“Le nostre verità” di Kamala Harris (La nave di Teseo, 2021) nel racconto del traduttore del libro, Giovanni Agnoloni
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Il nuovo appuntamento dello spazio di Letteratitudine chiamato “Vista dal traduttore“ (dedicato, per l’appunto, al lavoro delle traduttrici e dei traduttori letterari) è incentrato sull’autobiografia della vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Kamala Harris, intitolata Le nostre verità, pubblicato da La nave di Teseo e tradotto da Giovanni Agnoloni.
Ed è appunto lo scrittore, traduttore letterario e blogger Giovanni Agnoloni a farci entrare nell’autobiografia della Harris da lui tradotto, raccontandoci qualcosa del libro e svelandoci qualche piccolo “segreto” di traduzione.
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Tradurre Kamala Harris, Le nostre verità (La nave di Teseo, 2021)
di Giovanni Agnoloni
Una delle scommesse più difficili da gestire e da vincere, per un traduttore, è sfatare l’adagio “presto e bene non stanno insieme”. Si pensa sempre – e, almeno in teoria, a ragione – che per fare un lavoro di cesello servano mesi e infinite riletture. Il fatto è che i tempi dell’attualità spesso impongono di stare “sulla notizia” e di approfondire, in termini di quantità e qualità, la potenza espressiva di un testo in un tempo sia pur ragionevolmente breve. Allora ci si rende conto di quanto sia importante mettere insieme e far collaborare – e direi quasi deflagrare – tutti gli ambiti di conoscenza esplorati nel corso degli anni con lo studio e la pratica.
Proprio questo tipo di esperienza ho avuto nel tradurre The Truths We Hold (Le nostre verità), l’autobiografia della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris. Un testo che, pur non essendo in senso stretto un romanzo, e nemmeno un saggio, racchiude in sé, direi quasi plasticamente compressi e potenziati, gli aspetti più interessanti tanto della buona narrativa quanto della miglior saggistica, ovvero una grande intensità emotiva espressa in bello stile e una densità e precisione di informazioni storiche, politiche, giuridiche ed economiche, presentate in foggia persuasiva e coinvolgente.
Mi sono così trovato a calarmi, in velocità e profondità, in un mondo complesso quanto una vita ricca e costellata di momenti cruciali, anche perché, a ogni sua “stazione”, è imbevuta di atmosfere di luoghi e di eventi che si estendono dall’India – da cui la madre di Kamala Harris partì per venire a studiare in California – a tutto il territorio statunitense e oltre, man mano che la vita dell’autrice procedeva, attraverso gli studi, le esperienze di interazione con le migliori menti dell’attivismo americano e la carriera forense, fino agli incarichi di procuratore distrettuale di San Francisco, procuratore generale della California e senatore degli Stati Uniti.
Questa autentica – professionalmente e letterariamente – corsa sull’ottovolante di un’esistenza complessa e appassionante mi ha permesso di mollare qualunque freno mentale un traduttore possa avere nel porsi davanti a un testo. Ovvero, mi ha consentito di realizzare quello che il mio maestro di chitarra classica Ganesh Del Vescovo mi dice sempre: «La tecnica va curata molto, ma alla fine devi tirar fuori quello che hai dentro e buttarti». In effetti non avrei potuto tradurre il libro di Kamala Harris se avessi usato solo le pur necessarie competenze maturate grazie ai miei studi giuridici e l’esperienza di anni di traduzioni di libri storici e documenti di rilevanza commerciale ed economica. Verissimo. Ma ancor meno ci sarei riuscito se non fossi stato io stesso uno scrittore portato a scandagliare i meandri dell’animo di personaggi molto diversi e a sentirmi tutt’uno con essi – nella speranza di riuscire a produrre lo stesso effetto nei miei lettori. E, in un certo senso, in questo caso è stato facile. Voglio dire, quando un testo nasce in misura parimenti importante dal cuore e dalla mente, e l’autrice vi rappresenta se stessa senza pudori riguardo ai particolari più sofferti della propria esistenza, l’immedesimazione di chi, per mestiere, deve rendersi interprete della sua voce in un’altra lingua avviene in modo molto più immediato. Di conseguenza, ti accorgi di riuscire a esprimere bene, con le tue parole, quelle di una donna in apparenza così diversa da te.
In effetti, a prescindere dalla mia simpatia per Kamala Harris, è chiaro che i nostri bagagli di esperienze sono ben differenti – al netto di importanti punti di consonanza, per quanto riguarda la formazione giuridica e la sensibilità al tema dei diritti umani. La convergenza, comunque, è stata immediata, di modo che si è verificato qualcosa di simile a quello che, in Blade Runner 2049, avviene quando l’ologramma della ragazza-compagna del protagonista si sovrappone alla donna reale presente nel suo appartamento. In altre parole, una “comoda” sovrapposizione di voci. Il fatto che poi, qui, si trattasse della voce di un uomo sovrapposta a quella di una donna cambia di poco la realtà, visto che spesso, nei miei libri, affido ruoli di prim’ordine a personaggi femminili, e peraltro sono convinto che l’animo umano, indipendentemente dalle specificità dei generi, sia alla base uno – e in ogni caso uno scrittore, o un traduttore in quanto “interprete”, deve sapersi calare anche in punti di vista diversi dal suo. Anzi, è proprio questa la scommessa più interessante.
Quindi, la riflessione di fondo che mi sento di fare partendo dal prezioso pretesto di questo lavoro, è che più ricco è il tuo campionario di esperienze (in termini professionali, artistici e di vita), migliore sarà la tua adesione al mondo interiore degli autori che andrai a tradurre, perché intuirai con chiarezza le vibrazioni intime della loro vita interiore, oltre agli scenari generali in cui si sono mossi (o hanno inserito i loro personaggi), e per ognuna di queste “note” troverai la resa tecnicamente migliore nella tua lingua.
Nel caso de Le nostre verità, tutto questo mi si è rivelato con assoluta evidenza nel capitolo che l’autrice ha dedicato alla struggente vicenda della malattia e della morte di sua madre. In questa non solo ho rivissuto il dolore della perdita di mio padre, ma ho colto precisamente il nervo scoperto dell’umanità di un personaggio di alto profilo istituzionale. Così si è realizzato quel riconoscimento, ovvero la “sovrapposizione” a cui prima facevo riferimento. Tuttavia, nell’arco dell’intera successione dei capitoli, da quelli sulla vita a Oakland negli anni dell’infanzia a quelli sui primi passi nella magistratura e successivamente sulle battaglie per i diritti civili, sugli abusi delle industrie farmaceutiche, sulla speculazione successiva alla crisi dei mutui che avrebbe portato al crollo dell’economia globale del 2008, e ancora sui programmi di istruzione e reinserimento a beneficio dei detenuti o sulla lotta per far ottenere la cittadinanza ai “Dreamers” – i giovanissimi figli di immigrati irregolari –, si percepisce un interessantissimo trait d’union tra la dimensione del lavoro di Kamala Harris come magistrato, e poi come senatore, e il suo retroterra umano e culturale. Quindi, per me che cercavo ogni volta la chiave giusta per trasporre il testo in italiano in modo ricco e convincente, era come spostarmi in continuazione lungo una spoletta lessicale e stilistica, tale da combinare un linguaggio tecnicamente rigoroso con la veracità di parole attinte dalle esperienze forti e profonde della vita dell’autrice.
Ecco che torna ancora la metafora musicale, che si manifesta nell’accordatura della chitarra, dove intonare alla perfezione una corda (in funzione della tonalità in cui bisogna suonare un pezzo) può portare, per sottili risonanze legate ai microtoni, a perdere l’accordatura perfetta su un’altra, e quindi si deve cercare una sorta di compromesso funzionale al mezzo espressivo. Così è stato anche qui: la sfera giuridico-economica non doveva mai prevalere troppo nettamente sul contenuto letterario di questa autobiografia che per me è anche, a suo modo, il romanzo di una vita; e quest’ultimo aspetto, per converso, non doveva stemperare il rigore dell’esposizione attinente ai fatti di immediata rilevanza storico-politica.
Un esempio su tutti, ché non voglio scendere nel dettaglio delle singole scelte traduttive. Il titolo: in inglese è The Truths We Hold, cioè, letteralmente, “Le verità che abbiamo”, o anche “possediamo”, o “deteniamo”. Buono e centrato, dal punto di vista semantico. Riesce a evocare il senso di un retaggio che ancor oggi resta in piedi e vive in noi, ed evoca istintivamente un catalogo di diritti, e anche una successione di capitoli quale, appunto, quella strutturata dall’autrice, che attraverso le sue esperienze mira a evidenziare una serie di temi sensibili su cui esercitare un’azione politica efficace a favore dei cittadini. Eppure non ero convinto: in italiano si perdeva molto, rispetto all’inglese, dove quell’hold fa immediatamente pensare a qualcosa che si è conservato e curato, lottando a lungo e difendendolo da insidie di vario genere. Detenere, possedere e avere sono termini che peccano o di un eccessivo “legalismo”, nei primi due casi, o di genericità, nel terzo. Precisi, sì, in qualche modo, ma fuori bersaglio. Non collimano con l’armonia di un “pezzo musicale” dove la nota dominante è la vita vissuta, con le sue gioie e i suoi drammi. Serviva qualcosa di più profondo e, per così dire, di inzuppato nel magma dell’esistenza; qualcosa di intimo e viscerale, insomma. Ecco allora Le nostre verità. Perché ciò che è nostro lo è tanto sul piano dei diritti costituzionali quanto, e ancor prima, su quello personale, individuale e collettivo: nostre, appunto, nel senso tanto di “verità di ognuno di noi”, quanto di “verità che appartengono a tutti”. E sono precisamente questi il clima e l’atmosfera di cui si nutre e in cui respira questo libro, nato dal cuore di una vicenda personale ma alimentato dal contatto con un’umanità vastissima – proprio quella a cui è destinato.
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La scheda del libro: “Le nostre verità” di Kamala Harris (La nave di Teseo – traduzione di Giovanni Agnoloni)
La storia della vicepresidente americana Kamala Harris, un libro per guardare alle verità che ci uniscono, e imparare a difenderle.
«Il mio nome si pronuncia “comma-la”. Significa “fiore di loto”, che è un simbolo importante nella cultura indiana. Il loto cresce sott’acqua, e il suo fiore fuoriesce dalla superficie quando le radici sono ben piantate nel fondale del fiume.»
La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, figlia di due attivisti per i diritti civili immigrati in America, è cresciuta a Oakland, California, in una realtà molto attenta alla giustizia sociale. Mentre si affermava come uno dei leader politici più influenti del nostro tempo, la sua storia personale restava la fonte di ispirazione per affrontare problemi complessi prendendosi cura di chi non aveva mai ricevuto attenzione. In Le nostre verità, Kamala Harris affronta le sfide del nostro tempo: attingendo agli insegnamenti e alle intuizioni conquistate durante la sua carriera, grazie all’esempio di coloro che l’hanno maggiormente ispirata, racconta la sua visione, un impegno quotidiano fondato sulla difesa di obiettivi e valori condivisi.
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Kamala D. Harris è la vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Ha cominciato la sua carriera nell’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Alameda, quindi è stata eletta procuratore distrettuale di San Francisco. Come procuratore generale della California ha perseguito gruppi criminali internazionali, grandi banche, compagnie petrolifere e università private, e si è opposta agli attacchi diretti contro l’Obamacare (la riforma del sistema sanitario del presidente Obama). Si è inoltre battuta per ridurre l’assenteismo nelle scuole elementari, ha aperto la strada alla prima divulgazione a livello nazionale di informazioni sulle disparità razziali nel sistema giudiziario penale, ha introdotto corsi di formazione sui pregiudizi per gli agenti di polizia. È stata la seconda donna di colore a essere eletta nel Senato americano, e la prima donna, la prima persona di colore, la prima indo-americana a essere nominata vicepresidente. Kamala Harris ha lavorato per riformare il sistema di giustizia penale degli Stati Uniti, aumentare i salari minimi, rendere l’istruzione superiore gratuita per la maggior parte degli americani e tutelare i diritti dei rifugiati e degli immigrati.
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Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è uno scrittore, traduttore letterario e blogger. Autore del romanzo di viaggio Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta, 2020) e del romanzo psicologico Viale dei silenzi (Arkadia, 2019), ha anche preso parte al romanzo collettivo Il postino di Mozzi, a cura di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia, 2019). È inoltre autore di una quadrilogia di romanzi distopici sul tema del crollo di internet e della società del controllo (Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito, editi da Galaad tra il 2012 e il 2017), in parte pubblicata anche in spagnolo e in polacco e in prossima uscita in volume unico sempre per Galaad. Ha scritto, curato e tradotto vari libri sulle opere di J.R.R. Tolkien, e tradotto o co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño, oltre a libri di Jorge Mario Bergoglio, Kamala Harris, Arsène Wenger, Amir Valle e Peter Straub. Ha partecipato a numerose residenze letterarie e reading in Europa e negli Stati Uniti, e traduce da inglese, spagnolo, francese e portoghese, oltre a parlare il polacco e lo svedese. I suoi contributi critici sono disponibili sui blog “La Poesia e lo Spirito”, “Lankenauta”, “Poesia, di Luigia Sorrentino” e “Postpopuli”. Il suo sito è www.giovanniagnoloni.com.
Principali pubblicazioni:
“Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa” (romanzo-mémoire di viaggio) (Fusta Editore, 2020)
“Viale dei silenzi” (romanzo) (Arkadia Editore, 2019)
“Il postino di Mozzi” (romanzo collettivo), a cura di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia Editore, 2019) (come co-autore)
“Dom bezimiennych” (edizione polacca de “La casa degli anonimi”) (Wydawnictwo Serenissima, 2018)
“Rozgrywka dusz” (edizione polacca di “Partita di anime”) (Wydawnictwo Serenissima, 2018)
“Las sendas de la noche” (romanzo) (seconda edizione spagnola di “Sentieri di notte”) (Ilíada Ediciones, 2018)
“The Return” (racconto) (“October Hill”, Spring Issue, 2017)
“Il liberto” (racconto) (Kipple Officina Libraria, 2017)
“L’ultimo angolo di mondo finito” (romanzo) (Galaad Edizioni, 2017)
“Ścieżki nocy” (edizione polacca di “Sentieri di notte”) (Wydawnictwo Serenissima, 2016)
“La casa degli anonimi” (romanzo) (Galaad Edizioni, 2014)
“Senderos de noche” (prima edizione spagnola di “Sentieri di notte”) (El Barco Ebrio, 2014)
“Partita di anime” (spin-off di “Sentieri di notte”: romanzo breve + racconto) (Galaad, 2014)
“Sentieri di notte” (romanzo) (Galaad, 2012)
“Tolkien e Bach. Dalla Terra di Mezzo all’energia dei fiori” (saggio) (Galaad, 2011)
“Tolkien. La Luce e l’Ombra” (raccolta di saggi di cui è curatore, traduttore e co-autore) (Senzapatria, 2011; in seguito – 2019 – pubblicato nella nuova edizione bilingue Kipple Officina Libraria come “Tolkien. Light and Shadow”)
“Nuova letteratura fantasy” (saggio) (Sottovoce, 2010)
“Letteratura del fantastico. I giardini di Lorien” (saggio) (Spazio Tre, 2004)
Una selezione di sue poesie italiane, inglesi e spagnole è stata pubblicata sulla rivista poetica americana SpinDrifter nel 2005 (Vol. 2, N° 1, Primavera 2005).
Traduzioni e co-traduzioni:
– Hermann Simon, Danilo Zatta, “Strategie di pricing” (Hoepli, 2006)
– Masaru Emoto, “Il miracolo dell’acqua” (Il punto d’Incontro, 2007)
– AA.VV., “Tolkien. La Luce e l’Ombra” (a cura di Giovanni Agnoloni) (Senzapatria, 2011; in seguito – 2019 – pubblicato nella nuova edizione bilingue Kipple Officina Libraria come “Tolkien. Light and Shadow”)
– Jason Berry, “La cassa del vaticano” (Newton Compton, 2012)
– Amir Valle, “Non lasciar mai che ti vedano piangere” (Anordest, 2012, e Verlag Ilion 2108)
– Noble Smith, “La saggezza della Contea” (Sperling & Kupfer, 2012)
– Peter Straub, “Nel cuore segreto del male” (Anordest, 2013)
– Tania Carver, “The Surrogate” (Anordest, 2013)
– Amir Valle, “Le porte della notte” (Anordest, 2013)
– Tare Tereba, “Il gangster. La vera storia di Mickey Cohen, il criminale dei criminali” (Newton Compton, 2013)
– Mike Tyson, “True – La mia storia” (Piemme, 2013)
– Alain Ferdière (con contributi di Armand Desbat, Monique Dondin-Payre e William Van Andringa), “Gallia Lugdunensis”, nell’ambito della serie “Roma e l’Impero” (Mondadori, 2013), uscita in volumi allegati al “Sole 24 Ore”, a “Panorama” e a “TV Sorrisi e Canzoni”
– Jorge Mario Bergoglio, “Siate forti nella tenerezza” (Rizzoli, 2014)
– Rudolf Abraham, “Croazia” (White Star, 2014)
– Caroline Moorehead, “Un treno per Auschwitz” (Newton Compton, 2014)
– Felix Weinberg, “Bambino n° 30529” (Newton Compton, 2014)
– Damien Lewis, “Cacciatori di nazisti” (Newton Compton, 2016)
– Gerald Posner, “I banchieri di Dio” (Newton Compton, 2016)
– Kenneth Krabat, “Rosso.Niente.” (Kipple Officina Libraria, 2017)
– Sefy Hendler, “Un mostro grazioso e bello. Bronzino e l’universo burlesco del Nano Morgante” (Maschietto Editore, 2017)
– Christiane Taubira, “La schiavitù spiegata a mia figlia” (Baldini e Castoldi, 2017)
– Joseph Wresinski, “I poveri. Incontro del vero Dio” (Jaca Book, 2017)
– Francesco Ammannati, “Disponibilità di cibo e modelli di consumo alimentare a Firenze e in Toscana nell’Italia unita” (“Food availability and food consumption patterns in Florence and Tuscany in the late 19th century”), articolo inserito nel volume Florence: Capital of the Kingdom of Italy, 1865-71 (Bloomsbury Publishing, 2017)
-Sylvie e Noémie D’Esclaibes, “Bambini senza paura con il metodo Montessori. Come crescere curiosi, autonomi e intraprendenti” (Sperling & Kupfer, 2018)
– “Il libro di Shakespeare. Grandi idee spiegate in modo semplice” (Gribaudo – Penguin Random House, 2018)
– Daniela Sacerdoti, “Tienimi accanto a te” (Newton Compton, 2018)
– Nora Mc Keon, “Food governance. Dare autorità alle comunità. Regolamentare le imprese” (Jaca Book, 2019)
– Edmundo Paz Soldán, Gustavo Faverón Patriau (a cura di), “Bolaño selvaggio” (Miraggi Edizioni, 2019)
– Arsène Wenger, “La mia vita in bianco e rosso” (Baldini & Castoldi, 2020)
– Kamala Harris, “Le nostre verità” (La Nave di Teseo, 2021)
– Numerose parti di guide turistiche “Lonely Planet” (per la casa editrice EDT), oltre a una Rough Guide sulla Malaysia (per Feltrinelli) e a una guida National Geographic Traveller sulla Croazia (per Gruppo AG Edit).
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