LA MIGLIORE OFFERTA, di Giuseppe Tornatore
con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland
Recensione di Ornella Sgroi
Non c’è modo di sapere quale sia la migliore offerta. Almeno in amore, quando il cuore si abbandona senza conoscere più alcuna razionalità. Incapace di distinguere ciò che è reale da ciò che altro non è se non la proiezione di come vorrebbe che fosse.
Un inganno al quale non riesce a sottrarsi neanche un uomo come Virgil Oldman (Geoffrey Rush), battitore d’asta celebre in tutto il mondo, che ha fatto del suo talento nel discernere l’autentico dal falso una vera ragione di vita. Determinato e infallibile, finché si muove nel mondo dell’arte che conosce senza segreti. Confuso e vulnerabile, nel momento in cui, sfilati i guanti che lo proteggono da ogni contatto umano, decide di toccare con mano il calore delle emozioni. Per arrivare al cuore della giovane e misteriosa Claire (Sylvia Hoeks), principessa bella e dannata che non riesce ad uscire oltre le mura scrostate del suo prezioso castello in rovina.
Il loro incontro è fatale, il tormento inevitabile, la felicità irraggiungibile. E Giuseppe Tornatore, autore della storia (pubblicata da Sellerio) che porta sullo schermo con il suo ultimo film, “La migliore offerta”, lo rende chiaro sin dall’inizio. Con un’eleganza cinematografica che conquista e ipnotizza già dopo il primo sguardo che il regista – e con lui lo spettatore – posa sui protagonisti e sui luoghi, immersi in un’atmosfera mitteleuropea decadente che esalta la tensione sentimentale e l’inquietudine costante da cui è dominata l’intera pellicola. Senza tregua. Con il ritmo di un thriller in cui ogni rapporto si gioca sulla contrapposizione tra il vero e il falso, non solo in materia di arte ma anche nel campo dei sentimenti, che finiscono sempre con il nascondere qualcosa di autentico anche quando si riesce a simularli.
In questo gioco di specchi che confonde verità e illusione, Tornatore ricorda e omaggia il cinema di Alfred Hitchcock, in particolare quello che fu uno dei suoi capolavori assoluti, “Vertigo” ovvero “La donna che visse due volte”, e riprende il percorso intrapreso già con “Il camorrista”, “Una pura formalità” e “La sconosciuta” per esplorare i meandri più nascosti della psiche umana. Con un risultato intrigante e avvincente, cucito alla perfezione con le note inconfondibili di Ennio Morricone che anche questa volta, ne “La migliore offerta”, sottolinea ogni sentimento del film, in un crescendo musicale tormentato e carico di suspense. Soprattutto a mano a mano che i pezzi dell’ingranaggio iniziano ad attrarsi l’uno con l’altro come quelli dell’antico automa di Jacques de Vaucanson che Virgil tenta di ricomporre con l’aiuto del giovane Robert (Jim Sturgess) e che tanto fa pensare al libro illustrato “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret” di Brian Selznick portato sullo schermo con grande meraviglia da Martin Scorsese.
Nel compiere questo nuovo viaggio psicologico nel mondo dell’arte e dell’antiquariato, pieno di ingannevole fascino, Giuseppe Tornatore si conferma ancora una volta un vero amante del cinema, maestro indiscusso nella cura dei dettagli, estetici e narrativi, senza mai perdere la visione di insieme. Che anzi il regista siciliano riesce a fare trionfare con sapiente pazienza, accompagnando lo spettatore verso un finale intuibile ma altrettanto inevitabile. Sebbene nel tirare le somme dell’intrigo si conceda qualche spiegazione esplicita di troppo, che avrebbe invece potuto affidare alla sensibilità dello spettatore puntando sull’eloquenza del cast (tutto internazionale), della scrittura e del montaggio. Che scena dopo scena svela vari finali possibili, affidandosi all’unico elemento in grado (forse) di rimettere ogni cosa al proprio posto: il tempo.
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Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri
Il trailer del film
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