Esiste l’anima?
È davvero immortale?
Qual è il suo destino? È più un destino di salvezza o di perdizione?
Ve lo siete mai chiesti?
Che risposte vi siete dati?
Inizio questo post in modo bruciante, ponendo delle domande brucianti su un argomento – giusto per rimanere in tema – scottante (da sempre, direi).
“L’anima è il suo destino” è il titolo di un recente libro pubblicato da Vito Mancuso (nella foto), docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano (Mancuso ha già pubblicato i volumi: Il dolore innocente , Mondadori, 2002 e Per amore, Mondadori, 2005).
Un libro che, criticando alcuni dogmi consolidati, affronta l’interrogativo fondamentale che da sempre inquieta la mente degli uomini: se esiste e come sarà la vita dopo la morte.
Questo post, peraltro, coincide con una nuova puntata de “Il sottosuolo”: rubrica di Ferdinando Camon.
Lo stesso Camon, infatti, mi ha proposto l’interessantissimo pezzo che leggerete di seguito.
Dal pezzo si evincono domande classiche sul “dolore degli innocenti”: un bambino nasce cieco, dov’è Dio? la sua giustizia e la sua sapienza?
Subito dopo avrete la possibilità di leggere la recensione del libro proposta da Wuz.it.
A voi la parola!
Massimo Maugeri
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IL SOTTOSUOLO (rubrica di Ferdinando Camon)
In Paradiso dopo Dostoievski: luci e musica, ma i bambini piangono
È un caso letterario: un libro di teologia, che modifica profondamente ciò in cui crede il cattolico, sale in classifica, ci resta, e apre un appassionato dibattito in Internet. Un libro di altissima consolazione, sia per chi crede sia per chi non crede. Fila dritto come un missile verso la tesi che tutti avremo la salvezza, solo chi la rifiuta si perderà, dunque la perdizione è una scelta consapevole e tenace. Leggendo questo libro (che in molti punti, anche centrali, si può non condividere; io non lo condivido; ma è comunque un’opera di vasta cultura), pensavo continuamente ai due ultimi racconti di Philip Roth, “Everyman” e “Patrimonio“. Qualcuno ha scritto: il papa non deve preoccuparsi di Odifreddi e compagni, sono atei gelidi, il loro gelo è un disamore che il lettore ricambia con disamore; l’autore che davvero uccide la speranza è Philip Roth. È vero. In quei due libri di Roth tutto è morte, Dio non c’è, il personaggio di “Everyman” passa di ospedale in ospedale (lui e le sue donne) e infine visita un cimitero, e s’informa su come si scava una tomba, e dà una mancia al becchino: gli paga in anticipo il lavoro che farà per lui. Quando chiudi il libro, è come se tirassi il coperchio della bara su di te. Mancuso risponde con questa esplosione di luci e di musiche: tutto è Dio, la morte non c’è. Sulla teologia di Mancuso, docente all’università San Raffaele di Milano, Google raccoglie in questo momento 225.000 voci. Il punto su cui il dialogo lettori-Mancuso si fa più drammatico, è il dolore degli innocenti: un bambino nasce cieco, dov’è Dio? la sua giustizia e la sua sapienza? In risposta Mancuso introduce una variazione profonda nel concetto di creazione, pensa che la creazione non è finita, il mondo è in costruzione, la natura che lo produce è sapienza perché il suo disegno finale è buono, ma è cieca, vede l’insieme ma non i singoli, sugli individui può sbagliare e sbaglia, ma la sua benignità si vede dal fatto che nei genitori degli innocenti infelici non cala ma accresce la carica d’amore. Di più: per gli innocenti che nascono incapaci d’intendere, l’anima spirituale si forma per simbiogenesi, i genitori fondono la propria anima con quella del figlio, e in questa fusione si travasa amore e conoscenza. Quei figli (Mancuso lo dice col titolo dell’ultimo libro di Pontiggia) sono “nati due volte”. Sono le pagine più turbate. Ne esco ammirato, ma non pacificato.
Il sistema salvifico di Mancuso è diverso, e in parecchi punti contrario a quello della chiesa cattolica. Mancuso ha orgoglio e paura di questa diversità e contrarietà. Paura: richiama continuamente la sua formazione di figlio che non vuole trovarsi fuori della casa. Orgoglio: sottolinea la sua opposizione verso concili, bolle, documenti, anche di Ratzinger-Benedetto. Tra l’altro, sul tema della verità, chi la possiede, dove sta. Insomma, il principio dell'”extra ecclesiam nulla salus”. Imposto dal concilio di Trento (con scomunica ai renitenti), cancellato dal Vaticano II, reimposto da Ratzinger nel 2000, Mancuso “osa” contraddirlo con radicale violenza. Un coraggio benefico, in tempo di dialogo multireligioso. Quel principio non è che spegne il dialogo, non gli permette neanche di nascere. M’è sfuggito “osa” come s’io fossi un cardinale: alle mie spalle, qui nella stanza dove scrivo, tengo affissa al muro in fotocopia l'”abjuratio Galilei”, perché mi sembra il crocevia da cui parte ogni libertà di giudizio (anche letterario). Mancuso afferma che se così è, se si salva solo chi è “intra”, allora la venuta di Gesù è stata una disgrazia per l’umanità, perché ha dannato tutta quella che sta “extra”. Essenzialmente, in questo libro Mancuso tratta i Novissimi, morte-giudizio-inferno-paradiso. Ne cancella tre e ne lascia uno, il Paradiso. “Le anime del paradiso sono luce – ho visto che anche Franco Cordelli è rimasto affascinato da questa descrizione -, ma sono anche musica, perché l’essere divino è personale e ha un linguaggio”. Ripenso alla luce e alla musica da una parte, e al dolore degli innocenti dall’altra. Non riesco a metterli in contatto. Infatti, Mancuso li separa: tra Dio e i nati-per-soffrire interpone la Natura, è la natura che sbaglia, e crea con sapienza imperfetta. Dopo Auschwitz, il filosofo Hans Jonas ha ripensato Dio: è buono e onnisciente ma non onnipotente, il male è più grande di lui, lui non ha potuto farci niente. Ho l’impressione che Mancuso faccia la stessa operazione: il creatore è buono e onnipotente, ma non onnisciente, gli sfugge il dolore degli innocenti, non lo conosce. Ivan, nei “Karamazof”, diceva che se gli danno un biglietto per entrare in paradiso, a patto che ammetta il dolore nei bambini (in Dostoievski, essere sbranati dai cani), lui restituisce il suo biglietto d’entrata. Sul dolore degli innocenti, in Google, Mancuso ha 5.580 contatti, e molti sono domande. Con questo articolo, ci metto anche la mia.
Ferdinando Camon
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da WUZ.it
“Non esiste un mondo peculiare della religione, nel quale valgono leggi e possono avvenire cose del tutto differenti rispetto al mondo reale. Non c’è che un unico mondo, e se si crede davvero che la religione cristiana abbia qualcosa di importante da dire quanto all’origine e alla direzione del mondo, e degli uomini che lo abitano, si deve essere in grado di argomentarlo al cospetto del sapere che il mondo ha di se stesso, cioè scienza e filosofia.”
L’autore è docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Non ci troviamo dunque di fronte a un saggio scritto da un osservatore “esterno” ma da riflessioni che nascono dentro la stessa Chiesa, tra chi nella religione, nella fede cattolica vede la proprio vita tanto da metterla al centro dei propri studi e del lavoro.
Eppure in queste pagine l’autore critica direttamente papi e cardinali, attacca scelte e decisioni, traccia un percorso diverso rispetto a quello ufficiale di gran parte della Chiesa, sottolineando in questo modo, più “dolorosamente” e incisivamente di quanto possano fare i non addetti ai lavori, le incongruenze e le devianze rispetto a un cammino teologico rigoroso, capace di affrontare validamente il dibattito scientifico e filosofico.
Il volume non a caso si apre con una bella lettera di un uomo di Chiesa rigoroso, coerente e determinato come il cardinal Carlo Maria Martini, che esordisce con queste parole:
“Hai avuto un bel coraggio a scrivere dell’anima, la cosa più eterea, più imprendibile che ci sia, tanto che si giunge a dubitare che essa esista.”
E poco oltre:
“Penso di sentire parecchie discordanze su quanto tu concludi su diversi punti, ma non posso negare che tu cerchi sempre di ragionare con rigore, con onestà e con lucidità, e che hai il coraggio delle tue idee, dicendo anche apertamente che esse non sempre collimano con l’insegnamento tradizionale e talvolta con quello ufficiale della chiesa. Perciò il tuo libro incontrerà opposizioni e critiche. Ma sarà difficile parlare di questi argomenti senza tenere conto di quanto tu ne hai detto con penetrazione coraggiosa”.
Un libro importante, dunque, e non solo per i credenti, tant’è che è stato pubblicato da Raffaello Cortina nella collana “Scienza e idee” diretta da Giulio Giorello. Leggendolo sembra aprirsi anche a chi non ha fede una finestra di dialogo, come se finalmente la religione possa, in una realtà che, come scrive Mancuso, è una (quella in cui tutti noi viviamo) ammettere le ragioni del laicismo e certe affermazioni della scienza per procedere lungo un percorso di crescita comune.
La chiave d’accesso a questo confronto è uno dei temi più controversi e difficili: l’anima.
Sulla sua esistenza e sulla sua immortalità si ragiona e si dibatte da sempre. Mancuso, nel suo procedere – pur collocandosi nella tradizione metafisica del cattolicesimo -, si basa sul principio che “l’ignoranza sia sempre e solo un male, la luminosità del sapere sia sempre molto meglio dell’oscurità della fede” e dunque affronta in pieno petto quei credenti che ancor oggi pensano che la condizione dell’ignoranza sia un bene perché obbliga in qualche modo a rivolgersi alla fede e alla rivelazione divina.
In questo libro, in sostanza, si ragiona “sull’anima non in quanto misteriosa entità sovrannaturale che giunge dall’alto, ma come qualcosa di naturale, come il principio della vita, come la realtà più concreta che c’è. E – prosegue ancora Mancuso – a partire da qui, dalla concretezza della vita naturale, tenterò di condurre il discorso sulla possibile continuazione della vita al di là della dimensione naturale”.
Il volume si pare con un lungo capitolo dedicato alla Teologia di fronte alla coscienza laica, una premessa anche storica molto importante e che si chiude affermando che l’obiettivo di questo libro sta nel mostrare che “il legame di Dio con l’umanità è basato su una realtà molto più solida che non singoli eventi storici, sia pure gli eventi della morte e della resurrezione di Gesù. Si tratta di un legame ontologico, concernente sia il copro sia l’anima, l’intero della nostra realtà, e che per questo è qualcosa di semplicemente indistruttibile”.
Il testo si sviluppa poi su una serie di capitoli: Esistenza dell’anima (i principi generali), Origine dell’anima (che Mancuso afferma non venire direttamente da Dio e dividersi in anima vegetativa e sensitiva), Immortalità dell’anima (che non conosce argomenti conclusivi né a favore né contro. Mancuso sostiene un argomento cosmologico, nel senso che afferma la “plausibilità dell’immortalità dell’anima” in quanto vede “in essa e nel suo ordine spirituale la più alta organizzazione prodotta dal lavoro dell’universo”), Salvezza dell’anima (un capitolo che si sviluppa sulla domanda “da che cosa deve essere salvata l’anima?” e come), Morte e giudizio (“spunti critici in vista del necessario ripensamento dell’escatologia auspicato dal cardinal Ruini”), Paradiso, Inferno, Purgatorio, Parusia (attesa della sua venuta) e giudizio universale.
La vita eterna, strettamente correlata all’anima, è il principale tema della teologia. Ragionare su di esso in questo modo significa dare nuovi sbocchi alla religiosità, fare i conti col presente “reale” e prepararsi per il futuro.
“Amare la vita. Alla fine tutto sta qui”. E non è davvero poco.
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Extrapost
1. Su “La poesia e lo spirito” potete leggere questa intervista che mi ha rilasciato Dacia Maraini
2. Sul nuovo numero della rivista Inchiostro potete leggere un’intervista del sottoscritto in cui parlo di questo blog
(Massimo Maugeri)
Intanto ringrazio Ferdinando Camon per l’invio del pezzo.
Ho invitato Vito Mancuso a partecipare al dibattito sul suo libro, ma difficilmente potrà intervenire (per impegni vari).
Premetto che il libro non l’ho letto, per cui – come voi – non posso che affidarmi alle parole di Ferdinando Camon e a quelle di Wuz.it
Invece spero che possa partecipare al dibattito il mio amico don Fabrizio Centofanti che ha letto il libro e conosce Vito Mancuso.
—
Caro Fabrizio, se ci sei… lascia un commento.
Vi ripropongo le domande del dibattito:
—
Esiste l’anima?
È davvero immortale?
Qual è il suo destino? È più un destino di salvezza o di perdizione?
Ve lo siete mai chiesti?
Che risposte vi siete dati?
Potrò tornare a intervenire in tarda serata.
A presto!
Ora, mentre stò approciandomi allo scrivere, un dubbio mi frena.
Temo di confondere l’anima con l’etica e questa a sua volta con la paura del giudizio altrui.
In primis quello dei miei figli. Che ne è della sopravvivenza della mia anima se non nel ricordo ?
Se l’anima non esistesse non saprei più a cosa credere. Non parlo di anima in senso”cristiano” (comunque io sono credente) ma di essenza che ci caratterizza, spinge, muove. Non a caso l’etimologia della parola è “vento”, qualcosa di immutabile, etereo, che c’è e non puoi afferrare.
Quale sia il suo destino chi può dirlo, non ho mai provato a chiedermelo perchè non ho risposte.
Che sia immortale lo spero, ma sono certa che lo sia nella misura in cui il nostro spirito, la nostra forza, vitalità, energia, chiamatela come volete, sopravvive oltre il contenitore fisico del corpo.
“L’anima è il mio vero io. La mia essenza più pura e profonda, il profumo interiore, quello che pochi possono sentire e che noi stessi a volte temiamo di non possedere”
altro non posso e non so dire.
Simbiogenesi? Credo che detta così potrebbe piacere a Masamune Shirow, l’autore di Ghost in the Shell. Comunque, prospettiva originale, quella di Mancuso. Singolare la pubblicazione da parte di Raffaello Cortina. Grazie per la segnalazione.
caro Massimo, il libro di Vito Mancuso ha suscitato grande interesse e grandi polemiche. il suo pregio è quello di aver affrontato con coraggio alcuni punti della riflessione sulla fede che hanno suscitato interrogativi importanti nei due millenni di fede cristiana. uno di essi è quella che già Teilhard de Chardin chiamava “evoluzione cosmica, umana e cristica”. tutto nasce dalla materia: anche l’anima e lo spirito sono fasi di un’evoluzione che parte dalle frazioni più elementari del mondo fisico per giungere alla complessità meravigliosa dello spirito. qui sta il fascino di questa visione che cerca di dare un quadro complessivo della realtà in cui viviamo. tutti gli altri sono corollari di questo sistema. c’è da dire che in TdC la presenza di Cristo in questo quadro è molto più esplicita: è il Punto Omega verso cui tutto tende. Mancuso sembra tenerlo su un piano più implicito, forse per poter dialogare meglio anche, com’è scritto nel libro, con la “coscienza laica”. per ora mi fermo qui, ci risentiamo.
fabrizio
Ciao a tutti! E ciao MAssimo!
Ho grandissima stima di Vito Mancuso. Ho già avuto modo di ascoltare le sue posizioni in termini di scienza e fede e mi ci sono trovata in grandissima sintonia. Non saprei se definirmi credente o no, devo dire. Però sono cose acui credo si pensi spesso.
Esiste secondo me, un’esperienza conoscitiva, per esempio quella che fanno i fisici, o quella che fanno i neurofisiologi che ti mette necessariamente di fronte alla trascendenza, quella incommensurabile discontinuità che c’è tra l’essere e il non essere e che nessuna scienza riuscirà a scavalcare correndo verso la cattiva infinità del sempre più piccolo- o quella altrettanto spiazzante appunto tra un circuito neurotrasmettitoriale, sodio, potassio chimica e carne e che ne so, la Divina Commedia. Sull’orlo della scienza sta sempre la metafisica. Dopo di che essa assume le forme diverse, dei nostri mondi mentali e culturali. Che nel tempo si fanno sempre più sofisticati.
Il tempo della metafisica ingenua era il tempo del politeismo e del primo cristianesimo, un po’ come la pittura prima che arrivasse la fotografia. Poi è arrivata la scienza, che riproduce la realtà con più esattezza e la religione e la metafisica hanno dovuto prendere le complesse strade lella filosofia contemporanea: Levinas, per esempio. Ora, della mia anima proprio precisamente non so che sarà, al momento essa c’è come negativo, come ente ultreo prodotto magicamente dalla mia corporeità, come cosa che il corpo non spiega a sufficienza. Una proiezione di mondi possibili.
Come ar solito ci ho er terore che non si si sia capito niente!
Ariciao:)
Domande che sono e saranno eterne come la natura,come ogni cosa che trasformandosi rinasce,come furono i primi pensieri dei nostri antenati di cui non si conosce il nome,come l’anima che sà pur ignorando come ma continua il suo viaggio fino a un compimento…Mistero che affascinando non può dare risposte.O perlomeno non scientificamente nè tantomeno meccanicamente.Tutto è denso di significato anche se apparentemente privo di “non sense”..Cosa sarà del dopo?…Mistero che per alcune religioni (cristanesimo-buddismo) si saprà come atto “rivelato” naturalmentente dall’anima stessa che durante il suo percorso nel viaggio terreno prepara pur non avendone coscienza. E vero anche che vi sono processi naturali di trasformazione senza il concorso della nostra volontà.E anche qua è mistero che se la mente non sa capire,l’anima nel suo essere “immortale” accetta nel suo destino di “salvezza” o di “dannazione”.Personalmente non saprei vivere senza la “percezione” dell’anima che mi porto dentro e a-presso.Anche se non so spiegarmi ma neppure mi interesserebbe sapere di più.Cammino consapevole della mia finitezza e del mio finire fisico,mentre la mia anima continuerà fino a…Argomento molto interessante e io ringrazio te Mssimo per avercelo proposto e gli autori.Carola
ciao massimo, sono di fretta, e leggo di corsa.Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscereVito Mancuso,è una persona straordinaria, lo stmo enormemente e condivido le sue posizioni.
Parlando di lui, i superlativi, sempre
ciao massimo, sono di fretta, e leggo di corsa.Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscereVito Mancuso,è una persona straordinaria, lo stmo enormemente e condivido le sue posizioni.
Parlando di lui, i superlativi,di solito fastidiosi, non sono esagerati
Da quanto ho letto qui e di fretta si tratta di un libro fuori da ogni canone, sono molto curiosa di leggerlo e ringrazio letteratudine per questa segnalazione. Sandra
@Massimo, non è per farmi pubblicità, ma questo argomento che hai introdotto oggi è lo stesso della mia silloge Il cerchio infinito, in uscita in questi giorni.
Il tema è difficile, ma presenta il vantaggio che non c’è nulla di domostrabile.
A me piace credere che l’anima esista, che sia immortale e che il suo destino, in quanto energia vitale, sia di donare nuova vita dopo che ha lasciato il vestito rappresentato dal nostro corpo.
Non so se l’anima esista. Credo che si debba vivere come se. Come se esistesse l’anima, come se esistesse Dio, come se il mondo avesse un senso e non fosse solo “un racconto narrato da un idiota, pieno di rumore e di furia”. Più gli anni trascorrono più le proiezioni cadono, più il mondo pare deserto. E dunque va costruito. Se l’anima è un destino, allora forse noi dobbiamo costruirla. Se poi verremo salvati, avremo guadagnato tutto, e già Pascal lo sapeva. Se dopo non c’è nulla, almeno avremo vissuto una vita con anima. E’ un rasoio di Occam.
Ancora una cosa: un Papa dovrebbe parlare di cose simili, delle cose ultime, della speranza. Non della meschina contabilità morale.
Alessandro Defilippi
Salve a tutti e bentornati dalle vacanze… dai sondaggi musicali all’anima… Wow!
La mia carissima amica Elisa, reduce da un lutto recente e doloroso, ha cercato conforto e lume in questo libro che però ritiene troppo “alto” perché filosofico e teologico, quindi un po’ al di là della comprensione del lettore comune. Relata refero, perché non l’ho letto. Però questa sua opinione mi offre l’occasione per dire che spesso i preti – le alte gerarchie, ma anche il parroco – evitano di parlare della morte, del dolore, della sofferenza nelle omelie e nelle catechesi. La gente, specialmente chi ha subito un lutto, poco sa e vuole sapere di ontologia ed escatologia: ecco perché il successo di un film come “Ghost” (giuro, una persona che conosco mi ha detto di averlo trovato confortante pur nella sua hollywoodiana rappresentazione della morte e del post), dei medium e di chi porta o crede di portare messaggi o presunti tali dall’aldilà.
Dobbiamo parlare della morte anche ai nostri ragazzi, che forse darebbero più valore alla vita se fossero più coscienti che, immortalità o meno, non è il tasto ESC a evitarla.
Memoria, ricordo, culto dei defunti… Foscolo insegna che il vero indice di civiltà si misura dal rispetto per i morti, dalla corrispondenza di amorosi sensi con chi ci ha lasciato, dal valore della memoria, della trasmissione di cultura, esperienze…
Io devo la mia scrittura alle storie dei miei nonni materni raccontatemi da mia madre e mia zia. Le loro anime forse sopravvivono in modi che mi sono ignoti, ma certamente continuano nella mia anima e nelle cose che ho scritto di loro.
Il libro mi incuriosisce molto. Certo non convincerà gli scettici ma se avrà alimentato il dibattito su temi che ci riguardano tutti ben venga.
Concordo in toto con Maria Luisa Riccioli e sul valore immenso della memoria. Quando oggi vedo dei funerali in cui, all’uscita del feretro dalla chiesa, la gente applaude, mi si stringe il cuore, perchè il battere le mani è segno di approvazione e soddisfazione e ci si chiede allora che cosa si approvi e come mai una morte ci ha soddisfatto.
Il rito che accompagna una salma alla tomba non dovrebbe essere uno spettacolo, ma un muto saluto di chi resta.
@Massi…bellissimo post…
A mio avviso il dolore degli innocenti non sfugge a Dio.
Cristo è un innocente che soffre. Ed è Dio.
Credo che in questo paradosso stia il mistero del dolore. Il suo potere salvifico.
La trasformazione passa da questo paradosso.
La resurrezione, anche. Anzi credo che il passaggio tra ciò che è incarnato e ciò che sfiaccola dal corpo, tra anima prima, e anima dopo, (ingabbiata/liberata) sia segnato da questa contraddizione. Che è Dio stesso a suggerire.
Sembrerebbe quasi un percorso obbligato.
E penso che sia perchè il dolore ha un valore conoscitivo. Mette in moto meccanismi anche creativi.
Dolore e creazione. Morte e resurrezione.
Sono i passi che fa l’anima nel mondo. I suoi progressi. E sono anche misura della sua capacità d’amare.
Perchè quanto più l’anima impara dalla sofferenza, tanto più accresce e approfondisce il senso e il significato del proprio destino.
Un amore senza prova non cresce. Un amore che perde fiducia a causa della prova, non ama veramente.
La salvezza dell’anima sta in questa ostinata fiducia. In questo amore dispettoso e incosciente. Tanto simile a quello del suo creatore.
Ringrazio tutti voi di cuore per i vostri commenti finora pervenuti.
Un ringraziamento speciale a Fabrizio Centofanti.
–
Grazie Fabrizio,
qualora qualcuno dovesse formulare domande specifiche sul libro so che potrò contare sulla tua presenza.
Un saluto affettuoso a Silvia e a Morena.
Un saluto anche a m (nick stringatissimo)
Bentornata, cara Zauberei.
Ammetto che qualche tuo passaggio, in stretto zauberese, non è chiaro al cento per cento.
🙂
però è pur vero che sono un po’ stanco
Ho letto con molta attenzione quel che Camon scrive qui. Ha uno stile da zappa verace, e mi piace un sacco. Comprerò presto un suo libro. Fra l’altro, condivido anche quel che pensa su Mancuso. Secoli di teologia per convincersi di un Dio onnipotente e sciente e poi la conclusione che delle due l’una, perché insieme proprio non vanno. Bella scoperta, direbbe Galileo.
Grazie a te, Paolo S
E grazie anche a Carola per il bel commento.
Cara Laura, davvero conosci Vito Mancuso?
Parlaci un po’ più di lui, se ti va (e se puoi).
Un grazie a Sandra e a Renzo Montagnoli
—
Renzo, in bocca al lupo per “Il cerchio infinito”:
http://www.ilfoglioletterario.it/catalogo_poesia_il_cerchio_infinito.htm
io non conosco il destino della mia anima ma quello delle mie gambe sì: questa volta mi sono fratturata (per fortuna in stile con me e quindi è una piccola frattura) la rotula. Gamba tesa, come un passo dell’oca bloccato nella sua immagine per 30 giorni. Ho un gambone bestiale, una installazione che però non può toccare il pavimento!!!
Tornerò sui vostri seri argomenti domani o dopo, devo prendere confidenza con le nuove obbligate posizioni!
Un caro saluto, anche alla mia gatta (maledettina!)
🙂
ho raggiunto le nove ingessature: provate a superarmi…
per coraggiarmi ho bevuto un pochino!
🙂
Mi è molto piaciuto il commento di Alessandro Defilippi (che saluto).
—
Non so se l’anima esista. Credo che si debba vivere come se. Come se esistesse l’anima, come se esistesse Dio, come se il mondo avesse un senso (…) Se l’anima è un destino, allora forse noi dobbiamo costruirla. Se poi verremo salvati, avremo guadagnato tutto (…) Se dopo non c’è nulla, almeno avremo vissuto una vita con anima.
Caspita, Miriam…
Mi dispiace moltissimo!
Ti faccio tanti in bocca al lupo e ti saluto affettuosamente.
Coraggio!!!
Un saluto alle “mie” siracusane: Maria Lucia e Simona (appena rientrate dalle vacanze)
Marco,
trovi materiale su Camon all’interno della sua rubrica:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/category/il-sottosuolo-di-ferdinando-camon/
Cara Maria Lucia, sono d’accordo con te… della morte bisognerebbe parlarne. Cosa che cerchiamo di fare anche qui.
Ti ricordi di questo post?
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/17/remare-senza-remi-un-libro-sulla-vita-e-sulla-morte/
Grazie, Simo.
Bel commento anche il tuo.
Mi piace che hai sottolineato il valore conoscitivo e creativo del dolore: Dolore e creazione. Morte e resurrezione.
Adesso sono costretto a salutarvi.
Auguro a tutti voi buonanotte
Non ho letto Mancuso, ma nutro grandissima stima per Camon e come sempre mi ha molto colpito il suo articolo.
Il suo citare Roth mi pare molto pertinente. Mi ha fatto ricordare che ad inizio anno abbiamo votato essenzialmente tra il suo Everyman e il Corman McCarthy de “La Strada” e che abbiamo eletto vincente quest’ultimo.
Forse perchè qui c’è in qualche modo un’anima che si interroga: papà, noi siamo i buoni? E cos’è quel fuoco che pretendono di portare il padre e il figlio?
E’ questa l’anima? E l’anima ha bisogno di un dio? E se Dio fosse una creatura dell’uomo? Io trovo affascinanti queste domande, proprio perchè non riesco a trovare risposte ma mi suscitano ulteriori domande, di continuo, a catena.
Personalmente sono anche convinto che se c’è una salvezza sia più facile trovarla “Extra Ecclesiam”. Fin da piccolo, pur educato cristianamente, ho sempre pensato che non si possa ascrivere alcuna colpa a un bambino nato e cresciuto in paesi lontani dal cattolicesimo.
Perchè, se morisse , non meriterebbe salvezza?
Diffido forse fin da allora di tutti i monoteismi: così presupponenti, monolitici, assolutisti. Mi affascina la figura di Giuliano l’Apostata: bello il libro di Gore Vidal che ne narra, romanzandola, la storia dipingendo il ritratto di un uomo onesto, giusto e religioso, solo contro una cristianità riottosa, fanatica e mirante spesso più al potere che ai cieli.
Semplice: non esiste nulla dopo la morte e noi saremo nulla, la morte è un perdersi e un disperdersi. Solo il soffio vitale tiene insieme ciò che noi chiamiamo io, e solo ciò che noi chiamiamo io tiene insieme le nostre cose, i nostri libri, i nostri cd, i nostri piccoli ricordi (una cartolina, una foto, un biglietto scritto vent’anni fa da un’amica cara, tutte quelle cose con le quali ci illudiamo che il passato è qualcosa che esiste, negando la verità che il passato è nulla, disperso anch’esso). Non riesco proprio ad immaginarmela una vita dopo la morte, anzi già mi sento meno vivo ora a quarantaquattro anni rispetto a venti, dieci anni, la morte è qualcosa che sperimentiamo già vivendo, ed è un bugiardo matricolato chi nega ciò e che afferma di sentirsi vivo a sessant’anni come a vent’anni. Il pentirsi per delle occasioni perdute è già sentire che la morte ti è addosso e non ti mollerà più fino all’ultimo respiro.
L’immortalità dell’anima è un grande inganno e non è vero che crederci fa vivere meglio…
Continuo dopo
Oggi voglio deprimervi ihihih
Ciao Massimo, son di fretta, pervhè ‘in trasferta’.
Hoavuto modo di conoscere Vito Mancuso auna settimana di studi ffilosofici, dove lui partecipava insieme aun altro relatore.
Credo di poter interpretare il pensiero dei partecipanti:abbiamo vissuto una settimana straordinaria e indimenticabile, non solo per l’altissimo pofilo delle lezioni del professor Mancuso ma perchè abbiamo avuto modo di conoscere un apersona .limpida e coraggiosa, di grande e vera umanità
Caro Massimo, eccomi di ritorno dopo due mesi di assoluto isolamento da ogni mezzo tecnologico.
Ho trascorso dei pomeriggi onirici e metafisici sul grande lettone di campagna a ragionare insieme a Lucia Tancredi di cose divinamente umane, mentre i nostri figli sacrificavano grilli e erbette alla dea Natura Matrigna.
Lucia Tancredi ha pubblicato con Città Nuova, Io Monica, un lungo meraviglioso monologo di memorie sulla vita di Santa Monica e Agostino.
Sta per pubblicare un nuovo libro su Ildegarda di Binghen che io sto leggendo in questi giorni.
Vi dico tutto questo perché in questi due mesi si sono aperti nuovi mondi e spunti di conoscenza.
Sono una grande estimatrice di Camon, soprattutto per la sua coscienza di Natura e il suo rapporto sano con la cultura.
Non ho letto Mancuso.
Ma l’anima é una faccenda di donne.
Le donne sono da sempre immerse nei fatti. Di vita e di morte. Di sbilanciamento.
Qualcuno ha detto che Cristo ha il cuore di una donna. Infatti lui é il compassionevole. Ma Dio, il dio vetero testamentario, quello dei veli e dei figli sgozzati e delle guerre sante é una faccenda che riguarda gli uomini e gli uomini soltanto.
Il problema non é se; ‘l’anima esiste o non esiste.
Il problema é esistere. Stare nell’esistenza, nella viridità, della ciclicità naturale.
Noi adulti proiettiamo la coscienza del dolore sui nostri figli.
Il bambino prova dolore ma solo per l’immediato. Se l’immediato viene da un destino naturale, anche il dolore del bambino fluisce con la vita che passa.
Se il dolore viene perpetuato, dagli adulti, diventa orrore puramente umano, inanimato appunto, e lì Dio non centra niente.
La distorsione della Natura si manifesta proprio nel tenerci in vita due volte.
Non voglio addentrarmi in argomenti quali eugenetica ed eutanasia.
Dico solo che il novecento é stato il secolo in cui il cattolicesimo ha visto il trionfo della propria esasperazione, attraverso una cognizione esasperata del dolore.
Tutte le religioni monoteistiche si crogiolano nel dolore.
Ma il dolore é sconosciuto in Natura.
C’é la catastrofe, lo sgozzamento, e poi arcobaleni e nuove nascite.
La vera perdizione sta tutta nel dolore, che é inanimato.
Per questo diventiamo secchi e svuotati, come certe olive bruciate dal sole.
L’unica salvezza della mia vita sta proprio nel tenere desta l’anima a dispetto di tutto.
La dimostrabilità della sua esistenza sta nella conta dei vivi e dei morti.
Intendo per morti, quelli viventi. Dove l’anima é stata sfrattata, gli occhi si fanno vuoti come certe stanze disabitate.
Resta sempre però un un odore di vita, un’impronta di uomo, proprio lì dove l’anima ha lasciato un passaggio segnato.
Massimo, le tue domande sono indefinibili: o troppo furbe o troppo ingenue. Ma “l’anima esiste davvero?” non me lo chiedevo, in questi stessi termini, dalle elementari. Certo che esiste! Io con l’anima ci parlo, la cito, ogni tanto la resetto (un tempo, semplicemente la lavavo), con lei mi incazzo, ci divertiamo quando il nostro amore si manifesta, oppure ci vergogniamo per pensieri e azioni che ci sono scivolati via. Andiamo a far la spesa, la mia anima e io; compriamo cose che possano bastarci per un po’, integratori per illuminare i giorni e alimentare i pensieri. Quando abbiamo tempo, giriamo fra le bancarelle dell’umano, evitando gli assembramenti numerosi, curiosiamo un po’ qui e un po’ là, scegliamo fra le opere le parole che poi ci cammelliamo fino a casa. Borse pesanti che trasportiamo a fatica e che, se non troviamo un mezzo, a volte lasciamo lì, sul ciglio della strada. Ci affatichiamo molto, la mia anima ed io, soffriamo con gli altri per quello che vediamo, ci debilitiamo, a volte, per l’incomprensione, per la friabilità delle emozioni che vorremmo condividere. Ci abbattiamo ma poi ci guardiamo sempre attorno. E lavoriamo molto, la mia anima ed io. Artigiane, entrambe, dell’attività più conosciuta: il senso della vita, pensieri e azioni.
faccina per un buongiorno, nonostante le avversità 🙂
Bellissimo l’argomento trattato in questo post.
Ho scoperto questo blog da poco e faccio tanti complimenti a Massimo Maugeri.
Camon invece lo conosco da tempo. Sono una sua estimatrice. Bello trovarlo qui.
Se posso risponderò alle domande più tardi.
Prima di tutto ringrazio Massimo per i suoi graditissimi auguri.
Indi, dico che l’argomento proposto è di grande fascino, poiché è dibattuto da quando esiste l’uomo. Al riguardo, mi viene in mente una riflessione di Filippo Tuena che dice che dove compaiono gli uomini subito appare anche un dio.
Come ho scritto nell’introduzione al Cerchio infinito, è probabile che il primo ominide, di fronte al cadavere di un suo simile, abbia cercato disperatamente di darsi delle risposte, cercando di immaginare che con la morte tutto non potesse finire. Nacquero così le religioni, in grado di dare una risposta basata solo ed esclusivamente sulla fiducia. Quello che non trova risposta nella razionalità (perché l’uomo tende a ridurre tutto alla sua dimensione) si basa su un atto di fede assoluto, che va oltre ogni logica.
In questo senso anche gli atei si basano sulla fiducia, perché, al pari dei credenti che non possono dimostrare l’esistenza di dio, loro non sono in grado di provare che è un’invenzione.
Tutte le altre discussioni, le eresie, le interpretazioni sono in funzione quindi di questo atto di fede.
Anche dell’anima non si può dimostrare l’esistenza e quindi tutto quanto formuliamo riguardo a essa sono pure e semplici ipotesi.
Riusciremo un giorno a pervenire alla verità, ad avere delle certezze assolute?
Ne dubito e nello stesso tempo sono contento che il grande mistero rimanga, perché penso che una volta che l’uomo sappia tutto, e, soprattutto, conosca il perché della vita, questa finirebbe assai probabilmente per non interessargli più.
@Massimo
Tempo fa uscì un libro ammericano, di cui non ricordo il titolo: l’idea del romanzo era che, finalmente, era stata dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio l’esistenza di Dio. E via, fra drammi, tragedie e umanità confusa. Tu hai capito che libro è? Io proprio non lo ricordo!
Complimenti a tutti per il tono del dibattito. Mi scuso anzi per il commento un po’ acido, ma il modo di argomentare dei teologi mi fa spesso venire l’orticaria. Maria Lucia, Renzo e il mio non-parente Carlo S. mi sento molto in linea con voi.
Aggiungo: se intendiamo immediatamente che il destino dell’anima sia quello di tornare a dio dopo la morte del corpo, del destino terreno possiamo che ce ne facciamo? Della nostra individualità sembra restare centrale solo il rapporto con dio, come se ‘sto mondo fosse un appendice, e pure imperfetta. Cosa che, a mio parere sbilancia un po’ il modo di intendere la vita.
La prima (delle molte) perplessità che nutro sulla teologia di Mancuso riguarda il traducianesimo (grosso modo: l’anima dell’uomo deriva dalla fusione di quella dei genitori), dottrina che sedusse qualche padre della Chiesa ma venne poi rigettata dalla teologia cattolica per un motivo molto semplice: può spiegare la continuità dell’anima intesa come principio vitale ma non garantisce la singolarità irripetibile e inderivabile dell’anima spirituale, cioè l’Io. Nessuno è mai stato Io prima di me.
Da questo (e da parecchio altro, se lo si legge con attenzione), si evince che Mancuso non solo non è un teologo cattolico, ma nemmeno cristiano. La sua è una filosofia tendenzialmente panteistica, molto più vicina ad Hegel che a Tommaso d’Aquino.
Poi c’è il suo rifiuto del dogma del peccato originale, che lui considera una sciagurata eredità di derivazione agostiniana. Qui, senza scomodare i teologi, basterebbe leggere i libri di Alice Miller per accorgersi che il deprecato dogma rende giustizia della complessità del comportamento umano molto meglio dell’ottimismo dei modernisti.
Infine, l’impotenza di Dio, comprensibile in un filosofo ebreo come Jonas, non in un cristiano che dovrebbe riflettere più a fondo sul senso della croce di Cristo che assume su di sè e non nega magicamente il dolore innocente (supposto che si possa parlare di innocenza al di fuori di Dio stesso)
per valter binaghi.
dalla recensione wuz si legge “in queste pagine l’autore critica direttamente papi e cardinali, attacca scelte e decisioni, traccia un percorso diverso rispetto a quello ufficiale di gran parte della Chiesa”.
il tuo commento mi conferma che vito mancuso è un uomo coraggioso.
ti ringrazio.
ero indeciso se farlo o meno, ma ora acquisterò il libro.
pensavo che di uomini come mancuso non ce ne fossero più. sono felice di essermi sbagliato.
Mi sembra che l’intervento di Binaghi porti elementi di autentico interesse, soprattutto quando cita Hegel alla base del discorso di Mancuso. Sì, effettivamente viene da pensare che l’autore ricusi i dogma basilari di una religione per aspirare a una ricerca della pura spiritualità avvalendosi anche della razionalità, rifuggendo da radicate convinzioni che nei secoli la chiesa ha imposto agli uomini, di fatto impedendo loro di pervenire autonomamente a formulare teorie sulla sua natura e sul suo destino.
A Vito Mancuso:
“Hai avuto un bel coraggio a scrivere dell’anima, la cosa più eterea, più imprendibile che ci sia, tanto che si giunge a dubitare che essa esista.”
“Penso di sentire parecchie discordanze su quanto tu concludi su diversi punti, ma non posso negare che tu cerchi sempre di ragionare con rigore, con onestà e con lucidità, e che hai il coraggio delle tue idee, dicendo anche apertamente che esse non sempre collimano con l’insegnamento tradizionale e talvolta con quello ufficiale della chiesa. Perciò il tuo libro incontrerà opposizioni e critiche. Ma sarà difficile parlare di questi argomenti senza tenere conto di quanto tu ne hai detto con penetrazione coraggiosa”.
dalla recensione wuz
Ciao Valter. Ti va di dirci qualcosa di più su Alice Miller & il peccato originale? Direi che ne so poco di entrambi 🙁
L’intervento di Valter Binaghi è molto chiarificatore. Non ho ancora letto Mancuso, quindi mi riferisco solo a quel che ha detto Binaghi (penso che sarebbe un piacere discutere de visu). Sono d’accordo rispetto alla Miller. Aggiungerei che Jung connette il peccato originale all’Ombra, la parte espunta dalla coscienza perchè percepita e/o giudicata come inaccettabile. Il peccato originale però è un dolus, un delitto, una trasgressione volontaria, e come tale può non accendere il senso di colpa con il suo valore trasformativo della personalità. La colpa che noi percepiamo in noi è invece involontaria: la consapevolezza di cercare di renderci individui rispetto alla totalità (simbiosi madre-figlio, collettività, Dio…) Il nostro lavoro è proprio invece costruire quell’individualità, direi, come ho scritto ieri, quello di costruire un’anima. Forse la redenzione è collegata al nostro desiderio di redimere la colpa dell’individualità, rientrando nell’Uno.
Alessandro Defilippi
Intanto auguroni di cuore a Miriam ed alla sua nona fratturina, però le ricordo che forse c’è qualcosa di meglio da fare che collezionare ingessature 🙂
Poi, considerazioni terra-terra (anzi… sotto-terra visto l’oggetto del post):
in primis, tanto tra al massimo un centinaio d’anni (!!!) lo scopriamo tutti se l’anima c’è o no, che fretta c’è ? E’ una di quelle informazioni delle quali si può fare a meno.
Poi, l’ottima zuab (ben ritrovata 🙂 ) dice “Sull’orlo della scienza sta sempre la metafisica”. Però il confine si sposta sempre un pò di più in avanti, e questo mi fa pensare.
Amo pensare che l’anima esista, ma è maledettamente difficile crederci.
ovviamente zaub e non zuab
Caro Valter Binaghi e Cardinal Carlo Maria Martini e tutti gli amici di letteratitudine,
così come Giorgio Hegel “ Lo spirito divenuto ha dunque questo significato: “che la natura si sopprime in sé stessa come il non vero, e così lo spirito si presuppone come universalità non più esistente fuori di sé in individualità corporea, ma semplice nella sua concretezza e fatalità, nella quale non è ancora spirito, è anima”, il primo grado di svolgimento dello spirito, lo spirito soggettivo, ha come primo momento dialettico la forma più semplice della vita ideale, l’anima, come risveglio della coscienza”, lo stesso Cartesio scrisse a Padre Marsenne (1640):
“io non saprei dimostrare che Dio non possa annientare l’anima, ma solamente ch’essa è di una natura del tutto distinta da quella del corpo, che per conseguenza non è affatto soggetta a morire naturalmente con esso: il che è tutto ciò che è chiesto dalla religione; ed è tutto ciò che mi sono proposto di provare” .
Che si creda nel vangelo e nel cristianesimo dove l’anima umana è in cammino per la conquista della Verità, o ci si agganci al pensiero classico che sottolinea in Platone l’interesse metafisico risolutore in sé dell’esigenza morale, o al corano ed ai Sufi esoterici per i quali le anime individuali sono partecipazione dell’intelletto massimo, il quale, come una lampada comunica la sua luce ad altre lampade ( molto vicini ad altezze di pensiero filosofico) o che ci si rivolga alla moderna psicologia come scienza della diverse funzioni psichiche, cioè delle manifestazioni dell’anima, qualunque sia la tendenza, sono del parere che occorra fare una distinzione netta fra l’anima inferiore (anima animale) e l’anima superiore (anima ultraterrena) di cui la Ragione di Gesù Cristo nel grado di insuperabile intelletto in quanto divina, ci parla nel Vangelo.
Con grande amore per entrambe, come per qualsiasi forma di vita, la lucida distinzione del Sacro.
Saluti
@paolo S.
Di Alice Miller ho appena postato un testo sintetico sul mio blog, ti rimando a quello.
http://valterbinaghi.wordpress.com/2008/08/31/le-ferite-dellinfanzia-di-alice-miller/
Nei commenti si capisce il perchè dell’associazione col peccato originale: chi è stato ferito e non amato finirà per riprodurre la violenza e il disamore, di generazione in generazione.
@Marco
Ma in che mondo vivi? Io vivo in un mondo dove un libercolo come il Codice da Vinci ha venduto milioni di copie, e dove intellettuali di destra e sinistra litigano su tutto trovandosi magicamente daccordo solo nello spalare merda sulla chiesa cattolica. Mancuso è scrive sul Foglio di Ferrara e va a fare passerella dal progressista Lerner: dove lo vedi il coraggio? Le cose che dice e scrive le dicevano e scrivevano i modernisti di cento anni fa (cfr. Renan, Buonaiuti ecc). Scendi dalla brocca, figliolo.
Occhio a non fare confusione tra la convinzione o meno dell’esistenza dell’anima, e la fede cattolica o cristiana.
Il concetto di anima esula dalla singola religione; i simpatici induisti hanno le idee più chiare di noi e sono certi che dopo la morte umana rinasceranno reincarnandosi in qualche animale (chissà Enrico Gregori che bestia era nella vita precedente… e chissà quali peccati gravissimi avrà commesso in quella forma per reincarnarsi appunto in Enrico Gregori)
Non ci sono prove che esista.
Però, portatemi una prova che non esista…
Grazie per le info. Inversamente, Valter, io vivo in un mondo in cui varie volte opinioni riconducibili alla chiesa diventano magicamente l’ossatura di leggi di stati che si proclamano liberi, nonostante le palate di cui tu parli; ma mi sono rassegnato a pensare che sia per l’intervento della provvidenza.
bravo paolo s
d’accordo con te
@ Gluck:
grazie! terrò presente il consiglio: puoi giurarci.
Posizione troppo scomoda per intervenire con la dovuta serietà. Proverò più avanti.
Ciao, Miriam
@Paolo e Marco
varie volte opinioni riconducibili alla chiesa diventano magicamente l’ossatura di leggi di stati che si proclamano liberi
E se fosse solo perchè coincidono con il senso comune, che è il vero punto di riferimento del legislatore?
@Gluck:
è vero, cioè l’anima non è appannaggio della fede cristiana. Molto prima di Gesù Cristo si parlava si anime come di entità immortali (i famosi boschi celtici erano il rifugio delle anime dei defunti). Giustamente hai peraltro osservato che non esistono prove a dimostrare che esista, oppure che non esista. A me piace credere che ci sia, ma non chiedetemi di darne prova. Insomma, anche questa mia convinzione è un atto di fede.
domande secche, risposte secche.
non credo all´anima.
credo di essere fatta di materia e che questa materia sia la stessa da sempre.
questa é l´unica forma di immortalitá nella quale credo.
le particelle che compongono il nostro corpo sono le solite, che si sia uomini, bestie o caloriferi.
“siamo figli delle stelle” diceva una canzone della mia infanzia.
🙂
that´s all…
Ecco, quest’ultimo commento mi ha tolto la gioia di postare… ;-P Erano le stesse cose che volevo dire io.
Sostanzialmente, la religione ci vuole propinare belle favole, ma la verità è una: l’uomo è una creatura terrorizzata dal “grande nulla” che ci attende dopo la morte, e siccome la sua piccola mente non può concepire o razionalizzare un nulla assoluto, totale, definitivo, allora ha costruito tutte ‘ste belle pappardelle sull’anima immortale, su Dio, su Cristo e bla bla bla, per confortarsi, per darsi coraggio, per avere un po’ meno paura. La verità, signori, è che siamo mucchietti di molecole che vivono come molecole, muoiono come molecole. Tutto deriva da questo. So che molti di voi non accettano questa affermazione. “Il solito materialista!”, direte.
Guardate, la scienza sta spiegando e spiegherà molti fenomeni “sovrannaturali” per cui è solo questione di tempo, anche la religione non sarà che una sciocca superstizione del passato.
E per rispondere alle domande poste in questa discussione:
– L’anima non esiste
– Se non esiste non può essere immortale
– Le altre risposte sono un corollario delle precedenti
– Io mi sono posto tali interrogativi e ho risposto come sopra.
Saluti.
Emiliano.
Per asserire se l’anima esiste o non esiste bisognerebbe prima mettersi d’acordo su cosa intendere per “anima”.
Per me “anima” è la consapevolezza di sè. A prescindere da qualsiasi religione (peraltro io diffido dei monoteismi e l’ho già detto) e dalla sua presunta immortalità.
Il commento di Alessandro De Filippi di ieri (“Non so se l’anima esista. Credo che si debba vivere come se. (…..) se poi verremo salvati, avremo guadagnato tutto (…) Se dopo non c’è nulla, almeno avremo vissuto una vita con anima.”) è molto condivisibile, come ha già sottolineato Massimo.
Io del resto non vedo grande “merito” in un bene perseguito solo in vista di un premio finale, ma mi piace credere nel bene per il bene in sè: come “premio” per me è sufficiente la consapevolezza dell’essere nel giusto e nella serenità che da ciò può derivare.
Quanto all’immortalità mi affascina semplicemente la teoria che il tempo e lo spazio siano legati solo alle nostre vite, al di fuori delle quali c’è solo l’infinito spaziale e temporale. Forse l’immortalità è semplicemente questa. Tutta l’esistenza (di tutti) è concentrata in un punto, dilatabile all’infinito: e nell’infinito coesistono passato e futuro in un presente continuo. Forse è una luce, forse un buio assoluto. Forse è l’Aleph di Borges. Oppure è il Dio dei panteisti (in questo caso puramente immanente e non trascedente).
Speculazioni naturalmente, ma mi affascinano.
@ Carlo S.:
“Quanto all’immortalità mi affascina semplicemente la teoria che il tempo e lo spazio siano legati solo alle nostre vite, al di fuori delle quali c’è solo l’infinito spaziale e temporale. Forse l’immortalità è semplicemente questa. Tutta l’esistenza (di tutti) è concentrata in un punto, dilatabile all’infinito: e nell’infinito coesistono passato e futuro in un presente continuo. Forse è una luce, forse un buio assoluto. Forse è l’Aleph di Borges. Oppure è il Dio dei panteisti (in questo caso puramente immanente e non trascedente).”
Ipotesi molto interessante e che condivido.
Per me l’anima è energia e, ovviamente anche la mia è un’ipotesi, l’energia non finisce con la morte, ma si trasforma in altra forma di energia.
Certo, che per quanto stessimo a discutere non arriveremmo mai a un risultato comune e, in particolar modo, dimostrabile, e forse questo è il bello dell’esistenza: porsi questi problemi perchè si è sicuri di non giungere a una soluzione.
@Renzo Montagnoli
Come già dicevo ieri in questo campo (ma non solo in questo) il bello non è tanto nel trovare risposte (che saranno sempre difficili ed incerte), ma nel porsi sempre nuove domande.
E’ come in un viaggio: non è la meta l’importante, ma il viaggio in sè, ed il percorso scelto.
Vero, Carlo S.
Un caro saluto a Miriam – dai!!! – , a Massimo, a tutti voi.
La fede è per sua stessa definizione credere in qualcosa che si spera vero, ancorarsi a un valore. Per il cristiano la fede non è in qualcosa ma in una persona. Persona che morendo ha vinto la morte, che soffrendo ha dato valore salvifico alla sofferenza.
Certo fa comodo un Dio onnipotente e mago che ci risolve i problemi… meno comodo è un Dio che si presenta neonato povero e bisognoso di tutto, poi maestro scomodo, povero, sofferente e condannato come l’ultimo dei delinquenti.
Tornerò sull’argomento, post veramente interessante…
Alora, questo Dio forse non perfettamente onnipotente si spoglia della sua divinità per farsi simile a noi, per vivere la vita di dolori e difficoltà che viviamo noi… per morire come noi, con il grido più spaventoso di tutti i tempi: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Un Dio umano, troppo umano? Un Dio però che prima di morire dice: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. Morire come affidarsi, come cadere nelle braccia di chi ci ama da sempre. In questo sta la differenza tra morire disperati e morire con la fede, con la speranza che vita e dolore non siano stati vani e che ci attende un avvenire di luce.
Continuo.
Quando questo maestro anticipa ai discepoli il suo destino, loro gli dicono che “il tuo linguaggio è duro”. Anche noi la pensiamo così. Dura la sofferenza da accettare, duro il dolore. Quando Pietro gli dice “No, Signore, questo non ti accadrà mai, Dio non voglia che ti succeda questo”… qual è la risposta? Spiazzante, durissima. “Vade retro, Satana”. Anche Pietro, l’amico carissimo, il principe degli apostoli, ragiona “non come Dio ma come gli uomini”. Come noi. Da pietra su cui edificare la chiesa, Pietro diventa come Shatan, l’avversario, il tentatore, skandalon, pietra d’inciampo. Sulla strada che Gesù deve percorrere quindi Pietro dovrà stare “retro”, cioè andare dietro a Gesù, non camminargli davanti pretendendo di conoscere la strada o prendendo quella che evita il dolore, la sofferenza, la morte.
Parole difficili da capire ma soprattutto da vivere.
C’è chi ha citato Pascal, matematico oltre che filosofo, non ce lo scordiamo, mentre oggi si tende a contrapporre fede e ragione, scienza e filosofia. Io lo amo molto per la definizione che ha dato di noi umani: “canne pensanti”. Cos’è l’anima umana se non una canna insufflata dal pensiero?
E poi il concetto di scommessa. La fede non è consolazione per bigotti, ma un atto di coraggio, una scommessa, una sfida.
La consolazione del cristiano? Pensare che il suo Dio non è tutto barba e nuvole, ma un compagno di viaggio. Uno che prostitute, briganti, esattori delle tasse possono sentire amico, vicino, fratello.
Ecco, vorrei che dai pulpiti si presentasse questo Dio amico e fratello, che soffre e piange con te – le lacrime di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro… “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”… – , che prova compassione e misericordia, che non vuole lasciare fuori o indietro nessuno.
Bene la filosofia, bene la teologia, ma esse si fermano davanti al mistero, all’inconoscibile. All’amore, che trascende ogni filosofia e ogni teologia. Quando penso a Madre Teresa di Calcutta vedo l’amore che si fa visibile, concreto. Teologia del gesto, del sorriso, delle cure. Della mano stretta ai moribondi perché non morissero disperati ma accompagnati amorevolmente. Teologia dell’amore.
Grazie mille per i nuovi commenti.
A tutti voi.
Mi piacerebbe interagire con ciascuno di voi, ma stasera mi è impossibile (per via di un dannato virus – che un buontempone mi ha inviato attraverso gmail – che si è inserito nel pc e mi sta facendo penare).
A proposito dell’anima:
“Anima vagula, blandula,
hospes comesque corporis,
quae nunc abibis in loca
pallidula,rigida, nudula.
Nec, ut soles, dabis iocos…”
e cioè:
“piccola anima smarrita e soave
compagna e ospite del corpo
ora t’appresti a scendere in luoghi
incolori, ardui e spogli.
Ora non avrai più gli svaghi consueti”
P. AElius ADRIANUS
Saluto Valer Binaghi, che ha acceso il dibattito.
—
Valter, purtroppo non avendo letto il libro non posso replicare al tuo interessante commento.
Magari – domani però – chiederò a Ferdinando Camon di intervenire in proposito.
Prima di salutarvi vi segnalo un paio di extrapost (che troverete in aggiornamento sul post, qui sopra)
Extrapost n. 1: Intervista a Dacia Maraini su “La poesia e lospirito”
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/09/02/intervista-a-dacia-maraini/
—
Extrapost n. 2: Intervista su Letteratitudine sulla rivista “Inchiostro”
http://www.rivistainchiostro.it/html/Clic.htm
Per il momento vi saluto e vi rimando a domani (of course, proverò anch’io a rispondere alle mie domande).
Buonanotte.
credo ci sia spesso (non qui, ma altrove) un equivoco di fondo. ossia che quando parla, per esempio, il Papa la chiesa dù suggerimenti e ordini al mondo intero.
Non è così, il Papa parla al mondo che lui rappresenta. E questo mondo a lui fa riferimento. Gli altri possono essere d’accordo o impiparsene. Ciò vale per l’aborto, per la pillola, per il dovorzio o per il sesso fuori dal matrimonio. Dettami per chi crede.
In ciò entra anche il discorso dell’anima.
Il Papa, la chiesa, hanno la lore anima. Gli altri hanno, se vogliono, quelunque altro e diverso concetto di anima. Compresa l’anima de li mortacci loro.
Per me l’anima (animus latino quando ancora il Papa non c’era) è predisposizione a provare qualcosa e a crederci profondamente. E, possibilmente, condividendola.
Ovviamente parlo di cose non passibili di denuncia penale. In quanto si può provare, credere e condividere anche la passione per la pedofilia. Ma ciò non è argomento di discussione ma, semmai, da sedia elettrica.
Io quando scrivo di qualcosa non cito mai nessuno, non perchè sia per il pensiero indipendente, ma perchè sono ignorante, quindi tra Hegel e Ratzinger non ho dove rifugiarmi se non in Pino Scrasi. Lo so che tra voi non lo conosce nessuno, ma dite sto nome a quelli che hanno preso le legnate da lui e vedete se vi sanno citare i suoi pensieri in colonna. Ha accoltellato suo padre e altri cinque ragazzi della mia età e poi hanno deciso di rinchiuderlo. Non è pazzo ma cattivo, di quelli che (se è vero, come dice Mancuso, che tutti avremo la salvezza e solo chi la rifiuterà la perderà) alla morte non gli si dovrebbe fare neanche la domanda. Se sceglie la salvezza Pino e me lo ritrovo in Paradiso, io vi giuro che accoltello due-tre che mi stanno sulle scatole e poi aspetto il quesito finale. Tanto lo so che me lo faranno, lo dice Mancuso che è teologo. Se però penso che Pino Scrasi è “nato con la mamma morta”, che suo padre è ‘mbriacone più di lui ed è quello che, se lo chiedete in giro “Ammazzava la gente a legnate per sport”, forse sto discorso dell’anima la può capire anche un ignorante e senza scomodare la Chiesa. Un uomo è l’insieme delle immagini, dei suoni, dei sapori e di tutto quel bagaglio che i sensi (cinque o sei che siano), gli hanno procurato durante la vita. Questo bagaglio plasma un carattere e una personalità che, ad ogni azione, fanno si che corrisponda una determinata reazione. La conseguenza dell’incontro dei nostri sensi con miliardi di sensazioni arrivate a noi dopo infinite combinazioni con altrettante sensazioni, ci rende un Mancuso o un Pino Scrasi. Che poi questo bagaglio la si vuol chiamare anima o Commedia all’Americana, sono scelte dettaate dal buon gusto. Non sempre queste combinazioni ci vengono a favore, ma ci remano spesso contro creando reazioni che, nel sacro libro del giusto e del torto, sono chiamate: peccati. Mettete alla prova la vostra anima se non ci credete. Spegnete le luci. Io, se lo faccio, ho una gran voglia di toccarmi perchè per tutta l’infanzia casa mia è stato un ritrovo di vecchi cantanti e attori fricchettoni che se la spassavano con i miei. Non avevo mai privacy perchè a casa mia non esistevano le porte, considerate segno di distacco dal gruppo di quelli che, più che essere figli dei fiori, ne erano per lo più dipendenti, specie dalla foglie. Così, l’unico momento in cui potevo toccarmi, in cui le porte potevano venir metaforicamente chiuse, era quello in cui tutti andavano via e la luce si spegneva. Mi trattengo dal farlo, oggi, ma sapeste che libidine. Mio fratello invece ha subito una rapina a 20 anni e se spegni la luce diventa dritto come un manico di scopa. Se solo al buio ti avvicini senza dire “oh son io”, ti mena di brutto e comincia a bestemmiare i santi così bene che pare quasi che la mattina col caffè legga i calendari al posto del giornale. Basta spegnere la luce ed ecco che la nostra anima si sporca di violenza, pensieri impuri e turpiloquio. Se la spegni a mio cugino di 5 anni invece, ti abbraccia e ti chiede di raccontargli una storia di paura e di fare i versi. Tu gli fai “uh” e lui ride. Il buio è per lui felicità. Mi scuso per essermi dilungato, ma quello che volevo chiedere a Mancuso è questo: “Nella domanda finale, quando ci chiederanno se vogliamo la salvezza o meno… la luce sarà spenta o accesa?” Anche mio fratello se lo chiede. Insomma, Mancuso, se sì: “Si può chiedere la salvezza e contemporaneamente toccarsi e bestemmiare?”
Alessandro Cascio e la sua personale visione dell’anima.
Ringrazio Maugeri per lo spazio e per gli splendidi argomenti. Saluto lui, Renzo Montagnoli, Miriam e anche gli altri. Avete dato tutti degli ottimi spunti per morire indecisi. 🙂 Vi voglio bene.
Ciao a tutti. Condivido quanto ha detto Simona Lo Jacono sul valore salvifico della sofferenza. Io sono credente, cattolica, ma credo sia un diritto e un dovere “denunciare ” gli errori che la Chiesa ha commesso e commette. Per esempio credo sia un errore negare ai sacerdoti il matrimonio. Gli apostoli erano sposati. E perché le donne non possono accedere al sacerdozio? Credo nell’ immortalità dell’ anima ma ho molte difficoltà a credere all’ Inferno. Come potrebbe un Padre condannare un figlio, essere finito, ad una pena infinità? Nel Vangelo non c’ è traccia del Purgatorio. E’ stato introdotto molto tempo dopo Cristo. Se non sbaglio nel secolo XII o XIII. Ho molta fede in Dio, Padre, Amico, Fratello. E credo nella sofferenza di Dio, come, del resto, affermano molti teologi. Soffre per la sofferenza dei suoi figli. Ho letto un epidodio relativo ai lager nazisti. Furono impiccate tre persone , tra cui un bambino. Due morirono subito ma il bambino, leggero come un fringuello morì dopo venti minuti di agonia. Qualcuno gridò “Dio, dove sei?” Un altro rispose: Dio è quel bambino” Saluti a tutti
bellissimo post. complimenti…..
Ho letto un epidodio relativo ai lager nazisti. Furono impiccate tre persone , tra cui un bambino. Due morirono subito ma il bambino, leggero come un fringuello morì dopo venti minuti di agonia. Qualcuno gridò “Dio, dove sei?” Un altro rispose: Dio è quel bambino”
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mi hai fatto venire la pelle d’oca
Ma secondo voi gli animali ce l’hanno l’anima?
«Per trovare l’ anima è necessario perderla».
citazione di Aleksandr Lurjia
Io ringrazio Alessandro ed Enrico per il primo sorriso del giorno: la commedia americana e l’animaccia delli mortacci.
L’anima è tutto ciò che non si opera con il “bisturi” l’anima è la nostra parte immateriale che ognuno nutre e alimenta a “modo suo”. Poi entrare nel merito dei bisogni di fede e di speranza, di riscatto delle umane condizioni, che Animano le Anime di credenti e no, sarebbe lungo e forse fuori tema. Certamente la religione cattolica è stata ed è una grande risposta; che cos’è Cristo, se non la più riuscita perché aderente all’uomo, delle filosofie? Una filosofia popolare concreta, perché facile, espressa per simboli e ricca di significati e interpretazioni infinite. Sulla gestione di quel pensiero, e quindi sulla Chiesa, le sue istituzioni, la sua gerarchia, non entro nel merito, perché come ha ben scritto Enrico, non mi riguarda; è liturgia, preghiera, manifestazione di fede, condivisione…
Però, rileggere il percorso pel pensiero filosofico, dalle sue origini fino a Cristo, incanta e stupisce ogni volta, sempre, sempre. L’acqua, il fuoco, gli elementi tutti, il tempo, le capacità, i contesti, la mente, l’essere e infini l’uomo. Forse le origini di quel Logos andrebbero riprese al di là diegli inferni, delle anime e dei paradisi.
Buona giornata a tutti voi.
🙂
Secondo me anche gli animali hanno l’anima e al limite perfino i vegetali, perchè sono esserei viventi che hanno energia al loro interno.
A leggere gli interventi, tutti interessanti, ho notato che c’è chi non crede nell’esistenza dell’anima, c’è chi vi crede in forza della fede cristiana e c’è anche chi vi crede, indipendentemente da un orientamento religioso specifico.
Del resto, reputo del tutto improbabile che la scienza possa pervenire a determinare chi sia che presiede al tutto, ma mi pare indubitabile che le leggi della fisica non possano dare una risposta. Si dice che all’origine c’è stato il big bang (ipotesi non suffragata da elementi certi), ma resta sempre da determinare che cosa abbia provocato il big bang.
Che si chiami Dio, come concepito dalle nostre religioni, o che si tratti di una forza arcana e misteriosa, mi sembra che sia indiscutibile che qualche entità superiore presieda al tutto.
L’anima può essere frutto di fantasia, la sua eternità può costituire solo una speranza, ma l’uomo, che si crede in grado di dominare qualsiasi cosa, ne ha bisogno per vivere un futuro meno drammatico.
io scrivo libri su questi argomenti! CERTO CHE ESISTE L’ANIMA!!! andate a visitare il mio sito http://www.angolodiparadiso.it . adesso a novembre esce il mio uovo libro GENITORI DI LUCE che parla proprio ai genitori affoinché inizino a considerare i bambini anche come anima e non solo come corpo e mente… se non crediamo noi artisti nell’anima allora non c’è futuro per questo pianeta!!! un abbraccio a tutti… anche a quelli senz’anima (hi,hi,hi… )cristiana
@Baci & Abbracci a tutti!
La vita è super partes per davvero!
Si riproduce costantemente e rende l’anima immortale – la vita – possibile!:grazie a questo passaggio attraverso la vita – di chi genera – è possibile ipotizzare che la vita in sé e la morte sono dimostrabili e solo la vita è anima di una sola energia generatrice cosmica o anche cellulare: pensiamo alla neurologia o alla fisica: ci ricordava Zaub, che saluto!
E allora questa energia cosmica da dove proviene – cioè esiste un creatore ? E il creatore del creatore – domanda alla n – esiste?
Comunque, perché l’anima – la vita – sia preservata occorre difenderla e condividerla da tutti Noi attraverso: la civiltà, la coscienza civile,il diritto, l’autodeterminazione del sé e aggiungo: la medicina sta alla metafisica – filosofia delle religioni – come le cure delle malattie del genere Umano, stanno alla fine della vita ineluttabile,forse!
Complimenti per i Vostri interventi che ho trovato molto stimolanti per intervenire col mio sentire e non con la ragione, forse.
Ciao Massimo,
Luca
P.S. Miriam mi manchi!: anche se ingessata!
Rossella,ciao,grazie per Milano, ti scriverò in privato!
🙂
X Miriam
Oh Miriam, penso che tra metafisica, filosofia, religione, scienza, lager e big bang, tu sia l’unica ad avere mostrato l’anima… con un sorriso. Da lì, parte tutto. Molto erudito e rispettosissimo tutto il resto, per carità, fa pensare. Non me, io penso poco a ste cose ma quando mi viene un dubbio sulla vita preferisco telefonare alla ragazza e prenotare un biglietto per l’Egitto, andare a vedere le Piramidi con lei e abbracciarla sotto l’immensità, in un angolo nascosto dell’ Ambassador.
“Ale, secondo te c’è qualcuno che ci guarda dal cielo?”
“Non so, amore, ma se ti piace di più, lascialo guardare!”
Dio è il primo Voyeur della storia del mondo. Lo sapevi?
Un abbraccio a tutti voi, scrittori, poeti, filosofi, scienziati e semplici impiegati.
ale
pour Miriàm
[c’è un tizietto convinto tu non esista; puoi manifestarti in modo inequivoco? vorrei dimostrare che almeno una visitatrice ce l’ho! ]
Grazie, sei tanto gentile.
😉
Solo per augurarvi buon pomeriggio…
A stasera!
scusate, ma non pesa 21 grammi ?
E’ il peso dell’anima, secondo un film di qualche anno fa con Sean Penn…
Per coloro che dicono che non esiste, aspetto sempre prove inequivocabili della sua NON esistenza.
Se non portano prove, allora meditino sul fatto che almeno al 50% dovrebbe esistere. Ed io ho fatto scommesse ben peggiori nella vita.
X Massimo
Massimo bella intervista a Dacia Maraini, amico, il suo “Memoria di una ladra” mi ha aperto un mondo. Prima di quello pensavo che la letteratura colta fosse scritta in latino.
X Gluck
Il film è “21 Grammi”. Qui il problema non è se esista o meno, ma capire cosa sia. Io posso dirti che esistono anche i Blobber. Io ci credo nei Blobber. Cosa sono? E che ne so… ma tu puoi dimostrarmi che non esistono?
Ora vado a ballare, magari l’anima la trovo lì. Uno ci prova. O magari trovo un Blobber.
Grazie Alessandro,
devo dire che Dacia Maraini è sempre molto cordiale quando mi capita di sentirla.
Mi schiero tra coloro che credono nell’esistenza dell’anima e nella sua immortalità.
–
Gluck, sei disposto a scommettere con me? Io scommetto per il sì, tu per il no (l’altro 50%). Ci stai?
In fondo, se perdi, dovrai pagarmi solo nell’aldilà.
A Renzo Montagnoli chiedo (ma giusto per sorridere insieme): secondo te i batteri hanno un anima? E i virus?
🙂
Come vi dicevo mi piacerebbe interagire con tutti i vostri commenti. Putroppo non mi è possibile. (Però vi ringrazio tutti… come sempre).
Per stasera mi limito a salutare Francesca Serra (vedi commento di martedì, 2 Settembre 2008 alle 8:43 am) che non si faceva viva da un po’.
Cara Francesca, bentrovata (considerati sempre a casa da queste parti). Conosco e stimo “Città Nuova” sia come casa editrice, sia per la rivista.
@ Massimo: mi viene da sorridere, ma la domanda è pertinente. Se consideriamo l’anima l’energia che provvede alla vita allora sì. E perchè mai dovrebbero esserne esenti? In un sasso non la vedo, perchè lì c’è un’energia statica che tiene coese le varie molecole e del resto un sasso non cresce, non si sviluppa e nemmeno muore. Tutto ciò che è soggetto alla legge della vita e che quindi a un certo punto è destinato a morire potrebbe avere l’anima. Ciò potrebbe anche non essere in antitesi con l’evoluzionismo. ma eventualmente potrebbe esserne un’ulteriore conferma a livello teorico.
Il problema è che l’uomo tende a ridurre tutto alla sua dimensione e pertanto ciò che non si sa spiegare diventa necessariamente un fenomeno trascendente, secondo la soluzione che più gli aggrada.
Beh, l’agnosticismo in questi campi mi pare sempre filosoficamente più cauto, come fa capire il saggio Alessandro Cascio. Filosoficamente, il materialismo stretto non je la fa mai del tutto: questa cosa del credere solo a ciò che si vede, come se i nostri percorsi logici e conoscitivi fossero davvero gli unici possibili, quando sono semplicemente gli unici che siamo in grado di riconoscere. Cosicchè quando parliamo di Dio e di Anima, siamo un po’ come dei miopi che cercano gli occhiali. Sapere che non li si trova bene per via della miopia è già un bel passo avanti.
ah pure io risaluto tutti! e ringrazio pure i salutatori espliciti quali il Luca Gallina, il Gluck e il Massimo naturallement.
X MASSIMO
Dacia è stata tra le prime a incontrare quella che io chiamo la mia seconda Mamma, Deolinda, capoverdiana di Roma e fondatrice dell’associazione delle donne capoverdiane. Come forse sai il mio ultimo romanzo brve (70 pag, UBV) parla di Capo Verde e sono molto legato alle loro cause, anche se per farlo vado contro i loro interessi. Deolinda ricorda Dacia come se l’avesse incontrata ieri. L’ultima volta mi ha visto con Memorie di una ladra tra le mani e mi ha detto: “Dacia Maraini? Hai il numero? Voglio salutarla!”. Valle a spiegare che per noi in Italia è un pilastro della letteratura e il numero non si trova nei libri. Dille che Deolinda la adora ancora, quando la senti.
X RENZO
Come dice Zaub, sono agnostico sì e credo in quello che possiamo percepire perchè non abbiamo neanche ilò momento di goderci quello, tra un po’. Però, riguardo al sasso: e le parti che lo compongono? Redfield, Einstein e la fisica quantistica ci dicono che gli atomi (e i quanti che lo compongono) sono particelle che hanno una vita, una morte e una generazione e che sono (cito Einstein) organismi dotati di una vita propria che hanno deciso di convivere per lo stesso motivo per cui convivono gli umani. Aggiungerei io: per convenienza, per vivere meglio. Allora, nonostante l’elettricità statica, il minerale nelle sue dimensioni invisibili all’uomo, è dotato di una vita perchè dire di no è come dire che gli alberi le piante e gli uomini non sono vita perchè parte di un unico grande sasso che è la Terra.
X RENZO Ovvio che non essendo Teologo e qualsiasi cosa che con ologo finisce, la domanda è fatta per conoscere, non per smentire. Volevo aggiungere una cosa X MASSIMO. Complimenti, questo è l’unico blog in cui si può fare conversazione senza incappare in saputelli. Ho partecipato a delle conversazioni con gente di Radio 105 che sputtana libri a destra e a manca. Lì non si discute, si decide cosa è bello e cosa non lo è. Notte. Se trovo un editore abbastanza pirla da rendermi famoso, puoi citarmi.
Alessandro Cascio (si scrive senza Lo, visto che sei siculo. I siculi sbagliano sempre e le citazioni devono essere scritte bene, specie se vanno a piè pagina).
X TUTTI
Guardate che non sono ironico, dico davvero.
Esiste l’anima?
Se ci credi esiste, altrimenti no.
Immortale?
Se vuoi che lo sia lo sarà.
Destino?
Volersi salvare per paura di una Perdizione è già perdersi.
@Alessandro: il problema è che l’uomo tende a ricondurre tutto alla sua dimensione, cioè di fronte a fenomeni incomprensibili o a domande per le quali non c’è una risposta certa va a cercare nel suo bagaglio culturale qualunque elemento che possa suffragare a sua tesi. Io non sono diverso dagli altri e ho pensato all’anima come a un’energia che si esplica con qualche cosa di vitale (l’uomo che corre, che pensa, la pianta che mette le foglie, ecc.). Ora in questa ipotesi non rientra il sasso, perchè se ne sta sempre lì, non cresce, non muore, insomma è del tutto inerte. L’energia statica che racchiude, infatti, comporta sì che gli atomi possano morire e rinascere, ma questo non gli consente di avere una vita propria, a differenza dell’uomo, che è pure composto di atomi.
Ovviamente sono tutte teorie che rimarranno sempre senza risposta e allora entra in gioco il discorso della fede, secondo il quale il cristiano crede all’anima che poi va in Paradiso, mentre io penso che alla fine di una vita l’anima ritorni nello spazio per rientrare nell’ambito dell’energia cosmica. L’ipotesi è forse azzardata, ma ripeto che in questo campo nulla sarà mai certo.
A proposito dell’Anima vi descrivo un’immagine. Si tratta di un particolare, un dettaglio del timpano di una chiesa romanica del XII secolo: La morte del Papa mentre è in bagno e sta facendo la cacca. In basso sulla sinistra c’è il papa seduto sul “bagno” e mentre i suoi bisogni se ne scendono giù, i suoi occhi si chiudono e dalla bocca, aperta per l’ultimo respiro, fa capolino l’ Anima che prontamente tre diavoloni, grandi per dimensione come la figura del papa stesso, afferrano per portarsela via…all’inferno. Sulla destra del bassorilievo si affianca un’altra scena: due prelati in piedi si contendono la sedia gestatoria.Suggerendoci, che, forse, quel papa era un intrigante, oppure non aveva saputo amministrare con la dovuta saggezza il suo pontificato.
E’ l’allegoria della morte che può sorprenderci, senza esclusioni , in ogni momento per il rendiconto ultimo fra salvezza o dannazione. L’immaginario medievale è ricco di queste rappresentazioni al limite del paradossale: Dio e il Diavolo ti vedono sempre, conserva e proteggi la tua anima. L’anima medievale era una cosa “concreta”; niente, nella vita, era limitato al suo aspetto contingente, tutto portava, in un modo o nell’altro, al trascendente, che fosse divino o demoniaco. Che vita “semplice”! e con un sorriso vi auguro buongiorno.
@Renzo & Alessandro
Allora a questo punto non ci rimane che considerare chi è interessato a strumentalizzare l’anima salvifica e perché?
Cosa ne pensate?
Il Prof. Vito Mancuso, mi ha confermato nell’estratto riportato, al riguardo, l’apertura ai laici, ma anche, che l’Ecumenismo è necessario, forse, ché è scaduto il copyright del dogma della fede, riguardo l’anima?
Ben sapendo che la coscienza di sé, non è auspicabile per tutto il genere umano;e volendo contare ancora la nostra religione Cattolica e non solo, forse, sul premio e la punizione attraverso l’anima in terra e, in seguito, giudicata post-mortem di Noi credenti.
Altresì è ininfluente credere che l’anima – il soffio della vita – in buona sostanza, debba ritornare dopo la morte da qualche parte.Volendo ipotizzare, personalmente, che la vita – l’anima – si trasmetta attraverso la vita stessa dei generanti e continui fino alla morte; certo, singolarmente, e continui così all’infinito attraverso altri atti di trasmissione della vita.
Concludendo:
tutto rimane così ripetitivo ed è reso possibile su questa terra – in questa vita – e non è il singolo che determina il destino della vita – dell’anima – in quanto è solo portatore e il suo è un uso finche vive.
Nell’ottica del tutto, la vita, quindi, è super partes perché immortale anche a se stessa; e il ciclo vitale continua!
Vogliamo parlare invece, se vi va, di chi è interessato ad impossessarsi della nostra anima individuale: la letteratura e la filosofia delle religioni docent!
O no?
Luca
Parlare di anima dei sassi mi pare una nuova versione del discorso sul sesso degli angeli. Ma dei virus in fondo perchè no? Potrebbe esservi un’anima “di specie” visto il loro strano comportamento evolutivo. Ripeto: si tratta di definire bene ciò che è “anima” prima di sparare sentenze. Per un cattolico è una cosa, già per un buddista è un’altra, per un agnostico o anche un ateo potrebbe essere un’altra ancora.
Per me è “consapevolezza di sè” e l’ho già detto (ma non pretendo sia l’unica definizione), e come tale può esservi anche in alcune specie (o alcuni individui) di animali evoluti, in grado, p.es., di riconoscersi allo specchio (scimpanzè e bonobi certamente, forse anche altri). Ma anche alcune specie (sociali perlopiù) potrebbero averne una “collettiva”, che sicuramente è un’altra cosa rispetto a ciò che intendono cristiani, ebrei o musulmani.
Sulla sua immortalità poi ognuno è libero di speculare (o almeno credo così dovrebbe essere) come più gli aggrada in base a convinzioni di fede, di scienza o per semplice “non lo potrò mai sapere, dunque rinvio il problema post-mortem”.
X MIRIAM
Ho sempre pensato che tutta la chiesa che conta andrà all’Inferno per vie delle ricchezze in cui vive (il papa con l’ermellino al collo, l’oro e l’argento, gli affreschi) che poco si addicono al messaggio di povertà che Cristo (e in seguito santi come Francesco o Agostino) trasmetteva. Io non solo sono agnostico, ma dichiaratamente anticlericale. Credo in Dio (che è un tutto e non un singolo), credo nelle persone che fanno del bene, che siano parroci in Africa o Medici senza frontiere. Quindi, l’immagine che mi hai dato descrivendola perfettamente mi riempie di gioia pur essendo tetra. Non dico che dovranno passare l’eternità all’Inferno, ma due tre inforcate per farli svegliare, a loro e tutti i cattolici che gli vanno dietro…
X Renzo e Luca
Sì, avevo compreso, ma stavo inserendo un’idea di anima differente. Se attribuiamo un’anima alla vita in genere, dobbiamo attribuire differenti anime, su differenti livelli visto che la vita stessa si poggia su diversi gradi. Un’anima principale all’uomo e un’anima secondaria ai livelli vitali che lo compongono (atomi, molecole, quanti). Ogni essere è formato da esseri: quindi l’anima a chi l’attribuiamo? A chi corre, pensa, agisce, dici tu. Ma Einstein e i fisici quantistici hanno dichiarato che l’atomo è un essere autonomo in grado di prendere decisioni. Noi non possiamo smentirli visto che esistono particelle infinitesimali che neanche le lenti possono vedere. Piccoli universi, con dentro piccoli universi. Credere per fede è l’unica cosa che resta. Io per esempio mi sono inventato questa cosa.
LA NUOVA RELIGIONE PER UN SECOLO O DUE.
Alla nostra morte, diverremo particelle che alimentano energia (non è fede, è scienza). Se nel momento prima della morte la nostra energia sarà negativa, le nostre particelle alimenteranno le aure negative (portate dai cattivi sentimenti, dal male in genere) e diverremo parte del male. Al contrario, diverremo aura positiva, magari quell’energia che fa sorridere un bambino. Il primo è l’Inferno, il secondo il Paradiso. Nonostante la natura romantica del mio credo, si basa sulla pura scienza e tutto questo è dimostrabile e non va creduto per fede.
CHI VUOLE FAR PARTE DELLA MIA RELIGIONE, MANDI UN’OFFERTA. MI FACCIO LA VILLA CON TANTO DI AFFRESCHI E BALCONE E OGNI DOMENICA POTETE VENIRE SOTTO CASA MIA. MI AFFACCERO’ E VI DIRO’ COME IL MIO DIO VUOLE CHE VI COMPORTIATE E A CHI DOVETE INTESTARE IL VOSTRO 8XMILLE. OK?
Un novello Ron Hubbard, non c’è che dire!
@Alessandro&Carlo S.
L’anima è circoscritta alla propria vita, avuta solo in uso, e poi finita la nostra vita individuale, nel mentre altre vite continuavano a venire su questa terra,tutto continua, anche, senza di Noi, scandendo la vita il tempo allo stesso modo, come il tempo dei nostri giorni e delle nostre illusioni col suo destino: ché la vita in buona sostanza è super-partes, dovendo sopravivere a se stessa e alla sua anima individuale: così da risultare immortale, cioè senza tempo.
Certo, così mi piacerebbe che fosse!
Luca
@Luca Gallina: qualsiasi religione organizzata gerarchicamente è destinata inevitabilmente a strumentalizzare l’anima salvifica, perchè è un elemento basilare per poter esercitare il suo potere. Non dimentichiamo che, al di là della bontà dei fondamenti, le chiese sono rette da uomibi, non infallibili, e che sono molto tentati dalla possibilità di comandare gli altri.
@Alessandro: Einstein e soci tendono a ridure, come uomini ,tutto alla loro dimensione e quindi il loro contributo è una piccolissima parte, direi infintesimale, alla conoscenza del problema, con il risultato che in epoche successive anche le loro teorie potrebbero essere ribaltate.
Ciò non toglie che allo stato l’uomo non può sapere di più e che quindi quel pochissimo che sa viene utilizzato per supportare ipotesi assolutamente, al momento, non verificabili con certezza.
Grazie CARLO, spero che Tom Cruise passi dalla mia parte: dicono che al party di Dianetics abbia portato 100 modelle di playmate. Che poi, quel libro, non si riesce a leggere. Hubbard dice: “Leggete lentamente e se non capite, tornate indietro e rileggete, senza andare oltre fino a quando non avete afferrato i concetti”. Ora: il libro è di 600 pagine, è scritto piccolo piccolo e non si capisce una mazza. Se poi devo pure tornare indietro, da qui all’ultima pagina me lo dice direttamente il Creatore cos’è l’anima. Io già me l’immagino.
Io: “Oh mio Signore, adesso che sono qui, puoi dirmi in che modo posso scoprire cos’è l’anima?”
Dio: “Ovvio figliolo. Prendi questo libro e leggilo. Hubbard spiega tutto a meraviglia”
Preferisco leggere Renzo e credere per fede alle teorie di Luca.
P.s.
Renzo e Luca. Sarebbe fichissima una versione omosessuale dei promessi sposi. Mi avete illuminato.
Vi voglio bene. Ale 😉
@…
Lo spirito è il ‘soffio’ più propulsivo che detiene l’essere umano.Ma lo spirito è incorporeo,pur essendo in ogni corpo.
Lo spirito non muove niente. E’ quando incontra il desiderio, e questo tocca il corpo,che diventa anima. La vita è anima,non spirito.
L’anima muove le mani di Miriam quando disegna o cucina con piacere.Muove quelle di Simona quando scrive, e muove i suoi dubbi quando deve giudicare.Muove i vaff…di Enrico; richiama la(sacrosanta) pazienza di Massimo, che invece di mandarci tutti “lì”,arbitra con ‘abnegazione'(cristiana?)…
Fa respingere a Carlo le mie scuse(forse per saggia pietà),e ci fa parlare,discutere,camminare,incazzarci,amare.odiare,scrivere,dare carezze o schiaffo, e baci e morsi, soprattutto a chi sentiamo nella nostra anima
@ A.A.A….
RICONOSCETEMI IL MERITO…
di aver fiutato,stimato e segnalato Miriam,come Maestra da seguire!
–
Un felice saluto di bentornati a Simona L.C. e Luca Gallina.
Ciao cari!…
@Alessandro: Chissà che ne penserebbe il Manzoni…
@Alessandro Cascio,
grazie, grazie punto, sei una delle persone che più avrei voluto incontrare in un dibattito del genere, compresa la brillante, intuitiva intelligenza di @Carlo’s:
non ho parole, e come disse il principe, “… e mo’ che dico?”
@ Carlo S. …
Riconoscere l’anima quando ci guardiamo allo specchio.
E’ una cosa ardita( avrai sicuramente letto la teoria sul riflesso di Eriksson,passato psicologo).
Soltanto i bambini esultano a guardarsi allo specchio. La maggior parte degli adulti si ‘fissano'( perchè non sentono l’anima e il movimento interiore). L’adulto che si guarda con ironia,invece,io lo trovo di levatura sublime.
Un caro saluto
8
@
la religione è vinta, scrisse Sergio Quinzio in Religione e futuro ; è morta perché la logica ha posto il pensiero religioso all’inizio di un percorso evoluitivo. “La religione è qualcosa che il mondo moderno non ha ne’ combattuto ne’ vinto, perché non l’ha conosciuta…il mondo moderno subentra al fondo della parabola discendente della religione”
Infatti, eccoci qui con gli infinitesimi sull’anima.
Buonanotte a tutti.
Miriam
Ringrazio tutti per i nuovi commenti…
C’è un nuovo post, ma qui il dibattito continua (se volete, s’intende).
Francesco è stato davvero un piacere.
Sean Penn, in un suo film, spiega ad un condannato a morte: “Sì crede che l’uomo, una volta morto, pesi 21 grammi in meno. Quello, infatti, è il peso dell’anima”.
Ho pensato: “Che culo, ho trovato il modo di dimagrire.”
Non si è parlato molto della tesi sostenuta da Cartesio che l’anima abbia una sede precisa nella ghiandola pineale. Il cervello è l’anima dell’uomo, diceva Freud. I mongoli credevano che risiedesse nel cuore. Quello che vi chiedo è… avete mai creduito alla materialità dell’anima?
Ovviamente, essendo agnostico, non è che mi interessi la risposta, ma ho visto che Massimo ha preparato un nuovo post e voglio vedere fino a che punto riusciamo a farglielo tenere sul foglio word del suo pc. Mo so cazzi tua, Massimo. Avanti con le teorie ragazzi, che se continuiamo così ce lo tiriamo fino ad Ottobre.
Bello il tuo Blog Francesco, ci sono passato aspettando che cuoce la pasta (alle 4.17, sì). Il perchè del “Quel sacripante del grafico si è scordato il titolo” mi ha aperto un mondo. Ma davvero è successo? Quanto avrei voluto comprare quel giornale. Ah sì, non si esce fuori tema così. Ok. L’anima è quella cosa che sta tra il buon senso e la paura di morire. Va bene come definizione? Ne ho un’altra storica: il momento in cui l’uomo scoprì di aver bisogno di un’anima coincise con quello in cui comprese di non possederne una. Dalla prossima uscita pubblico per la Perugina. Vado a mangiare. Notte a tutti.
L’ attacco è di quelli pesanti, che lasciano il segno. Sulla rivista Studi cattolici, vicina all’ Opus Dei, Gianni Baget Bozzo sostiene che nel libro “L’ anima e il suo destino” (Raffaello Cortina) Vito Mancuso avrebbe abbracciato una posizione eretica di tipo gnostico. Questo perché, scrive il sacerdote genovese, il teologo del San Raffaele «rigetta l’ Antico Testamento in modo radicale, eliminando interamente il termine di persona sia in riferimento a Dio che all’ uomo». Drastica la conclusione di Baget Bozzo: «La negazione della persona è l’ unico contenuto dell’ idea del Bene che Mancuso esprime. Il Bene è radicalmente impersonale». Affermazioni che lasciano dubbioso chi, pur senza una specifica formazione in campo teologico, abbia letto con un minimo di attenzione il saggio di Mancuso. Nel quale, per esempio, si legge: «Il cuore della religione cristiana è l’ idea che il Principio ordinatore del mondo (il Logos) rimanda a un Principio personale (il Dio trinitario). La mia religione dice che il Logos personale immanente al mondo si è manifestato come persona, perché c’ è stato un uomo, Gesù di Nazareth, che l’ ha perfettamente riprodotto in se stesso». E ancora: «Nell’ evento dell’ incarnazione del Logos è contenuta la più alta custodia del mistero della persona umana». Comunque la si pensi sull’ ortodossia cattolica di Mancuso, che del resto mette apertamente in discussione importanti dogmi della Chiesa, è forte l’ impressione che Baget Bozzo non abbia riportato fedelmente il pensiero dell’ autore preso di mira, ma ne abbia deformato il contenuto per renderlo più vulnerabile alle sue critiche.
Antonio Carioti scrive sul Corriere della Sera del 23 agosto che io avrei «inventato un Mancuso gnostico». La somiglianza che ho riscontrato nel racconto di Vito Mancuso con gli eoni dello gnosticismo antico è dovuta al fatto che essi sono impersonali. E impersonale per Mancuso è il «Principio Ordinatore della realtà» e impersonali sono le forze del mondo, l’ energia è il nuovo nome della materia, a cui è attribuita una capacità dinamica e auto creativa, però dotata di un telos immanente che è la sua trasformazione in coscienza umana, quella che Mancuso chiama anima. E l’ anima è la continuazione dell’ energia, lo statuto della sua azione e l’ impulso originario in cui le azioni sono determinate dal presupposto «Principio Ordinatore». Un «Principio Ordinatore» impersonale, un’ energia impersonale non producono ciò che intendiamo con persona. Nell’ ordine naturale, quello dell’ energia, la persona non esiste. Ne viene che essa può essere attribuita solo a un pensiero umano che non è realtà e che il teologo milanese chiama miracolo. Su questo linguaggio Mancuso può correre liberamente, può supporre al di sopra del principio impersonale un Principio dotato di personalità che è il Dio trinitario. E Gesù di Nazareth è il Logos che Mancuso chiama immanente, ma è immanente solo nella coscienza interiore del credente. Non è questo il sottile tocco gnostico: pensare il mondo interiore come altro dalla realtà della natura e posto come separato dal mondo reale dallo stesso concetto di realtà? È quindi qui mantenuta la teologia originaria di Mancuso, quella scritta ne Il Dolore innocente e in Per amore, quella ancora più simile allo gnosticismo antico, e in cui la differenza assiologica di bene e di male, di forza e di amore era più manifesta. Forse questo è il destino «gnostico» di questo grande scrittore.
Le critiche di Gianni Baget Bozzo alla mia teologia muovono da una concezione medievale del mondo. Prendendo alla lettera il testo biblico secondo cui Dio aveva «finito di lavorare», allora si pensava il mondo come già compiuto; non c’ era l’ essere come energia (en-ergon, al lavoro) ma come stasi; non c’ era l’ evoluzione ma la fissità delle specie vegetali e animali, e dal divenire storico iniziato col peccato di Adamo nulla di spirituale poteva procedere. Per questo l’ anima non veniva dai genitori ma direttamente da Dio, mentre i genitori «null’ altro possono trasmettere se non la colpa e la pena del peccato» (Papa Anastasio II). Insomma: la creazione è perfetta, il male però c’ è, quindi la colpa non può che ricadere sull’ uomo. Su questa base l’ Occidente ha conosciuto il lacerante dualismo tra materia e spirito, tra corpo e anima (e la conseguente cupa sessuofobia), che ha condotto oggi al discredito scientifico dei concetti di anima e di spirito. Pensando dinamicamente l’ essere come energia, come evoluzione che dalla materia genera lo spirito, io ho inteso ridare credibilità a tali concetti esponendoli alla luce della realtà. Invece Baget Bozzo, da ultimo nella replica ad Antonio Carioti uscita sul Corriere il 30 agosto, mi fa dire l’ opposto di ciò che scrivo, cioè che nel libro L’ anima e il suo destino (Raffaello Cortina) attribuirei la nascita della dimensione personale a un «miracolo». In realtà, contro il dualismo materia-spirito, io interpreto la comparsa della dimensione personale come risultato dell’ evoluzione della materia, così chiamata proprio perché è «mater» di tutte le cose, anche dell’ anima spirituale. Il che costituisce l’ esatto opposto del dualismo gnostico. Ma al di là del singolare atteggiamento di Baget Bozzo, il punto vero è che alla Chiesa cattolica (se non vuole fare la fine di Don Ferrante, che morì di peste dopo averne negato l’ esistenza in quanto né sostanza né accidente) si impone il compito di ripensare la dogmatica alla luce della visione evolutiva del cosmo.
@ Alessandro
“avete mai creduto alla materialità dell’anima?”
No, nemmeno da bambina perché l’anima è puro spirito e proprio per questo, mi risultavano tutti i conti; gli angeli e i morti non cadevano dalle nuvole perché non avevano peso erano solo soffi.
Lo penso ancora: l’anima è puro spirito creato dall’uomo quando ha conosciuto sé stesso, ed “esiste” in quanto la si riconosce.
Non è nemmeno un soffio.
ciao
Grazie per l’inserimento dei pezzi del “Corriere della Sera”.
Bene, il dibattito continua…
Alessandro, se Dio vede che tu e la tua ragazza vi amate non può che esserne contento… se Dio è amore!
Hai però paragonato Dio ai Blobbers (what’s???). Questa era la famosa obiezione all’argomento ontologico dell’esistenza di Dio… Traduco: se Dio è essere perfettissimo, non può non esistere perché se un essere perfetto non ha l’attributo dell’esistenza allora perfetto non è… Obiezione: ma se io immagino un’isola perfetta in cui mi aspettano Kevin Costner Colin Firth etc etc a braccia aperte e non esiste? O come scriveva Kant se io m’immagino dieci talleri in tasca e poi non ce li trovo? Non possiamo paragonare Dio (essere che si presume ben diverso da un Blobber dalla mia isola dai dieci talleri…) a nessun’altra cosa esistente o immaginabile… Ma certo la discussione è sempre aperta.
L’anima degli animali… Io credo che piante e animali siano animati da un soffio vitale, uno spirito, forse quella che si chiamava anima vegetativa. Se avete letto in questi giorni delle scoperte sul lutto negli animali, sull’elaborazione di esso, sul dolore non solo fisico che riesce a provare un animale, allora ne sarete convinti. Il mio coniglietto è vissuto sei anni per darci calore e gioia e come diceva una scrittrice, “se non esiste un Dio per te non esiste neanche per me”.
Il bimbo nel lager… ma allora non siamo convinti che Dio se c’è è Emmanuel, cioè Dio-con-noi, che soffre e gioisce IN noi?
Anzi, l’Apocalisse dice che TUTTA la creazione soffre e geme le doglie del parto, cioè non è un dato scontato ma un perpetuo divenire nella sofferenza e nel travaglio, e questo vale per uomini piante e animali. Questo per chi crede la Bibbia un polpettone muffoso. Tutto il creato cioè è tensione verso una perfezione, verso un livello che non sappiamo quale sia.
21 grammi o no, l’anima non credo sia materiale ma può agire sulla materia, se crediamo agli spiriti che interagiscono con la materia. Ma qui è troppo X-files…
Ricciolo:
mi oriento a fatica, saranno le stampelle e questo gambone che mi sbilancia nel fisico e nell’anima, però a mio modestissimo parere, questi sono ricami “osceni”. Nel senso che non ritrovo l’incanto della scoperta prima: l’uomo che conosce se stesso. Oppure, leggendoti mi sembra che la cosa sia così superata, così scontata da rivolgerci a tutto o a tutt’altro perché, forse, è meglio. Hanno il sapore della sconfitta queste ricerche sull’anima vegetale e animale, di fronte all’imbarbarimento che ogni giorno si manifesta incombente e minaccioso.
La gamba preme e rivendica un’altra posizione.
Bacioni, miriam
Caro Massimo
per sviscerare un argomento così basilare ci vorrebbe un saggio lungo e ponderoso, come convalescente.. mi limiterò a scalfire il dilemma con una mia poesia che dedico a te e a tutti gli amici
Tessy
R U A H
Le stelle, occhi della notte
scrutano dall’ oblò del cielo
la trepida luna infedele.
Così sola è la stanza delle lacrime ,
colma delle mie debolezze.
Queste inutili mani
sono tralci secchi e nodosi
che non sanno pregare.
Tolti i calzari, come Mosè
mi accosto con tremore
all ‘ardente roveto del Tuo amore
che brucia e non consuma.
Nella tenda dell’anima
lacerata da false certezze
e dal vento insinuante del dubbio,
attendo la Tua visita Signore,
“et a peccato meo munda me.”
Rendimi il senso profondo dello Spirito
e la gioia di essere salvata
Siena,5 dicembre 1991
M. Teresa Santalucia Scibona
N.B. IL RUAH significa Il Soffio Divino che soffia dove vuole
@ Maria Teresa
Cara Tessy,
sono molto lieto di “rivederti” qui.
Bentornata!
E grazie per la poesia.
@ Maria Lucia Riccioli siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Mi sono piaciuti molto i tuoi interventi. Tutti quanti.
Leggi sopra anche il mio.
Sbaglio o a te piace la musica?
Allora proprio oggi ho trovato una chicca di libro sulla musica e le arti, di cui al capitolo “il problema musicale come problema estetico” l’autore conclude così:
– I segni cosidetti fisici o materiali, di origine divina o atomistica o elettronica, si sa ormai che sono sempre di una fisicità o materialità o divinità consentite nell’unica sfera della spiritualità, o dell’umanità; ad essi intanto agiscono sull’anima e in tanto parlano, esprimono o commuovono, in quanto non fuori o di contro lo spirito, ma in esso, tutt’uno con il suo vivere e prodursi. E per le medesime ragioni, la magia – se così si vuol dire – dei suoni come dei colori; il fluido che da essi emana ed affascina come per incantesimo degli ascoltatori di Beethoven o i contemplatori di Beato Angelico, nascono dalla stessa virtù mediante la quale l’anima sdegnosa e dolorante del grande sordo di Bonn e l’estatica umiltà del frate pittore traducevano l’intensità del sentire nella limpidezza della forma.
Con affetto.
Rossella Grasso
un interessante tentativo scientifico di indagare intorno alla “consapevolezza”… o all’anima? qui: http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/7621608.stm
per chi fosse interessato, Vito Mancuso sarà presente, nell’ambito di Torino Spiritualità,sabato 27 settembre, ore 17.30, Teatro Vittoria, in un incontro con Gianenrico Rusconi