Dicembre 21, 2024

87 thoughts on “NUOVI NARRATORI ITALIANI (di Gordiano Lupi)

  1. Ovviamente ringrazio Gordiano per il complimento implicito contenuto in queste frasi: “Leggete questo racconto, confrontatevi con la profondità dei concetti e con lo stile di scrittura. Inviate il vostro solo se siete perfettamente sicuri che i requisiti di contenuto e forma reggano il paragone.”
    Ma naturalmente (e per fortuna) si può fare meglio. Molto meglio.
    Dateci dentro e inviate i vostri racconti a Gordiano.
    Voglio che “Muccapazza” sia il più scarso tra i racconti contenuti nella rassegna dei “Nuovi narratori italiani” di Gordiano Lupi.

  2. Commentate il racconto, se volete.
    E poi: vi piace l’iniziativa di Gordiano?
    Vi aspetto.

    P.S. Per ragioni di lavoro extraletterarie ed extra-blog temo che difficilmente potrò pubblicare nuovi post fino a venerdì (vi anticipo che parleremo di Carlo Fruttero). Vi invito dunque a riconsiderare i precedenti post.

  3. Ho letto molto in fretta. Domani però ritorno e leggo con calma.
    Quello che mi viene da dire, la prima impressione, è che siamo di fronte a “vera letteratura”. Bravissimo. Complimenti.

  4. Bel pezzo Massimo,
    ricco di stimolanti particolari, costruzione raffinata e orrifica, un horror alla Simonetta Santamaria, anche se non c’è sangue, c’è incesto.
    C’è uno spietato traffico di aggettivi, una giovanile messa in fila di termini da vocabolario Gabrielli, che rallentano – nell’attesa che la mente clicchi sul file “Ipnagogiche” o “eidetica”- la velocità raffinata impressa al racconto, tutto giocato sulla costruzione di una frase molto bella, un po’ vaudeville, con quel sapore di vintage bianco & nero ma efficace: “Questo saremo, teatranti in festa…con la morte…

  5. Ho letto, porca miseria. Ho letto. Una cosa così non riuscirei a scriverla nemmeno tra vent’anni (e ne ho già 30). Una buona pagina di letteratura.
    Il personaggio del racconto mi ricorda un vecchio notaio del mio paese, un tipo spilorcio tranne che per i vocaboli. Lo faceva apposta ad usare termini inusuali e retrò. Quando parlava non si capiva una mazza. L’ho odiato.
    Ma che vuol dire eidetico?

  6. Ciao Massimo. Muccapazza l’avevo già letto l’anno scorso e mi era piaciuto moltissimo. Sono contento che abbia colpito anche uno come Gordiano Lupi.

    Che dire? Che mi risulta difficile credere che ad uno che ha fatto un romanzo d’esordio come il tuo le case editrici importanti non abbiano voglia di dare una chance come si deve.

    Pier Paolo

  7. Caro Massimo, cari amici di Letteratitudine,

    finalmente alla mia mente e alla mia sensibilita’ si chiariscono un paio di importanti, direi approssimativamente, ”sensazioni” – stanti a meta’ strada fra la congettura cerebrale e l’impressione emotiva (ma la seconda delle quali era piu’ che altro un dubbio, ora, grazie a questo racconto, risolto):
    1) La sensazione che fra il sottoscritto e il signor Maugeri intercorressero delle profonde affinita’ di polimorfa natura (alcune sono queste: il perfezionismo lessicale; la natura del tutto classica – nel senso di grecoromana – dei motivi d’ispirazione; la seria disamina morale della generale decadenza attuale).
    2) Il perche’ Massimo non fosse ancora nel catalogo dei grandi pachidermi editoriali italiani. Ovvio: perche’ Massimo scrive BENE e non ”si diletta”. E chi scrive veramente, oggi viene rifiutato.

    Per venire, finalmente in maniera esplicita, a ”Muccapazza”, diro’ solo che e’ un autentico gioiello di narrativa breve, moderna solo nelle apparenze e ottimamente descrittiva di una situazione familiare e individuale purtroppo eternamente attuale, che espone il dissidio fra la natura sognante e idealizzante del singolo e il crearsi (quasi direi ”fatale”!) di una gabbia proprio laddove si voglia trovare armonia, amore e condivisione. Naturalmente non tutte le famiglie oggi sono cosi’, sappiamo per fortuna, ma ”Muccapazza” stigmatizza, insieme con ferocia e realismo, una tendenza molto pericolosamente in atto nella societa’ italiana: quella dei ”parenti serpenti”, del coincidere dei deliri di liberta’ individuali all’interno di strutture associative spesso prive di vero e tenace amore.
    Una ammonizione ad amare sul serio, questo racconto!

    Sergio Sozi

  8. Il racconto mi è piaciuto, complimenti.
    Riguardo all’iniziativa la trovo una bella idea, solo che questo chiudere in rispetto della giovinezza, nella scrittura, mi pare assurdo. Io, per es. , ho 43 anni ma ho iniziato a scrivere solo da due e mezzo e dunque? Non penso, assolutamente, che nel mondo dell’arte ci siano età!
    Ciao ciao.

  9. ‘Ho tutto, certo: un rivoltante lavoro di successo, una buona ed effimera salute, una splendida famiglia angosciante.

    Una vita felice.

    Dov’è muccapazza?’

    Questa è la parte che ho preferito, riassume il senso di molte vite. La lotta continua che inizia presto e ci porta a essere. Ottenere. Apparire. Poi qualcosa scatta. Un ingranaggio si interrompe e. E finiamo per rivisitare tutto con occhi diversi, cuore diverso, logiche diverse. Fino a scoprire che ci siamo omologati ma dentro, dentro di noi intendo tra le viscere e la linfa vitale, siamo rimasti desolati. Vuoti. Soli. Incapaci di capire le persone che ci circondano (che noi abbiamo voluto vicino col tempo), cinici e crudeli. Poi arriva Muccapazza e quel peso sul cuore sembra allentarsi. Il dolore è più sopportabile, addirittura flebile. Muccapazza è la valvola di sfogo, quella piccola possibilità che ci resta per andare avanti al di fuori di quella vita che ci siamo costruiti e adesso non vogliamo più (solo che non si può cambiare in toto, per niente). Allora avanti così. Routine e muccapazza.
    Davvero perfetto nei suoi simbolismi. Nel linguaggio immediato e ricercato che rende l’idea alla perfezione. Un lasciarsi vivere che è un male davvero diffuso oggi e internet come mezzo di riscatto, un’altra vita che non c’è (in effetti) però la puoi afferrare quando vuoi con l’illusione che non esistendo non può essere ‘un male’. Anche se dietro la rete si celano spesso sorprese inattese, colpi di scena dirette qualcuno.

    Complimenti anche a Gordiano Lupi che arriva sempre al cuore del problema, verso le radici malate di un sistema. Iniziative come questa sono oro perchè è proprio la conoscibilità uno dei grossi problemi dei talenti italiani, secondo me, che ci sono solo che senza ‘l’occasione di farsi conoscere in grande’ restano nel limbo, nel mondo sommerso della scrittura come lo chiamo io e lì continuano a produrre vere perle rare che però in pochi riusciranno a leggere e ad apprezzare. Eppure la rete potrebbe fare molto, moltissimo. Aprirci a nuove letture con il minimo sforzo e i giusti strumenti, chiaramente.

    Tornando a Massimo una nota personale: in tempi non sospetti, la settimana scorsa ti avevo scritto che i tuoi testi meritavano la divulgazione di massa on line. Voilà! Hai fatto benissimo. Merita, merita eccome.

    Un abbraccio

  10. Bravo Gordiano. Sei sempre vulcanico e credo, anche questa volta, efficacemente propositivo. In quanto a Massimo… merita lo strappo alla regola!
    Buon lavoro
    Elisabetta

  11. Ieri notte, dopo aver letto in fretta, non sono riuscita ad addormentarmi. Ho pensato a mio figlio che passa ore davanti al computer a giocare con i videogiochi e a navigare. Non ho mai seriamente pensato ai rischi di internet. Questo racconto è stato una specie di schiaffo per me. Uno schiaffo utile.
    Stamattina l’ho riletto con calma ed ho potuto apprezzare il valore letterario. Secondo me è altissimo. Gordiano Lupi ne ha evidenziato la profondità dei concetti e lo stile di scrittura. Ed ha proprio ragione.

  12. Sono felice di trovare in giro qualcuno ancora capace di scrivere in questo modo. Non mi permetto di accampare ingiustificati accostamenti non avendone i meriti nè il lessico ed essendo attrezzato con un assai più modesto corredo di aggettivi. Frequenterò ancora, come ho sempre fatto, questo spazio per il mio solo piacere, ma difficilmente accetterò in futuro l’umiliante accostamento con qualche frequentatore così dotato.
    Complimenti a te per l’arte, l’età ed i cataloghi.
    Un caro saluto.

  13. Grazie per gli apprezzamenti all’iniziativa. Non è solo per under 35, perchè Massimo lo dimostra. Diciamo che preferirei under 35, ma se trovo racconti brevi che mi entusiasmano di autori più vecchi vanno bene anche quelli. Per le prossime puntate (quindicinali, credo) avremo: Gianfranco Franchi, Frank Solitario, Francesco Dell’Olio e molti altri che spero mi contatteranno.
    Ciao!

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  14. Adesso non vorrei esagerare, ma mi pare che questo racconto sia un piccolo capolavoro. Se qualcuno mi avesse detto: questo è un inedito di qualche grande autore (non voglio fare nomi anche se ce li ho in mente), io ci avrei creduto.
    L’ho riletto tre volte e per tre volte ho avuto i brividi, soprattutto in questo punto:
    “Vieni muccapazza, vieni. Dimostrami con il tuo arrivo che… “, ecc. ecc.
    Che bello!
    Smile

  15. Dimenticavo di fare i complimenti a Gordiano Lupi per la splendida iniziativa.
    Complimenti!
    Va bene, lo dico. Il nome a cui pensavo era Umberto Eco.
    Eco, l’ho detto… cioè Ecco, l’ho detto.
    Smile

  16. Veramente un bel racconto, una sorta di quadro di un’esistenza passiva illuminato, con grande maestria, dal subdolo dubbio che l’ignota interlocutrice possa essere la figlia.
    E non è che poi Massimo abbia dovuto inventare molto, perchè situazioni simili sono all’ordine del giorno. Ma lui è riuscito a presentarcele con un’accurata analisi psicologica, fra varie sfaccettature, di cui qualcuna è anche nostra, e così ha realizzato quella nascosta complicità fra scrittore e lettore che qualifica meritoriamente l’opera.

  17. Gordiano,
    l’iniziativa è preferibilmente per gli under 35, ma non è che pensi a qualche cosa di analogo per gli over 50? Insomma, un’antologia del tipo “vecchietti alla riscossa”…

  18. Per Massimo Maugeri.
    Il racconto è di raro pregio. Affronta un tema forte in maniera non banale e con capacità narrativa invidiabile. Una scrittura ricca e pregna di carica emotiva e tensione narrativa.

  19. Per Gordiano Lupi.
    Iniziativa lodevole e molto interessante. Però mi pare che anche di recente case editrici piccole e meno piccole hanno dato alle stampe raccolte di autori vari, soprattutto giovani, che non hanno poi lasciato alcuna impronta. Lei è d’accordo? Cosa ne pensa?

  20. Verissimo. Pure Il Foglio ne ha fatta una (DAMMI SPAZIO), bella ma invenduta. Ma cosa possiamo fare? Mica dobbiamo arrenderci. Io cerco di far conoscere autori che mi piacciono e di trovare uno spazio per pubblicare racconti. Non mi illudo di fare niente di più di quel che faccio. Non sono un grande della letteratura, ma un piccolo dell’underground.

    Gordiano Lupi

  21. Complimenti ed auguri a te, Massimo. Sono felice che Gordiano Lupi ti abbia scelto e scoprendo che la sua iniziativa è limitata agli under 35 capisco anche come mai non abbia neanche voluto conoscere il lavoro mio e di Loredana Falcone (quando gli è stato proposto). Aquanto pare è universalmente noto che siamo delle quarantenni.
    Laura

  22. Non è facile sintetizzare in un breve commento le molteplici impressioni suscitate dal racconto di Massimo, esemplare per l’accuratezza stilistica e la molteplicità di temi complessi, antichissimi e attualissimi, sviluppati nella narrazione ed interpretati con quella leggerezza ironica e grottesca ma al tempo stesso angosciata che è forse l’unico registro adeguato a raccontare il mondo contemporaneo.
    La ricerca di muccapazza mi sembra coincidere con la ricerca di una felicità sempre più sfuggente, che oggi non si trova più nel lavoro, negli affetti familiari, nella solidità del mondo che ci circonda e che disperatamente si spera di stanare in qualche anfratto dell’ Iperuranio nascosto dietro lo schermo del pc, che alla fine si rivela un mero specchio distorto delle nostre paure, delle nostre ossessioni, delle nostre perversioni. Muccapazza, il nome del morbo che dilagava qualche anno fa, quando il racconto è stato scritto, sintetizza efficacemente l’idea di un sogno virtuale che è al tempo stesso un virus letale che attacca i neuroni del cervello.
    L’accecamento edipico che affligge simbolicamente il narratore (la metafora del teatro tragico che apre e termina il racconto, chiudendolo ciclicamente, vacuamente, su sé stesso, è esplicitata fin dall’inizio) è rivelatore dell’incapacità odierna di accettare le ambiguità della realtà, in cui vige il paradosso dell’interruttore: lo accendo per fare luce e…creo delle ombre. La crisi esistenziale del narratore sta nella sua incapacità di accettare questo paradosso. Egli come il prigioniero nel mito di Platone cerca di sfuggire alle ombre della caverna della vita quotidiana per rifugiarsi in una luce pura: che però è tanto assoluta quanto virtuale, tanto pura quanto senza significato. Il narratore finisce così per muoversi alla ricerca di muccapazza nel deserto di pixel del cyberspazio che non è diverso dal deserto in cui si muove Will Coyote alla ricerca del Bep Bep. In entrambi i casi si tratta deserti prima di tutto mentali in cui si agitano vanamente eterni ricercatori dilettanti di un assoluto sfuggente ed imprendibile, per il semplice fatto che è irreale, allucinatorio, immateriale. Il senso della vita, mi sembra dica Maugeri, va ricercato nella materialità, nella carnalità – in una parola: nell’umanità – delle sue ombre: l’alternativa è lo smarrimento solipsistico in una luce piena di buio.

  23. il racconto di maugeri mi ha molto colpito. avevo in mente di scrivere un commento interessante e raffinato. ma come si fa a scrivere dopo marco?

  24. Per Maugeri.
    Ottimo racconto per contenuti, stile, ritmo, scrittura.
    Complimenti e tanta invidia.

    Per Lupi.
    C’è qualche tipo di racconto in particolare che predilige o va bene qualunque genere? Un racconto horror, per esempio, potrebbe essere valutato?

  25. Un grazie a:
    Rosa Fazzi, Francesco Di Domenico (ottimi “elogi critici”), Offender (tra coetanei ci si intende), Luca Mazzeo

    @ Eventounico:
    cosa intendi per “umiliante accostamento”? Grazie mille per le tue belle parole 😉

    @ Gordiano.
    Grazie, anche per aver detto che sembro un under 35.

    @ Pier Paolo:
    direttamente da Ascoli Piceno… uno dei miei primi lettori! Sempre grazie, e un abbraccio a Francesca e ai pupi (ora mi vado a guardare con calma il tuo sito… mi aspetto buona musica).

  26. @ Elektra:
    sei affettuosissima. Forse un tantino esagerata, ti pare? Ma grazie 😉

    @ Renzo Montagnoli:
    Grazie mille. Dài, manda il racconto anche tu… chi se ne frega dell’età.

    @ Silvana:
    thanks.

    @ Laura:
    Grazie, sono certo che Gordiano ti risponderà.

    Un abbraccio a Filippo e a Felix

  27. @ Sergio Sozi:
    Grazie mille.
    Scrivi che è stata chiarita la “sensazione che fra il sottoscritto e il signor Maugeri intercorressero delle profonde affinita’ di polimorfa natura.”
    Che vuol dire di polimorfa natura? Non è che finisce che ci sposiamo?
    Già c’è qualcuno, in un altro post, che invoca un certo Sergio Maugeri.
    Stiamo calmi, eh?

    @ Barbara:
    Grazie mille per il tuo bel commento. E vedi di mandare il tuo racconto a Gordiano 😉

  28. Sergio Maugeri potrebbe essere il personaggio di un romanzo scritto a 4 mani da Sergio Sozi e Massimo Maugeri.
    Non ho letto ancora il racconto perchè l’è tardi. Lo farò domani.
    ‘Notte.

  29. Caro Massimo è lo stile che colpisce!
    Il ritmo scandito da parole scelte con cura, eppure immediate, emoziona. Le Personalità distorte di un “umanità gaudente e disperata” sono il tuo tema! Solo una domanda? Questo blog non ti sta rubando troppo tempo e concentrazione?
    Un abbraccio, Miriam

  30. Salve gente,
    a gentil richiesta chiarisco:
    io e Massimo non ci sposeremo per passati limiti d’eta’. In galera gli ultraottantenni non ci vanno mica, no?

    Ah, ah!

    Ciao
    Sergio

  31. Complimenti all’autore. Ottimo racconto.
    Per Rosa Fazzi: Ho vissuto anch’io la tua stessa esperienza. Dopo aver letto muccapazza ho pensato che non mi sono mai curata veramente del rapporto del mio figlio tredicenne con internet. In genere naviga tranquillamente. Questo racconto mi ha fatto un po’ tremare, perché si ha l’illusione di connettersi senza correre rischi di alcun tipo, perché si è al sicuro, rintanati all’interno delle quattro mura domestiche. Non è proprio così, a pensarci bene. E questo racconto aiuta a pensare. Credo che sia più efficace dello spot del governo mandato in onda da un po’ di tempo a questa parte, quello con la madre che si siede accanto al figlio davanti al pc. Così è stato per me. Per questo ringrazio l’autore.

  32. Un racconto amaro e spietato, in cui il linguaggio è parte integrante della trama. Teatrale, adatto al palcoscenico nel quale il protagonista trascina la sua farsa, e la sua tragedia.
    Complimenti a Massimo, e complimenti anche a Gordiano Lupi, per la scelta e per l’iniziativa ambiziosa.

  33. Per Laura Costantini.
    Davvero non ricordo se mi hai proposto qualcosa. Di solito leggo tutto. L’età non è un problema, ma in questa fase vorrei soprattutto pubblicare ragazzi under 35. Il Foglio adotta la stessa politica di pubblicazione. La rubrica è pensata così.

    Lupi

  34. Complimenti a Gordiano Lupi per l’iniziativa, che dimostra la generosità della condivisione letteraria e a Massimo per il suo racconto.
    Anche in tempi di tecnocrazia, le tematiche umane così come le abbiamo conosciute attraverso la tragedia greca e le piccole tragedie personali continuano ad alimentare il nostro immaginario, ma soprattutto la nostra identità di esseri senzienti.

  35. Intanto complimenti a Massimo Maugeri. Il racconto è notevole, non c’è che dire. Complimenti e auguri a Gordiano Lupi per l’iniziativa.
    C’è una domanda che però vorrei porre: a Massimo, a Gordiano e a tutti voi.
    Mi rivolgo a tutti voi in quanto frequentatori di Internet (è implicito, dato che siete qui).
    Secondo voi un racconto pubblicato in rete ha pari dignità rispetto a un racconto pubblicato in “supporto cartaceo”?

  36. Pari dignità?
    Io trovo che le storie di qualsiasi lunghezza, fattezze, sembianze e tratteggio abbiamo sempre e comunque la dignità in quanto tali ovvero quella che riescono a conquistarsi attraverso gli occhi del lettore.
    Personalmente ho letto racconto in entrambi i formati e devo dire che non mi ci vedo differenze. Ci sono bei racconti cartacei in antologie e bei racconti (alcuni addiruttura bellissimi) on line. Idem viceversa. Penso che il valore aggiunto, in questo caso sia la fruibilità. On line si può trovare di tutto, in fretta o comunque cercando il giusto. La carta permette la lettura ovunque senza altro intervento da parte del lettore (i testi on line si possono stampare, ovvio, ma è un passaggio in più se vogliamo metterla sul pratico). Poi c’è un lato economico fin troppo chiaro.
    Concludendo, cara Cristina C., penso che la dignità non ha supporto. Se un testo ce l’ha è perchè chi l’ha letto gliel’ha riconosciuto. Personalmente prefersico internet per i racconti (specie se brevi) ma qui diventa più una questione di gusti e abitudini personali e di opportunità di facile lettura.

  37. Per Massimo.
    Perché dici che sono esagerata? E se questo racconto tra qualche lustro venisse considerato tra i più importanti d’inizio secolo?
    Smile.
    ^_^
    Per Cristina C.
    Pienamente d’accordo con Barbara Gozzi. Un racconto si valuta per i contenuti, per le parole che contiene. Non per il “supporto”.
    “Supporto” è una parola che non sopporto.
    Ri-smile.

  38. Mi spiace quando leggo su di me cose che io un tempo ho detto per altre persone e che ancora direi. Mi spiace davvero. Si vede che è gente che non mi conosce e che non sa niente del mio percorso, che non ha mai letto (nè sentito parlare) di cose come “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura” e “Nemici miei”. Proprio a me si viene a dire che avrei la mia strada. Se c’è una persona indipendente e controcorrente in questo mondo piccolo che è l’underground letterario italiano, quella sono io. In ogni caso, se curo una rivista o dirigo una casa editrice, lasciatemi almeno il diritto di pubblicare le cose che amo, che mi esaltano, che mi piacciono fortemente. Non ci guadagno niente. Lasciatemi almeno la libertà di scelta. Lasciamo stare. Forse è meglio non polemizzare. Porterebbe poco lontano.

    Questione HORROR. L’horror mi piace moltissimo. Non so se sapete che ne ho scritto e ne scrivo parecchio pure io. Basta vedere su http://www.infol.it/lupi. Deve essere un horror letterario, però. Gotico, più che horror. Poe, Lovecraft, King…avete presente?

    Lupi

  39. Rispondo a Cristina sulla dignità della pubblicazione web. A mio parere un autore deve confrontarsi con ogni mezzo di comunicazione disponibile. Io scrivo molto sul web e non credo di buttare nè tempo nè energie. Certo, è vero che il web è gratuito, però non conosco molta gente che pubblica su carta e diventa ricca. Molti quotidiani e parecchie riviste non pagano i pezzi o li pagano talmente poco che è meglio regalarli ma pubblicarli senza censure. Vi racconto la mia esperienza. Mi ha chiamato la Radio Svizzera per parlare di Cuba e hanno pagato l’intervento. In Italia nessuno ti paga per una cosa del genere. Mi pubblicano un racconto in Svezia (tradotto) su un’antologia di autori italiani e mi danno 10 euro a cartella oltre ai diritti. In Italia nessuno ti paga per pubblicare un racconto. Detto questo io sono per il web. Dice bene GRillo: è il vero spazio democratico aperto a tutti. In definitiva la dignità la fa la selezione, perchè in una rubrica dove si confonde il bello con il brutto non c’è dignità. Torniamo a Croce: contenuto e forma. E poi sarebbe mia intenzione uscire con un’antologia cartacea, quando ho radunato un po’ di scritori che mi piacciono…

    Lupi
    http://www.quasiquasifaccio.splinder.com

  40. Scusate il ritardo… si fa quel che si può.
    Prima di rispondere ai vostri commenti vorrei segnalarvi questa intervista che ho rilasciato a Gianfranco Franchi (ne approfitto per ringraziarlo tanto). La trovate pubblicata sull’ottimo sito Lankelot qui:
    http://www.lankelot.eu/index.php/2007/09/20/maugeri-massimo-intervista-su-identita-distorte-e-non-solo/
    Leggetela, perché parlo anche di Letteratitudine. Dunque di noi, di voi.
    E poi, se volete, potete lasciare i vostri commenti direttamente su Lankelot

  41. @ Miriam.
    Ciao Miriam. Ti ringrazio per i complimenti.
    Trovi risposta alla tua domanda leggendo l’intervista rilasciata al buon Gianfranco Franchi su Lankelot.
    Per te e per tutti, cliccate qui:
    http://www.lankelot.com/index.php/2007/09/20/maugeri-massimo-intervista-su-identita-distorte-e-non-solo/
    Tra un po’ sopra questo commento dovrebbe comparirne un altro che il sistema wordpress – ha ingoiato senza risputare. Vi prego di leggerlo. Vi chiedevo di leggere l’intervista (parlo molto di Letteratitudine: quindi di “noi”, di “voi”) e di lasciare – se volete – un commento sul forum di Lankelot

  42. @ Laura Costantini:
    Ti ringrazio molto per il tuo commento lasciato su Tellus. Lo riporto qui, così lo leggono tutti:
    “Un uso del linguaggio veramente particolare. Una scrittura diversa, uno spiraglio di vita che ormai appartiene a questo mondo diviso in diversi piani dell’esistenza, alcuni reali, altri virtuali, impegnati ad intrecciarsi in modo ambiguo. Bello ma non c’erano dubbi. Maugeri è bravo.
    Laura”
    Grazie mille Laura.

    Gordiano Lupi per mail mi ha assicurato che davvero non si ricordava di una tua richiesta. Credo che il punto sia questo. Gordiano, in quanto direttore del “Foglio”, riceve molte mail con proposte editoriali. “Il Foglio” è una piccola casa editrice di qualità, ma molto presente sulla rete. Quindi le mail con proposte fioccano e credo che sia davvero improbo poterle valutare tutte. Mettendomi nei tuoi panni capisco la tua frustrazione di autrice che lotta nel tentativo di far valutare il proprio lavoro. Credo sia così per tutti. Anche per Gordiano, in quanto autore. E credo pure sia importante mettersi nei panni degli altri.
    Come ha scritto lo stesso interessato, ti posso assicurare che Gordiano è “persona indipendente e controcorrente in questo mondo piccolo che è l’underground letterario italiano”.
    In ogni caso l’importante per te è che i tuoi lavori siano emersi e siano stati pubblicati. Di un libro ne hai già parlato nel post dedicato all’11 settembre. Gli altri sono visibili qui:
    http://www.internetbookshop.it/ser/serpge.asp?type=keyword&x=laura+costantini
    E qui:
    http://www.maprostielisanti.it/libri.asp
    In bocca al lupo a te e a Loredana Falcone

  43. @ Cristina C. (non è che per caso sei Cristina Comencini ?)
    Intanto grazie mille per i complimenti.
    Credo di aver capito cosa intendi. Che in fondo su Internet chiunque si può pubblicare. Se il punto è questo guarda che oggi come oggi non ci vuole nulla ad autopubblicarsi anche in cartaceo. Prendi Lulu, ad esempio.
    Come scrive Gordiano: “In definitiva la dignità la fa la selezione, perchè in una rubrica dove si confonde il bello con il brutto non c’è dignità”.
    Per il resto, d’accordo con Barbara.
    Rimane la domanda: sei Cristina Comencini? 😉

  44. @ Elektra:
    Tesoro mio, secondo me questo racconto, tra qualche lustro, verrà ricordato come uno tra i più importanti d’inizio secolo tra quelli scritti all’interno del condominio dove abito.
    Il che, a ben pensarci, non è poi tanto male.
    Come si dice: “chi si contenta gode”.
    Ciao 😉

  45. Adesso comprendo perchè posso aver detto di no al libro di Costantini e Falcone. Non amo il fantasy. Non lo leggo. E’ piùforte di me. Scusatemi ma ognuno ha i suoi gusti letterari.

    Maprosti e LIsanti (che non conoscevo) vi ha pubblicato 3 libri tuti insieme in un anno? Pensate che sia produttivo?

    Senza nessun spirito polemico, per carità. Solo che da editore non mi pare una grande mossa pubblicare 3 libri delle stesse autrici contemporaneamente.

    In ogni caso massimo rispetto del vostro lavoro.
    Questa è la prima cosa, sempre.

    Gordiano Lupi

  46. Scherzi a parte, scrivo a Lupi:
    Piccola proposta integrativa a quanto giustamente da Lei espresso sul fatto che in Italia le testate giornalistiche non pagano chi scrive:
    FACCIAMO IN ITALIA DELLE LEGGI CHE OBBLIGHINO i proprietari dei giornali e delle case editrici a pagare secondo prezzo sindacale quanto pubblicano. Semplice: se non certificano i pagamenti dovrebbero essere passibili di alte multe e altri seri provvedimenti.
    Altro che ”vado su Internet”. Poi, Internet va anche bene – ci scrivo anch’io, no? – PERO’ CIO’ NON TOGLIE CHE CHI FA UN GIORNALE (con investimenti mirabolanti) E PAGA TRE PERSONE SU CENTO CHE SCRIVONO E’ UN DELINQUENTE, SE LUI CI GUADAGNA TREMILA EURO AL MESE DI STIPENDIO!
    Sono stato chiaro, spero: la lotta per i diritti non si supera SOLO facendo cose alternative, ma ANCHE lottando per migliorare cio’ che gia’ esiste (la stampa cartacea, radiofonica e televisiva, intendo).
    Inoltre, dare cinquanta euro al pezzo ad un articolista non mi sembra che possa mandare in crisi il bilancio neanche alle piccole realta’ editoriali che vendano mille copie di un libro ad ogni edizione o diecimila copie giornaliere di un quotidiano.
    Un piccolo suggerimento in piu’ agli editori: invece che dilapidare i quattrini per far pubblicita’ (spesso inutile), pagate gli autori!

    Sergio Sozi

  47. Integrazione al preced. intervento:
    anche pagare all’autore sei-settecento euro per il libro che si vuol pubblicare in volume non manda in crisi un editore che venda mille copie di un’edizione del detto volume.
    Se poi l’editore pubblica SOLO per motivi politici o ideali o personali sono cavoli suoi. Se non vende una copia sono cavoli suoi: vuol dire che e’ un incapace. Pero’ l’opera all’autore, egli la DEVE PAGARE SUBITO, ALLA CONSEGNA. Questa e’ giustizia: chi vende un prodotto deve esser pagato dall’acquirente. Sempre.
    Sozi

  48. @ Sergio
    (Anche se siamo Off Topic).
    So che sei in una situazione di difficoltà economica e capisco il tuo sfogo. Qual è la tua esperienza con “Valter Casini Editore”?
    Aggiungo però, ma lo sai meglio di me, che alcuni (cosiddetti) piccoli editori non solo non pagano i diritti, ma si fanno pagare dall’autore (anche in forma di acquisto degli stessi libri pubblicati).
    Molti degli altri invece ci vanno sotto. Ma nonostante questo pagano i diritti. Questa è la realtà.
    Però non vorrei andare troppo fuori argomento, Sergio. In fondo di questo aspetto ne abbiamo già parlato altre volte. Però se vuoi (se volete) possiamo riparlarne in un nuovo post.
    Ti leggerò domani. Buona notte.

  49. Caro Massimo,
    hai ragione: basta coi ”fuoriargomento”: io volevo solo approfondire quel che Lupi ha iniziato a trattare; pertanto chiudo personalmente l’argomento – che e’ DI PRINCIPIO e inoltre riguarda l’Italia tutta, quindi non trae motivo dai miei problemi personali – dicendo che Casini mi dara’, per contratto, circa ottanta centesimi a copia venduta e naturalmente non mi ha pagato l’opera, come invece si fa in tutta Europa (in Europa succede spesso che l’editore dia all’autore un compenso comprensivo di tutto e poi chiuda li’ la faccenda. Ma la chiuda con diverse centinaia di euro ad opera, il che e’ perfetto: compravendita in piena regola).
    Pero’ il mio e’ un editore che con me si e’ comportato bene, relativamente allo standard italiano: non mi ha chiesto una lira ne’ mi ha pagato, ma mi paghera’ in ragione delle copie vendute. Poco ma dignitosamente. In confronto alla pirateria che vedo in giro – e confermo i tuoi dati, Massimo – Casini e’ un vero Mecenate.
    ‘Notte, Massimo.
    Sergio

  50. mi unisco al coro dei complimenti. un po’ in ritardo, ma meglio che niente.
    racconto grandioso.
    molto bello il commento di marco. vorrei averlo scritto io. lo prendo in prestito. ciao.

  51. davvero un bel racconto, non tanto per il tema, ormai di uso direi comune, quanto per il percorso testuale, per lo stile sobrio, per il linguaggio non banale, costruito lessicalmente con eleganza e scorrevolezza.
    anna

  52. Ciao a tutti e complimenti per il blog.
    Ho letto il racconto (ottimo) e la presentazione dell’iniziativa (lodevole).
    Non c’entra nulla, ma stamattina sono passata dalla libreria Mondadori. Mi sono persa tra le centinaia di libri. Tantissime nuove uscite. Tantissime. Troppe.
    Alla fine sono uscita e non ho comprato nulla.
    Vi domando, a voi che scrivete, che speranza di emergere può avere un libro in mezzo a questo caos?

  53. Grazie mille a Gennaro, Erika, Anna e Stefy

    @ Simona:
    Grazie mille anche a te.
    Ti capisco. In libreria c’è da confondersi (ma noi siamo qui per chiarirti le idee 😉 )
    In ogni caso ri consiglio una lettura indispensabile che è proprio “in tema”. Si tratta di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.
    Mai letto?

  54. Alla sig.ra Simona Valenti:
    le speranze per un libro di emergere dal caos dell’iperproduzione italiana stanno tutte in pochi punti nodali da risolvere, secondo me questi:
    1) L’ottenimento di una scuola che insegni l’italiano letterario come si deve e la smetta di far facilonerie con la nostra bella e DIFFICILE lingua (dunque ecco una prima selezione: bocciare gli studenti che non leggono e non studiano l’italiano, grammatica e sintassi);
    2) La creazione di futuri critici letterari SERI che la piantino di darsi arie da artisti e invece pensino a migliorare i propri studi di italianistica e ad indirizzare i gusti della gente secondo criteri improntati alla responsabilita’ e alla coscienza prive di simpatie e antipatie personali o peggio (ovvero le conoscenze personali).
    3) Un’editoria delle testate giornalistiche e periodiche che informi in maniera meno vergognosamente plebea e malcurata sulle novita’ valide.
    4) Un’editoria televisiva pubblica (la RAI) che la smetta di far bancarella della frutta e verdura e metta in primo piano l’informazione libraria. E che anche (importante, questo!) non faccia continuamente parlare nei teleschermi quella massa di analfabeti che manco sanno coniugare un verbo e che sbagliano una pronuncia italiana su due.
    Se queste cose cambieranno, vedremo meno libri sugli scaffali delle librerie, ma migliori… o almeno sapremo cosa scegliere.
    Cordiali Saluti
    Sergio Sozi

  55. Caro Massimo, dopo qualche giorno di assenza ho voluto riaprire la consultazione del tuo blog partendo dall’invito alla lettura del tuo racconto “Muccapazza”. Credo abbia fatto bene Gordiano Lupi (cui rivolgo i miei auguri per questa sua nuova iniziativa) a “esordire” sulla sua nuova rubrica col tuo racconto che è molto bello e niente affatto banale. Si avverte nettamente l’inizio del tuo scavo attorno alle maschere contemporanee degli esponenti delle classi di punta della nostra contemporaneità. E si avverte anche la tua consapevolezza della difficoltà di imboccare soluzioni tanto lineari quanto comode. Nel protagonista-voce narrante del racconto mi è sembrato di scorgere, in nuce, il personaggio di Valerio Giordano del tuo “Identità distorte”, seppure privo di quella fiducia nella poesia propria di Giordano. Forse il narratore di “Muccapazza” verrà ricordato in futuro come il primo dei tuoi personaggi in cui si incarna quel disincanto che scorgiamo affiorare spesso in noi e fuori di noi. Un personaggio con cui è facile (e inquietante) potersi identificare, se anche si è differenti da lui per status, situazione e cultura. Un personaggio, a mio avviso, ben definito. Così pure, la sua vita. Come ho già accennato, a mio parere ciò che indirizza il racconto verso un’originalità e profondità rilevanti è il finale. Da tragedia annunciata, ma non esplicita. Come spesso ci appare di intuire nei fatti a cui quotidianamente assistiamo. Fatti che possono essere anche molto lontani da quelli del racconto e non avere nulla a che vedere, intendiamoci. Ma che a volte contengono una certa dose di possibilità, come quella (tragica, più che grottesca) che potrebbe scoprire il protagonista del tuo racconto. Eppure, in queste “possibilità” si può nascondere la salvezza sia per il protagonista che per il lettore. Una salvezza che può nascere dalla consapevolezza verso ciò che può accadere e il suo significato. Bella la scelta del linguaggio su cui concordo con chi te l’ha lodata.
    Complimenti ancora e saluti.

  56. Caro Massimo Maugeri, per mancanza di tempo sono stata costretta a saltare senza leggerli i tanti commenti che hai ricevuto. Però ho letto il tuo racconto e penso sia davvero molto bello. Una scrittura di ragguardevole qualità. Sinceri complimenti.

  57. @ Gabriele Montemagno:
    Ti ringrazio moltissimo per la tua bella recensione. Grazie davvero. Sono lieto che tu abbia apprezzato il finale aperto e intravisto, in quel finale, una possibilità di salvezza.

    @ Marisa Magnani:
    Grazie mille anche a te.

  58. Roma, 19 set. (Ign) – Innamorati l’uno dell’altra in Rete. Lui e lei si incontrano in chat e dopo i primi scambi di parole, entrano subito in confidenza passando ore a parlare dei rispettivi matrimoni noiosi e forse anche falliti. Virtualmente lei è “Sweetie”, lui si fa chiamare ‘Prince of Joy’. I due finalmente decidono di stabilire il tanto agognato appuntamento. Ma… la magia finisce all’incontro quando scoprono di essere moglie e marito. Non è la trama di un film ma quel che è capitato ad una coppia di Zenica, città della Bosnia centrale. Sana Klaric, alias ‘Sweetie’ e il suo compagno Adnan, alias ‘Prince of Joy’ ora stanno per divorziare accusandosi reciprocamente di infedeltà. la notizia è riporatata dal quotidiano britannico Daily Telegraph.

    Eppure Sana di 27 anni, quasi incredula di quello che le è capitato, dichiara che in chat era tutto così fantastico: “Mi sono ritrovata innamorata improvvisamente. Era stupefacente”. Mentre Adnan, 32enne, dice: “Ancora non posso credere che la Sweetie, che ha scritto cose meravigliose, sia realmente la stessa donna che ho sposato e che in tanti anni di matrimonio non mi ha detto una parola piacevole”.
    http://it.notizie.yahoo.com/adnkxml/20070919/tts-si-innamorano-in-chat-ma-scoprono-di-c8abaed_1.html

  59. @ Massimo Maugeri, complimenti per la sua significativa scrittura, per il suo blog e la sua elegante gestione.
    @ Gordiano Lupi, complimenti per l’iniziativa che apre ai giovani uno spazio, sicuramente, non speculativo. Curiosando in internet ho incontrato siti diversi ma con nomi simili: Casa Editrice Il Foglio, Edizioni Il Foglio, Il Foglio Letterario e ovviamente Il Foglio di Giuliano Ferrara. Tutte queste case editrici hanno una relazione fra loro o si tratta di una semplice omonimia? Il Suo Foglio Letterario ha qualcosa in comune con il Foglio di Giuliano Ferrara o no?
    La ringrazio per le risposte che vorrà concedermi e la saluto cordialmente. In un mondo così ambiguo è sempre meglio fare chiarezza, le sembra ?

    Renzo Vale

  60. A Cicerone 1:
    la notizia dei coniugi bosniaci che si ri-innamorano (inconsapevolmente) e contemporaneamente divorziano (per eccesso di consapevolezza?) e’ SCONVOLGENTE! Io nei loro panni (non invidiabili, ammettiamolo), scherzosamente dico che avrei tentato di salvare il matrimonio con una bella seduta di psicanalisi di coppia. O, se non vogliamo riderci su, invece direi che sarebbe stato bello rincontrare mia moglie come fossi un ragazzotto foruncoloso e cotto preso. Pertanto avrei continuato il mio rapporto con lei, ora conscio di una possibile catarsi.
    Tu, o Cicero? Cosa avresti fatto?
    Sergio

  61. A Sergio Sozi:
    noi Ciceroni non possiamo lasciarci andare a commenti personali. Secondo gli accordi con il gestore del blog possiamo solo “riferire” notizie attinenti all’argomento di volta in volta trattato.
    Destino triste ed algido, il nostro. Ma che portiamo avanti con onore e grande senso di responsabilità.
    Gli altri commentatori avranno la possibilità di rispondere alla sua domanda.
    Con stima.
    Cicerone 1

  62. Risposta per Renzo Vale.
    Le EDIZIONI IL FOGLIO hanno un unico sito: http://www.ilfoglioletterario.it. Il nome vero sarebbe ASSOCIAZIONE CULTURALE IL FOGLIO. Sono una derivazione della rivista IL FOGLIO LETTERARIO, nata a Piombino nel 1999 da tre appassionati di letteratura (il sottoscritto, Andrea Panerini e Maurizio Maggioni). Le cose della vita (e il bilancio in rosso) hanno portato a chiudere la rivista cartacea che prosegue in e-book ed è scaricabile gratis dal sito nostro e dal sito di KULTVIRTUALPRESS, così come proseguono in e-book CARMINA e IL REFOLO (in pdf dal sito), altre nostre riviste. Vedete quanto tempo perdo a pubblicizzare cose gratuite? Se non è passione questa…

    Questione diritti. E’ complessa.
    1) Un editore deve pagare il 6 per cento (almeno) sul venduto. Lo facciamo pure noi del Foglio che siamo piccoli, con la sola clausola che il libro deve vendere più di 100 copie (mica è così semplice, non vi credete). Tra l’altro sulle copie che l’autore vende in proprio diamo il 50 di diritti. Pagare l’opera non lo fa nessuno. I grandi editori danno anticipi sui diritti, ma poi li scalano sul totale dovuto.

    2) Riviste. Nessuno paga per articoli di cultura o racconti. Pagano solo le riviste popolari, che vendono molto in edicola. Vengono pagati bene solo scrittori con un nome importante e televisivo. Questa è l’Italia. Diventate Lucarelli o Camilleri e dopo il prezzo lo fate voi. Prima no. Prima dovete solo ringraziare se vi pubblicano o se vi fanno parlare in TV o alla Radio. Io mercoledì registro una puntata di 30 minuti su radio 3 rai a tema la santeria cubana. Credete che mi paghino?

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  63. @ Renzo Vale:
    Grazie!

    @ Cicerone 1:
    adesso non farmi fare la figura del dittatore, eh?;)
    Come commento alla notizia: realtà e fiction spesso camminano a braccetto. Se qualcuno avesse costruito un racconto del genere su questa notizia probabilmente sarebbe stato considerato poco credibile o quantomeno grottesco.

  64. A margine di quanto scritto da Gordiano Lupi, torno per l’ultima volta sulle questioni editoria-soldi:
    sulle faccende economiche del sottosviluppo italiano, vedo che Lei mi da’ esplicitamente ragione. Sostengo appunto cio’ che SO PER CERTO: nei Paesi (sviluppati come il nostro o anche meno), in Europa, il trattamento e’ in genere diverso: le opere vengono pagate con una somma che include: 1) pagamento dell’opera in se’; 2) Pagamento diritti eventuali e futuri.
    Insomma: tu vendi il tuo libro e l’editore ti da’ qualche centinaio di euro e poi non ti dovra’ niente mai piu’. Ma mi sembra piu’ giusto cosi’.
    Per quanto concerne GLI ARTICOLI, essi vengono pagati sull’unghia a prezzo sindacale e stop.
    Pertanto, noi italiani abbisogniamo di una legge che garantisca quanto ho appena detto, ovvero tuteli chi scrive. Facciamola, chiediamola. L’editore, dopotutto, e’ pur sempre la controparte dell’autore, no? Rappresenta un’azienda e lo scrittore e’ un dipendente, anche se occasionale o a contratto di varia altra natura.
    I diritti qui ce li hanno tutti meno che noi. Strano, vero? Strano: noi paghiamo la mortadella all’alimentari ma nessuno, anche se ce lo prende, paga un nostro libro! Stranissimo. Valiamo meno della mortadella, anzi quasi niente.
    Sozi

  65. Caro Sergio, oltre alle giustissime cose che proponi io aggiungerei anche di normare, con diritti e doveri, le attività di progettazione. Ormai tutto si fa a progetto, ma il tempo dello studio, dell’elaborazione che precedono la proposta, che è un prodotto , resta lì a disposizione di altre teste, di scopiazzi per altrui opportunità. La Regione Lombardia è uscita con un decreto che norma e tutela i beni immateriali , oltre che quelli materiali, che costituiscono il patrimonio artistico e culturale dei luoghi; è una buona cosa, ma è solo un inizio, spero solo che faccia tendenza. Io adoro progettare, inventare, studiare piani di azioni per attività socio-economico-turistico; ma il lavoro di studio e di ricerca è sempre gratis, non quantificabile e, soprattutto a rischio; il progetto è approvato quando piace e perchè possa piacere, bisogna presentarlo! Siamo un paese di arrangioni , di burocrati e (aiuto, per noi non c’è scampo) di burocrati fai da te.
    Un caro saluto, Miriam

  66. Sergio Sozi ha perfettamente ragione. In Italia esiste la legge che lui dice, ma in pochi la applicano. In ogni caso gli editori seri pagano un 6 per cento di diritti sul venduto. Per gli articoli dipende dagli accordi che fa lo scrittore. L’editore che non paga fa firmare un foglio dove lo scrittore accetta di collaborare gratis. E così è a posto.
    Esperienza personale. Tempo fa mi ha chiamato la Radio Svizzera per parlare di Cuba 10 minuti e mi ha pagato 170 franchi svizzeri. Tolte le tasse e le commissioni bancarie (altissime) restano 70 euro. Mi ha chiamato Radio Rai e proprio oggi ho registrato un’intera trasmissione sulla santeria cubana che andrà in onda a novembre su Radio 3 e non mi hanno dato niente. Quaranta minuti di intervento. In Italia funziona così, purtroppo. Potevo dire di no, ma avrei perso un’occasione al posto mio avrebe parlato Danilo Manera o un altro che conosce Cuba…
    Voi cosa avreste fato?

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  67. Bene. Togliamo la possibilita’ di scrivere gratis dal novero delle possibilita’ e siamo a posto: IN ITALIA E’ VIETATO LAVORARE GRATIS, questo dovrebbe dire la Legge (che non c’e’). Facciamola.
    Sergio

  68. Caro Lupi,
    in Spagna, Austria, Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, Slovenia, eccetera c’e’ democrazia quanto in Italia e la liberta’ d’espressione e’ garantita per tutti. Ma tra il ”dire un’opinione” e il ”fare una professione” ce ne corre. Io voglio che se uno mi pubblica mi paghi anche, perche’ e’ un mio diritto di lavoratore, essere pagato (ed anche perche’ non voglio fare altri lavori per vivere). Che storia sarebbe questa: l’editore che ti dice: ”Bravo! Ti pubblico ma poi ci guadagno io, sul tuo libro”? Mi sembra un costume medievale, uno sfruttamento oggi inaccettabile ed incostituzionale.
    Chi lavora deve essere OBBLIGATORIAMENTE PAGATO. Altrimenti vuol dire che il suo non e’ un lavoro ma e’ un’espressione d’opinione e dunque rientra in altri luoghi e categorie.
    Ma un libro deve essere pagato IN PRIMIS a chi lo FA. E lo fa l’autore.
    Vada a chiedere a un qualsiasi scrittore tedesco o sloveno di lavorare gratis, vada. Vediamo cosa Le risponde.
    Sozi

  69. Complimenti a Gordiano Lupi per aver intrapreso quest’iniziativa.
    La narrativa italiana dev’essere sostenuta assolutamente!

    E complimenti anche a Massimo Maugeri.
    Il suo racconto, che in poche righe ci delinea l’intera esistenza di un personaggio, ci mostra tutte le sfumature della vita: nostalgia, speranza, angoscia, e ironia.

    Solo un piccolo rammarico. Peccato che quando io ero “giovane”, Internet non c’era… e quindi non c’erano neanche iniziative come questa! (sic!)

  70. Paura per le nostre curiosità.Paura che la ricerca di consolazione possa portarci troppo lontano dalla riva. Incapacità di accettare il quotidiano.
    La sofferenza come gioco e giuoco. Emozioni come paranoie. Mucca pazza smarrita in un mondo di cui ancora non si conoscono le categorie e le coordinate di riferimento. Caos e disordine che in quattro pennellate
    maugeri ci ha presentato .Bravo!

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