Lucca Comics 2022: Tatai Lab arcobaleno
Tre autrici e storie (anche multigender) sotto l’etichetta TataiLab
L’Intervista e le Recensioni di Letteratitudine a tre autrici praticamente esordienti: ARTeapot Studio (aka Francesca Farinelli) con *Otedama* e Mirto (Martina Mastroieni) e Marta Todeschini con *Hidden under the Sun*, due titoli targati TataiLab edizioni.
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dal nostro inviato, Furio Detti
Cominciamo la prima intervista di questa edizione LCG2022 “Hope” con ARTeapotstudio, nome dietro cui si “nasconde” il talento di Francesca Farinelli, autrice della storia e dell’artwork di *Otedama*, un *heroic-mystic fantasy* di gusto nipponico dalle vicende arcaiche ma dalla grafica fresca e decisamente contemporanea.
LETTERATITUDINE – Di che parla *Otedama*?
Francesca Farinelli – «*Otedama* è una piccola storia buddista, divisa in capitoli: ogni capitolo si conclude con un piccolo insegnamento. Il fil rouge è la ricerca del maestro scomparso da parte di un piccolo monaco buddista. Sembra che il maestro “in fuga” si sia lasciato dietro una serie di terribili demoni racchiusi in numerose maschere rituali. Quindi il nostro piccolo eroe, insieme al suo cane parlante, dovrà liberare il suo cammino, e il suo maestro, dalla minaccia di queste maschere.
LET- Ricorda molto la *quest* di un videogioco. Sei per caso partita da questo spunto per la tua avventura?
FF- Parlando di *Otedama*, no, ma c’è da raccontare questo: il mio gioco preferito in assoluto è *Legend of Zelda – Ocarina of Time*… Quando il videogioco è uscito ero appena nata, ma ho recuperato il tempo perduto (è il caso di dirlo).
LET- Infatti abbiamo pensato subito alla Maschera di Majora, anche se è di un successivo capitolo della saga…
FF- Sì non riesco a non mettere qualcosa di quel gioco nei miei lavori.
LET – Come sei arrivata a questo stile molto particolare, visivamente semplice, con campiture ampie, colori netti e un chiaro utilizzo delle texture?
FF – Io chiamo questo stile viene dal “percorso da codarda”. I miei genitori avrebbero voluto che facessi Lingue, ma io ho scelto l’Accademia di Belle Arti di Bologna. In Accademia purtroppo mi sono scontrata con una realtà che non immaginavo: credevo che tale ambiente fosse un luogo in cui insegnanti e allievi facessero gruppo, formassero una comunità solidale, data la natura artistica del nostro percorso; invece i miei professori, per quanto tecnicamente bravissimi, faticavano a concepire la variabilità di stile e di narrazione; oltretutto gli stessi studenti non si trovavano di fronte a amici con cui collaborare, ma a concorrenti. Per me questo ambiente è stato terrificante. Io che ho avuto una paura incredibile e mi sono sempre sentita dire “che non ero abbastanza brava”, ho finito per sviluppare uno stile che io stessa chiamo “da codarda”: disegno quello che mi piace, mi da calma e non mi crea ansia nel realizzarlo! Ogni volta che vedo qualcosa che mi interessa mi chiedo sempre come posso semplificarlo “per non avere addosso quella scimmia che dice: ‘No! Non si disegna così.'” Perché ho passato tre anni a sentirmi dire: “Non si disegna così!” Quindi, adesso, disegno come voglio. Sono molto più tranquilla di fronte a un lavoro. Magari è semplicistico, magari è infantile ma almeno non mi viene l’ansia tutte le sante volte per cose come anatomia o prospettiva.»
LET- Digitale o analogico, quindi? Qual’è la strada del “disegnator codardo”?
FF- All’inizio ho sempre lavorato in analogico. Addirittura realizzavo dei pupazzi di carta, perchè quando c’erano le vecchie tavolette al PC essendo scarsa in coordinazione occhio-mano avevo difficoltà. Ora che posso disegnare su touch screen direttamente non ho più dubbi: solo digitale!
LET- Passiamo al video per l’ultima domanda, e intanto ti ringraziamo a nome di Letteratitudine.
Per la seconda intervista, passiamo alla coppia di creatori del titolo *Hidden under the Sun*.
Mirto (Martina Mastroieni) è autore della storia: soggetto insieme a Marta Todeschini, sceneggiatura da solo! Siamo partiti da lui con una videointervista e abbiamo proseguito con l’intervista alla disegnatrice:
Proseguono le domande alla disegnatrice e colorista – ruolo dominante vista l’estetica del volume, un tripudio di colori graffitari e squillanti che risulta molto ben curato anche sul piano tipografico:
Letteratitudine – A quali autori ti ispiri, Marta, nella tua estetica, lineart e colorazione?
Marta Todeschini – «Parto certamente dall’animazione statunitense della prima quindicina degli anni Duemila, come Cartoon Network, per esempio la serie *Steven Universe*, e anche le recenti opere Disney. E l’influenza da mangaka poiché sono cresciuta con queste letture, in genere gli *shonen* e serie come *Full Metal Alchemist*, serie uscita quando crescevo, quindi è uno stile che mi è entrato nel DNA.
LET. – Visto che riguardo *Hidden under the Sun* ci hai parlato subito di una storia di maghi “sfigati”, ti chiediamo quale è il punto di forza dello “sfigato” dal punto di vista autoriale (visto che il soggetto dell’opera è condiviso con lo sceneggiatore Mirto)?
MT – «Se siamo sopravvissuti all’apocalisse di questi ultimi anni, noi artisti, è esattamente perché non possiamo vivere senza l’arte, senza il fare. Per quanto siamo scoraggiati, non possiamo vivere senza realizzare fumetti, esattamente come i maghi della nostra storia non possono sottrarsi al confronto con la magia e le sue forze, per quanto disastrati siano o per quanto versino male in arnese… Ci includerei, personaggi e fumettisti, nella categoria dei pazzi, degli *outcast* che continuano a perseverare, fondamentalmente in un mestiere che è dispendioso anche se non lo sembra, dall’esterno; che ci costa enorme fatica ma è anche quello che ci rende noi stessi. C’è un fattore molto identitario che lega noi fumettisti alle opere, alle storie, ai personaggi. Io mi colloco sempre dal punto di vista dei personaggi, sento *Hidden under the Sun* come qualcosa di totalmente mio.»
LET- Sei una artista del nuovo millennio ben rodato, ormai. Che ne pensi di fare arte con gli NFT (*Non Fungible Tokens*)?
MT- «Praticamente non mi interessano, sia per ragioni pratiche sia per ragioni ambientali e economiche.»
LET- Quale è stata la tavola più dura da disegnare in *Hidden under the Sun*?
MT- «Credo, quelle con tanta gente. Le panoramiche con scene di massa, soprattutto per la difficoltà di creare volti diversi, varietà nel gruppo…»
LET – Puoi fare come faceva il Maestro Magnus (ci odierà dall’oltretomba per questo!): tre, cinque normotipi e via…
[MT e Mirto ridono] MT – Questo è un problema molto sentito dagli illustratori, io sono anche illustratore e quindi scrivo a suon di storyboard. Ci ritroviamo a affrontare maree di dettagli, sfondi, ambientazioni…
LET- In bocca al lupo allora, *being under the Sun or not* e buona LGC2022.
M e MT- Grazie a voi.
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LA NOSTRA DOPPIA RECENSIONE
OTEDAMA
Autore:
ARTeapot Studio (Francesca Farinelli)
Genere: Fantastico
112 Pagine
Italiano
Cartonato 21×29.7 cm
Tatai Lab
2020
Un cartonato rilegato di gran qualità per una storia accattivante almeno a partire dai 12 anni, ma godibile anche per lettori più grandi, se avete l’animo aperto alla poetica del fiabesco e delle religioni orientali.
Un genere favolistico, novellistico che si accompagna a uno stile fresco, graficamente coinvolgente, che stempera semplicità grafica a decorativismo, forse un po’ di maniera, ma comunque efficace. La trama è una classica “quest” o “cerca” da narrativa cavalleresca o viaggio mitologico, una versione tenera e vivace, ridotta dei racconti e koan buddisti, senza particolari pretese di ricercatezza ma molta freschezza narrativa.
Punti di forza: vivacità cromatica, composizione, character design decisamente di qualità medio-alta. Un tono generale molto romantico e confortevole, come una bella coperta calda e un té mentre fuori diluvia. Una buona fonte di ispirazione per giovani artisti e lettori.
Può migliorare in: si nota una certa ripetitività nelle situazioni e un testo che potrebbe aprirsi a qualche dilemma narrativo in più. Forse un po’ semplice per un lettore che cerchi complessità e qualche oncia di dramma o anche un intreccio originale. Il finale comunque regge la prova.
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HIDDEN UNDER THE SUN
Autori:
Mirto (Martina Mastroieni, soggetto e sceneggiatura)
Marta Todeschini (disegni – lineart e colore)
Genere: Fantastico
208 Pagine
Italiano
Brossura Filo Refe 16.8×24 cm
Tatai Lab
2021
L’urban fantasy si mescola alle arti arcane grazie a un duo o strana-coppia di “sfigati” maghi in una realtà molto casareccia e contemporanea, ma in cui la magia è parte ordinaria del quotidiano, come le assicurazioni o le truffe online. La coppia di maghe Selene Stellanova e una “Ragazza Misteriosa” che si fa chiamare Grey Earlington (da una confezione di té) sono una specie di Gruppo TNT del magico alle prese con la disoccupazione, la fame e improbabili disastri dimensionali e più minacciose catastrofi di autostima e personalità.
Qui, a livello narrativo, sta tutta la novità di *Hidden under the Sun*, non proprio una Graphic Novel nel senso stretto dedl termine – essendo il tono comedy preponderante -, ma con forti richiami a titoli celebri come *Scott Pilgrim*, almeno nell’impianto comico.
Sul piano grafico il volume è letteralmente un’orgia di colore e montaggio adrenalinici, una prova decisamente valida sul piano visivo, che non solo appassiona gli interessati allo stile cartoon/urban visual ma potrebbe anche conquistare un occhio più tradizionalista proprio come esercizio di rottura. Nel complesso una lettura stimolante, divertente e anche simpatica che sa di non volersi prendere troppo sul serio.
Punti di forza: la struttura grafica, il dinamismo, i dialoghi (con riserva, si veda più avanti), le situazioni comiche sottolineate con un’ironia grottesca e aspra che rende il tutto godibile come una sitcom.
Può migliorare in: purtroppo la storia decisamente ci pare cedere sul finale, da pagina 144 in poi dove forse un eccessivo prolungamento della vicenda nella fase centrale costringe la sceneggiatura alla rincorsa verso lo scioglimento pre-epilogo, e la grafica a inseguire un affastellarsi di situazioni decisamente un po’ troppo soffocate dalla verbosità degli ultimi dialoghi e dell’ambientazione (dialoghi perfettamente riusciti nei due terzi iniziali dell’opera). Questo effetto macedonia rende piuttosto arduo seguire i punti chiave della storia nel concludendo, storia che pure si regge molto bene su personaggi comunque credibili e ben delineati.
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