Il nuovo ospite di “L’autore straniero racconta il libro” è l’attore premio Oscar Matthew McConaughey, autore di “Greenlights. L’arte di correre in discesa” (Baldini + Castoldi, traduzione di Stefano Travagli).
Ne approfittiamo per segnalare che giovedì 13 maggio, alle h. 18, Francesco Gatti (di Rainews24), presenterà “Greenlights. L’arte di correre in discesa” con la partecipazione dello stesso Matthew McConaughey sulle pagine Facebook di Letteratitudine, di Baldini + Castoldi e di PDE. (in fondo, la locandina dell’evento)
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L’attore premio Oscar Matthew McConaughey è sposato, padre di tre figli, nonché figlio e fratello leale. Si considera un narratore di professione, crede che non ci sia niente di male a farsi una birra prima di andare in chiesa, apprezza il duro lavoro e sogna di diventare direttore d’orchestra.
Nel 2009, Matthew e sua moglie Camila hanno fondato la j. k. livin Foundation, che aiuta liceali a rischio a condurre una vita sana e sicura. Nel 2019, McConaughey è diventato professore presso la University of Texas, a Austin, e Minister of Culture per la stessa università e per la città di Austin. È inoltre Brand Ambassador della Lincoln Motor Company, proprietario dell’Austin F. C. e co-creatore del suo bourbon preferito in assoluto, il Wild Turkey Longbranch.
Qui di seguito Matthew McConaughey ci introduce a questo suo libro
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QUESTA NON È UN’AUTOBIOGRAFIA TRADIZIONALE. È vero, racconto storie del passato, ma non ho interesse per la nostalgia, il sentimentalismo e l’atteggiamento dimesso che solitamente caratterizzano le autobiografie. Non è nemmeno un libro di consigli. Non ho niente contro i predicatori, ma non sarò io a dirvi cosa fare.
Questo è un libro di metodo. Sono qui per condividere storie, idee e filosofie oggettivamente comprensibili e, se lo vorrete, soggettivamente adottabili, o modificando la vostra realtà, o cambiando il vostro modo di vederla.
Questo è un libro di strategie, basato sulle avventure che ho vissuto. Avventure significative, illuminanti e divertenti, a volte perché era destino che fossero così, ma soprattutto perché non volevano esserlo. Io sono ottimista di natura, e l’umorismo è stato uno dei miei grandi maestri. Mi ha aiutato ad affrontare il dolore, la perdita e la mancanza di fiducia. Non sono perfetto, tutt’altro, pesto merde in continuazione e ne sono consapevole. Ho semplicemente imparato a pulirmi le scarpe e andare avanti.
A tutti capita di pestare una merda di tanto in tanto. Ci blocchiamo, combiniamo casini, veniamo fregati, ci ammaliamo, non otteniamo ciò che vogliamo, incrociamo nella nostra vita migliaia di «avrei potuto fare meglio» e «quanto vorrei che non fosse successo». Pestare merde è inevitabile: o lo prendiamo come un portafortuna, oppure facciamo in modo che accada meno spesso.
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Alla Vita
SONO IN QUESTA VITA DA CINQUANT’ANNI, ne scruto l’enigma da quarantadue, e da trentacinque tengo un diario pieno di idee su come risolverlo. Appunti su successi e fallimenti, gioie e dolori, cose che mi hanno stupito o che mi hanno fatto ridere di cuore. Trentacinque anni in cui ho compreso, ricordato, riconosciuto, raccolto e buttato giù tutto quello che mi emozionava o colpiva lungo il percorso. Come essere sereno. Come stressarmi di meno. Come divertirmi. Come fare meno male agli altri. Come fare meno male a me stesso. Come diventare un brav’uomo. Come ottenere ciò che voglio. Come dare un significato alla mia vita. Come essere più io.
Non ho mai scritto le cose per ricordarmele, le ho sempre scritte per dimenticarmele. L’idea di ripercorrere la mia vita e rifletterci su mi intimoriva; non ero sicuro che avrei apprezzato la compagnia. Solo di recente ho trovato il coraggio di riprendere in mano i miei diari e dare un’occhiata a quei trentacinque anni di scrittura per capire chi sono stato negli ultimi cinquanta. E sapete una cosa? Mi sono divertito più del previsto. Ho riso, ho pianto, mi sono accorto di ricordare più di quanto mi aspettassi e di avere dimenticato meno.
Che cosa ho trovato? Storie di cui sono stato testimone e che ho vissuto in prima persona, lezioni che ho imparato e poi scordato, poesie, preghiere, rimedi, risposte a domande che avevo, promemoria di domande che ho ancora, conferme a certi dubbi, convinzioni su ciò che è davvero importante, teorie della relatività, e un mucchio di adesivi da paraurti.
Ho trovato delle costanti positive nel modo in cui ho affrontato la vita che hanno funzionato in passato e funzionano ancora oggi.
Ho trovato un filo conduttore.
E così ho messo in una valigia tutti i diari, ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, e nel più completo isolamento ho cominciato a scrivere il libro che ora stringete tra le mani: un album, una testimonianza, una storia della mia vita finora.
Cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto.
Esplosioni di verità che hanno scardinato il mio spazio-tempo tanto da non poterle ignorare.
Accordi che ho firmato con me stesso; molti li ho rispettati, ma la maggior parte sono ancora in ballo.
Questo è ciò che ho visto, interpretato, le mie emozioni e intuizioni, i miei successi e fallimenti.
Grazia, verità e bellezza della violenza.
Iniziazioni, inviti, tarature e progressioni.
Le volte in cui l’ho fatta franca, quelle in cui mi hanno beccato, e quelle in cui mi sono bagnato ballando sotto la pioggia.
Riti di passaggio.
Tutto quello che sta tra l’insistere e il mollare, o ai loro estremi, lungo la strada che porta alla scienza della soddisfazione in questo grande esperimento chiamato vita.
Spero che sia come una medicina con un buon sapore, come un paio di aspirine invece dell’infermeria, un’astronave verso Marte senza bisogno di avere la patente, come andare in chiesa senza bisogno di rinascere, e come le risate tra le lacrime.
È una lettera d’amore.
Alla vita.
(Riproduzione riservata)
[dalla prefazione del libro]
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La scheda del libro: “Greenlights. L’arte di correre in discesa” (Baldini + Castoldi, traduzione di Stefano Travagli)
«Ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, ed è nato questo libro: un album, una testimonianza, una storia della mia vita finora. Qui sono racchiusi cinquant’anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. Le volte in cui l’ho fatta franca, quelle in cui mi hanno beccato, e quelle in cui mi sono bagnato ballando sotto la pioggia.»
«Sono in questa vita da cinquant’anni, ne scruto l’enigma da quarantadue, e da trentacinque tengo un diario pieno di idee su come risolverlo. Appunti su successi e fallimenti, gioie e dolori, cose che mi hanno stupito o che mi hanno fatto ridere di cuore. Appunti su come essere sereno. Come stressarmi di meno. Come godermela. Come fare meno male agli altri. Come fare meno male a me stesso. Come diventare un brav’uomo. Come dare un significato alla mia vita. Come essere più io. Solo di recente ho trovato il coraggio di riprendere in mano i miei diari: vi ho trovato storie del mio passato, lezioni apprese e dimenticate, poesie, preghiere, rimedi, convinzioni, alcune fotografie molto belle e un mucchio di adesividaparaurti (nel libro vi spiego cosa intendo). Ho trovato anche un filo conduttore, un approccio alla vita che mi ha dato soddisfazione allora e che funziona anche oggi: se sai come, e quando, affrontare le sfide, puoi sperimentare quello stato glorioso che io chiamo “greenlight”, semaforo verde. Così ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, ed è nato questo libro: un album, una testimonianza, una storia della mia vita finora. Qui sono racchiusi cinquant’anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. Le volte in cui l’ho fatta franca, quelle in cui mi hanno beccato, e quelle in cui mi sono bagnato ballando sotto la pioggia. Spero che sia come una medicina con un buon sapore, come un paio di aspirine invece del pronto soccorso, come un’astronave verso Marte senza bisogno di avere la patente e come le risate tra le lacrime. È una lettera d’amore. Alla vita. (È anche un manuale per trovare più “greenlight” e su come imparare a gestire le delusioni. Buona fortuna.)»
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