Novembre 21, 2024

131 thoughts on “LA MARSIGLIA DI JEAN-CLAUDE IZZO, incontro con Stefania Nardini

  1. Parlare di Izzo (noto scrittore e sceneggiatore francese) equivale – per certi versi – a parlare di Marsiglia, la sua città natale.
    Ed è proprio questo l’obiettivo del post: aprire una finestra su uno scrittore e sulla sua città (tutto il contrario di una città per turisti, perché la sua bellezza non si fotografa, si condivide).

  2. Lo spunto ce lo offre la nuova opera di Stefania Nardini, intitolata ”Jean Claude Izzo. Storia di un marsigliese” ed edita da Perdisa Pop nell’ambito della nuova collana diretta da Luigi Bernardi: “Rumore Bianco”.

  3. Come ho scritto sul post, avremo senz’altro modo di discutere della trilogia che ha come protagonista il più noto personaggio letterario creato da Izzo: Fabio Montale (“Casino totale”, “Chourmo”, “Solea”); ma anche dei romanzi “Marinai Perduti” e “Il sole dei morenti”.

  4. Per narrare di Izzo, l’autrice di questo saggio ha trascorso un po’ di tempo a Marsiglia. Ecco cosa scrive nella nota finale al libro: “Andai a Marsiglia. Dovevo restarci due settimane. Ci sono rimasta quattro anni”. Ed è così che Marsiglia è diventata una delle “città elettive” di Stefania Nardini (l’altra è Napoli).
    Avremo modo di parlarne…

  5. E quale città (diversa da quella dove siete nati) eleggereste a vostra “città elettiva”? E per quale ragione?

    A questa domanda potete rispondere anche se non conoscete né Izzo, né Marsiglia…

  6. Vorrei approfittarne anche per invitare Luigi Bernardi a raccontarci del progetto editoriale Perdisa Pop e delle varie collane che dirige… a partire proprio da quella che accoglie questo libro… initolata “Rumore bianco” (titolo di un celebre libro di DeLillo).

  7. Sul post potete leggere la recensione firmata da Gordiano Lupi e l’articolo che Sandra Petrignani ha pubblicato sul quotidiano “L’Unità”.
    Ringrazio Gordiano e Sandra per aver messo i loro articoli a disposizione mia e di Letteratitudine.

  8. Buongiorno a tutti. Non conosco Jean Claude Izzo. Sono stata a Marsiglia e ne conservo un ricordo bellissimo: il sapore tipicamente maditerraneo. Una giornata di sole sfolgorante, il movimento gioioso dei portuali e….una bouillabesse favolosa, preceduta da una quindicina di vaschette di antipasti.

  9. Gli “orfani” di Izzo si sentiranno pienamente adottati da Stefania Nardini. Passione, competenza e contenuti. Ecco perché va assolutamente letto 🙂
    Liz

  10. La trilogia di Izzo l’ho letta d’un fiato nell’estate del 2008, mentre attraversavo un momento di discreta sofferenza personale e io, che mi stavo progressivamente disaffezionando alla narrativa “di genere”, ho trovato in questi romanzi molto più che crimini e investigazioni. Izzo è uno scrittore malinconico e potente, e le sue pagine spargono colori e profumi con un realismo magico che solo chi conosce il sud della Francia può valutare appieno, insieme a una varietà antropologica che aveva fatto un tempo di Marsiglia il laboratorio per eccellenza dell’integrazione. Impossibile non interessarsi all’autore, perchè lo si sente nel suo protagonista (Fabio Montale) appassionato e ribelle come tutti noi siamo stati un tempo, e poi disincantato come siamo oggi, ma senza mai diventare cinico, conservando sempre quel senso estetico ed etico che ti può portare a combattere contro il male della pigrizia morale e della paura oltre che della sopraffazione, senza contare i nemici, come farebbe un cuore sempre giovane.
    Così ho aperto il libro della Nardini temendo di restare deluso, cioè di trovare una di quelle biografie di scrittori in cui l’autore smentisce penosamente il narratore, avendo riservato ai libri soli l’ardore febbricitante di un’esistenza avventurosa. E invece no, non è così. Izzo figlio d’immigrati, giornalista d’assalto, paladino delle cause perse, deluso da cattolici e comunisti ma disposto a tutto tranne che al mestiere del “reduce”, cuore inquieto capace di molti amori e di nessuna definitività, poeta prima che romanziere, cui il successo arride tardivamente senza cambiarlo, lo scapestrato Izzo che la Nardini sa raccontare è quasi più seducente dei suoi personaggi, anche perchè la biografia s’illumina a tratti di versi editi e inediti che ci danno l’impressione di una voce diretta, presentissima a noi, irriducibile all’imbalsamazione delle memoria.
    Devo dire che per questo testo Bernardi si è inventato una collana che è destinata a esibire più che libri piccoli gioielli, se anche i prossimi volumi si avvarrano come questo di illustrazioni al tratto che affiancano al tempo sequenziale della narrazione la sintesi dell’immagine fatidica, non commento ma correlativo oggettivo e illuminante del testo, come avviene nel fumetto. Una collana così, fa venir voglia di farsi venire l’idea giusta per esserci.

  11. Un saluto a tutti, in particolare a Massimo che ospita il mio libro. Anche se non mi piace dire “mio” perchè questo testo voerrei che fosse nostro. Cioè di tutti coloro che amano Jean Claude Izzo.
    Grazie a Valter, critico molto attento, le cui parole nella loro profondità mi arrivano con grande emozione.
    Credo che Massimo abbia già detto molto del libro. Quindi mi limito a dire solo alcune cose.
    La prima è il mio grazie a Luigi Bernardi dal quale, come gli ho detto, mi sono sentita capita. Sì perchè questo libro, prima che trovasse la sua casa, andava recepito. Dentro oltre a testi di Izzo che sono assolutamente sconosciuti e che Luigi ha amorevolmente tradotti, c’è la storia di un uomo, di una città. E non si può parlare di Izzo senza parlare di Marsiglia. Città che conosco bene, dove ho vissuto, e dove rientrerò questo autunno. Una città dove convivono 60 etnie. Che considero un grande esperimento da questo punto di vista. Marsiglia è una città d’amore e di rabbia. Due sentimenti forti, potenti.
    Al momento chiudo qui ringraziando tutti

  12. E’ straordinario come la Marsiglia che Stefania Nardini descrive attraverso gli occhi di Jean Claude Izzo sia più reale (o almeno più simile alla Marsiglia che accoglie il viaggiatore che oggi arriva al suo Vieux Port) di quella vista dallo stesso Izzo.

    Ma entrambe le “visuali” amalgamano la città con i suoi abitanti, caso forse unico in cui non è possibile scindere le due entità.

    E’ facile amare Parigi, ma detestare i parigini, innamorarsi di Roma, ma voler vedere sparire tutti i romani e così via.
    A Marsiglia è impossibile.

    La città più che di monumenti, di architetture e di urbanistica sembra fatta di gente, delle sue 60 etnie, forse, ma non è questa sorta di “museo delle civiltà” a costruire Marsiglia, bensì i loro intrecci di tradizioni, di lingue, di accoglienze e di identità.

    Ecco, questo nel libro di Stefania è tangibile, lo si può accarezzare attraverso lo sguardo di Izzo e trovargli all’improvviso un senso storico, una motivazione politica, letteraria, civile.

    P.S. molte potrebbero essere le mie città d’elezione… Napoli in primis, ma poi la saudade è più forte e decido per Lisbona.
    🙂

  13. Non conosco Izzo, non ho mai letto niente di lui, a Marsiglia non ci sono mai stato. La mia città elettiva è New York, ci sono stato una volta sola, ma mi ha lasciato un ricordo indelebile… d’altro canto penso che la propria città, quella dove si è nati, debba rimanere impressa nei cuori di ognuno… eleggere come propria città un’altro posto, credo che sia soltanto un’altro modo di scappare dalla realtà presente… soltanto una questione psicologica…

  14. Aggiungo che conosco poco sia Izzo che Marsiglia. Il mio luogo del cuore è (indovinate un po’ quale?) un posto dove non posso più tornare. Tutto questo non mi ha impedito di godere appieno di un libro che è un piccolo gioiello e che fa venire voglia di visitare Marsiglia e di leggere tutto Izzo. Le poesie che Stefania cita sono stupende. Non sapevo che Izzo ne avesse scritte: sono vere perle di un libro molto interessante.

  15. @ Valter Binaghi
    Grazie per il tuo ottimo intervento, caro Valter. Nel corso della discussione avremo modo di approfondire la conoscenza dei libri della trilogia marsigliese con protagonista Fabio Montale.

  16. @ Stefania
    Grazie per essere già intervenuta.
    Mi permetto di tornare su questo punto. Hai scritto: “Andai a Marsiglia. Dovevo restarci due settimane. Ci sono rimasta quattro anni”.
    Cos’è accaduto, Stefania? Com’è che un viaggio di due settimane si è trasformato in una permanenza di quattro anni?

  17. @ Dario Piccolotti
    Grazie anche a te, per essere intervenuto. Credo che New York – in effetti – sia entrata nell’immaginario collettivo di molti di noi.

  18. @ Gordiano Lupi
    Grazie a te per aver messo a mia disposizione la tua recensione.
    Non avevo dubbi sul fatto che il tuo “luogo elettivo” è Cuba. Ti auguro di cuore di poterci tornare presto.

  19. Per oggi devo chiudere qui. Ne approfitto per augurarvi buon sabato sera e per rimettere in evidenza questa domanda a cui chiunque può rispondere (a prescindere dalla conoscenza di Izzo e di Marsiglia):
    Quale città (diversa da quella dove siete nati) eleggereste a vostra “città elettiva”? E per quale ragione?

    Buon sabato sera a tutti!

  20. Letteratura dei luoghi… ecco una letteratura che mi vede assolutamente catapultata dentro, spero di parteciparvi assiduamente 🙂

    Di Lisbona potrei dire centinaia di cose, ma in realtà la sensazione che non mi ha mai abbandonato da quando ci sono arrivata per la prima volta ad oggi è quella di essere immersi in una luce che viene da altrove e di essere sempre sul bordo di una rivelazione.

    Lisbona è la frase (se ben ricordo) di Elsa Morante:
    “L’occhio s’inventa quando l’orizzonte ha bisogno di un limite”.

  21. @Ringrazio la scrittrice Stefania Naldini per il suo libro che non ho ancora letto, ma solo il titolo, ha sucitato in me una forte emozione.
    Quante cose Le vorrei chiedere, forse dal marzo del 1983, la città si sarà in parte modificata e non saprei più orientarmi. Inoltre in quel periodo, senza saperlo, ho vissuto dove abitava lo scrittore Izzo, che non conosco e sarà una lacuna, da colmare quanto prima.
    @Ringrazio Gordiano Lupi per aver recensito il libro con tanto calore e persuasione. I suoi sapidi scritti mi destano sempre un reale interesse.
    @ Ringrazio tanto Massimo, per l’indimenticabile tuffo nel passato, nel quale rimarrò immersa, leggendo le altre testimonianze.
    Marseille, è una babelica città, che porto nel cuore. Il luogo in assoluto, dove ho sofferto di più in vita mia, ma è anche il posto dove sono rinata e ho parzialmente ottenuto la mia autonomia dalla sedia a rotelle; dove ho imparato a convivere fraternamente, con persone di etnie diverse e da loro ho ricevuto tante premurose attenzioni e gentilezze.
    Come dimenticare la bella ” Promenade de la plage”, il verdeggiante Parco Borely, la maestosa Chiesa di “Notre Dame de la Garde” che domina dall’alto tutto il territorio circostante. Molto caratteristico è il vecchio porto, con lo stridio dei gabbiani e le onde increspate dalla furia scomposta del Mistral che ci strapazzava per giorni e giorni.
    Per due mesi, ho occupato la stanza n. 314 della Clinica ” La Residence du Parc “, in Rue Gaston Berger, là sulla collina dove sono ubicate miriadi
    di costose cliniche private, per ogni tipo di malattia.
    Ancora conservo con cura, le lettere che mi spedivano i miei da casa e quelle delle mie compagne francesi, che mi hanno scritto dopo il mio ritorno in Italia. Carole, la mia amica armena, quest’inverno, mi ha inviato per e-mail, le foto inusuali e suggestive di Marsiglia sotto la neve, e non ho saputo trattenere le lacrime.
    Ogni tanto rileggo il mio Diario, quasi giornaliero, su quella straordinaria avventura gallica…., ma ancora non ho avuto il coraggio di pubblicarlo. Grazie per avermi fatto ricordare la parte più toccante della mia vita.
    Auguro a tutti una domenica solare.
    Tessy (o se preferite) M. Teresa Santalucia Scibona

  22. ho letto “Solea” un anno fa circa ma non mi è piaciuto molto… questa è la mia personale recensione che ho rivangato dal mio blog: “Una fatica tremenda per terminarlo… già, perchè volevo terminarlo… e alla fine, delusione… Non sopporto gli autori che, trovandosi ad un punto morto nella scrittura del loro romanzo, lo troncano di punto in bianco. Sì, perchè questo accade in “Solea”! Capitoli lenti su capitoli lenti, per arrivare ad un finale che lascia la bocca asciutta, banale e troppo scontato. Un finale talmente prevedibile da spingere il lettore ad andare a vedere se, tra le pagine dei ringraziamenti o dell’indice, ci fosse un capitoletto dedicato all’epilogo. Niente di niente. Una storia di mafia che neanche nelle sceneggiature hollywoodiane poteva essere troncata così… Mi aspettavo di meglio!”
    oddio, rileggendo il mio commento, ora mi chiedo se non sia stata troppo categorica…
    vabbè, questo era…
    ciao

  23. Trovo intensissime le recensioni che presentano questo libro. Fanno balzare l’uomo vivo, di carne, sangue e poesia che Jean Claude Izzo è stato.
    E trovo meravigliosa la proposta editoriale e la scelta dell’autrice di parlare di un uomo che ha creduto. Ha vissuto. Si è fatto sporcare dalla realtà, si è immerso negli inferni non per osservarli, non per trarne ragioni, non per strumentalizzarli, ma per viverli con pietà. Con partecipazione e commozione per l’altro. Con disperato desiderio di lenire.
    Ecco. Io credo che sia la narrativa di cui abbiamo bisogno. Quella che propone un viaggio nell’uomo e nelle sue ferite, che di questo viaggio fa un grido rabbioso, che non si accontenta dell’indolenza nè del’indifferenza ma scende in campo. Sente. Fa sentire.
    E poi. L’amore per le scelte ideologiche. La fede. L’immaginazione.
    In una parola gli ideali, i progetti per un futuro della società, e le mani scolpite dai sogni.
    Bravi. Sono tempi in cui tutto questo va gridato forte.

  24. Egregio dott. Maugeri,
    mi consenta di esprimerle tutta la mia ammirazione per queste domande sulla “letteratura dei luoghi”, di cui Izzo è stato un cantore.
    Non c’è letteratura senza luogo, infatti, senza ubicazione dell’anima e sensi risvegliati, senza affondo in brulicare di vie, di piazze, di sguardi.
    Così Parigi senza Simenon, Londra senza Conan Doyle, o Roma senza Moravia non sarebbero le città che conosciamo, perchè il nodo è tra luogo e percezione di esso. E questa appartenenza è segnata e raccontata dalla letteratura.
    Izzo ha cantato Marsiglia perchè l’ha attraversata come un corpo di donna, l’ha amata dal mare, l’ha patita e vinta nella luce.
    Le riporto un brano tratto da “Aglio, menta e basilico. Marsiglia, il noir e il Mediterraneo”:
    “Marsiglia è città di luce. E di vento. Il famoso mistral, che si infiltra in cima alle stradine e spazza via tutto fino al mare. Fino al largo di Pomègues e Ratonneau, le isole del Frioul. Fin dopo Planier, il faro oggi spento trasformato in una scuola di immersioni […] Marsiglia, a dire il vero, potete amarla solo così, arrivando dal mare. La mattina presto. All’ora in cui il sole, sorgendo dietro il massiccio di Marseilleveyre, bacia le colline e regala di nuovo un po’ di rosa alle vecchie pietre. Allora vedrete Marsiglia come la scoprì Protis il focese. […] Si potrebbe addirittura dire che la città somiglia a quelle finte bionde che incroci nelle strade. Mostrano solo quello che non sono….”
    ……Insomma, Dottor Maugeri, grazie per averci ricordato insieme alla bravissima Stefania Nardini quello che ci suggerisce Albert Camus : “Sono spesso amori segreti quelli che dividiamo con una città”.

    Un grazie anche alla capacità (così rara e inusuale di questi tempi) della casa editrice PERDISA POP di aver dato voce alla ricerca dello sguardo, all’abbandono del sogno, all’identità di un artista che preferiva amare attraverso le idee.
    Grazie a voi tutti , infine, (e in particolare al sig. Gordiano Lupi e sig.ra Sandra Petrignani) per aver lasciato ancora credere a un vecchio come me che anche le città – in cui così spesso noi pensionati ci aggiriamo senza direzione – sono spazi interiori, rivelazione e visione. Mondi.
    Con stima e ammirazione, il sempre suo
    Professor Emilio

  25. Rispondo a Massimo, dando una spiegazione. Arrivai a Marsiglia perchè volevo intraprendere un lavoro. Su Izzo, sulla città. E faccio una premessa prima di arrivare al discorso del sogno. Perchè ho scelto di viverci? Semplice. Sono una persona che ha un culto per la libertà. Anni fa quando lasciai i mio giornale, rinuciando a carriera e danaro, sapevo che quella che appariva a tutti una “rinuncia” era una scelta. La scelta di poter vivere dove meglio mi sento. Il problema non è cercare in altri luoghi un’appartenenza. Per lavoro ho vissuto in varie città. E, confesso, qualche volta ho avvertito la nostalgia per Roma, per la mia “romanità”. Marsiglia è una città dove si diventa marsigliesi. Il luogo di provenienza non ha importanza. altrimenti non sarebbe Marsiglia. E’ una città dove, nella storia di ognuno, c’è il caso, una nave partita da chissà dove, l’idea di cambiamento, o l’idea di gettarsi a capofitto nella luce che la distingue , di peso, con tutta la propria storia da non omettere. E’ meticcia Marsiglia. E sceglierla come il proprio luogo è normale. Significa non rinnegare nulla. Mi sono sentita più romana a Marsiglia che a Caserta. Perchè è un contenitore dove possono essere assemblate infinite esperienze. Spero di aver dato un’idea nel libro. Anche se, ovviamente va vissuta.
    Come è accaduto a tanta gente, ho letto Izzo e ne sono rimasta folgorata. Lo lessi perchè volevo conoscere attraverso un autore Marsiglia che rientrava in un romanzo a cui stavo lavorando. Quel romanzo è rimasto incompiuto, per lasciare spazio a qualcosa di più. Completata la lettura dei testi di Jean Claude ero affranta. Non accettavo che un autore come lui, una persona come lui se ne fosse andata così presto. Avevo finito “Il sole dei morenti”. Avevo un magone. La notte lo sognai nella sua stanza in ospedale. Gli parlai e mi disse che la città mi avrebbe spiegato tutto. Contattai suo figlio Sebastien e scoprii (all’epoca non avevo dimistichezza con la rete e sui libri editi da e/o no c’era la sua foto) che l’uomo che avevo sognato era lui. Non sono una superstiziosa tantomeno una dedita al paranormale, Andai a Marsiglia descrissi a Sebastie la stanza, la situazione, e lui, commosso mi disse che era così nella realtà. Andai nell’ospedale dove era Jean Claude. Fu impressionante era la stessa stanza , la stessa finestra, lo stesso panorama. Il resto è vita. Ho vissuto con le carte di Jean Claude per anni. Imprari il francese per capire, per tradurre, per vivere in una città che mi aveva voluta.
    Concludendo, il problema non è il vezzo di scegliere altri luoghi dove stare. Per me Marsiglia, e non ho paura a dirlo, mi appartiene e le appartengo. Più di Rroma e più di Napoli dove ho vissuto. E’ una città dove si può essere felici. Ed io a Marsiglia sono felice. Perchè le assomiglio. Perchè rappresenta la mia scelta di libertà, e uno scenario dove la vita si muove. Come disse Izzo “Dove c’è rabbia c’è vita”. Marsiglia è anche questo.
    Grazie

  26. Ringrazio Tessy per la sua testimonianza. Devo dire che anche l’esperienza in un ospedale o in un centro di rieducazione lascia il segno. L’ho vissuta sulla mia pelle in una struttura di Marsiglia perchè ero stata operata ad una spalla. Sono momenti in cui si avverte una solidarietà particolare. A “gratis” direbbero da noi al Sud. Insomma per il semplice desiderio di stare vicino alle persone. Tessy recupera il tuo diario. Sono certa che proverai il desiderio di tornarci.
    Grazie e buona notte

  27. Vi leggo, vi seguo. L’idea di questa collana è nata pensando al libro che Stefania stava scrivendo. Alla fine, è la collana che avrei sempre voluto fare e mai c’ero riuscito. Sarà una collana di… tutto: persone, luoghi, cose, avvenimenti. E io stesso fremo per poterne scrivere uno. Chissà. Di certo, da quando il libro su Izzo è uscito, mi sono arrivate molte proposte e altri, come l’amico Valter Binaghi, sentono di dovervi in qualche modo partecipare. È un bel segno per una collana che nasce.

  28. ho personalmente provveduto ad iviare i fiori che accompagnavano l’addio ad Izzo da parte dei loro editori in Italia SAndro e Sandra Ferri ed .EO…..Izzo è nei miei affetti più profondi,il suo scrivere aveva qualcosa che montando ti portava alle lacrime.
    A parte la bellissima trilogia,mi piace ricordare “Il sole dei morenti” e la misericordia vera,infinita narrata con poesia ,il rispetto con cui Izzo si chinava su quei “marginali”di un’epoca nostra.
    Certo il vuoto che mi ha lasciato è grande

  29. Ciao, Stefania, non ho ricevuto ancora il tuo libro dal mio libraio. Spero non ci siano problemi riguardo le nuove tariffe postali. Non ci sono stato, ma sono sicuro che, dopo averti letto, non potrò fare a meno di visitare Marsiglia. Magàri ci troviamo al tuo bar preferito, per offrirti da bere in cambio di preziose indicazioni riguardo la città. Saluti e auguri.

  30. Amo Izzo e i suoi libri. Mai stata a Marsiglia se non attraverso i suoi libri. Per ora vi seguo senza scrivere altro, riservandomi di intervenire in seguito.
    Grazie comunque per questo bellissimo post.

  31. Salve a tutti! Finalmente un libro su uno dei miei scrittori preferiti…Non ho ancora letto la biografia, ma ho letto tutto Izzo…Il primo è stato “Casino Totale”, ed è legato a un momento importante della mia vita. Sento ancora il vento tiepido di settembre tra i capelli, l’odore del pane fresco nell’osteria con le pareti di pietra…il vino bianco fresco ad alleggerire i pensieri,i nostri passi sul pontile e la sensazione che qualcosa stesse per accadere. Un incontro denso di emozioni…e quel libro:”Leggilo, ti piacerà,lo so”.
    Mi è piaciuto. Leggevo e sentivo il profumo del basilico, la disperazione,la violenza e la dolcezza.Vedevo l’azzurro abbagliante del mare e del cielo.
    Ho letto gli altri in francese, chourmo e solea (struggente epilogo),il sole dei morenti, marinai perduti.
    Una frase mi ha particolarmente colpita, forse perché attinente alla vicenda personale che mi ha condotta alla scoperta di Jean-Claude. Credo che sia in Chourmo:”anche i rimpianti appartengono alla felicità”.

  32. @ Tessy
    Cara Tessy, grazie per averci raccontato quest’altra importante parentesi della tua esistenza… legata a Marsiglia, peraltro.
    Ti dico anch’io – come ti ha scritto la stessa Stefania – “recupera il tuo diario”.
    Ti abbraccio.

  33. @ Paola
    Grazie per il tuo commento su “Solea”. Il nostro sguardo sui libri è sempre (giustamente, e per fortuna) soggettivo. Lo stesso libro può piacere a una persona e risultare sgradevole per un’altra. Grazie, dunque.

  34. Cara Simo, grazie per il tuo intervento. Metto in risalto queste tue parole dediccate a Izzo: “un uomo che ha creduto. Ha vissuto. Si è fatto sporcare dalla realtà, si è immerso negli inferni non per osservarli, non per trarne ragioni, non per strumentalizzarli, ma per viverli con pietà. Con partecipazione e commozione per l’altro. Con disperato desiderio di lenire”.

  35. Gentile professor Emilio,
    come ho avuto modo di scriverle in altre occasioni i suoi interventi sono sempre graditissimi.
    Lei scrive: “Non c’è letteratura senza luogo, senza ubicazione dell’anima e sensi risvegliati, senza affondo in brulicare di vie, di piazze, di sguardi”.
    Sono perfettamente d’accordo.
    Ancora grazie a lei.

  36. Cara Stefania, trovo che il racconto dell’esperienza del sogno sia bellissima. Grazie per averla condivisa.
    Nei prossimi giorni ti chiederò di inserire un brano tratto dal libro.

  37. @ Luigi Bernardi
    Grazie per essere intervenuto, Luigi.
    Nei prossimi giorni parleremo delle altre collane di Perdisa Pop. Quella che ospita il libro di Stefania si chiama (come è stato già messo in evidenza) “Rumore bianco”… ed è anche un omaggio a Don DeLillo (autore da me molto amato).
    Ecco lo slogna della collana “Rumore bianco”:
    Mitografie contemporanee: ritratti di scrittori, artisti, eventi, città, oggetti, come altrettante riflessioni sul nostro presente, sul passato, sul futuro che ci aspetta.
    Trovo sia molto bello.
    Come questa citazione di DeLillo:
    «In Rumore bianco ho cercato uno squarcio di luce nel quotidiano. A volte, è una luce quasi spaventosa. Altre volte, può diventare quasi sacra…»
    (Don DeLillo)

  38. @ Anna
    Grazie per il tuo bell’intervento.
    Hai scritto: ho personalmente provveduto ad iviare i fiori che accompagnavano l’addio ad Izzo da parte dei loro editori in Italia SAndro e Sandra Ferri ed. EO
    Sei in qualche modo legata alla casa editrice e/o?

  39. Bellissimo quando uno scrittore riesce a restituirci l’anima di un luogo.
    Voglio leggere anche io Izzo e la sua biografia per capire come è riuscito a “catturare” Marsiglia.

  40. Gentilissima Signora Stefania Nardini,
    trovo stupefacente e vero il suo sogno. Ua guida, più che un sogno, che le ha semplicemente consentito di aprirsi al suo destino.
    Chi può dire, poi, quale sia il sonno. Forse è la veglia, mentre la vita vera è quella del dormiente e allora gli scrittori non sarebbero altro che se stessi nell’atto di vedersi dormire, cara amica.
    Io dico che ha fatto bene a fidarsi dei suoi sogni ed è per questo che le dedico questa poesia di Borges intitolata, appunto, “Sogno” (perdoni il mio amore per la poesia che l’illustre dott. Maugeri conosce bene…ma sono stato un appassionato docente di lettere).
    Caramente, Professor Emilio
    ——————-

    Se il sonno fosse (c’è chi dice) una
    tregua, un puro riposo della mente,
    perché, se ti si desta bruscamente,
    senti che t’han rubato una fortuna?
    Perché è triste levarsi presto? L’ora
    ci deruba d’un dono inconcepibile,
    intimo al punto da esser traducibile
    solo in sopore, che la veglia dora
    di sogni, forse pallidi riflessi
    interrotti dei tesori dell’ombra,
    d’un mondo intemporale, senza nome,
    che il giorno deforma nei suoi specchi.
    Chi sarai questa notte nell’oscuro
    sonno, dall’altra parte del tuo muro?

  41. Egr. Dott. Bernardi,
    le faccio tutti i miei complimenti sia per la collana che per la casa editrice. Potrebbe spiegarci com’è nata questa casa editrice e quali sono i vostri obiettivi nel panorama culturale ed editoriale di questi anni?
    La ringrazio e la saluto con stima,
    Professor Emilio

  42. Molto bella la storia del sogno di Stefania Nardini,certe volte sono i luoghi stessi che scelgono noi e non il contrario,c’è una chiamata sottile che dovremmo ascoltare,c’è un sogno che ci parla e che spesso ci racconta di noi,forse perchè noi stessi siamo fatti di sogni.Seguendo il pensiero del prof.Emilio,grazie per la bellissima poesia,vi metto una parte di un meravilgioso racconto di Borges,che sono certa,molti di voi conoscono già.”Le rovine circolari” da Finzioni
    ……….Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se soprannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà. Questo progetto magico aveva esaurito l’intero spazio della sua anima; se alcuno gli avesse chiesto il suo nome, o un tratto qualunque della sua vita anteriore, non avrebbe saputo rispondere. Gli conveniva il tempio disabitato e rotto, perché era un minimo di mondo visibile; anche gli conveniva la vicinanza dei contadini, perché s’incaricavano di sovvenire ai suoi bisogni frugali. Il riso e le frutta del loro tributo erano pascolo sufficiente al suo corpo, consacrato all’unico compito di dormire e di sognare.
    Al principio i sogni furono caotici; poco dopo, di natura dialettica. Lo straniero si sognava nel centro di un anfiteatro circolare che era in qualche modo il tempio incendiato; nubi di alunni taciturni ne appesantivano i gradini; i volti degli ultimi si perdevano a molti secoli di distanza e ad un’altezza stellare, ma erano del tutto precisi. L’uomo dettava lezioni d’anatomia, di cosmografia, di magia: quei volti ascoltavano con ansietà e procuravano di rispondere con senno, come se indovinassero l’importanza di quell’esame, che avrebbe riscattato uno di loro dalla condizione di vana apparenza, e l’avrebbe interpolato nel mondo reale. Nel sogno o più tardi, da sveglio, l’uomo considerava le risposte dei suoi fantasmi, non si lasciava ingannare dagli impostori, indovinava in certe perplessità un’intelligenza crescente. Cercava un’anima che meritasse di partecipare all’universo.
    …………………………………………………….
    Comprese che un insuccesso iniziale era inevitabile. Giurò di dimenticare l’enorme allucinazione che l’aveva sviato al principio, e cercò un altro metodo di lavoro. Prima di applicarlo, dedicò un mese al recupero delle forze che aveva sprecato nel delirio. Non premeditò più di sognare, e quasi immediatamente gli riuscì di dormire per un tratto ragionevole del giorno. Le rare volte che sognò durante questo periodo, non fece attenzione ai suoi sogni. Per riprendere l’impresa, aspettò che il disco della luna fosse perfetto. allora, di sera, si purificò nelle acque del fiume, adorò gli dèi planetari, pronunciò le sillabe lecite d’un nome poderoso e dormì. Quasi subito, sognò un cuore che palpitava.
    Lo sognò attivo, caldo, segreto, della grandezza d’un pugno serrato, color granata nella penombra d’un corpo umano ancora senza volto né sesso; con minuzioso amore lo sognò, durante quattordici lucide notti. Ogni notte lo percepiva con maggiore evidenza. Non lo toccava: si limitava ad esserne testimone, a osservarlo, talvolta a correggerlo con lo sguardo. Lo percepiva, lo viveva, da molte distanze e sotto molti angoli. La quattordicesima notte sfiorò con l’indice l’arteria polmonare e poi tutto il cuore, di fuori e di dentro. L’esame lo soddisfece. Deliberatamente non sognò durante tutta una notte; poi riprese il cuore, invocò il nome di un pianeta e passò alla visione d’un altro degli organi principali. In meno d’un anno giunse allo scheletro, alle palpebre. La capigliatura innumerevole fu forse il compito più difficile. Sognò un uomo intero, un giovane, che però non si levava, né parlava, né poteva aprire gli occhi. Per notti e notti continuò a sognarlo addormentato.
    …………………………………………………..
    Il termine del suo rimuginare fu brusco, ma lo precedettero alcuni segni. Primo (dopo una lunga siccità) una remota nube sopra un colle, leggera come un uccello; poi, verso sud, un cielo rosa come la gengiva del leopardo; poi le fumate, che arrugginirono il metallo delle notti; infine la fuga impazzita delle bestie. Poiché si ripete ciò che era già accaduto nei secoli. Le rovine del santuario del dio del fuoco furono distrutte dal fuoco. In un’alba senza uccelli il mago vide avventarsi contro le mura l’incendio concentrico. Pensò, un istante, di rifugiarsi nell’acqua; ma comprese che la morte veniva a coronare la sua vecchiezza e ad assolverlo dalle sue fatiche. Andò incontro ai gironi di fuoco: che non morsero la sua carne, che lo accarezzarono e inondarono senza calore e senza combustione. Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che era anche lui una parvenza, che un altro stava sognandolo. ”
    Sono solo alcune parti del racconto,ma rendono lo stesso la bellezza di Borges.
    cari saluti a tutti

  43. Scrivo solo ora su questo forum intervista, a causa dei vari impegni paterni, intensificatisi da qualche mese. Ma che non mi hanno per nulla impedito di divorare in una sera il volume di Stefania. E soprattutto di apprezzare e sentire i colori di Marsiglia, di questo Mediterraneo che si dipana dalla Liguria di Ponente per giungere fino ai confini con la Spagna, e anche oltre.
    Ho già scritto le mie impressioni sulla pagina Fb del libro, e non le ripeto qui. Ma posso dire che l’influenza di Izzo sul territorio in cui vivo è stata molto forte, anche grazie al fatto che molti suoi “diffusori locali”, all’epoca in cui la trilogia uscì anche in Italia, erano gli amici della Margunaira, le anime storiche del Tenco di quegli anni, e cioè Roberto e Graziella Coggiola e Antonio Silva (quest’ultimo è rimasto). Tuttora Izzo si vende, il suo collegamento con le atmosfere dei romanzi di Biamonti (pure Francesco inseriva i riferimenti ai porti francesi, ai marinai in viaggio) si fa sentire, eccome.
    E meno male, finalmente, che questa biografia non comune, dove si sentono le vere atmosfere marsigliesi (“Allez l’OM! Allez l’OM! Tous-ensamble, tous-ensemble, ueh, ueh!”, sentivo spesso per strada durante una bellissima vacanza nell’estate 1998 ad Aix-en-Provence, mi viene ancora in mente una divertentissima diretta di Monaco-OM (due fisso, ovviamente) su Canal Plus, vissuta in un bar di Aix in mezzo ai tifosi con la maglia dell’OM, e con Fabrizio Ravanelli che sfoggiava nel postpartita un francese maccheronico, tipo “Nous sons trés contents de cette victoire”) ha visto la luce. Personalmente ne sentivo il bisogno.
    Nelle librerie di Ventimiglia il libro è già arrivato, ed è in bella evidenza tra le novità, tra Avallone e Sorrentino.
    Un caro saluto a tutti.

  44. Ho letto tutto Izzo narrativo, quindi non solo la trilogia con Fabio Montale, ma anche “Marinai perduti” e “Il sole dei morenti”.
    Cos’ha lasciato Izzo? Il gusto della parola scritta che deve sempre essere vera e non artificio fine a se stesso.
    C’è chi lo accomuna a Camilleri e a Vasquez Montalban nel tentativo di creare un noir mediterraneo, forse contrapposto a quello nordico.
    Non mi trovo d’accordo. Fabio Montale è un personaggio che rischia continuamente di persona, che nel’amore enel lavoro mette in discussione sempre se stesso.
    Montalbano da qualche tempo è la caricatura di se stesso, avvitato in quella Vigata, da cui non vuole andar via.
    Per la mia generazione non molto lontana da quella di Izzo, lo scrittore marsigliese unisce la politica, i dissidi della condizione umana e la scrittura.
    Purtroppo non sono mai stato a Marsiglia, però mi riprometto di farlo presto. C’è già in programma un viaggio con altri due amici grandi lettori di Izzo.
    La città che rappresenta il mio altrove? Sono catanese e vivo a Vicenza, mi porto dentro il rumore del mare e le immagini della Civita piena di sole.
    Direi Lisbona forse perché è una città dove si sente che finisce qualcosa, un posto per dirla con Camoes “dove finisce la terra e comincia il mare”.
    Grazie per l’ospitalità

  45. sono molto felice che si torni a parlare di Jean Claude Izzo, anche se in verità non si è mai smesso. Tanti auguri a Stefania Nardini per questo suo libro, che credo sia imperdibile per gli appassionati di Izzo.

  46. Izzo non è Camilleri. Non è nessun altro. E’ Izzo.
    Mi avete fatto un grande regalo con la poesia ed il racconto di Borges. Il sogno, quel sogno, mi ha cambiato la vita. Ed è verissimo che sono stata, diciamo così, scelta da un luogo. Grazie ancora.
    Vedo che torna Lisbona. Ho un ricordo di Lisbona che risale a tanti anni fa. Una città particolarissima. Che è Pessoa. Lo è nel suo modo di essere. Una città di cui ci si può innamorare. Ho due amici scrittori che da Parigi si sono trasferiti a Lisbona e capisco il senso della loro scelta. Ci sono città che hanno delle “personalità”, che trasmettono una vena di follia. La meravigliosa follia che condisce la vita.
    Grazie

  47. credo pure sia importante approfittare di questa occasione per fare conoscere Izzo a più persone possibili.mi permetto dunque di inserire qualche dato biografico e qualche nota alle sue opere.

  48. Non tutti sanno che nelle vene di Izzo scorreva sangue italiano.
    Infatti Jean-Claude Izzo nacque (Marsiglia, 20/6/1945) da padre italiano, originario del paese di Castel San Giorgio in provincia di Salerno, emigrato giovanissimo in Francia, e da madre francese (ma il nonno materno era spagnolo).
    Dal punto di vista lavorativo frequentò una scuola professionale e nel 1963 iniziò a lavorare come commesso in una libreria e a militare nel movimento cattolico Pax Christi.

  49. Nel 1964 partì militare e venne destinato a Gibuti. Durante la leva pubblicò alcuni articoli su un giornale dell’esercito; ma nel complesso fu per lui un periodo decisamente brutto: venne infatti condannato ad un mese di carcere militare e perse 15 chili. Nel 1966, rientrato a Marsiglia, riprese la sua militanza in Pax Christi e si iscrisse al Partito Socialista Unificato (PSU) nelle cui liste fu candidato alle elezioni legislative nel collegio di Marsiglia (giugno 1968). Nell’agosto dello stesso anno aderì al Partito Comunista Francese (PCF). Nel 1969 si sposò con Marie Hélène Bastianelli, conosciuta tre anni prima, e iniziò a collaborare con La Marseillaise Dimanche, rivista del quotidiano comunista della regione.

    Nel 1970 insieme alla moglie lasciò Marsiglia per stabilirsi in un piccolo paese a una cinquantina di chilometri di distanza. Qui iniziò a lavorare come bibliotecario, pur continuando la sua collaborazione con La Marseillaise Dimanche e, a questo periodo, risale anche la pubblicazione della prima raccolta di poesie: “Poèmes à haute voix”. Nell’anno successivo scrisse un testo teatrale, poi messo in scena da César Gattegno e la Compagnie du Rocher.

  50. Nel 1972 oltre ad essere assunto come giornalista da “La Marseillaise”, pubblicò la sua seconda raccolta di poesie e diventò padre. Nel 1974 divenne caporedattore e pubblicò una nuova raccolta di poesie, “Etat de veille”. I suoi libri si fecero più frequenti: Braises, brasiers, brûlures, un’altra raccolta di poesie, venne pubblicata nel 1975; lo stesso anno vide laluce anche Paysage de femme e, l’anno successivo, Le réel au plus vi”.

    Nel 1978, pubblicò Clovis Hugues, un rouge du midi. Ma il 1978 fu soprattutto l’anno della rottura con il PCF e della separazione dalla moglie. All’inizio del 1979 lasciò anche La Marseillaise e per un certo periodo visse di piccoli lavori. Nel 1980 iniziò a lavorare per il giornale La Vie Mutualiste di cui sarà redattore dal settembre 1982 all’aprile 1985 per diventare poi caporedattore quando il giornale cambiò il proprio nome in Viva. Si tratta comunque, nonostante la stasi nella produzione libraria, di un periodo di grande attività; diventò infatti animatore di una radio e partecipò alla fondazione di una rivista di poesie.

    All’inizio del 1987 si trasferì a Parigi e, a fine luglio, lasciò Viva. Anche gli anni successivi furono anni di multiformi attività: collaborazioni con numerosi giornali e riviste, organizzazione di grandi eventi letterari, scrittura di sceneggiature cinematografiche e di testi di canzoni.

  51. Il successo narrativo giunse negli anni ’90.
    Nel 1993 pubblicò sulla rivista Gulliver un racconto che costituirà la base del suo primo romanzo “Casino totale” (Total Khéops) il quale, su insistenza di Michel Le Bris e Patrick Raynal, venne pubblicato nel 1995 nella Série Noire di Gallimard. Il libro si rivela presto un grande successo vincendo numerosi premi. È l’inizio della trilogia marsigliese, con protagonista e voce narrante Fabio Montale.

    Fabio Montale è il personaggio che meglio caratterizza lo stile di Izzo, e che interpreta perfettamente il Noir Mediterraneo, stile che proprio il suo autore ha creato. Inizia la trilogia come poliziotto, la finisce da uomo che vive e gode la sua città di un amore viscerale e critico, ma guarda al mondo con una lucidità totale.

    L’anno successivo, pubblicò “Chourmo”, il secondo episodio della trilogia, e lasciò Parigi per Saint-Malo con la sua nuova compagna Laurence Rio. Furono questi anni di intensa produzione letteraria. Nel 1997 infatti, oltre alla raccolta di poesie “Loin de tous rivages” e a numerosi racconti in varie antologie, pubblicò anche il romanzo “Marinai perduti” (Les Marins Perdus) e tornò a vivere definitivamente in Provenza andando ad abitare a Ceyreste.

    Nel 1998, pubblicò “Solea” (Soléa), l’ultimo capitolo della trilogia, nonostante le insistenze dell’editore che avrebbe voluto allungare la serie. Iniziò inoltre la stesura de “Il sole dei morenti” (Le soleil des mourants). In maggio terminò anche il suo rapporto con Laurence Rio. Pochi mesi dopo conobbe la fotografa Catherine Bouretz che sposò nel febbraio 1999. Fu lei ad illustrare la raccolta di poesie “L’Aride des jours”.
    Intanto i segni della malattia (un cancro al polmone) si facevano sempre più forti; nonostante questo Izzo non solo portò a termine “Il sole dei morenti” (pubblicato in settembre), ma partecipò a numerosi avvenimenti letterari.

    Morì il 26 gennaio 2000, ma nemmeno la morte ha interrotto il successo dei suoi romanzi e l’interesse per la sua figura di giornalista e narratore.
    La pubblicazione di questo libro della Nardini ne fornisce valido esempio.
    Grazie a tutti e buona prosecuzione.

  52. dimenticavo : la mia città elettiva è Parigi, che torno a visitare ogni volta che posso. Una città che è riuscita a mantenere immutato nel tempo il suo indubbio fascino.

  53. @Gentile Stefania, mi ha piacevolmente colpito il sogno premonitore, che ancora una volta avvalora gli straordinari poteri della mente.
    Mi allieta l’idea, delle insospettabili coordinate che abbiamo in comune.
    Il chirurgo ed Esterel, il mio Kinè corso, mi inviarono per due mesi
    ad eseguire la rieducazione motoria a Hyeres, una deliziosa cittadina sulla Costa azzurra, dove la mia – non vita- ebbe una benigna svolta.
    Il desiderio di ritornare a Marsiglia è vivo e palpitante, ma ormai improbabile, per le pessime condizioni della mia salute.
    Però, il motto inciso sulle mura della mia città dichiara:-
    “ Col cuore più grande Siena ti accoglie”. Con lo stesso affettuoso impeto, accoglierò gli amici che verranno a trovarmi, anche Stefania se lo vorrà. Grazie per l’ascolto e per le affinità elettive che potremmo condividere.
    @ Prof. Emilio, mi è piaciuta tantissimo la Sua fascinosa testimonianza, così ricca di magici dettagli e di godibile stile scritturale. Anche la struggente poesia è densa di una particolare atmosfera
    Mi permetta di esprimere il mio grazie.
    @Caro Massimo, sebbene l ‘etrusca Siena, rappresenti la mia città ideale, se proprio fossi costretta ad espatriare, sceglierei Parigi, che amo e conosco molto bene.
    Il mio Diario è pronto, devo solo trovare il coraggio di pubblicarlo…
    E per non perdere il fatidico vizio..
    L’INUTILE VIE

    L’inutile vie
    irrèfrenable et corompue
    se dèlite lentement
    dans la misèrable clôture
    de convention apparentes.
    ….
    Avec le rêve secret
    qu’ un tout petit hèros
    aux valeurs prééminentes
    rachète pour nous la lâcheté
    et le sourd malaise
    d’un hostile destinée.
    ( Rimini 1989)
    M. Teresa Santalucia Scibona
    Trad. de Ben Felix Pino
    —-
    Ti abbraccio
    Tessy

  54. Contribuisco alla discussione riportando tre citazioni di Izzo:
    1. “Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice”. (da Chourmo. Il cuore di Marsiglia)

  55. 2. “Nella vita non dobbiamo accettare niente che sia contro la nostra felicità”. (da Vivere stanca)

  56. 3. “Le albe non sono che l’illusione della bellezza del mondo”. (da Chourmo. Il cuore di Marsiglia)

  57. Sono tre citazioni “concatenate”, legate tra loro.
    Il concetto di felicità applicato alla bellezza del mare, ché null’altro contro la nostra felicità dobbiamo accettare, tenendo conto che spesso ci accontentiamo di bellezze illusorie.

  58. Due parole su Casino totale: il primo della trilogia marsigliese dedicata dal grande scrittore francese, prematuramente scomparso, a Fabio Montale, poliziotto italo-francese, proveniente “dalla strada”. Che dire… libro magnifico, oserei dire sontuoso! Un noir vero, duro intenso, scritto con uno stile asciutto, ma elegante, dove si sentono gli odori, i profumi, le voci, ma anche le paure, i contrasti razziali di una città cosmopolita come Marsiglia. La storia è una storia non solo noir, ma anche di amicizia e di sentimenti forti. Impossibile non partecipare con trasporto a ciò che accade a Fabio Montale, alla sua lotta “contro tutti” per trovare risposte alla morte violenta di Manu e Ugo, suoi amici di infanzia e di Leila, una giovane studentessa universitaria che dello stesso Fabio si era invaghita.

  59. Carissima e affascinante Tessy, sono io che ringrazio lei. Sono un vecchio signore ma non mi sfugge il suo candore nè la sua dolcezza.
    Un grande abbraccio dal suo caro
    Professor Emilio
    —————
    Egregio dottor Maugeri,
    ha fatto caso a quanto era forte in Izzo la ricerca della felicità? Ma una felicità non disgiunta alla ricerca di un senso, anche quando si posava su una donna di passaggio. E che amava confondersi con la ricerca della verità.
    Molti hanno tentato di definire la felicità, caro dottor Maugeri. E per alcuni è ciò che manca, per altri l’amore, per altri la pace.
    Io dico che la felicità è trovarsi, e poi vivere con se stessi senza armi. Senza corazze. Senza maschere.
    A lei, che stimo e seguo come un figlio, auguro questa felicità.
    E le lascio di seguito alcune delle frasi più belle, da me scelte per la loro fragilità, per la loro tremolante e segreta altitudine. Parole che stasera vorrei aver scritto io per tutti voi.
    Un caro saluto dal suo affezionatissimo
    Professor Emilio
    —————

    ”Nelle città del Mediterraneo è spesso così. Non trovi mai davvero quello che eri venuto a cercare. Forse perché questo mare, i porti che ha generato, le isole che culla, le linee e le forme delle sue rive, rendono la verità inseparabile dalla felicità. L’ebbrezza stessa della luce non fa che esaltare lo spirito di contemplazione.”(Mediterraneo delle felicità possibili)
    ———————–
    “A volte succede, per strada. Si incrocia lo sguardo di una donna e ci si volta nella speranza di incrociarlo di nuovo. Senza chiedersi se quella donna è bella, com’è fatto il suo corpo, quanti anni ha. Solo per quello che passa attraverso lo sguardo, in quell’istante: un sogno, un’attesa, un desiderio. Tutta una vita possibile.” (Chourmo)
    —————————

    “Spesso mi capitava di pensare che stringere il corpo di una donna era, in qualche modo, trattenere su di sé quella gioia ineffabile che scende dal cielo verso il mare.” (Solea)
    ———————–
    “Ma non credevo nelle coincidenze. Né al caso. A niente del genere. Quando qualcosa accade, c’è sempre una ragione, un senso.” (Chourmo)

  60. forse non c’entra niente, ma un autore che secondo me ha saputo splendidamente interpretare la terra, i sapori, i profumi di Provenza, è Maxence Fermine, nel suo incantevole “L’apicoltore”

  61. @ Emilio
    Carissimo professore,
    grazie per i versi di Borges e per i suoi affettuosissimi commenti (che mi fanno arrossire).
    La ringrazio anche per le bellissime citazioni di Izzo… ma io metto in evidenza questa sua frase sulla felicità:
    la felicità è trovarsi, e poi vivere con se stessi senza armi. Senza corazze. Senza maschere..

    Sono perfettamente d’accordo con lei. Molto spesso siamo indotti a cercare la felicità al di fuori di noi… perdendo noi stessi.

  62. @ Francesca Giulia
    Carissima Fran, anche il tuo intervento è molto bello. E grazie per aver inserito brani significativi de ”Le rovine circolari” di Borges.

  63. Ne approfitto per ringraziare e salutare Achille Maccapani (che sarà presto ospite di questo blog… impegnato in una “recensione incrociata”… non vi anticipo altro).

  64. Caro Massi,
    è bello vedere le parole di Izzo che tornano a galla come dal mare che lui tanto amava. Credo che il mare fosse per lui dimensione più dello sguardo che dell’acqua, perchè lo induceva al viaggio, all’attraversamento. Il mare è una metafora della narrazione, ed è anche – a Marsiglia – una condizione dell’anima, un anticipo di visione o, forse, una chimera da afferrare non appena si profila all’orizzonte.
    Anche l’orizzonte, d’altra parte, era per Izzo la soglia oltre la quale la vita tremava, si faceva giovane e perduta. Una stella imprendibile e forse solo trascrivibile sulla carta.
    A te, caro Massi che hai aperto la discussione su spunti tanto belli e alla cara Stefania Nardini che crede nei sogni, un bacio e l’augurio di una serena notte. Sono Siracusana. Avrai capito che la mia città ideale è solo un’ isola. Mare dappertutto. 🙂
    Simo

  65. Carissimo dottor Maugeri,

    grazie del suo garbo.
    Le segnalo il sito di Izzo, creato dal figlio per ricordare il papà venuto così presto a mancare. Troverà foto, ricordi, speranze e molta Marsiglia.
    Ancora buona notte dal suo professor Emilio:

    http://www.jeanclaude-izzo.com/

  66. Ancora grazie a te, cara Simo.
    E sì, per noi “gente marinara” (tu siracusana, io catanese) le parole e il mare di Izzo ce lo sentiamo profumare sulla nostra pelle.
    Anche Letteratitudine, in fondo, che vive (naviga) sul web… è una città (o forse, meglio… un porto) di mare.
    😉

  67. Prima di salutarvi vi anticipo che domani sera (20 aprile), a partire dalle h. 21:30 circa, Stefania Nardini e Luigi Bernardi saranno miei ospiti nella nuova puntata di “Letteratitudine in Fm” – in onda su Radio Hinterland, Fm 94.600 MHz (nel territorio della provincia di Milano e oltre) e in streaming via internet da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx

    Per ulteriori informazioni:
    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
    http://www.radiohinterland.com/?q=node/4347

  68. Spero di non essere arrivato in ritardo, almeno stavolta.
    Ho letto anch’io il libro di Stefania Nardini, molto bello. e sta piacendo molto. ma non ne avevo dubbi.
    grazie.

  69. Grazie per aver ricordato Izzo. A Tessy un abbraccio e spero di leggere il suo diario. Marino caro, un pensiero particolare va a te. Massimo ascolterò volentieri la nostra chiacchierata
    Ora vi lascio. Sono a Roma dove oggi c’è la prima presentazione.
    Buona giornata

  70. Mai letto Izzo, ma mi avete fatto venir voglia. Probabilmente comincerò dal libro della Nardini. Grazie.

  71. Secondo me Chourmo è il capolavoro della trilogia. Trama complessa ma di semplice assimilazione. Mare, terra, luci, colori, odori, sapori, musiche, emozioni, umanità varia; sono ingredienti straordinari di una scrittura sensibile e inimitabile. Il cuore pulsante di una città avamposto del mediterraneo e dell’integrazione – disgregazione sociale. La penna di Izzo scava, graffia e indaga offrendo mille spunti d’analisi su processo, sviluppo e degrado di una società (inevitabilmente) multietnica, narrando magistralmente l’attualità che ci circonda. Entra dritto nel cuore e nella mente.

  72. Vi lascio alcune citazioni di Izzo.
    Questa su Marsiglia, già proposta dalla Nardini.
    “Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l’eroe è la morte” (da “Casino totale”).

  73. “Non si può capire questa città se si rimane indifferenti alla sua luce” (da “Solea”).
    E ancora……. la Marsiglia del porto.
    “Il porto era magnifico in quel punto. Entrava negli occhi. Le banchine. I cargo. Le gru. I traghetti. Il mare. Il castello d’If e le isole del Frioul in lontananza. Tutto era bello da vedere”
    (da “Solea”).

  74. Marsiglia è per Montale-Izzo una bella donna. Anzi: più donne. In uno dei “quadri” più divertenti del primo romanzo, vediamo lo scapolo Montale al rientro notturno nella sua casetta con vista sul mare, dopo una giornata pienissima e feroce. Stupito, trova la sua anziana “tata” Honorine con una prostituta e una giornalista, amiche sue, intente a giocare a ramino in terrazzo. “Era tutto a posto. La cena pronta. I piatti lavati. La biancheria ad asciugare fuori. Avevo di fronte il sogno di ogni uomo: una madre, una sorella, una prostituta! Le sentii ridacchiare alle mie spalle. Sembravano unite da una dolce complicità. Il mio malumore svanì velocemente, così come era venuto. Ero felice di vederle lì. Volevo bene a tutte e tre. Peccato che non potessero essere un’unica donna, da amare”. In tutti e tre i testi Montale-Izzo riflette più e più volte proprio sulla sua incapacità di legarsi ad una donna, sulla sua impossibilità a “darsi” con fiducia piena ad un’altra. Nell’ultimo volume della trilogia, Solea, a volte questa riflessione eccede la misura, rendendolo il meno fluido, il più cerebrale. Ma Casino Totale e Chourmo sono due opere riuscitissime. La narrazione si snoda veloce per le vie della città, segretamente amata da Montale forse più delle donne reali: “Sono spesso degli amori segreti / Quelli che dividiamo con una città” (Solea), recita Camus, citato dal protagonista.

  75. Fabio Montale nel primo romanzo è un poliziotto dei quartieri nord con la tendenza a far troppo l’assistente sociale. Nei due volumi successivi è ormai un ex poliziotto. Le vicende vissute e i personaggi incontrati sono ritratti con cenni rapidi. Tutto si risolve nella narrazione. Il mondo visto attraverso i suoi occhi è orribile. Lui e i suoi amici più cari sono degli sconfitti. Ma la vita si prende sempre delle piccole rivincite, delle ragioni che la rendono godibile: il cibo, il vino e l’alcool, il sole al tramonto, il mare, la pesca, le amicizie antiche e sincere. Su tutto c’è un forte odore di vita, di carne.

    La trilogia segue un percorso crescente dalla micro alla macro criminalità, dalle vicende quasi personali delle zone difficili di una città multietnica alle grosse trame internazionali dei collegamenti fra mafia e politica. La trama affascina non tanto per lo svolgimento giallo quanto per il continuo gioco di posizione che si instaura fra gli attori. Un gioco fatto di intelligenza mentale, di raffinatezza psicologica e di abilità fisica. Tutti, buoni e cattivi, si muovono sullo stesso scacchiere: Marsiglia, la città sempre amata mai posseduta. “Questa città sarà sempre e soltanto l’ultimo scalo del mondo. Il suo futuro appartiene a quelli che arrivano. Mai a quelli che partono” (Chourmo).

  76. Stefania, ne approfitto per chiederti – se possibile – di postare uno o più brani a tua scelta tratto/i da questo tuo libro.
    Così ce lo fai assaggiare un po’…

  77. Lo farò al più presto Massimo, il tempo di una postazione migliore perchè sono in partenza da Roma dove ho fatto la prima presentazione.
    Intanto un grazie a tutti e a più tardi

  78. splendida discussione. la storia del sogno di Stefania mi ha colpito moltissimo e la ringrazio per averl araccontata. ho letto un solo libro di Izzo. senza saperlo sono incappata nell’ultimo libro della trilogia e ci sono rimasta così male che voglio aspettare un po’ per leggere i primi due…

  79. @ Gentile Stefania Nardini, mi piace immaginare che la presentazione romana di un libro così attraente, abbia coinvolto il pubblico e per Lei sia stato un giorno colmo di meritata delizia. Un caloroso saluto.
    @ Cara Simona, per ogni tematica del blog, i tuoi fulgidi meditati pensieri, intessuti dal sentimento, sono sempre un diletto per me.
    Un forte abbraccio.
    @ Un grato ricordo al mitico prof. Emilio, col sincero augurio che insieme alla trascora gioia, riesca a trattenere a lungo, la furtiva felicità.
    @ Massimo caro, mi raccomando comportati bene…”chi va coi vampiri impara a mordicchiare”. Meno male che sono secca come un costoleccio e
    non è piacevole rosicchiare gli ossi residuati delle guerre puniche…
    Ciao ciao, l’anonima Tessy

  80. @Gentile Stefania Nardini, dimenticavo di avvertirla che, in attesa di leggere il volume, ho segnalato ” Jean Claude Izzo Storia di un marsigliese” – Perdisa Pop, nel mio sito in alto – sezione Benvenuto.
    In bocca al lupo per le altre presentazioni e un salutissimo.
    Tessy

  81. Presentazione di "Jean Claude Izzo. Storia di un marsigliese" - venerdì 23 aprile 2010 - BOLOGNA ore 18.00 ha detto:

    venerdì 23 aprile 2010
    BOLOGNA ore 18.00

    Libreria Irnerio, Via Irnerio 27

    *****

    Giampiero Rigosi e Luigi Bernardi presentano il saggio di Stefania Nardini.

    Sarà presente l’autrice.

    Con il patrocinio dell’Alliance Française di Bologna.

  82. mi scuso per l’assenza. La presentazione è andata bene, come detto e , mi dicono, ieri nel tg1 della notte è andata in onda un’intervista che mi è stata fatta . Oggi, forse dovrebbe riandare alle 17. Sarei curiosa di vederla. I relatori sono stati fantastici, ognuno ha trovato nel libro qualcosa di suo. C’era veramente tanta gente. Ecco un testo, che poi è l’incipit del libro: Grazie Tessy e a tutti voi che mi state davvero “coccolando”

    Dalla collina di Notre Dame de la Garde sembra che la
    città si abbandoni al mare. C’è un silenzio che si lascia
    violentare solo dallo stridere dei gabbiani. La statua dorata
    della bonne mère fende superba il cielo. A lei sono
    rivolte le preghiere del popolo che non perde la speranza.
    Dai marins pompiers ai giovanottoni dell’om (Olimpique
    Marseille) che le rendono omaggio alla vigilia del
    campionato. Droit au but! è il motto che hanno lasciato
    scolpito anche quassù.
    Da Notre Dame si vedono le bianche scogliere delle isole
    Frioul, il Château d’If, Fort Saint-Jean, l’antica Saint-
    Victor, il Vieux Port. E, spingendo lo sguardo ancora
    più lontano, Cap Croisette segna i meandri dell’anima,
    dove Marsiglia fi nisce.
    Un piccolo monumento ricorda una data: 23 agosto
    1944. Quando la città fu liberata dai nazisti grazie
    all’intervento dei battaglioni venuti dal Nord Africa.
    Eroi anonimi che combatterono per un paese che non
    gli apparteneva. Li chiamavano “carne da cannone”.
    Molti erano algerini.
    Sotto la bandiera francese, durante la guerra, c’era anche
    chi si esprimeva con quell’italiano dialettale dei nabos.
    Come Gennaro Izzo, protagonista di una vicenda
    umana emblematica: un soldato francese che parlava
    napoletano.

    cLa vita è un’avventura
    Che viaggia per l’eternità
    Conto le gomene
    Che trascinano il mio destino
    Abbiamo l’inquietudine
    Del volto del mare
    Un’angoscia dorata spoglia
    Il nostro cuore. L’orizzonte chiaro…
    Mentre fumiamo la pipa
    Sul Vieux Port caldo e dolce
    Nostalgiche visite
    Ci parlano di voi

    Louis Brauquier, Je connais des îles lointaines.

  83. @ Cari Stefania e Massimo, trascrivo la preghiera dietro il santino, che la donna delle pulizie tunisina, mi portò il 23 marzo 1983. Fu un pensiero delicato e commovente, poiché mi fu donato prima dell’operazione.
    La segnalo come protezione della Mamma Celeste per tutti noi e in
    particolare per Voi due:-
    ——
    “Prière a Notre Dame De La Garde”

    Me voici près de vous Notre Dame De La Garde
    Vous appeller ainsi me donne pleinement confiance.
    Jésus, votre Fils que Vous me présentez,, me redit,
    – “Voici ta Mère” –
    Je suis et veux toujours rester votre enfant.
    Gardez moi, je vous rn supplie ainsi qu’à ceux qui
    Me sont chers, la santé de l’ ậme et du corps.
    ( Je vous prie spécialement aujourd’ hui pour….)
    Obtenez –nous la fidélité à la Foi du Baptếme dans
    l’obbéissance à tous ce que votre Fils nous demande.
    Donnez-nous un Amour rayonnant de bonté de
    Compréhension et d’indulgence pour ceux qui nous
    Entourent. Soutenez – nous dans les épreuves.
    Etendez. Votre protection sour tous ceux qui souffrent
    physiquement ou dans leur coeur.
    O Vierge De La Garde, ố ma Mère du Ciel, exauces la
    priére que je vous adresse en ce jour avec coeur d’enfant.
    Plus que jamais j’eprouve le besoin de vous aimer et de
    Ressembler ainsi davantage à Jésus votre Fils. AMEN.”
    ——-
    Affettuosamente
    Tessy

  84. Jean-Claude Izzo, era della mia regione francese e come me, scrittore. L’ho visto soltanto una volta: participavamo insieme ad una piccola fiera del libro, in un paesino tra Marsiglia e

  85. Jean-Claude Izzo era della mia regione francese del Sud, e come me, scrittore. L’ho incontrato soltanto una volta: participavamo insieme ad una piccola fiera del libro in un paesino tra Marsiglia e Tolone. Non eravamo vicini. Allora, non conoscevo niente di lui neanché dei suoi libri. Conservo il riccordo d’un uomo semplice e riservato che non parlava molto. Più tardi, la lettura della sua trilogia marsigliese mi fecce rimpiangere di non aver chiacchierato con lui.
    Secondo me, a proposito d’Izzo, sarebbe meglio parlare di testimonianza piuttosto che d’un’eredità. Quella d’un figlio di migrante italiano tra tanti altri di Marsiglia. Una mescolanza che ne costituisce la sua ricchezza. L’anima di Marsiglia deve a questa mescolanza la sua particolarità. Come ne parlare senza evocare i suoi Italiani, Africani, Spagnoli ed altri stranieri che incontramo nelle sue vie e diventati con il tempo figli della città. Ecco che ha voluto dire Izzo. Lui è vissuto tra di loro nei quartieri poveri della città. E per questo che sà cosi bene descriverla attraverso i suoi abitanti. Lo fa senza concessione ma con un amore semplice e grandissimo che dà alla sua scrittura una forza eccezionale.
    Marcel Pagnol, un’altro scrittore francese famoso della mia regione, aveva anche lui, parlato dell’anima della Provincia attraverso i Provinciati. Ma non aveva mostrato la sua mescolanza. Invece, nella sua trilogia Izzo dà al mio Sud, a Marsiglia, la sua vera dimenzione. Quella d’un porto aperto sol mare Mediterraneo e sull’Africa.
    Quando ero bambina, con i miei genitori, andavamo da uno zio che abitava Marsiglia. Mia zia, sua moglie, era una persona cattiva e sgradevole. E terribili erano anche le mie giornate da loro. In questo periodo odiavo Marsiglia perché facievo l’amalgama tra loro e la città. L’ho scoperta più tardi, da un mezzo originale: la danza cubana. Si pratica nei quartieri poveri come il corso Giuliano dove la gente è molto mescolata. Questa danza mi ha permesso d’incontrare la sua popolazione e di amare Marsiglia la Meticcia. La vera della quale parla Izzo. Di amarla al punto di andarci ogni settimana per condividere la musica e la danza cubane con i suoi abitanti. Del loro calore umano posso parlare.
    Izzo non dice che Marsiglia è bella. Ma attraverso le sue parole, vediamo che sono i suoi bambini che la rendono bella. Lui lascia il Vecchio Porto e “Notre Dame de la Garde” ai turisti. La sua città, quella che ha scoperta Stefania Nardini è la Marsiglia alle mille culture, alle mille visi. Da sola, riassume il Sud.
    Amo la mia regione ma la città straniere del mio cuore si chiama Roma. Ho avuta per lei e… per l’Italia un colpo di fulmine. Come tutti i colpi di fulmine non si spiega, non si cura. Ci torno ancora una volta alla fine dell’estate perché… non posso rimanere a lungo senza baciarla.
    Bacioni l’Italia.

  86. Vi ringrazio di cuore per i bellissimi interventi. Tessy sei fantastica!
    Grazie Massimo, carissimo amico, di grande sensibilità.
    A presto

  87. ho letto d’un fiato 5 libri di Izzo, ma già a metà del primo -” Marinai perduti”- mi sono “innamorata” di tanta forza e sensibilità.
    Ho trovato Stefania Nardini alla ricerca di altre notizie su Izzo e non ho ancora letto il suo libro. Da quello che ho letto nei siti mi ha colpito il fatto della ricostruzione dei percorsi, degli amori, dei sapori di Marsiglia che anch’io vorrei fare, attraverso le pagine dell’autore, prima di arrivarci, possibilmente dal mare. Grazie
    Un abbraccio Annamaria

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