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Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1968, dopo una vicenda editoriale piuttosto travagliata, è stato considerato come uno dei testi più significativi della cosiddetta “letteratura della Resistenza”. Ciononostante attorno a questo libro non sono mancate le polemiche.
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Beppe Fenoglio
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A pag. 762 del volume 18° della Storia della letteratura italiana diretta da Enrico Malato (edizioni Il Sole 24 Ore) leggiamo, in merito al celebre romanzo dello scrittore di Alba, quanto segue:
“Fughe e scontri, vita disagevole e randagia, reazioni e slanci dei giovani «ribelli» che, spesso infantilmente crudeli negli atti di violenza, convivono giornalmente con sofferenze e morte quasi in un indotto stato di trance, costituiscono, proprio perché non enfatizzati, i momenti di un racconto drammatico, teso, che solo una lettura superficiale o una cecità di parte poteva scambiare per intenzionale e quasi goliardica demistificazione del movimento partigiano e del «periodo crudo e miracoloso» della Resistenza.”
Eppure, a quanto pare, le polemiche non si sono sopite.
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Giorgio Bocca in un’intervista rilasciata a Bruno Quaranta, pubblicata su Tuttolibri de La Stampa del 31 marzo 2007, ha dichiarato (badate che il riferimento era proprio a Il partigiano Johnny): “Fenoglio della Resistenza non ha capito nulla. Io, di quei venti mesi, ho un’idea politica e storica. So qual è stato il valore della Resistenza, so perchè il sogno che la innervava è naufragato. Fenoglio è come Pansa. La sua Resistenza è falsa, un teatro di assassini, di cialtroni, di poveracci.”
Verrebbe da domandarsi: le affermazioni di Bocca hanno un loro fondamento o sono solo frutto di una lettura superficiale o di una cecità di parte ?
Voi che ne dite ?
Non ho letto il Partigiano Johnny ma spero di farlo presto.
Me ne intendo però abbastanza della resistenza italiana perchè ho fatto varie letture e ricerche per il mio primo libro e le sto tutt’ora facendo per il mio secondo lavoro che sarà un romanzo-saggio ambientato proprio in quel periodo.
Ho letto tre libri di Pansa e penso che ciò che scrive sia sempre ben documentato e frutto di studi. Ammiro Fenoglio come scrittore perchè molto obbiettivo nella sua narrazzione e non amo Bocca, per nulla.
E’ il classico partigiano dell’ultima ora.
La resistenza di Pansa è una resistenza oggettiva come quella di Fenoglio. Bisogna capire che la resistenza non è stata solo rose e fiori ma anche omicidi, crudeltà.
Non tutto è come appare a prima vista.
Secondo me Bocca certe affermazioni se le può tenere benissimo per se.
saluti
Giorgio Bocca è da sempre molto arrogante.
Somiglia a quei personaggi che nei paesi delle sue montagne cuneesi arrivano al bar – che una volta odorava di fumo e che almeno odora ancora di vino – e dicono: “ora vi spiego io tutto, voi non avete capito niente” con la pancia in fuori ed un largo gesto della mano: avete presente?
E’ sempre stato così.
E’ per questo che gli vogliamo bene anche se non gli diamo troppo retta.
Gli vogliamo bene se è arrogante? Scusa Renato ma non seguo il tuo ragionamento.
Intanto se qualcuno volesse approfondire sull’argomento di Fenoglio offro questo link http://www.railibro.rai.it/interviste.asp?id=101
Difendo Fenoglio a spada tratta, ma sono imparziale, perchè anni fa lessi “Casa Fenoglio” di sua sorella Marisa e ne rimasi affascinata.
Un personaggio di cui dispiacersi solo per la sua morte prematura.
Il libro di Beppe Fenoglio del 1968, così come lo conosciamo è un montaggio operato fondendo due redazioni inedite lasciate dall’Autore e su cui gli studiosi continuano a discutere sul momento della stesura dell’opera.
Tema del romanzo PARTIGIANO JOHNNY è la Resistenza, un’epoca della guerra partigiana, in un succedersi continuo di azioni militari, di colpi di mano, di fughe precipitose per colline e valli delle Langhe. La Resistenza vi è vista non tanto nella sua concreta dimensione storica ma è assunta a lotta senza quartiere e senza fine col “nemico”. Manca completamente ogni intento agiografico e celebrativo: anzi proprio il tono realisticamente disincantato ha provocato giudizi negativi al romanzo reputato offensivo alla Resistenza e privo di una sufficiente carica ideale nei trattare i fatti ufficialmente celebrati. I giudizi positivi esaltano invece il valore letterario dell’opera e la sua carica di rinnovamento quasi assoluto rispetto alla tradizione italiana.
Maria Luisa Papini Pedroni
Capisco e condivido il giudizio di Maria Luisa Papini Pedroni.
Ho qualche difficoltà a fare altrettanto con i giudizi così negativi su Giorgio Bocca. Ma ammetto di non conoscere da quali pulpiti, più o meno autorevoli, vengano.
Il Partigiano Jhonny è uno dei miei romanzi preferiti, un libro speciale non solo per gli argomenti di cui tratta (quella parte di storia che forse troppi giovani ormai quasi non conoscono) ma anche per le vicende che hanno portato alla sua realizzazione. Sono senz’altro imparziale nel mio giudizio se pensate che dopo aver letto questo libro e aver fatto un’intero anno di corso universitario su fenoglio ho deciso di fare la tesi in letteratura italiana!
Mi dispiace però che ad aver fatto quelle affermazioni sia stato un uomo come Bocca che ammiro e di cui condivido spesso le opinioni, non questa volta.
Francesca C.
Potrei commentare con una semplice battuta dicendo che stavolta il buon Giorgio si è un po’ troppo allargato… la Bocca.
NON sono imparziale volevo scrivere! Dove ho la testa? Scusate.
Scusate, ma Giorgio Bocca non ha semplicemente espresso il proprio parere a seguito di una domanda rivoltagli? Un intellettuale come lui non ha il diritto di pensarla in maniera diversa, anche andando controcorrente?
Certo Rosa, Giorgio Bocca ha il diritto di esprimere il suo parere, così come del resto l’abbiamo noi. Io dico che affermazioni di quel genere sono piuttosto gratuite oltre che eccessive e che Bocca di Fenoglio non ha capito nulla.
Questo è il mio parere!
Ero indeciso se aprire un nuovo post… poi ho ritenuto fosse meglio – per una volta – andare “off-topic” e utilizzare questo post (anche se nasce da una polemica) per augurare a tutti voi di trascorrere una PASQUA serena con i vostri familiari e i vostri amici.
BUONA PASQUA!
Massimo Maugeri
Da anni leggo e ammiro Fenoglio, da anni leggo e ammiro Bocca.
Nel 1992 intervistai Bocca per un quotidiano (poi defunto) di Trieste: fu disponibilissimo e alla fine ne vennero fuori due paginone molto dense. Mi parlò anche (sollecitato da me) di Fenoglio. Mi disse che i suoi romanzi gli piacevano e che il linguaggio pietroso e terragno di Beppe gli ricordava quello altrettanto vivo di alcuni scrittori del Nord Est, in particolare Tomizza.
Ques’uscita sulla Stampa mi pare dissonante. E cosa c’entri il rigore morale e partigiano di Fenoglio (morto nel 1963) con il revisionismo furbastro del Pansa degli anni Duemila…francamente non lo capisco proprio.
In ogni caso, il mio Fenoglio preferito è UNA QUESTIONE PRIVATA, un romanzo per il quale stravedo.
condivido l’ultimo intervento.
mi pare strano.
e segnalo l’uscita di un libro: La’usiliaria e il partigiano, di Massimo Novelli (giornalista di Repubblica), edizioni Spoon River. Ci sono richiamo a Fenoglio, e Bocca è citato.
In buona sostanza: Novelli, che è figlio di un partigiano comunista (che laciò il partito dopo i fatti d’Ungheria) ricostruisce la vicenda di una giovane ausiliaria, marilena grill, appunto, violentata e uccisa dai partigiani a torino, quando torino, ormai, era già liberata.
novelli indaga: sull’inspiegabile uccisione di una sedicenne, colpevole, pare di essere, diciamo troppo esaltata? troppo Duce e troppa Patria nella sua educazione?
il titolo è: l’ausiliaria e il partigiano.
attenzione al partigiano.
chi è.
è il simbolo della resistenza, l’antieroe, ma solo perché non si sa nulla di lui.
è il partigiano che che cercò di salvarla, ma inutilemente. il branco ebbe la meglio.
non è – questo – un libro furbastro.
ma molto fenogliano sì.
mi fa piacere che il libro non sia stata strumentalizzato, per ora.
certo, sì, il Domenicale ha applaudito; ma l’UNità ha scritto che è questo il modo migliore per ricordare la resistenza.
dire la verità, insomma.
come fece fenoglio, come ha fatto novelli; insomma, senza retorica.
buone cose e buoni giorni a tutti