“L’avventura terrestre” di Mauro Covacich (La nave di Teseo)
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Un acufene, il fastidioso sintomo che altera la percezione dei suoni e che si mantiene persistente, assordando chi ne è affetto, è l’innesco de L’avventura terrestre.
Generalmente riconducibile alla presenza di un tappo di cerume ostruente il canale uditivo, il fastidio, a un consulto con l’otorino, si rivela essere un problema molto più serio, che necessita di opportuni approfondimenti diagnostici per stabilirne l’origine. Per il protagonista dell’ultimo romanzo di Covacich, uno scrittore cinquantenne che conduce una vita dai meccanismi ben oleati, è l’inizio dell’incubo.
Senza saltare nessuna delle tappe in cui inciampa chi avverte il pericolo incombente alitargli sul collo, lo scrittore inizia la sua ricerca su internet, solidarizza mentalmente con sconosciuti – Claudia che ha trentotto anni e ha un medulloblastoma, Filippo con un tumore della guaina dei nervi periferici – , tenta, in sostanza, di fraternizzare con termini sconosciuti come proliferazione neoplastica delle cellule di Schwann, radioterapia stereotassica, mettendo in atto il più ingenuo dei trucchi esorcizzanti: conoscere per padroneggiare. (Leggi tutto… clicca qui)
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“Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino (Feltrinelli)
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Mi limitavo ad amare te di Rosella Postorino è un romanzo che azzanna il cuore. E strazia la mente con una scrittura, spietata e struggente, che non esita a raffigurare il dolore in tutte le sue declinazioni, né a stemperare le contraddizioni e le abiezioni dell’essere umano. Quelle della guerra, in primo luogo, poiché il conflitto nella ex-Jugoslavia, da cui muove la narrazione, è il palinsesto di ogni guerra, di quella attuale in Ucraina, come di tutte quelle che da tempi antichissimi hanno macchiato di sangue la crosta terrestre. La descrizione di Sarajevo, tormentata da bombardamenti e spari di cecchini, le case ormai macerie, fra cui rubacchiare qualche avanzo di vita, assurge ad archetipo di ogni luogo bestialmente sconvolto dalla violenza, mentre l’interno dell’orfanatrofio Ljubica Ivezìc è il non-luogo dell’abbandono, dell’amore perduto o negato, o forse rinviato a tempi di là a venire.
Tutto deflagra in questo contesto estremo, eppure così reale, paradossalmente quotidiano, in cui è palese, come «all’origine del creato» sia «la mancanza di amore» (p. 167). E proprio intorno a questo vuoto, a questa assenza, Postorino intreccia la ragnatela delle vicende dei bambini protagonisti, fragile e precaria, come le loro esistenze. Perché l’errore del mondo, la negazione primordiale dell’amore, non può che essere risarcito dalla vita stessa che, pur nelle più infime atrocità, procede e avanza nel perenne rinnovarsi di affetti ed empatiche relazioni. Al di là di ogni difetto originario, di ogni stortura, di ogni privazione. (Leggi tutto…clicca qui)
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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: WU MING racconta il suo romanzo “Ufo 78” (Einaudi)… attraverso la traccia di un video mai realizzato
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TRACCIA PER UN VIDEO CHE ABBIAMO DECISO DI NON REALIZZARE
di Wu Ming
[Scorrono per tutto il tempo vecchi filmati di Ufo, intervallati dalle immagini mostrate volta per volta. Musica: Wu Ming Contingent, Italia mistero kosmiko]
Ufo 78 cominciò a prendere forma molti anni fa. Il primo nucleo risale al 2006, quando insieme al collega Giuseppe Genna [foto di Genna] ci lanciammo in un’improvvisazione narrativa che chiamammo Mater Materia, incentrata sugli anni Settanta.
I nostri anni Settanta di bambini sognatori: la fissazione di massa per gli Ufo [una copertina del Giornale dei misteri], il paranormale, il «misterioso»; gli incontri ravvicinati del terzo tipo [locandina del film di Spielberg], il Triangolo delle Bermude; il “sensitivo” Uri Geller [foto di Geller] che piegava cucchiai col pensiero… e i libri del “fantarcheologo” Peter Kolosimo [foto di Kolosimo], che si vendevano a carrettate. Erano in ogni casa, le nostre e quelle dei nostri amici: Astronavi sulla preistoria, Odissea stellare, Fratelli dell’infinito… [copertine dei libri]
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“Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker (La nave di Teseo – traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)
Da settimane in vetta alle classifiche dei libri più venduti
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di Erika Di Giorgio
Non c’è nulla da fare. Inseguire in classifica Joël Dicker è una specie di missione impossibile. Stabilmente in vetta, al primo posto (e non solo in Italia), da diverse settimane, lo scrittore ginevrino conferma la sua talentuosa leadership narrativa anche con questo nuovo libro, “Il caso Alaska Sanders” (pubblicato in Italia da La nave di Teseo con la traduzione efficace di Milena Zemira Ciccimarra). Un successo destinato probabilmente a rimanere negli annali della storia recente della nostra editoria al pari di “La verità sul caso Harry Quebert” (a cui “Il caso Alaska Sanders” è collegato, essendone il prequel).
Eppure Joël Dicker, almeno nelle sue dichiarazioni, rimane con i piedi per terra in atteggiamento di umile ringraziamento nei confronti dei suoi lettori (che lo seguono con la stessa passione che in genere si riserva alle rock star). “È difficile mantenere il successo… è tutt’altro che una cosa scontata… magari l’anno prossimo non mi vorrete più e direte: no, Joël, non venire; rimani a casa”. (Leggi tutto… clicca qui)
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“Le donne dell’Acquasanta. Una storia palermitana” di Francesca Maccani (Rizzoli): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo
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Francesca Maccani, trentina di origine, vive a Palermo e insegna Lettere alla scuola secondaria. Nel 2018 vince il premio Donna del Mediterraneo con La cattiva scuola, scritto a quattro mani con Stefania Auci. Esordisce nella narrativa con Fiori senza destino (2019), finalista al premio Berto. È autrice di racconti per numerose riviste cartacee e on line.
Il nuovo romanzo di Francesca Maccani si intitola “Le donne dell’Acquasanta. Una storia palermitana” e lo pubblica Rizzoli.
Abbiamo chiesto all’autrice di parlarcene…
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«Quando sono entrata nell’enorme complesso della Manifattura Tabacchi di Palermo, qualche anno fa», ha detto Francesca Maccani a Letteratitudine, «ho sentito forte il profumo di una storia, una storia che volevo raccontare. Il cortile di quello che si presenta oggi come un qualunque sito di archeologia industriale – con la particolarità di essere pigramente adagiato sul mare – di colpo si è animato di voci e di personaggi. È stato lì che ho incontrato loro, le donne dell’Acquasanta. (Leggi tutto… clicca qui)
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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: FEDERICA DE PAOLIS racconta il suo romanzo “Le distrazioni” (HarperCollins Italia)
Quando mia figlia aveva circa due anni, frequentavo un parco di quartiere. C’era una coppia che si dava sempre il cambio, uno entrava l’altra usciva. Si davano il cambio cogliendo il figlio all’improvviso. Probabilmente per evitare di farlo piangere: trovare il padre al posto della madre o viceversa, faceva sorridere il bambino. Qualche volta l’abbiamo fatto anche io e il mio compagno, lo chiamavamo “la staffetta”. Un giorno “la staffetta” per la coppia di sconosciuti, non ha funzionato, come se non avessero colto l’attimo, non si fossero capiti. Li abbiamo visti andare in direzioni opposte, e lasciare il bambino solo. Non è successo nulla, il parco era pieno di gente, abbiamo subito richiamato il padre e la madre… ma quel movimento mi si è conficcato nella testa. Ho passato quasi dieci anni a pensare a quell’istante. E se ci scrivessi una storia? mi dicevo. Com’è possibile, che anche per un solo istante, padre e madre abbiano contemporaneamente mollato il colpo. Che cosa è successo? Che tipo di relazione c’era tra quei due?
Poi, tre anni fa, ho cominciato a lavorare per una trasmissione. Un format semplice, si dovevano raccontare storie di fecondazione assistita, una con esito positivo, una con esito negativo. Ho iniziato a intervistare delle coppie e ho scoperto, attraverso le loro storie, che il percorso della fecondazione assistita era stato durissimo, molti di loro durante quei mesi avevano finito per allontanarsi, addirittura una coppia si era lasciata una settimana prima della nascita della figlia. Perché? (Leggi tutto… clicca qui)
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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: CLAUDIO PIERSANTI racconta il suo romanzo “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli)
“Quel maledetto Vronskij” è nelladozzina dei libri finalisti all’edizione 2022 del Premio Strega
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Come nasce il mio maledetto Vronskij
Ho avuto la fortuna di conoscere e di essere amico di poeti e scrittori importanti (uomini e donne, più o meno in pari misura). Da ognuno ho imparato qualcosa anche se nessuno di loro avrebbe voluto essere definito maestro. Un maestro è un vero maestro quando non sa di esserlo. Gli insegnamenti sono cosa diversa dai consigli, che non ho chiesto né mi sono stati propinati. La prima cosa che ho imparato è che nessuno può aiutarti. Il lavoro consiste in questo: una persona e un foglio bianco. Come è noto ci sono diverse tonalità di bianco. Nel mio caso il foglio deve essere molto bianco. Comincio a scrivere quando mi sono liberato dai miei soliti pensieri, dai ricordi del libro precedente (che non rileggo mai dopo la stampa), insomma quando il foglio è bianco davvero. Non accumulo appunti, non ho mai scritto una scaletta in vita mia: il lavoro preliminare consiste nel creare un vuoto. Molti anni fa incontrai le parole che descrivevano esattamente quel che intendevo fare. Le ripeto spesso perché per me valgono più di un manifesto di poetica. “Tra le infinite maniere di dar principio a un libro, che oggigiorno sono in uso in tutto il mondo conosciuto, ho fiducia che la mia sia la migliore; e sono certo che è la più pia, perché comincio con lo scrivere il primo periodo, e mi affido a Dio Onnipotente per il successivo.” È la splendida voce del Tristram Shandy (gentleman) di Sterne. Qualcuno dirà: ma è un autore del ‘700! Ecco, nella poesia il tempo è un personaggio. Si produce un’alterazione del tempo: in quello di chi scrive e in quello di chi legge. Leggi tutto (clicca qui)…