La polemica innescata dalla crisi Israele-Gaza, cominciata con Zerocalcare e proseguita con altre defezioni, si estende: gli artisti israeliani Tomer e Asaf Hanuka non parteciperanno al Festival
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di Furio Detti
A neanche un pugno di ore dalla cerimonia di inaugurazione al Teatro del Giglio, prevista per domani Primo novembre alle 11:00, Lucca Comics&Games 2023 “Together” sembra smentire lo spirito del suo slogan e si presenta ab origine come una manifestazione divisa e discussa. È di pochi minuti fa la notizia, diramata alla Stampa, che le due “star” di questa edizione, autori del proverbiale e ormai iconico poster di questa edizione, Tomer e Asaf Hanuka, artisti israeliani ormai di fama internazionale, hanno deciso di non presenziare alla manifestazione. La causa è chiaramente il clima arroventato scaturito dal pregresso patrocinio di Israele e degli USA alla kermesse, nelle circostanze a tutti ormai tristemente note sullo scenario mediorientale.
Lasciamo che parli l’Arte – questo il messaggio con cui scusandosi con fan e organizzatori i due artisti si esprimono senza reticenze e ambiguità: “La nostra presenza a Lucca e le nostre attività rischierebbero di essere oggetto di eccessiva attenzione afferente alla questione internazionale, oscurando la dimensione artistica, che invece è stata ed è il centro del nostro percorso con questa manifestazione e il suo gruppo di lavoro. Non ci sentiamo di spostarci da una zona di guerra vera verso una zona di conflitto mediatico. Questo interferirebbe con la felicità di incontrare tanti amici, fan e colleghi. Abbiamo deciso di fare un passo indietro e lasciare che l’arte parli per se stessa.” – e concludono: “Dobbiamo continuare a credere nella speranza. Viviamo tutto questo insieme. E, in questa parte del mondo, non ci possiamo permettere molto altro”.
La memoria non può certo, stando così le cose, non tornare all’apripista Zerocalcare, autoesclusosi da Lucca Comics per ragioni diverse, ma nate dalle medesime circostanze. Riempire di contumelie qualcuno, chicchessia e purchessia, così come rilanciare accuse strumentali sarebbe facile e anche per questo profondamente ingiusto, oltre che vigliacco. Pare difatti che quando la politica fa la voce troppo grossa, l’arte o muore, o si corrompe, o diventa satira per reagire al clima tossico, o fugge. L’arte diventa comunque una specie in via di estinzione. Brutto dirlo: questo renderà certamente LCG2023 una delle edizioni più discusse e mediaticamente risonanti ma purtroppo, a giudicare dalla partenza, non la migliore. Personalmente sono anche un ammiratore della poesia visiva e dell’ironia, di Asaf Hanuka in particolare, e la cosa ovviamente lascia l’amaro in bocca a chiunque ami i fumetti. Né dovremmo sentire di aver bisogno che qualcuno ci dica cosa pensare o non pensare in termini di politica, libertà, oppressione e giustizia, per poterci comunque rammaricare di un fatto: gli artisti sono sempre meno al sicuro in questo mondo, qualunque scelta facciano, anzi soprattutto – sarebbe da dire – è perché forse, fra gli uomini, sono quelli più capaci di scegliere.
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