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“Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA” di Yuval Noah Harari (Bompiani – traduzione di Marco Piani)
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a cura di Ennio Givoli
Le reti di informazioni si intrecciano nella storia dell’umanità come vene in un corpo pulsante, materia viva che Yuval Noah Harari disseziona in “Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA”, pubblicato da Bompiani nel 2024. Una lettura densa e coinvolgente. Come d’altra parte l’autore ci aveva abituati con le opere precedenti. Non c’è Harari senza un filo che si tende e si riavvolge, senza un legame che dalla preistoria arriva fino al futuro prossimo dell’intelligenza artificiale. Il lettore segue il percorso delle reti come un archeologo, scavando nei depositi del tempo, fino a trovarsi davanti non solo a tecnologie, ma a ombre, destini e trame di potere.
Partiamo dall’inizio. Non è forse la prima pittura rupestre (quella che Harari descrive) il tentativo di trattenere il mondo dentro un’immagine, di dare alla conoscenza una forma che possa passare di mano in mano, da mente a mente? Non è forse un atto di poesia? Come le parole incise nella pietra, ogni rete è un ponte ma anche un confine: è la scintilla che unisce, ma anche il fuoco che brucia. Harari insegue le reti come si inseguono i fantasmi, dalle tavolette di argilla babilonesi alle rotative di Gutenberg, dai segnali di fumo alle fibre ottiche. Ogni rete, però, è anche un sistema nervoso che si espande e si contrae. Non c’è epoca che non porti con sé la doppia faccia dell’informazione: collante di civiltà, arma di controllo.
Harari scrive di reti come di un destino collettivo, ma lo fa con la delicatezza di chi non dimentica che ogni grande sistema è fatto di individui. Sono le voci, i gesti, le scelte umane a dare forma alle connessioni che attraversano il tempo. Eppure, nelle pagine di “Nexus”, il potere delle reti diventa anche il potere di chi ne tiene i fili. L’informazione, ci dice l’autore, non è mai neutra: è un nodo che può unire o stringere, emancipare o soffocare. È il messaggero che, dall’Impero Romano ai social network, porta con sé il peso di chi lo manda.
Ma è sul presente che Harari affonda il suo sguardo più inquieto. Le reti digitali, che promettevano conoscenza e trasparenza, si sono fatte gabbie luminose. L’intelligenza artificiale, gli algoritmi, i big data: tutto si dispiega davanti a noi come una tela intricata, dove ogni clic è un filo, ogni interazione un legame. Non c’è più il tempo di scegliere cosa essere: le reti scelgono per noi. Eppure Harari non cede al pessimismo: le tecnologie non sono buone né cattive, ma specchi di chi le usa. La domanda, allora, non è cosa possono fare le reti, ma cosa possiamo fare noi.
E dunque: cosa possiamo fare noi? Intanto, per esempio, possiamo leggere questo libro. “Nexus” non è solo un viaggio storico, ma un’esplorazione intima. Ogni capitolo è come una stanza in cui il lettore entra, trovandosi davanti a una domanda: chi controlla la rete? Chi decide cosa passa e cosa resta intrappolato? Harari non offre risposte definitive, ma apre finestre sul futuro: l’IA potrà salvarci o condannarci, a seconda di come decideremo di intrecciare i nostri fili con i suoi. In tal senso ogni pagina di questo libro è un richiamo alla responsabilità, un invito a guardare la rete non come una trappola, ma come un’opportunità da costruire con consapevolezza.
Harari scrive con una chiarezza che nasconde la complessità, con una voce che sa rendere semplice ciò che è immenso. E lo fa intrecciando scienza, storia e filosofia, spingendo il lettore a perdersi nella rete per poi ritrovarsi. Alla fine, “Nexus” non è solo un libro: è una mappa, un grumo di idee, un nodo di memoria. E ci ricorda che, dentro ogni rete, c’è sempre un cuore che batte.
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La scheda del libro: “Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA” di Yuval Noah Harari (Bompiani, 2024 – traduzione di Marco Piani)”
La storia di come le reti di informazione hanno fatto e disfatto il nostro mondo, dall’autore del bestseller mondiale Sapiens. Negli ultimi centomila anni, noi Sapiens abbiamo accumulato un enorme potere. Eppure, nonostante tutte le nostre scoperte, invenzioni e conquiste, oggi ci troviamo in una crisi esistenziale. Il mondo è sull’orlo del collasso ecologico. La disinformazione dilaga. E ci stiamo buttando a capofitto nell’era dell’intelligenza artificiale, una nuova rete di informazioni che minaccia di annientarci. Perché siamo così autodistruttivi? Nexus ci porta a guardare attraverso la lente della storia umana per considerare come il flusso di informazioni ha plasmato noi e il nostro mondo. Partendo dall’età della pietra, passando per la canonizzazione della Bibbia, la caccia alle streghe della prima età moderna, lo stalinismo, il nazismo e la rinascita del populismo di oggi, Yuval Noah Harari ci chiede di considerare il complesso rapporto tra informazione e verità, burocrazia e mitologia, saggezza e potere. Esplora come le diverse società e i sistemi politici nel corso della storia hanno utilizzato le informazioni per raggiungere i loro obiettivi, nel bene e nel male. E ci consente di affrontare con maggior consapevolezza le scelte urgenti che ci attendono oggi che l’intelligenza non umana minaccia la nostra stessa esistenza. L’informazione non è la materia prima della verità né una semplice arma. Nexus esplora la via di mezzo tra questi estremi e, nel farlo, riscopre la nostra comune umanità.
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Yuval Noah Harari, storico e filosofo, è autore di bestseller – 40 milioni di copie vendute in 65 lingue – che lo hanno reso uno degli intellettuali più influenti dei nostri giorni. Di Harari Bompiani ha pubblicato Sapiens. Da animali a dèi (2014), Homo Deus. Breve storia del futuro (2017), 21 lezioni per il XXI secolo (2018), i due volumi del graphic novel Sapiens (La nascita dell’umanità, 2020, e I pilastri della civiltà, 2021), con le illustrazioni di Daniel Casanave e David Vandermeulen, e i due volumi della serie per ragazzi illustrata da Ricard Zaplana Ruiz Noi inarrestabili (Come ci siamo presi il mondo, 2022 e Perché il mondo è ingiusto, 2024).
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