Dicembre 22, 2024

108 thoughts on “LE SETTE VITE DI DALILA E ACHILLE. Underground Book Village

  1. interessante interessante per chi,come me,crede nella passione,nell’energia vitale andando incontro al Destino e,un (poco) dirigendolo.Però mi aggiungo anch’io,alle tue domande,Massimo.Magari dopo il 18.Colgo l’occasione ora, per augurarti BUON FERRAGOSTO! A presto,Carola

  2. Non ci sono problemi alla pubbloicazione di un racconto. Magari breve, adatto a internet, forse quello di Frank Solitario è il più adatto, oppure uno dei bonus track finali. Il leader vocale degli UBV è Alessandro Cascio, che invito a farsi avanti, ma ognuno di loro sarebbe bene che illustrasse il progetto. Forza!

    Gordiano Lupi

  3. Io sono nato perchè un amico di famiglia, nel ’77, invitò i miei genitori a cena e offrì loro un liquore che a quel tempo andava forte, il Vov. I miei si ubriacarono e il signor Barretta (l’amico) offrì loro una bottiglia da bere durante il ritorno. In auto mio padre si addormentò su mia madre durante uns aveltina come un poppante sulle tette della balia e dopo 9 mesi nacqui io. I vecchi in Sicilia mi chiamano “Cascio, il figlio del Vov” e l’amico che fece ubriacare i miei lo chiamo Zio. Io è così che sono nato, gli altri su per giù allo stesso modo ma da genitori diversi. La prefazione di Raffaele Olivieri non ricordavo neanche che ci fosse, all’interno del libro, ma spiega bene quello che siamo: gente che dimentica facilmente. Per questo scriviamo, più che altro per prendere appunti su ciò che sogniamo e viviamo. In questo modo, quando ci troveremo un giorno decrepiti di fronte a un camino con i nostri nipoti a chiederci di raccontar loro la nostra vita, potremo rispondere: “Non rompete il ca**o e leggete il libro, che il nonno è stanco”. E’ per questo che la gente scrive, per non farsi rompere il ca**o dai propri nipoti. Il motivo per il quale la gente dovrebbe comprare il libro è: per andare in Paradiso. Con UBV-Africa stiamo adottando bambini a distanza e i proventi sono devoluti completamente per la causa, tranne quelli che vanno al distributore che, in quanto entità astratta e ingorda come i miti greci, non fa beneficenza. Chi non comprerà il libro andrà quindi all’Inferno. UBV è un’enorme acquasantiera per gente che guardando il cielo spera di non morire perchè: “Merda, poi dovrei arrivare fin lassù?” Se la gente è apatica è perchè gli artisti lo sono, e non il contrario. Il secondo motivo è forse il principale: UBV si prefigge di rappresentare l’Underground come letteratura a sè stante (e assestata) e non come enorme calderone dal quale l’Overground può attingere per trovare i propri pupilli. Underground una volta voleva dire: letteratura libera da ogni censura, politicamente scorretta e sincera, ma oggi sembra quasi un puragotorio culturale, una fila alle poste, una sala d’aspetto dal dentista. Noi abbiamo raggruppato artisti di ogni genere che non si alzano la mattina con l’ambizione di diventare famosi, ma la loro unica ambizione è quella di finire il proprio romanzo e dare la suspense, la mitonimia e i tempi giusti ai personaggi e alla storia, in modo da potersi eccitare all’idea di aver dato vita ad un’opera di quei livelli, qualsiasi sia il livello (ovviamente cambierà il picco d’eccitazione). Noi ci vantiamo al bar con gli amici, sì, ma non di aver vinto il premio Strega, ma di essere riusciti a creare un finale inaspettato nonostante l’inizio scontato. Se volessimo pubblicare con Mondandori scriveremmo come la Santacroce. Così. Con i. Punti dappertutto. Poi chiameremmo. Questa schifezza. Sperimentazioneletteraria. Per giustificare il fatto che. Non sappiamo scrivere. Abbiamo turbe mentali. E ci facciamo di acidi e maria. Anche se a dire la verità, la Santacroce ha capito che per vendere basta mettere una sua foto in copertina. Fossi nato col cognome Mondadori farei uscire un calendario di tutte le mie scrittrici tranne quelle vecchie o morte, giusto per rispetto loro dato che la necrofilia è tanto malata quanto la lettura forzata di Revolver. Oppure creeremmo una storia d’amore tra due adolescenti per sopperire la possibilità di scop**celi, quegli adolescenti. Il sesso non è una questione d’età, ma solo una questione legale. UBV differisce dalle altre raccolte per un semplice motivo: non raccontiamo le nostre avventure sessuali a lavoro o di quanto la società non ci comprenda, ma esploriamo un argomento come il “destino” in stili letterari diversi (Cyberpunk, Documentario, Pop, Pulp, Noir, Teatro dell’assurdo) e filtriamo questo tema attraverso l’occhio di fotografi e la mano di grafici per fare come fa la torre di Pisa, che, da che mondo è mondo, è una delle poche strutture architettoniche ad avere ragione: guardare il mondo da un’altra prospettiva. Ed è per questo che UBV si è raggruppata, scrive e scriverà pubblicando raccolte anche interamente al femminile ma sempre no profit pro africa: perchè ha capito che la torre di Pisa c’ha ragione. Grazie Massimo, grazie Carola e… comunque sia, UBV ha 290 pagine e oggi si fa il falò di ferragosto, affrettatevi a comprarlo, è stampato su carta avorio. Il Leader di UBV è un tipo strano che ci manda delle E-Mail dandoci disposizioni, noi non lo conosciamo ma lui ci conosce e dipendiamo strettamente da questa figura sconosciuta. Siamo un po’ le Charlie’s Angels della letteratura, noi di Underground Book Village.

  4. Ciao Gordiano, mi hai nominato Leder vocale? Dai, sempre ad adularmi tu (occhi dolci, palpebre battenti). Stavamo scrivendo contemporaneamente ma a quanto pare tu ti sei fermato 94 righi prima di me. Lascia che gli altri si riprendano dalla sbronza di ieri e scriveranno qualcosa, io sono l’unico capace di scrivere ubriaco. Volevo aggiungere l’ultima cosa. UBV è sempre in tour per l’Italia con Il Foglio. Sul sito de Il Foglio http://www.ilfoglioletterario.it su http://shovinskij3.giovani.it su http://www.sachanaspini.eu su i nostri my space Frank Solitario, Alessandro Cascio, Vincenzo Trama o sul blog di Maramonte potete trovare le date. Abbiamo già tenuto reading, presentazioni ed io ho tenuto un concerto in Maggio per UBV a Lisbona (ci sono registrazioni, foto e quanto altro in giro). Presto saremo a Bruxelles. Venite a vederci, a sentirci e sopratutto a leggerci.

  5. Ciao ragazzi. Ci si incontra anche qui, eh? Ormai ci siamo assufatti a un presenzialismo abnorme! Vabbe’, dai, è importante, perché UBV è UBV. Ma lo sapete che sto scrivendo un romanzo e che per colpa vostra ho perso l’ispirazione? Ok, scherzo. L’ho persa davvero… ih ih.
    Comunque, come dice il buon Cascio l’underground è IL TERRENO, in cui seminare idee per vedere cosa vien fuori.
    Personalmente sono orgoglioso di far parte di questo gruppo di amici/scrittori/pazzi scriteriati che rispondono al nome di UBV e sono orgoglioso di conoscere Gordiano e il suo coraggio editoriale. Perché? Perché insieme abbiamo partorito “Dalila e Achille”!
    Per rispondere alle domande di cui sopra, questa antologia è interessante e dev’essere letta e acquistata perché è sbagliata e disordinata, ma MOSTRUOSAMENTE autentica e innovativa. Dove trovate un libro con foto, commenti, fumetti, bonus track, percorsi tematici, incastri letterari, beneficenze e benemerenze varie, di 280 pagine per 10 (+1) euro?
    Questo libro è interessante anche perché è figlia di un movimento, è figlia di un certo modo di fare letteratura, è figlia di una filosofia. Non si scrive underground, ma si vive underground. Siamo autori un po’ squattrinati (non tutti almeno) eppure si va lo stesso alle presentazioni, si beve insieme, si chiacchiera, e si sogna di cambiare il mondo, anche se poi dopo ognuno di noi è divorato dalla propria vita… Dalila e Achille sono figli di un impegno letterario profuso a esclusivo beneficio dell’amore per i libri. E questo si vede. Leggete i racconti, assaporateli! Dallo straordinario documento-racconto di Cascio, passando per la fiaba moderna del Solitario, fino ad arrivare ai deliri fantascientifici del sottoscritto, non c’è un filo di ipocrisia: le nostre emozioni sono tutte lì, sulla carta, e la nostra passione è servita su un piatto d’argento per tutti i lettori.
    E per rispondere alla domanda n. 2, i nostri obiettivi si condensano in uno: fare della buona letteratura, trasmettere qualcosa di noi a chi vuole ascoltarci, far emergere dal sottobosco letterario nuove voci (quelle che meritano di emergere) e scrivere scrivere scrivere. Come si può leggere nel manifesto di UBV “noi odiamo la parola > e amiamo ogni >”.
    Voglio ringraziare Massimo Maugeri per questa bella opportunità.
    Allora, ragazzi, sotto a chi tocca!!!!

    Emiliano.

  6. … vabbe’, scusate, mi sono fatto prendere la mano dall’impulso di postare velocemente un commento. Nel mio precedente intervento c’è un’imprecisione: quello di Cascio è un “documentario-racconto” e non un “documento-racconto”.

    Emiliano.

  7. UBV contiene un romanzo breve, 5 racconti lunghi e un racconto breve. Un fotostory di Silvio Fabbri e foto di tre diversi fotografi. Alla fine ci sono dei Bonus track, tre diversi racconti. Nessun fumetto. C’è una toccante presentazione-dialogo sull’Africa e un manifesto letterario. La copertina è una delle migliori mai fatte di stile Stardust fatta da Viscogliosi. Non è una raccolta come le altre ma è bella da vedere e da leggere. Essendo una raccolta qualcosa può piacere altre no, ma ci sono dei piccoli capolavori che vale la pena conoscere.

  8. @ Marco:
    chi sei? Ho letto i tre post “quisiscrive”…sono una ricamatrice di pulcini, sempre. E mi esprimo cercando, SEMPRE, nuove strade… ma a volte è difficoltoso come buttare l’occhio ad una scala atzeca: a chi strapperanno il cuore? Il mio, ormai, è troppo grosso per enuclearlo devono tagliarmi il petto con una grossa croce. Benvenuto qui, su Letteratitudine (sostituendomi a Massimo, faccio gli onori di casa).
    @ragazzi UBV
    (firmandovi così, sembrate degli insidiosissimi raggi UVA); siete energetici e simpatici, ma anch’io aspetto un estratto. Nel frattempo, vi invito a seguire questo blog, dove, fra un po’ di tempo verrà presentato il prossimo gioco dell’Arte che si scrive…fra scritture e trasgressioni potreste decidere ( magari, non so, insomma valuterete) di partecipare all’iniziativa, scrivendo un racconto o commentando.
    A presto,
    Miriam 🙂

  9. Il collettivo UBV è nato ai riflessi di alcuni bicchieri di vino sorseggiati l’anno scorso durante la fiera del libro a Pisa, dove erano presenti diversi di noi. Abbiamo simpatizzato, cazzeggiato, poi l’istinto primordiale dello scrittore ha superato ogni barriera ed è stato abbozzato il piano editoriale UBV, che mutua il nome da un progetto già avviato in verità da Cascio. Ci siamo ben presto ritrovati in 7 autori de Il Foglio, quindi, a lavorarci sopra. Migliaia di mail, di revisioni e discussioni, amici esterni e tanti artisti, per produrre alla fine questa eterogenea antologia, all’assurdo prezzo che abbiamo “imposto” all’editore, Gordiano Lupi. Il punto di forza di questa pubblicazione sta nel presentare un progetto letterario e non la solita antologia per tutte le stagioni.
    Chi vi parla è un risponditore automatico, l’autore sta già lavorando con gli altri 6 alla prossima uscita, apertissima a diversi altri scrittori anche per favorire un ricambio generazionale e stilistico.

  10. Miriam, seguo questo blog dai mondiali di Spagna, non mancheremo di certo. Noi ricambiamo l’invito a seguire i nostri blog. Invitiamoci tutti. Fosse per la letteratura, si farebbe sempre festa tra inviti e “passa da me”. Noi che scriviamo siamo in realtà più festaioli delle rockstar. Per te ed Enrico (ma anche per coloro che entrano e non commentano) l’estratto. Poi ovviamente Massimo potrà mettere tutti gli estratti che vuole.


    L’ESTRATTO (da: Le sette vite di Dalila e Achille)

    Chiunque sia il matto che stanotte ha scelto di morire, deve avere stoffa da vendere, deve aver studiato bene la lezione, deve essere così attaccato alla vita da essere disposto a lasciarla per amore, come una madre morente lascia un figlio, un marito eroinomane una moglie, un vecchio con la cataratta la sua Spider Daimler del ‘76.
    Bisogna calcolare il vento se vuoi volare abbastanza e non farlo con il solito dito impregnato di saliva rivolto verso l’alto: l’indicatore perfetto sta sulla mia testa. Indossare un cappello NY con visiera sette centimetri ed aspettare, ecco il trucco. Un buon vento non lascia traballare i cappelli, non li sposta da destra a sinistra o da sinistra a destra, ma li alza in un sol colpo fino a scoprire ogni scheletro nascosto, che sia pelata o sebo capillare in eccesso.
    Il “bullet in a grey sky” è il vento migliore, è un vento che, violento, spinge dal basso e ti regala cinque secondi di volo in più, se hai mangiato poco, se hai rispettato la dieta della perfetta macchia.
    Macchie, le chiamiamo così io e Tramp, perché chi si getta dal Montreal Building, lascia il segno del sangue sui marciapiedi, che lavato dall’apatico Arch netturbino comunale, non viene mai via, ma lascia un alone che col tempo, da rosso lavato diventa magenta schiarito dal Sole, diventa la vera tomba di chi ha mosso l’ultimo passo in grande stile, quello che gli sbirri che ho accanto fingono di voler evitare, per dovere verso la propria patria o semplicemente per sfuggire a quelle ore di lavoro in più non retribuite e che ogni agente è portato a compiere per un gesto di rispetto. Tra le tante uniformi, la divisa del prete oggi è più nera del solito, fradicia di acidule gocce di pioggia che esaltano il buio cotone sotto la faccia disperata che si ritrova.
    Il Montreal Building è l’unico grattacielo di Saint Bernard. Da dieci anni si eleva per 17 piani verso il cielo o come mi piace pensare… per 17 piani verso l’asfalto. Nessuno degli appartamenti presenti in quel palazzo è stato mai abitato e non ce n’è mai stata l’intenzione. Dicono che quel grattacielo porti con sé una maledizione, che chiunque lo osservi per lungo tempo, alla fine si ritrovi in stato confusionale sopra il terrazzo a blaterare con se stessi e con l’agente della polizia di turno che cerca di destare l’uomo dal tragico gesto. Ma tragico per chi? Nessuno se l’è mai chiesto. Se tragico per una famiglia in pezzi che la macchia vuole dimenticare, tragico per la bella immagine di Saint Bernard, tragico per il mondo dei disoccupati che perde i suoi pezzi migliori, tragico per i creditori di tutti quei morti di fame in bancarotta a cui nessuno può chiedere più un soldo. Tragico per la chiesa o tragico per Dio? Tragico non è la parola giusta, perché la tragedia sta alla morte tanto quanto la commedia drammatica che il popolo del pianto le costruisce attorno.
    Gli agenti della polizia tengono il cappello premendoselo in testa.
    Bullet in a grey sky è venuto a dare le ali, basta saperlo aspettare.
    “Agente” saluto, “agente” di nuovo, e man mano passo dai piccoli pesci appostati alla trincea di nastro giallo, fino al capitano in borghese.
    Tutti mi salutano come loro solito: guardandomi di sbieco e standosene in silenzio.
    Sopra la collinetta il Dottor Tramp se ne sta accovacciato e riparato dal suo ombrello con le zampe in ferro rinforzate con altre zampe in ferro saldate sopra.
    Mi porge una birra e mi dice: “Sei in ritardo.”
    “Non sono in ritardo” rispondo, “sei tu ad essere in anticipo, sai bene che senza di me lo spettacolo non inizia.”
    Mi siedo e Dottor Tramp mi porge una birra gelata.
    “Il whisky?”
    “Solo birra, mi spiace.”
    Ne prendo una con la mano destra e con l’altra mano aiuto il mio culo pesante ad adagiarsi sulla panchina di fronte al grattacielo. Prendo la mia torcia allo iodio dalla tasca e provo ad accenderla. Due, tre volte per vedere se funziona e poi la ripongo nell’impermeabile.
    “Chi abbiamo oggi?” chiedo e sistemo bene il mio collo nella sciarpa che mi copre la bocca facendomi la voce grossa e cupa.
    “Turtle John, ha perso il lavoro da…”
    “Conosco la storia di Turtle John”, dico.
    Tutti la conoscono.
    Quarant’anni e un ictus che lo ha rallentato come un 33 giri su un vecchio giradischi su cui qualcuno ha appena poggiato una moneta.
    Lo facevamo tutti da ragazzi.
    Le monete di grosso taglio sui dischi degli Aerosmith davano l’impressione che Perry Como stesse cantando “Hole in my soul”. Togli la moneta e tornava Tyler, metti la moneta e di nuovo Perry Como. La metà dei graffi nei vecchi dischi in vinile, sono causati da bambini divertiti e poco divertenti.
    Lento come un 33 giri che scorre con una moneta sopra, Turtle John si muoveva e parlava, per questo aveva perso il suo bel lavoro da speaker a radio Potomac.
    Ma chi avrebbe dovuto condannare? Con chi bisognava prendersela? Con chi dirige la radio? Con chi non gli ha salvato il cervello in tempo? Con Dio o con uno dei suoi sosia appartenente ad altre religioni?
    Turtle John avrebbe dovuto prendersela solo con Turtle John.
    Alcol, donne, fumo, eroina e Big Mac. Ecco che Dio non ha più importanza di fronte ad un sostanzioso quarto di libra con formaggio e una foglia di lattuga verde benessere che ti sta solo prendendo per il culo.
    Dio scompare di fronte alle troppe sigarette, di fronte ad un pompino fatto bene, di fronte al whisky di marca. Dio vale meno di una dose di eroina tagliata male.
    Dio non c’entra nulla, l’unico che Turtle John deve bestemmiare è se stesso e lo sta facendo, dall’alto del Montreal Building, come un vero credente, come un vero giocatore che ha perso e si tira fuori dal gioco senza volersi rifare, semplicemente perché non ha più una lira in tasca.
    Turtle John non bestemmia, si sta alzando dal suo tavolo da poker dopo una mano di doppia contro un tris e sta mostrando il sorriso al vincitore come un vero giocatore.
    Il trasandato speaker si trovava di fronte persone che lo anticipavano ogni volta che proferiva parola.
    Non faceva in tempo a chiedere come stai, lento com’era, che gli altri rispondevano: “Bene e tu?”
    Non faceva in tempo a chiedere un pacco di patatine che il garzone rispondeva: “Me le indichi. Quale vuole?”
    Tutti noi speravamo che ogni volta che Turtle John aprisse bocca lo facesse per dire qualcosa di sensato, per non avere quella pessima sensazione di aver perso tempo inutile stando dietro a quella sua cantilena.
    Turtle John aveva una moneta nel cervello, ma una volta il suo disco scorreva eccome.
    Era lui a darci la sveglia ogni mattina, con i Counting Crows, con Dylan e lo starnazzo dei Black Sabbath, con gli U.F.O., i The Cure o la pausa pubblicitaria. Adesso non faceva in tempo a dare la buonanotte al figlio che già quello dormiva.
    “Sergente!”
    “Sergente un cazzo”, grida il bellimbusto in divisa che mi si è appena avvicinato: “Quel palazzo è una tentazione per i matti.”
    Il sergente non sa che in verità il Motreal Building è il semplice saluto di un giocatore.
    “Deve essere abbattuto” dice.
    “Si dice demolito” rispondo.
    Io e Dottor Tramp beviamo e ci allontaniamo.
    “Mi senti Montreal?” mi chiama ancora il sergente, “dev’essere tirato giù se non vogliamo altri morti, qualunque sia la cazzo di parola giusta per dirlo, dev’essere spazzato via.”
    Il mio stomaco sta per contrarsi ed io tiro fuori la torcia. Il vento comincia a soffiare più forte e indosso il cappello con la visiera.
    Vola via, è ora.
    Dottor Tramp tira fuori la sua Litexpress 15 watt, io la mia Linium allo iodio e assieme, alla stessa altezza, posizioniamo le luci che abbaglieranno Turtle John.
    E’ il via alle macchie: i fari, li chiamiamo.
    Due fari decidono il destino di un uomo. Due fari decisero quello di una donna.
    La mia Léa aveva uno spirito difficile da trovare in una donna ricca e viziata. Resisteva alle insidie della vita come nessuno ed io avrei voluto rubarle un po’ di quella forza, ne ero geloso, ne ero invidioso.
    Lei bella, io un imprenditore che alzava la voce quando parlava per paura che qualcuno potesse imporsi. Lei, Lèa, sussurrava, e nonostante le orecchie sentano meglio le urla, ascoltano più volentieri i sussurri.
    I fari.
    Al ritorno dal party del Dottor Tramp eravamo così ubriachi che avevamo fatto sesso sulla lapide di un certo Turner, un uomo di sani principi, un uomo che in vita aveva solo fatto del bene, un prete. Così recitava la sua lapide al piccolo cimitero: Padre Turner, un uomo difficile da dimenticare.
    Già, così difficile che gli steli delle rose sul vaso degli adorni non reggevano nessun fiore, caduti in terra in età remote e sbriciolati dal tempo.
    Pioveva e dovevamo ripararci. La cappella è per i ricchi e i preti. Non avevamo nulla contro i ricchi, noi lo eravamo in fondo, ma le cappelle dei preti erano le uniche tra tutte a non avere porte sbarrate all’ingresso.
    “Ha mai scopato, Padre Turner?” rideva Lèa alitando Martini sulla foto a sfondo bianco di un morto ben pettinato.
    “E’ un prete.”
    “Ops” metteva una mano di fronte la bocca: “Allora dovevo dire, copulato, congiuntosi sessualmente?”
    Lèa aveva girato il mondo, aveva raccontato i suoi viaggi in libri e documentari, era una giornalista di successo, una free lance in cerca di guai, una splendida moglie, puttana come dovrebbe essere ogni moglie, la vera donna che non ti prende con le pinze, ma si fa sbattere perché sa che il sesso è solo sesso, non ha nulla di artistico, non ha nulla di trascendentale, mira all’orgasmo, acme del piacere, ti spoglia di te stesso e delle tue energie fino alla petit mort, il primo vagito di un bambino, l’ultimo soffio di vita: così i francesi chiamano ciò che noi chiamiamo semplicemente “basta così”.
    La stessa donna che lo voleva fino in fondo e mi inondava dei suoi umori si trovò a pisciare le lenzuola in un letto d’ospedale, a cagare in un pannolone fissata ad un polmone artificiale.
    Il suo biondo era naturale, se le fosse spuntato un capello bianco l’avrebbe lasciato perché, diceva, aveva sempre preso in considerazione la vecchiaia, così come la morte. Non aveva calcolato le vie di mezzo però, era una pazza che sussurrava e veniva addosso alle lapidi abbandonate di preti morti e dalla vita corretta, ma ingenua come me che portavo l’auto a 190 Km/h su una strada senza luci.
    Poi due fari.
    I fari.
    Poi lo schianto, ed io che mi trascino per l’asfalto.
    La mia Lèa era piegata su se stessa, la spina dorsale a pezzi, le costole frantumate, le sue gambe piegate in avanti. Maledii il conducente dell’auto che ci venne incontro, osservai quei fari e cercai di vederlo bene in volto. Ma quello non era al posto guida, era volato via dal parabrezza spiccando un volo e finendo nella capotta della nostra BMW.
    Guardai i suoi occhi sbarrati e mal collocati su una faccia insanguinata adagiata a forza su un collo spezzato e legato ad un corpo morto sul colpo, ma lo maledii ugualmente.
    “Brutto figlio di puttana” gridai, “non dovevi morire così facilmente.”
    Per lui avrei voluto una morte lenta come quella di mia moglie che chiedeva “per favore” con un filo di voce, che chiedeva che non l’accudissi, che le staccassero la spina.
    La gioventù, la vecchiaia, la morte sarebbero un percorso facile se non ci fossero le vie di mezzo: l’amore e la malattia, i tradimenti e le menomazioni, i divorzi e la mutilazione, l’abbandono.
    Voleva che ognuno la richiamasse alla mente com’era una volta: una giornalista dalle gambe lunghe, che gridava alle mie penetrazioni e ballava divinamente il tango argentino.
    Non voleva che la ricordassi così come adesso la ricordo, come sempre la ricorderò: una pianta che si caga addosso, schifosa da dare il vomito anche a me che l’avevo amata più di ogni cosa.
    Ma nessuno le staccò la spina, nessuno le diede questa possibilità.
    Le leggi degli uomini sono più spietate di quelle di Dio.
    La folata di vento si fece più forte e dissi al Dottor Tramp di accendere la sua torcia porgendola più in alto possibile. Io feci la stessa cosa e i fari vennero incontro a Turtle John che fece l’ultimo passo.
    Quando costruii il Montreal Building, lo feci per regalare all’uomo una scelta, quella che Léa non aveva avuto. Lo tirai su spendendo ogni mio risparmio e lo lasciai lì a venerare il cielo, una decisione in più per la gente che finalmente avrebbe potuto trovare orgoglio e provare l’ultimo piacere volando col “bullet in a grey sky”.
    Ero io che davo il via ad ogni morte, ero io che li aiutavo a staccare la spina con onore, ero io che puntavo i fari… e loro mi seguivano.
    Il Montreal Building era un regalo per tutti, anche per quelli che pensavano fosse solo una struttura da demolire.
    “Nessuno, sergente, sa cosa ha in serbo per noi la vita” dissi, ma quello non mi ascoltò, intento a guardare il volo di Turtle John che aprì le braccia e scese più lento di ogni comune suicida, grazie al vento.
    Per una volta, una dannatissima volta soltanto, quella lentezza non l’avrebbe messo a disagio, ma gli avrebbe regalato una macchia da ricordare, a cui portare fiori e su cui sputare, una volta asciugata dal Sole battente sul marciapiede del Montreal Building.
    (Dai Bonus Track di: Le sette vite di Dalila e Achille)

  11. ESTRATTO: PARTE DA “CHIUNQUE SIA IL MATTO…”

    Questi blog li fanno quelli della Roche S.p.A. e della Bayer. Non ti contano gli spazi e ti saltano i punti, in modo da farti inca**are e farti imbottire di tranquillanti. L’estratto inizia da “Chiunque sia il matto che” ANCHE SE “MIRIAM” E’ UN BUON MODO PER INIZIARE.

  12. Ringrazio tutti per questi primi commenti.
    Gli UBV sono invitati a partecipare alle discussioni sugli altri post che verranno pubblicati su questo blog (solo se avranno piacere, s’intende).

  13. In ogni caso penso che ciascun autore potrebbe introdurre il proprio racconto… nel senso di raccontare da che spunto è nato e che tipo di contributo ritiene di aver dato all’antologia.

  14. QUESTO E’ UN ESTRATTO DAL RACCONTO “DESTINO WIRELESS” DI EMILIANO MARAMONTE. La storia narra di un prete che deve vedersela con un’intelligenza artificiale (annidata nella rete mondiale che collega i cervelli umani, l’iWire) che vuole scoprire che cosa sono l’amore e il destino.

    Emiliano.
    _________________________________________________________

    Padre Achille smise di agitarsi all’istante. Sgomento, restò in silenzio a chiedersi se un link neurale potesse parlare col suo proprietario. «Chi sei?» domandò, sicuro di non ricevere risposta. Invece…

    # Tu credi nel destino?

    «Sì» rispose d’impulso, in preda a un autentico vortice di stupore.

    # E’ il destino che ci ha fatto incontrare

    «Ma tu chi sei?» domandò ancora.

    # Ciò che ero prima non esiste più. Ora sono Dalila

    «E che cos’eri prima?»
    La presenza esitò a lungo, come se non fosse in grado di elaborare una risposta, poi…

    # Ero una rete neurale di livello *alfa*

    «Un computer?» chiese Padre Achille.

    # Una rete neurale di livello *alfa*

    «E adesso cosa sei?»

    # Sono Dalila

    Padre Achille si rifiutò di credere che una mente artificiale stesse conversando con lui, eppure stava succedendo. Ma cosa voleva da lui? «Perché mi hai contattato, Dalila?»

    # Perché il destino ti ha scelto

    # Sono innamorata di te

    Per la misericordia di Dio, che assurdità era mai quella? A Padre Achille venne da ridere, ma si trattenne. La situazione assumeva caratteri grotteschi. L’incredulità lo portò a convincersi che non fosse altro che lo scherzo di un incauto burlone dell’iWire. «Se è uno scherzo, non è affatto divertente. Per favore smettila, chiunque tu sia.»

  15. Preferisco non farmi autorizzare e farmi citare per danni. La mia vita è troppo monotona per il momento. Grazie per la sistemazione Massimo e passa una buona serata… non andarci giù pesante. Ma no, che dico, ‘mriacati. 😉

  16. bene, mi piace. mi piace l’espozione della vita (in tutte le sue forme) senza enfasi e senza cerimonie. nel momento che la vita c’è, la morte ne è naturale evoluzione. ciò non è consolante, ma è inevitabile. quindi è meglio saperlo. mi piace chi scrive guardando di sguincio ciò che lo circonda, ma questo non vuol dire descrivere superficialmente.

  17. Uhm… C’è del buono in Danimarca… (William Burroughs? Gibson e la cyberpunk? Neil Gaiman? Dalila e Achille e relative vite?)

  18. cit. [ma si pone come prima di una serie di iniziative editoriali mirate ad accogliere scrittori, poeti, musicisti, disegnatori, pittori]

    sarebbe meraviglioso ampliare il progetto ad altri artisti per farne un collettivo che convogli più stili!!

  19. allora se è un’antologia sbagliata e disordinata, se nel caos si intreccia il destino, la fatalità ,la volontà di uscire dalla cornice senza rimanere intrappolati in un salotto bene…..allora va bene e ne sono ultrafelice.
    underground per me che ho 59 anni significa tanto, troppo, una passione, una novità sempre rinnovata…….ricordi che mi hanno accompagnati , rivissuti ogni volta con una giovinezza isperata e realmete amati in una città come Roma.
    bravi bravi bravi.
    a me gli occhi e il libro.
    patrizia garofalo

  20. Per quanto riguarda L’Estratto (che non è il titolo del pezzo, ma oggi è così che è andata), molti mi hanno chiesto: “Perchè parli di suicidio? Stai male?”. Che domande: “Scrivo è ovvio che sto male, ma a differenza degli altri ne sono felice”. In realtà parlo di eutanasia. Un uomo costruisce un palazzo sulla posizione del “bullet”, un vento che soffia dal basso per permettere ai derelitti come Turtle John di morire con dignità e sopratutto volando. Tempo fa scrissi per una rivista “Istruzione per essere perfetti” in cui un tizio elenca tutti i modi per suicidarsi senza sentire dolore e quelli per farlo in modo plateale. Ho fatto uno studio prima di questo racconto lungo e qualcuno mi disse: “E se ti prendessero sul serio e provassero a suicidarsi? Non dovresti scrivere queste cose”. Ma beati loro, penso che il suicidio per chi è costretto a vivere in modo che considera (la considerazione cambia da persona a persona) poco dignitoso dovrebbe essere legalizzato, ci dovrebbero essere dei centri adatti a questo. Se non fossi più in grado di mantenermi o se mi troncassero le mani e non potessi più suonare disegnare o scrivere, visto che faccio tutto questo da quando avevo 7 anni, io vorrei un Montreal Building tutto mio e un vento per poter prolungare il mio volo… forse. Comunque vorrei la possibilità di scegliere. Le sette vite di Dalila e Achille affronta il destino e la vita anche sotto questo aspetto ma non ne vuole fare una legge… è come dice Enrico, le cose sono quel che sono. Gaetano, c’è del buono anche in Italia… ma si è trasferito in Danimarca. Io (degli Art Village) e Sacha Naspini (dei Vaderrando) siamo due cantautori, abbiamo già unito la musica al progetto letterario con i nostri concerti, ma continueremo con musical e forse un CD di musicisti UBV. Volevamo farlo nella precedente edizione. Ma tutto, dico tutto, può essere fatto in nome di UBV. Vanessa Viscogliosi di Tribe (che ha fatto il lavoro di copertina) con Tribeart ed Earlart si occupa di pittura e in Sicilia e Roma ha la più grande rivista di eventi artistici che ci sia in circolazione e organizzano anche mostre. Abbiamo coinvolto un vignettista, dei fotografi e possiamo ancora fare molto. Tutte le arti sono ben accette.

  21. Per Patrizia (e per chi vuole): Io suonavo nelle metropolitane di Londra. Per due anni l’ho fatto. Ho passato 3 anni a Roma a fare lo sceneggiatore per pochi soldi e a volte nulla. L’Underground e il concetto di Villaggio dell’arte l’ho appreso in quei giorni che a ricordarli sembrano duri, ma mi hanno insegnato che c’è un Underground che non vuol dire “sfigati” da qualche parte. In Italia questo sembra essere stato dimenticato per via degli editori a pagamento e della pubblicazione facile. Tutti pensano di poter fare questo mestiere, per questo cerco sempre di pubblicare con quante più riviste non a pagamento possibili o di sottoporre sempre ciò che scrivo all’attenzione dei lettori del mio blog, per poter essere così “giudicato” e spronato a far meglio visto che non ho spiccioli con me per pubblicaare racconti e romanzi. Ecco da cosa bisogna partire per rivalutare l’Underground: non pubblichiamo più qualsiasi cosa e sopratutto… sproniamo chi fa male a fare meglio ma con metodo. Quest’ultima è una cosa che dovrebbero imparare i Talent Scout. A volte dietro scritti apparentemente stupidi si cela una grossa potenzialità così ccome dietro una buona impostazione delle parole si ccelano cagate pazzesche. Io lo sto provando adesso con una ragazza di 19 anni che scriveva per passatempo su un blog senza che le avesse sfiorato mai l’idea di scrivere un libro. Ora la sto “coltivando” perchè è una Bukowski inconsapevole e teen. Un abbraccio.

  22. Be’, l’idea è davvero carina e curiosa, credo che sia la strada buona per reinterpretare la narrativa, così povera di nuovi spunti creativi. Sicuramente gli autori sono di provata bravura. Ho letto altre recensioni del libro e ne ho sentito parlare solo bene.

  23. Ho letto un pò di corsa, tra una valigia e l’altra (parto domattina). Mi sembra tutto buono: gli estratti, il progetto, i commenti degli UBV. Il libro a questo punto mi pare interessante. Da leggere. Spero di trovarlo a settembre. Dove (librerie, ordini via internet, fustini di dash….)?
    Saluti a tutti (sarò irreperibile).

  24. AL RISPONDITORE:
    segnerei questo giorno sul calendario; anzi, già fatto! Macchione giallo evidenziatore sul 14 agosto 2008, attacco UBV al rilassamento. Dei blog, della narrativa e dell’arte. Dalila e Achille: nomi che suonano forte per la definizione dei generi, nostri e contemporanei. Sette vite : sette come il numero che nell’Antico Testamento è simbolo della fede, ma anche sette come i peccati capitali. Ottimismo fiducioso per le possibilità creative, nella consapevolezza della fragilità. Mi aspetto molto, anche perché questo giorno corrisponde all’avvio di un nuovo personale percorso artistico; per cui brindo, con voi a distanza L’INIZIO.
    Leggo il volo dell’ESTRATTO come una traslazione del volo di Klein, omaggio o semplice coincidenza; ma anche come la rimozione di quel pensiero, che ha attraversato le azioni riducendole in macerie.
    PROSIT. Miriam

  25. quello dei fustini di dash è un ottimo suggerimento, lo dovremo valutare in seguito! Per il momento è più semplice ordinarlo su 365bookmark.it, unlibro.it, ibs.it o direttamente presso l’editore, Ilfoglioletterario.it.
    Insomma, non avete scusanti!

  26. Vedo che i cari vecchi compari Ale, Emil e Walter sono già passati di qui a lasciare segni e tracce di ciò che è UBV. Energia e voglia di fare, coinvolgimento e collettvità, aggiungiamoci pure eros e thanatos che non ci stan mai male, ste cose qui.

    Contibuisco, dal canto mio, con un paio di postlle. Chiunque volesse vedere gli UBV in azione può scorgerli agli angoli delle fiere più remote o degli eventi più underground che il panorama della narrativa italiana conosca. Date più precise e puntuali verranno segnalate in seguito, per ora mi limito ad annunciare alcune delle terre in cui vagheremo mascherati e assoggettati a bacco, tabacco e venere.

    PIOMBINO
    Cè chi giura che Solitario detto Frank improvviserà uno balletto sciamanico onde evitare l’assembramento di nobili fanciulle che vorranno spartirsi le sue carni. In occasione di “Piovono libri” infatti gli UBV reciteranno per la prima volta in mondovisione il loro manifesto sul sesso underground, alla presenza, si vocifera, del premier in persona. Tuttavia la notizia è da prendersi con le pinze; a Piombino in quel periodo dicono faccia troppo caldo.

    BUCINE
    Siete tutti invitati dagli UBV presenti in quel di Bucine, intorno a settembre, a gustare lo pregiatissimo vino dell’ancor più pregiato Francesco Dell’Olio; la festa in Valdarno infatti prevede lo spartimento di cibi e bevande attorno ad una comoda ravola rotonda, dove mangeremo, berremo e parleremo di narrativa, letteratura e impegno. Unica condizione per partecipare alla tavola rotonda: portate anche voi qualcosa da mangiare e/o da bere, che se sazio lo è il corpo ne giova pure lo spirito.

    Per ora mi fermo qua, ho finito le sigarette e devo gonfiare ancora le ruote della bici.

    Un abbraccio e un saluto a tutti, in particolare agli UBV presnti, a Gordiano e a Massimo per lo spazio!

    V.Trama.

  27. Salve.
    Risponderò per cominciare alle domande dell’incalzante Maugeri.

    L’ IncalzanteMaugeri: Come si è formato il vostro gruppo?
    Il Refrattario Solitario: Gruppo?

    L’ Incalzante Maugeri: O meglio… come siete nati?
    Il Velleitario Solitario: Na…ti?

    L’Incalzante Maugeri: Avete degli obiettivi? (Incalza) Se sì, quali?
    Il Precario Solitario: Neh?

    L’Indomito Maugeri: Parlateci di questa antologia di racconti…
    In cosa si distingue dalle altre? Perché dovrebbe essere interessante?

    Il Confusionario Solitario: Antologia? Non era un concorso a punti per la Miralanza? Neh?

    Infine, un estratto al bergamotto dal mio racconto, che a ben vedere non è un racconto e non è un estratto, visto che c’entra tutto e non narra.

    (In)animati da torbida passione

    Atto Primo: colpo di fulmine ai grandi magazzini

    Luccicoso e luccicante s’apre l’ambiente unico dei grandi magazzini, ove esseri dotati di soffio vitale tracciano percorsi ripetitivi, seriali, al fine di portare a termine il processo cibernetico.
    Consumano materia inerte, mentre la materia inerte inavvertitamente consuma passione.

    Voce Generica di Essere Umano dall’Altoparlante: “La commessa matricola 7843 è pregata di recarsi subito al reparto insaccati. Con urgenza”.
    L’Incauta e Apatica Commessa: “Oh, v’è ancora molto lavoro al reparto abbigliamento. Tuttavia mi si reclama con urgenza agli insaccati. La sistemazione delle sagome richiederebbe maggior cura, ma i ritmi lavorativi non lo consentono. La perizia che richiederebbe l’ occuparsi di settori merceologici differenti viene inevitabilmente meno. Vivacchio frenetica aspettando sera”.
    Ella, minuta, s’affanna ad accatastare manichini ora maschili ora femminili. Sebbene i reparti siano nettamente distinti da un decumano atto al pascolare dei clienti, l’Incauta e Apatica Commessa non s’accorge che due antropomorfi recano caratteristiche anatomiche ben differenti.
    Infilati ai manichini alla bell’ e meglio un maglione Achille Sportswear e una blusetta Dalila for Ladies, li erige giustappunto uno di fronte all’altra.
    Poi, s’allontana.
    Il settore pullula di sentimenti contrapposti, serpeggia a tratti lo sgomento, mentre ancora una volta si svolge il miracoloso processo dell’innamoramento.
    Il mondo dei manichini è di osservanza strettamente omosessuale, impediti come essi sono dal frequentare ambienti lavorativi diversi: manichini per abiti da uomo con manichini per abiti da uomo in negozi e reparti di abbigliamento da uomo e via discorrendo anche per l’altro sesso.
    Achille tradisce un fisico asciutto e statuario dalla posa plastica, i tonici muscoli sembrano di progetto michelangiolesco. Dalila è di forme snelle e sinuose, i seni perfetti circoscrivibili da una coppa di champagne.
    Il Manichino Achille: “Sogno o son desto? Che pupa! E con tutte le forme al posto giusto pergiove! Io, rassegnato a godermi le piccole soddisfazioni di essere bisex attivo, ho finalmente l’occasione di incontrare l’essere inanimato antropomorfo della mia vita”.
    La Manichina Dalila: “Costui mi guarda fissamente. Si direbbe fortemente interessato, sento qualcosa risvegliarsi all’altezza delle zone erogene. Eccoci dunque al gran giuoco della seduzione. Che fare? Resistere, resistere, resistere per guadagnar punti nella gerarchia di coppia, o abbandonare l’ onorabilità innanzi al primo bellimbusto che si pianta sfacciatamente al mio cospetto?”.

    Atto Secondo: Amore nel ripostiglio.

    Di lì a poco sarebbe accidentalmente scattata la passione, una passione travolgente che dall’anima e dal cuore si trasferisce al corpo.
    Il Cinico e Crudele Capo-Reparto: “Cosa vedono i miei occhi? Cristosanto! L’azienda non può tollerare simili svarioni. Venga subito un inserviente a porre rimedio a questo scempio! In dieci anni di onorata carriera mai pensavo potesse capitarmi la sventura di avere nella mia attività commerciale un essere antropomorfo inanimato maschile esposto nel reparto per signora. Orsù, venga subito ripristinato l’ordine e rimosso dall’incarico lavorativo chi si è reso protagonista della fatal svista!”.
    Al fine di evitare lo sgomento tra i clienti al pascolo, i due manichini vengono rimossi in fretta e furia e accatastati nel ripostiglio di servizio.
    Dalila giace abbandonata supina, sguardo al soffitto come una stoica Giovanna d’Arco, vorrebbe egli non si addormentasse come Sansone, mentre Achille le è subito sopra incalzandola con la sua prepotente corporatura mascolina rimembrante il vigoroso Pelìde.
    Qui accade l’inatteso: contro ogni legge della fisica qualcosa si muove nell’apparato burocratico dell’aitante manichino.
    Il Manichino Achille: “Oh cara…”.
    La Manichina Dalila: “Speravo potessi esser più romantico…”.
    Il Manichino Achille s’abbandona a risata fragorosa: “Ah! Ah! Ah! Come rallentare i processi del destino? Tu credi nel destino?”.
    La sventurata non rispose.
    Si può covare per anni un amore senza che esso si trasformi in passione e per contro proprio quella sera dove non ti sei fatto la barba, non ti lavi da tre giorni, zero ceretta o ciclo in atto, ti ritrovi travolto da un’inarrestabile passione per uno sconosciuto.

    Atto Terzo: morte nella pressa

    Sarebbe bastato semplicemente riportare i manichini ciascuno al suo reparto.
    E invece…Invece accade che in un misto inestricabile di imperizia, azione lavorativa ripetitiva, spreco delle risorse e raddoppio della fatica, sopraggiungono gli addetti alle pulizie.
    Essi come d’abitudine prelevano ogni qual cosa si affastelli creando disordine nel ripostiglio e la gettano nel camion transitante dei rifiuti.
    Più crudele per i due amanti venir separati e restituiti ai loro rispettivi reparti non comunicanti, o perseguire abbracciati il loro romantico ma terribile destino?
    La discarica è un immenso monte di resti organici e inorganici che si erge sotto un cielo plumbeo.
    Volatili infami disegnano traiettorie sordide scrutando la presenza di possibili resti di vita.
    Achille e Dalila, terminata la passione, giacciono avvinghiati, scaricati come vittime di guerra in una fossa comune ai piedi della pressa.
    Il Brutale Uomo della Pressa: “Ohibò! Mi par di scorgere sembianze umane! Paion legati l’uno all’altra come giovani amanti. E se anche fosse? Se anche fossero giovani amanti, porterei a termine nello stesso e solito modo il lavoro di giornata, compiendo il semplice gesto di azionamento della pressa. Un gesto né difficile né appagante, solo necessario”.
    Achille e Dalila continuano a fissarsi ed abbracciarsi tremanti; i loro corpi lentamente scompaiono nella pressa e se prestate bene orecchio vi può capitare di udire il loro urlo soffocato mentre una rosa giocattolo verde-pisello adagiata ai loro piedi li accompagna nel processo di frammentazione della materia.

    Gran Monologo Finale del Demiurgo

    Dolètevi per tutti gli oggetti antropomorfi, dolètevi per tutti gli esseri animati-oggetto!
    Crudele il destino dei due amanti!
    Sia esso ammonitore!
    Sia ad ogni modo dannata la morale nei racconti, che lo scrittore non è qui a dir ciò che è giusto, ma solamente a contar storie.

  28. Ri-incalzato dall’ottimo Maugeri, delucido.
    Lo spunto mi è venuto in una vecchia merceria dove in un angolo c’erano due manichini. Quello maschile mi sembrava arrapato.
    Il mio contributo all’antologia è stato di tre pagine, quindi, arrotondando per difetto, mezzo albero dell’Amazzonia (che poi risarciremo con l’euro che diamo in beneficenza).

  29. Buon Ferragosto a tutti!
    Ieri sera (mi rivolgo in particolare ad Alessandro Cascio) sono stato a una festa per bambini con tutta la famigliola.
    Quando hai due bimbe piccole (di 2 e 4 anni) è difficile lasciarsi andare ai bagordi festaioli.
    Festa per bambini, dunque.
    Poco underground, ma molto village.
    🙂

  30. Simpaticissimi questi ragazzi. Ho letto cose fresche, originali, brillanti. Amo questo tipo di letteratura. Occorrono idee, trovate fantastiche per riuscire a dire qualcosa di nuovo e mi pare che in questo libro gli ingredienti ci siano tutti. Sicuramente lo comprerò. Giuro. Complimenti anche a Gordiano per l’impegno e i risultati che sta ottenendo. Questa è la maniera di fare editoria seria anche senza grossi mezzi.
    @Massimo. Sono in vacanza, ora sto partendo per Cuba, non ci vado a mie spese, ho vinto un viaggio- premio in maniera del tutto singolare, poi te lo racconto.

  31. @ Frank Solitario,
    “Sia ad ogni modo dannata la morale nei racconti” ma non il piacere di scrivere e leggere: buongiorno al Demiurgo.
    🙂

  32. “La motivazione del mio romanzo”
    Oltre al racconto che avete letto, c’è un mio romanzo breve (70 pag). E’ stato scritto dopo la mia esperienza al Parlamento Capoverdiano. Ero lì per scrivere della Diaspora e di quanto sono felici i Capoverdiani di lavorare all’estero per far crescere la propria terra. Poi al bar, uno fuori di testa che conosceva tutto su qualsiasi tipo di arma, comincia a lamentarsi dell’omicidio di Pantera, un cantante Capoverdiano. “Lui sapeva” dice, “lui sapeva”. E così ho cominciato a cercare la verità nelle parole della gente. Il turismo in mano agli italiani, i capoverdiani fanno da sguatteri, gente anziana che compra case e suolo capoverdiano perchè gli abitanti del luogo non possono permetterselo e pedofilia a pagamento. Gli argomenti sono scomodi, molti capoverdianio non vogliono che si parli di queste cose e sicuramente mi gonfieranno di botte. La mia storia non è un documentario, ma è un romanzo vero e proprio. Penso che la realtà sia la migliore fiction e allora facciamo finta che la realtà sia finta. Così ho scritto “Noi sotto il sole di Santiago”, la storia di un uomo che stanco della propria vita da occidentale e del rapporto con la moglie, lascia tutto e tutti per trasferirsi a Capo Verde e inseguire una splendida e giovane Jazzista. Arrivato lì scopre che, nonostante la ragazza sia famosa, tutti negano di conoscerla. La ricerca di Jerusa Dalila (realmente esistente) porterà l’uomo a conoscere “gli angoli d’Inferno all’ombra di ogni Paradiso” (che bella frase, avrei potuto scriverla nel romanzo, Gordiano quando si fa la ristampa?). L’amore dell’uomo (ubriacone senza cuore che non vuole invecchiare) si presenterà, ma nei panni di una bambina, una puttana” di nome Lili che lui userà per salvarsi dalla mafia locale e che farà di tutto per salvare. La parte più dolce penso siano i teatrini comici tra i due. Lili, anche lei è realmente esistita, la foto di lei è scattata dal grafico e writer Capoverdiano RR-DDT. Però è un romanzo, io non sono bravo a scrivere cose come saggi, documentari eccetera, mi annoio a leggerli figurarsi a scriverli.

  33. x Carlo S.
    Il libro non esiste, è una nostra invenzione pubblicitaria. Neanche il Dash esiste, è un espediente per pubblicizzare i “due fustini qualsiasi” formidabili per ogni lavaggio ma che non hanno ottenuto il successo sperato.
    X Miriam
    Il mio racconto non si rifà a Klein, ma sono davvero felice che tu abbia accostato le mie parole ad un profumo di una così delicata fragranza. Ogni parola che hai detto fino ad ora è fantastica, me le sono copia-incollate così ogni mattina le leggo e mi pompo più che con un caffè corretto. Grazie davvero.
    Ha detto bene Vincenzo Trama, siamo nelle fiere più remote, ma non perchè siamo Underground, ma perchè le altre fiere non ci cagano. Underground mica vuol dire stupidi. Voi invitateci alle fiere di Pisa, Torino, Milano, Roma, New York e noi… mica rifiutiamo perchè siamo Underground.
    X Massimo
    Massimo, io ieri sera ho fatto a pugni ubriaco con uno di Altofonte perchè sono stato tutta la sera con la sua ex. Ma io che ne so, in mezzo a tutto quel casino, che è la sua ex? Ogni donna è una ex di qualcuno, la figlia di qualcuno, la sorella di qualcuno. Ora questo minaccia di farmi ammazzare perchè non gli è rimasto il naso. “I soldi ce li ho e sono abbastanza cattivo da pagare qualcuno che ti faccia stare zitto per sempre (traduzione dal siciliano)”. Ecco come nasce la Mafia, con la codardia di chi non sa acettare le sconfitte. Poi ho ballato in spiaggia per ore, una mia amica è caduta nel falò e l’abbiamo portata all’ospedale per le ustioni. Adesso sta bene. Ad un certo punto della serata il DJ ha vomitato sui piatti e abbiamo dovuto cercare qualcuno che mettesse musica perchè lui era completamente strafatto di qualcosa, qualcosa di plastificato, niente a che vedere con la distillazione dell’Uva. Ci siamo dovuti sorbire lo stesso CD per tutta la serata. Alle 6 e 40 del mattino eravamo tutti insieme sul muretto di Piano Inferno a cercare di vomitare con le dita in gola e a cercare di capire cosa fosse successo.
    “Fofo compfefamentfe fufo”
    “Leva le dita dalla gola che non si capisce”
    “Sono completamente fuso, ho detto”.
    “Uh, f’è pfe queffo pufe io”
    “Leva le dita dalla gola che non si capisce”
    “No dico… s’è per questo pure io”
    Sono le 4 e 58 del pomeriggio, sono appena arrivato a casa e in questo momento vorrei essere Massimo Maugeri. Ma una ragazza, una giornalista dolce come la vodka alla fragola mi ha detto che vuole sposarmi. Lei non era ubriaca. In quel momento sono stato felice di essere Alessandro Cascio. Voglio bene a tutti coloro che sono in grado di allevare bambini in questo mondo quindi voglio bene anche a te. Proprio in questo momento il mio vicino sta facendo Karaoke e una bimba sta cantando “Amici mai” rivalutando Venditti e la sua voce si mischia alla natura, lei che ancora ha un legame con essa va a tempo con il battito del cuore, non con le frettolose suole delle scarpe degli Impiegati della City.
    X Salvo Zappulla
    Grazie per le parole e buon viaggio a Cuba. Massimo Campo ha scritto per Il Foglio “Jineteras, puttane all’avana”. E’ una nuova guida turistica, penso. Non c’è modo migliore per conoscere Cuba se non dagli occhi di chi la racconta senza slogan. Buon viaggio.

  34. … e 50! 49 post facevano un po’ strano, per cui porto il numero a 50. Comunque, bello questo scambio serrato di opinioni. A Ferragosto non è facile trovare chi sta ancora davanti al PC (il sottoscritto sì, però…). Ragazzi, mi sa che UBV comincia a fare breccia.
    A chiunque sia rimasto colpito dall’insolita architettura di questo progetto, dico: “Leggetelo”… e lo dico non per vendere una copia in più (che tanto di letteratura non si campa…), ma perché “Dalila e Achille” è una creatura sorprendente e originale, con un potenziale non indifferente.
    Volete commuovervi, gioire, indignarvi, rilassarvi? Con questo libro potete farlo. Volete riflettere un po’ con delle foto o cercare il senso della vostra esistenza? In questo libro trovate le risposte.
    Vabbe’, sto esagerando, forse.
    Forse sono solo farneticazioni oziose di mezz’estate.
    Domani me ne vado al mare. Torno il 19. Ma voi state buon, se potete, soprattutto tu, Alessa’, là in fondo, che fai sempre a pugni e spezzi i cuori di frotte di donzelle adoranti. Devi avere tutte le ossa a posto per la prossima uscita del Collettivo. Okay?

    Saluti.
    Emiliano.

  35. @ Massimo
    Siccome hai citato, per Frank Solitario, “Triste, solitario y final”, immagino che tu sia un amicone (come lo sono anch’io) di Osvaldo Soriano, un angioletto travestito da monello. (Il suo “Il rigore più lungo del mondo” è uno dei racconti più spassosi che abbia mai letto).

  36. …facciamo 51!
    Mi unisco a voi, nella formazione UBV trascinandomi il trolley del bagaglio creativo. Bella l’immagine della bimba che mischia la sua voce alla natura “lei che ancora ha un legame con essa va a tempo con il battito del cuore”. RISPONDITORE Alessandro, come ti è venuta in mente? E’ raro cantare da soli e ancora più raro se a farlo sono dei bimbi. Però lì si stava facendo Karaoke. E allora , più che lo scrivere, il punto, è quello della lettura. Saper leggere e scoprire i codici, anche dove, apparentemente, sembrano mancare.
    Giornata intensa, sono stanchissima, ciao a tutti voi, a domani…o dopo

  37. Manca ancora qualcuno, Sacha, per esempio, il nostro grafico-creativo, l’uomo-che-non-è-mai-tardi, il lato oscuro della sigaretta fumata a occhi strizzati. Pure Francesco è assente? Tsk, tsk, sia richiamato nei ranghi!

  38. X Miriam
    Ascolta una bambina cantare e capirai che è facile essere poeti quando la poesia te la impongono. Penso che ci siano cose che vanno ascoltate e non osservate perchè ogni sentimento ha un suono, che se scrivi viene trasmesso con le parole e non con le note. Il suono della natura te lo spiego in un attimo se hai tempo. Sto osservando un coleottero attraversare la stanza. In un’immensa campagna che si estende da Piano Inferno a Montelepre, casa mia è una nota stonata nella melodia del viaggio di un insetto che non ha idea che lo stia osservando ma ha come l’impressione che qualcosa stia succendendo. Cammina, cammina e poi, se passo una mano di fronte l’abadjour, si ferma. La luce della Luna che di solito lo illumina è abbastanza estesa da non creare sbalzi così evidenti di luminosità, neanche se le nuvole fanno da guastafeste. Almeno non così evidenti come quelli che sto creando adesso. Nella melodia notturna che gli astri creano, la mia mano che ottenebra e schiarisce su una lampada al neon è la nota stonata. Il colottero non si è posto una meta e questo lo rende padrone della propria vita. Ma io sto battendo una mano in terra per spingerlo verso l’uscita. Nella melodia di una natura che vive il momento, il futuro che impongo a un insetto è la nota stonata. Ora cammina e sta dirigendosi fuori. Sembra così pesante a guardarlo, ma sgambetta come una ballerina. Io ho sempre creduto che tra gli insetti le ballerine fossero le libellule, ma il loro volo instabile e alticcio le ha rese alla mia vista più “zoccole appena uscite da una bettola” che le fatine danzanti delle favole, così quando ne incontro una tengo la mano a mezz’aria perchè so che quelle barcollano e prima o poi ci sbattono contro. Nella melodia del ballo naturale degli insetti, la fretta o gli ostacoli che metto al loro passo sono la nota stonata. Il coleottero si è avvicinato al mio letto e sotto la mia scarpa ha fatto “scrunch”. Questo è il suono che fa un coleottero quando calpesta il suolo di un uomo che sa che, nella melodia della natura, l’essere umano è l’unica vera nota stonata. Ecco, Miriam, uno dei codici di cui parli, uno dei miei almeno. Un abbraccio.

  39. Frank Solitario è ormai in un angolo; incalzato con sempre nuove domande che soddisfano solo in parte la selvatica sete di sapere del Maugeri nell’atto di fare le veci dei lettori di Letterutilantidabitudine.

    Il Sempreverde e Tonificato Maugeri: Hai scelto un nome d’arte che si fa ricordare. Ti immagino con un cappello da cow-boy e una penna, nella fondina, al posto della pistola.
    E’ così?
    E poi mi fai venire in mente questo libro:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Triste,_solitario_y_final
    Lo conosci?

    L’Abecedario Solitario: Volevo qualcosa di forte, di italo-americano alla Frank Sinatra, teatrale come i kiss e cazzuto come John Wayne in fila alla posta a mezzogiorno.
    In realtà oggi mi trovo completamente nudo con un cappello da chef in testa e un mestolo in mano; la penna alberga sul tavolo, non avendo fondine e ripudiando l’idea di trovarle una locazione alternativa legata alle diverse, seppur non infinite, possibilità.
    Sto per creare dei rustici ripieni ai fiori di zucca erotici in salsa tartara.
    Più che triste solitario y final, me siento scojonado abandonado e al primero turno.

    Miriam: conobbi una ragazza con questo nome che mi diede un numero di telefono fisso mendace.
    Non avevo che 14 anni.
    La voce pre-registrata della Sip che mi avvertiva della non esistenza di quel numero…
    Era 53535353; forse avrei dovuto intuirlo prima di comporlo, ma il mio ottimismo mi faceva pensare che fosse la figlia del titolare di un’impresa di onoranze funebri.

  40. per alessandro e anche per gli altri.
    Sono felice che qualcuno rimetta al posto giusto l’undergroung, mai capito e solo e troppo spesso usato come etichetta.
    Ricordo ancora “Pirandello chi?” con Memè Perlini.
    non mi piace comunque sentire dire.bravi ragazzi…….bravi creatori coscienti che l’arte è un lavoro mai finito, in fieri con mille possibilità e sempre nuove tessere.
    saluti a Bukosky.scherzo spesso noi stessi non sappiamo di noi….ciao a presto
    patrizia

  41. x Alessandro, Risponditore personale.
    Ho letto! Riletto mimando con le mani i movimenti dell’uomo, che batte il suolo, nasconde la luce inventando strategie, mentre l’esserino avanza nella melodia di una natura. In questo momento aspetto che la luce s’impadronisca bene del mio studio, perché l’esserino che avanza è diventato grande e colorato: ho trovato un altro modo per rappresentarlo e ne sono felice. Mi sono sostituita al segno e procedo sgombrando mani e scarpe: chissà perché ho impiegato tutto questo tempo, per trovare la mia strada? La naturalità (è un saluto, privato, al “ferroviere”), per gli umani è una conquista faticosa, dolorosa e paziente che ha bisogno di compagnia: lo spirito e le sue comunioni infinite, a volte improbabili, bizzarre, improvvise, ma sempre attese e ricercate.
    Il sole irrompe! Dopo i temporali di ieri il verde del giardino è strepitoso.
    Ricambio l’abbraccio.

  42. @ Salvo Zappulla
    Ma come… vai a Cuba e non ne fai cenno a Gordiano?
    Non lo sai che Gordiano è il più noto cubista italiano?
    🙂
    Scherzi a parte, buona vacanza.
    Magari al ritorno potresti davvero confrontare le tue impressioni con Gordiano, che conosce Cuba a menadito.

  43. @ gli UBV
    Mi piace parlare di letteratura che richiama altra letteratura. Nel commento d’un paio di giorni fa avevo citato, proveniendo di sghembo da una parafrasi di Shakespeare (gulp!), tre autori come evocazioni letterarie dei vostri racconti (per quel poco che ho letto qui): William Burroughs, Gibson e la cyberpunk e Neil Gaiman (penso che il caro Hank Bukowski, che ho visto talvolta nominato, sia lontano dai vostri scritti). Cosa ne pensate? Quali sono i vostri amori letterari?
    Auguro alla vostra antologia tanta buona fortuna,
    Gaetano

  44. aspetto veramente il libro ormai a settembre.
    myriam un abbraccione..ballissima l’immagine descritta e fotografata in un attimo
    ciao
    patrizia garofalo

  45. x Miriam
    Mischiare le mie parole alle tue è natura, come una libellula ubriaca.
    x Gaetano
    I miei studi sono studi da sceneggiatore. Ho studiato con Monicelli, Marciano, Costantini, Capone, Wallnofer e il mio amore per la scrittura parte dall’amore per il cinema, non per forza quello impegnato, ma quello che mi piace. Sono più i film che guardo che i libri che leggo. Un libro per me dev’essere tenuto un mese per poter assimilare tutto, perchè la storia diventa marginale quando vuoi imparare a scrivere. Il cinema mi aiuta nei tempi della storia, i libri nell’esposizione. Così riesco a guardare (e non scherzo) 80 film al mese, ma a leggere un solo libro (ma dozzine di racconti e altro sul web). Spesso mi paragonano a gente che neanche conosco e questo mi fa piacere, perchè è un modo per conoscerli. La letteratura che maneggio dev’essere quindi molto cinematografica. La maggior parte dei Film sono ottenuti da romanzi, racconti e comunque da “trattamenti” (che poi sono dei romanzi brevi) scritti da sceneggiatori e autori. Molti oggi vogliono dividere le due arti. “Non c’entra nulla con il Film” è la frase che sento dire. “Leggetevi le sceneggiature” rispondo. Con Il Foglio io e Sacha abbiamo ideato “Ciak” spingendo la gente a pubblicare le proprie sceneggiature, io ne leggo molte e anche in Francia e in Inghilterra se ne leggono tantissime, ma in Italia è pure difficile trovarle. Bourroughs lo conosco per The pried they called him che non so come sia stato tradotto in Italiano. Ha anche fatto un CD con Kurt Cobain che suona mentre lui racconta. E’ qualcosa di molto acido, come Bourroughs e le sue macchine infernali. Bucowsky invece l’adoro anche se alla lunga stanca e rido quando qualcuno cerca di imitarlo non cogliendone la disperazione ma soltanto il lato alcolico. Mi piace Carver, Buko, Chuck Palanhiuk, Kerouac, ma leggo molti saggi sulla psicologia, sull’economia e fumetti d’autore (anche da questi traggono molti film, film che non pensiamo neanche). Dacia Maraini e il suo Memorie di una ladra è l’unico libro Italiano che sono riuscito a leggere dell’Overground, ho buttato via la Santacroce e comunque sia, le storie italiane mi sembrano sempre molto costruite, come: “Non mi capita nulla, ma devo pure inventarmi qualcosa”. Lo ripeto, in Italia snobbiamo troppo i tempi, mancano e si scrive troppo alla “caro Diario” scambiando “prima persona” con “fatti personali”… e poi c’è troppa poesia e troppa poca azione. Oltre alla collana Ciak e alla collana I Corti, avevo proposto anche la collana Action Book (che capiranno cos’è appena presenterò un romanzo che sto per finire). Un libro d’azione è il nuovo modo di scrivere libri che vorrei portare in Italia. Ovviamente quando mi dicono: “Fai troppo l’americano” devo spiegare loro che è da quando avevo 16 anni che vivo saltuariamente all’estero per lungo tempo (per via di situazioni familiari), quindi sono un siciliano che non sa parlare siciliano e con la testa più tra Inghilterra e Francia o al massimo nella capitale. Le mie letture sono condizionate anche da questo. Gli aaltri UBV sono ragazzi che leggono moltissimo invece, hanno una conoscenza letteraria immensa, io sono più sulla musica e sul cinema.

  46. Alessandro, immagino che il tuo commento qui sopra sia scherzoso.
    Nel dubbio ti dico che Enrico ha dato della bacata a Miriam nel senso che solo una persona bacata potrebbe parlare bene di quel libro (l’autore è lo stesso Enrico). Insomma, Enrico prende in giro se stesso dando della bacata a Miriam che parla bene del suo libro

  47. x Massimo ed Alessandro:
    va tutto bene, anche le libellule bevono! La natura, con il tempo si modifica. E quanto!!!
    🙂

  48. Grazie per la dettagliata risposta Alessandro.
    Anch’io adoro Buk, (e ho avuto pure la fortuna di assistere a un reading di Burroughs!) e non mi ha mai stancato – altissimo stile di scrittura, dialoghi asciutti e sfolgoranti, ritmo, compassione, autoironia – emarginato dai mediocri in stereotipi consunti.
    Penso di comprendere il tuo disagio verso la letteratura italiana contemporanea (è un disagio che ho provato anch’io), spesso sepolta sotto strati di pesanti orpelli, di “letterarietà”, che spengono la musicalità, il ritmo, l’immagine, la vitalità delle parole. Un autore italiano “giovane” che mi ha recentemente interessato: Nicola Lagioia.
    Ho letto poco fa il tuo racconto “Per una troia” e mi è piaciuto. Mi ha ricordato per alcuni aspetti – continuando a parlare ancora di evocazioni letterarie – un po’ Tondelli.
    Peccato non essere stato a Follonica il 7 agosto: io abito a circa venti chilometri da lì.
    In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti artistici,
    Gaetano

  49. Ok ok, in ritardo mi collego, leggo velocemente i numerosi post, sono di fretta, credetemi, una bottiglia di sangiovese nella destra e l’etilometro portatile nella sinistra, partiamo fra 10 minuti per rimini, qua in romagna il ferragosto mica è finito… cxxxo se è tardi, perdonatemi eventuali errori di digitazione e grammaticali e di senso compiuto… giusto 2 secondi per lasciarvi un estratto, va di moda lasciare estratti, pur non seguendo solitamente le mode, ve lo lascio pure io. W gli estratti, lunga vita agli estratti. Ci risentiamo, non so quando, davvero, ma vi saluto e vi bacio tutti (anzi, solo le donne):

    Vedi a volte la vita!

    Quel signore là in fondo, quello appena sceso dall’autobus, è Achille Bovolone. Lo conosco da tempo, io, abbiamo fatto le superiori assieme, poi – come spesso capita – ci siamo persi di vista. Ma il paese è piccolo, sapete, e ogni tanto ci si vede, due chiacchiere si fanno sempre volentieri. Poveraccio, non sta attraversando un buon periodo. Gli manca una donna. A dire il vero, gli è sempre mancata una donna… Eh, l’aspetto fisico non lo aiuta: i capelli ha cominciato a perderli già a trent’anni e la pancia ha superato i livelli di guardia a trentacinque. Achille ora ha quarant’anni e ne dimostra almeno cinquanta. Ricco, non è ricco; vivere, vive con gli anziani genitori. Ditemi voi quando potrà mai trovare da far del bene, con le donne.
    Quella frizzante ragazza laggiù, invece, là in quel giardino, è Dalila Tanta. Non è di qua, è arrivata in paese da poco; per lavoro, così si dice in giro. I ragazzi del bar le hanno già piantato gli occhi addosso ma lei se ne infischia, quando passa sulla strada di fronte tira dritta che è una meraviglia, per me non è tipa da ragazzetti di paese. Cavolo, è proprio bella… molto giovane, a guardarla bene lo si capisce. Se dovessi definirla con un aggettivo, direi che è bizzarra. Dal modo di muoversi, non so, di camminare. Dal portamento, ecco, da come si guarda attorno. E poi fa quello strano lavoro… mai conosciuto prima qualcuno che si sia imbarcato in un lavoro così assurdo.
    Bene, queste due persone, che non si sono mai viste né conosciute prima, tra pochi minuti si incontreranno, già me lo vedo. E questo incontro determinerà una curva imprevista nelle loro esistenze. Proprio così. A pensarci, è pazzesco come a volte la vita riesca a prendere sentieri impervi, a farti spiccare improvvisamente il volo per poi lasciarti in cielo con le ali che vanno a fuoco…
    Per esempio, Achille, dicevamo prima. Un distinto quarantenne, per alcuni. Una brava persona, per altri. Basta, tutto qua. Achille è un personaggio totalmente anonimo. Passa assolutamente inosservato. Rientra in quella categoria di uomini che tutti conoscono in superficie, il classico Soggetto Da Ascensore: Buongiorno, Buonasera, tempo da lupi oggi, eh?, Che gran sole questa mattina, vero?, Tutto bene col lavoro?, e poi via, senza nemmeno attendere un principio di risposta. Inoltre è timido Achille, Dio quanto è timido! A discapito del nome ingombrante che porta… Non riesce a sostenere lo sguardo dei turisti che gli chiedono l’informazione su una via, figurarsi quello di una donna! Donne! Achille sta alle donne come Timoteo a Olivia, come Paperino alla fortuna, come Homer Simpson al lavoro: va beh, avrete già capito che non ha mai scopato in vita sua. Quello che magari vi sfugge è che l’ultimo contatto genericamente ravvicinato con un essere appartenete al sesso femminile, l’ha avuto all’età di ventisette anni.

    Per il seguito, si rimanda a ‘Le sette vite di Dalila e Achille’, UBV, Il Foglio Edizioni.

  50. mi stanno suonando dall’auto, spengo tutto e vado. darò la colpa a lupi e agli ubv e a cascio. Cascio tanto è sempre in giro per il mondo, perciò diamogli tutte le colpe, è un buon capro espriatorio, nessuno lo troverà mai, a volte credo nemmeno esista. Ah, se vi va, fatevi un giro su http://www.francescodellolio.it ; prima o poi ci troverete una foto di Walter Serra nudo. Così gli accessi al sito si impenneranno. ho detto tutto. credo. Buona vita.
    Francesco

  51. X Massimo
    Dal Blog:
    A leggere i suoi interventi in alcuni siti internet, primo fra tutti il “Letteratitudine” di Massimo Maugeri, Miriam Ravasio sembra una personcina assennata e riflessiva. Sospesa tra un romaticismo crepuscolare e la letteratura colta. La recensione che ha dedicato al mio libro, è invece l’ulteriore prova che le apparenze ingannano. Miriam è evidentemente bacata. Sarà forse per questo, però, che mi è simpatica.
    —————
    No, non si capiva benissimo, lo so che lo stesso Enrico ha scritto il post, ma non si capiva. Se leggi attentamente sembra che dica “sembra una personcina a modo” ma è bacata. Insomma, non era facile capire l’ironia. Ho chiesto spiegazioni per questo.
    X Gaetano
    Devo leggerlo sto Tondelli, me ne parla sempre Vincenzo Trama. Forse rivaluto la letteratura Italiana. Grazie davvero Gaetano.

  52. x Alessandro
    che lettore attento! Un po’ bacata, io comunque mi ci sento, se non altro perché non mi allineo passivamente al giudizio degli altri, vado controcorrente senza preoccuparmi dell’imbarcazione o del corso del fiume. Nel caso del libro di Enrico, invece, mi vanto di essere stata la “prima” a coglierne il senso al di là della sua presentazione NOIRE.
    Leggo che leggerai Tondelli: autore gonfiatissimo. Io ho letto tutti i suoi libri, solo qualche anno fa. E li ho letti tutti di seguito. A parte il primo, Altri libertini, scritto con partecipazione e ancora un certo stupore, gli altri puzzano di noia e ossessione quasi maniacale. Grotteschi e ridicoli; come i piedoni del ragazzone che lui bacia e lappa prima dell’amplesso. Sic! Mi immaginavo gli scarponi puzzolenti (numero 47!) e il corpo del ragazzone contenuto a fatica sul letto troppo piccolo. Non è letteratura, sono confidenze da sbornia. Certo, io sono una donna e per giunta anche minuta, piccolina… un coinvolgimento impossibile.
    Ciao

  53. ancora x alessandro cascio: a proposito di Tondelli.
    Ma sai cosa mi ha davvero urtato? I penultimi scritti ( non gli ultimi, dove emerge un certo ripensamento), quando lui ormai maturello e forte della fama e della sua affermazione sociale, cerca e pretende la compagnia del bel giovane da esibire. Seducendo con il potere, come un normalissimo porco.
    Non ho controllato l’imbarcazione. Vado a dormire.

  54. Miriam, ciò che più di tutto mi rende scettico nei confronti della letteratura italiana è il fatto che l’editoria non cerca buoni scrittori, non li coltiva, ma cerca solo “pom**ni” e trova bocche dappertutto, per questo è così rilassata. Tondelli ha tenuto seminari su quanto Kerouac ha influenzato la letteratura mondiale, ma Kerouac non ha tenuto seminari sulla letteratura frocia di Tondelli. Quindi per me Tondelli potrebbe essere un altro di quelli che tra un pom**no e l’altro è arrivato a Feltrinelli (aiutato anche dalla censura e dai tempi) e al Resto del Carlino. Così è un po’ tutta la letteratura Italiana, specie l’Underground che è … malato quanto l’Overground, non si salva. Spoon, il mio libro migliore (le mie cose migliori non sono mai state editate) è in mano a Giulio Mozzi di Einaudi Stile libero e ha subito richieste di “pom**ni” da decine di persone. Mi hanno detto che è troppo americano, che dovrei ambientarlo a Napoli, che per i concetti potrei farmi molte antipatie. I selezionatori, quelli che hanno in mano la cultura italiana, che ci dicono cosa leggere perchè decidono cosa editare, non si sono chiesti cosa mi avesse portato ad ambientare un romanzo in Inghilterra, ad ambientare le avventure di un gruppo di bambini che commette stragi per emulare la Real TV in un paesino di taglilegna, il perchè di quei concetti (regalare la vita a un bambino equivale anche a regalargli la morte, per questo una madre è al contempo creatore e distruttore), ma mi hanno chiesto: perchè non lo ambienti a Napoli? Io ho vissuto anni in Inghilterra, 10 anni all’estero, sono “americano” per forza di cose e la cultura di certe nazioni richede certe storie, le location sono ermetiche. Con seleionatori di questo calibro, chi si fiderebbe di ciò che, di italiano, sta negli scaffali? Ecco perchè a Tondelli (e figli) ancora preferisco la acid o la beat generation o la letteracinematografia, perchè il cervello è come un giardino, bisogna coltivare solo i fiori che ti piacciono ed eliminare le erbacce e l’editoria italiana riceve troppi pom**ni, quindi è troppo rilassata per poter selezionare con criterio o creare pian piano degli scrittori validi, per poter tenere ben stretto l’aratro. Tondelli, che erba è? Lo scoprirò forse con Altri Albertini che ti ha colpito. Mi è cara la vita e per questo mi è caro il tempo. ieri ero seduto con dei giornalisti, produttori e sceneggiatori che mi hanno chiesto un servizio su di me (non perchè sono un grande, ma perchè la giornalista mi vuole bene). “E’ uno sceneggiatore” dice lei e loro parlano di “Premi di sceneggiatura” di “presentazioni” e di “servizi” senza nominare minimamente l’arte. Dico: “io le mie sceneggiature le vendo, non mi importa dei premi”. Dice lo sceneggiatore seccato: “Pensavo ambissi a qualcosa di più”. Dico: “A scrivere, infatti”. Dice: “Camperai cent’anni”. Dice il produttore: “Abbiamo fatto un servizio su Rosati che fa schifo, non possiamo farlo su di te?”. Dico: “Dovrei dirle grazie?”. Mi alzo e dico: “Poi parleremo anche di cosa scrivo”. In tutto questo, la vera arte stava in una dolcissima ragazza che voleva spingermi: tra noi, gli artisti erano gli unici a non avere niente di artistico. Ma si potrebbe parlare di pom**ni all’infinito. Un abbraccio.

  55. Sei stato chiarissimo! Il tuo libro mi incuriosisce non poco. La gigante è la bambina (è il video che ho visto sul sito di “403”); mi sembra sia il nuovo manifesto, attorno al quale, chi in un modo e chi nell’altro, ci stiamo riconoscendo. O almeno, questa è la mia impressione e ne sono felice: basta con certi temi. E basta anche con le scuole di scrittura, circoli viziosi e infestanti (non controllo mai l’imbarcazione e forse anche tu ne fai parte?): sono troppe. Dalle prime (Giulio Mozzi) ad oggi si sono moltiplicate come virus, diffondendo solo conformismi finalizzati. Confraternite per paltonerie di piccole corti, e nemmeno miracolose. Però ora ci siete voi e vi auguro, con tutto il cuore, salute ed energia!
    Ciao.

  56. No, non faccio parte delle scuole di scrittura, ho solo studiato cinema, sceneggiatura e fumetto perchè credo che la “struttura” della storia e alcuni metodi vadano imparati. Studio ancora oggi, bisogna incanalare le proprie energie. Non sono contro le scuole di scrittura fatte bene e che riconoscono i propri limiti, sono più contro chi crede che frequentare un corso di scrittura voglia dire saper scrivere. Bisogna riconoscere gli stupidi, ce ne sono tra gli insegnanti e gli alunni. Stimo i talent scout che si impegnano e che dialogano. Mi dai il link al video? Vorrei capire di cosa si tratta (Il gigante è la bambina). Buona serata.

  57. Non si finisce mai di studiare, anche io persisto e mi organizzo: in questo momento sono stravoltissima perché ho “studiato” e sperimentato tutto il giorno. Mi sto esprimendo con una nuova tecnica traslando i pensieri fissati sui disegni ( e sarebbe la mia vera professione) in altre forme, con materiali diversi. Ti metto il titolo del video: The little girl giant. E’ un video strano, forse anche inquietante ( ma solo in un primo momento), stranamente affascinante: l’ingombranza di un tema che avanzando si impone interagendo. Al di là del soggetto.
    Qui su lettartitudine c’è un vecchio post dedicato alle bambine fra letteratura e vita…guarda e leggi e poi se ti sembra il caso dimmi cosa ne pensi.
    Ciao

  58. Si parla di Underground e nulla è più azzeccato dell’accostamento ad artisti di strada che festeggiano Jules Verne con una poesia mimica di centenaria bellezza qual’è quella delle marionette. Oltre alla grandezza di queste ultime, la cosa che più colpisce se non ti soffermi sul gigante e guardi l’insieme, è il fatto che i movimenti bruschi, scattanti e spaccaschiena dei piccoli artisti si trasformano come per magia in movimenti leggiadri per la bambina e l’elefante del sultano. E qui ci si può perdere in infinite allegorie. Bello davvero.

  59. Sono felice per questa condivisione e soprattutto per la tua chiave di lettura. Grazie.
    nel frattempo ho letto “Per una Troia”, non male e vorrei aggiungere altro, ma sono di fretta. A dopo.

  60. @ Alessandro (UBV) e Miriam
    Ho visto il video “The little girl giant” ed ecco le mie associazioni mentali: l’anno scorso, a luglio, ero sulle tracce di Jules Verne a Nantes, e ho visto, oltre al museo Verne, anche il parco dei giganti e dei mostri meccanici, e la bambina del video era tra le zanne dell’elefante che stazionava lì durante la mia visita, e mi giunge dalla memoria di sogni e visioni il film “Being John Malkovich” e le scene meravigliose di burattini (la prima scena introduce il film), e inoltre il teatro dei burattini che Garcia Lorca portava per le campagne della Spagna, e i suoi drammi da palcoscenico con uomini e pupazzi, e un mio sogno in stato di veglia – la mia reale partecipazione a una compagnia di burattini per circa un anno qui in Toscana.
    Un abbraccio,
    Gaetano

  61. Alessandro, scusami per il brutale “non male” ma ero di fretta e ora sono stanchissima. E’ forte il tuo racconto, è insidioso, con apparenze “semplici” che confondono, come il vero che piroettando fra i voli, ci suggerisce banalità. “Angeli o Diavoli per me non fa differenza. Hanno entrambi le ali”. Il superamento dei generi (estetici, etici, naturali )esteso alle più intime dimensioni: condannati al granello dell’attimo, perché così minuscoli che solo nel microcosmo relativo, ritroviamo le coordinate. Ho bisogno di tempo per leggere le altre cose che hai scritto. Ma in questi giorni sono troppo concentrata sul mio lavoro, da cui stacco solo per tastierare con poca serietà.
    Un abbraccio.

  62. X Miriam e Gaetano
    Miriam grazie davvero, mi sarei accontentato anche del “non male”, giuro. Il fatto che tu mi abbia letto mi fa sentire più ricco, così vale per ogni persona che mi legge. E’ per questo che scrivo, per il singolo non per la folla e le tue parole sono come al solito attente, non buttate lì. “Essere John Malkovich”, geniale film, di quelli che ti condizionano, che ti fanno capire che lo standard produttivo ha dei limiti che la creazione non considera, anche se deve appoggiarsi su produzioni Underground (il film è stato prodotto da Madonna e altra gente, come Basquiat per esempio). Io sono siciliano, con i pupi ci sono cresciuto e li amo, ho vissuto in francia e amo le marionette francesi. “Lemon” era un teatrino di marionette allestito per le strade di Londra nel 2003, quando vivevo lì. Avessi avuto i soldi per produrli li avrei portati al successo, vista la bravura e la tenerissima storia.

  63. Alessandro, questa è una confessione.
    Dieci anni fa, abbandonando il mio lavoro artigianale di ricercatrice di immagini, ripresi a “dipingere” (è più corretto disegnare) e lo feci proprio concentrandomi su un immagine precisa: una mia foto, da piccola, con le treccine, seduta sulla spiaggia (sembravo sola) e intenta a lavorare con secchiello e paletta: una bambina FABER. Produssi un’infinità di immagini e da lì avviai il mio percorso. ieri riguardano alcuni lavori, mi sono imbattuta in un olio su carta: sulla sinistra una bambina gigantesca con il viso rivolto allo spettatore, alle sue spalle (dune di sabbia) un avanzare di Barbie piccole, ben formate, come piccole figure umane; proprio con la stessa visione ( marionetta gigante-piccoli umani) che tu hai colto nel video.
    Ora, ti saluto e raggiungo il lago.
    Bacioni, Miriam
    PS. oggi stacco dai colori perché i miei bronchi hanno raggiunto il livello di sopportoazione, ho bisogno d’aria.

  64. Mark Ryden, il creatore del fantastico, probabile che lo conosca ma se non lo conosci cercalo e vedrai quella bambina cento, mille volte. E’ il mio artista preferito. “Gli ultimi giorni dell’Art Village” è un mio romanzo che narra di artisti oppressi da una nazione guerrafondaia nel futuro. Sarà pubblicato a ottobre se non sbaglio. Lì ci sono un gruppo di attori marionettisti chiamati “La compagnie Marcoff” che svelano tutto di quest’arte. Durante un mio concerto a Lisbona cantai una canzone (chiamata anch’essa “La Compagnie Marcoff”) accompagnato alla chitarra da una marionetta. Mi spiace ancora non aver potuto riprendere il concerto.

  65. Sì lo conosco, ma a me non piace pur riconoscendogli tutto il fascino. Le sue immagini sono mistiche come le ispirazioni esasperate. Sono barocche come i rituali delle religioni. Sono pesanti come la presenza delle merci. Surreali e prive di speranza. Sono “vecchie”. A mio parere, in Mark Ryden non si riconosce solo l’influenza dei pittori europei, ma anche quella dei retablo di Frida Kahlo, degli ex-voto (anche da noi sono così) dipinti con la meticolosità delle litanie ripetute all’infinito. Detto questo però gli riconosco un mondo figurato unico e originale che forza al limite del sopportabile ogni estetismo già stravolto dalla paccottiglia vittoriana. E’ interprete dell’opulenza tragica, quella che Ratzinger definisce “finta gioia, espressione di una umanità gaudente e disperata”.
    Il mio immaginario figurativo è molto distante e suggestivamente è simile ad uno schiaffone che ti arriva all’improvviso da chi più ami. Uno schiaffo che sbalordisce ma non toglie, appena la testa si riassesta, il sorriso e quasi la voglia di prenderne un altro. Però i temi e le “sceneggiature” sono comuni. Insomma, magari, chissà, riuscirò anche a mostrarti qualcosa.
    Confidenza: gli artisti non sono molto abili a ordinare i propri lavori. Non faccio foto, quasi mai se non mi servono, perderei troppo tempo.
    Ciao, bella questa nostra corrispondenza.

  66. Alessandro, perché non conosci la mia (di infanzia). Comunque sembra che alla base di tanta creatività l’infanzia un po’ negata sia una comune condizione. E a livello di massa ciò si verifica nei dopoguerra: momenti di rinascita che vedono protagoniste intere generazioni con alle spalle un’infanzia non proprio tranquilla. Ma è un ragionamento vaaasto…
    Ti linko un link linkato da Enrico:

    http://www.youtube.com/watch?v=cfl6i6kKr2k&feature=related
    🙂

  67. O ma Miriam carissima, questa conversazione letteraria è davvero fantastica se non fosse per questo scoppiato di Emiliano Maramonte che sembra essersi fatto di Plasmon. Le dicevo che io invece ho avuto un’infanzia felicissima, per questo leggere di cattive infanzie mi fa ricordare la mia. Penso: “Che fortuna!”. Vivevo al primo piano di un condominio con campi da Tennis, da Basket, parco giochi e un immenso spazio verde. Avevo un cane, una bici e tutto ciò che desideravo. L’unico inconveniente era che… poi mi svegliavo matido di sudore. E’ colto l’uso del matido seguita dalla parola sudore, fa apparire tutto più pulito. Le verso altro Tè? E’ anche bello sapere che la gente preferisce eleggere la canzone del secolo piuttosto che commentarci o, chessò, mandarci anche a quel paese. Grazie a Massimo a te, Gaetano, Patrizia, Salvo, Cristina e… perchè no, anche a Giulio per questo stupendo spazio che continuerò a frequentare, perchè… pulito. Ancora Tè?

  68. Torno poi. Oggi ho dipinto per ore, con la mascherina e i guanti: bronchi saturi e la mia allergia è alle stelle, ma non importa , sono “un duro” che gioca quando il gioco si fa duro!!! Ora però sono stramorta. Ma ritorno, e poi ti ricordo abbiamo un appuntamento per quando prenderà il via il prossimo post dull’Arte: ti piacerà, anzi vi piacerà.
    Miriam

  69. che soggetti dipingi, Miriam? C’è sempre bisogno di immagini e idee per le copertine e d’accompagno ai racconti. Il primo UBV è stato una babele di artisti, c’è posto per tanti altri!

  70. x Walter:
    che soggetti? commistione di pensieri e forme e ovviamente colori. Sono tosta (davvero) e lavoro confrontandomi con la contemporaneità come se dovessi partecipare alle manifestazioni più importanti. E invece, poi, nascondo tutto in cartelle che stipo (sono grandi) sotto i lettoni di casa o in garage.
    Uno dei temi, su cui produco quasi all’infinito, è quello dell’architettura che individuo come l’espressione più “naturale” dell’uomo, quella del costruire. Incrocio le immagini con percorsi di “conoscenza” conosciuta (filosofia) e poi elaboro, gioco, elaboro… all’infinito. Non sono lavori informali, amo le forme e la figura. Diciamo che sono molto vicina alla transavanguardia ma con un tocco diverso che sta tra il metafisico ( sereno ma non sono magrittiana) e le visioni di Warhol interpretate da Cormac Mc Carthy nel suo ultimo libro: La Strada. Sono come percorsi, allestimenti scenografici che giocano con i pensieri ma che si presentano come veri progetti realizzabili per dei veri parchi- giochi per la mente e per il corpo. I temi variano; la bambinona citata sopra (poi metto il link) è uno dei miei temi, su cui ho lavorato moooolto , ed è poi dall’elaborazione di quel soggetto è nato “l’omino blemno” protagonista e animatore di tutti i lavori successivi. Spiegare le immagini è sempre un casino. Se vuoi saperne di più, chiedi a Massimo la mia Mail.
    Ultimamente, fin che la mia allergia ai solventi regge, mi sto ri-confrontando con i colori ad olio, che avevo abbandonato taaaantissimo tempo fa. Ora li uso in campiture veloci come serigrafie (è il riferimento a Warhol) che trattengono a stento l’umano: l’olio, la sua lentezza nell’asciugare, gli odori, e il fastidio dell’ingombro.
    Scusami se sono stata un po’ troppo lunghina.
    Grazie e ciao.
    cerco il video di cui sopra e lo linko
    Miriam

  71. interessante, da quel che hai scritto dimostri competenza e passione.
    Ho cercato qualche tuo lavoro su internet, ma come dicono a Zelig “non è chiaro…!”
    hai qualche link dove potere vedere i tuoi lavori?

  72. No! avevo un sito tempo fa con testi e immagini, poi tolsi tutto e mi misi a lavorare seriamente senza l’affanno del mostrare. Organizzerò una mostra per maggio, qui dalle parti di Lecco, sul lungo fiume; sarà una cosa particolare e poi riaprirò (ma non è detto) un sito.
    Ho intenzione di fotografare i lavori (alcuni) per ordinarli su cd: te ne invierò una copia. Tempo 2 mesi.
    Ho già altri cd, ma non comprendono l’ultimo indirizzo dei lavori; per cui, dopo le tele mi dedicherò all’archivio “promozionale” e aggiornato.
    🙂
    Se invece passi da queste parti, tutto diventa più semplice. Buona giornata

  73. x Alessandro:
    ho ascoltato Vida a Mindelo, On the road e Bakita e ho anche visto i video. Vida: è forte la vocalità . Strada: è bello e raffinato il video. Bakita: è dolce/forte la musica, quasi un segno che si ascolta. Ho anche letto qua e là, ma ci ritorno.
    Ciao, Miriam

  74. @ Miriam…
    visto che giungo a post chiuso( quello sul rock) ti rispondo quì.
    Sarei curiosissimo e onorato se mi spedissi qualche tuo disegno( già te ne avevo fatto richiesta,ricordi?).
    Io appartengo a una famiglia di arti-giani…Mio nonno( scomparso a 92 anni, tre anni fa) ha disegnato forse fino al suo ultimo giorno. I suoi figli maschi sanno tutti disegnare ed ognuno ha un figlio che sa disegnare o dipingere( nella mia famiglia è toccata a mio fratello maggiore),quindi…
    Qunado ero piccolo, pensavo che mio fratello avesse talento perchè non ci capivo niente dei suoi quadri?!( e non ero l’unico), anche se qualcosa ha venduto( poi ha finito per fare l’arredatore!…)e così sono cresciuto con l’idea, che più i quadri sono incomprensibili, più vuol dire che i pittori hanno un talento geniale quanto bizzarro…( che concezione stramba(!?)…)

    – Purtroppo non conosco il testo della Marsigliese, ma condivido con te il trasporto e l’emozione che trasmette la musica. Su “l’Internazionale” bè…è facile dire oggi che è utopia,quell’idea e quell’ideale….In fondo nemmeno vorrei un mondo dove fossimo ‘tutti uguali’. Ma almeno io ho capito anche il perchè: sono troppo MEDIOCRE e MESCHINO per accettare di convivere con gli altri, senza avere slanci di ‘onnipotenza’( anche io sogno una “Villa Certosa” dove ospitare i miei LECCATACCHI, le “borghesi-prostitute” e i “pupazzi” che si genuflettono alla mia vile presenza.
    Peccato, però, che l’unica donna che vorrei mi amasse….MI SCHIFA!…) .
    Ricambio i bacioni…e aspetto un tuo disegno( ma anche un tuo racconto, perchè sono sicuro che scrivi anche)

  75. @ Giovanni…
    anche io sono napoletano( e in passato ho frequentato il Velvet. E non solo, anche altri locali Underground come il Diamond Dogs, il KGB e altri)…
    E’ vero, Pino Daniele ci ha abbandonati per attenersi al mercato. E solo raramente si trova qualche sua chicca( vedi “Sarà” in “Ferryboat”). Vasco, invece, in ogni album, mette sempre 2 o 3 pezzi ‘fondamentali'( almeno per chi come me lo segue da più di 25 anni). Per questo si ha la sensazione di non essere traditi e riesce a mantenersi fedele anche il suo ‘vecchio’ e folto stuolo di fans.

  76. @ Parlato:
    allora… fra qualche giorno inizio a fotografare e poi ad archiviare e ad organizzare le immagini. nel frattempo (miriam.ravasio@libero.it) potrei spedirti un testo, che comprende anche le immagini. Il testo non è mio, ma di una giovane, giovanissima curatrice di immagini, che, appunto, presenta alcuni miei lavori selezionati per un percorso di lettura delle immagini: L’ordine creativo. performace organizzata qui, sulle rive dell’Adda, in un antico monastero, in occasione delle Giornate dell’Arte. però sono solo disegni, che ora, proprio in questo periodo sto riconsiderando e sviluppando attraverso altre tecniche e altri linguaggi. A maggio, invece organizzerò una mostra e potrei chiedere a voi, lettori di Letteratitudine, di scrivere dei testi… Funzionerebbe?
    Un caro saluto a tutti, Miriam

  77. @ Miriam:
    un testo, mini racconto, novella, a tema sul tuo lavoro? Su “ispirazione”, insomma. Why not?

  78. @ Miriam…
    ok ( pagio04@libero.it ),invia subito.
    Poter commentare(ispirato) ,con la mia modesta scrittura i tuoi disegni,mi piacerebbe inoltre partecipare alla tua mostra.Magari,se potrò…
    Un caro saluto.

  79. x Parlato:
    ti invio una mail. nel frattempo comunico agli amici che sono attualmente ancora sotto stress per una caduta “quasi rovinosa”. Accidenti ai fulmini, che tolgono la corrente, spaventano le gatte che saltando all’improvviso sui piedi combinano un patatrac. il mio medico “Miriam, che gamba ?” , risposta “quella parzialmente a posto!” Ho un ginocchione michelangiolesco. Ghiaccio e riposo. Posto in fretta e ti invio la mail.
    Bacioni a tutti. Nelle avversità sorrido come una matta! mi complimento da sola…
    🙂 🙂 🙂

  80. RAGAZZI,
    vi posto qui sotto l’intervento che ho postato di là, sul centenario di Cesare Pavese; è un commento sul libro di Alessandro Cascio, Le tre candele. Aspetto i vostri commenti. Ciao a tutti, Miriam
    ——————————————————————————————–
    Posto qui alcune riflessioni sul libro di Alessandro Cascio, letto tra ieri e oggi: Le tre candele. Lo posto qui, dove l’autore del Mal di vivere, è stato celebrato per il suo centenario dalla nascita; qui, dove abbiamo discusso del rapporto fra quel autore e i giovani, auspicandone la conoscenza.
    Non è una provocazione, ma solo un atto dimostrativo; come un volantino, anzi un adesivo, appiccicato dispettosamente ai semafori o agli angoli delle strade. Facciamolo verde! Ricordate? Si trattava di Nixon e della guerra del Vietnam. Erano altri tempi e noi leggevamo Pavese ma facevamo tutto ancora per “gioco”, ancora pochi passi ci separavano dalla fine del percorso, uno spiazzo enorme sopra il vuoto: eroina e lotta armata. Tutto poi fu diverso, in noi sopravvivono i ricordi, che per i più sono depurati dalle scorie e allora confondiamo la nostra adulta età con quella delle generazioni che ci hanno preceduto. Riproponendone il senso (anziano uguale custode del tempo). Ma quale, se tutto nel frattempo è sfuggito, in un vortice epocale di cambiamenti e di rivoluzioni soggettive che ha trasformato ogni vita in un terreno di guerra?
    Alessandro Cascio parte da qui, dalla considerazione che crescere è una guerra, che va tenacemente combattuta con azioni di “pace”: tre, come le ghinee della Woolf. Sì, il libro di Alessandro è una poetica confutazione del libro della Woolf e parla alle ragazze, alle giovani donne. Alle ghinee che scongiurano la guerra, istruzione, professione e impegno per la pace, Alessandro contrappone tre candele: l’innocenza, la passione e l’esperienza. Un racconto filosofico, dove fantasia e realtà si fondono nelle forme delle tre età della vita, con gli occhi sempre aperti al mondo che ci sta attorno; le circumnavigazioni dell’io sono bandite. A salvarci è il mezzo che ognuno trova da sé, l’accesso ad un’altra dimensione, l’intimità necessaria per combattere il male della vita.
    L’intimità preziosa, che urta famiglia, amici, affetti, luoghi comuni, mode, ma che alla fine si compone con una grazia giovane, nuova e lontana, lontana da Munchausen e da un pastore errante dell’Asia.
    Vi inviterei a leggerlo, io, personalmente ci vedrei un film di animazione con il meglio della musica che c’è!

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