La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” sulle novità cinematografiche della settimana: “Le confessioni” di Roberto Andò; “Truman. Un vero amico è per sempre” di Cesc Gay; “I ricordi del fiume” di Gianluca e Massimiliano De Serio; “Abbraccialo per me” di Vittorio Sindoni
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La settimana al Cinema
recensioni di Ornella Sgroi
“Le confessioni” di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino.
Non è facile riuscire a imprigionare nelle immagini di un film il senso di immanenza che invece pervade e attraversa la nuova pellicola diretta da Roberto Andò, “Le confessioni”. Oltre la filosofia e la religione (intesa più come spiritualità), che si intrecciano fino a diventare l’una imprescindibile dall’altra. Tanto da farsi antagoniste ideali, per Andò, dell’economia e della “astratta nozione di austerità” che ne è diventata ormai il principio fondante senza valutarne davvero le conseguenze, su una vita che diventa sempre più ingiusta e discriminante nei confronti dell’essere umano in quanto tale.
Dopo il magnifico “Viva la libertà”, in cui la politica veniva osservata con un guizzo di magistrale follia eccentrica, come se solo la follia potesse riuscire a sbloccarne la meccanica inceppata dalla menzogna tornando a gridare senza paura la verità delle cose, il regista Roberto Andò con “Le confessioni” sposta il suo sguardo sul mondo della macroeconomia che finisce per schiacciare quanto di umano è rimasto intorno a noi, in questa triste e asettica e calcolata contemporaneità. E questa volta lo fa affidandosi alle nuance del genere giallo, citando espressamente Hitchcock e creando un mistero intorno all’improvvisa morte del direttore del Fondo Monetario internazionale (Daniel Auteuil) nel corso di un summit che riunisce i pochi veri potenti della Terra, nelle cui mani si tiene il destino del mondo e delle nazioni. Immerso in equilibri artefatti e fragili, incrinati dall’intrusione di un monaco certosino (Toni Servillo) che potrebbe essere rimasto unico custode di un segreto che non può essere svelato.
Tra citazioni del Vangelo, di Sant’Agostino e di Pascal, in uno scenario algido come sa essere algida la più fredda delle manovre economiche e politiche, sotto il peso incombente e incalzante di un potere inquieto e inutile, tutto nel film di Andò viene chiuso dentro lo schema asfittico della forma. Quella estetica e quella istituzionale, che si avvinghiano intorno alla solennità vacua della situazione e dei personaggi che il film racconta. Uomini e donne che normalmente giocano con la vita degli altri e che si ritrovano inerti e perduti di fronte all’imprevisto. Incapaci di muoversi autonomamente senza il loro burattinaio. E soprattutto incapaci di provare quel prezioso senso di pietà invocato dal monaco – Salus, appunto, è il suo nome – come unico vero valore per cui valga la pena combattere.
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“Truman. Un vero amico è per sempre” di Cesc Gay. Con Ricardo Darin e Javier Cámara.
Ovvero due uomini e un cane. Protagonisti di una bella storia di amicizia e malattia, che sin dalle primissime inquadrature promette un’atmosfera tersa e poetica, sospesa in un tempo che sarebbe meglio non passasse mai. Con una regia luminosa, onesta e sincera, Cesc Gay mantiene questa promessa grazie anche a due interpreti (l’argentino Ricardo Darin e lo spagnolo Javier Cámara) così pieni di talento e di umanità da entrare dritto nel cuore dello spettatore. Con una storia fatta di gesti e di silenzi, ma anche di attimi inattesi di profonda tenerezza, tanto rara quando ad essere raccontata è l’amicizia tra due uomini che dura oltre la distanza temporale e geografica. Su uno sfondo fatto anche di malinconia e attesa, ma sempre in punta di sorriso, accompagnato dalle note di una musica che culla le emozioni dei protagonisti e dello spettatore, fino a renderli testimoni insieme di un’avventura di cui si riesce a condividere ogni singolo abbraccio, ogni più piccola emozione. Che si vestono di un nuovo senso, profondo e vero, che se da una parte strazia dall’altra conforta e rasserena.
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“I ricordi del fiume” di Gianluca e Massimiliano De Serio.
Un documentario, che si fa custode della memoria di un luogo che non esiste più. Il Platz, una delle più grandi baraccopoli d’Europa sorta lungo gli argini del fiume Stura di Torino, dedalo di culture, lingue, religioni e storie che si uniscono e si dividono per generazioni e destini. Con grande partecipazione affettiva, ma sempre con un certo pudore che non vuole invadere ma condividere, i due giovani registi, già acclamati per il precedente film “Sette opere di misericordia”, accompagnano lo spettatore lungo un viaggio che cattura sguardi e anime, oltre il luogo fotografato e i luoghi evocati nella provenienza delle genti che un tempo li hanno abitati. Ad introdurci alla scoperta di questo mondo, un bambino che la macchina da presa segue di spalle fino ad arrivare al cuore del Platz. Ed è sempre un bambino a farsi portatore involontario di uno dei momenti più amari del film, con i suoi dieci anni già così cresciuto da invitare gli adulti a vivere liberamente perché tanto, prima o poi, dobbiamo tutti morire. Un film, “I ricordi del fiume”, che narra la realtà facendo della realtà stessa la più sincera e spiazzante forma di narrazione.
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“Abbraccialo per me” di Vittorio Sindoni. Con Moise Curia, Stefania Rocca, Vincenzo Amato.
Il dramma della disabilità mentale, visto con gli occhi di chi lo vive in prima persona e con quelli dei genitori che se ne prendono cura. Un argomento difficile da trattare fuori da ogni retorica, delicato e complesso, per questo determinante nel rendere lodevole l’intento del regista e del gruppo di lavoro che si è creato intorno a questo piccolo film. Un film che, purtroppo, nonostante l’impegno partecipe e sentito degli attori, non riesce a superare lo sguardo televisivo con cui viene raccontato. Tanto sotto l’aspetto propriamente narrativo, quanto sotto quello visivo. E anche sotto il profilo psicologico dei personaggi, che rimangono sempre troppo in superficie per potere davvero travolgere lo spettatore, come invece queste storie meriterebbero.
[Le nuove videorecensioni di Ornella Sgroi sono disponibili qui]
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Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri
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