In OLTRE L’INVERNO si cela l’invincibile estate di Isabel Allende
Come al solito Isabel Allende è andata in giro per il mondo a presentare il suo nuovo romanzo. In Italia – così come i precedenti – è stato pubblicato da Feltrinelli con il titolo di “Oltre l’inverno” (traduzione di Elena Liverani).
Tra le varie tappe internazionali segnaliamo quella che ha avuto luogo l’anno scorso, a Madrid, presso la Casa de América (di seguito, un breve resoconto).
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Il romanzo nasce con una frase di Albert Camus che dice: “Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate”. In quel particolare momento della sua vita, quando ha iniziato a scrivere questo libro, l’8 Gennaio 2016, Isabel Allende ha vissuto una situazione del genere. Si era separata dal marito, viveva da sola e sentiva che la sua età aveva raggiunto un inverno della vita, ma l’invincibile estate era sempre lì. Così, quando ha iniziato a scrivere il romanzo ha fatto in modo che emergesse nei personaggi questa “estate” che ci aiuta ad andare avanti, a trovare l’amore, ad aprirci alla solidarietà, a vivere con coraggio, ad avere la consapevolezza che – anche se cediamo – abbiamo sempre un’opportunità.
La Allende ha sostenuto di non rappresentare esattamente la società nordamericana, ma – quando scrive – riesce a percepire nell’aria le questioni importanti. Nel periodo in cui ha scritto questo libro, Isabel viveva in California e nel romanzo c’è un tema molto importante che aleggiava nell’aria: la questione dei rifugiati. Come è noto il nord America è interessato da un potente flusso di immigrazione clandestina proveniente dall’America centrale e dal Messico. La gente viene in nord America per sfuggire alla povertà, per l’assenza di opportunità, per non subire la violenza, per la presenza del narcotraffico. Ci sono bambini che si avventurano attraversando paesi interi nel tentativo di oltrepassare la frontiera americana alla ricerca dei propri genitori e di una opportunità di vita.
“Era latente nell’aria, lo era da tempo, ma ancor di più oggi, con Trump“, dice la Allende, “con quest’idea di realizzare una barriera per impedire alle persone di venire. Invece di impegnarsi per risolvere i problemi nei luoghi di origine dei rifugiati – dato che è evidente che nessuna di queste persone lascia la propria casa perché è in cerca di divertimento – ci si concentra sulla protezione della frontiera e nell’arrestare i clandestini. E si percepisce nell’aria questo progetto di deportare undici milioni di persone dagli Stati Uniti d’America“.
Nel libro c’è un personaggio molto importante: una ragazza del Guatemala è in fuga a causa di una spaventosa situazione con cui deve fare i conti. Si chiama Evelyn Ortega. “So di molta gente che si trova in situazioni simili“, dice ancora la Allende. “Persone vere, non personaggi inventati. In fondo non c’è nemmeno bisogno di inventare alcun personaggio, quando conosci personalmente molti esempi di persone che vivono questo tipo di situazioni.
Un altro personaggio chiave del libro è una giornalista cilena. “La gente crede che si tratti di me, ma non sono io. Questo personaggio è basato su una giornalista cilena, mia amica, più giovane di me, ma che ha anche vissuto l’epoca del colpo di stato militare in Cile (e ha perso parenti durante l’esilio al tempo della repressione)“.
Per Isabel Allende è soprattutto questo personaggio a rappresentare – appunto – una estate invincibile: “Quella specie di forza eterna“, evidenzia l’autrice, “che noi donne abbiamo sempre dentro. Ed è il personaggio più ottimista del libro. Poi c’è un personaggio maschile, che ricorda persone che conosco. È un accademico che vive una vita controllata, perfetta. È sicuro che null’altro possa accadergli, oltre a ciò che gli è già capitato. A un certo punto, però, all’improvviso nella sua vita entrano – come un uragano – l’avventura, il rischio, l’amore, la necessità di essere solidali, di avere il coraggio necessario per affrontare una situazione che cambierà la sua vita“.
Isabel Allende sottolinea, infine, che tutti i suoi romanzi hanno qualcosa di “autobiografico”. Nel senso che corrispondono a un momento particolare della sua vita che vuole esorcizzare, o capire meglio, o lasciar “plasmare” in qualche modo.
“Da questo punto di vista tutti i miei romanzi contegono elementi “autobiografici”“, conlude la scrittrice sudamericana, “ma non credo che questo lo sia più di altri, fatta eccezione per il personaggio di Lucia che – in qualche modo – rispecchia come mi sento io oggi in America“.
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Le prime pagine del romanzo sono disponibili qui
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La scheda di “Oltre l’inverno” di Isabel Allende (Feltrinelli)
Lucía, cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor si predispone con saggezza a godere della vita.
Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza.
La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici.
Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
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Il video (in lingua spagnola)
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Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in Venezuela e, successivamente, negli Stati Uniti. Con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti del 1982 (Feltrinelli, 1983), si è subito affermata come una delle voci più importanti della narrativa contemporanea in lingua spagnola. Con Feltrinelli ha pubblicato anche: D’amore e ombra (1985), Eva Luna (1988), Eva Luna racconta (1990), Il Piano infinito (1992), Paula (1995), Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci (1998), La figlia della fortuna (1999), Ritratto in seppia (2001), La città delle Bestie (2002), Il mio paese inventato (2003), Il Regno del Drago d’oro (2003), La Foresta dei pigmei (2004), Zorro. L’inizio di una leggenda (2005), Inés dell’anima mia (2006), La somma dei giorni (2008), L’isola sotto il mare (2009), Il quaderno di Maya (2011), Le avventure di Aquila e Giaguaro (2012), Amore (2013), Il gioco di Ripper (2013), L’amante giapponese (2015), Oltre l’inverno (2017). Negli Audiolibri Emons Feltrinelli: La casa degli spiriti (letto da Valentina Carnelutti, 2012) e L’isola sotto il mare (letto da Valentina Carnelutti, 2010). Inoltre Feltrinelli ha pubblicato Per Paula. Lettere dal mondo (1997), che raccoglie le lettere ricevute da Isabel Allende dopo la pubblicazione di Paula, La vita secondo Isabel di Celia Correas Zapata (2001). Nel 2014 Obama l’ha premiata con la Medaglia presidenziale della libertà.
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