ALTAN, decano del grande fumetto italiano si racconta con ironia e partecipazione al Press Café di LUCCA COMICS AND GAMES 2019. Il servizio del nostro inviato a Lucca, Furio Detti.
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Le donne, i cavalier, la Pimpa, gli amori: Altan a Lucca Comics&Games 2019
Altan si racconta con ironia e partecipazione al Press Café di LCG2019 ove ripercorre la sua attività da decano del grande fumetto italiano, guardando al futuro, davanti a una platea con alcuni giovanissimi giornalisti. Personaggi storici, donne belle su ogni fronte, miserie e satira, e l’intramontabile Pimpa, con un ricordo affettuoso di Grazia Nidasio.
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Furio Detti per Letteratitudine
(Lucca, 1° novembre 2019)
Molte fresche leve fra i giornalisti ospiti dell’incontro, a cui Altan ha dedicato tutta l’attenzione possibile in quello che a nostro parere è stato uno dei press cafè LCG2019 più gradevoli in assoluto, uno di quelli più ‘umani’ e in cui c’è stato uno scambio ‘caldo’ fra l’artista e il pubblico di professionisti. Non per caso tutti sono riusciti a fare due domande!
La satira su Panorama, Tango, Cuore, Smemoranda, l’Espresso e Repubblica recentemente. Storie brevi – possiamo dire *graphic novel*? Il materiale di Altan è visibile in mostra al MAXXI di Roma. Mostra che offre uno sguardo anche su materiali meno noti e forse inediti, ma soprattutto Cipputi e la Pimpa (1975), personaggio longevo e fortissimo che è approdato dalla carta del Corriere dei Piccoli, alla TV e anche al multimediale e alle app. Altan ce ne parla:
“La Pimpa… Fortissimo è un po’ troppo, forse. Diciamo che va, ancora tiene, anche se attualmente le età dei lettori sono molto cambiate: prima la Pimpa aveva un pubblico dai 5 ai 12-13 anni. Adesso è considerata già ‘roba per bambini’ da ragazzi di 8 anni. Ho incontrato uno di questi piccoli lettori che mi ha detto: ‘Ah, la Pimpa, sì mi ricordo che la leggevo da piccolo!’ [ride]” L’età si è abbassata e l’infanzia è cresciuta.
**I suoi personaggi storici usciti su Linus, e ristampati variamente, con Bur, poi ripresi da Coconino Press: Colombo, San Francesco, Casanova e Ben figlio di Noé**
“Ben. Casanova, Colombo, Franz (San Francesco), sono tecnicamente delle parodie. All’epoca io volevo almeno un po’ andare contro la narrazione dei libri di storia, che rappresentavano la realtà in modo decisamente ‘ripulito’: penso a Colombo e Isabella di Castiglia che si incontrano in uno splendido giardino di palazzo con uccellini che cantano sugli alberi fuori dalla finestra e sale di marmo lucente… Invece la realtà che volevo ricordare io era quella di un mondo medievale pieno di insetti, scarafaggi, bestiacce, pattume, igiene discutibile. Insomma, la realtà più sudicia del presunto. Volevo proporre un punto di vista un po’ diverso su queste storie che ci sono state raccontate da piccoli. Anche i personaggi traevano motivazioni spesso da piccole beghe. Io ho fatto delle ipotesi… Perché ho scelto proprio Colombo, San Francesco e Casanova oltre a Ben, l’immaginario e non reale ‘personaggio storico’ figlio di Noé? Ecco era un periodo in cui era naturale contestare il potere, era il pane quotidiano. Quindi l’idea di ribaltare la narrazione ufficiale storica era facile da avere. Il ‘la’ mi venne dalla frase ‘Popolo di santi, navigatori, poeti’. Di Colombo avevo letto un passo del diario di bordo in cui raccontava che alla fine di ogni giornata di navigazione mentiva sulla strada fatta, perché aveva paura che si ammutinassero, tornando indietro per la paura di essere troppo lontani dalla mamma… Ecco io ho applicato questa logica a tutta l’impresa del navigatore genovese. La cosa era anche vista dal punto di vista degli indios, c’era anche un po’ un atteggiamento terzomondista in tutta questa operazione. Francesco, il santo: per lui mi sono documentato molto di più. Nei testi che ho consultato c’erano tantissimi spiragli su cui lavorare, come l’episodio in cui Francesco va in Puglia con l’armatura nuova, ma cambia subito idea. Questo mi faceva sospettare che la prima serata con le truppe fosse stata spiacevole e turbolenta, almeno per lui. San Francesco oltretutto sceglieva la strada da prendere facendo ruotare un compagno come una trottola, veramente… Bene, in questa storia c’era anche il tema sessantottino della rivolta all’autorità, in questo caso il padre Pietro, mercante borghese. Lasciare tutto per un’altra idea. Casanova è invece un’altra operazione nato da un’idea di Marcelo Ravoni, mio agente poi diventato un grande amico, di proporre a vari disegnatori delle memorie di Casanova, per un’antologia. Io ho fatto la mia parte, che è uscita subito su Linus e poi ha aperto la strada alle mie storie sulla rivista e poi su Corto Maltese.
**Ha dei personaggi storici in testa per il Novecento o il Duemila?**
Io ho fatto un paio di storie dedicate a questo periodo, intitolate *Zago Oliva* e *Friz Melone* (fine anni ’70); in particolare quest’ultima si svolgeva in un capodanno del 2000, ma come futurologo non ci ho preso… si è visto che non è cambiato niente. Però l’argomento non era tanto l’attualità ma una possibile la post-attualità, data l’epoca in cui le ho scritte. Per il presente non ho candidati. I personaggi famosi non sono bravi, adesso.
**Come valorizzare l’arte di un autore con un’edizione adeguata?**
“Le mie storie sono state pubblicate varie volte, in vari formati, in varie edizioni, e quindi il problema più grande è stata la leggibilità. Oltretutto, essendo pagato per le mie tavole, mi sembrava importante metterci quanta più roba possibile, le riempivo parecchio. Se mi pagano, devo riempire la tavola. Quindi, se il formato finale era ridotto l’insieme ne soffriva, i commenti intra vignetta si perdevano e meritavano invece visibilità. Per questo l’ultima edizione di Coconino mi piace.”
**Come è nata la Pimpa? Ha riflettuto prima di crearla o è stata ispirazione improvvisa**
“Io avevo mia figlia sulle ginocchia, aveva all’epoca due anni; e il mio modo di giocare con lei era quello che mi riusciva meglio: disegnare. Così fra questi schizzi è uscita questa cagnolina, coi pallini rossi così si riconosceva al volo – io non avevo mai disegnato cose da bambini prima della nascita di mia figlia – e credo che forse questo sia un piccolo segreto della sua longevità, perché la Pimpa è nata osservando come mia figlia reagiva a ciò che le capitasse. Per esempio, mia figlia sbatteva su una sedia e diceva ‘Sedia cattiva!’, insomma faceva quelle cose che fanno tutti i bambini. La Pimpa è nata così, imitando mia figlia. Io sono Armando, in qualche modo, sorveglio la Pimpa ma lei va per conto suo in tutte le storie. In generale, sull’ispirazione, essendo la Pimpa null’altro che la rappresentazione del mondo come secondo me dovrebbe essere, io mi ispiro a infinite cose differenti: può essere una scena vista alla finestra, un fenomeno naturale come una nuvola, una foto su una rivista, una ricetta… Nella mia carriera ho disegnato più di mille storie della Pimpa e tutto sommato riesco a trovare ancora ispirazioni. Qualche idea mi viene sempre”
**Se non fosse un fumettista, immaginando di lavorare alle poste, riuscirebbe a avere la stessa attenzione alla realtà?**
“Se ci fosse un posto disponibile alle Poste, volentieri! Parlando di poste mi viene in mente una volta che ero ospite a Angoulême, la fiera dei fumetti francese, e il mio editore aveva fatto un grande battage pubblicitario – con tanto di manifesti persino nei bus – alla mia serie francese di *Ada*, una roba impressionante. Poi c’era la sessione firme e lì la cosa è organizzata con gli autori che stanno in fila, ai box, in una specie di sportelli, e firmano, con sopra la foto del libro. Io ero accanto a Benoît Sokal, autore dell’Ispettore *Canardo*. Lui aveva duecento persone in coda e io nessuna, nonostante tutta la pubblicità. Dopo mezz’ora me ne sono andato: era proprio come stare alle Poste ma quale addetto alla spedizione delle raccomandate speciale per l’Angola! Questo naturalmente senza offesa per l’Angola, ma come riferimento a una situazione ‘postale’ realistica.”
**A cosa si ispira per la satira politica?**
“Guardo la TV, leggo i giornali, ascolto la radio. Non ho alcuna fonte privilegiata dall’interno, anche perché per me è più facile lavorare su materiali che sono già noti ai lettori. Per l’ispirazione, mi capita quando sento una stonatura nel racconto ‘politico’, nei discorsi generali: vuol dire che lì c’è qualcosa di strano. Di solito parto da lì.”
**Come è nata l’idea di Trino?**
“Io questa storia me la ricordo, perché la prima vignetta che ho fatto della striscia raffigurava un ‘padrone’ misterioso che ordinava a Trino di creare l’universo. Il dialogo era:
– Mi faccia la creazione del mondo.
– Oggi?
Per me questa era una vignetta che finiva lì. Però poi l’idea è partita, striscia dopo striscia. Anzi io mi sono servito di Trino perché quando lui non sapeva cosa fare, ero io in realtà a essere a corto di idee. In questo senso mi servivo di Trino per superare questi vuoti. In pratica le storie di Trino le abbiamo scritte in due. Io e Trino, appunto.
**Cosa pensa dell’attenzione dell’arte e dei musei di arte moderna verso il fumetto?**
“Ne sono naturalmente felice. Come potete immaginare. Sono lieto che sia riconosciuto al fumetto il rango di sforzo creativo e valore artistico quale è. Un’attività degna di essere apprezzata. Ovunque.”
**Quale è il compito della satira, oggi?**
“Ormai non è più tanto infastidire il potere che come ho detto se ne frega. Se mai può ancora radunare delle persone che condividono la stessa idea, le stesse preoccupazioni. Mi capita di disegnare una battuta e sentirmi dire da un vicino: ‘Toh, pensavo lo stesso ma non avevo la formula giusta per dirlo!’ Ecco, credo che sia questa la strada possibile per la satira in futuro: avere l’effetto di lasciare un po’ meno sole le persone.”
**Perché è diventato architetto e poi perché ha cambiato strada?**
“All’epoca a dire il vero non volevo diventare un architetto, ero sicuro che non sarei diventato questo genere di professionista. A essere sincero ho fatto pochissime scelte decise nella mia vita, ho sempre seguito la corrente o le situazioni in cui la vita mi metteva. Ho avuto anche la fortuna di incontrare persone importanti per me che mi hanno fatto cambiare rotta. Io approfittavo in modo sempre non troppo consapevole della situazione.”
**Che rapporto ha con gli artisti giovani e i giovani?**
“Mia nipote ha 13 anni ormai e io non sono più capace di avere esperienze dirette della vita dei giovani. Mi devo fidare di qualcosa che funzionava ai miei tempi e di qualche ipotesi, poi come dicevo ci sono anche meccanismi o situazioni che non cambiano mai. Certo adesso – essendo lontano dal mondo social e da internet – ho qualche limite in più.”
**Differenze tra le donne e i maschi in Altan? Perché poi sono aggraziate, sensuali, a differenza dei maschi che sono particolarmente ‘realistici’?**
Oh sì, la differenza esiste. Le donne sembrano più ciniche ma non lo sono, le donne di Altan sono molto concrete. L’uomo chiacchiera chiacchiera, fa tanti discorsi, ma sul concreto manca; sono cresciuto con tante sorelle e le mie donne sono più puntuali, precise, coraggiose, libere da stereotipi e ideologia per questo cambiano anche idea, non per volubilità ma per intuito, libertà e consapevolezza. Su come le disegno… ebbene, a me piace disegnare le donne, mi diverto, quindi sono più belle. Mi piaceva molto disegnare la storia di *Ada nella giungla*, ambientata durante la Seconda guerra mondiale, quando Ada aveva 20-25 anni. Quando, dieci anni dopo ho riportato sulla scena Ada nella nuova storia, *Macao*, erano gli anni ’60: la storia inizia con Ada allo specchio. Non è più una ragazza, si spaventa per il suo aspetto e quindi corre da un estetista filippino a rifarsi bella, così ho potuto… disegnarla uguale ai vecchi tempi.
**Ha mai disegnato illustrazioni erotiche?**
Da studente a Bologna io disegnavo fogliacci goliardici che servivano a non farsi maltrattare dai vecchi studenti. Non avevi pace se questi fogli, ironicamente zeppi di disegni e firme, che venivano controllati come dei passaporti dagli ‘anziani’, non erano ‘a posto’; oltretutto una volta disegnati venivano incerati perché non fosse più possibile modificarli. Potete immaginare il soggetto dei miei ‘documenti’. Mi hanno però salvato dalle durezze della goliardia.
**LE DOMANDE DI LETTERATITUDINE**
Fra poco sarà un anno dalla scomparsa di una sua collega storica del fumetto italiano, in scuderia al Corriere: Grazia Nidasio. Troviamo che la vostra arte abbia un punto in comune nella satira indiretta: a parte la diversità di materiali comici, ambedue parlate di politica senza tirare direttamente in mezzo i politici, ma attraverso le persone comuni. Ha qualche aneddoto da raccontarci che unisca la vostra esperienza di artisti, che – ci pare – non hanno mai lavorato insieme a un progetto?
“Purtroppo no. È vero, la Stefi della Nidasio era il personaggio più amato dai bambini, subito dopo la mia Pimpa. Io naturalmente ho conosciuto Grazia, artista e persona deliziosa, bravissima. Non ci siamo mai trovati a lavorare insieme, a parte la pubblicazione sullo stesso giornale.
**La satira è più libera, o meno oppressa adesso in tempi di social, o negli “anni d’oro” ’60-’70-’80 e forse prima metà dei ’90?**
“Quei tempi erano secondo me peggiori per la satira. C’erano reazioni e querele a seguito di queste cose. Per me no, il tipo di lavoro che facevo mi metteva al riparo da simili reazioni, però tanti miei colleghi hanno avuto problemi. Oggi non importa niente a nessuno, specialmente ai politici. Vedo che nessuno ha una reazione di alcun tipo, ma neanche il pubblico ormai. Noi facciamo satira perché è nostro dovere testimoniare contro il potere e i suoi abusi, ma veramente vedo pochissime reazioni a quanto facciamo. Quello che disegniamo o scriviamo non ha alcun effetto su questi personaggi e penso che l’andamento proseguirà verso la debolezza. Addirittura tanti dei nostri ‘bersagli’ si deridono da soli senza contraddittorio! Fanno tutto da sé, si prendono per il didietro da soli. Il potere oltretutto non è più così, è diventato qualcosa che sfugge a ogni definizione. Di capacità di attacco della satira ne vedo poca, le reazioni al massimo sono di piccolo fastidio con lo spirito che domani è un altro giorno.”
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