un agire utile per se’ e per tutti. Almeno dal mio punto di vista. Ma non intendo predicare, ti do’ solo una cara e dolce Buonanotte.
Sì. Si deve comunque continuare a scrivere e cercare di informare o coltivare la sensibilità. Non va bene arrendersi senza far nulla.
“(…) Rivoltiamoci contro l’ignoranza, l’idifferenza, la crudeltà(…). E nell’umile misura del possibile, cambiamo( ovvero miglioriamo se possibile) la vita(…).”( da: Marguerite Yourcenar: “Il Tempo, grande scultore”).
Grazie:)
”Miglioriamo (…) la vita”; ovvero: ”miglioriamo noi stessi”. Io la interpreto cosi’, la Yourcenar. ‘Notte, cara. Grazie di tutto. Sogna e sii felice, gioiosa, vitale. chi ha vita in se’ da’ vita agli altri. Il pianto del mondo cosi’ cessa per un lungo attimo. Ed e’ tanto, questo attimo che doniamo al mondo solamente col nostro esser felici, assurdamente, pazzamente FELICI.
E stavolta ciao, eh… vado a ninna.
Sergio
E’ strano quante energie vitali vengano profuse in una guerra e quanto poche invece siano dedicate alla pace.
Buona domenica a tutti.
Ho inserito qui il testo di Moni Ovadia e Ali Rashid dietro segnalazione dell’amico Filippo Tuena. Vi ho chiesto di leggerlo con attenzione, non di sottoscriverlo (anche se io lo ho sottoscritto).
Chi non è d’accordo, ne ha spiegato le ragioni (ben motivandole). Mi è dispiaciuto, invece, il tono rancoroso di certi commenti… che mi hanno fatto amaramente pentire di aver sollevato la discussione qui. Spero di non leggerne altri di quel tono.
Vado di fretta e per questo mi scuso.
Ha ragione Renzo quando scrive: “E’ strano quante energie vitali vengano profuse in una guerra e quanto poche invece siano dedicate alla pace.”
Devo dire – sono stata rincuorata – e questo mi ha messo un po’ di angoscia eh..:) dai testi commenti di Rex e Sergio, con cui non sono mai d’accordo. Ma mi piace che siano stati fatti. Ne condivido virgola per virgola buona parte dei contenuti.
Tuttavia – Voglio dire due cose.
La prima è che in effetti – proprio per quei contenuti e proprio perchè me la suggerisce la storia e la conoscenza di quel conflitto dubito fortissimamente che questo appello sortisca un effetto concreto – così come da molto tempo sono sfiduciata nella capacità dell’Onu di riuscire a intervenire in conflitti di questa portata. Specie questo conflitto il quale disgraziatamente porta sulle spalle la tifoserie di mezzo mondo – che aizza alla morte come se si assistesse a una gara tra galli. L’antisemitismo da una parte – e l’orianafallacismo dall’altra ultimamente fomentano questo giochino – la battaglia navale con la carne altrui.
In questo senso, trovo allora che appelli del genere – per il loro richiamo alla pace, e per avere il merito di essere firmati da due controparti (ma attenzione a questa identificazione tra ebrei e israeliani, Ovadia va bene – ma NON è israeliano, NON afferisce al governo israeliano e bisognerebbe smetterla con queste identificazioni. Tuttavia ci accontentiamo) creano una terza possibilità di dialogo culturale, la possibilità di un contatto e questo è un fatto saliente. Siete tutti molto impressionati di Gaza, perchè Gaza è un fatto teatrale, forte ed è importante che le persone ne siano impressionate (tuttavia chiediamoci ma come mai der Rwanda sti cazzi?) ma solo perchè così è la narrazione dei nostri telegiornali che raccontano della ripresa di un conflitto quando chi sta la sa bene che c’è una machiavellica guerra civile costante. La lotta tra due poveri per una sola zattera. Gaza è solo la bolla di vaiolo più spaventosa.
Dunque noi europei, che di guerre fratricide ci intendiamo che non è che ci manchi l’esperienza del sangue – noi che per ora non abbiamo conflitti in casa, abbiamo l’obbligo di pensare a una cura per la malattia e non solo per il sintomo. Una cura che non sia invadente e arrogante. E questa cura è la creazione di una terza possibilità culturale – che penso vi rendete conto tutti lucidamente – non è una passeggiata. Non è cosa immediata: in conflitto non sono due monoteismi come qualcuno molto ingenuamente ha scritto.
In conflitto sono altre cose: in conflitto è per esempio 4 mogli contro una, il chador contro l’avvocatessa, la democrazia contro l’oligarchia, l’atteggiamento metafisico contro l’atteggiamento materialista. La legge dell’uomo contro la legge di Dio. Lo stato assistenziale e democratico contro la santa provvidenza. Ecco cosa dobbiamo cercare di risolvere, il resto è acqua ossigenata su ferite troppo virulente.
Io dico perciò a Sergio e Rex. Avete ragione – ma quell’appello va firmato lo stesso.
si apprende che nella prossima edizione de “il grande fratello” parteciperà un non-vedente. Un cieco, per dirla senza fronzoli e senza offesa. Giacchè ne conosco tanti e non trovano nulla di male nella parola “cieco” e peraltro esiste l’Unione Italiana Ciechi.
Ci sono già delle polemiche in quanto si ritiene che avverrà una sorta di spettacolarizzazione dell’handicap.
Personalmente ho pochi dubbi che l’intenzione di Mediaset sia quella di scalare l’auditel.
Al grande fratello (che Orwell li perdoni) abbiamo visto nella casa mamme con figlie, padri con figlie, coppie sposate, transessuali, gay, lesbiche. Nessuna emarginazione, così come dovrebbe avveniore nella vita. Quindi anche la presenza di un cieco fa parte del menù.
Spero che si diverta lui e che la partecipazione al programma possa fargli trascorrere bei momenti. Del resto, chissenefrega.
Caro Massimo, nel caso in cui per tono roncoroso ti riferissi al mio, tengo a precisare che i miei interventi non avevano nessuna intenzione di essere rancorosi, ma solo “chiarificatori” di un equivoco: è indiscutibile che la formula “cessate il fuoco” non implichi la richiesta della fine del lancio dei razzi, che vanno menzionati esplicitamente, di questo Ovadia e Rashid sono perfettamente consapevoli. Israele ha dichiarato chiaramente qual è l’obiettivo dell’offensiva, porre fine al lancio dei razzi. Israele non può permettersi di fallire l’obiettivo, specie dopo aver parzialmente fallito la guerra contro Hezbollah: Israele è circondato da nemici e deve mantenere alta la sua capacità di deterrenza e la sua immagine in tal senso. Tutto questo Ovadia e Rashid lo sanno e non possono far finta di non saperlo: sanno perfettamente di aver proposto un appello quantomeno inutile e che Hamas interpreterà come un punto a suo vantaggio, questo è un fatto che bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere. Un punto a vantaggio di Hamas significa che il lancio dei razzi continuerà come pure la strage che ne consegue. Questo è quanto, da parte mia. Mi dispiace (e lo dico solo nel caso che ti riferissi a me, beninteso) che tu abbia interpretato come rancoroso il tono dei miei interventi: a me piace esprimere liberamente (nei toni della massima cortesia, specie quando si tratta di argomenti serissimi come quello da te proposto) il mio pensiero su qualunque tema, e questo mi sono limitato a fare. Ma non sono abituato a trattenermi in un luogo in cui sono ospite sgradito per il solo fatto di voler esprimere il mio pensiero, perciò ti saluto cordialmente.
Caro Rex, non mi riferivo a te. Ma se tu ti percepisci come ospite sgradito fai molto bene a non trattenerti qui. Ricambio i tuoi saluti cordiali e ti auguro buona vita.
Adesso devo proprio andare e temo che non potrò intervenire per tutto il giorno. Come ho già scritto spero di non leggere ulteriori commenti rancorosi. Ringrazio Zaub per il suo intervento equilibrato.
Altrettanto caro Massimo, e buona vita anche a te.
Secondo me è evidente che quando Ovadia e Rashid, nel loro appello, chiedono “l’immediato cessate il fuoco e non la beffa delle tre ore” si riferiscono a entrambi i contendenti. E poi come ha precisato Zaub, Ovadia e Rashid rappresentano le due controparti. Per me il testo è condivisibile.
– Appello ad Hamas perché rispetti i partiti palestinesi democraticamente eletti, nella fattispecie Fatah che ha illegittimamente assalito con le armi ed estromesso dalla Striscia di Gaza.
Caro Rex, questo leggo dal tuo interessante intervento, e mi viene da chiederti:
Come credi che si possa appellare ad Hamas, quando essa stessa dichiara ufficialmente di voler eliminare lo stato d’Israele? Se gli israeliani attaccano ora la striscia di Gaza, lo fanno perché sanno benissimo che più tardi sarebbe ancora più difficile farlo. Lo affermano nella cognizione che l’Hamas si sta armando sempre di più e con armi più efficaci.
A mio modesto parere, il problema è risolvibile solo con migliorate condizioni economiche ed istruzione del popolo palestinese. Infine l’Hamas ha vinto le elezioni democraticamente, così come lo fece Hitler.
Ogni guerra è un’offesa alla verità, dimostrazione di prepotenza da parte di un gruppo ed ignoranza da parte del popolo, eppure ne sorgono sempre delle nuove, proprio perché´nel periodo di pace si fa poco o nulla a creare le condizioni che le potrebbero impedire.
Saluti.
Lorenzo
@ Lorenzerrimo:
caro Lorenzo, lo sai quanto trovo sempre piene di significato le tue parole. Però non é per “difesa” che Israele attacca la Palestina.
Il fatto che un popolo abbia sofferto così tanto nel passato per le persecuzioni e lo strerminio da parte di un altro non giustifica l’uccisione quotidiana di innocenti. Sono altri i motivi per cui si ammazzano.
Spero che Obama possa fare qualcosa, davvero.
Ciao, cari saluti.
@Sergio: sì, cercherò di farlo. Thank you a lot to you, too.
@Massimo:
scusa, Massimo, ti ho scritto una domanda sul post della traduzione: puoi rispondermi, se puoi?
Scusami per aver occupato impropriamente anche questo spazio, ma non sapevo in quale altro spazio scrivertela.
Cari saluti 🙂
guerre come questa fanno la fortuna dei commercianti di armi. per ogni bambino morto c’è un porco, da qualche parte, con il portafoglio più gonfio. che smettano subito. non m’importa più chi ha cominciato prima e chi dopo.m’importa che si ponga fine alla strage degli innocenti. gli appelli per la pace, lodevoli come questo proposto, servono a poco.deve scendere in campo la comunità internazionale in maniera decisa.
quand’ero giovane e vedevo due prendersi a cazzotti non mi ponevo il problema di chi aveva cominciato prima. mi impegnavo a separali, a costo di prenderle. e poi a sentire le loro ragioni ed acercare una soluzione.
a maggior ragione dve essere così per questa guerra, dove cisono bambini e innocenti che muoiono. e loschi mercanti d’armi che si arrichiscono sul loro sangue
sì lorenzo. ciao sergio 🙂 anche io. aderisco anche io. copioincollo un mio commento.
🙁 tanto non ha senso nulla. e sono infantile. lo so. ma la tracotanza degli assassini israeliani sostenuta dall’imperialisti, la loro forza economica. e il mio migliore amico a 18 anni mi chiamava “palestina” e avevo sempre la kefia (non si scrive così lo so) e sono di parte. ma devo superare questo stare di qui o di lì. io che posso fare? stasera al reading dirò di ramon e la guerra. e poi? possibile che nessuno riesca a fermare la strage? e l’11 settembre non c’era nessun israeliano, è vero? sto leggendo genna e mi colpisce l’idea che i morti ci suggeriscano parole di cui non sanno il significato. quel bimbo e la storia e l’orrore e non ho più fame e non vorrei svegliarmi più e vorrei essere un morto pure io per stare dalla loro parte… è l’unica. stare dalla parte dei bimbi – di quel bimbo. è notte e nulla succede per caso. dovrà finire e finirà per tutti. chi se ne frega! e dovremmo essere critici e hai ragione. e poi? sono ridicolo e inutile. potrei fare cosa? leggerò ramon e basta la guerra e poi quel bimbo? esistono i miracoli? e poi il suo amichetto sopravvissuto e poi quando finisce? quando? e perché non la smettono e perché siamo vivi? e perché io non posso fare nulla?
@ Roberta-Mivar-Gianluca
Abbiamo, tutti, bisogno di un Dio che intervenga in ogni conflitto causato dalla nostra limitatezza. Ma non è soltanto lei a impedirci a creare armonia tra di noi, lo è anche l’Universo tutto dal quale dipendiamo assolutamente.
La via della pace è lunga e richiede sempre e ancora sacrifici e vittime, fino al punto dove il Dio della salvezza abbia assunto in noi quel significato che avremmo dovuto affidargli fin dall’inizio. Sarà il momento della nostra elevazione ed unione con questo concetto, bellissimo ma tuttora non realizzabile.
In un mio scritto, inviato molti mesi fa al blog, ho presentato la mia visione dell’economia del futuro.
È una visione che nelle menti coscienti dovrebbe assumere il ruolo di richiesta chiara, determinata e non più rimandabile.
L’economia del solo profitto non ha per me nessun senso, perché è l’origine di ogni male che l’uomo abbia compiuto e ancora compirà.
Con riferimento alla realtà attuale, perché è da lei che bisogna ora prendere posizione, credo che il confronto attuale causi meno vittime di uno futuro che l’Hamas ha da anni in programma di creare. Sotto questo punto, bisogna ritenere l’attacco israeliano preventivo.
Lo affermo con riferimento alla realtà politica attuale, che in nessun punto concorda con le mie visioni di un mondo pacifico e armonioso.
Da cristiani, dobbiamo sostenere sempre e ovunque la pace ad ogni prezzo, il ché significa l’essere anche pronti per il sacrificio personale, quando la volontà dei potenti lo comportasse.
Saluti.
Lorenzo
Lorenzerrimo
quello che anche con attenzione e interesse nei confronti di ISraele bisogna chiedersi è: aldilà della pancia, è INTELLIGENTE agire in questo modo? è DAVVERO preventivo? Oppure è principalmente tafazzesco? ovvero sia – autolesionista?
La situazione Israeliana degli ultimi anni -col viraggio a destra del governo e l’esplosione di Hamas rende le scelte di chi pensa democraticamente un grande travaglio, perchè prevale una logica di violenza. Come sempre la democrazia non sa bene come reagire alla violenza – perchè rischia di esserne travolta se la permette in nome di una coerenza con se stessa, tradisce la sua radice etica se invece risponde con la stessa moneta. In questi contesti agire politicamente è veramente difficile.
E io per esempio, nel fare le mie considerazioni continuo a pensarmi molto ingenua – perchè so che se fossi la, e mio figlio fosse saltato in aria il giorno prima – mi sentirei alle corde.
Ma penso che Israele non sta fermando Hamas ma sta creando una sua moltiplicazione. Ammazzi i bambini oggi – domani ci avrai cellule di Hamas sparpagliate su tutto il confine libanese e siriano. Gli Israeliani hanno energia e potere economico, ma non hanno quest’arma incredibile che è un certo modo di considerare la vita terrena molto sentita nel mondo arabo, per cui schiantare per una causa non è una gran perdita. Il kamimaze è concetto orientale, per esempio al mondo israeliano assolutamente estraneo. Ed è atroce vedere i bambini morire, ma è atrocissimo vedere che non ci spreme molto per proteggerli. Nessuno è pericoloso di chi non ha niente da perdere. Questa è la terribile forza del mondo arabo. E siccome l’esistenza di Israele è spesso percepita come un’onta, e siccome anche a detta di molti intellettuali palestinesi – ricordo Edwars Seid, ne avremmo tanto bisogno in questi momenti – il problema del mondo palestinese è l’assoluta mancanza di un esercizio alla politica, alla gestione del potere per se, all’agire in modo dialettico per i propri diritti, rimane la terribile forza della disperazione.
Dunque, per il bene di tutti io penso che sia il caso di fermare la strage.
Cioè dico che sarebbe bello – con lo scetticismo che ho di cui già detto sopra.
con tutto rispetto lorenzo, ma la gente fa la guerra santa in nome di Dio. la causa di questa guerra è, anche, questa estrema convinzione di dio, ma non è così. io non mi reputo cristiano, considerando anche l’omofobia del papa, dio è una questione privata, tua. credo nella pace ma non in dio. per il sacrificio starei attento: glli integralisti islamici, i kamikaze, partono da questa idea. cioè fino a quando esistono ‘differenze’ di credo ci saranno sempre guerre. a causa della credenza esiste la pena di morte per i gay il trattamento delle donne come fossero oggetti. basta! ho capito che per te esiste dio, ma mica possa ammazzare un essere umano in nome di dio. come fa ad esserci la pace se credo in qualcosa di superiore all’uomo? diventa una forma mentis: come esiste un essere superiore nell’aldilà, esiste un essere superiore qui, sulla terra. mi spiace, per quando ammiri san francesco, rispetto i credenti ma la religione dovrebbe riguardare l’interiorità dell’uomo la sua spiritualità.
Zaub,
si’, forse hai ragione tu e quell’appello andrebbe firmato. Ci sto pensando seriamente. Ma proporre a Rashid ed Ovadia un piccola integrazione al testo ove si chieda ai Palestinesi di cessare il lancio di razzi, secondo te, sarebbe possibile? Potremmo proporglielo…
@ zauberei
non sono per l’uso della forza. Ogni mio intervento si basa sulla convinzione che la forza non genera altro che la forza.
Il principio della causa e degli effetti si rispecchia propriamente nel conflitto tra gli israeliani e i palestinesi.
La realtà è purtroppo un’altra ed essa può essere migliorata solo con un sistema economico migliore e con una istruzione profonda e costante in tutti i campi allo scopo di formare una coscienza unita e pacifica.
È la volontà al rischio per il bene che manca all’uomo; nel timore che lo domina, reagisce con la forza condannando così sé stesso e di conseguenza gli altri. Nominiamola pure forza della sopravvivenza che agisce in una realtà ancora primitiva e cieca. La via verso la salvezza generale è lunga e intricata di errori dettati dalla paura di morire per primo.
Il dio cristiano ci insegna che, dando un senso benevole alla nostra vita, vinciamo il timore della sua fine e ci eleviamo a una identificazione superiore. Vero o no, cosa importa, quando da vittime diventiamo propulsori delle verità finali.
Al popolo palestinese consiglierei di marciare in piazza, tutti uniti, e invocare la pace. Un movimento del genere creerebbe migliori risultati che il timore e la paura di soccombere alle armi dei più forti.
La forza dei deboli è l’annunciazione unisona della pace davanti alle armi dei forti.
Ciao e cari saluti.
Lorenzo
@Lorenzerrimo: non solo il popolo palestinese dovrebbe marciare in piazza invocando la pace, ma anche quello israeliano. Ho paura però che a ciò osti l’abitudine alla guerra, come ho anche spiegato in un mio precedente intervento.
@ Gianluca
Il mio rapporto con Dio è di natura antroposofica. Dio è per me tutto ciò che ci è superiore e non riusciamo ancora ad afferrrarlo.
Questo è il motivo per cui ognuno s’identifica con un Dio, tutto suo, che non altro è che un riflesso della sua situazione psichica.
Viviamo in una realtà dominata dalla violenza, da essa non può che sorgere nelle menti ignoranti e fanatiche un rapporto falso di Dio.
Io credo all’assoluzione finale, perché non riesco a immaginarmi una realtà come l’attuale perdurante per tutta l’eternità.
Questa è la mia forza di sopravvivenza, basata sulla forza dell’amore che un giorno illuminerà l’oscurità; per ottenerla bisogna impegnarsi maggiormente onde poterla afferrare e farla comprendere anche agli altri.
Saluti cari.
Lorenzo
PS) non sono membro di una istituzione religiosa, tanto per chiarire le tue preoccupazioni.
@ Renzo Montagnoli
certo Renzo. Sarebbe una bella festa e un monito per tutti i potenti di questa terra.
L’abitudine alla guerra vive dei ricordi di un passato tragico e tremendo, ma la pace non è un regalo, per ottenerla bisogna mostrare coraggio e determinatezza.
Cari saluti.
Lorenzo
@Lorenzerrimo: concordo nella tua definizione di Dio e nella visione individuale dello stesso. Quanto alla pace non è certamente un regalo e sorprende proprio quante energie si destinino alla guerra e quanto poche invece alla pace.
LA NATURA DEL TERRORISMO È così vecchio come la nostra specie. Si è sviluppato e adattato ai tempi come la tecnica, la scienza e lo sviluppo democratico della società umana. È falso dire che oggi il terrorismo sia più crudele, feroce e cattivo di una volta, mentre è giusto affermare che anche il terrorismo si è globalizzato, attingendo i mezzi e le possibilità dallo sviluppo scientifico e tecnico delle società avanzate. La globalizzazione non divide i buoni dai cattivi, essi ci sono sempre stati fin dall’inizio della storia umana. Sembra che il terrorismo e società civili nel loro apparire vadano a pari passo. Sarebbe più opportuno analizzare l’origine del terrorismo. Il negativo in noi che ridotto all’estremo reagisce senza controllo, dimostrando talvolta un volto disumano?. Il positivo in noi che ci fa credere di essere i buoni, i civili, i giusti e attira il negativo?. Dove trovare la verità?. La verità è dinamica come la vita e la natura, sempre quando si crede di poterla definire ci sfugge di nuovo. Non tutti riescono ad adattarsi al suo ritmo. Come adattarsi, quando egoismo, presunzione, avidità, narcisismo ci rendono ciechi ai richiami dell’evoluzione che ci vuole da sempre indicare l’unica via giusta da prendere, quella della generosità, del dividere, dell’operare per la collettività, senza la quale l’individuo non potrà mai realizzarsi. Non è il singolo che si può evolvere, ma tutta la specie umana essendo ognuno di noi una copia dell’altro con lo stesso destino finale. Come credere in una società dove le enormi differenze economiche e intellettuali creano quei ghetti dai quali nascono povertà, odio, violenza, ignoranza, brutalità?. È giusto stabilire in un paese un ordine sociale dettato dall’alto e per di più da una nazione troppo diversa?, non è l’ordine sociale un processo evolutivo che si forma nel corso dei tempi e a cui,attraverso educazione e istruzione, possano partecipare tutti i suoi membri?, non deve l’ordine sociale tenere in considerazione la cultura esistente, non è forse un prodotto di questa cultura, che deve stare alla base di ogni trasformazione di un paese?. Solo una politica che tenga in considerazione lo sviluppo e le condizioni di vita dell’essere nella società è una politica positiva. Privilegi, uguali di quale natura, sono un ostacolo per lo sviluppo di una società. Solo osservando i minimi diritti di ogni cittadino di qualsiasi nazione si può diminuire il pericolo del terrorismo, il quale, in un mondo ingiusto e prepotente come oggi, trova le radici migliori per svilupparsi e agire in maniera sempre più crudele. È compito di ogni singolo occuparsi del benessere del prossimo, se non si vuole che la storia si ripeta e la stupidaggine dell’uomo finisca di nuovo nei campi di concentramento, nelle fosse, nelle pietre dei cimiteri sulle quali si scalfisca di nuovo: è morto per la patria, per la libertà. ( purtroppo non era a conoscenza che con queste nobili parole venisse, da sempre, inteso la patria dei privilegiati presuntuosi, che da sempre si servono degli umili per il loro scopo personale).
Saluti cari.
Lorenzo
@ per tutti gli interessati
ripresento un mio scritto riferentesi particolarmente al tema trattato.
Esiste una possibilità di convivenza tra gli Arabi e gli Ebrei?
Impressioni personali di un soggiorno immaginario in Israele.
La sveglia squilla e mi toglie dal mondo dei miei sogni. Oggi, sarà una giornata come tutte le altre, penso, e, oppresso dallo sgomento, mi alzo, sbrigo le solite operazioni di pulizia e d’igiene e mi avvio al posto di lavoro.
Ogni giorno ripeto questa procedura, come penso che sia in ogni angolo di questo mondo, solo che in questo pezzo di terra la realtà è molto diversa e soprattutto incontrollabile.
Mi trovo in uno stato piccolissimo dove gli abitanti con intelligenza e tenacia, disposizione alla fatica e al sacrificio, impegno continuo di volerci riuscire in pochi decenni sono riusciti a trasformare in un paese prospero e moderno.
Tutti amano questo paese, che il destino ha restituito loro dopo duemila anni di sventura e che ora vogliono conservare e difendere ad ogni costo.
I vicini li invidiano. Alcuni di loro addirittura li odiano a tal punto da volerli distruggere per sempre.
Già altri dittatori hanno cercato di farlo, usando i mezzi più crudeli e infami possibili, ma loro sono usciti ogni volta dalle crudeltà e sofferenze delle torture con la testa alta e con una maggiore volontà di risorgere e di reagire uniti per un futuro migliore.
La forza della sopravvivenza ha assunto in loro un aspetto e carattere religioso, immedesimandosi nel Dio della speranza e salvezza finale.
Dalla storia hanno imparato che possono fidarsi solo della loro intelligenza e volontà che moltiplica la loro forza di continuare e li induce a difendersi con ogni mezzo a loro disposizione.
Forza genera controforza e crea solo colpevoli e vittime, sia tra gli aggressori che difensori.
Come uscire da questo dilemma sul cui cammino rimangono i corpi inermi e deformati di troppi bambini e civili innocenti?
Sono i civili veramente degli innocenti?. È, oggi, ignoranza, disinteresse, apatia non già di per sé una colpa?
La colpa, a mio parere, è un pò di tutti, degli stati che fanno finta di non essere di competenza, di quelli che s’intromettono solo per acquistare più influenza nei rapporti economici del presente e del futuro, di quelli che forniscono le armi e sostengono così l’ingiustizia di una parte o dell’altra e infine del cittadino timoroso che reagisce con indifferenza e sottomissione.
La popolazione ignorante si lascia attrarre da coloro che intervengono immediatamente e premeditatamente con cospicui aiuti di prima necessità, essa non si chiede chi ha ragione e non cerca la possibilità della soluzione del problema che così rimane irrisolto.
La verità cristiana di porgere l’altra guancia non funziona in questo mondo dove altri dei hanno offuscato le menti e seminato l’odio. Non ha mai funzionato, all’infuori con i martiri della verità che hanno sempre preferito di sacrificarsi piuttosto di combattere contro un loro simile.
Gli estremisti mussulmani vogliono la distruzione dello stato d’Israele, lo annunciano continuamente e lo dichiarano il fine delle loro azioni di forza, lo stato ebraico reagisce con estrema aggressività, nel credo che solo così possa sopravvivere.
Il fenomeno del male dà ragione ad entrambe le ideologie, e quello del bene rimane una speranza per un futuro migliore che sembra sparire sempre di più.
Il mondo intero sembra non trovare l’equilibrio necessario per risolvere il problema, una nuova guerra ancora più distruttiva delle precedenti sembra determinare la logica dei ragionamenti vigenti, ma dalla quale forse potrebbe finalmente essere sentita la necessità e compreso che l’unica possibilità di sopravvivere esiste solo nel colloquio e nel compromesso da effettuare in un clima del rispetto reciproco.
I giorni trascorrono come sempre, solo la loro percezione ha assunto una nuova tonalità, quella della paura permanente d’essere vittima dei problemi non risolti.
Lo schiamazzo e l’andirivieni nelle strade sembrano ridare la speranza di poter vivere, ma in ognuno di loro incombe l’incubo di vivere e di morire nello stesso attimo in cui una bomba esplode vicino.
La vita diventa, ad un tratto, preziosa e desiderata, e si accaparrano a lei come morenti che riconoscono di avere sbagliato e desiderano rivivere il tempo degli errori fatti, per correggerli e vivere finalmente senza gli incubi e le atrocità della propria ignoranza, presuntuosità e paura.
I giorni passano e il conflitto rimane, dappertutto le macerie e le vittime degli esseri senza fortuna e senza la possibilità di ammonire: basta, apriamo i nostri cuori ai sentimenti dell’amicizia, collaborazione, unione, sostenimento reciproco.
Non possono più gridarlo a voce, ma i loro corpi straziati esprimono di più di ciò che le menti avvelenate non possono più suggerire.
Saluti,
Lorenzo
dio per me è ciò che è innafferabile, ma non è superiore. invece, ciò che è superiore, ingenera comportamenti violenti negli ignoranti. chi lo dice che ognuno s’identifica con dio? è questo il problema: il pregiudizio che ci sia un ‘superiore’, che quel ‘superiore’ diventi forma mentale: da ciò deriva il patriarcato, l’idea che un papa possa condizionare intere famiglia e spingerle a considerare malattia l’omosessualità, da ciò deriva l’idea di una superiorità di una razza sul’altra. concordo sul fatto che israele e palestina debbono ‘fare, costruire’ la loro pace. ma sarà impossibile: nelle loro menti quadrate c’è Dio Allah e la vendetta e la guerra santa. credo profondamente in Dio, ero chierichetto… poi la gerarchia ecclesiastica m’ha nauseato. per cui non credo che si debba far comprendere agli altri l’idea di dio. aprirsi all’altro è impossibile se non siamo disposti al cambiamento e se fin dalla nascita ci hanno inculcato che esiste un solo dio e punto. che abbiamo uno stesso destino. non lo so. la pace è difficile solo a causa del pensiero unico. essere buoni e comprensivi e disposti verso l’altro non implica credere in Dio, non implica la sua esistenza. dovremmo farla finita col giudizio di dio e rispetto l’uomo per quello è. ecco perché popoli come quello palestinesi, diventa ottuso e fanatico. perché il papa? non mi sembra molto liberale. credere nell’altro: questo è importante. ciò è superiore è semplicemente un po’ più lontano, inafferabile ora ma raggiungibile in seguito. quindi ben venga dio allah buddha shiva, tutte espressioni dell’ uomo, civiltà diverse mentalità diverse. ma sempre uomini siamo uguali. il dogma e il patriarca e il maschilismo: questi gli ostacoli della pace e il focolaio dell’ignoranza.
caro lorenzo, da quello che leggo ‘sento’ la tua bontà la tua sincerità e la tua tolleranza. ma altre persone utilizzano i tuoi stessi argomenti per opprimere per uccidere. questo è il problema.
saluti.
g.
@ Gianluca
Dio diventa inafferrabile a chi non crede nell’amore.
Nella natura esiste una superiorità, senza la quale regnerebbe sempre e solo il caos.
Ogni propulsione alla vita è un’espressione di forza, anche quella dell’amore.
Il problema consiste nel regolare questa energia, affinché ognuno ne senta i suoi benefici.
La nostra condizione percettiva c’induce a riconoscere il male solo davanti al bene e così anche viceversa, così che entrambe energie si presentano e agiscono come un doppiaggio percettivo.
Lo stato, che tu auspichi, è quello finale, qualora ci arriveremo veramente,dove tutti saranno diventati buoni e non abbisogneranno di un ordine, essendo esso già impregnato nei loro geni. Non saremmo però più liberi, ma tutti uguali da non riconoscerci, perché la riconoscenza richiede la diversità.
Mi pare che la tua visione è di un giovane che fa fatica a diventare adulto, cioè di partire dalla costatazione della realtà vera, per poi cercare di rimuoverla migliorandola.
Questo è il vero compito della nostra vita che ci sprona di viverla per un fine buono.
Tutto il resto non è di questo mondo. Da qui, la necessità della tolleranza, analisi e reazione senza togliere a nessuno la sua libertà percettiva e d’azione, ma cercando di migliorarle con i buoni esempi dati.
Saluti cari.
Lorenzo
#Mi pare che la tua visione è di un giovane che fa fatica a diventare adulto, cioè di partire dalla costatazione della realtà vera, per poi cercare di rimuoverla migliorandola.#
più che altro cerco di riprendermi l’infanzia e l’adolescenza che non ho potuto vivere da bimbo.
per me esiste solo questo mondo, non sono ancora morto e non so se c’è un altro mondo.
nasciamo buoni, poi c’inculcano l’idea del peccato originale e i vari sensi di colpa. non te le prendere lorenzo, ma io non voglio diventare adulto, c’è tempo. la realtà vera è molteplice. per cui non dovrebbero esserci dogmi in base ai quali un omosessuale viene impiccato e famiglia è una coppia etero con figli. la realtà è quella della mia mente e del mio cuore, ma non devo essere castrato a priori dal peccato. abbi pazienza, lorenzo, io potrei anche arrivare un giorno ad essere adulto, credo nella modificabilità dell’essere umano. le persone come te, invece, nascono vivono e muoiono adulte tutta la vita, con l’idea che ci sia una superiorità. un’autorità. io sarei anche disposto ad ammetterla: superiore, allora, è la libertà d’amare e di pensare. ma io non credo che tu riusciresti mai a guardare il mondo anche da un altro punto di vista. fossimo acqua potremmo essere tutto. invece siamo muri e ci scontriamo perché ci hanno imposto che Dio esiste e non avrai altro dio all’infuori di lui. non lamentiamoci allora se gli arabi si fanno esplodere e gli americani, in nome di Dio, perpetrano le loro guerre. per carità, riportare tutto ad un ordine superiore, ordinare, è molto più rassicurante e facilita la vita. ma non la realtà è pluriforme. potrebbe esistere Dio come non potrebbe esistere nulla. è solo un punto di vista che non può condizionare la vita di tutti.
un caro saluto,
g.
La famiglia e’, per natura, formata da una coppia di eterosessuali, almeno nel campo dei vertebrati mammiferi cui appartiene anche il genere umano, noi. I bambini non li portano le cicogne ma si creano solo ed esclusivamente nel corpo femminile.
…per fecondazione nata dall’incontro di un ovulo femminile con uno spermatozoo maschile. Questa e’ la natura. E la natura siamo noi.
Sergio concordo sulle modifiche da porre all’appello.
Invece ricordo che la famiglia eterosessa non è l’unico modo previsto dalla civiltà e dalla natura di esistere. Ho un’amica che di mestiere fa una cosa strana tipo la storica delle cose biologiche, e mi spiega che in natura l’omosessualità è diffusa in molte specie animali oltre la nostra – sostengono degli scienziati che questo rientri negli equilibri dell’ecosistema per il bilanciamento numerico tra specie diverse.
E in fondo anche il celibato dei preti e l’eremitaggio allora dovrebbero essere contro natura.
La natura però è più articolata del cielo previsto da Ratzinger.
Solo Gianluca, capisco la tua esperienza ma non generalizzare, mi sembri in gamba (e mi ricordi bimodale:) ma colle guerre di religione la questione arabo israeliana ci entra in maniera molto ridotta. Anche tu hai una cultura che muove le tue convinzioni, non trattare con supponenza chi probabilmente è assertivo quanto te, ma con colori diversi. Quando si combatte in nome di Dio – Dio più che altro è il nome del proprio mondo. (In ogni caso stai sicuro che gli ISraeliani non ci pensano proprio è proprio contrario alla loro forma mentis. )
P.S.
Cio’ ovviamente non toglie che esista l’omosessualita’, ma non quella con figli propri. Ci si chiede, dunque: bisogna permettere di far famiglia a degli omosessuali, cioe’ permetter loro di adottare dei figli? Io credo di no. Le unioni sono una cosa che va accettata e legittimata, le famiglie con prole invece sono un altro paio di maniche. Con rispetto parlando per le opinioni diverse dalla mia, beninteso. E cio’ non vuol dire, inoltre, che le famiglie naturali siano tutte ”buone per natura”, ci mancherebbe altro! Non dico questo. Dico che sono personalmente contrario all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali – pur stimando le coppie stesse, preciso e sottolineo.
Zau,
io ho detto una cosa semplice ed inequivocabile che non serve complicare artificiosamente: i figli li fanno un maschio e una femmina, almeno, ripeto, i mammiferi vertebrati, alla cui specie appartiene l’uomo. Chiaro, spero, adesso. Non c’e’ da polemizzare: e’ cosi’ e basta.
purtroppo sì. infatti la maggior parte degli omicidi e degli abusi vengono commessi da eterosessuali. non conosco dittatori gay e spesso la pedofilia riguarda padri, zii, nonni, uomini eterosessuali. non ho mai visto gay andare in guerra, omosessuali mafiosi. il concetto di famiglia può estendersi anche alle coppie di fatto, specie dopo la morte, era ora, della figura paterna, considerando la possibilità di procreare senza la presenza fisica del padre, considerando che un omosessuale potrebbe usare il proprio sperma per dare un figlio ad una donna. quindi se dovessimo parlare di famiglia e natura, stiamo attenti alla ‘natura’. c’è anche la cultura (non solo quella integralista cattolica) , stiamo attenti a questa natura che portò un padre (idiote) ad accoltellare il figlio perché gay. pensiamo allo stupro di alcuni mafiosi all’interno di un carcere, quando sorpreso un loro ‘collega’ scrivere delle poesie.
La famiglia e’, per natura, formata da una coppia di eterosessuali, almeno nel campo dei vertebrati mammiferi cui appartiene anche il genere umano, noi. I bambini non li portano le cicogne ma si creano solo ed esclusivamente nel corpo femminile…per fecondazione nata dall’incontro di un ovulo femminile con uno spermatozoo maschile. Questa e’ la natura. E la natura siamo noi.
–
Questo ho detto. Si legga con attenzione, per favore.
Io sono contrario alla bestialita’ e all’inselvatichimento di tutti, omo ed etero – esisterano anche deli omosessuali cattivi immagino, oltre agli etero cattivi. E credo dunque che si debba migliorare la famiglia formata da un maschio e una femmina piu’ prole, non farne altre diversamente composte. Miglioriamo quel che e’ nella natura, ecco la mia proposta – niente di nuovo d’altronde.
Inoltre non mi piace, mi sembra anzi razzista, generalizzare e dire: questo tipo di umanita’ e’ buono per natura e questo altro e’ cattivo per natura. La cattiveria va oltre la sessualita’. Inoltre, mi sembra veramente alienante che lo sperma di un omosessuale venga usato per mette incinta una donna. E dopo il figlio chi se lo dovrebbe prendere? Sottinteso nel discorso: una coppia omosessuale. No, no, mi dispiace ma qui divergiamo fortemente. Questo e’ assurdo, a mio avviso.
se per te la famiglia per natura è qeulla che dici e solo quella, per un integralista natura è solo il maschio e la femmina. puoi permetterti di dire cose del genere solo perché viviamo in un paese ‘cattolico’ e ‘mafioso’ , non solo: pensiamo che alla scelta del vaticano di non depenalizzare la pena di morte agli omosessuali. non mi stupisce il tuo punto di vista, fatto sta che giovani ventenni la pensano come te e vanno in giro a picchiare i gay. manca in italia un’azione forte contro le discriminazioni sessuali, perché non interessa a nessuno. e perché magari siamo un paese ipocrita: penso ai politici del family day che magari sono divorziati. quindi credo che crescere un figlio non dipende dalla natura sessuale. io polemizzo e come: è così e basta lo puoi dire solo perché siamo in italia. perché tanto conosco talemente tanta gente che la pensa come te sino alle otto della sera, dopo va col primo giovine che capita. ripeto: manca in italia una mobilitazione forte di gay lesbiche e transgender. sai perché non c’è? perché per natura gli omosessuali tendono a compredere e sentire la sofferenza dell’altro, cosa che manca alla maggior parte dei maschi eterosessuali (che guarda caso non si preoccupano di far strage di innocenti e di bimbi), non solo: un omosessuale può fingere di essere un macho ma un maschio non può fingere di aver la mente aperta, di essere una persona sensibile. termino qui invio il commento ed evito di leggere possibili risposte ‘integraliste’ al problema. ripeto: siamo in italia e le tue idee vanno bene in questo paese di ‘cachi’.
ciò non toglie il mio affetto per te.
🙂
un abbraccio a zaub
“mi sembra veramente alienante che lo sperma di un omosessuale venga usato per mette incinta una donna”: come sembrava assurdo che un nero o un ebreo potesse sposare una donna bianca ai tempi del nazismo. ma cosa credi che i padri che vedi in giro, i padri eterosessuali dico, siano veramente tali? la metà di quelli che vedi sono almeno bisessuali se non omosessuali repressi.
buonanotte.
Parlo anch’io con affetto, Gianluca, questo e’ ovvio, anche se la pensiamo diversamente. Io pero’ ho detto che un figlio nasce solo da un maschio e una femmina, ripeto. E questo e’ indiscutibile. Il resto invece e’ oggetto di scelte e posizioni. Posizioni non combacianti, in questo caso, ma la democrazia e’ questa: la democrazia dell’Italia che tu tanto disprezzi infatti permette sia a me che a te di esprimerci civilmente e cosi’ creare leggi. Le leggi che vorrei creare io, dunque, sono diverse da quelle che piacciono a te. Chi ha la maggioranza dei voti fa le leggi, non Gianluca o Sergio da soli. Per fortuna. E non ho detto niente di integralistico: ho detto di esser contrario all’adozione di figli da parte di coppie omosessuali e qui lo confermo, senza alcuna disistima degli omosessuali in se’ e delle loro coppie.
Ciao bello
Sergio
Dove le hai prese queste statistiche sugli eterosessuali che in realta’ sono bisessuali? Io non le conoscevo.
Inoltre mi piacerebbe sapere cosa ne penserebbero le donne di questa operazioncina che a te sembra tanto ovvia: usare dello sperma di un maschio omosessuale per metterle incinte e poi vedersi soffiare il figlio dal donatore che va a vivere con un altro uomo con suo figlio. Ma dico… serve commentare? Gianluca, dai, su, siamo seri. E rispettosi anche della donna, no? O serve solo a fare figli?
Dunque
Io la vedo così.
Non credo che si dia il fatto che gli omosessuali siano peggio o meglio degli eterosessuali – che abbiano una predisposizione alla gentilezza e alla comprensione dell’altro. Perchè l’orientamento sessuale è una delle tante determinanti che compongono la soggettività e assicuro che esistono mafiosi gay e altre cose pessime gay nonchè etero. La cronaca riguarda tutti – con variazioni dovute alle diverse percentuali numeriche e gli stili con cui si commettono le cose.
Ma insomma conosco stronzi di svariato orientamento così come care persone.
Capisco il ragionamento di Sergio – ma Sergio è abbastanza intelligente e onesto da riconoscere che lo ha fatto al fine di un discorso politico: cioè siccome li mammiferi fanno i figli così allora noi decidiamo che giuridicamente la famiglia deve essere organizzata allo stesso modo. Io non concordo – è un parere immagino altrettanto legittimo – sulla necessità di questa conseguenzialità. Non concordo per una serie di motivi, che riguardano il controverso concetto di naturale e predittivo di felicità nella famiglia. Non concordo pensando ai problemi psicodinamici che si verificano nei contesti dell’adozione, che conosco molto bene – e dove so che le problematiche veramente pericolose sono ben altre che il sesso dei genitori. Non concordo perchè se anche riconosco in me stessa delle riserve scientifiche, sono riserve culturalmente determinate – dovute alla tendenza a qualificare come insano quello che potrebbe essere un cambiamento culturale collettivo. Particolarmente ridicole al pensiero di un asilo del Bangladesh dove ai bambini si danno 100 grammi di riso al giorno e fine del cibo – e dell’affetto.
sergio: si può essere mentalmente gay ed avere dei figli con una donna. ci sono gay molto maschi e gay molto donne. è molto fluido il discorso e tra omosessualità pura ed eterosessualità pura ci sono infinita sfumature. fidati: su dieci uomini che puoi incontrare, 5 o 6 sono sposati con figli, ti sembra assurdo ma è così. il fatto che una coppia omosessuale non possa adottare dei figli dipende dal contesto sociale in cui i figli si troverebbero a crescere, su questo sono d’accordo con te. l’integralismo lo riferisco al fatto che i tuoi stessi concetti potrebbero spingere (anzi, spingono) certi soggetti a compiere atti crudeli su persone ritenute ‘diverse’
Sergio in nord america già si fa e le donne si prestano consapevoli e consezienti.
Ti do atto del fatto che mi pare psicologicamente folle, e non lo farei manco pagata – ma “psicologicamente” è ancora una volta un concetto squisitamente storicizzabile.
concordo con zau e ammetto di aver esagerato nel polarizzare gay ed etero come bontà-cattiveria. è come dice zau. quello che sottolineo è che certi concetti nelle menti sbagliate possano diventare omofobia e intolleranza e che può esserci un uomo gay che ami le donne.
Bel sofisma, Zau, complimenti. Se serviva a non darmi ragione e’ stato realizzato in maniera sopraffina ed acuta. In ogni caso il Nord America non mi sembra che sia un buon esempio per l’umanita’, in questo specifico caso – ed in molti altri che son fuori argomento.
Gianluca: chi ama una donna, la mette incinta e poi va a vivere con lei, credo.
Quel che dico io e’ chiaro e netto. Se qualche pazzo o ignorante o scemo non sa leggere e da’ un senso integralistico alle mie parole scritte, questo non e’ colpa mia: io non provoco oltranzismo ne’ omofobia, almeno per la gente matura e normalmente alfabetizzata, oltre che psicologicamente sana. Scrivo su Letteratitudine, non sul rotocalco per gente con la terza elementare.
(Ovviamente mi riferisco a terzi, non a noi, ossia Gianluca e Zau).
pensa ad oscar wilde. io dico che si può stare con una donna pur essendo omosessuale. mica tutti gli omosessuali hanno atteggiamenti da checca! l’omosessualità è una forma mentale, non è solo ed esclusivamente attrazione sessuale per lo stesso sesso fisico. per me non c’è nemmeno differenza sessuale: ami la persona che ami, la bellezza è bellezza sia uomo o donna. non solo, da uomo puoi amare una donna come se tu fossi una donna. cioè, la questione è squisitamente complessa. mi spiace che si parli in questo modo di esseri umani.
Sergio io credo di aver chiara la tua posizione e come dire – la trovo molto coerente con le altre tue. Non è integralista ma mi appare conservatrice come altre tue.
Mi colpisce la questione del sofisma. Quello che tu chiami sofisma, è la croce della ricerca psicologica ed epistemologica degli ultimi cinquant’anni. E’ il problema della scienza del ‘900 e delle imbarazzanti consapevolezze a cui è arrivata, riguardo alle narrazioni di ciò che si considera vero. Se vogliamo parlare di ignoranza tu rischi molto – perchè è evidente che poco umilmente fondi i tuoi pareri sulle tue opinioni personali, snobbando bellamente il fatto che ci sono intere università e intere biblioteche che problematizzano ciò di cui tu parli con tanta leggerezza all’indicativo. Scrivi su Letteratitudine, non sul rotocalco per gente con la terza elementare.
In ogni caso, io non capisco quali dovrebbero essere secondo voi i parametri sostanziali per dare in adozione un figlio ad una coppia. Io credo che ci dovrebbero essere dei presupposti fra i quali, oltre al fatto di essere un maschio e una femmina adulti e naturali, ci siano altre costanti accertabili, come l’equilibrio psichico, la stabilita’ emotiva, l’affetto, la tenerezza verso i figli e il/la partner, la maturita’ nella gestione di se’ e delle cose comuni, la capacita’ di educare i figli. Altri ce ne saranno, ma ora non mi sovvengono.
però mi rendo conto che possa essere molto difficile accettare una situazione del genere, un figlio gay un marito gay una coppia gay. già molto faticoso accettare se stessi ed è tremendo essere ricattati: se decidi di essere gay (in realtà non lo decidi) con noi (famiglia) hai chiuso. è terribile. però le persone dovrebbero essere convinte a superare queste difficoltà. possono ingenerare altri stati, peggiori: depressione e tossicodipendenza sono spesso causate da queste assurde scelte. come dice lo psichiatra (? o psicanalista) Carotenuto ci si abitua alla sofferenza. per esperienza so che persone semianalfabete hanno una visione (ingenua, per carità) ma nazista persino di un loro figlio. in realtà quando m’incavolo con sergio mi incavolo indirettamente con terzi. come dice lacan: parlo all’altro ma mi riferisco all’Altro
Zau, problematizzare e leggere non significa non dire nettamente il proprio pensiero. Io penso appunto che la famiglia classica sia migliorabile, mentre la famiglia omosessuale non possa esistere per motivi biologici e caratteriali. E questo forse e’ da terza elementare – dopotutto sono andato fuori dal seminato, dalle mie competenze e lo ammetto. Mi sembra pazzesco che si possa solo pensare di mettere incinta una donna e poi toglierle il bimbo, ed ancor piu’ folle che lei stessa si presti a questo. Parlero’ da ignorante, forse, ma molti lo saranno come me, immagino. E molte donne. Fra le quali Zau…
Vi ringrazio di aver accolto il mio appello a evitare toni rancorosi. Grazie davvero.
Vedo che siete passati dalla Striscia di Gaza a un altro argomento (anche questo spinoso). Non faccio in tempo a leggere tutti i commenti, ma vi ringrazio anticipatamente per la moderazione con cui scambierete (e state già scambiando) le vostre opinioni.
la serenità con se stessi è il presupposto per una sana educazione. puoi avere dei nipoti che ti considerano un modello pur senza (voler) sapere o accettare la tua natura. uno si sacrifica e finge di non essere una signorina, ma poi se stai bvene con te stesso, riesci a trasmettere valori comunque positivi, uno fra tutti: l’onestà con sè e con gli altri. è difficile e crudele, devi essere forte. quidi l’unico problema per l’adozione da parte di una coppia gay, è l’ambiente circostante. poi, in generale, una cosa brutta nell’educazione, è relegare il proprio ruolo di padre o madre a videogiochi tele eccetera
@ Roberta
Vado a cercare la tua domanda – rivolta a me – sul post dedicato alla traduzione (in effetti mi era sfuggita… vediamo se la trovo).
Il sofisma era questo, Zau, mi riferivo solo a questo: ”Sergio in nord america già si fa e le donne si prestano consapevoli e consezienti.
Ti do atto del fatto che mi pare psicologicamente folle, e non lo farei manco pagata – ma “psicologicamente” è ancora una volta un concetto squisitamente storicizzabile.”
E anche tu hai detto che non faresti una cosa simile manco morta. Analfabeti, siamo, entrambi, Zau cara.
Ultimo commento giuro moro de sonno.
Sergio i parametri che tu elenchi sono già molto sensati (a parte la questione coppia di genitori etero, valida qui ma in molti paesi no – ma qui quando riesci ad avere finalmente un figlio in adozione è già maggiorenne) solo che sono difficili da ottenere. Ti faccio presente che chi fa domanda di adozione lo fa spesso con la peculiarità di non riuscire ad avere un figlio, forse non hai idea bene di che bomba a orologeria si tratti per i parametri di cui sopra. Peggio ancora il caso in cui una coppia decide che non vuole avere figli naturalmente – poniamo.
Queste sono situazioni che creano delle aree di caos e di difficoltà psichica che non tutte le coppie riescono a gestire, e a volte ci vuole un aiuto. E molte diventano fantastici genitori…. ma molti no. E sai che ci sono coppie che dopo due anni “restituiscono” il bambino all’ente? Sono molte, e immagina che bella festa per il bambino.
Magari in certe coppie ci sono storie di aborti spontanei, vissuti dolorosi e colpevolizzanti sulla propria efficacia femminile e maschile, liti e separazioni nella coppia, il figlio adottato diventa la panacea di una serie di mali che invece no – non può curare. In questo senso penso che una coppia omosessuale che non ha figli per il semplice fatto che sono dello stesso sesso, paradossalmente per il bambino in arrivo potrebbe essere più semplice. Con meno proiezioni che lo possono minacciare. Meno significati persecutori.
E’ un po’ complicato ma spero di essere stata un po’ chiara.
Ce sarebbe un post da diecimila pagina da fare.
Ma mo’ vo a nanna
Pace e bene ciao bbelli:)
Sergio l’avevo capito ma ripeto – quel sofisma, la contraddizione da te individuata è un problemaccio serio: si osserva il mondo e si pensa di poterne trarre delle narrazioni valide come assoluti, e invece spiega Maturana (biologo eh mica sciamano) queste osservazioni scientifiche sono collegate tristemente alla nostra esperienza soggettiva.
Si non lo farei mai, ma vale solo per la me – soggettodi questo momento storico, e di questa storia psichica. Non basta per l’assoluto a cui anela la ricerca scientifica.
Mo speremo che me so chiarita.
Se no per me l’analfabetismo è problema colmabile ecco:)
aripace ebene:)
Ciao, Maugger,
con Gianluca e Zau ci si esprime civilmente e senza fastidiose ironie. Altrimenti che servirebbe parlare e discutere?
Tu, piuttosto: hai superato la malattiuccia che avevi?
Sergio, dopo quindici giorni ininterrotti di mal di gola e tosse, comincio a star meglio.
Ma qui continua a piovere (non mi ricordo un inverno così piovoso!) e a far freddo.
E dalle vostre parti che tempo fa?
Buonanotte a tutti.
Stiamo a meno otto o anche meno dodici gradi e nevica un po’ ogni giorno. Di giorno attorno ai meno due. Intanto leggo Paolo il caldo… Che ne pensi, caro catanese?
Buonanotte, Zau.
Ah Massimo cazzarola – io invece sono dieci giorni!
febbre – mal di gola e raffreddore.
E manco posso prendere le medicine!
Checcazz.
Spero che oggi ti vada meglio:)
Buongiorno Sergio:)
@Massimo: da me oggi fa un po’ meno freddo, ma sono sempre Zero° ora e questa notte assai probabilmente -5-6. La forma infuenzale ti è forse durata più a lungo perchè non accompagnata da febbre. Per la tosse avrei il rimedio giusto, ma non posso proprio allungartelo: è uno sciroppo fatto con i germogli di pino, dal gusto assai gradevole, e basta prenderne un cucchiaio, massimo due. E’ un prodotto casalingo e non credevo alla sua efficacia (la fattucchiera è mia moglie) fino a quando non l’ho provato; poi questa guarigione, dalla tosse, si ripetuta puntualmente anche con i nostri amici, esaperati dai normali sciroppi, del tutto inutili e anche dannosi per lo stomaco.
@Gianluca-Sergio-Zauberei
Carissimi,
ho letto con molto interesse il vostro scambio di opinioni, al termine del quale noto un forte riferimento alla mia ultima rivolta a Gianluca.
Siamo d’accordo che ogni affermazione fatta dall’uomo abbia un valore soggettivo, anche quella espressa dalla scienza attraverso ricerche lunghe e complicate.
Lo notiamo, quando dopo vengono rivedute e rifatte.
Siamo d’accordo, allora, quando affermo che, sul cammino verso il vero, ci muoviamo nell’oscurità e che ogni rivelazione fatta ne crea altre da svelare.
Questo è il moto della nostra esistenza, che ci dà l’impressione di vivere ed essere.
Accettiamola così e cerchiamo di offrire agli altri dei buoni esempi, non tutti uguali, ma di certo ben intenzionati quando sorretti dal sentimento dell’amore reciproco.
L’amore reciproco è la chiave (formula chimica indispensabile) verso la verità, perché unisce superando ogni differenza, che viene intesa come sprono al suo superamento.
Con riguardo alla sessualità, credo che essa sia puramente uno stimolo senza distinzione del sesso, che sia quindi neutrale. Siamo noi che troviamo difficoltà a viverle chiaramente quando le caratteristiche più marcanti ricevute ci inducono a opporci alle altre, meno marcanti ma tuttavia più o meno attive da crearci disturbi d’ogni genere.
Mi sembra di non sbagliarmi, quando individuo in chi si oppone con tenacia all’altra forma della sessualità il timore di esserne troppo attratto.
Detto in breve, siamo tutti, più o meno, bisessuali, con prevalenza verso una delle sue forme, quella determinata dalle caratteristiche organiche ricevute.
Il riconoscerlo e comprenderlo dovrebbe essere il primo passo da fare, di modo che un giorno non si debba soccombere ai suoi influssi che, quando siano stati repressi per timore di non essere accettati dalla società nella quale si vive, potrebbero creare disturbi psichici gravi.
Da qui, mi chiedo, fino a qual punto un’educazione e istruzione costante, equilibrata e adattata al grado di comprensione reggente nella società possa influire sugli stimoli dei nostri sensi, da renderli meno dannosi per l’equilibrio psichico individuale.
Di certo, ognuno deve sforzarsi, nel riconoscere le proprie inclinazioni, nell’adattarle al suo livello culturale raggiunto o ancora da desiderare e quest’ultimo a quello della società in cui vive, di modo che possa esistere come individuo e come membro della stessa, senza essere emarginato, escluso o ancor peggio incriminato.
Alla base di ogni intento e decisione, devono agire la serietà e lo sforzo a formarsi come individuo propenso verso un senso della vita che lo contraddistingua da quella tipicamente animalesca.
Da qui lo sforzo di ritrovare la propria spiritualità, dormiente nel proprio inconscio, di trasportarla verso la sua coscienza, di modo che, migliorandola, lo guidi verso una meta più chiarificante e ripagante.
Vi ringrazio del vostro scambio d’opinioni, esposte in maniera gentile e cortese.
È un piacere leggervi e confrontare le vostre esposizioni con le mie, influenzandole nel meglio.
Veramente penso che, anche quando si affermi di non essere dello stesso parere, si venga influito dalla esposizione ricevuta in maniera pacata e cortese e indotto a riflettere ancora. Da qui, il risultato utile e benefico dello scambio d’idee e opinioni personali.
Grazie e cari saluti.
Lorenzo
Già: Gianluca, Zauberei e Sergio.. Il dialogo era moderato. Un pò difficile, ma bello.
Sono abbastanza “naturista” per ammettere che tutte le modifiche che si apportano alla Natura non le sopporto( parlo di clonazione ecc.. del resto il mito di Frankenstein non ce l’ho).
In generale sono quasi sempre concorde con la concezione “conservatrice” di Sergio( ma io non la chiamerei così, perché non la trovo mai anti-progressista; semmai, come gli ho scritto in un altro post, “umanista”).
Però la Natura prevede l’omosessualità. E prevede che le elefanti-zie si occupino dei piccoli elefantini che dovessero rimanere orfani.
Conosco moltissimi ragazzi che vivono lontani da un ambiente familiare e, poiché credo che per una donna sia davvero impossibile separarsi dal proprio figlioletto( a meno che non sia malata) sono favorevolissima all’adozione di bambini da parte di coppie gay. Ho la fortuna di conoscerne molti e dico @ Gianluca: é vero: quanto é bello avere un amico dolce e delicato. Io li adoro.
PS: ma com’é che siete passati dal Nobel a Pasternak e dalla guerra a Gaza all’adozione delle coppie gay?
Boh. Torno un pò su e leggo.
@ Gianluca
più che altro cerco di riprendermi l’infanzia e l’adolescenza che non ho potuto vivere da bimbo.
per me esiste solo questo mondo, non sono ancora morto e non so se c’è un altro mondo.
Lo sai quanti giovani non hanno vissuto l’infanzia e l’adolescenza, quanti adulti sofferenti vivono nella speranza di morire? Accetta la tua situazione come sprono a superare tutto ciò che ti è sembrato di mancare.
L’altro mondo esiste solo se tu sei capace di costruirtelo. Questa è la facoltà che possiamo concederci.
Dai un senso, utile per te, a questa vita e ti ritroverai in essa con la volontà di viverla.
Ti sbagli quando credi che io viva nell’idea che ci sia un’autorità superiore. Io vivo la mia vita, secondo ciò che sono riuscito a crearmi, questo mi dona autorità su me stesso e basta.
L’altra è inafferrabile perché non sarebbe utile a nessuno.
Il mondo non cambierà mai, Gianluca, ma ognuno può vivere con un buon e miglior senso, quando abbia compreso che bisogna esplorarlo nel proprio inconscio e decidere di viverlo fino alla fine.
Ad ognuno la facoltà della decisione e il prezzo da pagare per congiungersi con il suo senso e sentirsi libero e irraggiungibile.
Lo sai cosa si rispose un superstite di Auschwitz alla propria domanda: dov’era Dio che ha permesso tutto ciò che lui e gli altri hanno dovuto sopportare?
C’impiegò molti anni a trovare la risposta, che è: Dio era la sua forza di sopravvivere e di potersi ricostruire una nuova vita, nonostante tutto il sopportato, Dio è la forza del bene sul più grande male immaginabile. Da ciò che ho spiegato nell’altra mia, ripeto che il male si sconfigge con la fermezza di non accettare la sua superiorità e quindi affrontarlo decisivamente anche a costo della propria vita.
Allora sì, che sentirai nascere in te una forza liberatrice e rigeneratrice.
Cari saluti.
Lorenzo
@ Massimo:
caro Massimo, sono lieta della tua guarigione: ci sei mancato:)
@Lorenzerrimo: è da un po’ che leggo i tuoi interventi e nel tuo modo di concepire l’esistenza mi ritrovo quasi al 100%. Penso che tu sia un uomo dotato di una grande serenità, l’unica che può permetterci di vivere nella consapevolezza che la vita è una sola e pertanto deve essere sfruttata ogni minuto, ma non tanto per scopi edonistici, bensì per riaffermare quella fratellanza originaria che ci vede uguali in questo mondo. Che poi con il tempo l’eguaglianza si sia persa è sotto gli occhi di tutti, ma credo che occorra ancora una volta credere nell’amore in tutte le sue forme al fine di essere migliori noi stess, sconfiggendo così il male che si annida ovunque, anche dentro di noi.
Lorenzerrimo
Il tuo penultimo commento era ciccissimo:=) E anche l’ultimo. Alle volte mi fai incavolare ma sei uno che gioca pesante – io stimo quelli che giocano pesante, che si buttano che Sono.
Però ecco, sto poro ragazzo de Gianluca. E diamogli tempo di dirsi e costruirsi. No da Auschwitz non sono usciti tutti colle stesse parole, e quarche d’uno ha deliberato – di cominciare a bestemmiare. Qualcuno invece a pregare forsennatamente. Così anche da certe vite e certe infanzie. te poi dire: io sono così. Lui sarà cosà.
Renata sono belline le elefanti zie:)
Roberta non Renata!
Pardò
@ Zauberei: eh, sono strepitose: le ho viste nei documentari. Gli elefanti sono gli esseri che resterei a guardare per ore: peccato non possa godere della loro compagnia. Certe “zie” umane sono come loro e si occupano dei “nipotini orfani”( ne conosco una che ha dedicato l’intera sua esistenza ai due figli di sua sorella); ma la maggior parte non lo fa. Le elefanti-zie lo fanno sempre.
Io non riesco a condividere questa concezione della “bontà-felicità” umane che poi dovrebbero trovarsi nel presente. Ma questo perché non ho alcun tipo di sentimento che possa definirsi “religioso”( se per “religioso” si parla di un Dio che tutto decide eccetera -libero arbitrio annesso). Forse ce l’ho nell’amore per l’arte e per la Natura. Ma mi fermo là.
Dalle parole di Renzo e Lorenzerrimo traspare spesso una “dolcezza” nella visione del mondo che io non ho, ma a prescindere dalla “gioventù” o meno: sono abbastanza giovane, ma ce l’ho avuta fino ai 14 anni, poi dopo no. Non penso che sia la “giovane età” a spingere Gianluca a pensarla così. Io lo capisco.
Ciao:)
@ Massimo
auguri di pronta guarigione. Pensavo che in Sicilia non ci si possa ammalare d’inverno.
Qui fa freddo, ma non troppo. Le temperature vacillano tra i cinque-sette gradi e i due gradi sotto zero.
Da domani dovrebbero migliorare verso il sopra zero.
Fino ad ora mi trovo bene di salute e prego il diavolo di conservarmi sano, di modo che possa continuare a mandarlo all’altro diavolo sopra di lui, e così via fino al diavolo superiore, dato che di superiore o afferrabile ne abbiamo parlato anche qui.
Dio, lo lascio fuori parte, tanto, più se ne discute e meno si capisce qualcosa, all’infuori di me naturalmente.
Cari saluti.
Lorenzo
@Roberta: a questo stato di serenità ci sono arrivato non da molto, diciamo da un paio di anni e c’è stato un fatto all’origine di tutto. Questo evento, tragico, accaduto circa sette anni fa mi ha portato a rivedere e a ripensare tutta la mia vita, in una maturazione lenta che mi ha condotto a una ricerca della spiritualità, innata nell’uomo, ma quasi sempre soffocata dal quotidiano vivere e anche dalla religione, che di fatto impedisce all’individuo di avere una visione dell’esistenza se non nei canoni per cui è stata concepita.
@Lorenzerrimo: date le temperature, vivi qui nell’Italia Settentrionale?
@…
belli, questi vostri commenti sull’omosessualità(o meglio dire, sulla natura sessuale).
-Roberta, ho l’impressione che abbia sintetizzato : “non sono d’accordo sull’adozione per coppie “omo”, però se ci sono “orfanelli da buttare”, meglio che li “riciclino” loro, no?”…
– Lorenzerrimo…” non ho niente contro l’omosessualità, è la natura, però, poi, ricordiamoci che un individuo si deve adattare alla società, per non vivere “animalescamente”…
–
Io sono eterosessuale(lo ripeto soltanto per non alimentare false speranze al Salvo), ma in questo Paese -caro Gianluca- c’è ancora tanta “disturbante ipocrisia”, verso la sessualità in genere(intesa come sessualità tra etero) figuriamoci verso quella “omo”.
Per esempio, anche in televisione ho sentito psichiatri convertiti al cattolicesimo(il che è di per sè contraddittorio, in quanto ha fede in una religione) asserire “che la natura sessuale umana è promiscua”, affermando solo in parte una verità sostenuta da biologi e psicanalisti,e cioè, ” che la natura sessuale umana è promiscua e bisessuale”.
Da quì, i tanti discorsi e atteggiamenti ipocriti per affermare la propria mascolinità o femminilità, in modo assertivo, da non far trapelare “dubbi”.
Comunque…il discorso è lungo e articolato.
Io penso che l’orientamento sessuale lo danno i propri sensi, e quindi verrebbe meno anche la predisposta “bisessualità e promiscuità”.
Poi, se proprio si vorrebbe “affermare” una verità, considerando per come ‘consiglia’ la nostra natura, omosessuali ed eterosessuali dovremmo ritenerci entrambi dei “pervertiti”. O no?…
@Gianluca
Io sono per la libertà, tipo Amsterdam, però, sinceramente, sull’adozione c’andrei cauto. Non solo per una questione sociale impreparata, ma anche come modello-riferimento per il bambino.
Onestamente, senza alcun moralismo.
Un caro saluto
@ Zauberei
tu mi hai fatto incavolare fin dall’inizio dei miei interventi in questo blog.
Lo hai fatto con una sincerità che mi ha suggerito: guarda bene, che sta persona è una di quelle a cui poter voler subito bene, senza ricevere danno alcuno.
La sincerità frontale espressiva è uno schiaffo che risuona a volte come un atto d’affetto e d’intesa. Non puoi reagire altrimenti che ricambiandola e godere la simpatia che fa sorgere.
Un caro saluto e tanti auguri a te e al tuo seguito……, compreso il signor C.
Lorenzo
PS) In quanto a Gianluca: è sensibile, intelligente e motivato, da poter addentrarsi nel labirinto della sua vita e trovarne alla fine la luce liberatrice.
@ Renzo, vivo in Austria, a venti chilometri da Vienna, da quarantacinque anni.
Tutto quello che scrivo è frutto delle mie esperienze, osservazioni e analisi. Fin da bambino, ho più analizzato nel silenzio che espresso a parola viva.
Solo dopo mi sono aperto anche per necessità professionale.
I miei clienti mi cercavano, anche perché volevano discutere e discutere ancora.
Ho giocato molto, andando in Austria nel 1063, senza alcune conoscenze del paese e della sua lingua.
Mi misi intesta di farlo e l’ho fatto senza timore di perdere tutto.
Mio padre mi disse, nel momento del mio commiato: pensaci bene, valuta bene che non sia un capriccio, e se ancora lo vorrai, fallo, tieni duro e fregatene dei commenti dei parenti ed amici. È la tua vita e vivela come credi di volerla vivere.
Saluti cari.
Lorenzo
@Lorenzerrimo: Come mai hai scelto l’Austria? Dalle tue righe e dalla località penso che tu sia uno psicanalista, o sbaglio? L’importante è che tu sia stato contento di questa scelta e non ho dubbi in proposito, perchè sei in pace con te stesso.
Lorenzerrimo mi sono riottosamente commossa:)
Anche io e Mister C e l’erede (ho saputo che è maschio da poco!) ti fanno i loro migliori auguri!
Ma sono pure io curiosa del mestiere tuo. anche se analista, tendo a non crederlo.
@Zauberei: non si sa mai ti venisse la curiosità anche per me, ti dico che faccio il più bel lavoro del mondo: il pensionato…
@ Gianni Parlato
bè, se questa è la tua sintesi sulla mia, ti prego di rileggerla con più pazienza ed attenzione.
Non mettermi in mente concetti che non sono miei. Di certo, il problema non è risolvibile facilmente, soprattutto quando la società sostiene altri concetti e ideali di convivenza. Tutte le parti dovrebbero andarsi un po’ incontro e poi insieme decidere meglio, ma per farlo ci manca una formazione base, liberale ma seria, che consideri la vita anche un’impresa individuale da affrontare, pur tutelando sempre la collettività e la solidarietà.
Saluti.
Lorenzo
@Gianni Parlato:
non ho intenzione di “disobbedire” al carissimo Massimo.
Quindi ti dico soltanto che non mi permtterei mai neppure di formulare nella mia mente( senza esprimerli) i pensieri che mi attrubuisci. Io lavoro ogni giorno con ragazzi che sono stati allontanati dalla loro famiglia e, se penso che possano essere accolti in “famiglie” alternative( così come in famiglie “canoniche”) lo penso perché li conosco( conosco molti gay, voglio dire) e so che con alcuni di loro i ragazzi che hanno perduto o mai conosciuto , purtroppo, l’armonia familiare, potrebbero ritrovare l’equilibrio affettivo di cui hanno bisogno.
Forse sono stata “sintetica”, per non rubare spazio.
Trovo che tu sia stato un pò “offensivo” nei miei confronti, ma va bene lo stesso: non pretendo che mi si capisca subito, come fanno Sergio, Lorenzerrimo e Renzo.
Ps:
@ Gianni Parlato: dopo aver cercato di chiarire il mio pensiero, che tu lo abbia capito o meno, non ho intenzione di rispondere a ulteriori tuoi eventuali commenti sul mio pensiero. Anzi, ti prego, con tutto il garbo possibile, di ignorare uleriori miei interneti non rivolti a te.
Grazie infinite.
Cordiali saluti.
Correggo:
ulteriori+ interventi.
@ Renzo:
caro Renzo, sì, in effetti attendo con ansia l’arrivo di una saggezza che mi consenta di vivere più serenamente le vicende della vita e che mi aiuti a dominare il mio eterno “spirto guerrier”.
Cari saluti
R.
@ Lorenzerrimo:
mi dispiace molto, se anch’io ho, in qualche modo, frainteso il tuo pensiero. Lo rispetto molto.
Forse sarebbe meglio ri-parlare di letteratura, in questo spazio, perché é vero che gli argomenti di attualità sono importanti, ma “dividono” di più e “allontanano”, anziché avvicinare.
Cari saluti
R.
Renzo, è una professione meravigliosa.
@Zauberei: Non ne conosco di migliore. Peccato solo che la si possa intraprendere solo quando si è molto avanti con gli anni…
@ Renzo-Zauberei
avevo scritto un mio breve curriculum vitae, ma nell’inviarlo era mancata improvvisamente il mio collegamento con il Server.
L’ho ricevuto solo ora di nuovo. Ci riproverò domani e velo rinvierò.
Lorenzo
-Mah Renzo, conosco alcuni che fanno del volontariato:) Certo, non è la stessa cosa eh:)
– Lorenzerrimo la professione! No er curiculum PPPP scherzo:) e poi se non ti va non veniamo li in Austria a cercarti e obbligarti:)
@Lorenzo: un curriculum addirittura?
@Sergio:
non so se potrò tornare a leggere in questo spazio più tardi, ma confido in un tuo intervento( in mia “difesa”, anche se non condividi l’adozione da parte delle coppie gay).
Ps: speriamo di poter tornare presto a parlare di letteratura, anche se nell’altro post su De André si parla di arte.
Merci bien:)
Direi che è più produttivo e meno conflittuale parlare solo di letteratura.
Sì, anche se in effetti il dialogo certe volte porta “altrove” e diventa appassionante.
Però io credo che le questioni sull’etica siano troppo delicate e che sia difficile poi spiegarsi in poche righe. Penso che riguardino il sentire personale di ciascuno e che anche le decisioni su quello che “si deve” o non si deve fare riguardo a queste questioni, dipenda dall’esperienza di ciascuno, come mi spiegavi tu, Renzo.
Ragazzi, grazie mille per i commenti.
E grazie per i toni moderati.
Posso dire una cosa roberta?
Nelle intenzioni di Massimo questa stanza “la camera accanto” nasce per sfogare gli istinti extraletterari dei frequentatori di questo sito. Ha una funzione specifica, ovvero sia fare in modo che essi pontifichino liberamente qui di quello che vogliono (oppure cazzeggino, come è preferenza) onde evitare che scassino li zebedei – in specie al padrone di casa – con dei post fuori tema nell’ambito delle discussione trattate. Il che accadeva spessissimo prima dell’invenzione della “camera accanto”, ed è una cosa che al titolare di blog come agli altri utenti infastidisce.
Mentre io credo che sia un’invenzione geniale e innoqua.
Detto questo capisco che essere fraintesi è cosa sgradevolissima, e credo proprio che Gianni Parlato non abbia letto bene. D’altra parte è vero il tema è caliente. Tuttavia avete detto in diversi che la discussione ieri si era fatta interessante, e anche tu Roberta avevi fornito il tuo contributo. Perchè tirarsi indietro? I fraintendimenti o anche gli azzannamenti capitano sui temi importanti o meno. Si ringhia un po’ e poi si va oltre.
Ih Massimo hai visto come so moderata?
nun paro io:)
Grazie mille, Roberta. Va meglio, adesso.
–
@Lorenzo
Ci si ammala anche qui da noi, purtroppo. E la cosa che danneggia di più, non tanto il freddo. È l’umidità (che è altissima, quantomeno dalle mie parti).
Bravissima, Zauberrissima 🙂
State facendo un uso “splendido” della camera accanto.
🙂
eh
ho contato il numero de superlativi nel mio commento è c’è da fasse venì l’orticarissima
Buonanotterrima Massimo meglio che mi ritiri:)
@ Gianni, Lorenzo, Roberta
In effetti, Gianni, a volte sei un po’ troppo provocatore. Magari lo fai per alimentare il dibattito, però il rischio è quello di creare fraintendimenti.
Ora, siccome Lorenzo e Roberta hanno precisato direi di soprassedere e andare avanti.
Ringrazio anticipatamente tutti e tre. A Roberta mando pure un bacio, agli altri due una stretta di mano.:)
No, Zau… l’orticaria proprio adesso (nelle tue condizioni) direi proprio di no.
Va’ a nanna:)
@Zauberei:
sì, sì, ho capito. Non mi tiravo indietro, solo che mi sembrava inutile continuare e accolgo la richiesta di Massimo.
Ho capito meglio anche la funzione della camera accanto e ne terrò conto.
A me stancano già molto le “discussioni” quando sono al lavoro e qui, invece, io vengo a leggere e a parlare pacatamnete degli argomenti di cui mi é impossibile parlare normalmente “in giro”. Ho sempre trovato interlocutori carinissimi( te compresa).
Have a good night:)
@Massimo
Ricambio, dear Massimo:)
@ Renzo-Zauberei
giovane impiegato bancario a Milano, miravo alla carriera bancaria come apice delle mie aspirazioni, che perdurarono fino alla interruzione forzata causata del mio richiamo al servizio militare di leva, dal quale ne uscii con una mente nuova e più critica.
Fu il momento di riflessioni e di ravvedimenti in me che mi spinsero alla ricerca di un qualcosa che mi desse più chiarezza e soddisfazione sul mio essere e procedere.
Fu così che, facendo la conoscenza casuale della mia futura moglie viennese, decisi di lasciare l’Italia e di tentare la mia vita in un altro paese, allora del tutto sconosciuto sotto molti aspetti, tra i quali l’uso di una lingua a me sconosciuta.
Me ne andai con la certezza degli anni giovani di farcela quando lo volessi veramente.
Arrivato a Vienna, mi sentii prima soggiogato dai suoi monumenti imperiali, dal grande verde che offriva e dal clima più fresco di Milano, anche d’estate.
Incominciai con un lavoro in una fabbrica d’imballaggi di cartone e poi come apprendista in una ditta edile che copriva i tetti alti e spioventi di Vienna.
Dopo sette anni di apprendimento e pratica nei cantieri, sostenni l’esame di capomastro e incominciai a lavorare per me fino al mio pensionamento, avvenuto dieci anni fa.
Questo, in breve, il percorso sul quale mi sono impegnato fino a diventare quello che sono oggi, donandomi tante soddisfazioni attraverso l’assunzione dei rischi, il superamento delle delusioni incontrate e l’arricchimento delle mie esperienze al contatto con molte persone di ogni ceto e grado di cultura.
Ho imparato così che la vita va affrontata per comprenderla ed essere attratti da lei.
Essa è come una sposa, ricca di grazie, ma tanto richiedente, da indurci al forte impegno per meritarla e assaporare i suoi frutti profumati.
I pianti e le delusioni non sono mancati, il desiderio di ritornare a casa anche, ma in che stato mi sarei trovato e quali rimproveri mi avrebbero fatto i miei famigliari ed amici che, se prima non volevano capire la mia decisione, poi non hanno mancato di elogiarmi ed ammirarmi.
Saluti cari.
Lorenzo
PS) strano, l’altra versione era più scherzosa e divertente. Sarà l’ora tarda o altre emozioni nello scrivere.
Scusate se m’intrometto, ma vorrei dire anche la mia, forse anche stupida, ma sempre da un altro punto di vista, da un’altra prospettiva che non è frontale, laterale, dall’alto o dal basso, ma con una diversa angolazione.
..
Certo è anche vero che da quello che vediamo e sentiamo è uno scempio che nessun cuore umano potrà mai negare di rifiutare.
In ogni processo caotico destabilizzante esistono delle forze indotte scatenanti e delle forze attrattive e repulsive richieste in quel processo riequilibrante. E’ da tanto tempo che certe forze contrastanti vengono sempre coinvolte con opprimenti indefinibili distruttive conseguenze, ma come per un qualsiasi processo c’è sempre una causa che per effetto genera tante reazione scatenanti. E’ quella stessa celata reazione discriminante, non equilibrante che dal passato si riporta, si ripresenta con più forza ancora oggi. Quanto tempo è passato? 2000 anni non sono valsi a niente, l’uomo è rimasto quello di sempre, quasi che quel suo istinto animale non sia mai scomparso.
..
Come si può frenare l’egoismo, l’intolleranza, il cinismo l’ineguaglianza, l’odio, la gelosia, l’invidia e tutte quelle forze scatenati da quella stupida, schiavizzante opprimente diversificazione sociale e soprattutto RELIGIOSA? Dove sta il male? Dove risiede il male? Perché tanti fratelli e soprattutto tanti bimbi debbono morire ingiustamente? Qual è la vera causa che si nasconde dietro questa eterna lotta? Qual è il potere che controlla e vuole questo scempio umano? Come si può frenare tutto questo? Non basta la ragione, l’intelletto? Non bastano le azioni umanistiche o i buoni propositi che ogni essere in questi casi benevolmente pensa e medita dal profondo del proprio cuore? Sono vere verità quello che ci viene dai giornali o dalle televisioni?
..
NON SI PENSA MINIMAMENTE CHE QUEL POTERE SECOLARE, QUELLA FORZA DISTRUTTRICE SI BASA SULL’IGNORANZA INDOTTA?
..
Capire la dinamica e la correlazione delle forze duali è già tanto, perché per un principio d’attrazione / repulsione le due forze opposte tendono a bilanciarsi. E’ come se combattendo il male, l’oscurità non fa altro che rafforzarsi e di conseguenza tenderà a dominare sulla luce che a sua volta cercherà di opporsi. Creando un continuo instabile processo disarmonizzante che non conduce a niente ma solo a squilibrio, a conflitto duale e ad illusorio potere.
..
C’è tanto da imparare dalla storia, c’è tanto da imparare anche e soprattutto dai nostri e dagli altri errori. Quante volte la storia si ripete? Quante volte è successa la stessa cosa? Lo stesso evento? Ogni passaggio ad un nuovo periodo, ad un nuovo ciclo esistenziale di quella nostra martoriata evolutiva vita comporta dei mutamenti delle trasformazioni necessarie. Molte volte per tanta incomprensione, per tanto radicamento con le vecchie energie basandosi sull’ignoranza si passa le transazioni stupidamente attraverso catastrofici e distruttivi conflitti.
..
Si fa guerra al proprio simile, al proprio fratello in nome e per conto del proprio DIO. Si è proprio così ognuno ha un dio personale per cui battersi per la propria personale convinta ragione. Non pensate proprio che sia proprio così? Non pensate minimamente che quel male e quel bene è innato in ogni essere umano? Non pensate che quel dio così caritatevole e così buono non vorrebbe disfare tutto quello che separa l’uomo dal quel dio interiore?
Mi fermo, non dico altro, ma vorrei che fossimo in tanti a riflettere con il buon senso e soprattutto con il cuore. Anche se nel frattempo di questo mio dire c’è tanta gente che muore per quale fine non si sa.
Saluti
Raffaele
Molto interessante, Raffaele: potresti chiarire meglio il concetto di ignoranza indotta? Grazie.
@Lorenzo: anche tu ex-bancario, ma per fortuna lo sei stato poco. Scusa per l’idea che tu fossi uno psicologo, andato a Vienna per perfezionarti; in effetti saper osservare ciò che ci circonda e comprendere le persone esula dall’indottrinamento di una disciplina come la psicanalisi, infarcita di teorie che poi sul campo sono sempre difficilmente riscontrabili.
Penso che il periodo bancario ti sia stato assai proficuo per generare in te questo desiderio di cambiare non solo attività, ma soprattutto il modo di vivere. E quel che è importante è l’essere in pace con se stessi e tu lo sei.
Sono più interessato a conoscere il reale rapporto emotivo e affettivo nella coppia omosessuale e il loro reale apporto di crescita in una società civile che riguarda come dovere tutti Noi; inoltre, come abbiano escluso la donna come essere umano di completamento e di risposta naturale al bisogno,quando è sentito e naturale, di paternità; progettando e riproducendo assieme, un lui e una lei, un sistema famiglia che esiste da quando esiste l’uomo, perché?
Un coppia di omosessuali come potrebbe vivere un’adozione negata e vedere invece riconosciuta la stessa a una coppia di lesbiche che possono assicurare la figura e il senso materno, oltre alla possibilità di metterlo al mondo grazie alla banca del seme – spermatozoo di un donatore anonimo – esistente in tutto il mondo?
Gianluca ha spiegato benissimo il sentire di un omosessuale sia al maschile che al femminile: ma questo per me è essere un uomo mancato o una donna mancata, nel caso i due si accoppiassero: perché il sentire al femminile e al maschile è proprio dell’uomo e della donna con la sua bella y e la sua bella x.
Dunque secondo me è probabile che anche tra omosessuali e lesbiche se non decideranno di procreare insieme due figli:uno rimane alla coppia omo e l’altra a quella lesbo, non saranno mai in grado di risolvere il problema dell’adozione al maschile o al femminile.
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Senza dimenticare che sono proprio i bambini che si chiedono tra loro: Dov’è la tua mamma? Dov’è il tuo papà?
E pensate a un bambino adottato che fuori dalla scuola trova ad accoglierlo due uomini che si offrono di accompagnare a casa anche un suo amichetto: uno è il padre adottivo e l’altro è lo zio,l’autista?
Così vale se fuori dalla scuola ci sono due donne: una è la madre e l’altra è la babysitter?
Io comunque sto con Sergio,perché nella vita tutti quanti dobbiamo prendere una posizione precisa, prima o poi, anche se sono laureato e masterizzato negli States e agnostico.
Concludendo: io non ho niente contro gli omosessuali ma non mi piacciono!
Mi sono documentato sulle leggi che riconoscono loro i pieni diritti civili e il relativo matrimonio solo civile a Londra,Belgio,Madrid molto più avanti dal punto di vista di tutela e di riconoscimento dei diritti che li riguardano, anche sull’adozione che viene riconosciuta.
In Italia è auspicabile che il legislatore intervenga a tutela anche delle minoranze nel rispetto dei diritti civili che regolano i rapporti tra i cittadini a prescindere dalla libertà sessuale e appartenenza di ciascuno.
Baci&Abbracci
Luca Gallina
@ Simona
mia cara, non so come ringraziarti per il bel dono che mi hai fatto, se non ricambiando con una sorpresa da elaborare nel suo contenuto.
Arrivatomi ieri sera, ho già incominciato a leggerlo e a inebriarmi nella giungla dei sentimenti sospetti, veri e inventati, grandi e piccoli, chiari, e nascosti come un qualcosa da non poter mostrare se non vergognandosi, fatto che non si vuole mai accettare.
Lo leggerò e alla fine t’invierò un mio commento, chiedendoti già ora scusa se non sarà all’altezza dei tuoi pensieri e sensibilità espresse.
Grazie di cuore.
Lorenzo
luca, sono oltre la logica dicotomica che separa maschi femmine gay lesbiche, giudico le persone per quello che sono. credimi, soffro per le gabbie in cui vivono gli eterofobici e gli omofobici. soffro per le frustrazioni degli altri. ho sofferto per le discriminazioni e poi ho capito che il problema e di chi separa e divide. sto bene con la mia plurisessualità e mi è indifferente quella degli altri. non giudico mai qualcosa che non ho mai provato. 🙂
è di….
Sull’ignoranza indotta non basterebbe un libro per spiegare i processi in atto per schiavizzare e opprimere quella realtà individuale che da sempre cerca quella sua innata libertà attraverso quelle ricercate assai celate e mistificate verità.
…
Come può un essere razionale, un essere pensante, farsi esplodere in mezzo a tanta gente? Ammazzare i propri figli, i propri genitori o i propri fratelli? Con quale inconsapevolezza? Con quale consapevolezza o con quale condizionamento? …
In una mia precedente riflessione, ho rimarcato la frase “condizionamento dalla e alla nostra mente razionale”. Non è facile accettare che esistono oltre alla nostra realtà soggettiva/oggettiva, tante altre realtà collaterali, tante altre realtà parallele, tante altre realtà soprasensibili, tante altre realtà delle forme pensiero ed infinite altre celate ed invisibili realtà. La mente non sempre è scevra da preconcetti o da condizionamenti che anche se benevoli influenzano in qualche modo inconsapevolmente il nostro modo di essere, di vivere e di pensare in questa realtà illusoria, in questa realtà di sogno (samsara), ma di sicuro necessaria.
..
Provate pure ad immaginare quale condizionamento si avrebbe se sì fosse nati in India, in Africa, in un ambiente ostile e malsano o da una famiglia senza sani e giusti principi. L’ambiente, le usanze, i costumi, i modi di pensare, il linguaggio, il credo, la politica, la morale, la televisione, l’etica, i giornali, l’insegnamento, gli amici, il sociale e tante altre cose che ci condizionano la MENTE inconsapevolmente e consapevolmente quando noi stessi condividiamo tutto ciò che c’è comodo materialisticamente o egoisticamente.
..
E’ come una induttanza, una influenza esterna ed interna che influire sui nostri pensieri e quindi sulle nostre azioni.
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Ci sarebbe tanto da dire sulla manipolazione del pensiero, ma per chi vuol capire capirà.
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Saluti
Raffaele
..
Carissimo Massimo capisco che il mio dire spesso è prolisso e quasi sempre ripetitivo e forse anche fuoritema , ma di sicuro nasce libero da questo mio cuore e libero vuole rimanere. Non parlo da intellettuale, da filosofo, da poeta, da scrittore, ma da comune mortale con tanta difficoltà ad esprimere con parole stati dell’essere che nel sentire, nel percepire, nel capire si mostrano al cuore.
Lorenzerrimo
Ma è un romanzo fantastico questo della vita tua! La banca, la leva, la moglie viennese, la capomastritudine. E’ molto bello viversi tutte queste cose e farne intelligenza ecco. Bello si.
Grazie, Raffaele, condivido il concetto di induttanza. Ora però approfondirei meglio la questione delle realtà molteplici, che mi sembra molto interessante: hai avuto esperienze in tal senso? E, nel caso, saresti disposto a raccontarcene una? Saluti.
eh, si……
se volessi volessi pubblicare dei monologhi/prediche anch’io mi costruirei una spalla virtuale che mi pone domande per incitarmi a continuare………. niente di nuovo
Mah io trovo le parole di Raffaele in parte sagge, perchè dicono cose condivisibili, in parte vi scorgo qualcosa che mi disturba. Una contraddizione segreta.
Da una parte si contempla la possibilità logica degli universi culturali di senso alternativi. E questo è molto kind, molto simpatico e moderno. Dall’altra si liquidano eurocentricamente rapidamente come malsani facendo delle rapide e un po’ troppo ovvie correlazioni tra atto terroristico e India intera o intero mondo arabo. Questa tendenza a vedere gli universi distanti come monoliti, e non aggregazioni di esperienze culturali e soggettive diversificate. Ma converrete che non tutti i frequentatori di questo sito, sono dediti agli spaghetti alla mafia e al mandolino, e parlano di capi di stato abbronzati, solo perchè questi sono i dati salienti del clichet culturale italico corrente. Pure si parla italiano.
Questa discussione è cominciata riflettendo sulla situazione di Gaza e sul conflitto Israeliano-palestinese. Prima della irrinunciabile filosofia, e dell’irrinunciabile riflessione politica, cose che anche io sento molto utili. deve venire la volgare ma ancor più irrinunciabile conoscenza delle condizioni storiche ed economiche, dei contesti reali. Nonchè la rinuncia a giudicare con rapidità comportamenti che vediamo da lontano, rinarrati secondo le logiche della nostra narrazione politica, e secondo i nostri bisogni contemporanei tutti europei, e tutti italiani – per i quali questo conflitto è più che altro pretestuale. Ma abuona parte di codesti narratori non gliene frega una mazza.
Vorrei postare una vecchia intervista di Edward Seid – a cui penso tantissimo in questi giorni, rilasciata nel ’99. E che continua a passarmi in testa. Se riesco a trovare il modo la linko o la metto. Non lo so – forse è troppo lunga. Ma ci sono delle parti interessanti.
Signor Noncisiamo il mio deretano la ringrazia e le manda un messaggio da qui, posto più idoneo, contento di sapere che ha il mio sesso in simpatia. Una fortuna considerndo che di sessi ne girano pochi, e se metà del cielo le stava sulle palle incorreva in una vita irta di fastidi, quanto meno.
Voglio rispondere con una domanda:
Ma Moravia era un grande scrittore?
E il Nobel lo danno ai grandi scrittori?
Le mie risposte alle mie domande sono:
No;
No.
Nessuna spalla, io sono io e raffaele non so chi sia, solo mi interessa quello che dice e vorrei approfondisse (con il suo consenso, naturalmente, signor Volpino).
noncisiamo, ma cosa le fa pensare che mi riferissi a lei?
coda di paglia?
Egr. Sig. Volpino, cosa le fa pensare che io non possa pensare quel che mi va di pensare?
Piuttosto, caro sig. Volpino Impagliato, perché non ci dice la sua sull’induttanza?
eh sì… coda di paglia.
proprio noncisiamo
@ Renzo
non ti devi scusare, mica sono gli psicologi esseri di seconda classe, anche mia figlia lo è. Anche i più, parlando con me, me lo chiedono, come anche se sia filosofo. Mi piace affermare che sono Lorenzo e nient’altro.
Mi sembra di aver letto che tu sia di Mantova, è vero?Io sono nato nel reggiano, a Fabbrico, vicino al fiume Po, dove mio padre faceva l’insegnante. Mantova è una bella città, ci sono stato anni fa partendo da Limidi di Soliera, dove abita mia sorella.
@ Zauberei
grazie della tua risposta, dalla quale apprendo la tua capacità a vedere oltre lo schema rigido delle categorie. Per indole, vorrei intraprendere sempre qualcosa di nuovo, ma la coscienza ragionevole mi si oppone e allora mi sacrifico a sopportare più dell’immaginabile.
Che nome affiderete al piccolo?
Saluti a entrambi.
Lorenzo
eh sì… impagliato
proprio volpino
E’ giusto rispondere anche se con molta superficiale sintetica ed inarticolata esposizione. Non è facile parlare del sentire, del contemplare e del capire mentre è molto assai facile essere presi per stupi, per arroganti visionari e anche per poveri pazzi.
E’ anche vero che oggi i problemi sono tanti e tali che l’essere è molto coinvolto e travolto da un mondo fatto di tantissime illusorie apparenze, in un mare di influenze, di futili e gravi problemi che non lasciano né spazio né tempo per riflettere, ma continuamente opprimono la sua innata e regale divinità che cerca in qualche modo di ritrovare quella sua tanto ricercata libertà.
..
Parlare delle realtà molteplici non è da poco. Oggi la scienza già sta verificando quegli universi paralleli attraverso la teoria del campo unificato e delle superstringhe o quelle altre celate realtà in un universo che ormai ci è chiaro è nella sua natura olografico, poi non parliamo delle realtà soprasensibili, del mondo delle forme pensiero (vere entità generate dai pensieri) o di realtà extraplanetarie (UFO), mondi non fisici, superiori, eterici, astrali o spirituali.
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La mia esperienza personale è una continua comunicazione non verbale, telepatia con il mio meraviglioso angelo e maestro, con Orazio colui che è stato mio figlio in questa vita. Poi non vi parlo delle mie esperienze extra corporee (OBE) né di quell’analisi introspettiva che mi rapporta, mi connette al mio passato come il mio passato è presente ora. (NDE) quella realtà reincarnativa di nascita, di morte e di rinascita verificabile con tecniche induttive attraverso la meditazione e l’ipnosi regressiva) ecc.
..
Come il buon Platone ci tramanda nel mito della caverna degli specchi della mente: Immaginate che questa vita sia un meraviglioso gioco virtuale in uno dei tanti universi olografici che la nostra mente elabora continuamente e che solo trascendendo o armonizzando questa ultima possiamo elevarci all’essere che è dentro di noi. Gesù e tanti altri maestri di saggezza sono discesi in questo piano del confronto indicandoci e tracciandoci la via del ritorno. Del ritorno al Padre di tutte le cose, che aspetta sulla soglia della consapevolezza quel figliol prodigo tanto amato, tanto atteso, da tanto tempo dimenticato.
..
Credetemi, tutto è relativo e assai tantissimo è dovuto alla nostra incomprensione, ai nostri sensi alla nostra visione e innate limitazioni. Vorrei aggiungere qualcosa che forse meglio ci farà capire chi sono gli altri, che spesso non accogliamo o non accettiamo per tanti aspetti, morali, comportamentali, di sesso, di razza, di colore d’ideali, di religione o per stupide invidie e gelosie. Scusatemi se voglio rimarcare questo principio, perché mi rendo conto che;a tanti non è chiaro.
..
Immaginate che siamo tutti terminali sensoriali di quella unità centrale, di quella Matrix che chiamiamo Dio. Immaginate che fra le sue braccia, nel suo regno di luce, tutti siamo amorevoli scherzosi e gioiosi fratelli. Immaginate che per crescere questi figli, affrontano molte prove, in un piano del confronto, su uno sperduto universo su uno sperduto sistema, su uno degli infiniti mondi che da qui chiamiamo terra. Immaginate che qualcuno da questo piano ricordi anche molto vagamente, anche con poca frammentata memoria, con indefinibile oblio di quell’essere che è dentro di noi, di venire da dove la consapevolezza è 99999999999999999999999999999999999 mentre da qui siamo appena limitati ai nostri soli 5 sensi. Non pensate che non ci può essere assolutezza di giudizio o di totale percezione, almeno da questo punto di vista su questo piano?
Scusatemi se il tono sembra polemico e quasi provocante ma, a volte nel confronto è necessario chiarire e non riserbare niente dentro, perché nel tempo potrebbe marcire.
..
Provate a chiudere gli occhi e capirete quanta minore consapevolezza si avrebbe per mancanza di visione e di sentimenti che la vista ci dona.
..
Mi fermo qui, non vado oltre, ci sarebbe tanto da dire, ma vi lascio al vostro giusto dubbio, al vostro giusto giudizio discriminante e alla vostra giusta meditata personale riflessione.
..
Saluti
Raffaele
@ Raffaele
carissimo, i tuoi interventi, interessanti e scritti con il calore di un animo sensibile, troppo sensibile a volta, mi spingono a risponderti, questa volta sommariamente.
La ragione, dote umana necessaria al suo progredire, non è infallibile e neanche veggente; se lo fosse non saremmo qui a vivere questa esistenza limitata.
Quello che conta è, e solamente, lo sforzo continuo a rimediare riconoscendo gli errori fatti e tentare di non ripeterli, sebbene ne facciamo poi degli altri.
Lo scambio di idee, insieme all’educazione ed istruzione sono i capisaldi del nostro vivere pacifico, ma dove non esiste lavoro e sostenimento del diritto di vivere nella diversità propria, non può esistere mai la convivenza pacifica. Da qui il sorgere delle conosciute forme di irrazionalismo attraverso un indottrinamento per soddisfare scopi altrui.
Cari saluti.
Lorenzo
Certo, di esperienze extracorporee ho sentito parlare e letto qualcosa. Chi non le sperimenta personalmente ovvio che abbia molti dubbi, ma me ne ha raccontata una un mio personale amico che considero affidabile e debbo dire che il racconto mi ha impressionato. Del resto che vi siano altri livelli energetici mi sembra pacifico, senza dover necessariamente tirare in ballo la solita Eusapia Palladino. Ti ringrazio, Raffaele, e se dovessi incontrare un volpino da qualche parte salutamelo caramente.
Lorenzerrimo
La faccenda del nome viaggia in alto mare.
Io volevo chiamarlo Nathan come lo Zuckerman di Roth, in modo che si unisse l’ebraismo mio alla passione americanistica del consorte – e mia pure- ma il consorte me l’ha cassato. Mi piacerebbe un nome ebraico ma non c’è insomma verso pare. Poco male, tanto se prende er doppio cognome.
Allora stiamo indagando l’area mitopoietica. Ulisse già se chiama il gatto e niente. Ettore è quotatissimo, ma peccato che sia l’originale, che un paio di esempi contemporanei a noi noti abbiano fatto una fine precoce. Insomma forse porta sfiga.
Ci sono altri nomi in ballo ora – in area pittorica, e anche Ariostesca. Non so. La teoria mia, è che un nome importanzoso ti aiuta quando ti senti giù di corda. Ti sostiene in personalità. Cioè se me nasce depresso e si ricorda di chiamarsi – famo conto – Pino, non ho niente contro i Pini! però dico eh poraccio Pino si sente ta-pino.
Comunque – quando avremo deciso ti dirò: abbiamo deciso!
Poi mi dai un indirizzo mail e io ti scrivo e ti dico il nome. Perchè come forse non sai, io sul nome mio, di mister C e congiunti vari – in zona internettesca mantengo il riserbo assoluto.
sincronismo perfetto, noncisiamo.
cari saluti a te
metodo deduttivo scerloccolmesiano, volpino.
a te, saluti cari
« Cognizioni di Sherlock Holmes:
1. Letteratura – zero.
2. Filosofia – zero.
3. Astronomia – zero.
4. Politica – scarse.
5. Botanica – variabili. Conosce a fondo le caratteristiche e le applicazioni della belladonna, dell’oppio, e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticoltura.
6. Geologia – pratiche, ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra. Dopo una passeggiata, mi ha mostrato delle macchie di fango sui suoi calzoni indicando, in base al loro colore e alla loro consistenza, in quale parte di Londra aveva raccolto il fango dell’uno e dell’altra.
7. Chimica – profonde.
8. Anatomia – esatte, ma poco sistematiche.
9. Letteratura criminale – illimitate. A quanto pare, conosce i particolari di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo.
10. Suona bene il violino.
11. È abilissimo nel pugilato e nella scherma.
12. È dotato di buone cognizioni pratiche in fatto di legge inglese. »
(da wikipedia per volpino)
Definizione di alter ego:
Un alter ego (dal latino, “altro io”) è un altro sé, una seconda personalità o persona all’interno di una persona.
Il termine viene comunemente usato nell’analisi letteraria per descrivere personaggi che sono psicologicamente identici. Un concetto correlato è quello di doppelgänger.
(da wikipedia per noncisiamo)
Occhei, basta giocare: scherzavo, io e volpino siamo la stessa persona.
siamo tre in uno: io, raffaele e noncisiamo
Caro volpino, è stato divertente. Comunque per tua curiosità (sei un investigatore lacaniano, l’avevo capito subito), io dialogo fra me e raffaele era autentico. Ti sbagli completamente (e Massimo che ha tutto sotto controllo te lo potrebbe confermare). Ciao
lettura consigliata:
“imposture intellettuali” di alan sokal e jean bricmont, dove si stigmatizzano lacan e le sue teorie.
il divertimento, comunque, è stato anche mio. ciao a te.
Carissimi,
se mi è permesso per l’intrico critico o prettamente intellettuale che ne è nato, per ogni equivocante o compromettevole interpretativo pensiero; suggerisco quella sincera filosofia speculativa che spontanea parla della Ratio, del Sociale e di una diversa giusta Visione del mondo fenomenico: la di Rudolf Steiner. Mentre per chi nel proprio cuore ha tendenze ancestrali di carattere filosofico/religioso spirituale: la scienza dello spirito dello stesso grandioso Maestro. Per non parlare di Giordano Bruno e di tantissimi Pensatori.
Affettuosamente
Raffaele
Grazie Lorenzo per il suggerimento, è vero quello che dici, ma una virtù importante è la sincerità con se stessi che diventa ancora più grande se rivolta acriticamente anche e soprattutto agli altri, spontaneamente e con molta sincerità, anche a volte rischiando di mostrarla in futili superficiali espressioni. Quello che conta nel mio personale pensiero è manifestare fuori quello che il cuore già sa e ha comprovato con quella ricerca interiore che si è basata su quella quatriarticolata sintetica analisi comparata (religione/filosofia/scienza ed arte). Immagina quanta ricerca, quanta energia, quanti sacrifici per quel mio cuore assai ignorante che per un impensabile fatidico destino doveva contemplare se stesso e il creato. Finisco con un mio sgrammaticato personale pensiero: – O Natura, o Sorte, o Fato, quale traguardo mi imponesti, io che misero e assai ignorante, felice vivevo nello specchio della mente e nell’asininea fede. Ed ora, in Diana Divina caccia e Apollinea luce in viva morte morta vita vivo.
– O Natura, o Sorte, o Fato, quale traguardo mi imponesti, io che misero e assai ignorante, felice vivevo nello specchio della mente e nell’asininea fede. Ed ora, in Diana Divina caccia e Apollinea luce in viva morte morta vita vivo.
–
Superbo pensiere, o Raffaele: e che gli Dei Immortali ci guidino nel cammin di nostra vita, trista e travagliata!
Superbo pensiere, o Raffaele: e che gli Dei Immortali ci guidino nel cammin di vita nostra, che invero è trista, travagliata e tosta!
(adesso mi sembra meglio)
@ Lorenzerrimo: di Fabbrico? Siamo quasi vicini di casa, perchè io risiedo a Virgilio a 5 Km. a sud di Mantova. Ho visto che ti diverti anche a scrivere poesie; hai qualche altra passioncella letteraria?
@ Zauberei
l’indirizzo te lo invio già ora.
Per quanto riguarda il nome chiederò a Esther, non solo per il suo buon gusto, ma anche conoscenza.
Mannaggia come mi piace il tuo modo di scrivere. Leggo e cercando di capirti mi viene da sghignazzare. Questo è divertimento puro e senza pagare. Allora t’invio per ora i mie più sentiti ringraziamenti.
Mi piacerebbe perlustrare nella tua testolina, chissà che cosa potrei trovarci di utile anche per me: forse la tua fantasia per i nomi e definizioni.
Il mio, donatomi da te, mi piace assai e leggendolo mi sento già un’altra persona, più importante almeno.
ciao e di nuovo auguri.
Lorenzo lorenzorusso@aon.at
@ Renzo
la prossima volta che andrò a trovare mia sorella, ti avviserò in tempo, di modo che possiamo organizzare un incontro e bere un caffè insieme.
Altre passioni non ne ho, mi manca il tempo che mia moglie richiede per sé.
Saluti
Lorenzo
@ Raffaele
va tutto bene, continua pure così. Sono convinto della tua sincerità, alla quale vorrei togliere solo un po’ dell’ingenuità.
Sostieni l’indirizzo dettato da Rudolf Steiner?
Qui a Vienna esiste una sua scuola. Il rendimento degli alunni non è un gran ché; va bene sono ancora troppo piccoli e il risveglio per la vita d’adulto ha ancora tempo. Povere sono le maestre, che non sanno come sostenere l’indisciplina e la negligenza dei loro alunni.
Ne ho conosciuta una che era alla fine delle sue forze.
Saluti.
Lorenzo
Berlusconi sta governando molto male, secondo me.
@Lorenzerrimo: se mi scrivi, mi fai un piacere. Devo dirti una cosa.
La mia mail:
renzo.montagnoli@gmail.com
Noncisiamo – come se dice a Roma – nun te se po’ nasconne gniente:=)
Lorenzerrimmo, serberòllo! invece se alla signora Estherissima mi ci viene in mente un nome chic, artistico, o anche da imperatore, poi se è ebraico (ma di nascosto) anche meglio te inviemelo qui: zauberilla@gmail.com
Anche perchè con tutto l’amore grande che nutro per mio marito, e la sua deliziosa stirpe, essa stirpe ci ha tutti nomacci tremendi, e bisogna assolutamente evitare che il creaturo mi prenda un nome der nonno o del bisnonno, o di qualche zio. Che li hanno tutti coniati in zona Sorelle Materassi.
Io non sto qui a trinciar giudizi sulle abitudini sessuali di nessuno – perche’ dopotutto non mi interessa sapere con chi va a letto chi legga questo mio intervento su Letteratitudine, essendo la sessualita’ cosa per me privata ed intima. Quindi diro’ solo questo: i diritti dei figli sono cosa che deve oltrepassare i diritti dei genitori o delle donne che li procreano. Questo, insomma e’ fondamentale: che un figlio viva con gioia piena la sua vita e non debba incontrare violenza, estraneita’, disinteresse, trascuratezza, perversioni e malati di mente vari. Poi: c’e’ chi crede che un figlio questi benefici li possa ottenere con due maschi, chi con tre femmine, chi con un maschio e una femmina, eccetera. Allora concludo: chiedamolo a loro, ai protagonisti VERI del mondo, dell’Italia e della vita… ai bambini, chiediamolo, come vorrebbero che noi adulti dessimo loro la gioia che spetta loro. E poi seguiamo quanto risponderanno.
@ Noncisiamo e volpino
Il vostro scambio è stato simpatico. E in fondo non importa “chi” sia “chi”.
Però sto rivalutando moltissimo il mio romanzo “Identità distorte”…:-).
@ Zauberei
Ehi! Potremmo fare un sondaggio per la scelta del nome!:)
–
Buonanotte a tutti.
Gianni Parlato e Roberta,
che l’essere umano possa essere (anche) promiscuo e bisessuale e’ cosa certificata da migliaia di anni di civilta’ romana, lo si sa bene.
Solo che l’uomo ”potrebbe” essere ”tutto”.
Bisogna vedere dunque, fra le sue immense possibilita’, quale di queste faccia del bene all’uomo e quale invece faccia del male all’uomo – ovvero sia ”autolesionistica”.
Io, che cerco il bene mio e dell’umanita’, la penso come ho detto molto sopra (vedere se interessa).
Ma cio’ non toglie che ci siano delle eccezioni, come ha rilevato Roberta – con la quale tuttavia sul punto ”adozione da parte di coppie gay” io discordo senza alcun innalzamento di tono o polemica, ma in tutta familiarita’. Voglio dire: ogni legge generale ha le sue eccezioni, e secondo me si potrebbero dare delle eccezioni di coppie omosessuali con le quali un bambino si potrebbe trovare benissimo a convivere in casa. Sono certo che tali eccezioni ci sono realmente.
Ma le eccezioni non fanno le leggi. La legge, credo infatti, e’ quella della nostra natura: una famiglia e’ costituita da un maschio ed una femmina che fanno un figlio o tutt’al piu’ lo adottano da piccolo (gia’ questo e’ rischioso, comunque, a vedere i possibili traumi dei figli adottivi). E parlo delle leggi della nostra classe animale: i mammiferi vertebrati homo sapiens, non di altri animali.
In conclusione: ora sarebbe meglio, a mio avviso, cercare di trovare dei rimedi fattibili per le coppie eterosessuali sbandate che stanno in giro, ossia trovare un modo per dare stabilita’ e equilibrio alle coppie eterosessuali, piuttosto che allargare ancor piu’ la fisionomia moderna della famiglia, estendendola a tutto l’ ”umanamente possibile”.
Siamo chiari: considero decisamente ributtante una famiglia di eterosessuali in cui i coniugi si tradiscano a vicenda, non abbiano un codice morale da condividere e portare avanti con fedelta’ e stima reciproca, siano legati ad altri uomini o donne e trascurino i figli. Una famiglia consumistica usa e getta e’ orrenda; una famiglia di falsi e di ipocriti e’ allucinante. Non e’ normale, anche se composta da un maschio e una femmina con prole. NON e’ normale restare egoisti pur avendo figli, NON e’ normale pensare prima al lavoro e poi ai figli; NON e’ normale il non entrare nella vita di un figlio mettendosi al posto suo, insomma. Mettiamoci al posto loro, ripeto. Proviamo cosa sia avere intorno a se’ un mondo che non dia sicurezze neanche affettive, primordiali. Noi siamo piccoli e intorno il mondo pensa solo a se stesso e gli piace ”cambiare” fregandosene di noi piccoli. Cambiano i genitori, cambiano le abitudini di anno in anno, di mese in mese, cambiano le persone attorno a noi e noi cosa siamo per loro, per gli adulti? Cosa diamine siamo, se non un fardello, un peso, un qualcosa di second’ordine che ”bisogna avere” solo perche’ da soli si sta male, perche’ piuttosto che soffrire la solitudine gli ”adulti” prenderebbero con se’ un cane o un figlio. Compagnia. Cani da compagnia su due gambe… questo siamo, noi, solo perche’ ”piccoli” ed indifesi?
Grazie, caro Massimo. Gli è che volpino è un osso duro, ho dovuto dare fondo a tutte le mie risorse per convincerlo che non potevo essere altri che me. “Identità distorte” non l’ho ancora letto, ma lo farò presto. Tutto merito di volpino, che quasi mi convinceva di essere un altro.
🙂
Sergio ma perchè non mi includi nella discussione su questo tema? considerando che ne parlavi anche con me e considerando che anche io ti ho fatto delle obiezioni?
E le ribadisco, oltre ad aggiungerne altre.
Il tema è interessante perchè è anche – dal mio specifico punto di vista – uno dei luoghi critici in cui si dimostra l’intricato crocevia che c’è tra cultura e ricerca psicologica, e la mancanza di rispetto da parte dell’opinione pubblica nei confronti della ricerca psicologica, non chè dell’apparato epistemologico che la correda e che oramai comincia a essere davvero consistente.
Cioè si parla di leggi, di convinzioni, di pareri della propria buona fede e lucidità, e non sfiora il dubbio che per decidere queste cose occorre molto studio e conoscenza e ricerche e lavoro sul campo. E si pontifica allegramente, io la penso così! io colì! Secondo me i bambini soffrono così! Secondo me colà!Ho visto il figlio di Nando! Ah l’amico mio Pino!
Ma di aprire un libro, di indagare nel dettaglio, di farsi un minimo di cultura presso chi ci lavora, con la stessa umiltà con cui ve la siete fatta prima di pontificare su Dante Alighieri, non vi passa per il cervello. che esistano studi sull’adozione, studi sull’identità di genere, cliniche che si occupano solo di identità di genere, ricerche sulle questioni neurofiosologiche, ricerche che lavorano sulle priorità psichiche dell’individuo. Proprio Sergio, non ti interessa. Va bene, è lecito ma allora non devi pontificare. Questo secondo me un uomo di cultura del tuo tenore, non dovrebbe permetterselo. Un uomo di cultura o parla con reale cognizione di causa, o si cheta. Oppure si esprime ma ancora una volta, sto periodo mi ripeto, con maggior spreco di congiuntivi e di “forse”.
Ci sono moltisisme questioni in tema, che non tratto per assenza di spazio e perchè sono molto complesse.
Ma sapete esattamente psicodinamicamente quali sarebbero le conseguenze di un’adozione da parte di omosessuali?
Escludendo i vostri sentimenti e proiettandoli addosso a un non voi – se ne siete capaci.
Sapete esattamente quali sono le conseguenze che temete?
forse il problema è che un omosessuale che adotti un bambino lo renda ancora a sua volta omosessuale?
E se è vero come dite che rispettate gli omosessuali. e se è vero che in effetti l’omosessualità non è una patologia (come in effetti non è nel DSM IV dal 1984) quale sarebbe il problema se andasse in questo modo?
E la cosa buffa è che non va in questo modo, non sistematicamente, come studi longitudinali in Canada e Stati Uniti vanno dimostrando.
Insomma, capisco che il dibattito è legittimo, ma su questi temi io trovo che L’Italia è ancora una volta seria e e strafalciona. Per gli psicoterapeuti è una grande frustrazione. Ma per i cittadini e per tutti quelli che dalla psicologia potrebbero trarre beneficio è una iattura.
“ancora una volta poco seria e strafalciona.”
Refuso
Berlusconi sta governando molto bene, secondo me.
@ Simona lo Jacono
grazie Simona carissima, le tue espressioni, le tue parole sono un incanto, anche nel riportare un travaglio, una maledizione divina e terrena.
Il tutto è mescolato, intrecciato, da non distinguere il divino dall’umano, il voluto dal temuto.
Un destino crudele sembra aver oscurato tutto ciò che anela alla vita, all’alito di un desiderio, non appagabile se non con il sopruso preso per diritto dal più forte, quando dappertutto domina l’ignoranza e la rinuncia della desolazione.
In questo mondo, da te così sensibilmente descritto, non esiste speranza alcuna, agendo tutti come indemoniati dai desideri umani che, essendo troppo spesso mal intesi e corrisposti, vengono trasportati verso la dimensione divina, moltiplicandone così gli effetti malefici col diminuire della speranza di poterli risolvere in terra.
È un mondo oscuro, senza anima, dalla quale lo spirito della salvezza se n’è andato via e rifiuta di ritornare.
No, questo non è il suo mondo, preferisce così vagabondare attraverso altri posti e aspettare che la provvidenza intervenga da sé e riporti la pace e serenità.
La parola rimane senza suono e significato, come se non fosse più parola, morta nelle menti ignoranti, non più uscente dalle bocche chiuse dal timore incombente e aspettanti un rimedio dal nulla, senza un domani, senza valere per il suo contenuto e non per quello imposto da qualcuno agli altri.
Un mondo fuori da ogni ordine e regole sane, dove gli istinti agiscono senza il controllo della ragione e senza senso benefico, ma solo per quello che sono da sempre: consumazione carnale e distruzione spirituale.
Mi chiedo, come tu possa portare in te, giorno per giorno, tutti i contrasti malefici dell’uomo che hai trasmesso nei tuoi personaggi, quando sono così forti e distruggenti al solo pensarci.
Il sentimento della pietà per queste anime deboli e incapaci a costruirsi una vita migliore ne esce forte e dovuto: Dio, perdona loro, non sono ancora cresciuti e si affannano tanto a diventarlo.
La tua sensibilità straordinaria invade il mio animo e anche m’irrita per la chiarezza delle tue parole scelte, per la veridicità dei fatti che mettono alla luce un mondo incapace di orientarsi e organizzarsi per il suo meglio.
In fondo, tutte le persone trattate sono vittime dell’ignoranza generale regnante che crea il disquilibrio psichico e sociale; le une, perché rimangono soppresse da un ordine imposto da altri per niente migliori, e le altre, perché approfittano delle debolezze delle prime per i propri scopi e se ne vantano anche di farlo.
Solo il tempo potrà guarire le ferite lasciate da questo mondo retrogrado, anche se di esso ce ne vorrà tanto, tantissimo, forse fino a quando lo stesso male sarà esausto di agire sempre e solamente e implorerà il bene di sostituirlo, onde respirare un po’ di ossigeno rigeneratore e non rimanere soffocato dalla sua stessa natura.
Il bene, a sua volta, sarà lieto di sostituirlo ed emergerà offrendo l’illusione di migliorare qualcosa.
Lo farà fino al punto nel quale, anche lui esausto dei troppi sforzi impiegati senza esito buono, sconfitto dalla malvagità perdurante dell’uomo per mancanza d’amore, supplicherà il suo fratello gemello “il male” di concedergli il meritato riposo.
La vita riprenderà il solito corso di sempre e poco o nulla muterà, se non quando l’uomo stesso avrà capito che sta a lui di interrompere definitivamente il corso del suo destino e finirà di ritrovarsi nel doppiaggio impostogli da una volontà retrograda e distruttrice.
Leggendo, le tue parole sembrano diventare mie, come sentite un tempo lontanissimo, ereditate nel corso dei secoli ed ora riportate nel mio conscio.
Mi chiedo ora, se non sia che noi viviamo più volte questa vita e che il tutto si accumuli in noi per poi uscire e insegnarci il rimedio che il tempo allora non permetteva.
I costumi, i pensieri, i sentimenti, tutti tenuti rinchiusi in noi per paura che causino un danno non più rimediabile una volta che abbiamo dato loro la libertà d’uscire, mi sembrano conosciuti e già vissuti.
Un nuovo compito m’induce ora ad agire seguendo la loro imposizione, di modo che, oltre a me stesso, anche gli altri ne traggano un utile e vantaggio nel risolvere i problemi del giorno.
Non temiamo le parole, non lasciamole mute, anzi cerchiamole ogni giorno, affinché ci indichino cosa pensare e come agire.
Esse sono lo spirito che parla alla nostra mente attraverso l’anima, nella quale si annidano quando trovano calore e sincerità.
Chi le teme non è in pace con sé, ha qualcosa di grave da nascondere dietro i simboli della vanità, concessagli senza merito alcuno o presa con il diritto della forza.
Solo quando parola e coscienza combaciano perfettamente, parlano la stessa lingua e danno al tutto un senso buono e utile.
Ti ringrazio tanto; non smetterò di pensare e riflettere su tutto ciò che hai riportato con grande chiarezza e profondità emotiva nel tuo primo e grande libro.
Lorenzo
Simona:
Ho bussato alla tua porta
Mi hai lasciato entrare
Ben arrivato, mi dicesti
Come se ci conoscessimo da sempre
Hai detto qualcosa
Ed io ho compreso tutto
Come se ogni tua parola
Fosse anche mia
Insieme le comunichiamo ora
Agli altri che ancora non
Le possono comprendere
Parlando loro un idioma senza voce
Muto, come muti sono
I loro animi perché
Privi del calore
Dell’amore, sincerità e rispetto.
Lorenzo
Berlusconi sta governando così e così, secondo me.
Vi invito tutti a visitare questo sito (con il permesso del padrone di casa, beninteso).
http://www.paolacalvetti.it –è il più bel sito della storia mondiale dei siti di un libro e di un autore.
La sessualità non fa la vera differenza tra le persone!
E gli psicologi ci spiegano invece solo il comportamento degli individui eterosessuali dalla placenta in poi come interagiscono con il mondo esterno; e successivamente come si relazionano fra di loro gli umani ed eventuali patologie psicologiche: lasciando in questo caso libero il campo agli psichiatri,meglio se medici, e riguardo gli omosessuali andrebbe bene anche l’intervento di un endocrinologo, forse.
Ma il risultato non cambia gli eterosessuali sono molto di più – diciamo un 90%? – allora passiamo ai diritti civili per regolare la convivenza tra i cittadini di pari dignità sia gli etero, sia gli omo.Allora, consideriamo la procreazione non possibile tra omo e passiamo all’alternativa dell’adozione dei bambini sia per gli etero che non possono averne o hanno i requisiti per adottarne nonostante i propri figli nati dal matrimonio o dalla convivenza e in questo caso non possiamo non considerare l’istanza legittima di adozione anche da parte degli omo, senza escludere però l’istanza di single etero che possono garantire un habitat sano,amorevole, etico ai bambini:
per quanto sopra se non è contemplato oggi attraverso le leggi vigenti,di sicuro il legislatore è già in corso d’opera da qualche anno.
Altrimenti gli omo/lesbo Italiani che se lo possono permettere vanno a Londra,in Belgio,l’America è lontana, Madrid è meglio perché oltre al matrimonio civile, accoglie pure l’istanza di adozione presentata da una coppia mista 1 Spagnolo+1Straniero; altrimenti bisogna prendere la residenza e dopo un tot di anni…………..
segue%
Bene, vengo al dunque!
L’emotività affettiva e la sessualità che si accompagna è certo cosa complessa che riguarda gli umani, ma non è compito degli psicologi spiegarci tutto e soprattutto stabilire che sono le solite carenze affettive a renderci diversi dagli altri,non entro nel merito delle motivazioni per brevità, e che gli omo non sono malati rispetto agli etero e nemmeno una mamma troppo autoritaria vs il figlio maschio.
Perché ancora una volta la sessualità non fa la differenza tra le persone: ma gli omo – Sì! – sentendosi discriminati dagli etero.
Certo, questo è il mio pensiero;e ho anche
una precisa visione di quello che sarà il futuro delle coppie:
1- etero 2 – omo/lesbo –3 di amici – 4 di fratelli
5 – separati in casa – 6 – la coppia che sceglie la castità liberamente ecc
nella logica della solidarietà di convivere assieme per non affrontare da soli la vita e sopportare i costi economici sempre più elevati. Altro che sessualità vantata: il futuro riguarderà solo etero in grado
di riprodurre e garantire la costituzione di una famiglia e di altre coppie in grado di adottare i figli abbandonati o non riconosciuti da i genitori o orfani di guerra. In buona sostanza ci sono troppi single etero, anche ex-padri/mariti/conviventi/,single omo-lesbo, che non sono riusciti a vincere il loro egoismo,per
una mancanza di un vero sentimento d’amore
e senso di responsabilità anche nei propri confronti e continuano a pensare che il loro apparato genitale faccia la differenza: questa è la vera differenza oramai tra le persone,forse.
Luca Gallina
@ Massimo
mi dispiace, troppo tardi. Avresti dovuto avvertirmi sulla camera accanto.
Forse li puoi togliere tu. lorenzo
Caro Gallina, io sono per il poliamor, ognuno si accoppi con chi vuole (purché maggiorenne e consensiente, naturalmente) ma non rompa le scatole al prossimo coi suoi gusti sessuali, ché ne abbiamo le tasche piene di omo etero trans pranz post etc — se a me piace il vino non mi definisco vino, non arrivo e dico: buongiorno a tutti sono un vino: così se uno è omo, fatti suoi, la questione è IRRILEVANTE, per me.
Poi, che le coppie omo etero etc, debbano essere uguali davanti alla legge civile, mi pare pacifico, tranne che per le adozioni: un bambino ha bisogno di un padre e una madre, uno femmina l’altro maschio. E chiamiamo le cose con i loro nomi: la famiglia è padre madre figlio. Tutto il resto è altro: che sia pure uguale davanti alla legge, ma non si chiami famiglia. La distinzione è fondamentale, sennò da domani possiamo definire tranquillamente cane un gatto e viceversa
@Noncisiamo
Mi sembra di capire che tu sei d’accordo su: La sessualità non fa la vera differenza tra le persone!
inoltre, lo voglio ribadire:
………….una precisa visione di quello che sarà il futuro delle coppie:
1- etero 2 – omo/lesbo –3 di amici – 4 di fratelli
5 – separati in casa – 6 – la coppia che sceglie la castità liberamente ecc
nella logica della solidarietà di convivere assieme per non affrontare da soli la vita e sopportare i costi economici sempre più elevati.
Altro che sessualità vantata: il futuro riguarderà solo etero in grado
di riprodurre e garantire la costituzione di una famiglia e di altre coppie in grado di adottare i figli abbandonati o non riconosciuti da i genitori o orfani di guerra.
Luca Gallina
Noncisiamo
e in base a quali conoscenze stabilisci che un bambino ha bisogno di un padre e una madre? E queste conoscenze – qualora ci siano – quanti anni hanno? Hanno superato il vaglio della relativizzazione storica?
–
Luca Gallina e tutti
Perchè nella ricerca psicoanalitica e psicodinamica in genere – oggi cioè dagli anni ottanta a oggi questo si sta facendo: si ragiona sulla transculturalità dei costrutti e sulla loro interdipendenza dai contesti storici. Per altro alcuni costrutti reggono brillantemente e anzi la ricerca sperimentale li conferma, ma sono le teorizzazioni sul genere quelle che invece vacillano potentemente.
E Luca Gallina, tali costrutti non riguardano esclusivamente la storia delle carenze affettive, che è perdonami un altro clichet vigente in merito alla psicologia. Non che le famose carenze non contino. Ma ci sono ben altre cose. Per esempio c’è il costrutto dello stile di attaccamento – che nasce in un contesto psicoanalitico – che è stato indagato dal Ruanda al Giappone, e che non riguarda le carenze ma la strutturazione dello stile relazionale tra bambino molto piccolo e genitore. O anche il bellissimo concetto di funzione riflessiva – un concetto veramente molto bello – che riguarda la capacità di mentalizzare gli stati emotivi dell’altro, anche questo nato in contesto freudiano – cognitivista (è strano ma esistono) ma vagliato sul piano sperimentale. Erano degli esempi.
–
C’è una cosa che mi fa riflettere riguardo la teoria dell’adiozione in genere e non solo per quello che riguarda questo tema specifico.
Di partenza l’adozione ha dei criteri peculiari – cioè i genitori adottivi devono avere una carta psicologica in più – secondo gli addetti nel settore – perchè il bambino arriva all’adozione già traumatizzato in maniera violenta da un primo grande abbandono. In Italia, la ferita si cancrenizza con i meccanismi adottivi, il funzionamento dello stato sociale, e i bambini che arrivano nelle famiglie hanno diverse difficoltà. Dunque si pretende che i genitori che adottano siano in un certo senso migliori di altri. Se le coppie omosessuali per il momento non sono incluse, non è comunque per una riflessione attenta in tema, ma perchè proprio il contesto culturale non la considera possibile. Di fatto però le cose supernecessarie sono ben altre.
Eppure, spesso mi interrogo su questa pretesa di perfezione a cui vanno in contro i genitori adottivi, che già poretti si devono fare il mazzo per superare il fatto che non sono genitori naturali. Questa perfezione richiesta, mi sembra una specie di simbolo del mondo che vorremmo, il luogo pretestuale dove sfogare delle esigenze di perfezione che nella quotidianità trascuriamo serenamente. I bambini nascono nei modi e nei contesti più disparato e uh! So sempre un dono de Dio! Ma sti poveri doni di Dio sono lasciati costantemente a loro destino. Questo è il paese dove più ti rompono i coglioni per avere un figlio in adozione, ma che se invece lo fai e lo picchi non se ne accorge nessuno.
La rete di sostegno e di assistenza sociale è risibile. Il controllo sulle condizioni di vita e sulle condizioni psicologiche delle famiglie è nullo. le famiglie vere, sono spessissimo disastrose, o comunque estremamente varie. Voi dite le lesbiche che adottano un bambino ma come sono due donne! Uh e ce n’è pochi di figli in Italia cresciuti con sole donne!
E però dei figli naturali si decide che essi si faranno le ossa e la psicologia viene relativizzata.
Invece l’adozione è la terra di conquista dei nostri desideri di redenzione.
Carissimo Lorenzo,
Sarebbe troppo semplicistico parlare se non prima s’indaga sulla biografia di qualsiasi personaggio. Certo questo mondo è fatto anche dagli increduli, dagli ingenui su cui spesso molti lupi si poggiano per innalzare il loro ricercato dire oltre il comune, oltre l’ordinario, oltre il volgo. Ma, anche questi lupi hanno un cuore con cui vorrei parlare.
In una realtà compensativa dove non ci sarebbero i Furbi se non ci fossero gli stupidi per analogia non ci può essere vero pensiero manifesto se prima non ha contemplato quella apparente illusione esteriore dentro se stesso. A dirla dal grandioso Aristotele nulla è nell’intelletto che non sia prima nei sensi.
Con un semplice sorriso, nulla togliendo al buon Sergio Sozi e alla meravigliosa compagnia , se mi è concesso vorrei chiarire alcune cosette. Vorrei ricordare perché è facile scordare che l’essere spirituale è androgino nella sua vera essenza nella sua vera natura. Per fini esperenziali, conoscitivi per tanti gradini evolutivi, in tanti sentieri di vita ogni essere sperimenta le forze duali del creato, forze complementari e necessarie l’eterno maschile e l’eterno femminile. Disse un giorno Gesù quando due sarete uno le porte del padre mio vi saranno ri-aperte.
Saluti
Raffaele
Che io sappia per fare un figlio ci vogliono ancora un uomo e una donna: quando il “processo produttivo” si relativizzerà, allora si relativizzerà la sovrastruttura ideologica: si vede che non hai studiati marx, cara Zauberei!!! 🙂
Che io sappia per fare un figlio ci vogliono ancora un uomo e una donna: quando il “processo produttivo” si relativizzerà, allora si relativizzerà la sovrastruttura ideologica: si vede che non hai studiato Marx, cara Zauberei!!!
🙂
Noncisiamo carissimo – Marx l’ho studiato eccome essendo che prima della laurea in psicologia me la sono presa in filosofia, e per giunta lavorando su Adorno. tuttavia mi duole ricordarti l’esempio di una mia amica lesbica canadese che ha procreato con il suo utero medesimo usando la banca del seme. Forse Marx non è mai morto e potresti avere ragione – ma sarebbe perchè le forme storiche della famiglia lo vanno confermando.
In ogni caso, si potrebbe anche studiarlo e decidere di non considerarlo unica struttura interpretativa fondamentale. Tutto sommato potrebbe non riuscire troppo difficile – qualcuno ha pensato qualcosa dopo di lui.
Ciao, Zau,
scusami ora ho da fare in casa. Certo che parlavo anche con te. Scusami.
Sergio
@ A tutti gli interessati
In ogni tempo l’educazione ha sempre creato difficoltà di realizzazione.
Sarà per il susseguirsi delle cause ed effetti, che ogni sistema imposto non ha mai raggiunto i risultati desiderati e proposti.
Alla base del problema sta sempre l’inadattabilità dell’uomo a sottoporsi volontariamente a regole, anche a quelle necessarie ed equilibrate, così che esse non raggiungono mai gli scopi perseguiti, anche quelli necessari.
Nella natura tutto sta e vive della mutazione continua, come si fa a pretendere che l’essere umano si distanzi da questa necessità esistenziale.
Possiamo essere soddisfatti, se riusciamo a stabilire un po’ di ordine, senza grandi pretese e costrizioni.
Non esiste un principio valido e riconosciuto sul quale si possa formare un sistema educativo efficace e nello stesso tempo equo.
Qualcosa che piace a uno non lo sarà all’altro e viceversa.
Detto tutto ciò, un sistema educativo dovrebbe fondarsi sulla ragione e sulla necessità della convivenza pacifica.
Lasciamo quindi i dogmi e le costrizioni a parte, esse sono solitamente imposte da chi vuole esercitare autorità e potere o da chi teme il confronto del diverso con le sue identificazioni.
In questo clima di maggior equilibrio, potrebbero anche i piccoli crescere e svilupparsi bene potendosi riferire all’agire degli adulti nella società diventati più sereni, senza soffrire nevrosi e psicosi d’ogni tipo e origine per mancanza di esempi validi.
La pluralità dei gusti sarebbe garantita e riconosciuta, quando essi fossero vissuti nella serietà degli intenti e nella necessità sentita e seguita a cooperare al risultato finale, quello di creare armonia e serenità.
La natura stessa reagisce da sola nei momenti di grande squilibrio, lo farebbe sempre anche con l’umanità quando essa curasse il rapporto con lei.
La serietà dovrebbe essere il principio di convivenza fondamentale, l’unico che una volta assunto permette di vivere la propria vita anche al confronto con gli altri del tutto differenti.
Il futuro ci presenterà una società tecnicizzata a tal punto, che anche i figli saranno creati da macchine e nel numero limitato per far fronte alla sovrappopolazione che avrà raggiunto già un numero non sostenibile e, io temo, all’incapacità dell’uomo a procreare.
Il sistema sociale attuale, fondato sulla famiglia con i figli bisognosi della mamma e del papa, non reggerà più davanti alle esigenze nuove e irrinunciabili offerte dalla scienza in ogni campo e attività.
L’essere umano istruito tenderà a essere padrone della sua vita e vorrà esserlo il più presto possibile; non si lascerà più dipendere da una mamma e un padre, diventati litigiosi e disuniti, lontani e disinteressati.
Un futuro macabro per chi gode oggi la quiete e la felicità nella famiglia, ma essa in verità non ha mai soddisfatto le esigenze dell’uomo, tanto da spingerlo a cercare altrove e con chiunque una nuova concordanza. Questo si riscontra proprio oggi e sempre più spesso.
Saluti.
Lorenzo
Per Massimo.
Vorrei segnalarti,se può interessarti, l’URL del mio sito, che è un sito culturale,non commerciale.Ospita diverse rubriche, tra cui una di “Commenti e critiche” relativa all’attualità.
Se hai tempo, (???!!)passaci.
http://www.unarosadoro.com
A presto.Kate.
Che bella sorpresa: Massimo, sapevi che il “letteratitudine” è linkato sul sito http://www.paolacalvetti.it al blog sogni&bisogni? A me sembra il più bel sito (per un libro) dell’orbe universo!!!
🙂
@ Noncisiamo
Caro Rex, come ti avevo già anticipato inviterò Paola a presentare il libro qui.
Per quanto riguarda il nick name, però, ti devi decidere: o usi Rex o usi Noncisiamo. Nella sezione “netiquette” del sito (in alto a destra) c’è scritto: “E’ ammesso l’uso di pseudonimi. Il commentatore che sceglie uno pseudonimo è invitato a usare sempre lo stesso nick name.”
Ti prego di attenerti.
Un’altra cortesia. Potresti lasciare il tuo indirizzo mail nell’apposito spazio? Non sarà pubblicato… però in caso di necessità avrò la possibilità di contattarti. Anche per una questione di reciprocità. Tu di me conosci il nome, il viso, la camicia celeste e anche la posta elettronica.
Lasciami almeno la tua mail.
Interverrò più tardi nel post dedicato alla poesia… dove il dibattito continuerà nei prossimi giorni (anche se sto preparando un nuovo post).
A dopo!:-)
Dimenticavo di ringraziare Kate per il link.
Grazie Kate… a dopo!
Non ci può essere vero pensiero manifesto se prima non ha contemplato quella apparente illusione esteriore dentro se stesso.
–
Proprio così, ma è anche vero il contrario: L’apparente pensiero manifesto contempla l’illusione esteriore dentro se stesso, a volte (a me è capitato giusto una settimana fa, dal barbiere).
Caro Massimo, effettivamente avrei dovuto leggere meglio le condizioni. Pensavo che cambiando nick senza utilizzarlo contemporaneamente al precedente non si violasse la regola.
“E’ ammesso l’uso di pseudonimi. Il commentatore che sceglie uno pseudonimo è invitato a usare sempre lo stesso nick name”: cioè non avevo capito che questa regola vieta il cambio di pseudonimo: pensavo se ne potesse scegliere uno e poi eventualmente cambiarlo pur di usarne sempre uno per volta. In effetti però rileggendo attentamente hai perfettamente ragione.
Quanto alla mail non l’ho mai messa perché mi sembrava non fosse obbligatorio, ma anche qui hai perfettamente ragione, probabilmente non ho capito io. Perciò non mi rimane che scusarmi con te per averti arrecato disturbo e aver violato (per distrazione) il regolamento.
Ti prego di scusarmi per l’ultima giustificazione che vorrei presentare a mia discolpa. Avevo lasciato il blog per un malinteso, poi sono tornato con un nuovo nick che mi senbrava simpatico, e mi ero sentito incoraggiato continuare dopo che tu avevi simpaticamente affermato appena qualche post addietro: “Il vostro scambio è stato simpatico. E in fondo non importa “chi” sia “chi”.
Ecco perché ho continuato, però effettivamente il regolamento avrei dovuto leggerlo con più attenzione. Mi scuso ancora con te e con tutti i tuoi ospiti per quest’altro malinteso, evidentemente vista l’età avanzata comincio a essere “cotto”, vogliate perdonarmi.
@ proposito di…
carissimo Sergio( il carissimo è sincero, NON ironico), penso che l’affetto, l’amore e tutto ciò che ne discerne, compresa la famiglia, non abbia dei precisi “canoni” peggio “leggi” da seguire in modo…”catatonico”? Tutto, viene dal SENTIRE.
Poi, ad ognuno la sua.
–
Mi accodo all’invito di Zaub. : prendere più in considerazione la Psicologia(certo, capisco, è difficile in un Paese fortemente di “alibi cattolico”). E -con tanta umiltà- se posso, mi permetto un consiglio : ” La Ferita dei non Amati”( di Peter Schellenbaum, psicoterapeuta e scrittore tedesco). E’ breve, si legge come un romanzo, un saggio scritto con molta semplicità e “bevibile” per tutti(sono perfino riuscito a leggerlo io!…).
A proposito, è considerato un “mast” dai suoi colleghi di mezzo mondo.
@Zauberei…
E’ vero, a volte leggo male…O, forse, come hadetto il Maugeri, mi piace provocare (con la delicatezza del kamikaze, aggiungo io). Chi si offende me ne dispiace(ma chi, ormai mi conosce, sa prenderla per quello che è).
Però, riconoscimelo, si scaldano gli animi e le discussioni vanno oltre i ‘eli predisposti’ della razionalità.
( e mica è facile, riuscirci…).
Un caro saluto
@ corrreggo…- “eli predisposti’ della razionalità.”- ” ‘veli predisposti’…
@ Maugeri…
Ormai sei INSCINDIBILE dalla famosa camicia celeste. Ti riconosceremmo per quella, come la tua seconda faccia.
Un caro saluto
Grazie Carissimo Massimo,
hai accordato tanto spazio anche a questo mio ignorante cuore nel frapporlo nel confronto a quello di tanti apprendisti e maturi stregoni, splenditi eruditi scrittori, poeti, oratori, pensatori che assai facilmente giocano con le parole per darsi un senso a questa vita come per dire CI SONO ANCHIO, cosa che dico anch’io in questo mio cammino di vita. Sai ho scordato tante cose di quel mio glorioso passato, non ho portato quasi niente ma solo una parte assai frammentata del mio cuore. Ma è bastato solo questo per sondare la realtà che ci circonda RI-scoprendo che è ben più grande di quello che le apparenze c’induce e ci conduce a pensare.
Ci sono tante meraviglie nell’universo ancora da ri-scoprire, ma c’è tanto male che attanaglia, imprigiona, opprime la libertà di tanta gente. In questo nostro mondo, la storia ci parla di una continua spettrale incessante ingiusta legge del più forte. Capisco che è giusto è necessario dare spazio al pensiero razionale, eclettico, idealista, speculativo e anche molto materialista perché è questa la natura umana, ma con tanti infiniti ma, dico perchè non orientare il PENSIERO POSITIVO che è Ratio che è realtà manifesta ANCHE verso tanti tangibili problemi che ci opprimono e trovare quella sinergica via comune che conduce alla soluzione attraverso le verità assai celate ma sempre dette in ogni tempo da grandiosi pensatori? E’ come un’appello che rivolgo al cuore di tanti.
Grazie
Raffaele
Ih Gianni innanzitutto apprezzo il fatto che almeno provochi chiamandoti sempre Gianni anzichè na vorta Ginno e na vorta Gianno. Il che in un blog serio, è un po’ boh insomma. Pessimo ecco.
Credo che però nel caso di sopra avevi proprio capito male.
A me comunque non ti riferivi epperciò sto serena:) In genere confesso però di non amare i provocatori. Ora parlo icosì e non riferendomi proprio a te, ma al tipo in genere: che è intelligente ma tutto sommato gliene frega di poco, e gioca con l’esplosione dei cuori altrui in merito a delle questioni importanti, dimostrando così che in verità gliene frega poco delle questioni importanti – anzi egli ha una fottuta paura dell’importanza – e provocando si diverte a osservare le passioni scatenarsi, dei giocatori pesanti. Il clima si accende, nessuno capisce più un cazzo, l’ego del provocatore è tristemente soddisfatto e la questione importante sta come prima.
@ Zauberei
come concordo, mi sono omesso di scriverlo, perché conosco Gianni e pur scocciato volevo sorvolare.
Lui si diverte a nostro scapito, ma s’inganna, pensiamo noi.
Non siamo piccoli, siamo grandi a lasciarlo sparlare, quando non ha altro da commentare e noi da leggere.
Lorenzo
@ Gianni Parlato
Secondo me segnalare il buon libro di uno psico-terapeuta tedesco, spinto dall’invito della Zauberei, potrebbe essere un modo per farsi perdonare quando si fraintende volutamente il pensiero altrui per far proseguire la discussione.
Io preferisco parlare di letteratura: Mi asterrò, quindi, dallo scrivere ancora qui su questo argomento. Ma intanto ho preso nota del titolo “La ferita dei non Amati”; e poi considero come “scuse” quel “chi si offende me ne dispiace” scritto qui sopra.
Bref: per me é tutto passato.
PS: ma Massimo ha ragione.
@ Lorenzerrimo
Caro Lorenzo, mi sa che vado a comprare un bel piatto piano da dipingere…
Salutissimi
Robertina:)
Lorenzerrimo – siamo d’accordo! Però il Gianni per me è meglio comunque del Rex/Noncisiamo, e poi ha consigliato un libro fico!
Magari ce pensa:)
@ Zauberei
concordo pienamente. Con Gianni ci si può anche divertire e a me i napolitani sono simpatici. Fammi sapere qualcosa sul libro.
Lorenzo
@Roberta
bello largo e piatto, di modo che dia un chiaro significato. In più una casetta per quando fa cattivo tempo. Mica possiamo rimanere fuori noi.
Lorenzo
Sì, sì..casette ne faccio molte.. Tutte colorate. Non so quanto possano essere confortevoli per il maltempo… magari sono come le casette di uno dei tre porcellini..Da noi non fa tanto freddo, qui nell’isola antica e vulcanica..
Gianni Parlato,
caro mio… ti cito e ti rispondo laconicamente. Citazione: ”carissimo Sergio( il carissimo è sincero, NON ironico), penso che l’affetto, l’amore e tutto ciò che ne discerne, compresa la famiglia, non abbia dei precisi “canoni” peggio “leggi” da seguire in modo…”catatonico”? Tutto, viene dal SENTIRE. Poi, ad ognuno la sua.”.
–
Risposta:
No, ogni cosa ha la sua regola, il suo canone superiore, non autocratico o autoprodotto ma in parte autocratico ed autoprodotto ed in parte comunitario e dunque figlio della storia comune di un Popolo; poi divergere dai canoni e’ cosa ovvia, naturale e dovuta, ma l’importante e’ avere dei canoni sociali e nazionali comuni in linea col vissuto storico. I popoli che si rinnovano troppo in fretta fanno pena agli altri e sono miseri moralmente. Cosi’ e’ per me.
Mio carissimo Lorenzo, grazie.
Ti sono debitrice di queste parole così piene.
Dei tuoi versi. Del tempo che hai speso per me.
La violenza contro l’innocenza è da sempre il banco di prova di ogni giudice.
Come l’ingiustizia.
E credo che non debba mai smettere di interrogarci.
Di provocarci una reazione.
Forse, un libro.
Mio carissimo Lorenzerrimo, ti rinvio ai giorni in cui parleremo del mio romanzo.
Ma sappi che hai reso questa notte bella.
Barbaliante di emozioni. Di lapilli vorticosi e aerei.
Come le “parole belle”.
Un abbraccio stretto
Simo
@ Noncisiamo
Rex, in effetti non mi sono accorto subito che eri tu… anche perché hai un indirizzo IP dinamico. E quando ho scritto quella frase al fantomatico “critico letterario arcinoto” non sapevo che fossi tu.
Poi, man mano che continuavi a commentare ho trovato la corrispondenza.
Poco male, l’importante è che sappiamo che noncisiamo=rex… così evitiamo confusione inutile.
(E ti sarei grato se potessi lasciare l’indirizzo email nello spazio apposito).
@ Gianni
Caro Gianni, come sai preferisco il sereno confronto alle provocazioni.
Se serve – ma solo se serve – il sereno confronto può anche sfociare in polemica (ma solo se “polemos” è utile… e costruttivo). Altrimenti è meglio che dorma, ché fa più danno che altro.
Dunque ti sarei grato se potessi puntare di più al sereno confronto (che sai fare bene) e un po’ meno alle provocazioni kamikaze.
Thanks, Gian.
DUECENTO ANNI FA NASCEVA EDGAR ALLA POE
Mi piace ricordarlo qui… (commento di seguito)
da “Il Mattino” del
17/01/2009
di Stefano Manferlotti
===
La sera del 6 ottobre 1849 a Baltimora faceva freddo. Dalle acque del fiume Patapsco non saliva nulla, né rumori né stridio di gabbiani. Edgar Allan Poe si fece portare i bagagli all’imbarcadero, da dove aveva stabilito di partire per Filadelfia, poi entrò in una taverna a bere qualcosa. Ma non fu, come aveva forse sperato, una sosta breve. L’indomani lo trovarono morente sul selciato, in preda al delirium tremens, il male delle anime frante e dei poeti maledetti. «Quale malattia è peggiore dell’alcol?» aveva scritto in uno dei suoi racconti più belli, Il gatto nero. La sera del giorno dopo (era domenica) lo scrittore che con la forza donatagli dall’arte della parola aveva scalato vette altissime e disceso abissi quali si rinvengono solo negli inferni del cuore, moriva. Era nato il 19 gennaio del 1809 a Boston. Due giorni dopo, la New York Tribune ospitava un articolo del molto reverendo e poco cristiano Padre Rufus Griswold, il quale un tempo gli era stato amico, che annunciava: «Edgar Poe è morto. Questa notizia sorprenderà molti, ma pochi ne rimarranno addolorati». Parole di rara rozzezza e di ingeneroso livore. Non se le scorderà Baudelaire che nel 1856 le riprenderà nel suo ineguagliato saggio su Poe, chiosandole da par suo: «Non esiste dunque in America una legge che impedisce ai cani di entrare nei cimiteri?»; e più avanti: «È raro che una tomba illustre e appena tumulata non divenga il luogo d’appuntamento degli sciacalli». Due figure animali, come si vede, a sottrarre umanità ai denigratori del suo sodale (che, lo ricordiamo, aveva egli stesso tradotto con mano felice, così come con finezza lo tradurrà e riscriverà Mallarmé) per restituirla al legittimo proprietario, a uno che gli somigliava, anche lui esiliato sulla terra, un altro albatro impedito nel suo cammino dalle proprie ali di gigante. Ci sembra quasi un sacrilegio intrometterci in questo dialogo fra geni, che Dio o la natura o l’uno e l’altra hanno dotato di sensori di cui noi dobbiamo andar privi, ma ha tutta l’energia dell’evidenza il modo in cui nel suo saggio Baudelaire definisce le qualità che rendono inimitabile l’arte di Edgar Allan Poe: «Nessuno ha descritto con maggior fascino le eccezioni della vita umana e della natura; i fine stagione carichi di sfibranti splendori; le calure, umide e brumose, quando il vento del sud distende i nervi come fossero corde di uno strumento musicale; o gli occhi che si riempiono di lacrime che non vengono dal cuore; l’allucinazione che lascia un margine di dubbio e che poi si rafforza e si razionalizza come un libro stampato; l’assurdo che penetra nell’intelligenza e la governa con logica spaventosa; l’isteria che sostituisce la volontà, la lotta tra nervi e mente, e l’armonia dell’uomo distrutta a tal punto che egli esprime il dolore col riso». Davvero non si potrebbe dire meglio. Baudelaire non cita alcun passo, né fornisce titoli, limitandosi ad aggiungere che anche i personaggi di Poe, come quelli di Delacroix, si stagliano contro «uno sfondo violaceo e verdastro, nel quale si rivela la fosforescenza della putredine e il presagio della tempesta». Ma chiunque abbia letto i suoi racconti (e sono tanti, essendo Poe divenuto, in Europa prima che in America, un autore di culto; meno frequentata è, eccezion fatta per Il corvo, la poesia) non dubita che è soprattutto ad essi che il grande francese si sta riferendo. La critica ha voluto separare i racconti in cui è il raziocinio a ripristinare l’ordine compromesso dal male (da I delitti della via Morgue, per intenderci, a Il mistero di Maria Roget allo splendido Lo scarabeo d’oro, scritti fra il 1841 e il 1843, vera fonte sorgiva del romanzo poliziesco, così come Auguste Dupin, che vi campeggia, è il padre nobile di tutti i futuri investigatori) da quelli in cui a prevalere sono contenuti ed accenti surreali, grotteschi, fantastici, o perturbanti nel senso più scopertamente freudiano del termine: ed ecco la schiera delle donne diafane ed effimere come la bruma (Berenice, Morella, Ligeia, Eleonora), le vite che si consumano e ardono insieme alle cose (Il crollo della casa Usher), gli uomini asserviti alla follia e alla distruzione (Il cuore rivelatore, William Wilson) o preda degli incubi della storia (Il pozzo e il pendolo). Distinzione forse utile, ma è chiaro che nascono tutti dalla stessa poetica ed obbediscono ad analoghi scopi. A quanto diceva Baudelaire si può se mai aggiungere che Poe contrae in queste prose debiti palmari con la letteratura gotica e con i modi allucinati di un Hoffmann, ma ne piega il dettato, rendendolo più denso e suggestivo, in direzione di quanto gli andavano suggerendo le svariate deformità implicite nella civiltà di massa e dilaganti nel suo spazio elettivo, la città. Basterà, per averne conferma, accostarsi al racconto L’uomo della folla, del 1840, in cui la solitudine collettiva della metropoli riceve la sua impietosa sanzione.
Cara Zauberei,
sono d’accordo che la ricerca sui comportamenti degli stati emotivi è importante e di non facile soluzione a breve – considerato il divenire della nostra società – e oggi sembra più problematica in presenza di una multi etnia crescente su tutto il globo; purtuttavia la politica economica attuale interviene in modo massiccio sui comportamenti tali da influenzarli,anche, a discapito dei valori etici religiosi; mettendo in discussione teorie filosofiche,psicologiche e antropologiche che hanno fatto il loro tempo: in buona sostanza la vita è per sua natura super-partes rispetto agli usi e costumi del genere umano e continua a generare vita essendo irrinunciabile il richiamo nelle coppie etero.
Invece, è quello che succede dopo la nascita di un nuovo individuo quando non viene riconosciuto dalla società e dalla famiglia di appartenenza che è fuori controllo.
Segue%
Comunque grazie Zauberei, per il tuo messaggio politically-correct, come sempre del resto.
Staremo a vedere se la coscienza individuale diventerà veramente collettiva nel tempo.
Baci&Abbracci
Luca Gallina
P.S. W la vita soprattutto e tu ne sai qualcosa!
Mio figlio si chiama Alberto, ma ho avuto in serbo anche il nome di Salvatore, di Saul,Enrico,Filippo,e ora che è cresciuto lo chiamerei Davide:per via del suo coraggio nell’affrontare le difficoltà della vita che lo hanno toccato anche nella salute nel passato, lo sviluppo delle sue idee e l’armonia del suo cuore e della sua mente.Consapevole pure, mio figlio, di essere nato da un atto d’amore e di consapevolezza genitoriale.
@Massimo,
non immagini quanto sia contenta dell’articolo su Edgar Poe che hai riportato ieri. L’articolo é bellissimo e restituisce ai due “giganti” della poesia( Poe e Baudelaire) la fama che meritano.
Intanto il poeta francese difende, indignato, la memoria del poeta americano( memoria infangata all’indomani della sua morte).
Il giornalista che scrive l’articolo su “Il Mattino” é molto bravo anche lui, secondo me. Scrive infatti:
” nel suo saggio Baudelaire definisce le qualità che rendono inimitabile l’arte di Edgar Allan Poe” e riporta due frasi memorabili dal saggio di Baudelaire su Edgar Poe:
1) ” l’assurdo che penetra nell’intelligenza e la governa con logica spaventosa”
2) “l’armonia dell’uomo distrutta a tal punto che egli esprime il dolore col riso”.
Se avrò il tempo, magari cercherò qualcosa di Poe da inserire…indovina dove?? Sul post della traduzione….. ( lo faccio perché mi piace riportare alcuni brani in lingua originale e però non voglio togliere spazio in post in cui potrebbe non interessare..). Per te va bene?
Ciao:)
W Poe… racconti come piante carnivore, lingua preziosa…
http://www.marialuciariccioli.splinder.com/
Grazie Roberta, grazie Mari.
Ci tenevo molto a segnalare il bicentenario della nascita di Poe.
@ Roberta
In questo preciso istante, il sottoscritto, con blog-decreto ufficiale, converte il post sui traduttori in laboratorio di traduzione e nomina sul campo Roberta come coordinatrice.
Massimo Maugeri
Simona Lo Iacono,
un’epistola dovrebbe arrivarVi a breve – sempreche’ io abbia letto per bene l’indirizzo della magione di Vossignora. O Vossignoria. O Vos. Parola. Eppur bella, ‘sta parola… meglio se mai detta dai figli quando abbiano a dire cose profonde. Narrare e’ un altra cosa, un altro ”paio di maniche”, Vossignora o Vos.
Baciamolemani con Spirito e Riguardi Infiniti
Sergio F. M. Q. de’ Sotij di Civitella (detto anche ”coda di bue”)
Maugger e Roberta (detta ”La Malcapitata in queste lande”),
ecco: incastrata. Incastrata. Accidempolinuccettini… e’ cosa ben fatta!
– Luca Gallina grazie. Non mi cruccerei per le teorie psicologiche e antropologiche e teosofiche che sono storicamente determinate, in specie in certi loro strati esterni certi molto interni esistevano prima di loro. Questo tutto sommato penso anche dell’etica e dei valori, di cui avverto che vambiano spesso le forme nei diversi contesti, e momenti storici, ma certe cose segrete segrete da qualche parte stanno sempre ferme.
All’uopo mi fa profondamente strano sentire che il mio modo di pensare è “politicamente corretto” non perchè non lo sia, ma perchè non ho mai pensato al politically correct quando ho detto queste cose. Sono coincidenze.
Tuttavia mica è n’insulto:)
Un saluto pure a tutti.
Caro Massimo, certo che ci metto la mail, scrivimi pure quando vuoi –
Come vedi noncisiamo non mentiva, il suo nick celava un vero critico letterario professionista (non mi pagano, che vor di’, sempre professionista sono; però Zaub non è romana de Roma, me ne so’ accorto subbito perché il romanesco l’acciacca poco)
.-)
@ Massimo
Caro Massimo,
come ringraziarti per la nomina a “coordinatrice del laboratorio di traduzione” conferitami ieri sul campo?
Ne sono oltremodo onorata, benché al tempo stesso tema di non essere all’altezza.
E’ molto bello da parte tua.
Comincio col tradurti( ma poi rimando a quello spazio apposito) il termine caro a Francesca Giulia, Salvo e me: “agneau”=agnello.
Vedi tu a cosa ti fa pensare.
Metto anche la traduzione del termine “attachant” che ho riportato sempre là. Spero non ti dispiaccia.
Con imperitura gratitudine e affetto
R.
@roberta
mi viene in mente l’agnello di Dio, ma non sono originale,inoltre perdona l’associazione anche gli agnelli del silenzio degli innocenti, e infine la seguente poesia di trilussa tratta dalla favola più famosa di Esopo:
Un lupo che beveva in un ruscello
vidde, dall’antra parte de la riva,
l’immancabbile Agnello.
-Perché nun venghi qui? – je chiese er Lupo –
L’acqua, in quer punto, é torbida e cattiva
e un porco ce fa spesso er semicupio.
Da me, che nun ce bazzica er bestiame,
er ruscelletto è limpido e pulito… –
L’Agnello disse: – Accetterò l’invito
quanno avrò sete e tu nun avrai fame.
saluti
@ Roberta. Ah, eccoci qui, possiamo scherzare senza disturbare nessuno. Scusate, ma io lavoro molto e ogni tanto mi piace divagare. Massimo mi ha telefonato in privato ( ma che rimanga tra noi) per farmi un cazziatone tale che mi stanno ancora tremando le orecchie. Mi ha detto che alla prossima mi caccia dal blog a calci nel sedere. Testuali parole. Cosìè sta cosa delle traduzioni? spiegatevi meglio.
Mi viene in mente anche l’agnello in contrapposizione alla tigre nella poesia Tigre! dei Canti dell’innocenza di william blake e il ricordo di un’insegnante di letteratura inglese che diceva lambs con la zeppola finale! :-)))
ma di sicuro nei cassetti della mente c’è tanto ancora da associare all’agnello…
saluti
@Francesca Giulia.
Il signore degli agnelli di Tolkien.
Il vizio dell’agnello di Pinketts
@salvo
…fantastico!reminiscenze adolescenziali,e dire che leggendolo mi faceva anche paura…e chissà da dove avrà attinto la Rowling…
salvo mi riferivo a tolkien…
@salvo ci credo che sei stato redarguito dal titolare del blog sei terribile…
saluti alla prossima
F.G. (ammazza ma non bastava un solo nome?).
Avrà attinto avrà attinto…ce ne sono tanti che attingono. Prova a leggerti la Montagna incantata di Mann e dopo Diceria dell’untore di Bufalino. Sono in tanti che attingono. Gli anni avanzano e le idee scarseggiano.
un pò come nella musica,però uno sguardo differente sulla stessa cosa già sarebbe diverso.
domani ti racconterò la storia del mio secondo nome….
ora devo cucinare.
saluti
@Roberta. I sardi siete una razza particolare, avete un senso di appartenenza alla vostra terra che vi fa onore. Ricordo, quando ero militare, che i ragazzi sardi facevano sempre gruppo a parte e guai se qualcuno toccava uno di loro, si difendevano a vicenda. Sono grande amico di Rosalba Satta (la figlia di Franceschino Satta, famoso poeta dialettale), di Rina Brundu, giornalista, scrittrice ed editore. Persone fantastiche, cocciute come muli ma autentiche, e ricche di valori.
Gli agnelli: mio padre era davvero un pastore e mi ha inculcato l’amore per la natura e gli animali. Molti miei romanzi e fiabe sono a tema ecologico.
Sono contento per la nomina, riscuotere la stima di Massimo non è cosa da poco, io ci tento da due anni inutilmente.
Caro Salvo,
Francesca Giulia é andata a cucinare… peccato. Anch’io posso trattenermi poco, purtroppo, e, come te, ogni tanto divago… Qui mi piace molto:)
Eh, senti hai un sacco di amici sardi? Sono contenta.
Mi fa uno strano effetto a me l’amor “patrio”, perché quando son qui mi viene da criticare tutto e tutti; ma non appena mi allontano e mi toccano l’isola antica e le sue tradizioni(…oggi una processione- San Sebastiano- strada facendo, ti voglio dire..nella stessa strada in cui ho trovato l’agnello..) divento una “tigre inferocita”! Tipo quella di Blake di cui parla F.Giulia “The tiger and the lamb”….
Sulla traduzione.. sai, é iniziato un post sulla traduzione e io non finisco mai di scrivere lì cose in francese ecc.. C’é chi ogni tanto dà una sbirciatina e risponde. Quindi Massimo mi ha conferito ieri notte una “nomina sul campo”: coordinatrice del “laboratorio di traduzione”.
Io l’ho preso sul serio, anche se non sono una che si monta la testa.
Ora gli chiedo se la nomina é vera..
Ciao
Carissimi saluti:)
Ps: comunque gaurda che quel signore che mi ha aiutato a riportare la pecorella al suo gregge era davvero tanto gentile, ma quando gli ho chiesto: “Scusi me lo fa tenere un pò in braccio?” e poi ” Ha visto se é maschio o femmina?Sa, perché se é femmina non l’ammazzano, se no sì”- mi ha guardato come dire: “Questa é fuori veramente” e mi ha detto: “Senta, non le sembra che abbiamo già fatto una buona azione a riportare l’agnello alla mamma? Non basta questo?”.- “Sì, sì”-
@Salvo, non conosco le persone di cui mi parli. Sono poco “mondana”.
Mi sa che stiamo sempre un pò sulle “difensive”.
Il richiamo é quello della terra, ma esattamente come quello dei toscani, per esempio, o altri italiani. Eh, purtroppo ci hanno diviso le colonizzazioni perpetrate nei millenni, dico tutti gli italiani tra loro.
Lo so: l’amore per gli animali ce l’ha solo chi sta a diretto contatto con loro.
Mi piacerebbe leggere le tue fiabe e i romanzi a tema ecologico.
Sei troppo simpatico:)
@Roberta. Te ne spedisco un paio in omaggio, stasera mi voglio rovinare. Mandami il tuo indirizzo in privato
salvozappulla1@virgilio.it
@ Salvo
Cosa non faresti per attraccare… eh, vecchio marpione?:)
@ Roberta
Nomina confermata!
Il post sui traduttori diventa “laboratorio di traduzione” e lo gestisici tu.
Ora scusatemi… tornerò in tarda serata (intorno alla mezzanotte, credo).
Devo preparare il post per una tizia.
Credo che si chiami Simona Lo Iacono… o giù di lì.
@ Massimo
Grazie infinite, dear Massimo.
Sono veramente felice, onorata e grata.
Seguiranno, nei prossimi giorni, brani di Apollinaire+Edgar Poe( tradotto da Baudelaire)+Proust( Contre Sainte-Beuve), tutti brani che hanno a che fare coi discorsi dei post.
Sarò grata a chi vorrà proporre testi e traduzioni.
La “rinascita” continua, a quanto pare, grazie a te.
Buonanotte:)
Grazie a te, cara Roberta:-)
Ciao simpaticoni,
si chiacchiericchia, qui, eh?
Tu, Salvuzzo, piuttosto, dimmi se hai letto il romanzo della Simona.
E tu, Roberta, traduci questa (cretinata) dal dialetto perugino in ostrogoto, per favore. Ostrogoto dell’VIII secolo e non del VII, per favore:
”Andam s’avem d’anda’, se n’avem d’anda’ n’andam.”
”Gino e’ gito ‘n gita alor se ‘n so giti ‘n gita i tui, gimo ‘n gita col Gino. Come, ‘n voi gi’? Giro’ da solo!”.
Caro Sergio,
é strepitoso il pezzetto in perugino che “dovrei” tradurre in ostrogosto dell’VIII secolo… Eh, ma non ci riesco.., lo sai.
Non vorrai , invece, che ti spedisca un pezzetto della CARTA DE LOGU..(XIV° secolo, credo..).
Chissà quanti frequenteranno il mio “laboratorio” di traduzione…, se non tu, forse Salvo ( e Veronika, se vorrà e se avrà il tempo di apportare eventuali modifiche a “maldestre” traduzioni). Ma foi. Il brano riportato dal “Contre Sainte-Beuve” di Proust é rimasto là, in silenzio. Eppure la sua portata é “vulcanica”( pur essendo un piccolo brano e le pagine di Proust 307).
Ciao, mi leggo anch’io il post sul romanzo della Lo Iacono. Sembra molto bello e poi é ambientato nel periodo storico che preferisco: il XVII° secolo.
Sul Petrarca: sfondi una porta aperta, figurarsi.
P.S: Per esempio, quello che hai appena scritto a Maria Lucia Riccioli sul post dedicato al romanzo Simona Lo Iacono in risposta al “respiro” ecc.. ( ” L’anima artistica deve staccarsi dal corpo, dopo averlo eventualmente analizzato insieme al proprio spirito”) é molto “proustiano”, perché in breve é ciò che scrive Proust quando dice “..Questo “io” -l'”io”artistico- “se vogliamo cercare di comprenderlo, é in fondo a noi stessi, cercando di ricrearlo in noi, che possiamo arrivarci. Nulla può dispensarci da questo sforzo del nostro cuore”. Il pensiero é molto ben articolato e io ho dovuto riportare solo un breve brano, per esigenze di spazio, ma continuerò a insistere su Proust, nello spazio sulla traduzione.
Bonne nuit:)
Ps2: sempre se non sarò “defenestrata”..
Ciao Roberta… anzi bonne nuit!
Non volevo affatto parlare di COINCIDENZE assolute, me ne guarderei bene. Non mi piace la critica che prende punto per punto la biografia di un autore e cerca nella sua opera le corrispondenze…
Ma è affascinante che, come la bava delle lumache, ognuno di noi porti nella scrittura il suo sé. Naturalmente, senza biografismi insistiti. Io posso scrivere di alieni o del 1700, in versi prosa o quant’altro… e restare me. Le corrispondenze non saranno mai parallele ma sicuramente sotterranee, solo a volte riaffioreranno quasi per caso.
Sì, sì, certo, Maria Lucia.
Non ho letto tutto il post su quello che non dubito essere un bellissimo romanzo della Simona Lo Iacono perché non ne ho ancora avuto il tempo, quindi scrivevo, così, “d’ emblée”, a Sergio le mie impressioni sul suo pensiero riguardo alla risposta che ha dato a te.
Ma rileggerò con attenzione.
Come uno scrittore é libero di mettere molto di sé nella sua scrittura, così un lettore può proiettare se stesso nel testo che legge, se é portato a farlo.
Qui la cosa bella é che la scrittrice può raccontarci cosa la spinge a scrivere e da cosa trae il ritmo della sua scrittura. Mi sembra bello che ce lo dica.
Buonanotte a te:)
È morto John Updike
USA: E’ MORTO LO SCRITTORE JOHN UPDIKE–
(AGI) – Washington, 27 gen. – All’eta’ di 76 anni e’ morto lo scrittore americano John Updike. Ne ha dato notizia il New York Times. Updike, vincitore di due premi Pulitzer e candidato al Nobel per la letteratura, e’ morto per un cancro al polmone. Lo scrittore aveva conquistato il successo con la popolare serie del ‘Coniglio’, nei primi ’60 col romanzo ‘Rabbit Run’ (Coniglio Corri) e proseguita con altri numerosi titoli. Nel 1968 aveva scandalizzato l’America analizzato con ‘Couples’ (Coppie) il tema della vita sessuale tra le coppie americane benestanti dei sobborghi, affrontando lo scabroso fenomeno dello scambio di coppie. Updike era considerato il cantore caustico della classe media delle piccole citta’ di provincia.
Updike, nato il 18 marzo 1932 a Reading (Pennsylvania), aveva pubblicato oltre 50 libri tra novelle, saggi, poesie e raccolte di brevi racconti. Le sue ultime opere sono state Villages (Villaggi, 2004) e Terrorist (Terrorista, 2006).
non va, ma leggervi mi fa sempre piacere. mi chiedevo l’altro giorno se la dolcissima Carla Bruni e’ un fan di p.verlaine e del simbolismo francese perche’ sagesse somiglia tanto a ” la mia giovinezza”. comunque è un commento bonario, la sua vocina intonata abbia il potere di incuriosire chi l’ascolta e di far riprendere in mano qualcosa di eterno, non solo le ” uova di gallina” che riempiono gli immensi supemercati del libro. un saluto a chi ama la comunicazione profonda, a chi cerca fino in fondo, a chi ,ogni tanto, scribacchia come me. grazie
rimandato indietro il mio pensiero, pare gia’ inviato, io non l’ho letto da nessuna parte. mi dispiace che neanche in questo sito non ci si possa esprimere
chiedo scusa, letto adesso, sono felice di potermi esprimere. grazie a tutti
La ricerca spirituale e religiosa continua a pieno ritmo nei vertici del mondo cattolico, attraverso l’attuale Papa: passi avanti nei confronti di alcuni Stati che accolgono con cura speciale i fratelli omosessuali e verso certi vescovi che trasmettono un ricordo cristallino dell’Olocausto.
Ciao Francesca, mi dispiace ma non so risponderti… non conosco granché Carla Bruni come cantante.
Anzi, a dirla tutta non conosco granché Carla Bruni:-)
Ciao Massimo, grazie per avermi risposto, Carla Bruni come qualsiasi cosa o persona puo’ far nascere associazioni di idee e curiosita’, per me questo è importante. ad es. una risposta come la tua associa in me s. ambrogio di Giusti… a buon intenditor poche parole
Grazie a te per essere intervenuta, cara Francesca. Ovviamente quella del mio precedente commento era una battuta… anche se davvero non ho avuto modo di ascoltare le canzoni della Bruni. Se ti va di parlare di Carla Bruni in maniera più approfondita, ti leggerò con piacere.
Per il momento, vi devo salutare. Buon sabato sera a tutti.
Segnalo questo articolo di Andrea Di Consoli sul libro di Giuseppe Genna “Italia De Profundis” pubblicato su “Il riformista” circa tre mesi fa:
http://www.giugenna.com/italia_de_profundis/sul_riformista_andrea_di_conso.html
Grazie per la segnalazione, Gaetano.
Giuseppe Genna è uno degli autori che conto di invitare qui nell’immediato futuro. La recensione di Andrea è più che lusinghiera. Alcuni dei temi trattati su “Italia de profundis”, peraltro, sono molto sentiti da Di Consoli: quello del rapporto col padre, l’ossessione per la malattia e per la morte, ecc.
Per chi avesse interesse per i libri morti (ovvero non più disponibili) segnalo questa bellissima recensione di Cristina Bove a “Identità distorte”: romanzetto di un misconosciuto scrivente.
Eccola:
http://altriautori.blogspot.com/2009/02/impressioni-di-lettura.html
Carissimi
vorrei segnalarvi che su “La Stampa” di oggi è uscita una magnifica pagina dedicata al nostro Massimo e al libro “Letteratitudine”, firmata da Ferdinando Camon!!!
Vi invito a leggerla e a gioire con me per Massimo (in questi giorni fuori sede con la famiglia per una breve vacanza), per i suoi costanti sforzi e il suo sacrificio, per l’opera – spesso nascosta, silenziosa, sofferta – di direzione e contatti. Per l’abnegazione e il profondissimo senso di umanità.
E’ una festa per noi tutti, anche, per gli spazi che Massimo ci ha dato, per l’apertura e l’ospitalità concesse.
Lui stesso ama dire (anche ultimamente qui a Siracusa) che Letteratitudie (sia blog che libro) non è “suo” ma di “tutti” e quindi credo di interpretare il suo pensiero e il suo cuore dicendo che questo traguardo così importante e lusinghiero lui amerebbe definirlo “NOSTRO”.
Tuttavia, per una volta, mi sia concesso dire che questa giornata così bella, che si apre su una conquista e su un risultato pieno, meritato, alto, è soprattutto il frutto del SUO ingegno e della SUA intuizione.
Di una personalità capace di gettare uno sguardo moderno e visionario sulla parola, sulla comunicazione , sull’uomo, senza per questo rinunciare all’affondo – sempre pietoso e commosso – sulle origini di ogni storia. Sul “senso” di gni incontro.
BRAVISSIMO, MASSI!
Un bacio grandissimo da SIMO
E allora…se non ho pasticciato, l’indirizzo dovrebbe essere questo:
http://www.lastampa.it/_settimanali/ttL/default_pdf.asp?pdf=2
Oppure andate su “La Stampa”, cliccate su “periodici” e da lì su “tuttolibri”, e da lì – ancora – a pag 2!!!
Un bacio
Simo
…e oggi è uscito anche un bell’articolo su “Avvenire”, dedicato a Salvo Zappulla e alla sua favola :”Lo sciopero dei pesci”!
Testo che ho fatto conoscere anche a scuola di mio figlio ed è piaciuto moltissimo (narrazione profonda e delicata, immagini visionarie) !
Bravo, Salvuccio!
Grazie Simona! Ho proprio qui accanto “La Stampa”, comprata poco fa, ma non ancora aperta. davvero una bella sorpresa.
@ Salvo
Corro a comprare “L’Avvenire”! Tanti complimenti e abbracci!
Gaetano
i miei complimenti a massimo e un grazie per la sua generosità nell’accogliere anche me a bordo. Fare cultura in Italia senza torcere il naso,con consapevole conoscenza della letteratura,ma anche dell’animo umano e del rispettoso dialogo merita un vero riconoscimento,farlo aprendo le braccia per far parlare le persone ne merita ancora un altro!
bravissimo massimo e il suo letteratitudine.
un caro saluto
“…Guardo questo libro, Letteratitudine, come un lettore del quattrocento guardava una copia della Bibbia appena stampata da Gutenberg: con ammirazione e perplessità. Cos’è questo nuovo modo di fare i libri? E’ un nuovo modo di diffondere la letteratura? Che vantaggi ha e che svantaggi?
Se è una cosa nuova, ha un nuovo nome?…”
—
Così Ferdinando Camon apre il pezzo su La Stampa di oggi intitolando l’articolo : – “Letteratitudine” un sito nato sulla tomba della terza pagina – e ponendosi domande urgenti, stimolanti, sul rapporto tra “letteratura e rete”, tra nuove forme di comunicazione e forza della condivisione (“Internet democratizza la cultura, la regala a tutti”)…
E risponde:
—-
“…Il nuovo nome è BLOG. Blog è una contrazione di web più log, web vuol dire rete, log traccia.
Il blog è una traccia lasciata nella rete….”
—-
E parlando di tracce, come non pensare ai “segni”, ai “simboli” della scrittura, alla sua tenacia nel rappresentarci, alla sua audacia – anche – nello scontrarsi contro l’assalto delle ombre, del tempo?
Il tempo, infatti, cambia.
Ci cambia.
Lo avverte anche Camon quando dice:
—-
“…Il blog che abbiamo tra le mani è un blog di letteratura, quindi un lit-blog.
Ha un indirizzo: http://www.letteratitudine.blog.kataweb.it.
Esito a dirlo, ma probabilmente questo blog è la pianta che nasce sulla tomba della terza pagina…”
—-
Insomma: uno sguardo oltre.
Ma d’altra parte i sognatori hanno sempre precorso le ore, i mesi, gli anni. Hanno sempre intuito con il fiuto dei veri profeti l’evolversi dei destini.
Anche Camon, in chiusura, lo ribadisce:
—-
“…Col libro in mano mi sento come quel lettore con la Bibbia di Gutenberg: è imperfetta, piena di errori di stampa, caratteri che traballano, male allineati.
Ma è il futuro.”
(Da : La Stampa, “Dove va la letteratura”, F. Camon, 7-2-09)
E a noi tutti, porgo le domande di Camon:
…Cos’è questo nuovo modo di fare i libri? E’ un nuovo modo di diffondere la letteratura? Che vantaggi ha e che svantaggi?
Se è una cosa nuova, ha un nuovo nome?…
Vi mando il link al mio blog…
http://www.marialuciariccioli.splinder.com
Ci trovate tutto l’articolo di Camon, le note scritte da Simona Lo Iacono sul sito di Giulio Perrone Editore in occasione dell’inaugurazione a Siracusa al Biblios cafè, il 4 febbraio, del Circolo di lettura che ha visto come ospiti proprio Massimo Maugeri con “Letteratitudine, il libro” e Paolo Di Paolo, con “Raccontami la notte in cui sono nato”, uniti dal fil rouge della letteratura al tempo della rete…
Kataweb fa i capricci e non mi fa postare il mio post…
Ehi, non visualizzo i miei commenti!!!
Tantissimi complimenti a Massimo e a Letteratitudine! Un articolo, quello di Camon su Tuttolibri de La Stampa di oggi (appena letto) davvero interessante, che sottolinea, attraverso anche la pubblicazione di “Letteratitudine – il libro” (Azimut, 2008), un cambiamento molto importante che sta avvenendo oggi – nei modi , negli spazi, nei tempi – per quel che riguarda la diffusione e la discussione letteraria.
Simona rilancia con poche domande essenziali i temi di indagine, vastissimi e recentissimi, legati a “questo nuovo modo di fare i libri” (e non solo, evidenzio io, perchè c’è un nuovo modo anche, attraverso i lit-blog, come scrive Camon e riporta parzialmente in citazione Simona, di fare una “terza pagina” non più di esclusiva competenza del giornale quotidiano).
Anch’io faccio i miei complimenti a Massimo, che sta iniziando a raccogliere i meritati frutti di un lavoro massacrante ma esaltante e utilissimo, direi fondamentale, di divulgazione e approfondimento culturale.
Vi linko anche il sito di Giulio Perrone Editore perché durante la prima riunione di giorno 4 febbraio del Circolo di lettura io e Simona Lo Iacono abbiamo abbinato proprio “Letteratitudine” e “Raccontami la notte in cui sono nato” di Paolo Di Paolo, uniti dal fil rouge “Letteratura e rete”… Al Biblios cafè di Siracusa, diritto, letteratura, prospettive entusiasmanti fatte intravedere da Internet con i blog, i siti e i social networks, paure, rischi di spersonalizzazione e frammentazione… una rete, è il caso di dirlo, di stimoli.
http://giulioperroneditore.it/node/293
La letteratura e la rete. Paolo Di Paolo e Massimo Maugeri.
a cura di Simona Lo Iacono
Primo appuntamento dei circoli di lettura a Siracusa.
Un pomeriggio pensato per mettere voci a confronto, sguardi, raspi a porte mai chiuse: quelle dell’immaginazione.
E’ il 4 Febbraio e la città si sveglia da un torpore invernale che non le appartiene. Brilla precocemente di stille primaverili. Riposa in pomeriggi miti. Già profumati di salsedine.
Aspetto Paolo e Massimo per ora di pranzo.
Mi sono preoccupata di preparare qualcosa che potesse suggerire a Paolo un ricordo. A Massimo un’appartenenza. Sapori siciliani di pesci spada mattati. O ricotte di sole. Formaggi degli Iblei. Olive di Buccheri.
La letteratura va preceduta dal gusto.
Paolo Di Paolo e Massimo Maugeri hanno in comune un incrocio di destini.
Quello con internet.
Paolo vi si è imbattuto per caso, quando la notizia che un giovane australiano, Nicael Holt, aveva vendutola propria vita su eBay (un curioso sito in cui è possibile acquistare e offrire di tutto) ha acceso in lui una luce. Suggerito un viaggio. Lo ha d’un tratto rapito a un confronto e a un esperimento. Vendere la propria vita. Spossessarsi dell’inspossessabile. Frantumarsi tra cento compratori e dare un prezzo a smangiature del tempo. Scampoli di ore. Resti.
La nascita del suo bellissimo romanzo (“Raccontami la notte in cui sono nato” – Perrone editore) deve qualcosa alla rete? E la rete ha affinità coi sogni? Seduce come la parola? Imprime alla nostra capacità percettiva un cambiamento?
Domande che sono venute su anche dal libro di Massimo Maugeri (“Letteratitudine, il libro”, Azimut). Un testo che raccoglie due anni di vita del blog letterario più seguito e noto di Italia:“Letteratitudine” e che si pone a metà tra narrazione, saggistica e magazine. Dove agli spunti di riflessione si incrociano i commenti dei frequentatori e dove la domanda si ribalta in risposta, e poi in voce, personalissima, vitale, istantanea come lo zampillo di una sorgente.
Cosa induce a comunicare? E in che modo lo strumento (la rete) si sovrappone al messaggio? Lo strumento è messaggio (come sosteneva lo studioso McLuhan) o non è piuttosto un altro vettore del nostro inconfessabile desiderio di non finire, di lasciare tracce (come suggerisce Paolo Di Paolo) , di disseminare la nostra storia – e tutte le storie – del nostro (precario, fragile) passaggio?
Massimo risponde con una necessità, e fa parlare il blog in prima persona come un io narrante che sembra dissociarsi persino dal suo geniale creatore, prendere le distanze da chi lo vorrebbe imbrigliare in una definizione e che s’impunta con determinazione ad affermare :”Io esisto perché devo esistere…”
Paolo ribalta la domanda, segue le tracce di una vita in vendita annusandone la familiarità con una ricerca, con l’affondo in un passato che – comunque sia arrivato all’oggi – non ha prezzo. Non è oggetto di scambio. Non offre ritorni.
Voci efficaci entrambe e sofferte, che nella serata che si chiude, nella libreria che si svuota(nell’aereo che falca i cieli e riporta Paolo a Roma, nell’auto che restituisce Massimo a Catania),sono in me come una lama. Come un assillo e un verso.
Primo appuntamento dei circoli di lettura a Siracusa. Nel porgere ai presenti un arrivederci al successivo incontro balugina in me un’intuizione, e un senso di pienezza. Forse la risposta è questa: ritrovarci la prossima volta.
@Gaetano:
infatti caro Gaetano!
Una delle affermazioni più belle e rivoluzionarie di Camon su Letteratitudine riguarda proprio il parallelo con la terza pagina e il fatto che questa prima era di esclusivo appannaggio dell’élite (scrive sempre Camon: “…La terza pagina richiamava un pubblico elitario perchè già è elitario il pubblico che legge i giornali, figuriamoci quello che leggeva la terza pagina: era l’élite dell’élite…”).
Un’apertura, invece, alla collettività, abbatte le fortezze, schiude alla condivisione, informa, educa, lascia un segno e – soprattutto – fa della cultura uno sguardo accessibile a tutti.
Il risultato in termini di crescita collettiva, per me, è davvero mirabile.
I treni di Dacia Maraini mi hanno suggerito una metafora per spiegare il senso di sperdimento che a volte Internet ci può causare.
Gli uomini dell’Ottocento ebbero un senso di sgomento nel vedere che la quiete delle campagne, il silenzio delle montagne, la placida riga delle coste potevano essere deturpate dalla ferrovia, dalla locomotiva mostro fiammeggiante, fumante, fragorosa.
Poi la rete ferroviaria è divenuta parte del paesaggio e il treno è diventato un mezzo familiare, un luogo d’incontro, metafora stessa del viaggio, della lentezza in un mondo che si velocizza.
Lo stasso accade con la rete, che non possiamo pretendere di percorrere per intero né di dominare completamente, ma che ci offre occasioni di incontro, di scambio. Che ci rende familiari gli uni agli altri.
http://www.marialuciariccioli.splinder.com
http://www.lastampa.it/_settimanali/ttL/default_pdf.asp?pdf=2
Guardate!!! “Letteratitudine” finisce su “La Stampa”!
Ferdinando Camon recensisce il libro curato da Massimo Maugeri e riflette su letteratura e rete…
Ve la sentite di rispondere alle domande che si pone e ci pone Camon?
Che emozione… quando parla di Leopardi e di Dio ero io che l’avevo scritto su quel post!!!
Letteratitudine
Un sito nato sulla tomba della terza pagina, un confronto tanto democratico quanto caotico
Massimo Maugeri
LETTERATITUDINE
Azimut, pp. 280, e 15
CAMON
FERDINANDO
Guardo questo libro,
“Letteratitudine”, come un lettore
del Quattrocento guardava
una copia della Bibbia appena
stampata da Gutenberg: con
ammirazione e perplessità.
Cos’è questo nuovo modo di
fare i libri? È un nuovo sistema
di diffondere la letteratura?
Che vantaggi e che svantaggi
ha? Se è una cosa nuova,
ha un nuovo nome?
Il nuovo nome è blog, blog
è una contrazione di web più
log, web vuol dire Rete, log
traccia. Il blog è una traccia lasciata
nella Rete. La traccia è
la corrispondenza tra autori,
lettori, librai, giornalisti, critici.
Gli uomini che usano internet
sono circa un miliardo, le
informazioni presenti in Rete
sono tre milioni di volte più numerose
di quelle contenute in
tutti i libri stampati finora, ma
il dato che deve farci ragionare
di più è un altro: i lettori della
carta stampata calano, i visitatori
di internet crescono.
Il blog che abbiamo tra le mani
è un blog di letteratura,
quindi un lit-blog. Ha un indirizzo:
http://www.letteratitudine.
blog.kataweb.it. Esito a dirlo,
ma probabilmente questo
blog è la pianta che nasce sulla
tomba della terza pagina.
La terza pagina richiamava
un pubblico elitario, perché
già è elitario il pubblico che
legge i giornali, figuriamoci
quello che leggeva la terza pagina:
era l’élite dell’élite. Internet
democratizza la cultura, la regala
a tutti. Si dice che questa democratizzazione
sia la sua grande
forza. Non lo so, perché (il
blog lo riconosce) all’orizzonte
di questa democraticità sta
avanzando un padrone, Google.
Restando davanti al computer,
Massimo Maugeri – l’autore
di questo blog e curatore del
libro -, recupera polemiche del
passato (vent’anni fa Sciascia
lanciava una provocazione: esistono
magistrati che fan carriera
con l’antimafia), tematiche
scolastico-sociali (“I promessi
sposi” sono ancora il più grande
romanzo italiano?), lancia
appelli (di quale grande autore
vorreste sentire la voce?) e temi
sociali (vale la pena leggere?),
affida rubriche o chiede
risposte ad autori (Andrea Di
Consoli, Dacia Maraini, Paolo
Di Stefano, Gordiano Lupi, Valeria
Evangelisti e altri) mettendoli
a disposizione del pubblico.
Ci sono anch’io, ma non
per i libri, bensì per due ragionamenti:
perché si legge e perché
si scrive. Vedo che qualcuno
dissente, il dissenso è utile
più del consenso. A Sciascia di
vent’anni fa risponde Nando
Della Chiesa oggi: il problema
non è che fan carriera i professionisti
dell’antimafia, ma che
fan carriera i professionisti
dell’insabbiamento. “I promessi
sposi” “insegnano a scrivere”,
ma devono essere molto invecchiati
se oggi c’è chi gli preferisce “Il fu Mattia Pascal” o chi
accanto a Manzoni colloca Fenoglio
(“Una questione privata”)
o il Pasolini delle borgate. Nella
Rete navigano giovani che
non hanno mai sentito, e vorrebbero
tanto sentire, la voce
di Moravia. Uno vorrebbe sentire
Leopardi che legge “A Silvia”
e uno, evidentemente un
lettore della Bibbia, vorrebbe
sentire la voce di Dio. Difficile
accontentarli.
Il lit-blog sta al libro di domani
come il passaparola sta al libro
di oggi: oggi a far circolare
un libro non sono tanto le recensioni
quanto il passaparola, dicono
qui molti interlocutori (anche
se avverto un senso di stima,
e forse di soggezione, verso
le recensioni dei giornali, considerate
stabili, meditate, autorevoli).
“Il dottor Zivago” fu lanciato
col passaparola, ma ci impiegò
mesi: oggi, con i blog, sarebbe
decollato in una settimana.
L’umanità impara dalla storia?
vien chiesto qui agli interlocutori,
a proposito dell’ultimo libro
della Maraini, “Il treno dell’ultima
notte”. No, perché ogni nuova
generazione dimentica quel
che sapeva la precedente, risponde
qualcuno. Però l’Europa
sta godendo la più lunga pace
della sua storia, osserva un
altro. L’ultimo libro di Paolo Di
Stefano, “Nel cuore che ti cerca”,
racconta il sequestro di una
bambina durato otto anni, e si
presta a una domanda: perché
tanta pedofilia? Uno che sequestra
un bambino per un decennio
non è un pedofilo, osserva
un lettore, è un’altra cosa.
Quando noi autori discutiamo un
nostro libro in qualche libreria,
qualcosa spieghiamo
ma molto impariamo. Questa è
una discussione con la massa,
dunque da imparare c’è moltissimo.
Certo, è caotica. Non è governabile.
E’ così democratica
da risultare anarchica.
Col libro in mano mi sento
come quel lettore con la Bibbia
di Gutenberg: è imperfetta, piena
di errori di stampa, caratteri
che traballano, male allineati.
Però è il futuro.
fercamon@alice.it
Vi linko anche il sito di Giulio Perrone Editore perché durante la prima riunione di giorno 4 febbraio del Circolo di lettura io e Simona Lo Iacono abbiamo abbinato proprio “Letteratitudine” e “Raccontami la notte in cui sono nato” di Paolo Di Paolo, uniti dal fil rouge “Letteratura e rete”… Al Biblios cafè di Siracusa, diritto, letteratura, prospettive entusiasmanti fatte intravedere da Internet con i blog, i siti e i social networks, paure, rischi di spersonalizzazione e frammentazione… una rete, è il caso di dirlo, di stimoli.
http://giulioperroneditore.it/node/293
La letteratura e la rete. Paolo Di Paolo e Massimo Maugeri.
a cura di Simona Lo Iacono
Primo appuntamento dei circoli di lettura a Siracusa.
Un pomeriggio pensato per mettere voci a confronto, sguardi, raspi a porte mai chiuse: quelle dell’immaginazione.
E’ il 4 Febbraio e la città si sveglia da un torpore invernale che non le appartiene. Brilla precocemente di stille primaverili. Riposa in pomeriggi miti. Già profumati di salsedine.
Aspetto Paolo e Massimo per ora di pranzo.
Mi sono preoccupata di preparare qualcosa che potesse suggerire a Paolo un ricordo. A Massimo un’appartenenza. Sapori siciliani di pesci spada mattati. O ricotte di sole. Formaggi degli Iblei. Olive di Buccheri.
La letteratura va preceduta dal gusto.
Paolo Di Paolo e Massimo Maugeri hanno in comune un incrocio di destini.
Quello con internet.
Paolo vi si è imbattuto per caso, quando la notizia che un giovane australiano, Nicael Holt, aveva vendutola propria vita su eBay (un curioso sito in cui è possibile acquistare e offrire di tutto) ha acceso in lui una luce. Suggerito un viaggio. Lo ha d’un tratto rapito a un confronto e a un esperimento. Vendere la propria vita. Spossessarsi dell’inspossessabile. Frantumarsi tra cento compratori e dare un prezzo a smangiature del tempo. Scampoli di ore. Resti.
La nascita del suo bellissimo romanzo (“Raccontami la notte in cui sono nato” – Perrone editore) deve qualcosa alla rete? E la rete ha affinità coi sogni? Seduce come la parola? Imprime alla nostra capacità percettiva un cambiamento?
Domande che sono venute su anche dal libro di Massimo Maugeri (“Letteratitudine, il libro”, Azimut). Un testo che raccoglie due anni di vita del blog letterario più seguito e noto di Italia:“Letteratitudine” e che si pone a metà tra narrazione, saggistica e magazine. Dove agli spunti di riflessione si incrociano i commenti dei frequentatori e dove la domanda si ribalta in risposta, e poi in voce, personalissima, vitale, istantanea come lo zampillo di una sorgente.
Cosa induce a comunicare? E in che modo lo strumento (la rete) si sovrappone al messaggio? Lo strumento è messaggio (come sosteneva lo studioso McLuhan) o non è piuttosto un altro vettore del nostro inconfessabile desiderio di non finire, di lasciare tracce (come suggerisce Paolo Di Paolo) , di disseminare la nostra storia – e tutte le storie – del nostro (precario, fragile) passaggio?
Massimo risponde con una necessità, e fa parlare il blog in prima persona come un io narrante che sembra dissociarsi persino dal suo geniale creatore, prendere le distanze da chi lo vorrebbe imbrigliare in una definizione e che s’impunta con determinazione ad affermare :”Io esisto perché devo esistere…”
Paolo ribalta la domanda, segue le tracce di una vita in vendita annusandone la familiarità con una ricerca, con l’affondo in un passato che – comunque sia arrivato all’oggi – non ha prezzo. Non è oggetto di scambio. Non offre ritorni.
Voci efficaci entrambe e sofferte, che nella serata che si chiude, nella libreria che si svuota(nell’aereo che falca i cieli e riporta Paolo a Roma, nell’auto che restituisce Massimo a Catania),sono in me come una lama. Come un assillo e un verso.
Primo appuntamento dei circoli di lettura a Siracusa. Nel porgere ai presenti un arrivederci al successivo incontro balugina in me un’intuizione, e un senso di pienezza.Forse la risposta è questa: ritrovarci la prossima volta.
Ci siamo anche chiesti se qualcosa in senso formale cambierà nella letteratura con l’avvento della rete…
Certo, scolpire geroglifici sulla pietra non equivale a scrivere su una Lettera 22 o al ticchettio sulla tastiera di un notebook…
Il mezzo è davvero il messaggio?
Ci siamo risposti che non conta tutto questo, quanto invece l’individualità, la sensibilità, l’intelligenza, l’anima che sta dietro allo scalpello, alla Olivetti, al monitor.
La letteratura è stata, è e sarà sempre tale, ai tempi degli Egizi come in quelli di Facebook.
Bravissima Mari!
Hai riportato in poche battute il cuore del nostro incontro al biblios con Paolo e Massimo e le domande che hanno coinvolto il pubblico e gli autori sui rapporti tra “letteratura e rete”.
Uno degli spunti (che si sovrappone alle domande di Camon) nasceva proprio dalle famose tesi di McLuhan.
—-
La fama di Marshall McLuhan è legata alla sua interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno all’ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell’informazione di volta in volta veicolata. Di qui, la sua celebre tesi secondo cui “il mezzo è il messaggio”.
http://www.lastampa.it/_settimanali/ttL/default_pdf.asp?pdf=2
Guardate!!! “Letteratitudine” finisce su “La Stampa”!
Ferdinando Camon recensisce il libro curato da Massimo Maugeri e riflette su letteratura e rete…
Ve la sentite di rispondere alle domande che si pone e ci pone Camon?
Che emozione… quando parla di Leopardi e di Dio ero io che l’avevo scritto su quel post!!!
Letteratitudine
Un sito nato sulla tomba della terza pagina, un confronto tanto democratico quanto caotico
Massimo Maugeri
LETTERATITUDINE
Azimut, pp. 280, e 15
CAMON
FERDINANDO
Guardo questo libro,
“Letteratitudine”, come un lettore
del Quattrocento guardava
una copia della Bibbia appena
stampata da Gutenberg: con
ammirazione e perplessità.
Cos’è questo nuovo modo di
fare i libri? È un nuovo sistema
di diffondere la letteratura?
Che vantaggi e che svantaggi
ha? Se è una cosa nuova,
ha un nuovo nome?
Il nuovo nome è blog, blog
è una contrazione di web più
log, web vuol dire Rete, log
traccia. Il blog è una traccia lasciata
nella Rete. La traccia è
la corrispondenza tra autori,
lettori, librai, giornalisti, critici.
Gli uomini che usano internet
sono circa un miliardo, le
informazioni presenti in Rete
sono tre milioni di volte più numerose
di quelle contenute in
tutti i libri stampati finora, ma
il dato che deve farci ragionare
di più è un altro: i lettori della
carta stampata calano, i visitatori
di internet crescono.
Il blog che abbiamo tra le mani
è un blog di letteratura,
quindi un lit-blog. Ha un indirizzo:
http://www.letteratitudine.
blog.kataweb.it. Esito a dirlo,
ma probabilmente questo
blog è la pianta che nasce sulla
tomba della terza pagina.
La terza pagina richiamava
un pubblico elitario, perché
già è elitario il pubblico che
legge i giornali, figuriamoci
quello che leggeva la terza pagina:
era l’élite dell’élite. Internet
democratizza la cultura, la regala
a tutti. Si dice che questa democratizzazione
sia la sua grande
forza. Non lo so, perché (il
blog lo riconosce) all’orizzonte
di questa democraticità sta
avanzando un padrone, Google.
Restando davanti al computer,
Massimo Maugeri – l’autore
di questo blog e curatore del
libro -, recupera polemiche del
passato (vent’anni fa Sciascia
lanciava una provocazione: esistono
magistrati che fan carriera
con l’antimafia), tematiche
scolastico-sociali (“I promessi
sposi” sono ancora il più grande
romanzo italiano?), lancia
appelli (di quale grande autore
vorreste sentire la voce?) e temi
sociali (vale la pena leggere?),
affida rubriche o chiede
risposte ad autori (Andrea Di
Consoli, Dacia Maraini, Paolo
Di Stefano, Gordiano Lupi, Valeria
Evangelisti e altri) mettendoli
a disposizione del pubblico.
Ci sono anch’io, ma non
per i libri, bensì per due ragionamenti:
perché si legge e perché
si scrive. Vedo che qualcuno
dissente, il dissenso è utile
più del consenso. A Sciascia di
vent’anni fa risponde Nando
Della Chiesa oggi: il problema
non è che fan carriera i professionisti
dell’antimafia, ma che
fan carriera i professionisti
dell’insabbiamento. “I promessi
sposi” “insegnano a scrivere”,
ma devono essere molto invecchiati
se oggi c’è chi gli preferisce “Il fu Mattia Pascal” o chi
accanto a Manzoni colloca Fenoglio
(“Una questione privata”)
o il Pasolini delle borgate. Nella
Rete navigano giovani che
non hanno mai sentito, e vorrebbero
tanto sentire, la voce
di Moravia. Uno vorrebbe sentire
Leopardi che legge “A Silvia”
e uno, evidentemente un
lettore della Bibbia, vorrebbe
sentire la voce di Dio. Difficile
accontentarli.
Il lit-blog sta al libro di domani
come il passaparola sta al libro
di oggi: oggi a far circolare
un libro non sono tanto le recensioni
quanto il passaparola, dicono
qui molti interlocutori (anche
se avverto un senso di stima,
e forse di soggezione, verso
le recensioni dei giornali, considerate
stabili, meditate, autorevoli).
“Il dottor Zivago” fu lanciato
col passaparola, ma ci impiegò
mesi: oggi, con i blog, sarebbe
decollato in una settimana.
L’umanità impara dalla storia?
vien chiesto qui agli interlocutori,
a proposito dell’ultimo libro
della Maraini, “Il treno dell’ultima
notte”. No, perché ogni nuova
generazione dimentica quel
che sapeva la precedente, risponde
qualcuno. Però l’Europa
sta godendo la più lunga pace
della sua storia, osserva un
altro. L’ultimo libro di Paolo Di
Stefano, “Nel cuore che ti cerca”,
racconta il sequestro di una
bambina durato otto anni, e si
presta a una domanda: perché
tanta pedofilia? Uno che sequestra
un bambino per un decennio
non è un pedofilo, osserva
un lettore, è un’altra cosa.
Quando noi autori discutiamo un
nostro libro in qualche libreria,
qualcosa spieghiamo
ma molto impariamo. Questa è
una discussione con la massa,
dunque da imparare c’è moltissimo.
Certo, è caotica. Non è governabile.
E’ così democratica
da risultare anarchica.
Col libro in mano mi sento
come quel lettore con la Bibbia
di Gutenberg: è imperfetta, piena
di errori di stampa, caratteri
che traballano, male allineati.
Però è il futuro.
Vorrei dire a Camon che ha causato con il suo articolo una catena di Sant’Antonio di gioia e scribacchini sulle tastiere di pc e cellulari…
🙂
Be’, io in primis gioisco col Maugger – bravo, vecchio mio! E ora che ti han fatto entrare nel ring lavorali ai fianchi! – e poi volo basso: secondo me ”Letteratitudine – il libro” e’ a meta’ strada fra un’antologia di varia umanita’ e una serie di epistolari di dei minori. Noi. Certo, Camon ha ragione: e’ cosa nuova ma solo relativamente… relativamente nuova o relativamente vecchia.
P.S.
O forse meglio: un’antologia di critica letteraria ed altri scritti, commentata da altri critici… minori (sempre noi).
è un’ottima notizia per tutti coloro che hanno a cuore la letteratura, l’articolo di oggi di Camon sulla Stampa. L’ho visto aprendo stamattina il giornale ed è stato ancor più piacevole pensando all’incontro con Massimo di mercoledì scorso a Siracusa! Qualcosa dunque si muove…
Da “La Repubblica” di oggi, 8 febbraio 2009, pagina 9, articolo di Alessandra Retico:
***
“(…) A Milano Silvia Ballestra è al corteo pro-Napolitano, ed è arrabbiata: ‘Su questioni così nuove come il fin di vita, le tecnologie mediche, bisognerebbe confrontarsi in modo serio. E invece il Cavaliere è capace solo di rispondere con oscenità. Quello cui assistiamo è un golpe.’ Lidia Ravera è invece a Roma a un sit-in davanti Palazzo Chigi. ‘Disgustata: è un colpo di Stato. Beppino ha cercato di rendere il proprio dolore meno inutile, ha fatto una battaglia per un Paese che sta agonizzando sotto il calcagno del Vaticano. Due terzi degli italiani stanno con lui: la trasversalità dei sentimenti è più forte degli schieramenti.’ (…) Si è mosso nella legge Beppino, Dacia Maraini non vuole dimenticarlo: ‘E invece vogliono insinuare che sia un assassino. Sul corpo di questa donna l’accanimento è ideologico’. Una vera e propria ‘prevaricazione dello Stato’ per Paolo Giordano: ‘Il padre di Eluana si è battuto per vie legali e sta invece subendo l’arroganza del potere’. Sandro Veronesi una cosa chiede: ‘Perchè una sentenza della Cassazione non dobbiamo avere la certezza che venga rispettata? Solo questo dico, perchè nessuna sa quanto pesa su quella famiglia il dolore’. Ha apppena firmato un appello Antonio Tabucchi, ‘ho espresso il mio sotegno al presidente Napolitano come garante della Costituzione e della democrazia’. Che sono in pericolo secondo Margherita Hack, ‘perchè un piccolo uomo con crudeltà sovrasta la volontà di una famiglia e con questa l’intera collettività’. (…)”
***
Dalle due colonne che fiancheggiano l’articolo, intitolate “I pareri”; trascrivo il primo parere:
***
Dario Fo e Franca Rame: “Siamo vicini al padre di Eluana e per il suo dolore chiediamo silenzio. Ma siamo disgustati dallo spettacolo triviale e volgare che ne sta facendo Berlusconi a cui di Eluana non frega niente”.
***
Correggo due refusi, nei commenti di Veronesi e di Tabucchi:
nessuna=nessuno
sotegno=sostegno
Trascrivo una parte del commento di Corrado Augias, in risposta ad una lettera pubblicata nella sua rubrica, su “La Repubblica” di oggi, a pagina 24:
***
“(…) Come ha scritto ieri Ezio Mauro, il presidente del Consiglio ha cinicamente colto la palla al balzo per sferrare l’attacco finale. Ha insultato Beppino Englaro dicendo che lui non staccherebbe la spina. Fa ridere pensare che Berlusconi abbia una visione etica del problema, con tutto quello che c’è nel suo passato. In realtà non vuole perdere l’appoggio della Chiesa la quale non vuol perdere un governo concretamente amico nè il suo potere di decidere sulla vita e sulla morte degli italiani. Saremmo potuti uscire da questa storia più avanzati, più vicini agli altri paesi europei, compresa la Spagna – parlo dei vescovi spagnoli non di Zapatero. Invece avremo fatto qualche altro passo verso il Medioevo teocratico, comprese le povere morti piene d’angoscia di cui parla la lettera di oggi.”
***
Trascrivo parte dell’articolo di Eugenio Scalfari intitolato”Non poteva esserci scempio più atroce” (da “La Repubblica” di oggi. L’articolo inizia in prima pagina e prosegue a pagina 25):
***
“(…) Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del ’22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: ‘Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli’. Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent’anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra. In quel passaggio del 3 gennaio ’25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante. Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione. Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve. Vedo preoccupanti anologie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel ‘rinsavimento’ sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l’altro ieri. E tutto è sciaguratamente avvenuto sul ‘corpo ideologico’ di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.”
***
Correggo:
anologie=analogie
Caro Gaetano,
sono contraria sia agli eccessi vaticanisti che – concedimi – a quelli non laici ma laicisti ad oltranza.
Vero è soltanto che si sta facendo di Eluana – non del suo corpo! Ma di una PERSONA – un campo di battaglia.
Ma ti ricordo che in Italia esistono la legge sul divorzio e quella sull’aborto, anche se la Chiesa è contraria all’uno e all’altro. Queste intransigenze reciproche, queste chiusure a colpi di insulti non portano a nulla di buono.
Io prego per questa ragazza e per suo padre, che comprendo nel suo dolore ma che non mi sento di giustificare. Ognuno nel silenzio della sua coscienza rifletta, senza eccessi né urli né proclami né vesti stracciate.
Cara Maria Lucia, lo sfacelo in cui è caduta l’Italia è anche questo: dividere le persone per etichette. Ciò in psicologia sociale si chiama “stigma”. E’ una vecchio espediente che serve a nascondere la realtà. La realtà, in questo caso, di una Italia in disfacimento: politico, economico, culturale, morale.
Un abbraccio,
Gaetano
Concordo perfettamente con te: non sopporto le etichette. Non mi piace tutto questo tam tam di chi parla e straparla senza aver guardato questa ragazza negli occhi. Non mi piace che un dramma tanto privato e intimo sia spiattellato in piazza, al bar, sui giornali, in tv, come se fosse un reality della sofferenza di una persona e della sua famiglia. Non mi piace che un essere umano diventi un caso giudiziario e legislativo. Soprattutto politico.
Sergio, non volare basso: “Letteratitudine” è un esperimento, una sperimentazione per conciliare due media come i libri e la rete, per creare un lit-blog che sia a metà tra social network, terza pagina, salotto letterario o una nuova creatura… Che sia divenuto un libro è segno che questo supporto fisico, materiale, ancora per molto o forse mai avrà da temere dalle nuove tecnologie.
Un po’ di entusiasmo!
Specialmente da parte nostra che abbiamo avuto la possibilità di intervenire tanto e che abbiamo visto pubblicati tanti dei nostri interventi!!!
🙂
Peccato Maria Lucia, non ci comprendiamo. Qui parliamo d’una persona alla guida dell’Italia, Berlusconi, che non riconosce il valore d’una sentenza della Corte Costituzionale, e ha già dichiarato di essere pronto a non riconoscere il valore della Costituzione. Parliamo di etica?!
A me interessa soprattutto l’aspetto etico delle questioni.
Spregevole è chi utilizzi il paravento dell’etica per tornaconto personale.
Chiunque egli sia, qualunque sia la carica che ricopre.
Sulla decadenza dell’Italia non nutro dubbi.
Ma credo anche che nel nostro paese ci siano forze sane, riserve morali e di bellezza, energie che troveranno tempi migliori per esplicarsi. Non ci scoraggiamo, ma lavoriamo, ognuno nella sua sfera, per rendere migliore questo paese.
Cari amici, il bell’articolo di Ferdinando Camon è uscito proprio mentre mi trovavo fuori sede per una brevissima vacanza. È stata una sorpresa del tutto inattesa. Inutile dire che mi ha… “travolto”.
Così come mi sento travolto dall’entusiasmo che avete espresso nei commenti qui sopra. Grazie di cuore. Soprattutto a Simona e a Maria Lucia.
Io però preferisco mettere in risalto le piccole ombre che si evincono dal bellissimo articolo citato (e che riguarda tutti noi).
“Questa è una discussione con la massa, dunque da imparare c’è moltissimo. Certo, è caotica. Non è governabile. E’ così democratica da risultare anarchica.”
Credo che le perplessità di Ferdinando Camon siano giustissime.
Io sono il primo a condividerle.
Ecco… vorrei impegnarmi – con il vostro aiuto – a ridurre al minimo i rischi di caos e anarchia.
E per questo vi ringrazio in anticipo.
Il prossimo post sarà dedicato al nuovo libro di Elisabetta Bucciarelli.
Penso di pubblicarlo domani sera.
@ Sergio-Massimo- e tutti gli altri
grazie del richiamo. Che cosa dirti? Sono accadute tante cose nelle ultime settimane: la crisi finanziaria che s’è bruciata quasi tutti i miei risparmi che avevo affidato alle banche e assicurazioni -per fortuna che Salvo, da quanto ci racconta, è povero e di più non può diventarlo-, e le promesse della casta dei ciarlatani che sfumano dopo che siano stati eletti di nuovo.
Bé, il mondo non cambierà mai e neppure io ho intenzione di mutarmi per cui, una volta superata la mia crisi, riprenderò a intervenire su questo bel Blog dove incontro tante persone per bene o quasi.
Bé, qualche eccezione di quando in quando bisogna sopportarla, in fondo siamo tutti presi dai difetti della nostra specie. Più se ne ammettono e meno vengono rilevati ed accusati. Sarebbe come ammettere che sono un somaro e così almeno le porte della politica mi saranno aperte più facilmente.
Strano questo popolo di elettori, si fida più dei somari, dai quali pensa di non essere imbrogliato; fino a quando avrà imparato che anche i somari sono dei travestiti e convertiti per il potere, avrà già perso tutto, anche la camicia, non quella celeste che sta tanto bene al suo proprietario, nostro navigatore, da pensare di essere con lui in paradiso.
Ma non è solo la crisi d’identificazione con la repubblica democratica che mi preoccupa. In questi giorni mi sono guardato alla televisione dei documentari sulla guerra del pacifico tra gli USA e i giapponesi, il commercio clandestino di tanti giovani e giovane per fare profitto, i visi sempre allegri della casta politica radunata per risolvere i guai causati dall’economia, dalla politica e dalla religione, guai che non sono risolvibili se non cambiando tutte le persone coinvolte nel disastro globale.
Qui a Vienna, città di pessimisti e calunniatori, riecheggia tuttora una strofa di Johann Nestroy che canta la fine del mondo nel luccichio del lusso e festeggiamenti. Anche i walzer viennesi sono un richiamo a danzare e gioire della spensieratezza che precede la fine catastrofica.
Alla televisione austriaca viene trasmesso attualmente un film in due puntate sulla vita del principe ereditario Rodolfo di Asburgo.
Lui viene rappresentato come una persona intelligente e aperta alle correnti liberali e progressive del suo tempo, mentre il padre invece come una persona incolta e conservativa, chiusa ai segnali che avvertivano chiaramente il finire della monarchia.
La madre fa invece una buona figura. Intelligente e colta, capisce bene le intenzioni del figlio, che cerca anche di appoggiare, senza ottenere alcun buon risultato in una corte reale tanto rinchiusa nei suoi mali, da non capire la necessità di modernizzare e liberalizzare per sopravvivere.
Rodolfo non era, in effetti, figlio di Giuseppe, ma frutto di una passione materna vissuta in uno dei suoi tanti viaggi all’isola di Cipro.
Come vedi tutto il mondo è paese, per cui alla fine e dopo aver superato i primi fraintendimenti e sensi d’estraneità, ci si può sembrare di essere dappertutto a casa, qui, come da te o nella nostra Italia.
Un caro saluto anche a Massimo, al quale aggiungo le mie congratulazioni per i suoi successi che meritatamente sta seminando nel mondo della cultura italiana.
Una grande schiera di sostenitori di questo suo Blog, me compreso, l’ha riconosciuto e sostenuto per i suoi valori di persona colta e appassionata, paziente e gentile con tutti; è vero che il Blog lo distrae da altre impegni importanti per il suo divenire conosciuto e ricercato, ma credo anche che, nonostante le fatiche affrontate, i sensi d’amicizia che ne sono sorti siano una buona e forse migliore ricompensa.
Cari saluti a voi due e a tutti gli altri che leggono.
Lorenzo
Sono perfettamente d’accordo con Marilu’ Ricci. Infatti la riporto qui sotto con intenti elogiativi – specificando che personalmente, anche se non sempre su Letteratitudine ma in altri luoghi – sono molto attivo per fare il mio dovere di cittadino Italiano e di intellettuale moderato, conservatore e cattolico ma non acquiescente: magari ”proponente”.
–
Sulla decadenza dell’Italia non nutro dubbi.
Ma credo anche che nel nostro paese ci siano forze sane, riserve morali e di bellezza, energie che troveranno tempi migliori per esplicarsi. Non ci scoraggiamo, ma lavoriamo, ognuno nella sua sfera, per rendere migliore questo paese.
(Maria Lucia Ricci)
Caro Lorenzo,
ti faccio in primis tanti auguri per la tua situazione finanziaria, che spero migliorera’ ben presto – ma non ho conscigli da darti a riguardo, purtroppo: sono un modesto poetastro che non ha cognizione di investimenti e banche. La mia famiglia d’origine, d’altronde, visse sulla propria pelle la crisi del Ventinove (venne persa una stupenda villa in periferia di Perugia di proprieta’ di mia nonna) e l’incapacita’ finanziaria di altri miei antenati fece il resto. E’ un declino cominciato all’inizio del Settecento con la perdita del castello di Civitella D’Arna e poi proseguito a sobbalzi fino a… me! Considera solo che il mio bisnonno, prima della Prima Guerra Mondiale, aveva l’automobile e ci scarrozzava la sua numerosa famiglia ed io… vado a piedi da dieci anni.
Poi hai ragione: tutto il mondo e’ paese… ma… solo l’Italia e’ il mio Paese – purtroppo, a giudicare da come e’ messo moralmente. Questa bassa moralita’ e’ l’arbitrio dei tanti Innominati e don Rodrigo manzoniani tutt’ora esistenti, identici, solo che stavolta le colpe sono tutte nostre, visto che la passivita’ sociale e’ una scelta, non un obbligo come per don Abbondio, Lucia e Renzo.
In Italia, devo ammetterlo con dolore, i piu’ forti spadroneggiano con metodi brutali come oggi in nessun’altra Nazione dell’Unione Europea. Ed io mi modero. Ovviamente. Sono povero, anche se nobile. Come Massimo. E come te, caro amico mio.
Sergio
Gaetano,
va bene, ma secondo me a parlar sottovoce ma con fermezza si afferma di piu’, si incide di piu’ sulla realta’. Sto imparando a farlo. e’ piu’ efficace contro gli urlatori volgari. Arrabbiarsi si’, insomma, ma proponendo cose da condividere anche con la parte avversa. Questa e’ la difficolta’ e… anche la grandezza di chi lo fa. Condividere le cose con Berlusconi, Fini e Bossi: questa si chiamerebbe vittoria, per Gaetano, credo. O no? Ebbene: questo e’ proprio arduo. Fallo, restando te stesso – anzi essendolo ancor piu’, perche’ chi sussurra e’ potentissimo. Sussurriamo tutti. Come Maria Lucia, per esempio. E parlo anche per me.
Tuo
Sergio
Posso infine dirne una per tutte?
Secondo me la decadenza italiana e’ un fatto meramente intellettivo piu’ che spirituale: non ci sono piu’ in giro i cervelli e le sensibilita’ di sessant’anni fa; i tempi sono frenetici e la gente non puo’ scrivere ne’ leggere come si deve e nemmeno potrebbe e vorrebbe farlo perche’ dello scrivere e del leggere non gliene importa niente. Dunque la scrittura non conta niente e l’immagine, che l’ha sostituita, e’ gestita dal malaffare. Questa e’ la situazione italiana. come migliorarla? Solo uscendo dalla modernita’.
Buonanotte
Sergio
Caro Sergio,
se vuoi scrivimi in privato. Non so di cosa stai parlando. Ciao,
Gaetano
Gaetano,
mi riferivo agli autori che hai citato (condividendone il pensiero): Augias e Scalfari. Ecco: mi pare che questi interventi non facciano che rafforzare le contrapposizioni col Governo in carica – eletto dagli italiani. Tali contrapposizioni al contempo irrobustiscono la compagine governativa, credo io. E inoltre contrapporsi frontalmente secondo me non serve a niente ne’ migliora il Paese, casomai ne approfondisce le spaccature. Serve una dialettica serena, insomma, diversa, non intransigente. Serve un dialogo con stima reciproca, se no non e’ dialogo. Serve la moderazione e il sussurro, appunto.
Ciao, caro
Sergio
@ Lorenzo
Ti capisco. Anche a me, in passato (come credo a molti), è capitato di fare investimenti finanziari sbagliati. Coraggio!
Per il resto ti ringrazio… e ricambio con affetto i tuoi saluti.
L’estromissione del corpo da se stesso è l’ultimo atto dittatoriale di questo sistema. Appropriarsi non solo della nostra vita di consumatori, ma dei nostro organi vitali, del nostra dna, della nostra matrice divina.
La nascita e la morte, non sono gli anelli di congiunzione di un percorso, ma i varchi per intromettersi nella dignità del prossimo ed estraniarla così a se stessa.
Il corpo, ultimo campo di battaglia. Non solo il corpo dei bambini che non nasceranno, ma di quelli che cloneranno. Il corpo delle donne: che per secoli si e’ lasciato violare dalle mani degli esperti di turno, o sepolto negli oscuri tunnel delle radiografie.
Al corpo s’impone la diagnostica, s’impone come un ordine di sopravvivenza. Se non vuoi morire devi prevenire.
Al corpo s’impone la sopravvivenza.
Farti sgozzare, svuotare, inoculare, per garantirti un corpo longevo e sano. Un corpo perfetto, frugato nei reconditi segreti di escrescenze nascoste. Macchie oscure, di funesti presagi, tra notti insonni e responsi…
Il corpo cucito nella bocca umida e nascosta, perché non provi né cerchi mai il piacere. Il corpo dai piccoli piedi di petali di loto, con le dita spezzate dalla fasciatura. Per non poter mai più fuggire. Il corpo stretto, nei corpetti maliziosi, in cui morire senza fiato.
Il corpo largo come una terra tonda, irrorata dall’acqua di sorgente, sul bordo della vasca di un Hamman. O deformato, dal peso delle brocche e dalle lunghe camminate nel deserto. O ancora, accasciato sulla scrivania di un ufficio, da cui vedere le mille luci della notte e chiedersi quale sia la nostra casa.
Ovunque, corpi, di cui siamo fatti e sfatti. In formazione e decomposizione, terra di conquista, da cui fuggire. Non si dice forse “ha lasciato il corpo”?, o “mi sei entrato in corpo”. Ma anche “andare di corpo”, come amano dire i vecchi che provano nella defecazione, lo stesso piacere di una vera liberazione.
E poi, battersi, “corpo a corpo”, e dare un parametro tecnologico universale, “corpo di scrittura” nascosto nel computer.
I bambini danneggiati da vaccino sono scarti di lavorazione.
Il corpo inutile di Piergiorgio Welby è uno scarto di lavorazione.
Gli embrioni che rivelano le loro imperfezioni attraverso le ecografie sono scarti di lavorazione.
I cloni “pecorecci”mal riusciti, sono scarti di lavorazione.
Le teste matte delle vecchiette con l’alzheimer sono scarti di lavorazione.
A quelli come noi, resta la scialletta sulle spalle, gli acciacchi delle ossa, il fuoco di un camino, la pancia e il collo giù, cadenti. A quelli come noi, e al resto di milioni di miliardi di persone che abitano le terre dimenticate di questo pianeta, restano i virus, le malattie e la morte.
A Eluana Englaro solo un pugno di ossa per la corona dell’Imperatore.
@ Francesca Serra
Ho letto con interesse il tuo scritto, riletto poi nel tuo blog. Ti segnalo un articolo di Giuseppe Genna che mi ha colpito, pubblicato due giorni fa qui:
http://www.carmillaonline.com
Caro Massimo, ti chiedo scusa, sono stata prvocatoria e maleducata. In realta’ sentendo C.Bruni mi sono chiesta davvero se fosse stata da ragazza affascinata da Verlaine e da Rimbaud. Ora ti faccio inorridire di nuovo, sto leggendo “la filosofia del dr.House”di Blitris, volevo una lettura facile perchè attraverso un brutto periodo e invece cosa mi ritrovo a leggere? Un testo di filosofia appassionante ed autentico. Vedi, con tutto e da tutto si puo’ arrivare alla cultura.
Cari amici,
lascio qua sotto, su autorizzazione di Massimo, il link ad un mio articolo-proposta riguardante le Foibe e le relative celebrazioni del 10 febbraio. Siete invitati tutti a partecipare, commentare, criticare e soprattutto proporre.
http://armoniadelleparole.splinder.com/post/19807881/Giornata+nazionale+in+memoria+
P.S.
Troverete il medesimo anche nel blog di Maria Lucia Riccioli e in quello di Cristina Bove, che ringrazio – insieme ovviamente a Renzo Montagnoli.
Sergio
Caro Sergio,
grazie della tua partecipazione: siamo poveri ma nobili. Che cosa pretendere di più, aggiungo, abbiamo almeno la capacità e possibilità di andare a testa alta, brillare alla vita e godere delle sue altre grazie.
Per natura prudente, ho mantenuto qualcosa altrove, ma anche lì potrebbe un perdurare del terremoto finanziario annullare tutto. Un mio professore di diritto, già verso la settantina, raccontava di essere stato benestante e di aver perso di colpo tutto attraverso la crisi del Ventinove.
Ciò non di meno non aveva perso il suo buon umore di sempre. Entrava in classe con un fiasco di vino chianti, comprato a buon prezzo, dal quale sorseggiava nelle sue pause per rimanere attivo e allegro.
Dovevi vederlo il suo bel naso, grosso e rosso come un peperone.
Altri tempi, ma sempre le stesse preoccupazioni, così che nulla cambia veramente, se non quello che ci rimane nel cuore e animo.
Fa bene l’andare a piedi, si rimane almeno sani e si risparmiano tanti soldi; pensa un po’ ai molti diventati invalidi sulla strada che sono costretti a stare seduti sulla carrozzella.
Dell’Italia non si possono fare previsioni. Una volta finita l’era dei buffoni spadroneggianti, potrebbe arrivare il periodo delle riflessioni serie per poi avviare una nuova era, come anche peggiorare e mettere in pericolo la democrazia parlamentare.
La colpa del disfacimento morale, che ha portato questo governo al potere, sta anche nella sinistra, incapace di creare un’unità d’azione per il bene del paese.
Non ha senso elencarti i difetti, che sono un po’ di tutti, che hanno causato lo sfascio morale ed etico in ogni forma di vita fino ad approdare nella crisi attuale, li conosci meglio di me.
Meglio, allora, alzare un bicchiere di vino e brindare alla nostra salute e di quelli che non si sono lasciati contagiare dal feticismo di fare soldi.
Cari saluti.
Lorenzo
Lorenzerrimo,
ALLORA PROSIT, AMICE! diciamo alla latina.
Abbracci
Sergio
@ Massimo
grazie anche a te delle tue parole consolatorie.
Per fortuna non sono un feticista dei soldi. Ho saputo guadagnarli, fatto che mi ha procurato anche un gran piacere, ed ora li lascio svanire senza rovinarmi il buon umore.
Mi viene in mente un episodio risalente al mio periodo di bancario a Milano.
Una signora, rimasta vedova e vestita elegantemente, mi chiese un consiglio su come investire la sua eredità.
Senza pensarci tanto e anche per dovere verso la sincerità, le risposi: si godi la vita e si faccia un viaggio per il mondo, beata lei che se lo potrebbe permettere.
Mi guardò stupita, e come stralunata uscì dalla banca senza chiedere altri consigli.
Due mesi dopo lasciai l’impiego per affrontare altre avventure.
Saluti cari
Lorenzo
Trascrivo l’articolo di Guido Ceronetti pubblicato su “La Stampa” di oggi, 14 febbraio 2009, in prima pagina e a pagina 35 (utilizzerò le virgolette, dove occorre, in sostituzione del corsivo originale, non sapendo io qui impostare il corsivo):
–
Guido Ceronetti
ELUANA E GLI STORMI DI AVVOLTOI
Non permettiamo che si raffreddi. Il caso Englaro va riattizzato costantemente: che davanti a quel Golgotha arda un lume sempre. Tutti dobbiamo gratitudine a quella vittima sacrificale e alla sua famiglia: perchè la passione civile non finisca in una cloaca e la passione etica e religiosa trovino altre e ben diverse, e superiori, vie.
Si sono visti stormi di avvoltoi, sulla breve agonia di Udine, scendere in picchiata a disputarsi i resti di una creatura disfatta e sfamarsi a beccate ignobili di qualcosa che già più non era e che altro non aveva da offrirgli, tetri pennuti ciechi, che carne di sventura.
Tale lo spettacolo, da iscrivere nel tragico delle cronache italiane che non avranno uno Stendhal per trascriverle. L’Italia, se qualcuno vorrà capirla “sine ira et studio”, non è un luogo pacifico, non è una penisola turistica, non è un animale da stabulario economico – l’Italia è, è stata sempre, una città di risse feroci, di brigantaggio, di vendette, di medioevi e di cattivi governi. Gli avvoltoi, che non si annidano soltanto sulle torri dei Parsi a Benares, hanno voliere, spalti, e più d’una cupola anche a Roma, e non c’è televisione o campo di calcio in grado di oscurarne la presenza e il volo. Qua, dunque, non si può vivere avendo per fine esclusivamente il far soldi e pensare alla salute. Qua si nasce perchè l’Italia ci faccia male, ci ferisca, ci sia una madre crudele, inzuppata di sadismo. Vederlo o non vederlo: “that is the question”.
L’imbarbarimento di profondità, progressivo, non è da statistiche. Puoi vederlo chiaramente anche lì: nel pullulare di cure mediche di spavento, nell’ignorare i limiti sacri della vita, i diritti dei morenti e di – cure di coma irreversibili criminalmente protratti, cure che la tecnomedicina, settorialistica e antiolistica, sempre più andrà sperimentando sulla totalità del vivente.
L’Italia “debole”, che con strenuo sforzo – in cui va compreso il tributo di una risalita coscienza collettiva, di risorse d’anima e mentali inapparenti, antiavvoltoio, di pensieri silenziosi ma renitenti ai ricatti e alle violenze verbali dell’estremismo cattolico, materialista e anticristico – ha liberato dalle catene Eluana, è un resto di Italia dei giusti, di Italia che sa giudicare umanamente e cerca la libertà nella legge, che non accetta che l’impurità più grossolanamente sofistica prevalga sulla verità semplice e pura.
Dobbiamo un po’ tutti ri-imparare a morire: dunque a vivere e a trascendere la morte. Comprendere l’insignificanza della vita e dell’esistenza materiale è luce in tenebris.
Per chi, pensando, ritenga che la vera salvezza consista nel liberarsi dalla schiavitù delle rinascite in corpi mortali, Eluana col suo lungo martirio avrà meritato la tregua nirvanica, e non tornerà in mondi come questo a patire sondini e beccate di avvoltoi – condannati, per loro intrinseca natura, a commettere empietà.
Da cristiani autentici si sono comportate le Chiese evangeliche; schierate dalla parte di Eluana, hanno voluto ricordare che un essere umano non è soltanto un aggregato scimmiesco di funzioni e che è delitto tradirne l’anelito al padre ignoto al di là del finito.
Il combattimento spirituale è brutale. La meno ingiusta Italia, che assumerà Eluana per segno, non deve temere di accettarlo, di restare unita, respinto l’avvoltoio, per la pietà e la luce.
–
Correzione nell’articolo di Ceronetti. Per un errore tecnico non è apparsa una frase tra virgolette nell’originale. Riporto un breve brano già trascritto e la seguente frase mancante (“nostra sirocchia morte corporale”):
–
… nel pullulare di cure mediche di spavento, nell’ignorare i limiti sacri della vita, i diritti dei morenti e di “nostra sirocchia morte corporale” – …
–
Ahimè, cosa mi sono perso!
Devo dire che sono anche giù moralmente, perchè penso che se uno non fa lo struzzo e si guarda intorno può notare l’aria di sfascio che tira, in un paese arrivato a questo punto per le colpe un po’ di tutti noi, che non abbiamo voluto o saputo gestire la libertà.
Del resto non mi meraviglio più di tanto in una nazione che è da sempre ricca di controsensi come il suo attuale capo del governo che ha saputo cogliere la palla al balzo per saltare in sella a un cavallo che muove a suo piacimento, senza nessun programma, se non quello di accrescere il suo potere.
C’è in giro troppa ignoranza di gente che crede di sapere, non c’è solidarietà, nè unità nazionale e dico sempre che se atterrasse da noi un extraterrestre penserebbe di trovarsi in mezzo a un popolo di selvaggi.
Ma non tutti sono così, per fortuna, anche se si tratta di una minoranza; c’è gente che vede, che cerca di darsi da fare, che non si piega all’imbarbarimento in una battaglia che sembra persa in partenza.
Non arrendiamoci mai, per la nostra dignità e se vogliamo bene al nostro paese.
Belle parole, Renzo! Sei una persona che le fa seguire dai fatti e questo ti onora.
Salutoni
Sergio
Su “La poesia e lo spirito” segnalo due racconti…
1) Ettore Malacarne: http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/02/14/non-ha-importanza-di-ettore-malacarne/
2) Lucia Arsì (con un racconto mitologico): http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/02/16/il-labirinto-di-lucia-arsi/
Grazie a te Massimo e a Lucia Arsì dell’occasione che mi presentate di
rispondere con una mia recensione sul tema descritto abilmente da Lucia.
Russo Lorenzo 2004-02-24 17:00
Miti, principi Arianna, Teseo, il labirinto, il mostro
Arianna: bella, giovane, piena di grazie e sentimenti.
Teseo: anche lui, giovane, coraggioso, orgoglioso e avido d’azione per dimostrare le sue qualità.
Labirinto: è la vita stessa, semplice all’apparenza e invitante, per poi ingannare e punire gli imprudenti.
Mostro, Minotauro: rappresenta i rischi e i pericoli della vita.
Teseo, impavido e disposto a rischiare tutto pur di scoprire e tentare il proprio destino, fu anche furbo e prudente ricorrendo all’aiuto d’Arianna e migliorando così le proprie probabilità di successo. Arianna, anche lei coraggiosa e pronta ad aiutarlo per amore, sapeva che solo con lui si sarebbe realizzata come donna nella sua vita. Sono due personaggi che, allora come oggi, esistono ed operano. Entrambi, giovani e belli, coraggiosi e impavidi, ma anche furbi e prudenti, maliziosi e pronti a raggirare la natura, affidandosi entrambi delle proprie qualità donate loro dalla natura stessa, anch’essa arguta e maliziosa, capiscono che insieme possono ottenere di più, sia nel godere la propria giovinezza consumandola nel tremore dei loro corpi freschi ed esultanti di passione, come nell’affrontare i pericoli con prudenza e coraggio, sempre pronti a vincere o morire insieme. Il confronto con l’oggi ci fa vedere che i giovani, all’inizio innamorati e pronti al tutto per la vita intera, giurano ancora, si perdono ,col passare degli anni e delle vicende della vita, per mancanza dei requisiti necessari per vivere una vita insieme anche nei tardi anni, dove i ricordi sono comuni, felicità come infelicità dell’uno anche dell’altra, dando così testimonianza di comprensione,continuità e fermezza. Sono qualità che collegano il passato con il presente e garantiscono un futuro felice e sereno, e dalle cui esperienze nasce la maturità per l’unione.
Non voglio criticare la gioventù odierna; è la stessa di sempre; a mio parere, sono le molteplici possibilità economiche e la malintesa libertà personale d’oggi che costringono i giovani, e purtroppo anche gli adulti, ad agire per il consumo ad ogni costo.
Il giovane ha oggi più difficoltà d’individuare la strada giusta in un ambiente che è troppo dominato da tentazioni e costrizioni dannose per lui; non è quindi la gioventù debole, ma semmai la società intera.
Senza la disponibilità alla comprensione e al perdono reciproco per gli errori compiuti, perdiamo la visione reale della vita, che è impegno continuo per il superamento degli ostacoli che permanentemente incontriamo sul nostro cammino.
Sono requisiti che danno il senso della continuità, di cui si potrebbe e dovrebbe essere fieri e grati.
La società, debole e leggera, che ama più le ferie e il divertimento, che schiva la tranquillità della meditazione, non tiene il passo con i propositi seri della vita, gli unici che ce la lasciano comprendere e crescere.
La corsa frenetica all’alloro d’oro si rivelerà un errore gravissimo. È tempo quindi di organizzare le forze sociali sane per avviare quel processo culturale ed economico basato sull’equità e giustizia, cui aspirano i molti perdenti di questo mondo.
È necessaria, una spinta decisiva verso il meglio, incominciando con riforme sociali adeguate allo stato di precariato attuale della società. Esse devono essere richieste dal ceto basso, dove le ingiustizie sono sentite e sofferte, quando il ceto dei privilegiati si dimostra ottuso e incompetente.
È necessario, inoltre, considerare la ricchezza con un nuovo senso e scopo, affinché diventi un mezzo di sostegno e di pace per la collettività intera.
Questi sono i compiti della società nel mondo nuovo. È tempo di chiudere con un passato dominato delle differenze, oppressioni, torture, guerre tremende, e dare una spinta definitiva al processo evolutivo umano, che ci aspetta da sempre e nel frattempo non gli rimane che rimanere sbigottito e sgomentato di così tanta ignoranza.
Saluti
Lorenzo Gänserndorf, 24.02.04