In questi giorni sto leggendo “Le due ragazze dagli occhi verdi” (Rizzoli, 2009), il nuovo romanzo di Giorgio Montefoschi: uno dei principali scrittori italiani (con La casa del padre – 1994 – ha vinto il Premio Strega).
La vicenda narrata nel romanzo si snoda in un arco temporale molto ampio che abbraccia tre generazioni e può essere suddiviso in più fasi che provo a semplificare qui di seguito.
1956: la prima fase è incentrata sul rapporto tra un bambino (Pietro) e suo Nonno (Cesare). Pietro è il personaggio principale del libro.
1966: Pietro, a 22 anni, incontra Laura: la prima ragazza dagli occhi verdi. I due si innamorano, ma – a un certo punto – Laura rifiuta l’amore di Pietro considerandolo – forse – troppo invasivo… possessivo.
1988: Passano vent’anni…
Laura è sposata con figli. Pietro la ritrova e si innamora di nuovo di lei (o forse è meglio dire che non ha mai smesso di amarla). Tra i due scoppia una nuova passione, che però ha vita breve.
Passano altri dieci anni. Maria – la seconda ragazza con gli occhi verdi – incrocia la vita di Pietro. Giovane e bella, è identica a Laura (si scoprirà che ne è la figlia)… e Pietro si accorge che la ragazza si sta innamorando di lui.
Quella narrata in questo libro è una grande storia d’amore… un amore anticonvenzionale, che tenta di superarare gli ostacoli, il tempo, i tradimenti.
Per farvi capire meglio la trama inserisco la nota presente in quarta di copertina del romanzo:
L’eros, inteso come attrazione dei corpi e dell’anima che non conosce regole e confini, è il grande protagonista di questo romanzo, che a molti potrà parere inverosimile e invece è custode di una profonda verità. Pietro e Laura si sono amati da ragazzi. Poi, lei lo ha lasciato. Si rivedono, casualmente, dopo vent’anni, e di nuovo scoppia una passione travolgente. Ma Pietro è un uomo solo, Laura è sposata e madre di due figli. La vita è andata troppo avanti per il loro amore: in pochi mesi, i sensi di colpa e un evento drammatico chiudono definitivamente la vicenda. Dieci anni più tardi, Maria, la figlia maggiore di Laura, incontra Pietro: anche lei casualmente. È identica a sua madre: ha la sua voce, i suoi occhi. Presto consapevole che la ragazza si sta innamorando di lui, Pietro è sconvolto: diviso tra la tenerezza che Maria gli ispira e la nostalgia per la perdita dell’unica donna che ha amato, da cui non è mai riuscito a liberarsi. È un dissidio profondo, in cui ancora una volta il senso della colpa fronteggia la tentazione.
“Le due ragazze con gli occhi verdi” racconta un amore straordinario, capace di superare ogni limite, nel tempo e fuori del tempo, che ha sullo sfondo il complesso mondo di una famiglia borghese nell’arco di tre generazioni. Ambientato in una Roma splendida, da cogliere in tutti i sensi, il romanzo è sostenuto dalla raffinata scrittura di un impareggiabile scrutatore dell’animo umano qual è Giorgio Montefoschi, che con queste pagine sembra volerci dire che credere fino in fondo nell’amore è oggi l’unica vera rivoluzione. Che la fedeltà è ormai la sola trasgressione possibile.
Ciò premesso…
mi piacerebbe approfondire con voi la conoscenza di questo libro, discutendo dei temi da esso affrontati. Inviterò Giorgio Montefoschi a partecipare al dibattito. Per favorirlo, come al solito, pongo alcune domande…
La prima parte del libro (ambientata nel 1956) affronta il tema del rapporto nonno-nipote (ovvero, l’amore di un bambino per un nonno e di un nonno per un bambino).
Oggi – trascorsi oltre cinquant’anni da quella data – il rapporto nonno-nipote è cambiato o, in fondo, è rimasto uguale? E se è cambiato… è cambiato in meglio, o in peggio?
Un’altro dei temi che affronta il libro è: la relazione tra tempo, amore e “contrasti”.
Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
Di seguito potrete leggere la recensione di Antonio Debenedetti pubblicata sul Corriere della sera.
Massimo Maugeri
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LE DUE RAGAZZE CON GLI OCCHI VERDI di Giorgio Montefoschi (Rizzoli, 2009, p. 357, euro 19,50)
Amore e fedeltà, quasi una rivoluzione
di Antonio Debenedetti – da Corriere della Sera, del 14 gennaio 2009
Le due ragazze con gli occhi verdi è un romanzo coraggiosamente controcorrente. Giorgio Montefoschi viene infatti recuperando, nel corso d’una vicenda in continuo crescendo emotivo, i valori fondanti della famiglia e della coppia. Primo, fra tutti questi, la fedeltà che il lettore vedrà mettere alla prova dagli imprevisti del destino, dai capricci della vita. Protagonista, lungo tutto l’arco della vicenda, è Pietro Angeli. Intorno a lui si muove una famiglia dell’agiata borghesia romana, residente in un elegante villino del quartiere Parioli. Quando ci viene incontro, nel lontano 1956, Pietro è un acerbo adolescente in vacanza a Nettuno. La mamma, il papà e l’amatissimo nonno Cesare sono tutto (o quasi) il suo orizzonte. Montefoschi scrive queste pagine come una sorta di prologo, destinato a illuminare un insieme famigliare, i suoi componenti. I fatti, che animeranno l’intreccio, iniziano esattamente dieci anni dopo. Nell’ottobre 1966 s’incrinano infatti, in conseguenza di un’avventura galante del capofamiglia, i rapporti fra i coniugi Angeli. Fatto ancora più importante, ai fini del racconto, il loro figlio Pietro inizia una «storia» con Laura Barbi, una splendida ragazza dagli occhi verdi. Figlia d’un noto professionista, forse un po’ viziata, si lascia baciare affidandosi al comportamento eccitante, sostanzialmente insondabile di chi vuole, disvuole e insomma non sa decidersi. In ogni caso, innamorato cotto, Pietro farà di Laura la ragione stessa della sua esistenza. Non tradirà mai, neppure per un attimo, una passione nata in lui con l’esuberante generosità della prima giovinezza. Laura a un certo punto lo respingerà, forse per capriccio, dicendogli senza troppi complimenti (a pagina 135) «non sono più innamorata di te». Passeranno circa vent’anni, frattanto lei si sposerà e metterà al mondo due figli. Nel 1988, quando inizia il terzo dei quattro blocchi temporali che scandiscono la narrazione, il caso fa rincontrare Pietro e Laura. Stavolta faranno sesso adulto, spogliandosi con la febbre nelle mani. Però… Laura, personaggio molto ben disegnato da Montefoschi, viene assumendo rilievo sentimentale e originalità in un logorante, a momenti crudele negarsi e poi concedersi e poi ancora negarsi mentre Pietro spasima. Sono queste centrali le pagine forse più forti d’un romanzo che non ha paura della parola «amore», usandola senza censure o timidezze intellettualistiche. Senza voler compiacere cioè quelle mode che sembrano prediligere i sentimenti estremi, disordinati, conseguenti a un nichilismo di maniera. Intanto gli anni, trascorrendo veloci, compiranno puntuali la loro opera distruttiva e costruttiva a un tempo. Ci saranno funerali, matrimoni e battesimi. «Una brutta malattia», come lei la definirà durante uno degli ultimi incontri con Pietro, stroncherà Laura. Spetterà dunque a sua figlia Maria (dagli occhi belli come quelli della mamma?) far battere per l’ultima volta, quasi alle soglie dell’anno 2000, il cuore ormai stanco del protagonista… Montefoschi, come il suo amato Moravia, in Le due ragazze con gli occhi verdi (Rizzoli) scrive di Roma e della borghesia. Molte cose, però, sono cambiate. Basti dire che i vent’anni dell’autore degli Indifferenti coincisero con l’incombere della dittatura fascista, quelli di Montefoschi sono coincisi con l’era democristiana. Nella casa, dove Pietro Angeli trascorre la giovinezza, il lettore ritroverà (e non è certo motivo di poco interesse) umori, sentimenti, atmosfere che risentono, sia pure in modo indiretto, della temperatura morale riscontrabile nell’Italia del miracolo economico. Sono proprio quegli anni, l’atmosfera che si respirava all’epoca nelle case dei quartieri alti, a spiegare come e perché i personaggi di questo romanzo vivano noncuranti della politica, lontani dalle problematiche civili. Pietro Angeli, in particolare, è un «uomo senza qualità» che cerca nell’ amor-passione e nel sentimento il senso della vita senza però avere l’ impressione di trovarlo. Quella che si lascia dietro è alla fine una dolce, coinvolgente nostalgia della famiglia quale porto di duraturi e sereni affetti.
Corriere della Sera del 14 gennaio 2009 – pag. 39
Sono molto lieto di aprire una discussione su questo bel libro di Giorgio Montefoschi e sui temi che tratta.
“Le due ragazze dagli occhi verdi” lo sto leggendo proprio in questi giorni…
Inviterò Giorgio Montefoschi a partecipare a questa discussione.
Montefoschi è uno dei principali scrittori italiani. (Con “La casa del padre” – nel 1994 – ha vinto il Premio Strega).
È la prima volta (se non sbaglio) che Giorgio Montefoschi partecipa a una discussione on line.
Vi invito, dunque, (e vi ringrazio anticipatamente per la collaborazione) a prestare particolare attenzione alla “avvertenza” posta nella colonna di sinistra del blog, che (nell’eventualità) applicherò con particolare zelo.
Come ho precisato nel post, la vicenda narrata nel romanzo si snoda in un arco temporale molto ampio che abbraccia tre generazioni e può essere suddiviso in più fasi…
PRIMA FASE
1956: la prima fase è incentrata sul rapporto tra un bambino (Pietro) e suo Nonno (Cesare). Pietro è il personaggio principale del libro.
–
SECONDA FASE
1966: Pietro, a 22 anni, incontra Laura: la prima ragazza dagli occhi verdi. I due si innamorano, ma – a un certo punto – Laura rifiuta l’amore di Pietro considerandolo – forse – troppo invasivo… possessivo.
–
TERZA FASE
1988: Passano vent’anni…
Laura è sposata con figli. Pietro la ritrova e si innamora di nuovo di lei (o forse è meglio dire che non ha mai smesso di amarla). Tra i due scoppia una nuova passione, che però ha vita breve.
–
QUARTA FASE
Passano altri dieci anni. Maria – la seconda ragazza con gli occhi verdi – incrocia la vita di Pietro. Giovane e bella, è identica a Laura (si scoprirà che ne è la figlia)… e Pietro si accorge che la ragazza si sta innamorando di lui.
Come ho già scritto, quella narrata in questo libro è una grande storia d’amore… un amore anticonvenzionale, che tenta di superarare gli ostacoli, il tempo, i tradimenti.
Vorrei approfondire con voi – e con l’autore – la conoscenza di questo romanzo, discutendo dei temi da esso affrontati.
Per favore la discussione, come al solito, pongo alcune domande…
La prima parte del libro (ambientata nel 1956) affronta il tema del rapporto nonno-nipote (ovvero, l’amore di un bambino per un nonno e di un nonno per un bambino).
Oggi – trascorsi oltre cinquant’anni da quella data – il rapporto nonno-nipote è cambiato o, in fondo, è rimasto uguale? E se è cambiato… è cambiato in meglio, o in peggio?
Un’altro dei temi che affronta il libro è: la relazione tra tempo, amore e “contrasti”.
Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
@ Giorgio Montefoschi
Carissimo, intanto la ringrazio anticipatamente per aver accettato il mio invito…
Alcune domande (che è, poi, una domanda classica):
come nasce questo romanzo?
da quale esigenza?
Per il momento chiudo qui…
A dopo!
Caro Massi
complimenti per questo bellissimo post sulle ragioni dell’amore, sul suo insondabile e segreto esistere.
E complimenti a Giorgio Montefoschi, sensibilissimo interprete delle variazioni e dei misteri del nostro cuore.
Credo, per rispondere alla tua domanda,Massi, che una delle condizioni che consente a un amore di durare nel tempo sia proprio vivere nel tempo, crescere col tempo, aprirsi alle sue provocazioni, ai suoi ribaltamenti, alle sue infinite accelerate e impennate. Viceversa, opporsi a un divenire, chiudersi al suo grattare, persino al suo interrogarci, vuol dire iniziare a finire.
Evolversi in due è una sfida difficile, lo so.
Ma credo che assecondare con umiltà i cambiamenti, interpretarli, assimilarli, sia una strada di pienezza…anche per se stessi.
Un grande abbraccio a entrambi.
Vi seguo con moltissimo interesse.
Complimenti a Giorgio Montefoschi… certo è una bella sfida indagare sui misteri dell’animo umano, “il guazzabuglio” cui alludeva Manzoni, imperscutabile nella sua profondità e spesso ignoto pure a chi ha il coraggio di scendere in quel pozzo di sogni, speranze, desideri inconfessabili di cui è intessuto.
Oggi – trascorsi oltre cinquant’anni da quella data – il rapporto nonno-nipote è cambiato o, in fondo, è rimasto uguale? E se è cambiato… è cambiato in meglio, o in peggio?
Penso alle icone di oggi: Nonno Libero di Lino Banfi rappresenta il nonno di oggi, anziano sì ma informato, attento a se stesso e ai suoi cari, collaborativo e spesso indispensabile per la “gestione” – termine aziandalistico ma purtroppo in questi tempi frenetici, all’interno di famiglie in cui la donna sta di meno a casa, i figli sono spesso emergenze da tamponare… – della famiglia.
Il nonno di una volta, avo custode delle memorie familiari, magari detentore di conoscenze, di pratiche contadine, artigianali et similia… oggi è un residuato. Sono i nipoti ad iniziare i nonni ai misteri della rete o dell’mp3…
Anche se ieri sera, a Floridia, mi ha fatto bene al cuore vedere nonno e nipote, Nunzio e Nunzietto Bruno, fotografi da quattro generazioni.
Nunzio Bruno era il fotografo di Uccello, il grande etnografo. Bruno, stando a contatto con lui, si è “innamorato delle piccole cose”, gli oggetti legati alle arti e mestieri della Sicilia ora raccolti in un museo a Floridia.
Il nipote collabora col nonno ed è bello vedere arte e passione continuare, rivivere attraverso le generazioni.
Che bel tema per un romanzo e per un post!!AH l’amore l’amore,tutti ne parlano ma in pochi ne sono toccati davvero,molti lo temono,altri lo maltrattano,altri ancora lo fuggono,alcuni lo cercano disperatamente e poi non lo riconoscono quando lo hanno accanto.
Sul rapporto nonno-nipote credo che sia cambiato qualcosa nel vivere gli affetti familiari in genere,le famiglie si sono per così dire “ristrette”.Ricordo con grande commozione i tempi in cui la nonna era il faro di una grande famiglia dove tutti avevano la gioia di stare con tutti ad una grande tavola.Oggi mi pare di cogliere che non sia tanto l’affetto a cambiare-che resta importante per nonni e nipoti- ma il contesto entro cui questo sentimento andrebbe coltivato e vissuto.
Per durare non esistono condizioni ideali, nè libretti d’istruzione purtroppo.L’amore ha bisogno d’amore,non vive solo di se stesso,ma io credo si nutra di ciò che sappiamo donargli ogni giorno,ogni attimo per farlo crescere con noi.
……………continuerò il mio pensiero per rispondere alle belle domande di Massimo domani,altrimenti il “mio amore” non mangierà stasera.
C’è una canzone di De Andrè che si intitola La canzone dell’amore perduto. Penso che la conoscerete quasi tutt*. Ebbene, in questa canzone si affronta il tema degli insulti che il tempo riserva invariabilmente a un rapporto fra due persone, si descrive come la passione iniziale sfiorisca per lasciare il posto alla noia. Da animalista e antispecista (ma anche da persona obiettiva) vorrei farvi invece notare come il rapporto fra un essere umano e un animale non umano segua esattamente il percorso inverso: più passa il tempo e più la passione diviene forte.
Giorgio Montefoschi è uno dei miei autori preferiti. Seguirò questa discussione con moltissimo interesse. I temi proposti da Maugeri sono molto interessanti.
Confesso che devo ancora leggere questo nuovo romanzo, ma mi rifarò presto.
Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
Nessuna condizione: la durata è frutto di conquista paziente, ma è anche un dono.
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
Non direi. Zeffirelli disse che se Romeo e Giulietta fossero vissuti si sarebbero tirati i piatti addosso – piatti cinquecenteschi preziosissimi ma sempre piatti – e sono d’accordo anch’io, perché spesso venuta meno la causa del contrasto l’amore finisce.
Le basi devono essere solide: guardare insieme nella stessa direzione. Uomo ideale: quello che mette in pratica ciò che dice “La cura” di Battiato.
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
No. Niente sdolcinamenti, solo cura continua di questo amore, come una pianta che ogni giorno necessita di acqua, luce, attenzione. Ogni giorno, 24 ore su 24, niente vacanze.
continuo le risposte.
L’amore contrastato crea l’illusione di poter durare in eterno perchè è il sogno che lo nutre,l’impossibilità di viverlo che lo rende ancora più appetibile,ma appunto è sogno non vita.
…………….
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?Certo che sono credibili,ma solo se chi li vive crede in quel sentimento,le prove che qualche volta la vita co mette avanti sono ostacoli da saltare,qualche volta si cade,ma le gambe sono più forti dopo. E così è l’amore,quello che non finisce perchè ha il coraggio di cambiare con noi stessi,la forza di non spezzarsi anche se si piega,ma solo e sempre per amore.Ha però bisogno assoluto di essere curato,protetto, custodito come le cose preziose della vita,sostenuto e mai offeso.Quando si ama non si è mai in due soltanto: si è in tre, io te e l’amore.
A me interessa particolarmente l’arco temporale che abbraccia la storia narrata. Mi affascinano le storie a largo respiro. Mi interessa anche questo tipo di storia raccontata nell’ambito di una famiglia borghese.
Vorrei porre una domanda a Giorgio Montefoschi ed a chiunque abbia voglia di rispondere. In questi 50 anni come è cambiata la borghesia italiana?
Vi ringrazio per i vostri commenti e per le risposte alle domande.
Ne approfitto per salutare Simona, Maria Lucia, Francesca, Barbara, Guglielmo (benvenuto a letteratitudine!), Vincenzo.
Stasera ho avuto modo di sentirmi telefonicamente con Giorgio Montefoschi… il quale interverrà appena possibile.
–
Auguro a tutti una serena notte.
Non credo ci siano due amori uguali, quale amore poi? Il sentire un tuffo al cuore per una persona che non si conosce? Si sta male, almeno quando la si conosce a fondo. Affermare il dominio maschile a scapito dell’altro? A volte fa star bene. Seguire l’istinto? Bisogna anche avere un terreno comune. Seguire la ragione allora? Mancherà il tuffo al cuore. E l’incontro? E il tempo? Esiste una persona che ci ‘totalizzi’, ci ‘esaurisca’? Credo di no? Costruire insieme, va bene, ma’”l’amore che strappa i capelli”? In ogni caso, secondo me, ci vuole qualche rinuncia consapevole, se non vogliamo far pagare alla ns compagna/o la ns insoddisfazione. Così pure per coltivare la pianta, che in ogni caso richiede la cura di entrambi per non appassire, come hanno detto Francesca Giulia e Maria Lucia Riccioli.
Parlando di quel poco del libro che ho appreso dalla trama, mi sembra che i personaggi siano straordinariamente veri, che Laura sia quasi un Assoluto naturale, e vorrei chiederlo all’Autore in attesa di leggerlo.
Sì, indagare l’animo umano non è impresa semplice né – a volte – possibile. Perché l’animo umano è succubo delle bizzarrie della natura, delle giravolte della psiche, specialmente i sentimenti e le emozioni, e delle vicende in cui c’imbattiamo attimo dopo attimo, nonché delle situazioni o degli ambienti in cui ci troviamo a vivere.
Non è semplice indagare l’animo umano e impossibile (o quasi) è indagare o interpretare – soprattutto scientificamente – l’eros, inteso come attrazione dei corpi e dell’anima. A mio giudizio, beninteso.
Perché?
Perché l’eros – com’è giustamente riportato sulla quarta di copertina del romanzo di Giorgio Montefoschi – non conosce regole e men che meno confini.
Ma si può sfidare la realtà o la verità. Come ha fatto Montefoschi – indubbiamente uno dei nostri migliori interpreti del sentimento amoroso e delle condizioni in cui si sviluppa – nel suo “Le due ragazze con gli occhi verdi”.
—
Detto questo, provo a rispondere a qualche domanda di Massimo.
D. – Oggi, trascorsi cinquant’anni dal 1956, il rapporto nonno-nipote è cambiato o, in fondo, è rimasto uguale?
R. – E’ cambiato e di parecchio, e in peggio, dal momento che il nipote (ragazzo) tende a trovare stimoli, sfide o protezioni nella propria cerchia di amici o compagni o, altrimenti, nel proprio isolamento, spesso davanti agli strumenti elettronici, pc compreso.
D. – Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
R. – La fiducia, ossia la stima, e la solidarietà reciproche nella realizzazione dei propri progetti o delle proprie aspettative, delineati già durante l’innamoramento. Senza abbattersi mai quando un componente della coppia vive momenti di sbandamento o d’identità. Anzi. E senza scordarsi mai – però – che l’amore ha la stessa vis e lo stesso humus dell’ispirazione poetica: in altre parole, va e ritorna quando vuole lui.
D. – Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
R. – Il sentimento amoroso viene messo alla prova con gli ostacoli. E più gli ostacoli sono ardui da superare, più l’amore si rafforza appunto per superarli. D’altra parte l’amore è una sfida e insieme un’ossessione, o no?
Un saluto cordiale, A. B.
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
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Maggiori (possibilità) se non si molla la presa, se passandoci ‘attraverso’ resta ‘vivo’ dentro ‘qualcosa’.
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Un abbraccio Massimo. 🙂
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
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Credibili dipende da come sono sopravvissuti, secondo me. Da quali equilibri o dis-equilibri si sono innescati. Da come si reggono ancora in ginocchio o in piedi. Se c’è molta apparenza, costruzione superficiale, barriere pur di essere, allora no. Ma può anche essere il contrario, che sia diventato un ‘altro’ non meno affettivamente coinvolgente o importante (almeno per loro).
La vita mi ha insegnato che le cose narrate a volte sono meno sconvolgenti della realtà.
I rapporti tra vecchie e nuove generazioni sono cambiati molto, a beneficio di entrambe.
Non credo però che sia il modello NonnoBanfi a rappresentare tipologie di interazione possibile tra giovani e anziani, forse ne rappresenta solo l’aspetto marginale. Quello che mi fa sperare in una comprensione sempre maggiore è piuttosto la disponibilità ad “ascoltare, scoprire, conoscere” l’altro.
Molto interessante la discussione proposta. Così come il libro di Montefoschi che comprerò nel pomeriggio. Mi ha molto incuriosito.
Credo che noi tutti abbiamo bisogno di credere nell’amore che dura oltre ogni ostacolo. E’ un’esigenza spesso tradita dalla vita reale, purtroppo.
Massimo Maugeri scrive che ‘quella narrata in questo libro è una grande storia d’amore… un amore anticonvenzionale, che tenta di superarare gli ostacoli, il tempo, i tradimenti’.
credo anch’io che di storie così ce ne sia ancora bisogno
Ngiorn.
Io credo ai legami eterni, dopo di che quando capitano questi legami eterni, sono intrecci di stati d’animo e sentimenti, e dire solo “amore” mi sembra fuorviante, quasi adolescenziale. I grandi amori non estinti si trasformano in una specie di marca di fondo, l’atteggiamento mentale con cui si guarda una persona, un certo colore negli occhi ecco. Ma possono essere anche surclassabili. Messi in secondo piano dal presente, e non solo per motivi di pratica, di etica spicciola, sai mo’ ci ho li figli, peccato mannaggia mannaggia.
E c’è un’altra cosa, che tutti credo abbiamo imparato. Nessuno ci lascia mai, e noi non lasciamo nessuno. Ci si lascia. Si scopre ci ho che quell’incastro non era il migliore, non era il nostro. Si scopre che c’era una parte den nostro Se che chiedeva aria e parti a cui agganciarsi, anche se siamo noi quelli piantati – dovrebbe arrivare sempre il momento in cui si prende coscienza della fine apparentemente imposta ma sempre sotterraneamente condivisa.
Sono piuttosto sconvolto. E’ la prima volta che entro in un “affare” di questo tipo.Non avrei mai immaginato che così presto ci fossero tanti interventi.E’ bellissimo!La prima cosa che voglio dire è che Gianmario,senza aver letto il romanzo,c’ha proprio azzeccato:Laura è l’Assoluto.Mamma mia!Era ora!Poi,senza ordine:l’amore non sappiamo quanto può durare.E,probabilmente,è vero,come dicono Maria Luisa Riccioli e Zeffirelli,che se Romeo e Giulietta fossero vissuti più a lungo si sarebbero tirati i piatti in testo. Però,è altrettanto vero,o perlomeno questo è quello che credo,che l’amore,almeno nel momento del suo nascere,deve essere pensato come assoluto:cioè un amore che ammette alterità. E’ quello che ho raccontato nelle “Due ragazze con gli occhi verdi”. Nonno-bambino:ma io sono nonno di sei nipoti e non avrei potuto mai immaginare un amore più dolce e pieno di quello. Come nasce un romanzo? Per me con immensa fatica:senza la più pallida idea di una trama. Pensate che ogni mattina che mi metto al tavolino,non so mai cosa accadrà la riga seguente.Questa cecità mi sfianca,Però è l’unica condizione per poter scrivere.Infatti,tutte le volte che cerco di “anticiparmi” (per l’ansia di non sapere cosa accadrà)faccio uno sbaglio.Ora,dico:per ora,basta.Grazie a tutti!Giorgio
p.s.però,poi,la cosa più bella sarebbe sapere che ne pensate del libro.
SOno un lettore del libro e mi complimento con Giorgio Montefoschi.SOno rimasto colpito dalle belle atmosfere romane e dalla caratterizzazione dei personaggi, sopratutto Pietro. Belle anche le citazioni letterarie.
Due domande curiose per Giorgio Montefoschi rispetto a questo libro che leggerò con molto interesse.
tra i complimenti ricevuti qual è quello che le ha fatto più piacere?
e tra le critiche negative,se ce ne sono state,qual è quella che le ha dato più fastidio?
p.s ‘La casa del padre’ l’ho letto più volte.bellissimo
Gentile dr. Montefoschi, è un piacere poter interloquire con lei.
Volevo chiederle questo. Il protagonista del libro conduce un programma radiofonico intitolato : “incontro con l’autore”.
Questa cosa mi ha colpito. Volevo chiederle : lei che rapporto ha con la radio?
probabilmente il lettore maschio tenderà a parteggiare per il personaggio pietro.
pietro è un po’ una vittima dell’amore che dura nel tempo. alla fine soccombe a questo amore, e verrebbe da pensare -rifacendomi alle belle domande di maugeri- che, forse, anziché puntare ad amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita, bisognerebbe puntare a sopravvivere a certi amori. cosa non facile. pietro, per esempio, almeno secondo me, non c’è riuscito.
cosa ne pensa montefoschi?
un’altra domanda per giorgio montefoschi.
tra i personaggi creati in questo libro qual è quello a cui si sente più legato? a ragion veduta mi verrebbe da dire: pietro.
d’istinto, invece, mi viene in mente laura.
ho indovinato?
tanti auguri e complimenti.
Complimenti per il blog. Non ho letto il romanzo oggetto della discussione, ma conto di farlo presto perché mi sembra davvero molto interessante. Faccio tanti auguri a Giorgio Montefoschi e provo a rispondere alle stimolanti domande.
La prima: sul rapporto nonno-nipote.
Io credo che oggi il rapporto sia migliorato rispetto a qualche tempo fa. Sono dunque d’accordo con Giorgio Montefoschi, se ho ben interpretato il suo commento.
Il nonno di 50 anni fa era più altero, più distante di quello di oggi. Almeno, questo è quello che vedo. Non so se siete d’accordo.
Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
Parlare. Parlarsi. Tanto. Dirsi le cose. Guardarsi negli occhi. Uccidere i silenzi.
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
Sì, perchè il “contrasto” aumenta il bisogno. Per questo rimane più vivido, anche solo nella mente.
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
Sono ancora credibili. Vogliono farci credere che viviamo in una società senza sentimenti, votata al solo apparire. In parte è così, ma solo in parte. Dare fiducia all’amore significa dare fiducia alla vita.
Ringrazio Giorgio Montefoschi, Massimo Maugeri e tutti per la bella occasione di confronto.
Una risposta alla tua bellissima domanda, Massi, la trovi qui:
http://www.youtube.com/watch?v=J11QuEvrwLk
A Giorgio Montefoschi vorrei chiedere se l’incontro con Laura, col suo negarsi e concedersi, non è forse lo scotto che tutti dobbiamo pagare ai sogni sbagliati.O se anche un sogno sbagliato – purchè nostro – non sia comunque l’unica porta, l’unica feritoia per guardare oltre.
Per scoprirci e inventarci capaci di amare.
Per sondare, in quell’amare, il nostro mistero.
Grazie e un grande abbraccio.
i complimenti che mi fanno più piacere sono quelli in cui si dice che il romanzo è ben scritto.le critiche vanno bene tutte,ma non capisco perché ci si ostini a rimproverarmi di non occuparmi,nei miei romanzi,di politica,fatti sociali e storia.io mi occupo del “dentro” dei personaggi.e già è un bel pozzo oscuro.fra i miei personaggi amo più di tutti la coppia bambino-nonno.però è vero che sto molto dalla parte di laura.ciao,fabio:alla radio ho fatto due programmi itineranti per la terza rete:uno fino a santiago de compostela,l’altro sul monte athos.amo la radio.simona,ciao:è vero,nell’amore sondiamo noi stessi e il nostro mistero.grazie a tutti cari amici!!!giorgio
Ho letto il libro e l’ho trovato molto bello. I critici così come i lettori si sono divisi: per Debenedetti il protagonista Pietro Angeli, è un “Uomo senza qualità che cerca nell’ amor-passione e nel sentimento il senso della vita senza però avere l’ impressione di trovarlo”.
Per Lorenzo Mondo “Montefoschi si ingegna di conferire spessore a quello che resta tuttavia un fragile, epidermico eroe”.
Mondo secondo me commette l’errore di attaccare il personaggio e di perdere di vista il romanzo. Pietro Angeli non è un fragile, epidermico eroe ma un uomo che cerca di saldarsi ad un sentimento nel tempo, in questo c’è anche dell’ossessione per certi aspetti, ma questo “capriccio” non gli condiziona la vita. Egli non è né più né meno felice degli altri personaggi del libro, semmai si può rilevare che nel romanzo predomina il grigio, nessuno è salvo, nessuno è condannato; soprattutto nessuno è capace di vivere con la giusta levità.
L’amore non salva, forse, per Montefoschi; al quale vorrei rivolgere la domanda sul perché Laura si allontana da Pietro già in giovinezza, aveva forse presagito in lui un uomo sbagliato, non sposabile, troppo esitante, fuori moda insomma ?
Domenico Fina
Cari amici, vi ringrazio tutti di cuore per i vostri interventi e per le risposte alle mie domande.
Un ringraziamento speciale – e un benvenuto a Letteratitudine – a Giorgio Montefoschi!
Data l’ora tarda auguro a tutti una serena notte.
Tornerò nel pomeriggio con ulteriori spunti e domande per Giorgio Montefoschi…
Grazie per la risposta
complimenti a giorgio montefoschi. leggerò di sicuro questo suo libro. solo per curiosità vorrei chiedere quanto tempo ha impiegato per scriverlo.
Su questo libro avevo letto la recensione di Augias su Venerdì di Repubblica, se ricordo bene.
Augias ne parlava in termini entusistici sostenendo che questo nuovo romanzo è il migliore scritto finora da Montefoschi.
Cosa ne pensa Montefoschi al riguardo? E’ d’accordo con Augias? ‘Le due ragazze con gli occhi verdi’ è il suo miglior romanzo?
So che non spetterebbe all’autore giudicare una propria opera, però magari potrebbe fare un’eccezione
In termini *entusiastici*, chiedo scusa per il refuso.
Guardo l’amore con gli occhi della maturita’ avanzata e quindi con grande distacco. mi viene in mente un poeta francese, forse La Bruyere, non si ama veramente che e una sola volta nella vita, ed e’ la prima, gli amori che seguono sono meno involontari. E spesso e’ proprio la ricerca di quella emozione primitiva che ci condiziona e ci illude. Ma l’amore che non e’ un’unica entita’, ma una somma di varie sfaccettature iridiscenti, puo’ salvarsi solo se riesce a nutrirsi di stima, rispetto, credibilita’, complicita’… e tuttavia, non sara’ amore ma solo una parte di esso che potra’, pero’, resistere all’usura del tempo. Forse…
In quanto agli amori contrastati io credo che si nutrano di un’autocombustione che li portera’ ad uno sfinimento senza nessuna possibilita’ d’appello. possono finire perche’ nessuno piu’ li contrasta e quindi non c’e’ piu’ il gusto del proibito; possono finire perche’, uniti proprio dal contrasto, finiranno poi sbattersi in faccia ciascuno le proprie rinuncie.
p.s. oggi qui fa molto freddo ed il cuore ne ha risentito.
ottimo il giudizio di domenico fina!e’ proprio così.silvana:ci ho messo tre anni,ora ne ho cominciato uno nuovo:incontrando immense difficoltà.non so,mario,se è il mio libro migliore:molti,oltre ad augias,dicono però di sì.nicoletta:concordo pienamente.grazie a tutti!giorgio
Cari amici, vi ringrazio ancora una volta per i vostri interventi.
E ringrazio Giorgio Montefoschi per la sua presenza e disponibilità.
Provo a interagire con qualcuno di voi (partendo dal basso verso l’alto).
–
Un saluto e un ringraziamento speciale a Nicoletta Morrico che – lo preciso anche a beneficio di Giorgio Montefoschi – ci scrive dal Sud Africa.
Nicoletta, tra le altre cose, presta la sua benemerita attività presso la Società Dante Alighieri di Johannesburg.
Brava, Nicoletta!
(e speriamo che il freddo dalle tue parti possa diminuire)
@ Simona
Anche a me i temi trattati da questo romanzo mi hanno fato venire in mente “l’amore ai tempi del colera”.
Non ho visto il film, ma ho letto il bellissimo libro di Garcia Marquez (uno dei miei preferiti).
Anzi, ne approfitto per chiedere a Giorgio Montefoschi cosa pensa di questo romanzo di Garcia Marquez…
Qui sopra Mario ha citato la recensione di Augias.
La inserisco nel commento di seguito…
Il miglior Montefoschi? Questa storia d’amore
di Corrado Augias
–
Giorgio Montefoschi manda in libreria quello che giudico il suo romanzo più bello, Le due ragazze con gli occhi verdi, una storia d’amore. L’autore gioca sul più scontato, banale tema narrativo, costruendo su questo sentimento che può ridursi (ed è spesso ridotto) a sdolcinata svenevolezza, la vita del suo protagonista, trasformando gli accidenti dell’amore, gli slanci, le ripulse e l’indifferenza, in una ragione di vita.
La storia della famiglia Angeli comincia negli anni Cinquanta. I genitori, due figli, Pietro e Livia, un nonno amatissimo da Pietro. Roma, quartiere Parioli, un villino costruito negli anni Trenta. Agiatezza, normalità borghese, la città, il suo cielo, le strade, i parchi, un tessuto urbano e sentimentale di cui Montefoschi è certamente il narratore più dotato. Pietro incontra Laura Barbi, bella ragazza dagli occhi verdi, stesso quartiere, stesso ambiente. Il ragazzo le piace, si lascia baciare, ma, sia malizia o superficialità, è chiaro che lei gioca. Infatti, mentre Pietro si rende conto che l’amore per Laura sta diventando il centro della sua vita, lei un giorno di colpo lo pianta.
Il romanzo è scandito in blocchi temporali. Dopo circa vent’anni, 1988, i due si rincontrano. Lei ora è sposata con un uomo ricco, parecchio più anziano, ha due figli. Pietro, che voleva diventare scrittore, ha ridimensionato la sua ambizione: lavora per un produttore di film. Laura un giorno sale da lui, gli si concede, però quasi con distrazione, prima di sparire nuovamente. Quando si rincontrano, siamo prossimi al 2000, Laura confessa in lacrime di avere “un brutto male”, che, infatti, di lì a poco la stroncherà.
Che cosa sarà di Pietro non voglio dirlo. L’autore isola i personaggi, intorno a loro vediamo solo Roma e il suo cielo, un po’ di mare verso Anzio, la bellezza solare e malinconica della Val Pusteria: niente politica, niente televisione. Anche per questa scelta esemplare la narrazione ha momenti altissimi. Il decadimento mentale e la morte della madre di Pietro sono d’intensità straziante. Commovente, nel suo grigiore, la figura del padre. È come se, chiusi nel loro isolamento, i personaggi riuscissero a far lievitare il grumo dei sentimenti imprimendogli un’intensità epica quale raramente s’incontra in un romanzo.
(30 gen 2009)
Il Venerdì di Repubblica
Fabio, nei commenti precedenti chiedeva a Montefoschi del suo rapporto con la radio.
E Giorgio Montefischi ha risposto: “alla radio ho fatto due programmi itineranti per la terza rete: uno fino a santiago de compostela, l’altro sul monte athos. amo la radio”.
A proposito di radio vi segnalo il link a Fahrenheit, dove Marino Sinibaldi ha intervistato il nostro ospite:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_libro.cfm?Q_EV_ID=276382
Così potrete sentirne la voce.
(Dall’intervista emergono molti dei temi trattati qui).
Ho seguito la discussione con molto interesse. Sarebbe possibile leggere qualche brano del libro?
Un assaggino 🙂
Rispondo a qualcuna delle domende di Massimo.
Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
– Dotarsi di tanta, tantissima pazienza. E poi un giochetto di parole: più in amore si è duri, meno l’amore dura.
Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
– Forse sì, paradossalmente sì. Una mia mica mi diceva che il rapporto con il suo uomo va bene perchè si vedono poco. Meno ci vediamo, meno litighiamo……. vabbè, non è che poi sono tanto d’accordo
Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
– Sono credibili, ma chi è pieno di romantica illusione ci crede ancora di più
🙂
sui nonni non mi pronuncio.
Grazie mille, Annalisa. E ancora grazie a tutti.
Tornerò domani sera con ulteriori spunti.
Ripropongo le domande del post per chi volesse cimentarsi a rispondere (e non l’ha ancora fatto):
–
1. Oggi il rapporto nonno-nipote è cambiato o, in fondo, è rimasto uguale? E se è cambiato… è cambiato in meglio, o in peggio?
–
2. Quali sono le condizioni ideali perché un amore possa durare nel tempo?
–
3. Un amore “contrastato” – seppur travolgente – ha maggiori o minori possibilità di rimanere vivido (anche solo nella mente), rispetto a un amore privo di ostacoli?
–
4. Gli amori che sopravvivono agli ostacoli, al tempo, alle imboscate della vita… sono ancora credibili, o solo il frutto di una romantica illusione?
Una serena notte a tutti…
Serena notte a tutti..ho scorso i post precedenti e ho riletto i quesiti posti da Massimo.Purtroppo per me non ho ancora letto il romanzo di Giorgio Montefoschi,ma prometto di farlo quanto prima.Mi sento chiamata in causa dalla quarta domanda di Massimo..la mia risposta è si,gli amori che sopravvivono a ostacoli,tempo e imboscate della vita sono credibili..e io ne vivo uno da più di tre anni.
Ho rincontrato dopo dodici lunghi anni un carissimo amico,forse un uomo di cui ero innamorata,ma a ventun anni è difficile,credo,riconoscere l’amore.Ci siamo ritrovati per caso e tutto è ricominciato lì dove era finito:stessa confidenza,stessa complicità,una grande attrazione fisica e..amore,folle,totale,che mi porta ogni quaranta giorni a prendere un volo per l’Inghilterra e raggiungere il mio compagno,complice,amico,amante.
Ci rincorriamo,ma siamo felici e i giorni che viviamo assieme sono intensi,appaganti,un’oasi lontana anni luce dai problemi-e ne abbiamo tanti-.
Se tutto questo è un’illusione,la fantasticheria di una donna cresciuta con “Cime Tempestose” o “Tess”,imbevuta dei versi di Emily Dickinson,che si è commossa per “L’amore al tempo del colera”,beh..allora non svegliatemi.
Buonanotte.
@ Giorgio Montefoschi
Mi è sfuggito di chiedere a Giorgio Montefoschi il “movente” o le ragioni ultime che l’hanno spinto a scrivere “Le due ragazze con gli occhi verdi”.
Nella sua recensione, Antonio Debenedetti scrive che l’Autore, nel corso di questa vicenda (romanzo) in continuo crescendo emotivo, viene recuperando i valori fondanti della famiglia e della coppia …
Risiede, dunque, il “movente”, in una forte presa di posizione contro i cambiamenti, gli sfaldamenti, le crisi persino ideologiche che investono l’istituto familiare in Italia come altrove?
Cordialmente, A. B.
Rispondo alle domande di Massimo.
1) Io avevo una sorta di timore riverenziale nei confronti dei miei nonni, un rispetto quasi solenne. Oggi mio nipote a 13 mesi mi fa le pernacchie.
2) Le condizioni ideali affinché un amore possa durare nel tempo sono: che alla passione, fatalmente destinata a scemare nel tempo, subentri il rispetto, l’amicizia, la stima reciproca. Traguardo difficilissimo da raggiungere, a meno che non ci siano solide affinità caratteriali.
3) un amore contrastato intriga di più perchè il desiderio del proibito fa presa sull’immaginario.
4) Gli amori che sopravvivono al tempo sono una romantica illusione…in fondo le donne sono come le automobili: dopo qualche tempo, se non superano la revisione vanno cambiate.
Auguri a Giorgio Montefoschi di cui ho letto il precedente affascinante romanzo.
Ad Antonella Leogrande.
Brava, Antonella. Sei tutti noi. Credici. Credici fino in fondo. Credici sempre.
A Giorgio Montefoschi faccio tanti auguri per il nuovo libro. Sarò una sua nuova lettrice.
I miei complimenti a Massimo Maugeri… tutto quello che propone è interessantissimo.
x MAUGERi…Se dovesse avere un pò di tempo, gradirei che mi contattasse per scambiare un parere.
sugli amori contrastati sono d’accordo con zappulla e qualcun altro che ha espresso il suo parere nei commenti sopra.
un amore contrastato viene per forza di cose idealizzato, viceversa subirebbe l’inevitabile logorio quotidiano che uccide quasi tutti gli amori.
un amore dura nel tempo solo per forza di volontà, solo che a quel punto non è più amore ma solo l’ombra di se stesso.
scusate, ho subito ferite recenti. si capisce vero?
auguri a tutti, e a montefoschi per il suo romanzo
vorrei per una volta sola rispondere alla quarta domanda di massimo maugeri.gli amori che sopravvivono agli ostacoli,al tempo e alle imboscate della vita esistono.non sono il frutto di romantiche illusioni.ma,come tutte le cose della vita,hanno bisogno di essere messi alla prova.in altri termini,non vengono graziosamente elargiti:sono il frutto di una conquista.che deve rinnovarsi di giorno in giorno.a chi mi domanda come è nato il mio ultimo romanzo,rispondo:in maniera identica agli altri.cioè nella più totale cecità di quello che sarà.grazie a tutti e a presto.giorgio
Condivido in pieno il precedente commento di Giorgio Montefoschi in risposta alla domanda di Massimo Maugeri.
Ovvero: gli amori che sopravvivono agli ostacoli sono il frutto di una conquista quotidiana.
Credo che chi parli di illusione sia vittima del disincanto. E il disincanto nasce dalle batoste che ti dà la vita e che ti lasciano a terra, stremato.
Bella discussione. Comprerò Le due ragazze con gli occhi verdi.
Il tema nonno/nipote mi sta a cuore. Io ho una teoria in proposito. E cioè che il rapporto nonno/nipote è migliorato (Zappulla scrive ‘Io avevo una sorta di timore riverenziale nei confronti dei miei nonni, un rispetto quasi solenne. Oggi mio nipote a 13 mesi mi fa le pernacchie’), nel senso che è meno formale.
Invece il rapporto padre/figlio mi sembra più debole, più carente. Non so se siete d’accordo. Cosa ne pensate? può essere un problema generazionale?
Caro Montefoschi,
intanto grazie della sua gentile disponibilità.
Di ciò che dice un’espressione mi commuove: la cecità totale, il non sapere ciò che sarà.
Credo che possiamo applicare questo anche all’amore.
Scrittura e amore sono due atti di affidamento, e, usiamo pure questa parola, di FEDE. Credere che la storia ci porterà per mano anche se non ne intravediamo intrecci né conclusione e che non ci lascerà cadere in un oscuro abisso. Credere che l’amore non ci condurrà in un baratro ma ci arricchirà, ci trasformerà.
Grazie di queste parole. Spesso per scrivere o per amare io cerco certezze, quando invece dovrei affidarmi. Avere più fede.
@Salvo che sta allo scherzo: e te credo che tuo nipote ti fa le pernacchie… se dici che le donne si rottamano! Molti uomini non sopravviverebbero al primo tagliando…
🙂
Tornando seri: il rapporto padre/figlio, nipote/nonno è meno formale e più spontaneo. Una canzone attuale che mi piace molto è FATHER AND FRIEND, in cui padre e figlio non si nascondono i propri sentimenti, anche perché c’è poco tempo, LIFE IS TOO SHORT.
EVERY TIME I LOOK AT YOU I SEE MYSELF AND I’M SO PROUD OF YOU, FOR YOU HAVE MADE ME WHAT I AM, A BETTER MAN…
A Montefoschi io vorrei chiedere – ma qualcun altro lo ha già fatto – quali cambiamenti generazionali intravede nella storia italiana recente e se è ottimista sul futuro del nostro paese. Mi pare di capire che a lui interessano i sentimenti, ciò che è più privato rispetto all’orgia di pubblico che è diventata la tanto pretesa privacy di oggi…
@Mary Lucia. Non essere impertinente con un povero nonnino che null’altro ha da chiedere alla vita, se non di concludere la propria esistenza in una tranquilla casa di riposo.
Grazie, Salvo. E grazie, Maria Lucia.
E un ringraziamento anche a tutti i nuovi intervenuti: Amelia, Filippo, Anna, Sonia, Mariella, Ausilio.
Ovviamente ringrazio Giorgio Montefoschi.
Come ha già messo in rilievo Maria Lucia è proprio bello il riferimento alla “cecità” (intesa come intraprendere un viaggio senza vedere il punto d’arrivo). Vale per l’amore, ma – in fondo – anche per la scrittura.
Ad Antonella Leogrande vanno tanti ringraziamenti per l’aneddoto che ci ha raccontato… e tanti in bocca al lupo per il suo futuro.
Torniamo al libro di Giorgio Montefoschi…
Qualche giorno fa “Le due ragazze dagli occhi verdi” ha beneficiato di un riconoscimento prestigiosissimo: il Premio Letterario Internazionale Isola D’Elba
http://www.premioletterarioelba.it/
–
Tantissimi auguri e complimenti!
Il presidente della giuria del Premio, Alberto Brandani, parlando dell’opera, ha affermato: «È un libro di notevole valore. Racconta la storia di una piccola borghesia romana spalmata in quattro blocchi temporali».
Poi nell’articolo che potete leggere sul sitodel Premio leggiamo:
I rimandi letterari sono evidenti; una specie di richiami analogici con Moravia e Cassola, pur restando, l’autore, fedele alla propria individualità.
@ Giorgio Montefoschi
Quando parlano dei sui libri, citano spesso Moravia (in questo caso si parla anche di Cassola).
Lei è d’accordo? Trova che la sua scrittura, e le storie che racconta, richiamino in qualche modo quelle di Moravia (e, in questo caso, di Cassola)?
Sempre nel citato articolo (ma anche in altri luoghi) si fa riferimento a Rudyard Kipling (per “Kim”), a Vladimir Nabokov (per “Lolita”) e a Emily Bronte (per “Cime tempestose”).
Giorgio Montefoschi, che tipo di rapporto ha con le opere citate? che cosa ne pensa?
Per il momento chiudo qui.
Auguro buona notte a tutti!
Sono d’accordo con coloro che affermano l’immortalità dell’amore impossibile: la sua concreta realizzazione nel quotidiano è una prova spesso difficile da superare. I sentimenti subiscono delle trasformazioni nel tempo, solo che spesso ci rifiutiamo di prenderne atto. Allo stesso modo non accettiamo i cambiamenti inevitabili nelle persone…
noi non sopravviviamo, l’amore sì.
Pietro Angeli è epico nel non lasciar svaporare un sentimento e nel rianimatrlo nel tempo ed è allo stesso tempo discreto perché non vorrebbe forzare le cose. Mi ricorda Frederic Moreau di Flaubert. Ma, ripeto, non è un eroe desolante perché nello scenario arido in cui si muove, in lui resta in fondo una salutare freschezza di sentimenti.
Buona giornata
Domenico Fina
Per Domenico Fina.
Non ho letto il libro, ma da quello che ho capito in questa discussione mi viene da pensare che per nulla al mondo vorrei essere nei panni di Pietro Angeli. Proprio per via di questo suo amore ostinato e discreto, non è un personaggio destinato alla sofferenza? Questa freschezza di sentimenti non rischia di tramutarsi in pesantezza d’anima?
Lo chiedo anche a Montefoschi.
Comunque sono molto curioso e leggerò il libro.
“Una donna sposata con due figli e un marito che le vuole bene non puo’ e non deve comportarsi come mi sono comportata io. La felicità non conta: non è obbligatorio essere felici sempre”. Questa frase è rivolta a Pietro da Laura, anche Laura non è il massimo della contentezza; nel romanzo nessun personaggio è privo di sofferenze. La sofferenza di Pietro, se più dire così, è una sofferenza più sola delle altre, meno condivisa e meno sperimentata da quelli che lo circondano.
Cosa serve a un amore per vivere? Tante parole, complicità, lealtà. Servono tanti ingredienti, ma è la sensibilità di ognuno a mescolarli crando la giusta amalgama. Purtroppo ho perso nel tempo un po’ di romanticismo. Ci vuole coraggio, ecco. E tanta pazienza.
Leggerò il libro perchè l’argomento mi intriga moltissimo.
Ciao Massimo, un bacio!
E’ bellissima la motivazione del premio! Bello quel riferimento al fatto che si tratta di un libro d’amore, in cui la persona amata, però, è assente.
E’ delicatissima questa relazione tra assenza (fisica) e presenza (intima, spirituale).
Vivere dentro.
E tra intimità ed estraneità.
Nostalgia per entrambe.
Vorrei fare a Montefoschi i miei complimenti per questo premio meritatissimo e chiedergli se l’amore che dura , infondo, non è che questo: averlo in noi, anche quando è fuori di noi.
Un abbraccio
@Silvia: che bello leggerti!
SIMONAAAAA…..aspettavo di avere due minuti, ma dico due, da dedicare tutti a te per farti infiniti e sentitissimi complimenti per il meritato premio Vittorini opera prima. Donna straordinaria, ammetto che -sempre con tanto affetto- ti invidio un po’. Baci
Complimenti vivissimi a Montefoschi per il premio…
Non è la domanda più adatta da porgli in questo momento, ma…
Cosa ne pensa dei premi letterari, specie quelli italiani?
La frase che dice Laura, “La felicità non è obbligatoria”, mi ha colpito molto. Capita a chi ha scelto la strada del matrimonio, a chi ha scelto, ed è stato scelto, per la vita, di avere slanci per un’altra persona. Quasi sempre, sono slanci mentali, e tali restano. La ragion di stato, o ragion di famiglia, se vogliamo definirla così, ha quasi sempre il sopravvento.
La storia, comunque, la trovo molto originale. Personalmente, mi sono innamorato tanti anni fa di due occhi verdi, e li ho pure sposati. Sono occhi in cui è effettivamente facile perdersi, tuffarsi e nuotare come in un mare lindo.
Mi è capitato pure di incontrare, dopo vent’anni, una fidanzatina tanto amata in passato. Ma è stato strano, è stato brutto. La mente (almeno la mia) andava in flashback su balli romantici, baci appassionati, letti disfatti, ammortizzatori distrutti, promesse d’amore eterno; ma la lingua (di entrambi) parlava di scuole elementari, di bambini, di baysitter. Bleah! E’ stato strano, ed è stato brutto. Come periziare, sul volto tanto amato, un paio di rughe che negli anni ottanta non c’erano. Per tacere delle mie…
Caro Massimo, credo che il rapporto tra nonni e nipoti oggi sia molto cambiato. Ciò è dovuto al tipo di società del nostro tempo. Il modello di famiglia patriarcale è tramontato. Il nucleo familiare ormai è formato da genitori e figli, nel migliore dei casi. Gli appartamenti sono piccoli e non permettono la presenza di altri esponenti familiari. Fino ai primi anni sessanta i nonni rappresentavano ancora la memoria storica della famiglia, spesso parlavano per proverbi e la loro saggezza era indiscussa. Ci si sedeva da bambini attorno al nonno o alla nonna e loro raccontavano e si rimaneva incantati ai loro racconti, si imparava un linguaggio, a volte il dialetto, si faceva esperienza. Adesso questo non è più possibile. Ci si vede poco con la famiglia di origine, se va bene una volta la settimana. I nipotini conoscono poco i nonni e poi hanno nuovi modelli che insegnano loro la vita. Si rifanno alla televisione che oggi è diventata maestra di tutto, purtroppo. Non esiste più l’incanto. Le fiabe sono scomparse. Il mistero è perduto. Maria Rita Pennisi
Bisogna distinguere tra innamoramento e amore. L’innamoramento è la fase immediata dell’amore. E’ legata al momento in cui vedi la persona di cui ti innamori e senti quell’emozione, che abbiamo provato tutti almeno una volta. Poi c’è la fase successiva. Se l’amore è sorretto dalla stima reciproca, dagli interessi che a volte possono essere per cose diverse, che non coinvolgono l’altro, ma che in ogni caso non lo escludono le cose sicuramente vanno bene. La cosa che io credo fondamentale in un rapporto sentimentale è la cura dell’altro. La persona amata non deve sentirsi abbandonata nemmeno per un momento. Molti amori finiscono perché uno dei due si sente abbandonato. Io non credo al ti amo, ma non te lo dimostro. Quando amiamo lo dimostriamo anche con un semplice sguardo o un semplice gesto, che magari agli altri sfugge, ma non certo al destinatario. Bisogna imparare ad amare. Cito una frase non mia, ma che mi piace tanto:”Dove non c’è amore, mettici amore e amore ci carà”. Queste parole possono adattarsi alla vita di ognuno di noi, per questo credo siano fondamentali.
Cari amici, grazie mille per i nuovi bei commenti che avete inviato.
Ne approfitto per salutare i nuovi intervenuti: Gabriella, Giovanni, Domenico, Simona, Maria Rita.
E ancora: Silvia (bentornata!), Maria Lucia, Maurizio…
Spero che Giorgio Montefoschi abbia la possibilità di leggere i nuovi commenti e di intervenire di nuovo a sua volta.
In ogni caso trovo che questa discussione sia stata arricchente (almeno per me).
E di questo vi ringrazio tutti.
Non ci sono più le nonne di una volta! Le attuali nonne sessantenni non hanno più i capelli bianchi, non le trovi mai in casa, hanno l’abbonamento al cineforum-teatro-analista-talvolta palestra. Hanno dismesso la produzione di biscotti, dolci, ed altre leccornie. E se sono vedove, spesso hanno il “compagno”. Non inteso come comunista, ma percepito, da parte del nipotino sempre più confuso, come un estraneo-non-si-sa-chi-è.
Son rimaste, per fortuna, le nonne ottantenni, quelle sì rassicuranti e davvero D.O.C., old style.
@De Angelis.
E mi pare anche giusto da parte loro. Le nonne (o i nonni, guarda cosa mi tocca fare: difendere la categoria…li mortacci!) non devono vivere ad uso e consumo dei nipoti, attendere in un angolo che si esauriscono i loro giorni. Hanno anche il diritto di rendersi giovanili, cercarsi un compagno (se sono rimasti vedovi) con cui parlare, andare a teatro, fare vita sociale. La vita va consumata fino all’ultimo. La solitudine è una gran brutta bestia e i giovani non hanno tempo da dedicare agli anziani. Pazienza per i biscotti. Spesso l’egoismo e l’ingratitudine dei figli nei confronti dei genitori sono davvero impietosi
la trama ricorda “forte come la morte” di maupassant, se non erro
@Salvo.
Tutto giustissimo, per carità. Vedevo solo il fenomeno dalla parte dei bambini, che restano disorientati. Insomma, una nonna uguale alla mamma, e un nonno uguale al papà, credo li confonda.
@ Salvo e Maurizio
Interessante il vostro scambio sulle nonne:-)
@ Rex
Non ho mai letto “forte come la morte” di Maupassant.
Però il tuo intervento mi ha fatto venir in mente una interessante annotazione sulle trame firmata da Ronald B. Tobias, docente al Dipartimento di Teatro e Comunicazione alla Montana State University.
Tobias ha teorizzato (illustrandole) l’esistenza di trentasei trame in tutto.
Trentasei trame che abbracciano l’intera storia della letteratura…
Scrive così: “Trentasei trame, un’intera gamma di possibilità che spazia in tutto il territorio dell’immaginazione umana, dagli albori dell’attività letteraria ai nostri giorni.”
(cfr. “Il grande manuale di scrittura creativa” – Editrice Nord – pagg. 118-126)
–
Insomma… tutto quello che scriviamo, alla fine, è già stato scritto. Secondo me l’importante è tentare di “rivisitare” l’esperienza umana (già ampiamente sviscerata in tutte le salse) con il punto di vista di uomini e donne appartenenti all’epoca in cui ci è stato dato vivere.
Auguro a tutti una buona domenica.
In nova fert animus mutatas dicere formas…
Ve lo dico con Apuleio: scrivere è narrare di forme nuove in corpi nuovi.
L’esperienza umana è un trasmutare di forme, ma credo che l’essenza permanga. Variazione sul tema è la nostra esistenza individuale, stessa cosa per la scrittura.
Le nonne e i nonni non sono più quelli di una volta, perché sono molto più giovanili. Il fatto è che l’età si è “spostata” in avanti per tutti.
Non ci sono più i nonni di una volta, ma nemmeno i nipoti.
I nipoti di oggi, già a dieci anni sembra che ne abbiano venti (rispetto a quelli di 50 anni fa). Arrivati a venti poi si fermano, e rimangono bamboccioni fino ai quaranta o giù di lì.
Ciao a tutti
🙂
vorrei ringraziare tutti,e in particolare domenico fina per i suoi due interventi.mi è piaciuto molto il fatto che abbia detto che la sofferenza di Pietro è una sofferenza più sola delle altre.in questo modo riconosce al mio personaggio una identità e una complessità che altri ignorano.voglio dire:non è necessario essere “eroi romanzeschi” per essere protagonisti di un romanzo moderno.anzio:io sono convinto del contrario,sopratutto dopo il romanzo di musil.ma questo non significa che gli uomini che sembrano senza qualità non possano avere sentimenti profondissimi,o grandi voragini nascoste dietro la maschera.grazie di nuovo a tutti.giorgio
@ Giorgio Montefoschi
Caro Giorgio, sono io che ringrazio te per aver accettato il mio invito a partecipare a questa discussione.
Per te si trattava della prima esperienza in Rete (in un blog). Spero che, in un modo o nell’altro, possa essere stata arricchente.
Per me lo è stata.
E per questo ti ringrazio ancora.
Caro Massimo,l’esperienza è stata bellissima e molto interessante.Non vorrei che finisse,ma non so come funzionano queste cose. Comunque,riguardando gli ultimi interventi,mi sono accorto di aver trascurato,colpevolmente,Simona Lo Iacono.Quello che dice dell’amore:”averlo in noi anche quando è fuori di noi”,mi sembra molto importante.Grazie.A presto.Giorgio
Carissimo Giorgio Montefoschi, mi avrebbe fatto piacere leggere un pezzettino di questo suo romanzo. Anche un brano breve. Sarebbe possibile? Lo chiedo anche a Massimo Maugeri.
Grazie davvero a Giorgio Montefoschi per la sua cortese disponibilità… beh, se a “Letteratitudine” ha vissuto la prima esperienza in rete Massimo può ritenersi onorato e pure tutti noi!
Alina, certo che sarebbe possibile (se Giorgio Montefoschi è d’accordo).
@ Maria Lucia
Grazie, cara!:-)
Caro Giorgio, la discussione può andare avanti tranquillamente fintanto che si trovano nuovi spunti…
Come suggerisce Alina, se sei d’accordo, potremmo inserire un brano estratto dal libro.
sì certo inseriamo un brano del libro,come suggersice alina.e andiamo avanti!giorgio
Carissimo, Giorgio… molto bene!
Nei prossimi giorni sceglieremo, insieme, un brano da inserire. Magari uno che riterremo particolarmente “significativo”.