Avete mai sentito parlare di copyleft ?
Secondo la versione italiana di Wikipedia: “L’espressione inglese copyleft, gioco di parole su copyright, individua un modello alternativo di gestione dei diritti d’autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l’autore (in quanto detentore originario dei diritti sull’opera) indica ai fruitori dell’opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. Nella versione pura e originaria del copyleft (cioè quella riferita all’ambito informatico) la condizione principale obbliga i fruitori dell’opera a rilasciare eventuali modifiche apportate all’opera a loro volta sotto lo stesso regime giuridico (e generalmente sotto la stessa licenza). In questo modo, il regime di copyleft e tutto il fascio di libertà da esso derivanti sono sempre garantiti.
L’espressione copyleft, in un senso non strettamente tecnico-giuridico, può anche indicare generalmente il movimento culturale che si è sviluppato sull’onda di questa nuova prassi in risposta all’irrigidirsi del modello tradizionale di copyright.
Esempi di licenze copyleft per il software sono la GNU GPL e la GNU LGPL, per altri ambiti le licenze Creative Commons (più propriamente con la clausola share alike) oppure la stessa licenza GNU FDL usata per Wikipedia”.
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La C rovesciata: il simbolo del copyleft
Vi consiglio di leggere l’intero articolo proposto da Wikipedia sul copyleft (cliccate qui).
La logica del copyleft ha trovato applicazioni anche nel sistema editoriale italiano.
Quella che segue è un’intervista esclusiva rilasciata da Alberto Gaffi e Giulio Mozzi in riferimento a due progetti editoriali molto interessanti: Alberto Gaffi editore in Roma e Vibrisselibri.
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Alberto Gaffi
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Giulio Mozzi
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Che cosa si intende esattamente con copyleft nell’ambito dell’editoria?
(ALBERTO GAFFI)
Libera riproducibilità di contenuti ad uso personale e collettivo, ma senza sfruttamento economico né diretto né indiretto.
(GIULIO MOZZI)
Il principio del copyright è: chiunque usi una certa cosa, deve pagare. Il principio del copyleft è: chiunque usi una certa cosa per farci dei soldi, deve pagare; chi la usa non per farci dei soldi, non deve pagare.
Qual è la logica del copyleft? In particolare, se un volume è scaricabile gratuitamente online, perché qualcuno dovrebbe acquistarne poi la versione cartacea? E dov’è il "ritorno economico" per un editore che offre un libro su Internet?
(ALBERTO GAFFI)
La pratica del copyleft s’inserisce nella logica della libera circolazione delle idee. Chi lo applica o lo promuove vuole impedirne qualsiasi tipo di freno. Naturalmente anche coloro che creano le idee vanno protetti dall’attribuzione da parte di altri delle proprie opere e dal loro illecito sfruttamento, quindi nessuno dovrebbe appropriarsi di opere altrui. Se l’autore (o gli autori) decide (decidono) di autorizzare anche questo “plagio” l’opera assumerà il connotato di opera collettiva, come nell’antichità le opere classiche tramandate oralmente da villaggio in villaggio dai diversi cantori e non potrà mai essere venduta o sfruttata da nessun singolo o gruppo. La versione cartacea, che rappresenta ancora oggi un impegno economico e un’apparenza di maggiore dignità e prestigio rispetto al file di testo, non deve temere la loro concorrenza, ma anzi prefissarsi il traguardo di sempre maggiore accuratezza tipografica a prezzi ragionevoli. Chi legge la versione digitale, se la trova valida, acquisterà a buon mercato la versione cartacea, altrimenti si limiterà a possedere quella gratuita.
(GIULIO MOZZI)
Un libro che si può mettere in tasca è più comodo di un libro in formato A4 rilegato con la spirale. Tanto più grosso è il libro, e tanto è più scomodo il libro scaricato e stampato. Quanto a leggere a video, non so chi sia capace di andare oltre le tre o quattro pagine. Libro digitale, stampata del libro digitale e libro acquistato in libreria sono tre oggetti diversi.
Per un editore che offre un libro sia in rete sia in libreria, l’edizione in rete funziona nei fatti come un mezzo promozionale, o come mezzo per raggiungere lettori che altrimenti sarebbero molto difficili da raggiungere (italiani emirati in Groenlandia ecc.).
L’editore che offre un libro in rete e basta, può guadagnarci solo se quel libro è indispensabile al lettore. Perciò ci guadagnano gli editori scientifici (i loro libri sono indispensabili ai loro lettori). Non c’è speranza, invece, per le opere narrative: si può solo regalare.
Ci racconti la sua esperienza editoriale nell’ambito del copyleft
(ALBERTO GAFFI)
Personalmente metto tutti i miei libri in copyleft. Il mio successo MADRI ASSASSINE di Adriana Pannitteri, non ha subìto nessun svantaggio dall’essere totalmente scaricabile sia dal mio che da altri siti. Anzi, non passa giorno che non mi arrivino ordini d’acquisto di libri assaggiati dal web.
(GIULIO MOZZI)
È iniziata da pochi mesi. Il 16 giugno 2006 ho lanciato, con un articolo nel bollettino vibrisse l’idea di una "cosa" che fosse una casa editrice in rete e, contemporaneamente, un’agenzia letteraria (perché questa abbinata? Perché i libri "veri" sono – ancora – quelli di carta; e perché in rete i libri si danno via gratis, ma a un editore cartaceo si possono vendere a suon di quattrini). Attorno alla proposta si sono trovate una sessantina di persone. Il 16 novembre 2006 abbiamo debuttato con i primi due libri pubblicati (www.vibrisselibri.net), il 28 febbraio 2007 sono usciti i secondi due. Penso che procederemo al ritmo di non più di una decina di titoli l’anno.
Siamo molto contenti perché dell’iniziativa vibrisselibri hanno parlato molto i giornali (temevamo di restare "confinati" nella rete, in verità…), recensendo anche i nostri libri come se fossero dei "veri" libri. Ora si tratta di organizzare una "forza di vendita" che martelli gli editori tradizionali e li convinca a trasportare su carta i nostri libri: necessariamente mantenendo in rete la nostra edizione. Un po’ alla volta mettiamo insieme tutti i pezzi del progetto (e progettiamo cammin facendo).
Cosa può dirci, se ne è a conoscenza, sul copyleft nell’editoria straniera?
(ALBERTO GAFFI)
Conosco solo l’esperienza statunitense, ma purtroppo lì dove il copyleft è nato, non è riuscito ad uscire dal sottobosco editoriale della controcultura, non come da noi dove i collettivi di scrittura di successo (Wu Ming o Babette Factory) sono riusciti a convincere grandi case editrici a mettere on line i loro testi di successo.
(GIULIO MOZZI)
Confesso: non ne so molto.
Considerando la crescita progressiva di Internet, come si svilupperà – a suo giudizio – l’editoria nei prossimi decenni?
(ALBERTO GAFFI)
Credo che l’editoria si svilupperà molto e bene. Da quando c’è Internet si legge molto di più e meglio. Ma attenzione, noi editori non dobbiamo assolutamente credere che la rete faccia il nostro lavoro critico. Il nostro ruolo di selezione rimane immutato ed anzi maggiormente responsabilizzato. Pochi autorevoli editori saranno i soli che potranno guidare le scelte del grande pubblico. Altrimenti la spazzatura, in abbondanza, avrà solo il merito di confondere e disgustare i lettori. Naturalmente se un editore in rete promuove spazzatura dovrà anche lui, a sua volta, essere degradato a spazzatura! Ma non mi pare che questo sia il caso – per esempio – di vibrisse, la casa editrice solo on line di Giulio Mozzi. Consiglio molti miei colleghi di visitarla, infatti ospita diversi titoli molto interessanti in cerca di editore.
Io, intanto, sto per dare alle stampe l’interessantissimo INNOCENTI A VILLA VICENTINA di Ezio Tarantino.
(GIULIO MOZZI)
Non sono il Mago Merlino, e mi rifiuto di fare previsioni
cui prodest?
ok va bene la lettura libera
ma la modica dei testi?…
riappropriamoci del nostro orgoglio
ma al di fuori di beceri schematismi commerciali
ciao
enrico
Ho letto qui e ho finito col mettermi la licenza Creative Commons sul mio blog.
Poi rileggo bene tutto e vedo che qui la licenza non c’è.
Allora non ho capito niente?
Post molto interessante. Grazie.
Mica le conoscevo tutte queste novità!
Non ho ben capito i due precedenti commenti. Enrico, che vuol dire la “modica dei testi”? (immagino la modifica, giusto?… oppure la modica (cifra) dei testi?).
Lavinia, perché hai messo la licenza Creative Commons sul tuo blog? Non mi pare che il post fosse finalizzato a convincere gli altri a usare tale licenza. Che abbia capito male io?
Elektra, mi sa che quella che ha capito male sono io
“Assaggiare” un testo, se si tratta di roba buona, incoraggia a leggere il cartaceo. Bene.
Esiste però il problema di far sapere al pubblico che su internet c’è l’assaggio, che è il grande problema di tutto ciò che si mette su internet e che forse spiega perché negli USA non c’è stato un gran seguito.
In bocca al lupo!
Forse dopo tutto questo discorso molto interessante, capirete perchè in un mio libro “e se fosse:profumo di sostanza?” mi sono inventata che il lupo sia buono!!!! Lo avete capito pure voi, che pure i dentisti hanno già compreso che internet gode di una buona dentatura, eh!….Detto questo, la c di copyright rovesciata mi somiglia a certe ere pittoriche indecifrabili, dove il quadro lo puoi posizionare come ti pare…Ma è pura impressione distorta della realtà…tutto sembra facile ma non è così….pensiamo per ipotesi, che gli autori invece di scrivere di getto i loro pezzi direttamente al pc, abbiano dei manoscritti, delle minute rivedute e corrette..e che decidano, in un certo momento della loro vita pesantissima di alleggerirsene e pubblicare questi oggettini rari e preziosi…che ne dite? Non c’è copyright o copyleft che tenga…..se volete ve ne mando un frammento…e poi vediamo dove abita l’autore….Anzi, “dove abita l’autore?” sarà uno dei miei prossimi titoli…perchè, qui, tra ispirazione, web, casa editrice, amici di chat,amici di blog, amici di forum, ecc.ecc.mi sapete dire dove sto’ poeta-scrittore stia di casa!!!! Fosse che scriva in ascensore, a quale piano ha maggior concentrazione…ecco perchè quasi sempre gli artisti amano le soffitte e gli attici…Allora alla fine ben vengano questi E-metodi di divulgazione, tanto alla fine, a me sembrano sempre e soltanto dei copy, ne a destra e ne a sinistra…..l’unica cosa che li distinguerà è, facendo contento PierFerdy, chi farà centro…..il left o il right…..secondo me, chi avrà più memoria e non copierà affatto…..insomma il nuovo paga sempre….Ciao e grazie per le informazioni….ma le conoscevo già, infatti, io faccio le copie dei manoscritti e non di quello che naviga in internet….
Lavinia,
in effetti Elektra ha ragione. Il mio non voleva essere un invito a utilizzare la “Creative Commons License”. Però il tuo intervento mi è servito da stimolo. Se dài un’occhiata alla colonna di destra vedrai l’indicazione e il logo (con relativo link all’immagine) della “Creative Commons License 2.5”, che è quella che ho scelto di utilizzare.
Ne approfitto per ringraziare Alberto Gaffi e Giulio Mozzi per la disponibilità mostrata nel rilasciare l’intervista.
Condivido l’idea di fare un assaggio del libro su e-book, ma come editore non darei l’intero libro gratis. Secondo me si rischia di non avere nessun ritorno economico e di non vendere libri cartacei. Ho fatto molti e-book di libri del Foglio Letterario con la collaborazione di kultunderground e della casa editrice telematica Kult Virtual Press. Sono versioni parziali, di assaggio, della versione cartacea. In ogni caso ognuno può pensarla come vuole e un editore è libero di mettere tutto copy left. Io non lo farei, ma è questione di scelte e di risposte di mercato. L’e-book è utile quando un libro si vende poco e non merita fare una nuova edizione su carta.
Un esempio di un nostro libro in parziale copy – left: http://www.kultvirtualpress.com/opere.asp?book=1052
Gordiano,
ti ringrazio molto per il tuo contributo nella veste di editore. Mi viene da domandarti: ma i libri che offri in parziale copyleft sono efettivamente più venduti degli altri?
Rispondo alla domanda che mi fa Maugeri. No, non sono più venduti di altri, assolutamente. Secondo me i libri in e-book sono davvero poco letti. io cerco di cavalcare le nuove tecnologie e di esperimentare nuove forme di vendita e di avvicinamento al pubblico. Cerco di farlo, ma ci credo poco, dico la verità. Il libro resta il libro, come dice Mozzi. Il libro è di carta o non è un libro.
Gordiano
Una domanda per l’editore Alberto Gaffi.
Normalmente quante copie stampa di ogni romanzo?
Oppure il numero delle copie stampate è relativo al quantitativo di download del libro online?
La ringrazio anticipatamente per la risposta.
Io penso che mettere in rete parte di un libro possa essere una buona idea. Farsi prima un’idea di come è lo stile dello scrittore e/o il tema del libro può invogliare la gente a comprare.
Mettere in rete un libro intero invece mi sembra inutile: non so quanti abbiano voglia di leggersi 100-200-300 e passa pagine su video.
La logica del copyright, ormai, mi pare sempre più aberrante in un’ottica di circolazione della cultura. Giusto che ci sia un profitto, ma oramai si è andati ben oltre.
Un saluto
Il copyleft, unitamente al POD che e’ il print on demand fa capire quanto sia cambiato e molto piu’ fluido il mercato leterario ed i loro autori.
Grazie per il commento! E benvenuto/a a Letteratitudine!