In questi giorni esce in libreria il nuovo romanzo di Valerio Evangelisti (nella foto). Il titolo è La luce di Orione. Anche questo libro è incentrato sulla figura dell’inquisitore spagnolo Nicolas Eymerich. Lo scrittore Ippolito Edmondo Ferrario (autore di questi romanzi) ha intervistato Evangelisti.
Prima dell’intervista trovate, di seguito, una breve nota introduttiva sul personaggio Nicolas Eymerich tratta da Wikipedia Italia.
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Storicamente Nicolas Eymerich è un inquisitore domenicano realmente esistito (nato nel 1320 a Gerona, in Catalogna, e morto nel 1399). Il personaggio che Evangelisti ha mutuato dalla realtà storica è crudele, inflessibile, altero, tormentato, agisce con totale spietatezza al servizio della Chiesa e di ciò che ritiene il bene ed è tuttavia dotato di straordinaria intelligenza e di profonda cultura. Nei vari romanzi del ciclo indaga i fenomeni misteriosi nell’Europa medioevale influenzando strategicamente i grandi avvenimenti storici dell’epoca, ma la soluzione del mistero spesso la si ritrova in storie parallele a quella dell’intreccio principale, che si proiettano nel nostro presente e nel nostro futuro, volutamente rappresentato con toni oscuri, fondamentalisti e disumani.
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Valerio Evangelisti torna a ottobre in libreria con il nono episodio del ciclo di romanzi dedicati alla figura storica dell’inquisitore spagnolo Nicolas Eymerich (1320-1399). “La luce di Orione” (Strade Blu Mondadori, www.eymerich.com) si prospetta come una nuova allucinata e allucinante avventura del domenicano che ha consacrato Evangelisti non solo in Italia, ma nel mondo. Tanto per fare un esempio i suoi romanzi e i racconti sono tradotti in francese, spagnolo ( per la Spagna e per il Messico), tedesco, portoghese (per Brasile e Portogallo), croato, serbo, greco, ceco, slovacco, russo, rumeno, ebraico, polacco, inglese.
Nonostante l’indubbia fama, Evangelisti da sempre segue un modello di vita piuttosto ritirata. Non frequenta i salotti mondani e tantomeno lo si vede in televisione. Per avere qualche anticipazione sul suo nuovo romanzo lo abbiamo intervistato.
-Qualche anticipazione sul nuovo romanzo “La luce di Orione”. Quale sarà il tema centrale di questa nuova storia?
Eymerich, nel romanzo, parte per ciò che resta dell’impero bizantino, su cui grava la minaccia degli Ottomani. I sovrani, in piena decadenza, contano per il loro riscatto su una creatura che tengono prigioniera, e che forse ha un nesso con misteriosi giganti che ogni mattina sorgono dal mare. L’inquisitore saprà svelare la chiave del mistero.
-L’inquisitore Nicolas Eymerich e lo scrittore Valerio Evangelisti: come è nato questo binomio?
Eymerich rappresenta il peggio di me, la parte oscura. Me ne accorsi mentre collaboravo alla stesura di un manuale di psicoterapia, giunto alla voce “la sub-personalità schizoide”. Decisi di spostare in un personaggio letterario ciò che di patologico esisteva in me.
-Crede che i lettori la identifichino con Eymerich?
No, o almeno capita raramente. Sono di indole tutto sommato cordiale, non spavento nessuno, non ho mai fatto del male ad anima viva. Certo, bisogna conoscermi di persona, e io mi faccio vedere poco in giro.
-Che cosa c’è di Valerio Evangelisti nella figura dell’inquisitore?
Una certa asocialità. Ma mentre Eymerich cerca adepti, e di modellare la società sul suo esempio umano, io tendo piuttosto a farmi i fatti miei. Somiglio maggiormente a un altro mio personaggio, il pistolero Pantera.
-Di recente ha partecipato a Trieste a un convegno sull’Inquisizione. Che cosa ne pensa dell’Inquisizione e del suo operato?
Largamente condannabile, sebbene il Santo Uffizio non sia stato colpevole di tutti gli eccessi che gli vengono attribuiti. Va poi tenuto presente che la Chiesa cattolica tentava di sostituire, con mezzi rudi, l’impero romano venuto meno. Ciò non toglie che coartasse le coscienze. Erede diretto dell’Inquisizione è stato il sovietico Vishinskij.
-La trama narrativa dei romanzi del ciclo di Eymerich si svolge sempre su più piani temporali, tra passato, presente e un futuro plausibile. Come mai?
Cerco di far capire come la personalità tenebrosa di Eymerich varchi le epoche storiche, e domini il nostro futuro ancor più che il nostro passato. Questo è un pericolo serio, che vivo con angoscia. Vedo in giro tanti eredi di Eymerich, sparsi per il mondo.
-L’inquisitore Eymerich, seppur riluttante alla ferocia e al sadismo, non si tira indietro di fronte all’uso della tortura per estorcere confessioni. Nonostante questo, chi legge i suoi libri si identifica inevitabilmente con l’inquisitore dandone un’impronta solo positiva. Come lo spiega?
La violenza di Eymerich è anzitutto psicologica. A volte ricorre alla tortura, ma senza trascendere. Credo che questo risponda a una verità storica, circa l’Inquisizione medioevale: fu quella rinascimentale a fare della tortura una prassi. Quanto all’attrazione esercitata da Eymerich, va considerato che lui è, di norma, molto più intelligente e colto dei suoi nemici. Inoltre tutto è visto attraverso i suoi occhi. L’identificazione è obbligata. Si tratta, per chi sa intenderlo, del “fascino discreto” dell’autoritarismo.
-In questo prossimo libro si parla dell’attuale guerra all’Iraq. Qual è il suo punto di vista sulla questione?
All’Iraq accenno proprio in “La luce di Orione”. Per il commento a quella guerra, cito una frase detta dal ministro napoleonico Fouché, in occasione del rapimento del duca d’Enghien: “Peggio di un crimine: un errore politico”.
-Quale sarebbe quello dell’inquisitore Eymerich?
Penso analogo al mio (e a quello di Fouché, cui somiglia). Forse più cinico.
-Dai suoi libri emergono temi d’attualità quali la scienza che sfugge al controllo dell’uomo, o meglio che viene asservita per scopi malefici. Come si pone di fronte al dilemma scienza o morale?
La morale, purché non superstiziosa o “bacchettona”, deve prevalere sempre.
-Se incontrasse Eymerich adesso che cosa gli direbbe?
Gli direi: “Come mai governi il mondo?”
-Una sua riflessione sull’attualità politica italiana.
Credo che uno scrittore debba occuparsi di questioni etiche generali, non di problemi partitici. Si individua una contraddizione, la si indica al lettore. Questi, al momento di votare, farà le sue scelte. Ho la fortuna di trascorrere in Messico alcuni mesi all’anno. Mi appassiona più la politica di laggiù, con tutte le sue turbolenze, di quella di casa nostra. Almeno, da quelle parti non esistono “Ballarò” né programmi altrettanto molesti, tipo “Matrix” o “Porta a porta”.
Ringrazio Ippolito Edmondo Ferrario per avermi “passato” questa intervista, che è uscita anche su Il Secolo d’Italia il 6 ottobre.
Oltre a parlare di Valerio Evangelisti e dei suoi libri il dibattito si potrebbe condurre in parallelo su queste due affermazioni che estrapolo dall’intervista:
1. Credo che uno scrittore debba occuparsi di questioni etiche generali, non di problemi partitici;
2. Mi appassiona più la politica di laggiù (Messico, ndr), con tutte le sue turbolenze, di quella di casa nostra. Almeno, da quelle parti non esistono “Ballarò” né programmi altrettanto molesti, tipo “Matrix” o “Porta a porta”.
Cosa ne pensate?
@ Cristiana Patriarca dell’Ufficio Stampa Modadori:
Cristiana se mi mandi un brano del libro lo pubblico sul post (come aggiornamento). Puoi mandarmi l’allegato a: letteratitudine@gmail.com
@ Valerio Evangelisti:
Se dal lontano Messico riuscissi a intervenire qui te ne sarei grato. In ogni caso in bocca al lupo per questo libro.
Valerio Evangelisti aveva tutta la mia stima prima di intervistarlo. Ora ne ha ancora di più.Quando poi parla di programmi moltesti quali Matrix, Porta a Porta come non dargli ragione….In Italia ci sono scrittori che hanno alle loro spalle operazioni di marketing notevoli, e ci sono scrittori veri ,concreti, la cui credibilità è valida anche all’estero. Evangelisti è uno di questi.Bravo Valerio!
Ippolito Edmondo mi ha scippato le parole dalla tastiera. Concordo in tutto. Evangelisti è uno che sa scrivere storie. Rifugge dagli ombelichi e dai salotti di ogni tipo. Ecco perché, caro Massimo Maugeri, immagino che non verrà qui da te.
@ Ippolito:
Benvenuto nella famiglia di Letteratitudine
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@ Actarus:
mai dire mai.
Concordo sulla risposta di Evangelisti. Il narratore, l`artista, dovrebbe possedere una specie di respiro lungo che tende a mettere in evidenza le contraddizioni e le stranezze del reale, non certo disegnare delle agevoli teorie politiche.
La differenza fra il narratore e l`ideologo e` tutta li` : il narratore dimostra come la realta` che appare cosi` univoca e` frammentata invece in tante piccole storie, l`ideologo prende un frammento di realta` a lui consono e ne fa una icona che supporta la propria teoria.
Per quanto riguarda l`Evangelisti scrittore ho letto di lui solo una prefazione allo splendido ” Io sono leggenda ” di Matheson.
Cerchero` comunque al piu` presto di colmare questa lacuna.
Visto che mi sembrate molto preparate potreste consigliarmi un paio di libri, i migliori a vostro giudizio, di Evangelisti ?
Grazie
A me piace “Antracite”, ma non solo.
scusate, perché ballarò, porta a porta e matrix sarebbero programmi molesti?
Cara Luisa, ti chiedi perchè sono programmi molesti?Ti do una notizia…Tieni presente che al corso per incursori dell’Esercito Italiano, quando ci si specializza nelle tecniche per resistere agli interrogatori, condotti con metodi non convenzionali, intendo torture fisiche e psicologiche, il candidato viene sottoposto alla visione initerrotta di tali programmi che normalmente sono considerati lobotomizzanti in un individuo normale. Io, non considerandomi all’altezza di un aspirante incursore, tengo il televisore rigorosamente spento per non correre rischi. Al contrario ,un libro invece di Bruno Vespa ha ottimi effetti soporifici…
Evangelisti è uno dei pochi veri narratori che abbiamo in Italia. E’ coerente con le sue idee, non le nasconde anche quando sono scomode, per spiegarle non usa solo la metafora del passato ma anche quella di un futuro purtroppo molto futuribile.
I libri degli ultimi anni, quelli marcatamente più “politici”, non mi hanno entusiasmato, forse anche perchè il Messico non rientra nel “mio” immaginario collettivo. Ok, vince contro Ballarò, Matrix e simili 2 a 0 a tavolino… Devo però ammettere che questi libri sono stati un buon diversivo rispetto al Ciclo di Eymerich che con Mater Terribilis aveva raggiunto (per ora) l’apice della complessità.
@Outworks: potreste consigliarmi un paio di libri, i migliori a vostro giudizio, di Evangelisti ?
A mio parere, nel ciclo di Eymerich “Picatrix” rende benissimo l’idea del personaggio, delle ambientazioni, dei meccanismi narrativi. Poi “Antracite”, tra quelli dedicati a Pantera. I due sul Messico non mi hanno fatto impazzire, ma “Noi saremo tutto” era un po’ inconsueto e delizioso. Magari non cominciare con “Mater Terribilis”: anche a detta dello stesso Evangelisti è un libro molto “difficile” (L’unico per cui esistono delle specie di FAQ, le Domande Fatte più Spesso, come se fosse un software…). Ovviamente è una questione di gusti personali.
se devo esser sincera, ippolito, avevo pensato ad un errore di stampa. programmi modesti mi suonava meglio di programmi molesti. ma va bene così.
però questa storia dell’uso di questi programmi all’interno dell’esercito italiano per perfezionare tecniche di resistenza agli interrogatori mi sembra pazzesca. ma è proprio vero? tu come lo sai?
Buongiorno a tutti.
Ecco, Evangelisti è un altro di quegli autori che non conoscevo. Non si sorprenderà nessuno, naturalmente. Che sono scarsa lo sanno tutti, ormai. Però anche stavolta cercherò di recuperare. Ascolterò i precisi consigli di Andrea Borla.
Evangelisti fa bene a non frequentare i salotti. Ma letteratitudine non è un salotto, vero Max? Semmai un bar, un caffè.
Dai Valerio, vieni che ti offro una birra.
Smile
Perdonami Luisa, effettivamente sono un gran burlone, ma tuttosommato l’idea di un addestramento psicologico dei nostri soldati a bese di questi programmi non sarebbe male…Pensa vederti ore e ore di Mentana che ti parla co il suo ardore lassativo di Cogne, del delitto di Garlasco e di ogni tragica notizia….Meglio farsi spedire direttamente in trincea.
Scherzo, comunque ribadisco, Valerio è un grande scrittore.
Non ho ben capito una cosa. E cioè se i romanzi di Evangelisti sono storici o di fantascienza, o un misto dei due generi.
Ouh, che sono scarsa ve l’avevo detto già.
Smile
Lettera d’amore…..
Ho avuto la fortuna di conoscere Valerio qualche anno fa,
in occasione di un concorso letterario a cui ho partecipalo e in cui si chiedeva di scrivere dei racconti apocrifi sul noto inquisitore…..
Sono stata segnalata e pubblicata, ma credo che il mio vero premio sia stato soprattutto di passare una indimenticabile giornata di giochi di ruolo…..insieme ad un uomo davvero particolare….Valerio Evangelisti.
Intelligente e colto, cordiale ma riservato e soprattutto pieno di humor …. cosa che forse a prima vista non compare. Giocava con gli altri con semplicità. Ricordo che era talmente calato nella parte di Eymerich che fece stare parecchi minuti in ginocchio una ragazza che mimava la parte dell’ inquisito di turno.
Valerio ti voglio bene e ti auguro che ogni giorno tu possa godere di tutta la felicità che meriti!!! Io ritengo che i tuoi libri oltre a interessare, dare spunti per un approfondimento storico e affascinare il lettore, assolvano anche ad un compito sociale: mettere il dito sulla piaga dell’ipocrisia benpensante del mondo di oggi, che continua a girare gli occhi dell’altra parte per fare finta di non vedere.
P. S Ancora aspetto da te le foto di quella bellissima giornata!!!!
Cordialmente
Alessandra Forte Cesselon
Elektra: Non ho ben capito una cosa. E cioè se i romanzi di Evangelisti sono storici o di fantascienza, o un misto dei due generi.
C’è una forte base storica con riferimenti precisi. Leggendo un qualunque suo libro si capisce che Evangelisti è sempre ben documentato. Dai un’occhiata alla nota dell’autore dei due libri sul Messico, tanto per renderti conto di quanto lavoro c’è dietro ai suoi romanzi. Poi ci sono le esigenze della narrazione e, come è ovvio che sia, alcuni aspetti storici vengono “adeguati”. Ma generalmente Evangelisti indica cos’è storico e cosa no.
Sono romanzi storici o fantascentifici? A mio parere più fantascentifici, almeno quelli di Eymerich, in quanto fanno riferimento a una realtà che si discosta da quella storica, anche se in essa affonda saldamente le sue radici. E questo non succede solo con il medioevo, ma anche con il recente passato, quello del 900, che costituisce il secondo piano temporale dei romanzi di Evangelisti. In alcuni momenti mi sembra di avere tra le mani un libro di storia alternativa
Tra l’altro, l’aspetto fantascentifico viene fuori soprattutto per il futuro del mondo di Eymerich, che potrebbe tranquillamente essere il nostro (anche se spero che le cose non vadano così…) e che costituisce il terzo piano temporale della narrazione.
Molto interessante. Grazie davvero Andrea.
Smile
Non trovo così molesti i programmi citati da Evangelisti.
C’è molto di peggio!!!!!
Susanna, hai ragione. Anche a me qualla frase ha fatto pensare un po’. C’è molto peggio, è vero. Però potrebbe e dovrebbe esserci di meglio, no? Forse quei programmi sono un po’ troppo arruffoni e fondati sulla polemica. Tu che dici?
Smile
Molesto è chi si disinteressa.
@Alessandra:
Ho avuto la fortuna di conoscere Valerio qualche anno fa, in occasione di un concorso letterario … racconti apocrifi sul noto inquisitore. Sono stata segnalata e pubblicata…
…sono terribilmente invidioso…
Sui salotti:
Anche nell’intervista di Ferrario, Evangelisti fa capire che lui se ne sta un po’ per i fatti suoi (“Certo, bisogna conoscermi di persona, e io mi faccio vedere poco in giro”).
Nel suo caso è una tecnica vincente, visto che ha capacità e mezzi per farlo: sono gli altri che guardano a lui. Non lo vedrei a frequentare i salotti (e credo mai lo vedrò), ma se ci mettesse piede non mi sconvolgerei: spesso nella vita quello che conta è *come* si fanno certe cose.
Sull’etica:
“Credo che uno scrittore debba occuparsi di questioni etiche generali, non di problemi partitici”
Mi segnalate chi, tra gli scrittori dell’industria letteraria di oggi, si occupa di questioni etiche generali? Non mi vengono in mente molti altri esempi, almeno tra quelli pubblicati dalle major.
Valerio Evangelisti è uno scrittore di successo che mi è particolarmente simpatico. Non perchè la vediamo allo stesso modo. Tutt’altro. Su Cuba abbiamo avuto un vivace scambio di opinioni, ma visto che lui è una persona intelligente la divergenza si è appianata con un civile dibattito. Evangelisti legge autori giovani, fa prefazioni, aiuta la piccola editoria. Non crediate che tutti lo facciano. Molti sono troppo presi da loro stessi e dal successo per considerare gli sforzi di chi è piccolo. Il Foglio ha diversi libri di narrativa fantastica introdotti da Evangelisti: Antologia del fantastico underground, La stagione della follia, Il costruttore di biciclette…
Condivido quello che dice Evangelisti sul fatto che uno scrittore non debba occuparsi di questioni legate ai partiti, ma fare politica in senso più alto, scrivendo solo di questioni civili.
Gordiano Lupi
http://www.infol.it/lupi
Frequento Carmilla ( è il sito di Evangelisti) da anni e considero Valerio Evangelisti, anche se personalmente non lo conosco, un caro amico.
La saga di Eymerich è tutta godibile; non l’ho letta integralmente ma a chi si avvicina ad Evangelisti per la prima volta, consiglierei come prima lettura la trilogia su Nostradamus.
Evangelisti è un documentato che scrive e pensa in due tempi storici, il passato e il presente, sarebbe interessante un confronto fra lui e Adriano Petta su Mont Segur. Due approcci allo stesso tema da due differenti posizioni… non sarebbe male
Bene, questo scrivere e confrontarsi con autori contemporanei; scrittori abili ed intellettuali avulsi dai sistemi mediatici e salottieri. E per questo più veri!
A mio parere tutti i programmi televisivi sono molesti e modesti. In tv da anni guardo soltanto film (se mi interessano) e fuggo come la peste i programmi di attualità e di intrattenimento. La tv semplifica, banalizza, non approfondisce mai. Per informarmi preferisco libri, quotidiani e trasmissioni radiofoniche.
Gordiano Lupi
http://www.infol.it/lupi
Nell`intervista su panorama Evangelisti tra gli altri cita il suo rapporto di fratellanza con Moresco.
Ho letto di lui: Gli esordi, ed i Canti del Caos, . Il primo molto bello, il secondo meno, ma sempre molto valido.
Se pero` ho capito un po` il genere di Evangelisti, non mi sembra molto affine a quello di Moresco o sbaglio ?
Ringrazio tutti per i commenti.
Rispondo subito ad Actarus. Ho scritto una mail a Valerio Evangelisti. Non so se interverrà. Di certo leggerà i vostri (anzi, i nostri) contributi.
Elektra, tu non mi hai mai offerto nulla.
Ora parliamo di Valerio Evangelisti e tu subito lo inviti e ti fai avanti con una birra.
Brava!
😉
@ Gianmarco Ferla.
Predisponi la fattura e presentala per l’incasso alla direzione generale di kataweb.
A parte gli scherzi… grazie!
Ma esiste la categoria degli intellettuali? È una categoria autoreferenziale?
Considerazione e domanda per tutti:
Secondo me uno dei meriti principali di Valerio Evangelisti è quello di aver avuto la capacità di creare un personaggio letterario potente come Eymerich. Un personaggio, cioè, che ha la forza di essere considerato anche in maniera autonoma rispetto al suo creatore.
Il personaggio Nicolas Eymerich (sappiamo che è ripreso da un inquisitore realmente vissuto) ha già una sua valenza enciclopedica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Nicolas_Eymerich
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La storia della letteratura ci insegna che, in alcuni casi, certi personaggi letterari – così forti da entrare nell’immaginario collettivo – riescono a superare per fama gli stessi autori che li hanno creati.
Vi faccio un esempio classico sotto forma di domanda.
Secondo voi è più famoso Sherlock Holmes o Sir Arthur Conan Doyle?
Potrebbe accadere qualcosa del genere a Nicolas Eymerich nei confronti di Valerio Evangelisti?
Giro la seguente domanda di Outworks ad Andrea Borla e a Ippolito Edmondo Ferrario (o a chiunque altro volesse intervenire):
– “il genere di Evangelisti, non mi sembra molto affine a quello di Moresco o sbaglio ?”
Lo so, è il destino dei grandi caro Massimo.
Se uno pensa a “Pierino”, gli viene in mente Alvaro Vitali e non il regista Nando Cicero. Il paragone ti sembra blasfemo? Ok, lo ammetto. Allora, però, ammettiamo anche che quando Federico Fellini cercava espressamente Alvaro Vitali per ruoli non proprio di infimo piano, era ubriaco, drogato, rincoglionito, invasato, prezzolato o in preda a un ictus.
C’è qualcuno che ha il coraggio di contestare Fellini?
ps: probabilmente si potrebbe pensare che questo intervento poco ha a che vedere con Evangelisti. A me sembra il contrario. Ma ovemai…chissenefrega.
Nicolas Eymerich…
Leggendo Evangelisti si ricava un’impressione positiva, pur se con tutti i limiti e le contraddizioni di un (immagino) tipico inquisitore.
Leggendo Ildefonso Falcones, “La cattedrale del mare”, si reincontra lo stesso personaggio, ma qui l’impressione è diametralmente opposta.
Qual’è la verità ?
Massimo, mon amour, per te champagne d’annata in calice di cristallo al chiar di luna.
Smile
@ Outworks: di sicuro Moresco e Evangelisti sono affratellati da posizioni politiche vicine, che orientano le rispettive poetiche, meno le scelte espressive.
@ gluck (et al.): ma davvero Eymerich ti dà un’impresione positiva?
Evangelisti è un grande. Dovrebbe essere preso da esempio da alcuni giovani autori, pur bravi, ma affetti da divismo esasperato ed esaperante, che si imbellettano tra conferenze, megaeventi e programmi televisivi.
@Outworks: condivido l’impressione di Paolo S: il modo con cui Moresco ed Evangelisti costruiscono trame e azioni, e soprattutto come modellano e scandagliano la psiche dei personaggi è decisamente diverso.
@Ste: che Evangelisti sia un grande è sotto gli occhi di tutti. Credo che ciò che lo rende ancora più un modello da imitare sia l’umiltà con cui si avvicini anche agli autori minori. Ha ragione Lupi: chi altri dei big della scrittura si metterebbe a scrivere prefazioni per (grandi) libri di (piccole) case editrici, dimostrando anche di aver letto il materiale (ed è questa la cosa che mi ha ancor più impressionato: Evangelisti non ricorre a frasi generiche, ma dimostra di aver letto ciò su cui scrive)? E in più Evangelisti ha la capacità di attrarre altri scrittori, soprattutto quelli di genere: in questo è molto simile a quello che fa Macchiavelli coi giallisti.
Vedo che quasi tutti associamo in automatico Evangelisti a Eymerich: cosa pensate della svolta più “politica” delle tematiche di Evangelisti, quelle trattate in Antracite (condizioni dei minatori), Noi saremo tutto (sindacato degli scaricatori di porto) e nei due Collari (Messico)?
Caro Valerio Evangelisti, sono una tua fan. Se ci leggi perché non intervieni? Anche per mandarci un saluto. Qui ti vogliamo tutti bene, mi pare 🙂
«Dopo anni di assenza torna Nicolas Eymerich, l’inquisitore duro, intelligente e crudele creato da Valerio Evangelisti. Questa volta — è il 1366 — Eymerich deve lasciare il regno d’Aragona, dove è stato esonerato dalla carica, e recarsi a Padova, alla riunione del capitolo domenicano. Avrà un aspro scontro con Francesco Petrarca, ispiratore di un dipinto ambiguo e malefico. E’ però solo l’inizio di una traversia che porterà Eymerich, sulle galee dei crociati agli ordini di Amedeo di Savoia, fino a Costantinopoli, nel cuore di un impero bizantino in piena decadenza.»
«Un’imperatrice smarrita subisce la minaccia di mostri giganteschi che avanzano dal mare, e la chiave del pericolo pare essere un’assurda creatura alata, imprigionata in un convento, all’interno di un pozzo. Tutto attorno, scenari allucinanti: il cuore di feti titanici pulsa in intrichi di gallerie, il cielo è solcato da vene rossastre, luci impure si accendono sul fondo di smisurate cisterne. Risuona di continuo, ripetuto da cortei di monache incinte, un verso di Dante che nessuno ha mai saputo decifrare: Raphèl mai amècche zabi almi. Eymerich dovrà risolvere un doppio mistero. Quello dell’esistenza dei giganti, asserita dalla Bibbia, e quello, ancor più inquietante, del telaio compatto di un universo in cui ogni gesto ha risonanze nello spazio e nel tempo. Forse la soluzione sta nella guerra apocalittica che sconvolge un Iraq mai pacificato, nel nostro prossimo futuro.»
«Forse nella straordinaria scoperta del fisico quantistico Alain Aspect. Saranno necessarie tutta l’intelligenza, la spietatezza e la cultura di Eymerich per sventare, in via provvisoria, una minaccia davvero diabolica, e per smascherare il peccato più mostruoso di cui esseri umani si siano mai resi colpevoli.»
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Col nuovo romanzo, La Luce di Orione, Valerio Evangelisti sbarca finalmente in libreria col suo personaggio più riuscito, il temibile inquisitore Nicolas Eymerich. Attesissimo dai lettori, a cinque anni da Mater Terribilis (2002), l’inquisitore più famoso di tutti i tempi torna a far parlare di sé.
L’autore di questo vero e proprio fenomeno editoriale, Valerio Evangelisti,
L’autorenasce a Bologna il 20 giugno 1952. Si laurea in scienze politiche nel 1976, con indirizzo storico-politico, presso l’Università di Bologna, e in questa città tuttora risiede, intervallando alcuni mesi dell’anno a Puerto Escondido, Messico, dove ha una casa. A oggi, Evangelisti è forse il più noto scrittore italiano di fantascienza, fantasy e horror, conosciuto principalmente per il ciclo di romanzi dell’Inquisitore Eymerich e per la trilogia di Nostradamus, divenuto un bestseller in mezzo mondo.
Fino al 1990 porta avanti una carriera accademica che alterna con l’attività di funzionario del Ministero delle Finanze. In seguito, inizia la sua carriera di autore scrivendo principalmente di saggi. Evangelisti è difatti autore di saggi storici, una quarantina, raccolti in cinque poderosi volumi. Decide quindi di dedicarsi alla narrativa fantastica, e presto raggiunge la notorietà vincendo nel 1993 il Premio Urania con il romanzo Nicolas Eymerich inquisitore, che viene pubblicato l’anno seguente.
Le storie di Nicolas Eymerich, un inquisitore domenicano realmente esistito (nato nel 1320 a Gerona, in Catalogna, e morto nel 1399), diventano ben presto un caso letterario. Il personaggio che Evangelisti ha mutuato dalla realtà storica è crudele, inflessibile, altero, tormentato, agisce con totale spietatezza al servizio della Chiesa e di ciò che ritiene il bene, ed è tuttavia dotato di straordinaria intelligenza e di profonda cultura. Nei vari romanzi del ciclo indaga i fenomeni misteriosi nell’Europa medioevale influenzando strategicamente i grandi avvenimenti storici dell’epoca, ma la soluzione del mistero spesso la si ritrova in storie parallele a quella dell’intreccio principale, che si proiettano nel nostro presente e nel nostro futuro, volutamente rappresentato con toni oscuri, fondamentalisti e disumani.
Questa saga è solo l’inizio. L’inizio di un successo editoriale, senza precedenti, che porta i volumi di Valerio Evangelisti nelle librerie di mezzo mondo, tradotto in ogni lingua immaginabile: sancendo così un successo che fa del “made in Italy letterario” sinonimo di estrema qualità. Qualità che Evangelisti non manca mai di portare all’estremo, con trame raffinate e linguaggio impeccabile.
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Ricordiamo qui di seguito i volumi che fanno parte della saga:
· Nicolas Eymerich inquisitore (1994)
· Le catene di Eymerich (1995)
· Il corpo e il sangue di Eymerich (1996)
· Il mistero dell’inquisitore Eymerich (1996)
· Cherudek (1997)
· Picatrix, la scala per l’inferno (1998)
· Il castello di Eymerich (2001)
· Mater Terribilis (2002)
· La Sala dei Giganti (2006), pubblicato in esclusiva come allegato alla guida Studiare a Padova dell’Università di Padova
· La Luce di Orione (2007)
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Infine, segnaliamo anche la serie a fumetti tratta da questi celebri romanzi:
· La furia di Eymerich 2003, Mondadori — disegni di Francesco Mattioli
· Nicolas Eymerich inquisitore 2003, Bande dessinée — disegni di David Sala
· Il corpo e il sangue di Eymerich 2007, Bande dessinée — disegni di David Sala
La Luce di Orione di Valerio Evangelisti (2007);
Mondadori Editore;
=
Fonte: Fantasy Magazine
http://www.fantasymagazine.it/notizie/7879
Chissà cosa pensa Evangelisti sul Nobel alla Lessing!!!
dai, che la vecchietta è semplicemente deliziosa. ho visto il video.
secondo me a quest’età cosa vuoi che importi dei soldi!
restare nella storia della grande letteratura, però, è altra cosa… un pezzo di immortalità… o un illusione di immortalità. come preferite voi.
Scusate questo libro di Evangelisti è già uscito? Io non l’ho trovato in libreria. Quando dovrebbe uscire?
Ho appena ricevuto una mail di Valerio Evangelisti:
“mi dispiace di rispondere così in ritardo. E’ che sono appena uscito da un’influenza particolarmente insidiosa, che non si decideva a passare e mi lasciava esausto”.
Al più presto Valerio interverrà rispondendo alle vostre sollecitazioni.
Io lo ringrazio anticipatamente.
Ringrazio Massimo e quanti hanno avuto parole così gentili su di me.
Mi spiego su un punto: la mia avversione per Matrix, Ballarò e Porta a Porta (di Anno Zero ho visto solo qualche puntata: bella l’ultima sul precariato).
In quasi tutti i paesi, le tv propongono dibattiti su tematiche generali a cui fanno intervenire esperti e giornalisti di vario orientamento. Solo in Italia, mi pare, sono gli uomini politici le star obbligate, al di là delle loro competenze. A ogni nuova puntata di Ballarò mi chiedo quale “squadra” sarà in campo, visto che sono sempre le stesse: Casini-Tremonti-Alemanno contro Diliberto-D’Alema-Francheschini? O quale altra delle due o tre formazioni ricorrenti?
Dico questo non in nome dell’ “antipolitica”, ci mancherebbe, però la politica appiattita sul partitismo ne esce umiliata, secondo me. E soprattutto ne escono rimpiccioliti i grandi temi del nostro tempo, su cui mi piacerebbe ascoltare voci davvero autorevoli, sia pure dissonanti.
Circa la mia “vita pubblica” di scrittore, penso di essere personalmente pochissimo interessante, e che la parte migliore di me stia in ciò che scrivo, piaccia o meno. Faccio un numero limitato di presentazioni, a ogni nuova uscita, perché lo devo al mio editore, e ovviamente rispondo alle interviste, come cortesia comanda. Per il resto, il mio ideale supremo è starmene per mio conto, il più possibile tranquillo. Ecco uno dei motivi per cui, quando posso, scappo lontano.
Una birra l’accetto volentieri, purché siamo in pochi.
Caro Valerio sono io che ringrazio te per il tuo intervento.
Ti ringrazio anche per la precisazione sui citati programmi Tv italiani: mi pare molto sensata e condivisibile.
Aspetto nuovi commenti da parte degli amici del blog.
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P.S. Quando ti incontrerò sarò ben lieto di poterti offrire una “birra solitaria”.:)
Non ho il piacere di conoscere personalmente Valerio Evangelisti, ma a occhio, ci accomunano parecchie cose. Io, se sto da solo in poltrona a bere una birra, considero che siamo già in troppi :-). Nel merito delle trasmissioni circo-politiche alle quali lui accenna, rispondo da addetto ai lavori, seppur di carta stampata. A corredo di quelle specie di “isole dei famosi” alle quali le trasmissioni somigliano, è utile sapere che se noi vediamo spesso i consueti abbinamenti, dipende anche dalla preferenza che i politici hanno nel trovarsi a confronto con un avversario piuttosto che con un altro. Esiste, insomma, una sorta di lista (scritta e/o orale) alla quale ci si attiene per organizzari duelli, faccia-a-faccia, core-a-core e via cazzarando.
Personalmente quando vengo a sapere che due politici si considerano reciprocamente dei buffoni e rifiutano il confronto, sono spesso portato a pensare che abbiano ragione entrambi 🙂
Che bello avere Valerio Evangelisti qui!!! Spero tu sia ancora collegato.
Posso farti una domanda, Valerio?
Riguarda questa tua proverbiale “lontananza” dalle luci dei riflettori e dalla vita mondana.
Volevo chiederti, è una questione di scelta o una questione di carattere?
Smile
Cara Elektra, è soprattutto una questione di carattere. Però non credere che io sia un tipo poco affabile o uno snob: tutt’altro, direi.
Ma c’è un altro fattore, a parte l’indole. Scrivo molto (poco al giorno, però tutti i giorni). Non potrei farlo se fossi continuamente in giro. Faccio a volte lunghi viaggi, però sono un “viaggiatore sedentario”: vado in un posto magari lontanissimo e lì mi sistemo e organizzo la mia vita.
Il fatto è che scrivere significa per me trasferirmi in altri mondi, sperimentare altre esistenze: una droga irresistibile.
Su un piano più generale, non credo che uno scrittore debba atteggiarsi a “vedette” e alimentare, o lasciare alimentare, il culto della propria personalità. Non amo – pur senza condannare le scelte altrui – i colleghi che si prestano a questo, o che vi aspirano. Uno scrittore, incluso un semplice artigiano come me, dovrebbe, a mio avviso, essere partecipe dell’esistenza della gente comune, per poterla poi descrivere con cognizione di causa (anche quando si narrano fatti eccezionali, la base dei sentimenti, degli umori, delle passioni nasce dal contesto in cui si vive).
So di essere stato un po’ troppo schematico, e di avere implicitamente pronunciato giudizi ingenerosi, ma il mezzo elettronico costringe alla sintesi. Spero di non avere dato adito a fraintendimenti. Ciao!
caro valerio, sono rimasto molto colpito da questo suo ultimo commento. quello che ha detto le fa molto onore.
sinceri complimenti.
Caro Valerio, grazie mille per avermi risposto. L’ho tanto apprezzato.
Smile
Giusterrimo, caro Evangelisti. L’avanspettacolo ha fatto rabbrividire gli uomini di pensiero dai presocratici a oggi… solo che oggi il tutu’ piace molto a certi odierni scrittori. Sara’ anche per queste loro continue perdite di tempo in tutu’ che la Letteratura italiana sta dove sta? (cioe’ e’ finita dov’e’ finita?)
Cordialmente
Sergio Sozi
Valerio, desidero ringraziarti ancora una volta per la disponibilità.
Considerate le tue abitudini “non-salottiere” considero la tua partecipazione qui come un atto di amicizia. Grazie!
–
Gli artisti più grandi sono coloro che parlano di se stessi con umiltà.
Valerio, la mia è una domanda banale. Ti chiedo scusa in anticipo.
Come e quando ti è venuta in mente l’idea di dare origine al personaggio Nicolas Eymerich?
Avresti mai immaginato tutto questo successo?
E qual è la tua definizione di successo?
Domande banali. L’avevo premesso. Perdono!
Erika
Cara Erika, non trovo così banali le tue domande. Eymerich nacque con la prima versione del romanzo che si sarebbe più tardi intitolato “Cherudek”, scritta senza intento di pubblicazione, per divertimento mio e di pochi amici. Però in quel momento non aveva una personalità precisa, era poco più di un fantasma.
Le sua caratteristiche psicologiche vennero più tardi, nei primi anni ’90, quando aiutai uno psicoterapeuta a scrivere un manuale e mi imbattei in un capitolo intitolato “La sub-personalità schizoide”. Eymerich è l’esemplificazione di quel tipo di personalità.
Quando vinsi il premio Urania pensai che il mio personaggio potesse piacere ai lettori; quello che non immaginavo era che trovasse un suo pubblico anche al di fuori della ristretta cerchia della fantascienza.
“Successo” sì, dunque, ma il termine va precisato. E’ molto raro che i miei romanzi finiscano nelle classifiche dei libri più venduti. Piuttosto si vendono nel tempo e vengono continuamente ristampati.
D’altra parte, il solo “successo” che mi interessi è quello delle cose durature. Troppi bestseller finiscono presto nel dimenticatoio, dopo una gloria tanto folgorante quanto effimera.
“E’ molto raro che i miei romanzi finiscano nelle classifiche dei libri più venduti”, scrive Evangelisti. E forse non ha aggiunto “e chissenefrega” per timore di sembrare presuntuoso. Ma sarei pronto a scommettere un paio di euro (lo so, sono uno sciupone) che è quel che pensa.
E’ anche probabile che Valerio non vincerà il Nobel, ma i motivi per i quali scrive li ha esposti lui in maniera decisamente chiara e quindi non è il caso di “disegnare i piedini alle mosche”.
Sarebbe bello, ammesso che Evangelisti lo pensi, che lui dicesse quanto è difficile scrivere di fantascienza, horror, noir, poliziesco, thriller, giallo et similia.
Intendiamoci, chi lo fa non va certo considerato un genio. Ma nemmeno uno che ripiega nel “B-book” perché non ha la stoffa del letterato “intelighente”.
Mi convince molto l’opinione della mia amica Loredana Lipperini, la quale sostiene che scrivere horror, fantasy, noir etc, è una cosa molto impegnativa. In quanto si tratta di cose che (quasi sempre) non esistono. E allora l’autore deve crederci lui per primo in quelle avventure, altrimenti sarà ben difficile che ci creda il lettore.
Questo è quanto. Ma magari Valerio ha un’altra opinione. Sarebbe, senza impegno, interesante conoscerla.
Concordo totalmente con l’opinione di Loredana Lipperini (che è anche amica mia): scrivere narrativa fantastica – di buona qualità – richiede un certo impegno. Tuttavia il fascino della cosa sta proprio nel figurarsi universi non esistenti e viverci dentro, tanto da riuscire a renderli credibili.
Se l’autore non ci “vive dentro”, il lettore se ne accorge subito, secondo me. Nota facilmente, per esempio, la differenza che passa tra un Tolkien e un qualsiasi autore di fantasy. Magari quest’ultimo può divertirlo per un poco, ma solo il primo popolerà le sue fantasie.
Ciò vale anche per scrittori pieni di difetti come Salgari. La sua Malesia è discutibile, però Salgari la riteneva totalmente plausibile e varie generazioni di lettori l’hanno accolta nel loro immaginario.
Caro Valerio, ti ringrazio innanzitutto per aver risposto. E ancor più ti ringrazio per aver “sdoganato” una mia antica passione, ossia Salgari.
Concordo con te sull’improbabilità delle sue ambientazioni. Ma di fronte a quelle esplosioni di fantasia, di capacità a far sognare, sai che c’é? Se pure avesse collocato la Malesia tra Tagliacozzo e Rivisondoli non me ne fregherebbe niente.
Grazie mille per le risposte, Valerio.
Ma le domande erano banali. Sei un signore!
Caro Valerio, ne approfitto per porti alcune domande (anche se non legate a questo tuo nuovo libro).
1) A proposito di fantascienza: cosa pensi del Nobel attribuito a Doris Lessing, in considerazione del fatto che l’autrice britannica negli ultimi anni ha scritto molta fantascienza?
2) Tu sei il fondatore di “Carmilla” una delle piè belle (e credo delle più longeve) riviste letterario-culturali on line. http://www.carmillaonline.com .
Come nasce Carmilla? Da quali esigenze? E con quali aspettative? E queste aspettative sono poi state soddisfatte?
Immagino che il nome “Carmilla” derivi dall’omonimo romanzo di Sheridan Le Fanu (del 1872, dunque precursore del Dracula di Stoker) che ha per protagonista una fascinosa vampira che porta proprio quel nome. Me lo confermi?
Caro Massimo, sono entusiasta per il Nobel a Doris Lessing. Poi certe sue risposte sull’attualità mi lasciano perplesso. Ma è un vecchio vizio quello di credere che uno scrittore un “tuttologo”, capace di rispondere brillantemente su ogni tema.
“Carmilla”, che si ispira al racconto di Sheridan LeFanu (a mio avviso la più bella storia di vampiri mai scritta), nasce come rivista cartacea. Ne escono quattro numeri in forma di fanzine, altri cinque con editore regolare (ogni volta, ahimé, diverso). Il problema è stato la distribuzione. Vendevamo quasi tutte le copie dstribuite, ma queste erano pochissime!
L’assunto, dietro Carmilla, derivava da Manchette. Il ’68 è finito male, vediamo se possiamo portarlo avanti comunicando in altra maniera. Rivalutiamo la narrativa di genere, e le sue potenzialità critiche.
Carmilla cartacea è morta, però resta Carmilla On Line, che in effetti ha tantissimi lettori. Vive per miracolo: i redattori (io, Giuseppe Genna, Girolamo De Michele, Wu Ming 1 ecc.) ci sentiamo molto di rado. Io sono l’ultimo ad andare a dormire, e se non vedo articoli già pubblicati, ne posto uno tra i tanti pervenuti.
L’assunto resta assai radicale, la pratica si affida alle circostanze. Comunque Carmilla resiste, forse perché pretende sangue attraverso il fascino e la dolcezza.
Grazie per le risposte, caro Valerio.
Lunga vita a Carmilla online! 🙂
Per quanto concerne la Lessing immagino tu ti riferisca alle sue esternazioni relative all’IRA e all’11 settembre (ha sostenuto che gli attentati dell’IRA hanno sortito effetti ancora più traumatici del crollo delle Torri, infarcendo questa opinione con considerazioni ulteriori).
Gli interventi di Evangelisti sono sempre significativi. Condividerli o meno, in definitiva, ha ascarsa importanza. Nel suo ultimo post mi ha colpito molto la frase “il ’68 è finito male”. Mi piacerebbe sapere, dal suo punto di vista, perché. Ma temo si aprirebbe un dibattito-fiume 🙂
Caro Enrico, il ’68 è finito male, dal mio punto di vista, perché ha prodotto una delle classi dirigenti – al di là di singole biografie – tra le più scarse che l’Italia abbia mai conosciuto, intellettualmente e moralmente.
Più positive le ricadute in altri ambiti, dal mondo del lavoro alla cultura (cinema in primo luogo).
Però devo dire che, pur “essendoci” più o meno nel ’68, ancora adolescente, mi considero principalmente settantasettino. Lo so, ne abbiamo combinate di tutti i colori – incluse cose orrende – però non abbiamo mai aspirato a posizioni dominanti. E in effetti non ne abbiamo, per fortuna.
Caro Valerio, ho compreso il tuo ragionamento e ne condivido buona parte. Sai benissimo che il discorso sarebbe lungo, e qui rischieremmo di tediare i più. Semmai capitasse quella birra solitaria…
ps: ma sul 77 ti abbandono. avevo già smesso di fare a schiaffi coi sogni. E se la tua biografia ufficiale è corretta io dovrei avere qualche (pochi) anni meno di te 🙂
Gentile Valerio, la mia è mera curiosità. Lei come si organizza nello scrivere? Scrive tutti i giorni? Lavora meglio di giorno o di notte? Le capita mai di non riuscire a non portare avanti una storia e sentirsi male per la frustrazione? Se sì, mi può spiegare come se ne esce?
Grazie molte.
Elena Biagini
Gia’, il ’68 e il ’77 sono finiti male, malissimo, lasciandoci in eredita’ troppe mostruosita’ e poche conquiste (magari buone, queste, seppur insufficienti, come la forte sindacalizzazione, l’emancipazione femminile e una vera partecipazione alla cosa pubblica, prima appannaggio esclusivo dei potenti. Elencare le brutte sarebbe difficile, fatelo voi, che io sono classe ’65). Complessivamente, si puo’ affermare che quegli anni, in maniera diversa, sono protagonisti di un pezzo drammatico della storia – soprattutto psicologica direi – dell’Italia. E dico ”drammatico” perche’ credo che ogni estremismo politico-ideologico sia cosi’, se non sfoci in un cambiamento istituzionale radicale.
Dunque, fallite quelle, diversisssime fra loro, ”rivoluzioni”, oggi ci rimangono i vizi, il malcostume, la labilita’ psicologica, l’egocentrismo prepotente diffuso degli anni Sessanta-Settanta, unitisi in perfido connubio con il rampantismo e la prepotenza dei soliti padroni altoborghesi.
Altrove in Europa, dove solo sparute frange movimentiste chiedevano una rivoluzione, la maggioranza dei cittadini ha invece ottenuto miglioramenti sostanziali nel rapporto cittadino-istituzioni e cittadino-padronato. E questi restano, mentre noi italiani abbiamo un pugno di mosche in mano – compresa la sciocca liberta’ grammaticale, ovvero l’ ”errore libero” quando si scrive.
Che bello volare basso, amici miei!
Sergio Sozi
Anzitutto rispondo a Elena. Scrivo soprattutto quando le telefonate non mi disturbano, e cioè all’ora di pranzo o a notte fonda (come adesso). Mi è capitato molte volte di non riuscire a portare avanti una storia. In quel caso, torno su quel che ho scritto per correggerlo. Spesso (non sempre) mi incita a continuare.
A Ezio dico che sostanzialmente ha ragione. Però gli anni Settanta, vissuti dall’interno, non erano mica male. Ricordo solenni bevute, esperienze un po’ caotiche di libertà sessuale. Un fare ironico che pervadeva il tutto, anche nei momenti più drammatici.
D’accordo, non abbiamo fatto la rivoluzione. Parlavamo piuttosto di “contropotere” dal basso. Chi voleva la rivoluzione di stampo bolscevico erano le BR. Prine a pentirsi e ad accusare gli altri.
E’ una storia lontana, che bisognerebbe chiudere. Quanto al volare basso, Lenin accusava Rosa Luxemburg di essere un’aquila che volava basso come una gallina. Io credo che, se le aquile/galline avessero prevalso, oggi staremmo meglio. Con tutto il rispetto per Lenn.
Mi scuso, ho chiamato Ezio – chissà perché – Sergio Sozi.
Valerio Evangelisti
Oggi, 30 ottobre 2007, è uscito “La luce di Orione”.
http://www.eymerich.com/
In bocca al lupo a Valerio Evangelisti.
Cicerone 1
Ciao Valerio,
ho comprato il libro ieri appena uscito…oggi l’ho nascosto sotto la tastiera per fare finta di lavorare, come quando leggevo i fumetti a scuola!
Sono arrivata a metà e non riesco a staccarmene.
Sei un grande.
Ciao
Ciao Valerio. Solo per dirti che sei il numero uno!
Domani mi fiondo a comprare la luce di orione e mi ci tufferò dentro come succede sempre con i tuoi romanzi.
Un saluto connettivista!
Salve a tutti!! Ho appena saputo dell’uscita del nuovo libro e domani farò sicuramente un salto nella libreria più vicina (eheheh che bello! avevo appena finito “mater terribilis”)! Io ho conosciuto Eymerich da poco… nel cherudek… dopodichè… ho letto in massa tutti i libri uno dopo l’altro in una full immersion terrificantemente splendida (e ho contagiato pure mio fratello e mio padre!)… adesso però oltre che Eymerich, approfittando di questo bel sito, posso dire di conoscere un pò anche Evangelisti!
Vorrei fare una domanda probabilmente banale e forse anche un pò inutile, ma non vorrei rischiare di fare spoiler a chi ancora magari ha letto poco… così per ora mi accontenterò di inchinarmi virtualmente a Eym… ahem… volevo dire… a Evangelisti (^__^) e salutare tutti quelli che vengono su questo sito (che metto subito in preferiti!!)!
Buona serata e buona continuazione (e lettura) a tutti
Gwen
Perché rispolverare il personaggio di Eymerich l’inquisitore, quando l’Evangelisti scrittore, con gli ultimi romanzi “Noi saremo tutto”, “Il collare di fuoco” e “Il collare spezzato”, sembrava avesse deciso di dare un taglio diverso al suo modo di narrare nonché ai temi da trattare?
“La luce di Orione” è solamente romanzo di evasione, o è anche nato da un’esigenza (profonda) per dire – forse per dare contro! – a un momento storico, quello attuale, che è, ahinoi, pesantemente medioevale, soprattutto con un papa qual è Ratzinger Benedetto XVI?
Di chi, di che cosa si racconta in questa avventura di Eymerich? O meglio: Eymerich è quello che abbiamo conosciuto nei precedenti capitoli, o è maturato, si è maggiormente incarognito o addolcito, e perché? Ne “Il castello di Eymerich” l’inquisitore era piuttosto debole, quasi umano in alcune situazioni.
E’ più bello ed economico scrivere di un personaggio che è nato insieme allo scrittore Evangelisti, o in un certo qual modo è più gratificante cercare di portare la Storia in pagine che hanno più o meno un sapore storico come “Il collare di fuoco” e “Il collare spezzato”?
Forse troppe domande. 🙂
Saludos, g.i.
Valerio, come vedi ci sono nuove domande per te.
Ne approfitto per salutarti e per farti tanti in bocca al lupo per questo tuo nuovo figlio letterario è venuto al mondo.
Champagne!
Ciao Valerio,
ho già quasi finito il libro…semplicemente stupendo, ed Eymerich è deliziosamente crudele, come sempre 😉
Posso chiederti se sei religioso?
Ciao
Caro Valerio, ho conosciuto…beh, diciamolo pure, pochi minuti fa Carmilla on line e ne sono entusiasta. Non riesco più a lavorare!
In quanto al tuo ultimo libro, complimenti. Non l’ho ancora letto ma dagli entusiastici commenti sono certa che mi appassionerà.
🙂
Posso chiederti che consigli daresti a chi, come me, muove i primi passi nelle vesti di autore?
grazie
Rieccomi di nuovo… ho comprato ieri al Lucca comics il manuale del gioco di ruolo di Eymerich… eheheh ho già in mente alcune cosette per i malcapitati giocatori che avranno l’ardire di voler giocare!!! Qualcuno di voi l’ha preso?
Evangelisti se riesco/riusciamo a fare un d&d carino in quel mondo e tra quei personaggi ti posso mandare il “riassunto” così mi dici che ne pensi?
Gwen
Rispondo con molto ritardo perché ho trascorso la settimana passata a Ravenna, quale giurato in un festival di cinema horror (e in effetti molti film che ho visto erano proprio orribili).
Invito Gwen a pormi la domanda “banale” che esita a farmi, nonché a mandarmi il riassunto del gioco che ha in mente (eymerich@tin.it).
Circa le domande di Giuseppe Iannozzi: Caro Giuseppe, io Eymerich non lo avevo mai abbandonato del tutto. A un certo punto ho avvertito l’esigenza di dedicarmi ad altro – quei romanzi “storici” che, credo, non ti siano piaciuti tanto – senza per questo dimenticare il personaggio a cui devo le mie “fortune”.
“La luce di Orione” vede il ritorno di un Eymerich forse meno crudele che nelle sue prime storie, per quanto altrettanto coriaceo. La sua progressiva e parziale umanizzazione era un processo secondo me inevitabile, dopo “Il castello”. Comunque, non si può dire che sia più debole, anzi…
Il romanzo punta più di altri all’intrattenimento, attraverso una certa suspense, spero riuscita, tuttavia non mancano rimandi alla (drammatica) realtà contemporanea, ai pericoli del fanatismo e dell’integralismo ecc.
Per me è gratificante scrivere di Eymerich o di altro, in egual misura, e dimostrare soprattutto a me stesso di essere versatile. Certo che Eymerich, in quanto parte negativa di me stesso, è il personaggio con cui passo meglio il mio tempo…
A Serena dico che non sono religioso, però sono abbastanza convinto dell’esistenza di un’anima universale – che qualcuno chiamerà Dio, altri inconscio collettivo, altri ancora in diverso modo – simile a quella ipotizzata da vari pensatori, a partire da Plotino per arrivare a Teilhard de Chardin (o a George Lucas: “Che la Forza sia con te”!!!!). Però non si chiedano a me certezze, non ne ho. Aggiungo che, senza essere per nulla anticlericale, diffido delle Chiese organizzate, quando cercano di modellare la società civile.
A Silvia suggerisco, se è certa della validità di ciò che scrive, di partecipare a concorsi (fu il mio modo di varcare le barriere rigidissime dell’editoria), oppure di pubblicare on line i suoi primi lavori. La rete è scrutata più di quanto si creda, e alcune case editrici (per esempio Minimum Fax, ma non solo) pubblicano periodiche antologie dei materiali scovati su Internet.
Devo però confessare, dopo ben diciotto romanzi pubblicati, che ancora non ho ben capito come si faccia ad attirare l’attenzione di un editore.
Per concludere, ringrazio Massimo Maugeri per avermi offerto questa bella tribuna.
Valerio Evangelisti
Grazie per i consigli, di cui farò prezioso uso!
Caro Valerio,
hai ragione, non te lo nascondo, né credo d’averlo mai nascosto in pubblico, comunque i due romanzi sul Messico mi hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca, mentre ho trovati superbi “Noi saremo tutto” e “Antracite”. Credo che tutto questo tu già lo sappia. 🙂
Dopo una giustificata pausa, torni a scrivere di Eymerich e mi confermi che l’Inquisitore non è cambiato, nonostante la parziale umanizzazione subita/iniziata ne “Il castello di Eymerich”. Inutile dirti che ce l’ho tra le mani il nuovo capitolo, “La luce di Orione” e che in settimana conto di divorarlo. Forse già immagini, e immagini bene… 🙂 Spero vorrai poi dedicarmi un po’ del tuo tempo se ti sarà possibile.
Nell’intanto ti ringrazio per avermi qui risposto, da Massimo Maugeri.
E non posso non ringraziare Massimo.
Giuseppe Iannozzi
Caro Valerio,
sono io che ringrazio te per esser stato presente qui.
E ringrazio tutti coloro che, con i loro commenti, hanno contribuito a rendere vivo questo dibattito.
La luce di Orione… vi aspetta in libreria!
😉
Da diverso tempo avevo messo da parte Il castello di Eymerich, pronto per una lettura da pioggia o da malanno breve; l’ho letto in questi giorni, durante l’influenza. L’ho letto con immenso piacere e molto divertimento perché il personaggio “Eymerich” ha il fascino giovane-giovane di chi sogna la vita e tutte le sue esperienze, curiosando fra i libri dei grandi. La bellezza di questo genere di lettura è quella di immaginare Evangelisti intento a disegnare il suo amato personaggio con contorni ed efficaci sfondi. Io non leggo ne’libri di fantascienza, ne’gialli e ancor meno questi, di genere fantasy; ma conoscevo gli altri lavori di Evangelisti, frequento Carmilla e conosco l’entusiasmo che le sue letture suscitano fra i giovani. Così dopo aver camuffato quel terribile ”mostro” della copertina, mi sono appassionata alle avventure di Eymerich e di Myriam, dell’inquisitore e della vittima. Questo domenicano alto, furbo, intelligente, formidabile stratega; che capisce, colpisce, capta e agisce, ma turbandosi. Sì, perché Eymerich si turba e si sturba, nell’imbarazzo sorvola e si fa sempre perdonare, almeno dai lettori. Caro Valerio, leggevo la storia immaginando te, seduto alla tastiera o in giro per il mondo a sorvolare dall’alto della tua statura, i posti della storia. E’ bello lasciarsi andare alle trame di questi tuoi libri, che ci restituiscono quel piacere lontano, di quando, per la prima volta, ne leggevamo per intero uno grande, con tante pagine, con personaggi che poi ci abitavano i sogni…