Dedichiamo questa pagina a Antonio Tabucchi
A cura di Massimo Maugeri con contributi di Paolo Codazzi, Paolo Di Paolo, Simona Lo Iacono, Romana Petri, Ugo Riccarelli
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OTTANTA ANNI DALLA NASCITA DI TABUCCHI (Pisa, 23 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012)
Rimettiamo in primo piano questo post dedicato ad Antonio Tabucchi (in occasione della sua scomparsa).
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Addio a Antonio Tabucchi: post del 25 marzo 2012
Un altro grande della nostra letteratura, ci lascia. Si tratta di Antonio Tabucchi, che si è spento oggi 25 marzo 2012, a Lisbona, all’età di 68 anni, a seguito di una lunga malattia.
Considerato una delle voci più rappresentative della letteratura europea, Tabucchi era nato a Pisa, il 24 settembre 1943. La sua impronta letteraria rimarrà per sempre legata al suo amore per il Portogallo. D’altra parte è stato il maggior conoscitore, critico e traduttore italiano dell’opera di Fernando Pessoa.
I libri di Antonio Tabucchi sono tradotti in quaranta lingue (in tutti i paesi europei, Stati Uniti e America Latina e nelle lingue più lontane, come il Giapponese, Cinese (Taiwan e Repubblica Popolare Cinese), Ebraico, Arabo (Libano e Siria), Kurdo, Indi, Urdu e Farsi.
Alcuni dei suoi romanzi sono stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri (Roberto Faenza, Alain Corneau, Alain Tanner, Fernando Lopes) o sulla scena da rinomati registi teatrali (Giorgio Strehler e Didier Bezace fra gli altri).
Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra cui il Pen Club Italiano, il Premio Campiello (per “Sostiene Pereira”) e il Premio Viareggio-Rèpaci; e prestigiosi riconoscimenti all’estero, fra cui il Prix Médicis Etranger (per “Notturno indiano”), il Prix Européen de la Littérature e il Prix Méditerranée in Francia; l’Aristeion in Grecia; il Nossack dell’Accademia Leibniz in Germania; l’Europäischer Staatspreis in Austria; il Premio Hidalgo e il premio per la libertà di opinione “Francisco Cerecedo” attribuito ogni anno dal Principe delle Asturie, in Spagna. È stato nominato “Chevalier des Arts et des Lettres” dalla Repubblica francese e ha ricevuto la decorazione dell’Ordine dell’Infante D. Henrique dal presidente della Repubblica portoghese.
È stato professore cattedratico dell’Università di Siena ed ha insegnato in prestigiose Università straniere (Bard College di New York, Ecole de Hautes Etudes e Collège de France di Parigi). Ha collaborato con quotidiani italiani e stranieri (“Corriere della Sera”, “Repubblica”, “L’Unità”, “Il manifesto”, “Le Monde”, “El País”, “Diário de Notícias”, “La Jornada”, “Allegemein Zeitung”) e riviste quali “La Nouvelle Revue Française” e Lettre International”. È membro fondatore dell’”International Parliament of Writers”. Dal 2000 era stato proposto dal Pen Club italiano all’Accademia di Svezia quale candidato italiano per il Nobel di letteratura.
Tabucchi ci lascia… e Il tempo invecchia in fretta: è il titolo di uno dei suoi libri più recenti. Ce ne parla l’autore stesso, in questo video pubblicato sul canale YouTube della Feltrinelli (il suo editore).
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Uno scrittore allo specchio: ANTONIO TABUCCHI
Lo specchio somiglia a un gioco che facevo da bambino, il gioco del rovescio. Mi acquattavo tra le campagne brullose che costeggiavano la casa dei nonni, in Toscana. Disteso, i calzoni sbragati sulle ortiche, estraevo dalla cintola uno specchietto da borsa, trafugato dalla cassa dei vestiti invernali.
Era, quella cassa, un inaspettato covo di fantasmi, perchè poteva contenere ogni genere di residuo, scampoli sopravvissuti alla ferocia del tempo. Scarpe di un moribondo, ad esempio, che al momento del trapasso aveva deciso di morire scalzo; velette di antenate civettuole che esalavano odore di naftalina e camposanto. O guanti di seta, tarlati e ancora sporchi della polvere di un loggione di teatro. Gli oggetti parlavano ed evocavano storie di morti senza rassegnazione, e io che li trafugavo come un ladro ero stato eletto re di tutte le loro incompiutezze.
Per questo lo specchio venne a posarsi sulle mie mani, perché scoprissi in esso un’altra dimensione della realtà, la più vera, quella del contrario.
Se infatti me lo mettevo davanti, vedevo ciò che mi stava dietro. E se alzavo la mano destra lui mi faceva alzare la sinistra, e se anche mi guardavo, non era me stesso che vedevo, ma un altro, che mi osservava.
Ho così compreso che per cogliere la dimensione del reale, dovevo attraversare la superficie di quello specchietto, e che oltre avrei finalmente dato un altro volto alle cose e mi sarei chiesto, fiducioso e al tempo stesso titubante, quale delle due visioni fosse vera, se quella che si specchiava o quella specchiata.
Così, rincorrevo le lucertole con il solo riflesso, e quando le immobilizzavo con il bastoncino ne afferravo, sullo specchio, lo sguardo annichilito e sofferente, che mai l’osservazione diretta mi avrebbe dato, e le lasciavo andare.
Oppure mettevo gli scarafaggi sulla superficie e così ne scoprivo il ventre rugoso, le zampette esauste e rinsecchite, tutta la fisionomia invertebrata e purissima come quella di un angelo.
Ferire gli animali mi era impossibile dopo averli osservati allo specchio, e rifuggivo tutti i giochi che prima mi divertivano, perché sapevo ormai che la realtà aveva un altra e più dolorosa natura, che con lo specchio mi era ormai chiara.
E finii per diventare specchio io stesso.
A figurarmi, anche senza rifrangere le cose in alcuna superficie, che oltre esse – e in esse – stava un’altra e più arrendevole vita, o forse un segreto nascosto e bruciante, una ferita, un dono, un sogno.
Poteva esserci tutto dietro un oggetto e una persona, e io iniziai a preferire ciò che si nascondeva a ciò che si vedeva, e a capire – inesorabilmente – che scrivere consisteva proprio in questo: nel rivelare.
Da allora non ho più smesso. E si può dire che la mia vita sia consistita solo in questo: nel cercare oltre, nel figurarmi sempre l’apparenza come un velo da tagliare, e – oltre il taglio – nello scoprire un inedito e popoloso mondo di creature.
Così, non sono stato guidato che da rivelazioni successive che mi hanno portato in luoghi, in parole sconosciute, in personaggi. Attraverso queste rivelazioni sono stato chiamato a vivere nella città di Lisbona, e – sempre grazie ad esse – scrittori trapassati hanno cominciato a vivermi accanto senza più smettere di esistere.
Quando si inizia ad addomesticare il mistero e a considerarlo un compagno, il rovescio dello specchio infatti non è più l’eccezione, ma la regola. E tutto, proprio tutto, può essere raccontato, l’insignificante più del significativo, il nascosto più del sublime, il brutto più del bello. E, soprattutto, l’invisibile più del visibile.
Ormai, quando mi pongo davanti allo specchio, non mi piego più ad alcuna definizione. Non mi dico, sei un bel vecchio, e neanche sei un attempato signore, ma sconsiderato e un po’ fuori moda. E non conto le rughe, che pure rivolano a piacimento sul volto, nè sorrido allo spazio vuoto sopra il labbro, che prima coprivo coi baffi. Mi sistemo la giacca, attendo che cada sulle spalle come un riparatorio gesto di protezione. Poi inforco gli occhiali e sussurro: “Niente paura, Antonio Tabucchi. Sei solo un uomo con una storia da raccontare”.
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Antonio Tabucchi nel ricordo di Paolo Di Paolo
Non esagero se dico che forse non avrei cominciato a scrivere se non avessi letto nel periodo del liceo “Si sta facendo sempre più tardi” di Tabucchi. Mi ero innamorato di quelle lettere in forma di racconto, o viceversa. L’ho conosciuto diversi anni dopo, prima solo telefonicamente e per lettera, poi a Parigi. Una cena invernale in un ristorante thailandese, giorni d’estate e inizio autunno nella sua casa di Vecchiano. Quanti ricordi in così poco tempo! Lavorando con lui a “Viaggi e altri viaggi” ho imparato molte cose. Poteva essere severo e brusco, ma anche incredibilmente gentile e affabile. Tirava fino a notte fonda e volendo lo si poteva ascoltare, avvolto dal fumo delle sue sigarette, che raccontava in modo così brillante e magnetico pezzi di vita, incontri, libri letti, cose che aveva capito. Con una passione che era sempre impetuosa, energica; con risate un po’ nasali e roche. Ci sarà molto da rileggere e da studiare. Mi mancherà molto.
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Antonio Tabucchi nel ricordo di Paolo Codazzi
Per un certo periodo Antonio visse a Firenze, più o meno negli anni ottanta del secolo scorso ed io lo conobbi, entrambi giovani di belle speranze (le sue mantenute più di quanto non abbia fatto io) durante lo svolgimento di un mito della Firenze di quegli anni, “Ottovolante”, di cui fui uno dei soci fondatori con la rivista Stazione di Posta (sulla quale rivista Antonio mi consigliò di pubblicare un racconto inedito di un giovane scrittore che meritava attenzione *Ugo Riccarelli*), rassegna annuale di Poesia che si svolgeva per quindici giorni a Firenze, generalmente in maggio, che raccoglieva da ogni parte d’Italia e taluni dall’estero i migliori talenti poetici di quegli anni. Spesso da allora Antonio mi invitava a prendere un caffè con lui, al mattino, in una nota osteria fiorentina dove lui si recava a scrivere su fogli apparentemente disordinati quelli che sarebbero diventati i suoi racconti e i suoi romanzi. Io vi arrivavo durante gli itinerari di lavoro in giro per il centro fiorentino, e così passavamo frequentemente alcune ore del mattino conversando sul tutto e sul niente, più spesso di donne, una debolezza che la nostra ancor virile età ci permetteva di indossare forse con eccessiva disinvoltura.
Antonio, del resto come il sottoscritto, era apparentemente scontroso, forse a qualcuno antipatico, ma quando si apriva all’amicizia era confidenziale e tenero nei rapporti specialmente se riuscivi a fumare tante sigarette quante ne fumava lui.
Poi dopo il “successo” di Antonio i nostri contatti si sono diradati per varie e diverse ragioni connesse ad esperienze esistenziali: lui spesso lontano da Firenze, io con responsabilità di lavoro e famiglia che mi distaccarono dalla vita pubblica di scrittore ma non dalla scrittura.
Negli ultimi anni ci siamo scambiati qualche corrispondenza cartacea ed alcune mail di accompagnamento ai libri per i quali desideravamo entrambi il conforto della lettura l’uno dell’altro senza che peraltro l’amicizia sincera e antica ci abbia mai spinto (soprattutto nel mio caso) a “sfruttare” l’amico con richieste che avrebbero potuto accompagnare con il prestigio da lui raggiunto la mia attività di scrittore.
La sua morte mi addolora non tanto per la perdita di un grande scrittore (il che inevitabilmente accade), ma per la perdita di una parte di memoria di quegli anni giovanili (in cui Firenze ancora recitava un ruolo da primadonna), e soprattutto per lo spavento del vento della falce della morte che ormai ha preso confidenza sulle generazioni di cui io e Antonio facciamo parte.
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Simona Lo Iacono intervista Paolo Di Paolo, Romana Petri e Ugo Riccarelli su ANTONIO TABUCCHI
Intervista pubblicata in occasione dell’uscita del volume “Una giornata con Tabucchi con un’intervista di Carlos Gumpert” di Paolo, Maraini, Petri, Riccarelli (Cavallo di Ferro, 2012 – pagg.128 – € 12,90
In omaggio allo scrittore che consideravano un maestro, Dacia Maraini, Paolo Di Paolo, Romana Petri e Ugo Riccarelli raccontano Antonio Tabucchi e il legame che con lui avevano attraverso racconti inediti, lettere, testimonianze, conversazioni che confluiscono in questo volume pubblicato dalla casa editrice “Cavallo di Ferro”.
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24 settembre 2012: Buon compleanno, Antonio Tabucchi.
L’aveva detto, che i fantasmi appaiono a mezzanotte, che rispondono ai richiami e agli appuntamenti.
Lui stesso, più di una volta, s’era messo ad aspettare l’ora di tutte le ore, quella che chiude e quella che apre, un’ora sulla soglia, proprio come la fine.
Che parola, poi, fine. Avrebbe di certo preferito “finale” e avrebbe aggiunto che non ne esiste mai uno definitivo, semmai una somma o una molteplicità, tutti aperti e possibili, e avrebbe riso, mentre lo sguardo gli andava inquieto sul sole di Lisbona, sulle sue malinconie.
E chissà. Per una volta sarebbe stato lui a convocare, a chiedere quello che chiedono tutte le ombre, un ricordo, un saluto, un bacio malfermo e trasognato in questa vita che lascia e ci lascia, un modo – in fondo – per sentirsi vivere ancora.
Antonio Tabucchi riunisce gli amici che lo hanno amato, ai quali ha cucinato un piatto portoghese, con cui ha parlato di libri e letteratura.
Come in un “Requiem” capovolto, in cui non è più chiamato dai sogni, ma è sogno lui stesso, sembra aspettarli tra le pagine, rasentandole con la leggerezza di uno spirito che non si rassegna a congedarsi mai definitivamente.
E’ “Una giornata con Tabucchi” (Cavallo di ferro editore), una raccolta di racconti, frammenti, lettere con cui Paolo Di Paolo, Dacia Maraini, Romana Petri e Ugo Riccarelli ricordano Antonio Tabucchi nel giorno del suo compleanno, evocandolo con nostalgia e amore, riconsegnandolo al tempo dei vivi – vivo lui stesso.
-Quando e in quale occasione avete conosciuto Tabucchi?
PAOLO DI PAOLO: Il primo contatto è stato per un’intervista, nel 2006. L’avevo cercato perché stavo mettendo insieme una serie di conversazioni sul viaggio e mi sembrava che lui non potesse mancare. Non era facile stanarlo, ma con un po’ di ostinazione ci sono riuscito. Una cartolina, qualche inattesa telefonata. Un incontro a Parigi nel gennaio gelido del 2009, in un caffè di Saint-Germain. Lui sorridente, gioviale, curioso. Io intimidito e emozionato.
ROMANA PETRI: ho conosciuto Antonio a Vecchiano, dopo un paio di anni di corrispondenza e telefonate, avevo cominciato a scrivergli parlando delle sue opere e delle Azzorre, poi ho pensato fosse più semplice partire e vedere con i miei occhi. Tante volte, poi, ci siamo rivisti a Lisbona. Anche l’ultima volta l’ho visto lì.
UGO RICCARELLI: L’ho conosciuto per caso, tramite un comune amico. A Pisa, nel 1986. Io ero da poco arrivato in quella città per motivi di lavoro ed ero un suo fedele lettore.
– Tabucchi diceva: “Arriva sempre il momento in cui capisci che l’illusione successiva dei giorni, o la loro musica, è giunta al suo termine”. Antonio sentiva che la musica successiva dei suoi giorni era al termine?
PAOLO DI PAOLO: Non so, è difficile dirlo. L’unica cosa che, a posteriori – ma appunto perché “a posteriori” forse non del tutto attendibile – mi viene da considerare è il senso di allarme dei suoi ultimi titoli. “Si sta facendo sempre più tardi”, “Tristano muore”, “Il tempo invecchia in fretta”. Certo è che il tempo, la morte erano – come per tutti i grandi scrittori – i suoi temi fondamentali. Nelle ultime settimane mi ha detto: “Non so quanto tempo mi resta”. Ed è una frase terribile.
ROMANA PETRI: Antonio ha sempre avuto molto forte l’idea della precarietà della vita, ma no, credo che non abbia capito in anticipo. Quando lo incontrai il novembre scorso lamentava un forte dolore sciatico, lo attribuiva alla vecchiaia.
UGO RICCARELLI: Credo che parlasse in senso generale, attorno a quel mistero che è l’esistere. Il tempo é stato comunque un suo tema ricorrente, direi quasi un’ossessione.
-E ancora, Tabucchi scriveva:”La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare… un po’ qua un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, dopo”. La scrittura di “Una giornata con Tabucchi” raccoglie queste briciole?
PAOLO DI PAOLO: Prova a raccoglierle. Ma è forse presto, o forse è sempre insufficiente questo raccogliere. Sicuramente nasce da un’urgenza di fermare qualcosa, e anche di ribellarsi all’assenza.
ROMANA PETRI: beh, forse non le abbiamo raccolte tutte, ma ci abbiamo provato, abbiamo cercato di ramazzarne più che potevamo. Tutte le sue briciole poteva riconoscerle una a una solo lui.
UGO RICCARELLI: Il libro è essenzialmente la raccolta di emozioni, di momenti, di suggestioni di persone che gli sono state amiche e che, come nel mio caso, hanno avuto la fortuna e il privilegio di essere, in qualche modo, suoi ‘allievi’.
-Qual è il vostro ricordo più bello di Antonio?
PAOLO DI PAOLO: Sono tanti. Se devo sceglierne uno, dico una sera a casa sua a Parigi quando si è avvicinato a me per leggermi un brano di Hannah Arendt su Benjamin. Da lì stava prendendo le mosse un nuovo romanzo. O forse le mattine a Vecchiano, quando ancora lui dormiva e mi faceva trovare la tavola apparecchiata per la colazione dalla notte prima, con accanto alla tazza del latte i suoi post it gialli.
ROMANA PETRI: una presentazione a Roma, nell’ambasciata francese (se non ricordo male) del suo “Sostiene Pereira”. Si era presentato da solo e si guardava attorno con un certo imbarazzo. C’era tantissima gente. Poi, dopo un quarto d’ora è arrivata sua moglie Maria José, e nei suoi occhi è tornata subito ogni sicurezza.
UGO RICCARELLI: Lui, in piedi sull’uscio di una casa non mia, vicino all’ospedale dal quale ero uscito poche ore prima dopo una tremenda malattia. Lui, in piedi sull’uscio, con una torta in mano.
-In una sola parola, un ritratto di Antonio Tabucchi come da una vecchia istantanea in bianco e nero.
PAOLO DI PAOLO: Inquieto.
ROMANA PETRI: Un uomo gentile, delicato, sensibile, pieno di premure per gli altri, ma che da un momento all’altro poteva anche stappare la sua otre dei venti e diventare molto tempestoso.
UGO RICCARELLI: Un alito di vento che non si posa.
Grazie per le vostre risposte. E, naturalmente, buon compleanno, Antonio Tabucchi.
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Il dibattito di Letteratitudine per ricordare Tabucchi
Dedico questo “spazio” alla memoria di Antonio Tabucchi. Come accaduto con altri artisti della scrittura che ci hanno lasciato, questo piccolo “tributo” vuole essere appunto un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere questo autore a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Antonio Tabucchi e la sua produzione letteraria.
Per favorire la discussione, vi propongo le seguenti domande…
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Ringrazio tutti, in anticipo, per i contributi che riuscirete a far pervenire…
Massimo Maugeri
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© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo
Care amiche e cari amici di Letteratitudine, un altro grande della nostra letteratura, ci lascia. Si tratta di Antonio Tabucchi, che si è spento oggi 25 marzo 2012, a Lisbona, all’età di 68 anni, a seguito di una lunga malattia.
Considerato una delle voci più rappresentative della letteratura europea, Tabucchi era nato a Pisa, il 24 settembre 1943. La sua impronta letteraria rimarrà per sempre legata al suo amore per il Portogallo. D’altra parte è stato il maggior conoscitore, critico e traduttore dell’opera di Fernando Pessoa.
I libri di Antonio Tabucchi sono tradotti in quaranta lingue (in tutti i paesi europei, Stati Uniti e America Latina e nelle lingue più lontane, come il Giapponese, Cinese (Taiwan e Repubblica Popolare Cinese), Ebraico, Arabo (Libano e Siria), Kurdo, Indi, Urdu e Farsi.
Alcuni dei suoi romanzi sono stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri (Roberto Faenza, Alain Corneau, Alain Tanner, Fernando Lopes) o sulla scena da rinomati registi teatrali (Giorgio Strehler e Didier Bezace fra gli altri).
Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra cui il Pen Club Italiano, il Premio Campiello (per “Sostiene Pereira”) e il Premio Viareggio-Rèpaci; e prestigiosi riconoscimenti all’estero, fra cui il Prix Médicis Etranger (per “Notturno indiano”), il Prix Européen de la Littérature e il Prix Méditerranée in Francia; l’Aristeion in Grecia; il Nossack dell’Accademia Leibniz in Germania; l’Europäischer Staatspreis in Austria; il Premio Hidalgo e il premio per la libertà di opinione “Francisco Cerecedo” attribuito ogni anno dal Principe delle Asturie, in Spagna. È stato nominato “Chevalier des Arts et des Lettres” dalla Repubblica francese e ha ricevuto la decorazione dell’Ordine dell’Infante D. Henrique dal presidente della Repubblica portoghese.
È stato professore cattedratico dell’Università di Siena ed ha insegnato in prestigiose Università straniere (Bard College di New York, Ecole de Hautes Etudes e Collège de France di Parigi). Ha collaborato con quotidiani italiani e stranieri (“Corriere della Sera”, “Repubblica”, “L’Unità”, “Il manifesto”, “Le Monde”, “El País”, “Diário de Notícias”, “La Jornada”, “Allegemein Zeitung”) e riviste quali “La Nouvelle Revue Française” e Lettre International”. È membro fondatore dell’”International Parliament of Writers”.
Dal 2000 era stato proposto dal Pen Club italiano all’Accademia di Svezia quale candidato italiano per il Nobel di letteratura.
Tabucchi ci lascia… e “Il tempo invecchia in fretta“…
Questo è il titolo di uno dei suoi libri più recenti. Ce ne parla l’autore stesso, sul video che vi propongo sul post (pubblicato sul canale YouTube della Feltrinelli).
Dedico, dunque, questo “spazio” alla memoria di Antonio Tabucchi.
Come accaduto con altri artisti della scrittura che ci hanno lasciato, questo piccolo “tributo” vuole essere appunto un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere questo autore a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Antonio Tabucchi e la sua produzione letteraria.
Per favorire la discussione, vi propongo le seguenti domande…
–
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Ringrazio tutti, in anticipo, per i contributi che riuscirete a far pervenire…
su “Il Sole24Ore”
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-25/morto-lisbona-antonio-tabucchi-145011.shtml?uuid=AbM46uDF
su “Repubblica”
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/03/25/news/morte_tabucchi-32176965/
su “Repubblica” Tv
http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/antonio-tabucchi-che-fatica-il-mestiere-di-scrivere/91247/89640
su “Corriere della Sera”
http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_25/tabucchi-antonio-morto-lisbona_1c602456-7678-11e1-a3d3-9215de971286.shtml
su “La Stampa”
http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/447752/
su “Panorama”
http://blog.panorama.it/libri/2012/03/25/e-morto-antonio-tabucchi-cinque-libri-per-ricordarlo/
su “Agi”
http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201203251512-ipp-rt10171-addio_ad_antonio_tabucchi_morto_nella_sua_amata_lisbona
su “Ansa”
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2012/03/25/visualizza_new.html_156755802.html
su “RaiNews24”
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=163192
su “ADNKronos”
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/Addio-a-Tabucchi-muore-a-Lisbona-lo-scrittore-italiano-che-amava-Pessoa_313130177522.html
su “TGCOM”
http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/articoli/1041130/lisbona-morto-antonio-tabucchi.shtml
su “Il Giornale”
http://www.ilgiornale.it/cultura/_morto_antonio_tabucchiautore_sostiene_pereira/sostiene_pereira-malattia-morto-antonio_tabucchi/25-03-2012/articolo-id=579402-page=0-comments=1
su “Linkiesta”
http://www.linkiesta.it/antonio-tabucchi
su “Il Fatto Quotidiano”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/25/lisbona-morto-anni-scrittore-antonio-tabucchi/200061/
su “Rai Giornale Radio”
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-f865910e-2ce6-4da0-8e97-105a671d2bba.html
su “Il Sussidiario”
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/-morto/2012/3/25/ANTONIO-TABUCCHI-E-morto-lo-scrittore-di-Sostiene-Pereira-tradusse-Fernando-Pessoa/260454/
su “Books Blog”
http://www.booksblog.it/post/9639/e-morto-antonio-tabucchi-celebre-il-suo-romanzo-sostiene-pereira
Ancora una mancanza nel mondo dell’arte.L’ho conosciuto attraverso i suoi libri ed ascoltato l’anno scorso a Roma. Cosa aggiungere alle tante cose già scritte?
Mite e nostalgico. Così mi è sembrato. I suoi racconti attraversano la semplicità delle storie sensibili e con un senso d’indefinitezza come un attimo che sfugge via mentre lo si sta afferrando.
Forse nel grande pubblico il libro che lo ha rappresentato di più “Sostiene Pereira” ma a me piace la sua capacità di colpire il segno con delicata nostalgia nella forma breve.
Ho tentato di dirne qui:
http://www.caffenews.it/avanguardie/34617/antonio-tabucchi-ci-lascia-le-nuvole-hanno-atteso-abbastanza/
Un grande professore, scrittore e perchè no? Poeta di vita.
Buon viaggio!
Vien voglia di rileggersi i suoi libri. Domani ricomincerò con “Sostiene Pereira”.
su art a part of cult(ure)
http://www.artapartofculture.net/2012/03/25/ed-ora-antonio-tabucchi-gia-siede-a-tavola-con-fernando-pessoa-di-isabella-moroni/
“Se scrivessi a penna queste parole sarebbero lettere tremanti e spezzate.” Addio Antonio Tabucchi
su L’Unità : il racconto su Berlusconi
http://www.unita.it/culture/addio-antonio-tabucchi-br-il-romanziere-di-i-sostiene-pereira-i-1.394989
Il ricordo di Antonio Tabucchi a “Che tempo che fa”
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ebfeaad5-6bf4-416d-9c9f-a069db11dce7.html
Caro Massimo, la notizia mi ha colto di sorpresa.
Tabucchi è’ uno degli autori che amo di più, sin dalla sua prima opera (Piazza d’Italia). E con lui ho cominciato ad amare Fernando Pessoa.
Sono, entrambi, effettivamente capisaldi della letteratura europea e non solo.
Il suo libro più emblematico credo sia “Sostiene Pereira”, così intenso profondo incisivo nel sostenere i princìpi e il valore della libertà d’informazione e di formazione. Lo leggevo, e mi commuovevo.
Ma Tabucchi era anche sottilmente ironico. Cito la sua raccolta di racconti “Piccoli equivoci senza importanza” , in cui parla – appunto – di equivoci, benché non li amasse, ma fosse portato a reperirli (parole testuali sue).
“Malintesi, incertezze, comprensioni tardive, inutili rimpianti, ricordi forse ingannevoli, errori sciocchi e irrimediabili: le cose fuori luogo esercitano su di me un’attrazione irresistibile, quasi fosse una vocazione, una sorta di povera stimmate priva di sublime”, scrive nella Nota introduttiva proprio di “Piccoli equivoci…”
Con “Notturno indiano” è il libro che ho preso in mano più volte per rileggerlo, attratto dalla fascinazione e dalla levità malinconica della sua scrittura.
Antonio Tabucchi penso lo ricorderemo soprattutto per averci portato una ventata straordinaria di novità nel campo letterario e civile, nonché la conoscenza approfondita del genio di Pessoa.
Cordialmente.
Lo scrittore e e saggista Antonio Tabucchi è scomparso a Lisbona all’età di 68 anni, stroncato da un cancro. Pisano, nato il 23 settembre del 1943, è stato l’autore di ‘Notturno indiano’, ‘Sostiene Pereira’ e ‘Requiem’. Il suo primo libro fu ‘Piazza d’Italia’, pubblicato nel 1975 da Bompiani, l’anno scorso uscì da Sellerio, ‘Racconti con figure’.
Non è un caso che Tabucchi abbia scelto di morire in Portogallo e che in quel Paese resteranno le sue spoglie. Lo scrittore, era infatti fortemente legato al Portogallo, attraverso il filtro del ‘collega’ Fernando Pessoa, della cui opera è stato il maggior critico e traduttore.
Una fascinazione che risale agli anni Sessanta, quando conosce l’opera di Pessoa studiando alla Sorbona, al punto di apprendere poi il portoghese per meglio comprenderlo; una fascinazione che sarà complice del suo matrimonio con la portoghese María José de Lancastre, sua compagna anche nell’avventura di tradurre e spiegare Pessoa.
A Lisbona, città natale della moglie, dove dal 1985 al 1987 era stato anche direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, viveva abitualmente per sei mesi l’anno, trascorrendo gli altri sei in Toscana, dove insegnava Letteratura all’università di Siena. I testi di narrativa e saggistica di Tabucchi sono stati tradotti in 18 nazioni. Fra i tanti premi ricevuti il francese Médicis étranger per ‘Notturno indiano’ e il Super Campiello, il Premio Scanno e il Premio Jean Monnet per la Letteratura Europea per ‘Sostiene Pereira’ (1994), la sua opera probabilmente più nota dalla quale il regista Roberto Faenza trae il film omonimo (1995) in cui affida a Marcello Mastroianni la parte di Pereira.
Nato a Pisa, ma cresciuto alle porte della città toscana, nel borgo di Vecchiano dove avevano casa i nonni materni, Tabucchi inizia un’intensa stagione di viaggi durante gli anni dell’università ed è a Parigi che scatta il suo innamoramento per Pessoa, a partire dalla lettura del poema ‘Tabacaria’.
Un innamoramento che lo porterà a Lisbona, poi a laurearsi, nel 1969, con una tesi sul surrealismo in Portogallo e ad insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna.E’ del 1973 ‘Piazza d’Italia’, con al centro le vicende di una famiglia di anarchici toscani; nel 1978 pubblica ‘Il piccolo naviglio’; nel 1981 ‘Il gioco del rovescio e altri racconti’; nel 1983 ‘Donna di porto Pim’. Il successo arriva nel 1984 con ‘Notturno indiano’, da cui nel 1989 è stato tratto un film di Alain Corneau. Nel 1985 pubblica ‘Piccoli equivoci senza importanza’, l’anno dopo ‘Il filo dell’orizzonte’ che diventerà anch’esso film, nel 1993 con la regia del portoghese Fernando Lopes. ‘I volatili del Beato Angelico’ e ‘Pessoana Mínima’ arrivano nel 1987; nel 1988 la commedia I’ dialoghi mancati’.Nel 1989 la consacrazione internazionale: il presidente della Repubblica portoghese gli conferisce l’Ordine Do Infante Dom Herique e nello stesso anno è nominato Chevalier des Arts et des Lettres dal Governo francese. la sua produzione letteraria e saggistica si sussegue incessante, fruttandogli fra l’altro il premio Pen Club Italiano per ‘Requiem’, scritto in portoghese nel 1992 e poi tradotto in italiano. Nel 1994 Tabucchi conosce la notorietà con il grande successo di pubblico del romanzo ‘Sostiene Pereira’, il cui personaggio protagonista diventa simbolo della libertà d’informazione per gli oppositori di tutti i regimi antidemocratici. L’ultimo librio pubblicato è ‘Racconti con figure’, con Sellerio, nel 2011.
Tabucchi, che era malato da tempo, era ricoverato nell’ospedale Cruz Vermelha di Lisbona. A quanto riportano i media locali i funerali dello scrittore italiano dovrebbero tenersi giovedì a Lisbona.
“Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore si trovava in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte”.
Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con Antonio Tabucchi, tempo fa: una delle sue ultime interviste, fatta da Paolo Di Paolo, è stata inserita nel volume antologico “Cronache dal big-bang: l’unica gioia al mondo è cominciare” (pagine 224, prezzo 14), la raccolta di incipit (rivisitati e corretti) curata da Fabio Pierangeli e Lidia Sirianni sull’arte di “iniziare” un romanzo.
Le sue parole risuonano chiare, precise, puntuali: viene da pensare che nessuno, meglio di lui, avrebbe potuto condensare in così poche righe il rapporto di amore/odio che, da sempre e per sempre, lega e legherà lo scrittore alla pagina:
«Sì, un incipit è decisivo, ma spesso non per le ragioni per cui lo riteniamo tale. Non è detto che da una prima frase, come da un alambicco magico, discenda tutto il resto. Ma certo un incipit significa che qualcosa, nella testa di uno scrittore, è arrivata a tal punto di maturazione da poter diventare – da aerea, immateriale – minerale, ovvero fisica. È come la prima pennellata di un quadro: non si dà mai a caso, è l’inizio di una serie di immagini, di dettagli, di colori che il pittore ha a lungo coltivato nella sua mente».
..
Ufficio Stampa – Hacca edizioni
http://www.hacca.it
“Il viaggio trova senso solo in se stesso, nell’essere viaggio… è come la nostra esistenza il cui senso principale è l’essere vissuta”, scriveva in “Viaggi e altri Viaggi” pubblicato nel 2010. E lui certo aveva vissuto, aveva letto e scritto e viaggiato e amato. Per ricordarlo ripubblico la recensione a questo suo libro. http://acomeavventura.com/viaggi-e-altri-viaggi
Di Tabucchi ho amato “Sogni di sogni”, all’epoca quando lo lessi avevo forse neanche vent’anni, mi impressionò molto il racconto di Caravaggio. Indelebile. Ciao, Antonio, grazie.
Con profonda amarezza ho appreso della morte di Antonio Tabucchi, suo grande lettore e concittadino; di lui ci mancherà il suo impegno civico e politico, e le sue splendide pagine di letteratura.
Addio Professor Tabucchi, sarai sempre nei nostri cuori
Iacopini Paolo
Per un certo periodo Antonio visse a Firenze, più o meno negli anni ottanta del secolo scorso ed io lo conobbi, entrambi giovani di belle speranze (le sue mantenute più di quanto non abbia fatto io) durante lo svolgimento di un mito della Firenze di quegli anni, “Ottovolante”, di cui fui uno dei soci fondatori con la rivista Stazione di Posta (sulla quale rivista Antonio mi consigliò di pubblicare un racconto inedito di un giovane scrittore che meritava attenzione *Ugo Riccarelli*), rassegna annuale di Poesia che si svolgeva per quindici giorni a Firenze, generalmente in maggio, che raccoglieva da ogni parte d’Italia e taluni dall’estero i migliori talenti poetici di quegli anni. Spesso da allora Antonio mi invitava a prendere un caffè con lui, al mattino, in una nota osteria fiorentina dove lui si recava a scrivere su fogli apparentemente disordinati quelli che sarebbero diventati i suoi racconti e i suoi romanzi. Io vi arrivavo durante gli itinerari di lavoro in giro per il centro fiorentino, e così passavamo frequentemente alcune ore del mattino conversando sul tutto e sul niente, più spesso di donne, una debolezza che la nostra ancor virile età ci permetteva di indossare forse con eccessiva disinvoltura.
Antonio, del resto come il sottoscritto, era apparentemente scontroso, forse a qualcuno antipatico, ma quando si apriva all’amicizia era confidenziale e tenero nei rapporti specialmente se riuscivi a fumare tante sigarette quante ne fumava lui.
Poi dopo il “successo” di Antonio i nostri contatti si sono diradati per varie e diverse ragioni connesse ad esperienze esistenziali: lui spesso lontano da Firenze, io con responsabilità di lavoro e famiglia che mi distaccarono dalla vita pubblica di scrittore ma non dalla scrittura.
Negli ultimi anni ci siamo scambiati qualche corrispondenza cartacea ed alcune mail di accompagnamento ai libri per i quali desideravamo entrambi il conforto della lettura l’uno dell’altro senza che peraltro l’amicizia sincera e antica ci abbia mai spinto (soprattutto nel mio caso) a “sfruttare” l’amico con richieste che avrebbero potuto accompagnare con il prestigio da lui raggiunto la mia attività di scrittore.
La sua morte mi addolora non tanto per la perdita di un grande scrittore (il che inevitabilmente accade), ma per la perdita di una parte di memoria di quegli anni giovanili (in cui Firenze ancora recitava un ruolo da primadonna), e soprattutto per lo spavento del vento della falce della morte che ormai ha preso confidenza sulle generazioni di cui io e Antonio facciamo parte.
Caro Massimo, non esagero se dico che forse non avrei cominciato a scrivere se non avessi letto nel periodo del liceo “Si sta facendo sempre più tardi” di Tabucchi. Mi ero innamorato di quelle lettere in forma di racconto, o viceversa. L’ho conosciuto diversi anni dopo, prima solo telefonicamente e per lettera, poi a Parigi. Una cena invernale in un ristorante thailandese, giorni d’estate e inizio autunno nella sua casa di Vecchiano. Quanti ricordi in così poco tempo! Lavorando con lui a “Viaggi e altri viaggi” ho imparato molte cose. poteva essere severo e brusco, ma anche incredibilmente gentile e affabile. Tirava fino a notte fonda e volendo lo si poteva ascoltare, avvolto dal fumo delle sue sigarette, che raccontava in modo così brillante e magnetico pezzi di vita, incontri, libri letti, cose che aveva capito. Con una passione che era sempre impetuosa, energica; con risate un po’ nasali e roche. Ci sarà molto da rileggere e da studiare. Mi mancherà molto.
da Pupi di Zuccaro:
http://www.pupidizuccaro.com/2012/03/25/antonio-tabucchi-misura-di-un-genio/
E MI ARRIVO’ TABUCCHI…
–
Ti arrivo,
dall’onda
di uno sguardo
che dovevo
a cuori dismessi
alla
melodia
fitta
di
un grido
Un punto
uno solo,
dove
potere,
ancora
una volta,
dirsi
vivi
–
Andrea Liparoto
La scrittura di Antonio Tabucchi mi accompagna da molto tempo, dagli anni Ottanta cioè. Conservo gelosamente una vecchia copia sgualcita della Sellerio di “Notturno indiano”, con una dedica ricevuta dallo scrittore durante un memorabile incontro pubblico avvenuto in Toscana, a Follonica, nella primavera del 1997. Ho avuto poi la fortuna di incontrarlo di nuovo e di scambiare con lui ancora poche parole durante un incontro di presentazione d’un suo libro, a Siena.
Quando ho letto per la seconda volta “Sostiene Pereira” l’ho fatto ad alta voce, per assaporarne meglio la musicalità, e sono stato sulle tracce di Pereira cercandolo durante un viaggio compiuto a Lisbona. Poi, in Francia, ho comprato una raccolta di racconti di Daudet, dove vi era anche il racconto “La dernière classe” per il quale il mite Pereira, traduttore dal francese per un quotidiano popolare, si era messo in cattiva luce nei confronti degli esponenti della cultura salazarista.
Nella mia piccola biblioteca c’è una meravigliosa copia ricevuta in dono, con in copertina un dipinto di Rousseau il Doganiere, del romanzo breve “Requiem Uma Alucinação”, nell’edizione originale in portoghese, perché questa opera fu da Tabucchi pubblicata per la prima volta in Portogallo; qualche tempo dopo “Requiem” venne tradotto da Sergio Vecchio in italiano.
Ho spesso seguito le indicazioni letterarie di Tabucchi, non cercando soltanto le opere di Pessoa, ma anche quelle di Drummond De Andrade, Guimarães Rosa, ecc.; e perfino, pochi mesi fa – attraverso l’ascolto d’un suo audiolibro: “Donna di Porto Pim” -, il riferimento d’un personaggio a Grazia Deledda ha ridestato in me l’interesse per la scrittrice sarda. Perché d’un autore prediletto non si amano solo le sue opere ma anche le opere e gli autori da lui amati. E ho anche frugato negli scaffali di piccole biblioteche, in Portogallo e in Brasile, alla ricerca dei libri di Tabucchi in lingua portoghese. Questo, ma ancora tanto altro, per provare a comunicare quel che ha rappresentato, e rappresenta, Antonio Tabucchi per me.
Lo consideravo una persona rara, ricca d’umanità, molto gentile. È stato uno dei pochissimi intellettuali che ha combattuto davvero il dominio berlusconiano e il clima di inerzia stuporosa in cui l’Italia era sprofondata. Ha avuto inoltre il coraggio di criticare, talvolta anche aspramente, il ruolo ambiguo giocato da Napolitano (vedi, ad esempio, il frammento audio contenuto in Micromega online del 7/3/10). “Sostiene Pereira” rispecchia molto bene il suo anelito di libertà. Ed è molto emozionante anche la versione cinematografica del romanzo, seguìta passo passo da Tabucchi in fase di lavorazione. (Un riferimento aneddotico, dall’incontro citato di Follonica: lo scrittore raccontò del suo incontro con Mastroianni, a Lisbona, durante le riprese del film, e d’un saluto notturno, dopo aver cenato insieme in una locanda del quartiere alto.
“Ciao Antonio,” disse Mastroianni, congedandosi.
“Ciao Marcello,” rispose Tabucchi.
“No, Antonio,” replicò Mastroianni, fermando i propri passi. “Chiamami Pereira.”)
In “La testa perduta di Damasceno Monteiro” Tabucchi rappresenta ancora questo stesso impeto verso la libertà e al contempo – come d’altronde anche nel “Pereira” – propone una profonda riflessione sul ruolo dell’intellettuale, un pungente tafano, secondo l’immagine socratica, un continuo stimolo al risveglio e alla ricerca della verità.
Nel recente “Il tempo invecchia in fretta” lo scrittore ritorna con molta grazia e poesia all’attualità del nostro mondo.
Mi sarebbe piaciuto ascoltare ancora la voce “pungente” di Tabucchi in relazione al governo Monti, un modello governativo, a mio parere, complementare di quello precedente, differente solo nelle forme assunte, più mimetiche.
Leggerò come sempre le sue opere, e ho visto oggi in Rete un nuovo titolo di Tabucchi, “Girare per le strade” (Sellerio, 2012), forse una prossima uscita.
Lascio un brano tratto da “Notturno indiano”, dall’incipit del quarto capitolo. Un breve capitolo d’una bellezza indicibile:
–
“Che cosa ci facciamo in questi corpi”, disse il signore che si stava preparando a stendersi nel letto vicino al mio.
La sua voce non aveva un tono interrogativo, forse non era una domanda, era solo una constatazione, a suo modo, comunque sarebbe stata una domanda alla quale non avrei potuto rispondere. La luce che veniva dalle banchine della stazione era gialla e disegnava sulle pareti scrostate la sua ombra magra che si muoveva nella stanza con leggerezza, con prudenza e discrezione, mi parve, come si muovono gli indiani. Da lontano veniva una voce lenta e monotona, forse una preghiera oppure un lamento solitario e senza speranza, come quei lamenti che esprimono solo se stessi, senza chiedere niente. L’India era anche questo: un universo di suoni piatti, indifferenziati, indistinguibili.
“Forse ci viaggiamo dentro”, dissi io.
–
Caro Massimo, la notizia della morte di Tabucchi mi ha turbata tanto. E mi ha colta di sorpresa. Non sapevo che stesse male.
Grazie per questi spazi che organizzi per ricordare questi grandi scrittori e letterati che ci lasciano. E’ un modo per tenerli ancora con noi, ma anche per testimoniare il nostro affetto ed il fatto che grazie ai loro scritti il loro pensiero sopravvive al corpo.
Rispondo alle domande che ci poni.
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi?
Antonio Tabucchi è uno degli scrittori che mi ha colpito di più, che più conservo nel cuore. Grazie a lui ho vissuto le esperienze dei suoi personaggi e le vicende delle sue storie. E grazie a lui ho scoperto Pessoa.
2. Qual è quella che avete amato di più?
“Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte”.
“È difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Pereira”.
“La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità”
Si capisce qual è l’opera di Tabucchi che ho amato di più?
3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
Anche in questo caso confermo “Sostiene Pereira”. E’ la sua opera più rappresentativa.
Aggiungo questo…
In una nota in fondo al libro, Tabucchi spiega che «in portoghese Pereira significa albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli subito rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia.»
4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Una eredità di grande peso, direi. E per molti motivi. Molti di noi hanno conosciuto Pessoa grazie a lui. Ma l’eredità principale risiede nei suoi scritti. Lo testimoniano i numerosi premi che gli sono stati tributati.
Un saluto a tutti.
Un saluto speciale a Gaetano Failla.
Che bello il pezzo di Subhaga Gaetano Failla! Grazie!
Ma anche quelli degli altri: Paolo Codazzi, Paolo Di Paolo, ecc.
E i link che avete lasciato.
Una bella scoperta questo blog. Un piacere leggervi.
Ciao.
La coincidenza cronologica tra l’uscita del romanzo più noto del compianto Antonio Tabucchi e la “discesa in campo” del cavaliere Silvio Berlusconi, ora che Tabucchi non è più tra noi, acquista il significato della profezia. Che è propria dei grandi poeti e scrittori, capaci di leggere nel tempo i segni di quel che avverrà. Per questo, “Sostiene Pereira” non è da leggere solo in chiave storica come un romanzo che racconta il progressivo accartocciarsi della libertà su di sé negli anni del salazarismo in Portogallo. Ma diventa subito metafora e figura di quello che è stato il “regime” berlusconiano, del progressivo allineamento di tanti cosiddetti intellettuali che a poco a poco si sono ammorbiditi, invischiati nella rete corruttiva dispiegata in tanti modi e forme dall’apparato economico-finanziario-editoriale del Millantatore di Arcore. Benemerito è dunque stato, e rimane esemplare, il fiero antoberlusconismo di Tabucchi, che non si è mai tirato indietro e quando ha lanciato un sasso contro il sistema di potere berlusconiano non ha mai nascosto la mano. Meritoria anche la sua scelta di non pubblicare per le case editrici di Berlusconi, ma principalmente per Feltrinelli e Sellerio (pubblicò la sua tesi di laurea per Einaudi, nel ’70, ma quella era l’Einaudi di Giulio Einaudi). Una coerenza, questa, che vale non poco in un Paese come il nostro dove spesso gli intellettuali, tradendo la fiducia dei lettori, cedono al fascino indiscreto del denaro.
Con la morte di Tabucchi, l’Italia perde forse l’ultimo scrittore militante, che firma appelli per la libertà di Sofri, che scrive su Le Monde per inchiodare alle loro responsabilità il terrorista Battisti, condannato per due omicidi, e gli intellò francesi che lo spalleggiano.
Ciao, Antonio, e grazie per averci ricordato che la letteratura dev’essere “civile” e per averci fatto conoscere e amare Pessoa, cantore di Lisbona, che in una sua splendida poesia egli chiama Ulixabona, legandone il nome all’eroe di Itaca.
Cari saluti
Paolo Fai
Il presidente Napolitano ha espresso la sua commossa partecipazione “al cordoglio della famiglia e del mondo della cultura per la perdita di uno scrittore civilmente impegnato, che con la sua attenzione alle tradizioni e alle vicende non soltanto del suo paese, i suoi legami e il suo stile letterario ha saputo interpretare lo spirito europeo”.
Grazie, Amelia, ricambio il tuo saluto speciale, l’attenzione e la tua gentilezza.
E grazie anche a te, Viviana. Sono contento di poter condividere la mia passione per Antonio Tabucchi e di dare un mio piccolo contributo.
da Tellusfolio.it, SOSTIENE TABUCCHI:
link circolare a Letteratitudine e una pagina di G. Lupi
(con altre correlazioni dall’archivio)
http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=14244
Ciao a tutti, leggo i vostri bellissimi post e … penso!
Vi pongo una domanda:
“Se potessi consigliarmi un suo libro, uno solo, quello che ti ha colpito maggiormente, che mi permetta di conoscere lo scrittore, che mi emozioni come lui ha emozionato te e che magari ha emozionato lui stesso mentre lo scriveva, quale mi consiglieresti e perchè?”
… vi prometto che leggerò al più presto il libro consigliato e se vi farà piacere vi scriverò le mie considerazioni. Grazie 1000 anticipatamente … a voi la tastiera … convincetemi e motivatemi! 😀
Commemoro con dolore e dispiacere Antonio Tabucchi, scrittore da me molto amato. Non vorrei fare un elenco di tutti i romanzi che ho letto di lui ma di certo mi sono rimasti nel cuore “Notturno Indiano”, “Sostiene Pereira”, “Il filo dell’orizzonte”, le raccolte “Piccoli equivoci senza importanza”, “Donna di Porto Pim”, fino ad arrivare a “Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa”, e qui mi fermo perchè una riflessione sul rapporto osmotico, direi quasi viscerale che legava Tabucchi a Pessoa mi piace farla anche se sembrerà scontata e già saputa. Io credo che davvero il rapporto letterario che legava Tabucchi al grandissimo scrittore portoghese sia stato in qualche modo speculare e avvincente, quasi una grande eterna amicizia che li vedrà legati anche nell’aldilà. Tabucchi lo ha tradotto in maniera magistrale, lo ha conosciuto, ha attinto da lui quella saudade portoghese che rimane nel cuore pur nella sua apparente assenza di emozioni. Ho visto Lisbona, ho visto Porto, nel mio piccolo sono andata in cerca di Pessoa,dei suoi eteronimi, ma è un cammino difficile, eppure emozionante. Così mi emozionava leggere Tabucchi e spero che la sua statura letteraria sia sempre con me, con noi. Delia Morea
A Giovanna:
domanda difficilissima…
Forse “Notturno indiano” (ho letto così tante volte il breve capitolo quarto, e ne avevo anche parlato con Tabucchi durante un incontrio pubblico, da conoscerlo quasi a memoria).
Ora dico una scelleratezza. A me dell’impegno civile di Tabucchi non me ne è mai fregato tantissimo. Io mi sono innamorata della pasta di un pensiero e di un linguaggio, la scelta di certi interstizi e certe malinconie. Ho amato i sogni dei sogni, il notturno indiano, e i piccoli equivoci senza importanza. Sentivo in quei lavori più che altrove, lo scrittore che si era formato sulla letteratura magica di marca ispano americana, ivi comprese certe seduzioni del sud america – le fascinazioni saramaghesche. Ma quando sono andata in viaggio di nozze a Lisbona mi sono ostinata a pranzare spesso in un vecchio locale dai bei mobili intarsiati. Mangiavo homelette con i funghi e pensavo a Pereira.
@ Zauberei
Secondo me hai fatto il miglior complimento possibile a Tabucchi: cioè dire che ti sei “innamorata della pasta di un pensiero e di un linguaggio”, il suo.
Da lassù starà gongolando.
Questo post è particolarmente ricco di contributi eccelsi. Quello di Gaetano Failla, di Paolo Codazzi, di Paolo Di Paolo, di Paolo Fai (ma quanti Paolo!), Francesca Giulia M. con il link.
Ma anche gli altri.
@ Giovanna B.
Io partirei proprio con “Sostiene Pereira”. Il libro più famoso, forse il più rappresentativo, quello che lo ha reso celebre in tutto il mondo.
Lo hai mai letto?
Saluto anche io tutti gli amici!!
per Giovanna B.
Io per mia sintonia personale ti consiglio “Si sta facendo sempre più tardi”.
Poetico, fra romanzo epistolare e poesia, che l ‘autore dice “monco” perché come la fotografia da cui è ispirato è un addio oppure un incontro. Cara Giovanna come potrebbe essere il momento fra te e l’opera di Tabucchi.Deciderai tu come dopo avere ascoltato una musica di cui leggerai in seguito la partitura, lo dice Tabucchi nel bellissimo video di cui ti inserisco il link.
Comunque sceglierei ti auguro buona lettura.
http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?currentId=8&videoId=117
…comunque sceglierai….
un saluto ad Amelia Corsi sempre presente e partecipativa!
E a Gaetano Failla grazie per il suo bellissimo intervento.
….E niente, sai, davvero niente basta,
nemmeno le ginestre che fioriscono
a maggio per chi sa vederle e che io guardavo senza vedere,
come di solito facciamo tutti, fino a cadere
nella nostalgia dell’irreversibile……
“Si sta facendo sempre più tardi”.
Per invogliare Giovanna B.
E poi la vita ci richiamava alla realtà, la vita quotidiana
a volte concede alcune fessure, ma si richiudono subito.
“Si sta facendo sempre più tardi”
Sostiene Pereira sarà il suo libro più famoso, ma secondo me quello che meglio fa conoscere -per dirla con Zauberei- la pasta del pensiero e del linguaggio di Tabucchi è Requiem. Scritto in portoghese e fatto tradurre in italiano, racconta una giornata a Lisbona (sembra si sentirlo il caldo di luglio!) tra sogno e realtà. Una giornata in cui il protagonista ritrova tutti i propri fantasmi (compreso Pessoa) per potersene allontanare.
“Buonanotte, dissi, o meglio addio. A chi, o a che cosa, stavo dicendo addio? Non lo sapevo bene, ma era quel che mi andava di dire ad alta voce. Addio e buonanotte a tutti, ripetei. Reclinai il capo all’indietro e mi misi a guardare la luna.”
Ciao a tutti. La notizia della morte di Tabucchi mi ha colto di sorpresa, come ha detto qualcuno di voi, e mi ha molto scosso. Leggere tutti questi messaggi e queste testimonianze mi commuove. E’ il segno che la letteratura è viva e sopravvive alla morte dei suoi testimoni. Mille grazie a tutti.
Giovanna B., il consiglio che mi sento di darti è questo. Vai in libreria e guarda i libri di Tabucchi. Sfogliali, annusali, leggi gli incipit. E poi fatti rapire da quello che sentirai più vicino a te. In tal caso sarà il libro a scegliere te, e non l’incontrario. E questa è l’esperienza più bella che un lettore può fare.
A Antonio Tabucchi, Pisa 1943-Lisbona, 2012
C’è un compito civile dello scrittore oggi?
Sì: produrre senso. Un senso che dia una sorta di inquietudine. Questo il compito che mi piacerebbe avesse la letteratura; non so se la mia ce l’ha, certo ce l’hanno i molti scrittori che io prediligo. Attraverso la coscienza inquieta recuperare il senso vero, se mai ce n’è uno, della nostra vita.
(dall’intervista a Antonio Tabucchi, condotta da Pier Francesco Listri)
Ricordo con amore il film “Sostiene Pereira” con un bravissimo Mastroianni. Il film lasciò in me una scia profonda e spinta dalla curiosità, lessi il libro, capolavoro di AntonioTabucchi.
Lo scrittore, grande estimatore e traduttore di Pessoa, ieri ci ha lasciato ad appena 68 anni e chissà cosa ci avrebbe potuto ancora regalare se la vita gli fosse stata più benevola.
Muore un grande, un grande vecchianese, come un mio amico lo ha definito in un suo ricordo.
Ogni volta che un uomo di sì grande cultura ci lascia, porta via una parte di noi vissuta in simbiosi con la sua e per rinfocolarne costantemente il ricordo non ci resta che la lettura emozionante delle sue opere, le sole che possono annullarne la mancanza.
annalanzetta.blogspot.com
Ciao, Francesca Giulia, gratitudine da parte mia per la tua gentilezza.
Un caro saluto
segnalo questa intervista tradotta sul blog lineadifrontiera.com
http://lineadifrontiera.com/2012/03/26/ricordo-di-antonio-tabucchi/
Quanti decessi in questo inizio di anno.
Quanta tristezza che si somma ad altra tristezza.
Il mio primo Tabucchi fu I volatili del beato Angelico. Poi Notturno Indiano (indimenticabile) e poi Sostiene Pereira. Mi bastarono per stabilire che era uno tra i più grandi contemporanei del nostro Paese. Ma anche un ponte tra l’Italia e il Portogallo. E tra il Mediterraneo e l’Oceano.
Quest’estate avevo comprato i suoi “Racconti con figure”. Non li ho letti tutti. Ogni tanto ne aggiungo qualcuno. Così, di tanto in tanto. Per non esaurire questa preziosa riserva.
Cari amici, grazie di cuore per i vostri numerosi contributi.
Questo post è particolarmente partecipato… segno che la scomparsa di Antonio Tabucchi ha davvero lasciato un segno.
Così come, del resto, hanno lasciato un segno le sue opere, i suoi scritti.
Come sempre ne approfitto per salutare tutti gli intervenuti.
Dunque, un caro saluto e grazie di cuore per il contributo apportato a: Francesca Giulia Marone (grazie per il link, cara Fran), Patrizia Debicke, Alessandra, Isabella Moroni (grazie per il link), Ausilio Bertoli (grazie per il pezzo), Viviana…
Ancora grazie e cari saluti a: Hacca edizioni, Anna Maspero, Micol, Paolo Iacopini, Paolo Codazzi (grazie per il tuo ricordo di Tabucchi), Paolo Di Paolo (grazie anche a te per la testimonianza).
Naturalmente, ringraziamenti e saluti anche per: Marco (grazie per il link), Andrea Liparoto (grazie per la poesia), Subhaga Gaetano Failla (ottimo pezzo, Gaetano), Amelia Corsi (grazie per rispondere sempre alle mie domande), Paolo Fai (grazie anche a te per il pezzo)…
Grazie mille a: Tellusfolio (per aver divulgato la mia richiesta), Zauberei (giuste considerazioni), Delia Morea (grazie mille Delia).
Un saluto specialissimo a Giovanna B.
Grazie per essere intervenuta, Giovanna. E benvenuta a Letteratitudine!
Ti aspetto ancora… 😉
Devo ancora ringraziamenti (e saluti) a: Morgana, Antonio La Ferrara, Anna Lanzetta, Franca Pirina e Carlo S.
Grazie di cuore per i vostri contributi e per i link.
(Spero di non aver dimenticato di salutare e ringraziare qualcuno: nel caso, vi prego di scusarmi).
Mi ha scritto l’editore Giulio Perrone per segnalarmi l’imminente uscita di questo volume dal titolo: A LISBONA CON ANTONIO TABUCCHI di Lorenzo Pini.
–
Ecco la scheda del libro:
Un’omelette alle erbe e una limonata al Café Orquidea in compagnia di Pereira. Una feijoada insieme al Guardiano del Cemitério dos Prazeres. Una sosta al Café Brasileira sulle orme di Pessoa e degli intellettuali portoghesi.
A Lisbona con Antonio Tabucchi non è solo una guida ma un’esplorazione urbana, culturale e umana. La città è geografia, architettura, spazio urbano e memoriale, entro i cui confini si sono consumati eventi privati e pubblici, esistenziali, storici e politici. Ecco allora che l’acqua dolce del Tago, con il suo scorrere placido, diviene letteratura. Camminare per le strade di Lisbona significa ripercorrere i sentieri dei personaggi di Sostiene Pereira, di Requiem, e di altri racconti. Dove fermarsi a mangiare l’arroz de cabidela? Quali giardini scegliere per riposarsi durante il viaggio? Quali terrazze offrono la vista migliore? Le risposte sono lì, tra i dialoghi, le descrizioni, gli sfondi narrati da Tabucchi. Perché Lisbona oltre a essere una città dall’atmosfera carica di saudade, quel sentimento che soltanto i portoghesi sono in grado di spiegare, è anche una meta turistica ricca di fascino e così com’è, pare fatta apposta per la finzione letteraria.
Lorenzo Pini costruisce sapientemente una mappa, in bilico tra realtà e sogno, che conduce alla scoperta dei luoghi simbolo della capitale portoghese, dalla Praça do Comércio all’Avenida da Liberdade, dai vicoli dell’Alfama a quelli del Cais do Sodré.
In un’appendice finale al testo, una guida dettagliata di hotel, bar, ristoranti, musei, ma anche locali e teatri dove trascorrere piacevoli serate e persino con indicazioni su come spostarsi sui tram gialli risparmiando sul prezzo del biglietto.
Scorci affascinanti, vie che si inerpicano e monumenti celebri, vengono inoltre ritratti nelle suggestive illustrazioni di Guido Volpi che ci accompagnano nella surreale Lisbona di Antonio Tabucchi”.
http://giulioperroneditore.it/node/756
Ho invitato Lorenzo Pini (l’autore) a fornirci qualche dettaglio in più su questo suo libro.
(Vi presento l’autore di seguito)
Lorenzo Pini è nato a Colle Val d’Elsa (Siena) nel 1982. Negli ultimi anni ha lavorato come redattore e grafico editoriale. Attualmente i suoi progetti sono concentrati su scrittura e meteorologia.
Per chi volesse leggere l’incipit …
http://giulioperroneditore.it/sites/beta.giulioperroneditore.it/files/incipit/incipit%20in%20bassa.pdf
@ Lorenzo Pini
Caro Lorenzo, chi era per te Antonio Tabucchi? Che rapporto hai con le sue opere?
Qual è, a tuo avviso, la sua opera più rappresentativa?
Ancora per Lorenzo Pini…
Raccontaci qualcosa in più su “A Lisbona con Antonio Tabucchi”…
Come e perché nasce questo libro?
Per oggi chiudo qui. Vi ringrazio ancora un volta per la partecipazione.
Spero, ovviamente, nell’arrivo di ulteriori contributi (prendete come riferimento, se volete, le domande del post).
A tutti voi, una serena notte.
Per fortuna quando un grande scrittore muore, ci si può consolare con i suoi capolavori. E’ il caso di Antonio Tabucchi. Per questo sento che lo scrittore da me amato mi e’ ancora vicino.
Raffaella, il rammarico riguarda i possibili nuovi libri che lo scrittore avrebbe potuto scrivere qualora fosse ancora in vita. Per questo Tabucchi ci manca. Per il resto, sono con te.
Per me il miglior libro di Tabucchi si intitola Requiem.
La principale eredita’ letteraria?
Un ponte fra narrativa e poesia, tra Italia e Portogallo, attraverso Pessoa.
Aver dimostrato che la parola scritta conserva ancora un suo senso, un suo valore. E Lisbona scintilla sui nostri pensieri. Sostiene Pereira.
Grazie pe avermi invitato a questa discussione. La mia esperienza con Antonio Tabucchi ha avito inizio un anno e mezzo fa, quando l’ho incontrato per la prima volta in un piazzale di un distributore di benzina nelle campagne dell’Alentejo, in Portogallo. Ero niente più che uno studente che aveva scritto la sua tesi di laurea in Geografia sull’immagine di Lisbona che possiamo avere dalle sue opere (Requiem, Sostiene Pereira, Il gioco del rovescio). A Tabucchi e alla moglie Maria José piacque molto questa “idea”, venne da loro sostenuta e incentivata. Andammo a Lisbona, io e Guido Volpi, un illustratore, per migliorare quel lavoro, renderlo più raffinato. Intanto, infatti, Paolo Di Paolo mi aveva proposto, proprio dopo aver parlato con Tabucchi, di costruire una vera e propria “guida” sulla Lisbona dello scrittore. Stasera, devo essere sincero, non mi va molto di parlare del libro in sé. Una triste coincidenza ha voluto che fosse pronto proprio pochi giorni prima della scomparsa di Tabucchi. Irreale. Per me rimane quell’uomo che ho avuto la fortuna di conoscere in alcuni, brevi incontri: schietto, a volte giustamente crudo nei confronti del mio stile acerbo, visionario, occhiali tondi, con un pensiero così ampio che sorvolava la vita. Ma in gran parte l’ho conosciuto come molti di noi, e cioè attraverso i suoi libri. Se la guida su Lisbona esiste è solo grazie a lui, una persona che ci ha dato questa possibilità, incoraggiato e seguito nei vari momenti. Ci dispiace non aver fatto in tempo a ringraziarlo un’ultima volta, ma spero che questo libro possa essere apprezzato da chi gli è vicino come un sincero omaggio.
Aggiungo che il libro che preferisco è Sostiene Pereira. Ci trovo dentro una struggente sensazione di qualcosa che non so descrivere, al di là della storia.
Per i racconti brevi, Piccoli equivoci senza importanza.
Lorenzo, una bella fortuna aver conosciuto Tabucchi nel modo in cui racconti. Il tuo libro mi pare il frutto di una splendida idea. Quando esce?
Caro Luca, è stata una vera fortuna.Di sicuro una coincidenza, in mezzo al mare delle cose. Lisbona è stato il fulcro, il motivo. Il libro esce venerdì.
Caro Massi
che commozione questa perdita, e quanti ricordi legati ai libri di Tabucchi.
Quando ho saputo della sua morte mi è tornato subito alla mente “Requiem”, un libro fatto di prefigurazioni, in una Lisbona torrida, a metà tra sogno e visione, deserta e tutta affidata a pellegrinaggi di ombre.
In questa città che è per Tabucchi scelta del cuore, un uomo si ritrova solo, consapevole solo di avere un appuntamento importante…ma con chi? Con che cosa?
Ma si sa, i fantasmi compaiono solo a mezzanotte e prima di allora l’uomo farà molti incontri….
…uno ad uno sfilano dunque innanzi all’uomo figure a metà tra sonno e veglia, tutte inclinate su una soglia, crinale non addomesticato alla realtà:
lo zoppo della lotteria (che è il personaggio del libro che l’uomo stava leggendo e che dalla carta baloccherà come un giro di fumo), il tassista senza licenza, il cameriere della “Brasileira”, la vecchia zingara…l’amico Tadeus…
Ed è proprio Tadeus a riportare in vita il passato, a svegliare le ferite, a incamminarsi su domande sepolte e su un nome mai più pronunciato: Isabel, amata da entrambi, dall’uomo e da Tadeus…anche se solo adesso l’uomo ha il coraggio di chiederlo, di formulare il dubbio: sei stato tu a farla abortire?…
Ma Tadeus risponde: chiedilo a lei, anche lei è morta , ma puoi trovarla come hai trovato me…
Ecco…Tabucchi ha trovato le ombre perchè le ha cercate nei libri, nella fantasia, nella memoria.
Ha cantato il requiem solo per indicare il luogo in cui i fantasmi non muoiono: la letteratura.
Quando il suo meraviglioso libro si chiude sul “convitato” – innanzi a un immaginario banchetto con le ombre – l’ultima discussione è infatti sulla Poesia.
Il convitato brinda alla fortuna del secolo a venire e inneggia all’unica verità di un letterato: la FINZIONE. Solo attraverso questo artificio, dice, si giunge al risultato più importante: SENTIRE.
Ed è sul sentire che Requiem si chiude.
Una fisarmonica intona le musiche di Pessoa e Tabucchi rovescia la testa all’indietro, guarda con occhio trasognato al futuro e saluta, allora come adesso: “Addio e buona notte a tutti”.
Ci piacerebbe presentare ai lettori di ‘Tellusfolio’ la nuova iniziativa editoriale di Giulio Perrone nel modo spontaneo in cui è nata in questa discussione. Siamo pertanto a chiedere l’assenso di Massimo, di Lorenzo e di Luca a riportare, integralmente e con indicazione della fonte, la loro interlocuzione di ieri sera.
La segnalazione verrebbe eccezionalmente effettuata, anziché nello spazio dedicato alle recensioni e anticipazioni editoriali, nella rubrica che ha per sottotitolo (citazione ‘ante litteram’) Viaggi e altri Viaggi:
» http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=104&color=darkorange «
Si tratterebbe infatti di un piccolo viaggio nel Web (Tellusfolio – Letteratitudine e ritorno) alla scoperta di un… libro di viaggio, a omaggio e in compagnia di un grande Autore.
un grande scrittore, mancato troppo velocemente.
Per me va benissimo. Anzi, sarebbe un onore.
Il “per me va benissimo” ovviamente e’ riferito a Tellus Folio.
una discussione da incorniciare, questa. ricca di contributi eccelsi. e’ sempre bello girare tra i tavoli dei commensali di questo blog.
non rovinerò il dibattito scrivendo stupidaggini. anche perché di tabucchi ho letto solo ‘sostiene pereira’. eppero’ e’ uno di quei libri che una volta letti ti accompagnano per sempre. un libro/simbolo contro la censura e i regimi dittatoriali. affascinante la teoria della confederazione delle anime.
@ giovanna b.
se vuoi leggere un libro di tabucchi, ti consiglio questo… ‘sostiene pereira’. te lo consiglio con decisione, anche perché, appunto, e’ l’unico libro di tabucchi che ho letto.
Sono rimasta molto colpita dalla morte di Tabucchi, uno degli scrittori italiani che più ho amato. L’ho conosciuto a Lisbona in uno dei caffè che frequentava spesso, come il Brasileira, ma vorrei un po’ di tempo per scriverne meglio.
Ho anche una sua mail , bellissima.
Ne ho parlato nei miei romanzi.
ma vorrei fare un quadro completo del suo carattere dolce e scontroso, del suo stile originale, mai banale, a volte surreale, ma con grande amore per la verità e sincerità. Credo che sia l’autore italiano più importante, anche perchè di cultura internazionale.
Aspetterò di far sedimentare tutto nella mente e vi invierò la scheda.
Grazie
gloriapoetry@yahoo.it
@ gloria gaetano
grazie. fa molto piacere leggere le opinioni ed i ricordi di chi ha conosciuto tabucchi.
Ritorno a Lisbona
Le città del sogno
Ognuno ha dentro di sé la propria Atlantide, quel mondo leggendario, che tutti sappiamo che è stato sommerso dalle acque. Eppure vive dentro di noi come utopia della città perduta , regno della giustizia e della solidarietà , dove si può cogliere l’attimo felice che si sta vivendo. Così sono le città invisibili di Calvino, così Alessandria con la sua mitica biblioteca, Davos Platz de ‘La montagna incantata’, La Lisbona di Pessoa e di Tabucchi. , città magiche sottratte ora alla nostra vista per una specie di sortilegio, dove però si vorrebbe tornare.
Lisbona
Ecco, appunto, volevo tornare a Lisbona, e ci sono andata. E’ una domenica a Lisbona dove si vede sul volto degli abitanti quella saudade che era anche sul viso di Antonio Tabuccchi. E io ho nostalgia di Antonio.
Sono andata alla Brasileira do Chado, il caffè dove l’ho incontrato , e che lui frequentava perché era uno dei posti amati dal suo Pessoa. . Tanti anni fa ero seduta a un tavolino della elegante piazzetta delllo Chiado, e un uomo della mia età, un po’ pallido, castano, che cominciava a perdere i capelli, mi chiese:
_ Permette che mi sieda .
A un mio cenno si sedette e ordinò un caffè, poi cominciò a farmi vedere due statue al centro della piazza ,una del poeta satirico Antonio Ribeiro Chiado, e l’altra di Fernando Pessoa. Cominciò a prlarmi dell’idea di Pessoa che tutti noi siamo UNO. E dei suoi vari eteronimi , dietro i cui nomi riusciva a vedere e rappresentare la vita e gli altri attraverso vari modi di sentire e interpretare il mondo. Così nel suo racconto echeggiavano i versi di Pessoa, mentre io guardavo i suoi occhi tristi e ironici. Il cameriere lo chiamava professore, a me aveva detto di chiamarsi Antonio, ma non sapevo che fosse un noto scrittore.. Mi manca Antonio.
Allora mi aveva fatto sentire che una venditrice ambulante stava cantando una canzone di Cesaria Evora :’Na ausencia e na distancia’, e gli venne mente l’Africa: Africa madre, Africa ventre, che la nostra Europa ha stuprato per secoli. , Africa dove la luna è enorme e rossa-arancio, nell’assenza e nella distanza che separa noi da te, Africa immensa, Africa malata ,Africa di nuovo povera e malata, mentre prima ti stavi liberando., tra gli anni ’60 e 70.
E aggiunse: Non ci sono mai stato, ma ci andrò. E io gli confessai che conoscevo l’Africa del Mediterraneo, anche l’Egitto Alessandria, ma non ero mai stata nel profondo ventre nero di quella terra.
Mi manchi Antonio, anche se non sapevo chi eri, anche se dovevo tornare in albergo, Perché le tue parole e le tue storie mi avevano incantato, e ancora risuonano in me.
Tornerò a Lisbona, mi siederò alla stesso caffè e tu mi parlerai di quella tua compagna d’infanzia di cui ti eri tanto innamorato. A proposito, Antonio, com’è andata a finire? E’ divenuta lei la moglie che ora è morta?.E,tu, poeta, professore, hai fatto il tuo viaggio a ritroso, sei entrato nell’altro tempo, da cui puoi parlare e sorridere e guardare noi, me, che sono venuta a trovarti? Avrai fatto il tuo viaggio in Africa ,sì, poi ho saputo che sei andato al Cairo, e adesso possiamo incominciare di nuovo ripartendo dall’inizio?
Una voce canta ancora per strada Una assenza, una distanza. Ma non è così ,tu sei presente, sei qui nella tua Lisbona e continui a parlarmi dei tuoi viaggi, della tua vita, dei tuoi amori, continui e sei presente. Come non mai. E io ho ricordato e riscritto le tue parole, come non mai.
E poi dovrei dirti che sono andata in quel caffè della citè Univeristaire a Parigi, dove c’era musica per giovani e musica per più anziani, ma non c’era i juke box, e non ho sentito Petite fleur, né ho visto le caves di Saint- Germaine , né Boris Vian, ma che sono stata al Baubourg, nel Marais
Ma devo ancora dirti, che scendendo per Spaccanapoli, l’ho sentita ‘Voc’e notte’ che ti piaceva tanto, quando tu ,in anni diversi giravi per la mia Napoli. Che ho ricevuto la tua mail in cui dicevi di parlarmi da un tempo rotto, e anche la tua lettera per posta, in cui mi chiamavi Ofelia. Sarà forse per questo che mi torna sempre in mente la figura di Ofelia. E che l’ho vista nel molo della Chiaiolella galleggiare.
E avrei voluto scriverti, che non ho avuto il tempo di farlo, ma che spesso scrivo con frammenti dei tuoi scritti, con le parole che tu dicevi. E che ho letto tutti i tuoi libri, non solo Sostiene Pereira, ma tutti, tutti.
E che ti ritrovo qui, a Lisbona nella piazza dove parecchi anni fa siamo stati a parlare. Ci sei, lo so. Ti parlo anch’io da un tempo rotto e cerco di rientrare nel circolo degli altri,dove sono gli altri, che sono tanto cambiati, e tu lo sai, perché sei morto da poco tempo. E sei ancora qui. Avverto la tua presenza, mon cher ami.
Mai tanto presente come ora.
Ciao, riferito al commento di tellus folio, sono d’accordo. Lorenzo Pini
Antonio Tabucchi e’ stato il piu’ europeo dei nostri scrittori. Ha fatto del racconto inteso come viaggio e incontro con i personaggi la sua principale cifra letteraria.
Segnalo il blog di Alexander Stille http://stille.blogautore.repubblica.it/2012/03/27/addio-a-tabucchi/
A completamento della rassegna stampa che avete messo a disposizione : ecco qualche altro link
Renato Minore sul Messaggero http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=187557&sez=HOME_SPETTACOLO
Giuseppe Conte su Il Secolo XIX http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2012/03/26/AP8WxxAC-morto_tabucchi_patrie.shtml#axzz1qJn8QCyB
Magari adesso stanno chiacchierando, Saramago e Tabucchi… mentre un fado risuona nel Paradiso dei poeti.
Grazie, Tabucchi: il tuo viaggio dura per sempre.
Daria Bignardi – Barbablog
http://barbablog.vanityfair.it/2012/03/27/grazie-tabucchi-il-tuo-viaggio-dura-per-sempre/
Davide D’Alessandro – Il Nuovo Molise
http://ilnuovomolise.it/29481/antonio-tabucchi-come-triste-lisbona-sostiene-pereira
Elisabetta Malvagna – “La Sicilia” del 26/3/2012
Pessoa e Pereira le tante storiedell’inquietudine
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Attratto fatalmente dai personaggi tormentati e pieni di contraddizioni, Antonio Tabucchi era il più europeo degli scrittori italiani. Collaboratore di numerosi quotidiani, tra i maggiori conoscitori dell’opera dello scrittore e poeta portoghese Fernando Pessoa, deve proprio a questa passione il suo più grande successo, «Sostiene Pereira». Un romanzo-capolavoro del ’94 con traduzioni in oltre 40 paesi nel mondo, vincitore dei premi Super Campiello, Scanno e Jean Monnet per la Letteratura Europea, cui Roberto Faenza si ispira per l’omonimo film del ’95 interpretato da Marcello Mastroianni.
Tabucchi viveva a Lisbona sei mesi l’anno, insieme alla moglie, che vi è nata, e alla famiglia. Passava il resto dell’anno in Toscana, ha insegnato Letteratura all’Università di Siena.
Recatosi da giovane nella capitale portoghese, sviluppa per la città del fado una vera passione. Si laurea nel ’69 con una tesi sul Surrealismo in Portogallo. Negli anni ’70 si perfeziona alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel ’73 insegna Lingua e Letteratura Portoghese a Bologna. Con Maria Josè de Lancastre traduce in italiano molte delle opere di Pessoa, sul quale scrive un libro di saggi e una commedia teatrale.
Il suo primo romanzo è del ’73, «Piazza d’Italia», mentre il 1984 è l’anno di «Notturno indiano», da cui nel 1989 viene tratto un film di Alain Corneau e per il quale riceve in Francia il Prix Medicis, per il miglior romanzo straniero. Nel 1986 esce «Il filo dell’orizzonte»: anche da questo romanzo viene tratto un film (1993) con Claude Brasseur e la regia del portoghese Fernando Lopez. Nel 1989 il presidente della Repubblica portoghese gli conferisce l’Ordine Do Infante Dom Herique ed è nominato Chevalier des Arts et des Lettres dal Governo francese.
Ma l’anno più importante è il 1994, quando esce «Sostiene Pereira», il cui protagonista diventa il simbolo della difesa della libertà d’informazione per gli oppositori di tutti i regimi antidemocratici. In Italia, durante la campagna elettorale, intorno al libro si aggrega l’opposizione contro Silvio Berlusconi. Nel 1997 Tabucchi scrive «La testa perduta di Domasceno Monteiro», basato sulla storia vera di un uomo, il cui corpo fu trovato in un parco di Lisbona. Un romanzo che si rivela profetico quando il sergente Josè dos Santos, l’assassino, finalmente confessa il delitto, per il quale viene condannato a 17 anni di reclusione. Grande viaggiatore, in «Viaggi e altri viaggi» (Feltrinelli, 2010) lo scrittore, che è stato anche candidato dal Pen Club italiano al Nobel per la letteratura, mostra l’unicità che ogni posto conserva anche nell’era della globalizzazione. Tra le sue ultime opere «Racconti con figure», uscito un anno fa per Sellerio.
C’è una tale fisicità visuale nella parola di Antonio Tabucchi che spesso si è detto che i suoi romanzi nascevano per diventare film. «Sostiene Pereira», adattato per lo schermo da Roberto Faenza con la collaborazione dello scrittore, è rimasto nella memoria più per l’intenso mimetismo che Marcello Mastroianni ha saputo dare al personaggio principale che non per la riuscita complessiva.
Chiamato a ricordare quell’esperienza al festival di Locarno nel 2002, Tabucchi diceva: «Pereira è nato nella mia immaginazione e, anche se non ho descritto il volto, sapevo bene qual era la sua faccia. Poi c’è stato il film di Roberto Faenza. Da allora se ripenso a Pereira riesco solo a vederlo con la faccia di Mastroianni e questo è il più bel ricordo che mi è rimasto di lui».
La storia del suo amore per il cinema comincia come cinefilo, formatosi davanti alle grandi opere del neorealismo ma anche dei film americani, con predilezione per «Via col vento». «Il regista che amo di più in assoluto è Fellini, per cui conservo un affetto speciale fin da “Sceicco Bianco” e “Vitelloni”. Fellini è un universo a sè, alimentato dalla forza di una fantasia scatenata».
Tabucchi rimane più un osservatore del cinema che un diretto protagonista. Amava molto quest’arte, fu più di una volta giurato ai festival internazionali e acuto osservatore, critico o polemista. La sua visione del racconto per immagini resta anche oggi un’analisi lucidissima ed emozionante: «Non è detto che il cinema sia esclusivamente un’arte industriale e quindi un’arte di mercato. Lo è anche, ma non solo. L’importante è proprio non cedere a quegli imperativi».
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Maria Lombardo – “La Sicilia” del 26/3/2012
S’identificava col giornalista che denuncia il regime
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Somigliava pure fisicamente all’amatissimo Pessoa. Ma nella non rassegnazione all’ingiustizia e alla mancanza di democrazia, nella coscienza della missione della scrittura come testimionianza di valori civili, somigliava al suo personaggio più famoso, il professor Pereira del romanzo «Sostiene Pereira» che lo porta al successo internazionale nel 1994 e che oggi è tradotto in circa 40 lingue. Così, con le dovute differenze, anche lui denuncia quando attacca il degrado morale e politico del berlusconismo e l’«emergenza democratica» del suo Paese, sia da Parigi, come da Lisbona, dove vive da quando a fine anni ’80 diventa direttore dell’istituto italiano di cultura e si stabilisce quando va in pensione.
Pereira è un giornalista, vedovo dell’amatissima moglie, che, a Lisbona, alla fine degli anni Trenta, sotto la dura dittatura di Salazar e mentre in Spagna infuria la guerra civile, vede affidarsi la pagina della cultura di un piccolo quotidiano della sera, su cui riesce a non disturbare il potere parlando solo di mostre e di storie del passato finchè conosce Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta, due giovani attivisti polistici avversi al regime che riusciranno a sconvolgergli la vita, costringendolo ad aprire gli occhi e, alla fine, anche a uscire allo scoperto, a beffare il regime, denunciando sul giornale l’assassinio politico di Monteiro da parte della polizia di Salazar, prima di fuggire all’estero.
La forza di Pereira sta nella sofferta presa di coscienza, nella metamorfosi tra un approccio innocuo col proprio mestiere e un approccio impegnato, di testimonianza per la verità e la democrazia.
Dalla abbagliante scrittura e dalla forza della testimonianza civile contenute nelle pagine di «Sostiene Pereira» sono stati letteralmente folgoranti gli studenti del corso di Giornalismo culturale che chi scrive tiene alla Facoltà di Lettere dell’Università di Catania. Nello scorso anna accademico gli studenti si sono confrontati con le pagine di questo romanzo e col film di Faenza e , tutti, davvero tutti, avendo facoltà di scegliere il tema d’approfondimento all’interno del programma della materia, hanno scelto «Sostiene Pereira» dicendo d’essere felici d’aver così conosciuto l’autore e il romanzo.
Tabucchi si era proprio identificato col personaggio e con la vicenda inventati in una notte d’insonnia. Da allora si sensibilizza sul ruolo e la responsabilità dell’artista in rapporto al proprio tempo. Fa le sue denunce quando ritiene di farle senza tirarsi indietro. Insomma Tabucchi partorisce Pereira ma il personaggio cambia il suo autore.
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Francesco Cerri, Mario Dujisin – “La Sicilia” del 26/3/2012
L’italiano che sognava in portoghese
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Lisbona. La notizia si è sparsa come un fulmine per tutto il paese: «Morreu Tabucchi», hanno annunciato radio, tv, siti dei giornali. Per i portoghesi Antonio Tabucchi, scomparso a Lisbona, era diventato uno di loro. «Morreu Tabucchi, lo scrittore italiano che ha fatto onore al Portogallo» titola Publico online. Immediato l’omaggio del governo. «Antonio Tabucchi non era solo un amico intimo di Lisbona e del Portogallo, della nostra letteratura, un grande divulgatore di Ferdinando Pessoa, era il più portoghese di tutti gli italiani» ha detto il segretario di stato alla cultura Francisco Josè Viega, scrittore e editore. «Ha scritto sul Portogallo, interrogava con grande saggezza e intelligenza i nostri silenzi e tragedie, fu uno straordinario ambasciatore della nostra letteratura e della nostra cultura».
Negli anni 1960 alla Sorbona di Parigi la scoperta di Fernando Pessoa, di cui Tabucchi diventa uno dei massimi specialisti stranieri. Lo traduce, se ne ispira, lo segue nel suo paese, nella sua amata città, Lisbona, dove incontra la sua futura moglie. Tabucchi parlava e scriveva perfettamente in portoghese. Al punto da scrivere nella lingua di Pessoa «Requiem». «L’italiano che sognava in portoghese» dice di lui l’agenzia Lusa, ricordando che nel 2004 gli è stata concessa la nazionalità lusitana.
Appassionato di politica, si tuffò anche in quella portoghese: appoggiò il socialista Mario Soares, si presentò all’Europarlamento con il partito di sinistra Bloco de Esquerda, difese la lotta per l’indipendenza di Timor Est. Era anche amante della cucina lusitana e delle sardine sott’olio, patrimonio nazionale, che chiamava «sardine decapitate», racconta il direttore di Jornal de Lettras Josè Carlo Vasconcelos.
La Fondazione Pessoa renderà omaggio a Tabucchi il 2 aprile. Per la direttrice di «Casa Pessoa» Ines Pedrosa «il Portogallo gli deve molto»: Tabucchi «era uno scrittore tanto italiano quanto portoghese». «È stato – dice – un grande divulgatore dell’opera di Pessoa, che ha tradotto e sul quale ha scritto».
«L’unico libro» scritto da Tabucchi in portoghese, «Requiem», è, aggiunge, «una dichiarazione di amore al Portogallo – e in particolare a Lisbona – patria di Fernando Pessoa». Tabucchi «sottolineava molto il carattere politico della letteratura, quale testimonianza che si oppone alla memoria breve dei mezzi di comunicazione». Pedrosa ha citato come esempio il «Domasceno Monteiro», «un’opera che non permette di dimenticare la dittatura e la tortura». «Citava spesso una frase: nella letteratura tutto ha a che vedere con tutto». «Casa Pessoa» ha previsto per il 2 aprile dalle 10.30 del mattino una «maratona di lettura integrale di Requiem»: «gli scrittori continuano a vivere finchè li leggiamo».
http://giornaleonline.lasicilia.it
Gordiano Lupi
Si deve decidere in tempo…
In memoria di Antonio Tabucchi
http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=14244
E’ bello che ci siano tanti interventi, uno diverso dall’altro. Ognuno esprime nel modo più personale quello che ha provato leggendo la sua scrittura magica,fluida, sognante. Ha sentito la sua vitalità, la malinconia e i suoi sogni.
In nessun giornale, blog o altro mezzo di comunicazione ho trovato tante persone coinvolte dal suo modo di essere, di scrivere e di far fluire la vita, senza ingabbiarla in generi.
Poche righe per ricordare Tabucchi.
Eccole: http://goo.gl/2b2E7
Anche stasera ringrazio tutti per i numerosi contributi che avete fatto pervenire qui.
Grazie mille. Davvero.
@ Tellusfolio
Sono perfettamente d’accordo con la vostra idea formulata nel commento di stamattina: 9:33 am
(A proposito, devo ancora portare un ora in avanti l’orologio del blog…)
Mi sembra un’ottima idea!
Ne approfitto per salutare e ringraziare: Raffaella, Luca, Simona (ciao, socia!)…
@ Lorenzo Pini
Grazie per essere intervenuto, Lorenzo. Ti chiedo (se possibile): potresti fraci leggere, qui tra i commenti, un brano a tua scelta tratto dal tuo libro?
Ne approfitto per salutare e ringraziare: Cembaloscrivano, Gloria Gaetano (grazie per il corposo contributo), Filippo Di Raimondo, Alessio.
Grazie… e benvenuti a Letteratitudine!
E grazie mille anche a Giacomo e a Maria Lucia… e a tutti coloro che hanno lasciato link e articoli riferiti alla scomparsa di Antonio Tabucchi.
Nella prossima puntata di “Letteratitudine in Fm” (andrà in onda venerdì 30, alle h. 13 circa) avro come ospiti la poetessa e scrittrice Maria Attanasio e la scrittrice Antonella Cilento… ma la puntata sarà dedicata a Antonio Tabucchi.
Parlerò di lui con le nostre ospiti… e vi leggerò un brano tratto da uno dei suoi libri.
Mi hanno contattato dal network radiotelevisivo australiano SBS ( http://www.sbs.com.au/ ) per invitarmi a partecipare a una trasmissione radiofonica in lingua italiana per parlare della scomparsa di Tabucchi… con riferimento a questo post.
Sarà un modo per fare sentire la nostra voce ai nostri cari italiani (e agli italianisti) residenti in Australia.
Credo che la trasmissione andrà in onda domenica (e che sia ascoltabile in streaming)… ma vi terrò aggiornati.
Vi ripropongo le domande del post (nella speranza che possano giungere ulteriori contributi)…
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Ancora una volta, grazie a tutti.
E a tutti, una serena notte…
Oggi ho acquistato Sostiene Pereira. Lo inizierò a leggere stasera. Solo questo. Volevo dirvelo.
sandra, mi sembra una buona notizia. dico sul serio.
Ottima notizia Sandra! Non resta che augurarti buona lettura. 😉
Magnifica lettura, Sandra: un libro sul risveglio, sulla libertà. E queste giornate di primavera sono in consonanza con le pagine di Tabucchi. Bellissima anche la versione cinematografica, seguita con cura da Tabucchi in fase di lavorazione, con un divino Marcello Mastroianni come protagonista. Due giorni fa Rai Tre ha reso omaggio allo scrittore trasmettendo “Sostiene Pereira”. Tabucchi diceva che dopo quel film Pereira aveva assunto nell’immaginario collettivo, anche per sè stesso, le fattezze del ruolo interpretato da Mastroianni.
Grazie!!! Grazie per i messaggi. Qui si respira una bella aria!
Ecco…
» http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=14254 «
e grazie a tutti per il bel lavoro.
L’occasione è gradita per segnalare alla vostra attenzione anche le altre pagine di arte e letteratura (e cronaca) ‘civile’ della rivistaWeb.
Noi continueremo a seguire qui con interesse, lieti di questo sorprendente incontro.
Questo blog e’ una fonte di sorprese. Ho dato uno sguardo anche alle altre pagine. Ciao.
Grazie per le vostre risposte e suggerimenti, link, citazioni, saluti, etc. Ognuno di voi singolarmente mi ha dato un motivo per leggere Tabucchi… e non solo! Ecco quindi che farò … leggerò pian pianino tutti i testi segnalati, male di certo non mi farà, … datemi tempo però, ok? 😀
Poi, vi scriverò cosa mi ha trasmesso quella lettura ma soprattutto Tabucchi … che ne pensate?
Ciao Massimo, una breve noticina su Antonio Tabucchi. Non posso dire d’averlo conosciuto personalmente – ci presentarono in maniera molto formale a un Premio Strega di molti anni fa – ma se ho cominciato a scrivere lo devo a un suo libro, ‘Notturno indiano’. Lo lessi, credo nel 1987, e ne rimasi folgorato. Comprai altri suoi libri – ‘Donna di Porto Pym’, ‘Il gioco del rovescio’, ‘Piccoli equivoci senza importanza’ e fu allora, attratto dal suo stile e dalla sua capacità affabulatoria, che decisi di scrivere a mia volta. Quindi, se sono diventato scrittore, lo devo ai suoi libri.
Ecco. Mi faceva piacere ricordarlo.
L’anonimo del post precedente sono io.
Ecco, ci risiamo, m’ero detto che non sarebbe accaduto più.
Di nuovo qualcuno mi precede.
Ma come, dottor Maugeri, non avevamo stretto un tacito patto? Mai più in triste convitto con chi ci lascia. Le avevo detto qualche tempo or sono: “Lasci, mio buon Maugeri, che la falce non tocchi che me”.
Ma vedo bene che l’oscura signora non rispetta i calendari, e si prese il professor Tabucchi, ben più giovane di me.
Mha…
Fatto sta. Sono commosso assai.
E vi dirò perchè.
Perchè quando lessi “Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa” che Tabucchi scrisse per la Sellerio editore, mi dissi :
“Ma guarda, questo amabile scrittore scrive del modo in cui un letterato lascia la vita….Chissà se per lui avverrà la medesima cosa. Chissà che non abbia voluto scrivere, in realtà, della sua morte”…
Nel Novembre 1935, difatti, Fernando Pessoa si trova nel suo letto di morte all’ospedale di São Luís dos Franceses. Tre giorni di agonia durante i quali, come in delirio, il grande poeta portoghese riceve i suoi eteronimi, parla con loro, detta le sue ultime volontà, dialoga con i fantasmi che l’hanno accompagnato per tutta la vita.
Tabucchi narra i tre giorni di agonia, allestisce un grandioso scenario di saluti, piange il suo amato.
Una veglia di morte tutta speciale , in cui sono ammesse prefiche d’eccezione: i propri personaggi letterari.
Mi dico io: esiste miglior modo per un poeta di morire?
Sarà morto così Antonio Tabucchi?
E quindi mi sono immaginato che intorno a Tabucchi morente si siano riuniti Pessoa, Mastroianni a braccetto con Pereira, i frequentatori dei suoi amati bar, e Lisbona tutta in forma di donna. Con veletta, certo, e guanti neri di lutto, come si conviene a una vedova e a una distinta signora.
Tutti a rendergli omaggio, ma anche a rievocare le parole, le discese nella morte, nella visione e nel sogno.
Tutti a rammentarci che non si muore mai veramente, se un briciolo di noi continua a viaggiare nel cuore degli altri.
Mi abbia suo, dottor Maugeri….e preghi con me il creatore:chieda che il suo professor Emilio non sia più invitato a piangere le ombre.
“Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bei giorno d’estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. ….”
Le lasciai questo passo in omaggio,caro il mio Maugeri.
E adesso, come sempre, la pentola bolle, il sugo pure.
Pererira sostiene anche che il professor Emilio è troppo sordo e vecchio per trattenersi oltre e saltare il pasto o la pennichella.
Sono triste, ma – ahimè – ancora troppo carnale per resistere alla fame.
Il suo
Professor Emilio
@ giovanna b.
direi, perfetto! e aggiungo che leggere tabucchi non può che far bene. anche io voglio leggere i libri di tabucchi che non ho letto.
@ filippo tuena
non sapevo che la tua scrittura (do del tu, eh) dipendesse da quella di tabucchi.
credo che tabucchi abbia ispirato e incentivato tanti scrittori, come ha fatto pessoa con lui.
@ emilio
chapeau, come sempre.
Brava, Giovanna B. Ma comincia con “Sostiene Pereira”, mi raccomando 🙂
Ho letto tutti i vostri bellissimi commenti. In che altro modo potremmo ricordare Tabucchi? Pensavo che sarebbe bello ricopiare qui un pezzettino di ciascun suo libro. Come vi sembra come idea?
Perché no? Mi sembra una buona idea.
@ Anna Miramare
Bellissima idea!
@ Filippo Tuena
Mi ha colpito molto quel che dici: il tuo impulso a scrivere è stato sollecitato dalle lettura di “Notturno indiano”. Amo molto quel libro, in particolare il breve capitolo quarto, un raro esempio di stile (feci una domanda a Tabucchi molti anni fa, durante un incontro pubblico, proprio su quel capitolo. Mi rispose che la sua metafora relativa ai nostri corpi – “forse sono come valigie, ci trasportiamo noi stessi” – era stata ispirata da un brano di Goethe).
In bocca al lupo, Filippo, per la prossima riedizione presso Il Saggiatore del tuo meraviglioso “Ultimo parallelo”! (c’è adesso alla guida della collana di narrativa italiana quel genio di Giuseppe Genna, e ha saputo ben scegliere.)
Grazie! Speriamo sia d’accordo anche Massimo Maugeri!
Ancora una volta, grazie a tutti!
Sono lieto che questo post continui a essere movimentato. Giornali e media si sono lasciati Tabucchi alle spalle… ma noi continuiamo a parlarne qui.
@ Sandra
Ottimo acquisto! E buona lettura!
Ringrazio gli amici di Tellusfolio per il link.
@ Giovanna B.
Benvenuta nel club dei lettori di Tabucchi!
p.s. in bocca al lupo per il tuo Seizem… 😉
@ Filippo Tuena
Caro Filippo, grazie mille per il tuo intervento! E’ bello apprendere di questo tuo “debito artistico” con il Notturno indiano di Tabucchi!
Aggiungo agli in bocca al lupo di Gaetano Failla pure i miei… :-))
@ prof. Emilio
Carissimo, ancora una volta grazie di cuore per i suoi preziosissimi contributi. Lei riesce a farmi sorridere a farmi commuovere nel giro di poche frasi. Mica facile…
Un caro saluto a Giacomo, Francesca Giulia e Gaetano.
@ Anna Miramare
L’idea delle citazioni dai libri di Tabucchi è ovviamente benaccetta, cara Anna. E’ perfettamente in linea con lo spirito del post.
Grazie per essere intervenuta e… procedi (procedete) pure.
Ancora una volta, una serena notte a tutti.
@Massimo Maugeri
E a proposito di citazioni, come mi aveva chiesto ieri Massimo, riporto qualche riga dalla guida che ho costruito insieme a Guido Volpi (illustrazioni) sulla Lisbona di Antonio Tabucchi, in uscita in questi giorni secondo il calendario di un destino davvero strano da comprendere. Ad ogni modo, vorrei che questo libro, o meglio guida geografico-letteraria, fosse considerato come un omaggio, al di là di ogni retorica. Era un progetto partito due anni fa, domani vedrà la luce, e questo è un brano:
Scende la notte, il vento sale dal mare, la città
scompare, restano i tavolini di ferro e le facce dei camerieri
che puliscono il bancone e il cavallo verde di Dom
José che guarda verso il Tago. Qualcuno, attardato, si affretta
verso la stazione fluviale del Terreiro do Paço. Ci troviamo
nella Praça do Comércio, un’enorme terrazza affacciata
sul fiume, simbolo della storia di Lisbona e baricentro
geografico della città. In epoca imperiale – dopo che la
dinastia “joanina” aveva messo fine all’epoca di domino
spagnolo – qui si smistavano le merci provenienti da Africa,
India, Macao e Brasile, paesi che tra la metà del Seicento
e quella del Settecento costituirono per la città una vera
e propria miniera d’oro. Beni preziosi che permisero la
costruzione di opere fastose, come il Convento di Mafra,
finito nel 1730, al centro del romanzo di José Saramago
Memorial do Convento.
Nella Praça do Comércio, tappa frequente dei personaggi
tabucchiani, i confini tra racconti e romanzi si annullano.
È buio. Ci si può sedere sul piedistallo della statua
equestre di Dom José – l’imperatore della rinascita di
Lisbona dopo il terremoto del 1755 – in compagnia del
protagonista di Requiem, e farci raccontare la storia di una
notte di mezza estate in cui i battelli si staccano lentamente
dai moli verso la sponda sud, sperimentando di persona
la presenza nostalgica dell’Oceano.
“Era davvero una notte magnifica, di luna piena, calda e
tenera, con qualcosa di sensuale e di magico, nella piazza
quasi non c’erano macchine, la città era come ferma, la gente
doveva essere rimasta alle spiagge e sarebbe tornata più tardi,
il Terreiro do Paço era solitario, un traghetto fischiò prima di
partire, le uniche luci che si vedevano sul Tago erano le sue,
tutto era immobile come un incantamento”.
Abbiamo le carte in regola per iniziare il nostro itinerario
nella Lisbona di Antonio Tabucchi.
Aggiungo questo link per chi volesse vedere il viaggio parallelo che Guido Volpi ha realizzato con gli acquerelli su Lisbona. Antonio Tabucchi mancherà a tutti moltissimo.
http://www.guidovolpi.com/illustrated-guides/
Bravo, Lorenzo! Tanti in bocca in lupo per il libro!
E complimenti anche a Guido Volpi.
La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare… un po’ qua e un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle dopo, è un mucchietto di sabbia, e qual è il granello che sostiene l’altro? A volte quello che sta sul cocuzzolo e sembra sorretto da tutto il mucchietto, è proprio lui che tiene insieme tutti gli altri, perché quel mucchietto non ubbidisce alle leggi della fisica, togli il granello che credevi non sorreggesse niente e crolla tutto, la sabbia scivola, si appiattisce e non ti resta altro che farci ghirigori col dito, degli andirivieni, sentieri che non portano da nessuna parte, e dai e dai, stai lì a tracciare andirivieni, ma dove sarà quel benedetto granello che teneva tutto insieme… e poi un giorno il dito si ferma da sé, non ce la fa più a fare ghirigori, sulla sabbia c’è un tracciato strano, un disegno senza logica e senza costrutto, e ti viene un sospetto, che il senso di tutta quella roba lì erano i ghirigori.
È una bella foto, gliela regalo, la metta sulla copertina del suo libro, non è Tristano ma lo è un po’, visto che è suo padre… Ci gira le spalle come se ci dicesse addio, che poi è quello che ho fatto in tutti questi giorni con lei, e che ora sto facendo per l’ultima volta… Guardi la pendola, che ore sono? Le sembrerà stupido, ma voglio saperlo, è l’ultima cosa che voglio sapere… comunque domani è un altro giorno, come si dice.
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte.
Come può essere presente la notte. Fatta solo di se stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che circonda il tuo piccolo faro, c’è l’invalicabile presenza della notte. (pag. 42)
Le parve di essere quel bambino che all’improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c’era ancora, gli avevano soltanto sottratto l’aria che c’era dentro. Era dunque così, il tempo era aria e lei l’aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?
[Antonio Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta, Feltrinelli, 2009.]
Ciao a tutti. Ho inserito io i pezzi qui sopra. C’è anche un refuso : “invechia”.
Io ho fatto la mia parte. Il resto a voi. 🙂
Ciao Massimo.
Roma, 29 mar. (Adnkronos) – “Ieri sono stato alla camera ardente di Antonio Tabucchi. La sua vicenda letteraria e’ un messaggio di liberta’, profondamente democratico”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che ieri sera ha visitato la camera ardente dello scrittore Antonio Tabucchi a Lisbona.
@ Lorenzo Pini
Grazie mille per questo nuovo brano, caro Lorenzo. Un caro saluto anche a Guido Volpi (complimenti per gli acquerelli su Lisbona).
Ringrazio Vale per i brani e saluto, ancora una volta, Amelia.
Ci sono tante notizie, in rete, sulla cerimonia funebre avvenuta oggi. L’ultimo saluto a Antonio Tabucchi.
Ve ne linko qualcuna…
Ansa: Lisbona da’ l’ultimo saluto ad Antonio Tabucchi
http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2012/03/29/visualizza_new.html_158716432.html
La Nazione: Addio a Antonio Tabucchi, lutto cittadino nella sua Vecchiano
http://www.lanazione.it/pisa/cronaca/2012/03/29/688938-pisa-antonio-tabucchi.shtml
La puntata di “Letteratitudine in Fm” di domani è dedicata a Antonio Tabucchi.
Lo ricorderò parlandone con gli ospiti (le scrittrici Maria Attanasio e Antonella Cilento).
A fine puntata leggerò le prime pagine di “Sostiene Pereira”.
Trovate informazioni sul post dedicato alle trasmissioni radiofoniche di “Letteratitudine in Fm”.
Una buona serata a tutti.
Ti ascolterò in radio con piacere. Ciao.
Vi comunico che ho finito di leggere “Sostiene Pereira” … Vi scriverò a brevissimo le mie considerazioni…intanto vi ringrazio, per il suggerimento, per tutto…avevate ragione!
Brava Giovanna. Sono curiosa di leggere le tue impressioni!
Massimo, pronta ad ascoltare il programma!
Grazie, Sandra. Grazie, Amelia.
La puntata è ascoltabile on line da qui http://www.rhprogrammi.com/letteratitudine/puntata1aprile2012.mp3
Nel corso della chiacchierata, tra le altre cose, ho chiesto alle ospiti (Maria Attanasio e Antonella Cilento) di dire qualcosa in memoria di Antonio Tabucchi.
A fine puntata, ho letto le prime pagine di “Sostiene Pereira”.
Domenica, sempre per Tabucchi, mi intervisteranno su SBS (network radiotelevisivo nazionale australiano) http://www.sbs.com.au/
Vi informerò in dettaglio.
@ Giovanna
Ottimo, cara Giovanna! Aspettiamo le tue considerazioni su “Sostiene Pereira”, allora… 😉
Ne approfitto per augurare a tutti uno splendido fine settimana.
Spero che abbiate la possibilità di leggere qualche libro.
Magari di Tabucchi…
Buon fine settimana, dunque.
Belle interviste, ottima lettura!
Perché leggere “Sostiene Pereira”?
“Sostiene Pereira”…questo sintagma fa da titolo, da incipit, è ripetuto abilmente quasi ad ogni paragrafo all’interno del romanzo e fa anche da chiusura al romanzo stesso. Tabucchi è un genio, nel raccontare, nel descrivere, nel saper mantenere alta l’attenzione del lettore, descrivendo luoghi, tempi, circostanze, azioni, personaggi, regole, politica, censura che si oppone e si scontra con la realtà dei fatti, credo religioso, fanatismo, … senza mai essere scontato, banale, noioso. Talvolta è anche ironico nel raccontare gli scambi di opinioni e considerazioni tra i personaggi.
Uno dei temi centrali del romanzo, al di là del racconto di fatti e vicende storiche, culturali e azioni, è il tema della morte e della memoria, del ricordo, che viene presentato in modi diversi ed è sempre presente, dall’incipit alla chiusura del romanzo stesso, attraverso Pereira. È il ricordo della moglie a cui è ancora legato; è uno degli argomenti per la pagina culturale del giornale che lui cura; è argomento di discussione e di confronto con il medico e in seguito con il prete; è un input per chiedersi in che mondo vive «…e gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come fosse già morto (cit)» o che forse come diceva il medico in noi c’è un io-egemone che ogni tanto prende posizione sugli altri se stessi; la morte è un modo per guadagnarsi da vivere «… a me piace la vita, ma se lei vuole che parli della morte e mi paga … io posso farlo… e per domani le scrivo un elogio funebre di Garcia Lorca… (cit)»; … la morte è qualcosa da denunciare, a rischio anche della propria incolumità, quando è violenta, nonostante Pereira sia consapevole delle conseguenze delle sue azioni.
Sostiene Pereira: «bisogna seguire le ragioni del cuore … ma tenere anche gli occhi aperti». Ed ancora, «I sogni non si devono rivelare» sostiene Pereira.
Ed ora mi chiedo e vi chiedo, … quale sarà il prossimo? 😀
Un buon weekend a tutti, Giovanna
… ah dimenticavo, ma lo sapevate che esiste anche un film “Sostiene Pereira”del 1995 diretto da Roberto Faenza con Marcello Mastroianni? L’ho appena scoperto, chi di voi lo ha visto? Che ne pensate?
Ciao Giovanna. Bellissime le cose che hai scritto. 🙂
Certo che ho visto il film di Faenza. Lo trovo bellissimo. Ogni volta che penso a Pereira, lo immagino nei panni di Mastroianni. In questo giorni lo sto rileggendo, e visualizzo Mastroianni. 🙂
Un prossimo libro di Tabucchi? Io sto pensando di acquistare e leggere “Requiem”.
Ciao, buon weekend.
Sottoscrivo le parole di Giovanna su “Sostiene Pereira.”
Non so se avete notato, ma nei media non si parla più di Tabucchi.
Meno male che c’è questo spazio.
buon weekend.
Caro MASSIMO colgo l’occasione per salutarti, l’altra sera tornando a casa ho apprezzato finalmente su RAI 3 un momento di grande televisione con “Sostiene Pereira” di Tabucchi che avevo già visto. Tabucchi oltre ad essere stato un grande scrittore, ci ha comunicato la sobrietà dell’artista, della grande intelligenza e soprattutto è un italiano che a norma dell’art.59 della Costituzione ha illustrato la Patria per meriti letterari e quindi nominabile da parte del Presidente della Repubblica Senatore a vita: mi pare che leggendo la Costituzione “altri” non abbiano queste caratteristiche.
Un caro saluto da Salvo Sardo.
Grazie, Sandra.
Cara Giovanna,
grazie mille per il tuo bel pezzo su “Sostiene Pereira”. E grazie per aver letto il libro, fidandoti dei consigli degli amici di questo blog…
Aggiornaci sulle tue prossime letture. 😉
Un caro saluto ad Amelia e Vale.
@ Salvo Sardo
Grazie anche a te, caro Salvo. Ottimo il riferimento alla trasposizione cinematografica del libro (con il grande Mastroianni nel ruolo di Pereira). E grazie anche per il “riferimento costituzionale”…
Come vi ricorderete (ve lo avevo accennato), mi hanno chiesto di ricordare ANTONIO TABUCCHI sul network radiotelevisivo australiano SBS. Ecco il link della puntata online (andata in onda domenica). Il mio intervento è all’inizio (dura poco meno di 15 minuti): http://www.sbs.com.au/yourlanguage/italian/highlight/page/id/209577/t/My-mother-s-recipes
A tutti voi, una serena notte!
Caro Massimo, com’è che si dice? Meglio tardi che mai!
Spero tu voglia accettare la mia partecipazione al dibattito anche se con un po’ di ritardo.
Intanto ti faccio i complimenti per le tue performance radiofoniche, sia su radio Hinterland sia sulla radio australiana.
Seguono le risposte alle domande che poni.
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi?
Sono molto legato ai libri di Tabucchi. A quelli che ho letto (me ne manca qualcuno). Sono d’accordo con chi lo indica tra i più grandi scrittori italiani di caratura europea.
2. Qual è quella che avete amato di più?
Metto sullo stesso piano “Sostiene Pereira” e “Requiem”. Due capolavori di grande pregio.
3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
Secondo me “Requiem”. Il motivo? Tabucchi l’ha scritta originariamente in lingua portoghese. Credo che sia l’oepra che, più di tutte, rappresenti il legame di Tabucchi con il Portogallo e dunque il “ponte letterario” tra la nazione italiana e quella portoghese. Ma soprattutto è un’opera molto intensa dove secondo me Tabucchi esprime la sua vocazione artistica meglio che in altri suoi scritti.
4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Un patrimonio di racconti e romanzi brevi che si potranno leggere con uguale fascino e coinvolgimento anche nel futuro. Sono opere consegnate ance alle generazioni che verranno. E’ questa l’eredità maggiore: quella che possono lasciare solo i grandi scrittori.
Ne approfitto per porgere gli auguri di buona Pasqua a Massimo ed a tutti i lettori di letteratitudine.
@Massimo
Complimenti per “your voice in Australia”. 🙂
Tabucchi nel suo libro più noto, Sostiene Pereira (Feltrinelli, 1994)
ci insegna che l’intellettuale, lo scrittore, l’artista non possono sottrarsi all’impegno politico che è anche impegno morale. Roberto Faenza ne ha tratto un film con lo stesso titolo del romanzo, un bel film, che Rai Tre ha riproposto pochi giorni fa, subito dopo la morte dello scrittore.
Il romanzo e la sua trasposizione cinematografica dovrebbero rammentare a tutti noi, quanti studiamo, insegniamo, scriviamo, che la cultura non può essere neutrale e che l’uomo portatore di cultura e di paideia, che è educazione degli uomini, deve schierarsi, e non da una parte qualunque, ma da quella dei deboli oppressi dal potere. Leggo in una lettera di Tabucchi a Paolo di Paolo: “Essere scrittore non vuol dire solo maneggiare le parole. Significa soprattutto stare attenti alla realtà circostante, alle persone, agli altri”. Tanti scarabocchiatori libreschi, avidamente chini sul becchime delle loro gabbie, discettano intorno al proprio ombelico, come se fosse il centro del mondo. Se esprimono un dissenso, questo è solo retorico, mai veramente scomodo verso chi riempie di cibo le loro gabbie, greppie e pance. Schopenhauer definiva “boschēmata” simili intellettuali e professori. Una parola greca, non tedesca, e significa bestiame, bestiame che si pasce.
Facciamo un breve excursus su altri autori che hanno trattato il problema.
Il grande storiografo Tucidide, colui che ha identificato la storia con la politica e ha indicato per primo, coraggiosamente, “la verità effettuale” di uomini e cose, aprendo la strada a Polibio, Tacito e Machiavelli, ha ricordato un discorso pubblico di Pericle, il famoso lógos epitáfios, nel quale il grande statista disse che gli Ateniesi consideravano non pacifico, ma inutile il cittadino che non si occupa di politica, ossia della vita della polis.
Thomas Mann sostiene che l’artista vive una vita simbolica, di rappresentanza, come il principe regnante. Lo scrittore, come il re, deve negare a se stesso la banalità del comune borghese per esprimersi solo in maniera simbolica. Chi scrive, ha il dovere, come insegna il romanzo di Tabucchi, di rischiare, di dare un esempio, di mettere in gioco perfino la propria vita. Del resto Pereira mettendo a rischio la vita fiacca e dimidiata che viveva, vince la posta e ritrova intera la propria forza vitale: quella di scrittore, di uomo, di intellettuale.
Pasolini ha previsto la propria morte violenta quando ha scritto che” il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi-proprio per il modo in cui è fatto-dalla possibilità di avere prove e indizi” [Scritti corsari , p. 113.].
Infatti nello stesso articolo del “Corriere della sera” del 14 novembre 1974, scriveva anche: “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina anche fatti lontani, che mette insieme pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia, il mistero”. Certamente la sua morte obbedisce a una logica, una logica perversa e criminale, ma pur sempre una logica.
Pasolini fa parte del gruppo degli scrittori martiri, eliminati dal potere. Pereira invece riesce a cavarsela, e senza demerito. Il film di Faenza nelle ultime inquadrature mostra lo scrittore di Lisbona che rivitalizzato dalla scelta politica e morale compiuta, si allontana dal suo paese oppresso dalla dittatura di Salazar. Continuerà a scrivere politicamente altrove. Di Pier Paolo Pasolini sappiamo tutti come è andato a finire e perché. Comunque continua a essere letto, e molto più dei pennivendoli che pascolano foraggiati dal regime.
Il potere tollera il dissenso solo se questo è retorico, o ambiguo, comunque non scomodo, talora anzi tale fronda è perfino indirettamente funzionale a chi comanda davvero.
Voglio ricordare alcuni storiografi martiri fatti fuori dal potere imperiale di Roma per il loro dissenso vero. “Del senatore Cremuzio Cordo furono bruciati i libri, per ordine di Seiano, il celebre prefetto del pretorio di Tiberio; ed egli, accusato, s’era lasciato morire di fame. (La sua autodifesa fu un’esaltazione della libertà di pensiero storico)… … Sotto Nerone, il padovano Trasea Peto “la virtù in persona”, come lo definì Tacito , si uccise accusato di lesa maestà: aveva scritto una monografia su Catone Uticense. Questi storici capaci di eroismo sapevano benissimo che le loro opere, seppur con varie gradazioni, non solo difendevano l’antico regime, ma in realtà ponevano in questione lo stesso principato”.
Ovidio subì un trattamento meno pesante: fu mandato a morire di crepacuore sulle rive remote e desolate del Mar Nero. Eppure lui non aveva messo in discussione il potere di Augusto: si era limitato a una polemica da libertino contro il moralismo ufficiale del regime e dei suoi cantori, compreso il pur grande Virgilio. Tale dissenso limitato a un aspetto del costume fu comunque sufficiente per metterlo al bando.
Ma ora, è già tempo, concludo tornando, doverosamente, al bel libro di Tabucchi. Partiamo dal cognome del protagonista eponimo. In una nota finale l’autore chiarisce che “In portoghese Pereira significa albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città”. E aggiunge: “Con questo volli rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia”. La lettura del libro in effetti suscita simpatia per tutti i perseguitati, per ogni uomo che subisce ingiustizia, e insegna il dovere dell’impegno di ogni persona per bene in loro favore. Ma vediamo alcuni punti cruciali del romanzo. All’inizio, siamo nell’estate del 1938, Pereira è un letterato senescente, grasso, stanco, malato di cuore e di spirito. Dirige la pagina culturale di un piccolo giornale del pomeriggio, traduce romanzi francesi, e vive di ricordi. Soprattutto di quello della moglie morta di tisi.
Ma poi fa degli incontri, con due ragazzi che “gli curano l’anima, come facevano i bambini con l’Idiota di Dostoevskij. Più tardi conosce un dottore che lo incoraggia a una dieta e, soprattutto, lo aiuta a prendere coscienza di se stesso, a diventare quello che è: un uomo buono e intelligente, capace di staccarsi da quel suo vivere nel passato, un vivere ozioso, inutile, impolitico insomma. Lo esorta a non trascurare quelle ragioni del cuore che i due giovani dissidenti e oppositori del regime filofascista di Salazar hanno messo in moto, chiedendogli aiuto. La stessa letteratura, se è buona, ci dà stimoli verso una vita attiva, impegnata e impiegata per il prossimo. Più della filosofia, suggerisce Tabucchi: a Pereira, mentre dialogava con il giovane Monteiro Rossi che “di solito parlava di filosofia… venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità”. E’ un’espressione di quella antica ruggine tra filosofi e poeti ricordata dal Socrate di Platone o avvertita dall’Ulrich di Musil.
Pereira fa un altro incontro che lo spinge verso il disseppellimento della propria identità, inumata sotto ricordi e rimpianti, e coperta dalla vegetazione di questi vani pascoli degli spiriti disoccupati. Si tratta di una signora con una gamba di legno, una ebrea-tedesca di origine portoghese, una cosmopolita dunque, incontrata in treno, che lo mette di fronte ai suoi doveri: “lei è un intellettuale, dica quello che sta succedendo in Europa, esprima il suo libero pensiero, insomma faccia qualcosa”. Pereira replica che lui non è Thomas Mann, ma la donna lo incalza: “Capisco, ma forse tutto si può fare, basta averne la volontà”. La volontà di Pereira si rafforza negli incontro con i giovani, Monteiro e Martha. La visione della ragazza, della sua “bella silhouette che si stagliava nel sole” contribuisce alla salute psicologica e fisica del letterato senescente.
Segue l’incontro di cui dicevo, poi l’intesa e l’amicizia con un medico della clinica talassoterapica dove Pereira va a curarsi. Il giovane dottor Cardoso, che si diletta di letteratura francese e di psicologia, gli parla dell’evento, un avvenimento imprevisto “che si produce nella vita reale e sconvolge la vita psichica”.
Sono quegli avvenimenti accidentali di cui parla Lucrezio . Non si tratta di qualità congiunte ai corpi (coniuncta), come il rosso del sangue per esempio, ma sono accidenti che certamente influiscono sulla nostra vita. Lucrezio enumera alcuni di questi eventa: la schiavitù, la povertà, la ricchezza, la libertà, la guerra la concordia. Gli eventi di Pereira sono questi incontri con persone significative, che lo colpiscono, cui presta attenzione. Il dottore gli insegna pure che dentro di noi c’è “una confederazione di anime e che ogni tanto c’è un io egemone che prende la guida della confederazione”.
Pereira un poco alla volta perde peso e prende coscienza del suo nuovo io egemone. Intanto il regime di Salazar diventa sempre più spudorato e feroce. Manda in Spagna, a combattere per Franco, un battaglione, detto Viriato, usurpando il nome del capo dei Lusitani ribelli ai Romani poco dopo la metà del II secolo a. C.
Il fatto risolutivo però è l’assassinio del ragazzo Monteiro Rossi nel quale Pereira vedeva quasi il figlio mancato suo e della moglie morta con la foto della quale parlava mentre lei lo guardava “con un sorriso lontano”. Se avessero avuto un figlio il vecchio letterato, l’umbraticus doctor, si sarebbe sentito meno solo e meno desolato. Tre tangheri dunque irrompono in casa di Pereira dove si era rifugiato Monteiro e lo ammazzano di botte. Quindi intimano al giornalista di non parlare minacciandolo di morte. E’ una sera di fine estate, e il vecchio quella sera dimentica la sua prudenza, le paure, la sua impoliticità e concede il potere al nuovo io egemone, coraggioso e battagliero, denunciando l’orribile crimine dei sicari del regime con un articolo di fuoco che riesce a fare stampare e pubblicare con uno stratagemma e con l’aiuto dell’amico Cardoso. Le ragioni del cuore e quelle della testa si erano finalmente riconosciute a vicenda e avevano fatto un’alleanza davvero santa.
Nella scena finale del film di Faenza, Mastroianni-Pereira si avvia rivitalizzato verso la libertà, probabilmente in Francia.
Sono grato a Tabucchi e a Faenza poiché con i loro lavori hanno contribuito ad accrescere la mia vita. I ganascioni del regime invece non li leggo e non li ascolto.
Un pensiero grato a uno scrittore originale e profondo.
Tutto quello che di lui vogliamo sapere è nei libri che ci ha lasciato. Una bella eredità da non disperdere e su cui riflettere e lavorare.
Personalmente (ma il mio parere non conta) ho molto amato alcuni racconti, soprattutto La donna di Porto Pim. E tra i romanzi il suo più felice mi pare che sia Sostiene Pereira.
Desi
ciao a tutti. io sto leggendo questo http://www.ibs.it/code/9788807722677/tabucchi-antonio/tempo-invecchia-fretta.html
mi sono piaciuti molto gli interventi di ghiselli.
“L’autenticità di un testo letterario consiste nell’evitare soprattutto ogni progettualità. L’autenticità di uno scrittore è questo: la sincerità con se stesso. Salterei quindi a piè pari la vecchia classificazione sartriana dello scrittore engagé pr dire che uno scrittore è davvero impegnato solo se pulsa al’unisono con la sua verità. Non ci sono né grammatiche né sintassi né decaloghi. Supponiamo che uno scrittore in quel determinato momento provi un vero desiderio di scrivere per gli esclusi della Storia. Deve farlo. Se non lo fa tradisce se stesso. Se invece (perché questo gli piace, o perché sente che è il suo desiderio più profondo) ha voglia di descrivere il paesaggio che si vede dalla sua finestra (poiché lì ci sono dei fiori e sta arrivando la primavera) o ancora, di parlare del proprio orto, perché nel suo orto ha seminato carote, e in quel momento le carote occupano i suoi pensieri, è giusto che parli delle carote. Se in quel momento, lui che ha i pensieri occupati dal proprio orto e dai fiori che ha davanti a sé, si obbligasse a scrivere sugli esclusi della Storia, scriverebbe un testo falso. Lo scrittore deve sempre rispondere a quello che sente, mai costringersi a scrivere quello che non sente. Tutto è narrabile. Tutto ha la legittimità di essere narrato. Poiché tutto ciò che esiste merita di essere raccontato”. Antonio Tabucchi da “Saudade di libertà” di Marco Alloni
sono d’accordissimo con il testo postato da lorenzo. secondo me uno scrittore che si obbliga a scrivere ciò che non si sente di scrivere può solo produrre patacche metaletterarie.
Ancora una volta, grazie per i vostri commenti.
Un saluto a Marco Vinci (non è mai troppo tardi rispondere alle domande dei post!).
Ringrazio molto Giovanni Ghiselli per i suoi interventi e Lorenzo per la citazione.
Grazie mille anche a Desi e a Alessandra.
Infine, un saluto ad Amelia e Giacomo.
Il post rimane aperto per altri eventuali interventi e segnalazioni.
Ancora grazie a tutti!
Ciao a tutti … come promesso dopo aver letto un’altro lavoro di Tabucchi, vi scrivo le mie considerazioni. “Il tempo invecchia in fretta” … quanto è differente da “Sostiene Pereira” nello stile, nella scrittura. Enjoy …
Nove racconti, tutti diversi tra loro, ma che hanno in comune lo stesso tema dominante: il tempo. Un tempo che è svincolato dal luogo comune del tempo che scorre. Qui il tempo “gioca”, è come se fosse un essere libero di incontrare e viaggiare nel passato per confrontarsi col presente e parlare del futuro per poi ritornare al passato. Un tempo che è memoria, ricordo; un tempo che fa rivivere emozioni, stati d’animo e fa riflettere.
Il racconto che mi è piaciuto di più? Nuvole.
Cosa sono gli ideali? Chi ci dice quali sono quelli giusti e quali invece quelli che sono considerati tali ma che sono in verità solo “costruiti” in base alle proprie credenze sociali, politiche, culturali?
E la “crisi” dell’età evolutiva? «l’età evolutiva non finisce mai, nella vita non facciamo altro che evolvere»…ancora una volta il tempo ma in chiave biologica e non solo.
E le nuvole che accompagnano la conversazione tra i due protagonisti sul tema della lingua e del linguaggio? … si, i protagonisti: un uomo, un militare, e una bambina.
In “Fra Generali”, altro racconto, il protagonista fa riferimento a “Men improve with the year” di Yeats «… e si chiede se non sia proprio così, se il tempo non migliori davvero gli uomini, ma se questo migliorarsi non significhi farli diventare altri, perché portandoli con sé fa sembrare loro miraggi ciò che in un altro tempo fu vero davvero…».
Quante riflessioni sul tempo …
Grazie Giovanna. Anch’io sto leggendo ‘Il tempo invecchia in fretta’. Sono d’accordo con molte delle tue riflessioni.
-Una domenica di marzo- (Per Antonio)
Era una bella domenica di marzo e la città si era svegliata con nuove foglie sugli alberi e centinaia di rondini arrivate dal sud.
All’ aeroporto di Portela era atterrato il volo dell’ Air France proveniente da Parigi che aveva tra i suoi passeggeri un signore con un elegante completo blu e un impermeabile dello stesso colore. L’uomo aveva pochi bagagli con sé: una piccola borsa di pelle scura che aveva comprato molti anni prima a Madras, due bottiglie di champagne, un fascio di giornali francesi, portoghesi e italiani, due libri e un foglio su cui aveva lavorato per tutta l’ ultima settimana. Su quel foglio aveva scritto i nomi e l’invito per alcune per-sone che quella sera avrebbero cenato con lui in un piccolo ristorante su una delle sette colline della città. A ciascuna di queste persone aveva spedito un piccolo racconto alle-gandoci la richiesta di fare il possibile per poter venire a quella cena.
L’uomo si accese la seconda sigaretta della giornata e aspirò con un piacere il sapore del tabacco. Lentamente si avviò verso il parcheggio dei taxi, sapendo che non avrebbe avuto difficoltà a trovarne uno libero sul lato degli arrivi.
Vide la città davanti a sé e il luccichio del fiume e come sempre non riusciva a evitare di sospirare per la gioia che lo pervadeva ogni volta che tornava in quel paese e poteva rivederne la luce, la bellezza e la delicatezza.
Il primo invito era stato spedito al suo primo amico portoghese Zè’ Pires, conosciuto negli anni ’60 quando entrambi erano molto piu’ giovani. Insieme avevano passato lunghi pomeriggi alla Caparica e innumerevoli nottate nei bar del Cais do Sodre, oppure al Procopio vicino al giardino dell’ Amoreiras o al Pavillao Chinoise nel Bairro Alto.
Il secondo era indirizzato alla proprietaria della libreria Galileu di Ca-scais, una delle piu’ belle nell’ area della capitale, soprattutto per chi cer-cava delle vecchie edizioni di poesie di un loro amico comune che ogni tanto passava da lì prima di andare a trovare l’uomo con l’impermeabile quando questi abitava in una casa vicino al faro della scogliera.
Il terzo invitato era un gitano di Matosinhos che stavolta, diversamente dal solito, non sarebbe potuto arrivare con i suoi amici per rallegrare la serata con storie e musiche della sua cultura.
Il quarto era stato uno dei suoi amici più cari; uno scrittore (Xana O’ Neill)di una decina d’anni piu’ anziano. Quando si incontravano cominciavano a parlare di letteratura ma dopo qualche ora, complici qualche bottiglia di vino o di whisky, la discussione spaziava dalle donne, dall’ amore per la vita, al cinema, ai ricordi e al desiderio d’ affrontare con gioia la notte che era sempre troppo giovane per dormire.Erano gli anni in cui tutt’ at-torno il clima sembrava cupo e grigio ma ere anche il periodo in cui en-trambi erano più spensierati e tutto sembrava possibile.
L’ultima lettera era stata inviata a una donna (Yeborath) che abitava su un’isola lontana a cui l’uomo che era sceso dal volo dell’ Air France aveva dedicato un piccolo racconto.
Quella donna continuava a vivere nell’ arcipelago anche se aveva cam-biato casa, nome e isola e tutto si sarebbe aspettato meno che ricevere un invito da qualcuno.
Il taxi era arrivato davanti alla casa dell’ uomo che si accese la terza sigaretta. Scese dalla macchina, entrò in casa e non trovò nessu-no ad accoglierlo se non il gatto che russava su una poltrona. Andò a mettere le bottiglie in frigorifero e si diresse verso il divano del salotto per fare un sonnellino prima di aspettare l’arrivo dei suoi amici. Era contento: era una bella domenica di marzo e il sole illuminava tutta la casa.
Si addormentò senza più sentire quel fastidioso dolore che lo tormentava da tempo.
Chiuse gli occhi e sogno’ i suoi amici che arrivavano.
Mia moglie Veronika tradusse in sloveno un racconto di Tabucchi, nel 2005, inserendolo nell’antologia slovena ”Papir in meso” (Carta e carne) che io stesso curai e postfeci. Chi volesse leggere la mia postfazione la trovera’, in lingua italiana ovviamente, in rete sul sito Italialibri. Parlo di lui e di molti altri novellisti italiani, essendo quell’antologia stata dedicata ai racconti italiani degli ultimi anni.
Saluti a Massimo et letteratitudiniani tutti!
Sergio Sozi
Un saluto a te, caro Sergio. E grazie per il tuo intervento.
Meraviglioso questo omaggio per Antonio Tabucchi.
Che commozione, dott. Maugeri, che omaggio, che ricordo per il bravo Tabucchi.
E che bello che per una volta, come dice la dott.ssa Lo Iacono, sia Tabucchi a farsi ombra. A evocare, invece di essere evocato.
Non posso che unirmi a voi: Buon compleanno, Antonio Tabucchi.
E mi abbia sempre suo, dottor Maugeri, piagnucolante (tutti i vecchi lo sono, ma ahimè sono troppo esposti all’emozione)…ma certamente suo.
Professor Emilio
Bello, commovente, giustissimo celebrare la vita (il compleanno) e non il giorno della morte. Credo che Tabucchi avrebbe approvato!
…ma non si può leggere un pezzetto dei ricordi dei suoi amici?
Caro Massimo, grazie di questo splendido spunto per rendere omaggio al grande Tabucchi. Ieri ho acquistato un suo libro magnifico, di rara poesia, in una libreria del Marais: “Sogni di sogni”. Lo sto leggendo direttamente in francese, ed è pura musica. Lo scrittore immagina i sogni di alcuni grandi artisti parigini – e non solo – amati e lungamente inseguiti. E’ un testo che mi sta accompagnando in queste prime fredde giornate a Parigi. Ed è il miglior modo di salutarlo e rendergli tributo. Condividendo queste splendide pagine con te e con tutti gli amici che interverranno. Un caro saluto…
Intanto vi lascio questa sua frase, così vicina alle malinconie della vita, alle percezioni di fine…
“e per addormentarmi penso che ti scriverei che non sapevo
che il tempo non aspetta, davvero non lo sapevo,
non si pensa mai che il tempo è fatto di gocce…”
Insomma….buon compleanno, Antonio Tabucchi
Caro Massi
grazie di cuore per questo commosso omaggio a Tabucchi.
Tabucchi era un esperto di appuntamenti con le ombre, con i morti, con il fumo dei personaggi letterari. Per una volta, in questo libro, è personaggio lui stesso, uno spettro compiacente e benevolo che ha il solo scopo di celebrare – paradossalmente – la vita.
da vero esperto di incontri con l’invisibile, Tabucchi racconta così il suo fortunato imbattersi in Pereira…
……”Il dottor Pereira mi visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992. A quell’epoca lui non si chiamava ancora Pereira, non aveva ancora i tratti definiti, era qualcosa di vago, di sfuggente e di sfumato, ma aveva già la voglia di essere protagonista di un libro. Era solo un personaggio in cerca d’autore. Non so perché scelse proprio me per essere raccontato. Un’ipotesi possibile è che il mese prima, in una torrida giornata d’agosto di Lisbona, anch’io avevo fatto una visita. Ricordo con nitidezza quel giorno. Al mattino comprai un quotidiano della città e lessi la notizia che un vecchio giornalista era deceduto all’Ospital de Santa Maria di Lisbona e che le sue spoglie erano visibili per l’estremo omaggio nella cappella di quell’ospedale. Per discrezione non desidero rivelare il nome di quella persona. Dirò solo che era una persona che avevo fuggevolmente conosciuto a Parigi, alla fine degli anni sessanta, quando egli, da esiliato portoghese, scriveva su un giornale parigino. Era un uomo che aveva esercitato il suo mestiere di giornalista negli anni quaranta e cinquanta, in Portogallo, sotto la dittatura di Salazar. Ed era riuscito a giocare una beffa alla dittatura salazarista pubblicando su un giornale portoghese un articolo feroce contro il regime. Poi, naturalmente, aveva avuto seri problemi con la polizia e aveva dovuto scegliere la via dell’esilio. Sapevo che dopo il Settantaquattro, quando il Portogallo ritrovò la democrazia, era ritornato nel suo paese, ma non lo avevo più incontrato. Non scriveva più, era in pensione, non so come vivesse, era stato purtroppo dimenticato…..”
……”Andai a visitare la salma alle due del pomeriggio. La cappella dell’ospedale era deserta. La bara era scoperta. Quel signore era cattolico, e gli avevano posato sul petto un cristo di legno. Mi trattenni presso di lui una decina di minuti. Era un vecchio robusto, anzi grasso. Quando lo avevo conosciuto a Parigi era un uomo sui cinquant’anni, agile e svelto. La vecchiaia, forse una vita difficile, avevano fatto di lui un vecchio grasso e flaccido. Ai piedi della bara, su un piccolo leggio, c’era un registro aperto dove erano riportate le firme dei visitatori. C’erano scritti alcuni nomi, ma io non conoscevo nessuno. Forse erano suoi vecchi colleghi, gente che aveva vissuto con lui le stesse battaglie, giornalisti in pensione…..”
…..”In settembre, come dicevo, Pereira a sua volta mi visitò. Lì per lì non seppi cosa dirgli, eppure capii confusamente che quella vaga sembianza che si presentava sotto l’aspetto di un personaggio letterario era un simbolo e una metafora: in qualche modo era la trasposizione fantasmatica del vecchio giornalista a cui avevo portato l’estremo saluto. Mi sentii imbarazzato ma l’accolsi con affetto. Quella sera di settembre compresi vagamente che un’anima che vagava nello spazio dell’etere aveva bisogno di me per raccontarsi, per descrivere una scelta, un tormento, una vita. In quel privilegiato spazio che precede il momento di prendere sonno e che per me è lo spazio più idoneo per ricevere le visite dei miei personaggi, gli dissi che tornasse ancora, che si confidasse con me, che mi raccontasse la sua storia. Lui tornò e io gli trovai subito un nome: Pereira. In portoghese Pereira significa albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia. Ma c’era un altro motivo, questo di origine letteraria, che mi spingeva verso questo nome: un piccolo intermezzo di Eliot intitolato What about Pereira? in cui due amiche evocano, nel loro dialogo, un misterioso portoghese chiamato Pereira, del quale non si saprà mai niente. Del mio Pereira invece io cominciavo a sapere molte cose….”
….” Nelle sue visite notturne mi andava raccontando che era vedovo, cardiopatico e infelice. Che amava la letteratura francese, specialmente gli scrittori cattolici fra le due guerre, come Mauriac e Bernanos, che era ossessionato dall’idea della morte, che il suo migliore confidente era un francescano chiamato Padre Antonio, dal quale si confessava timoroso di essere un eretico perché non credeva nella resurrezione della carne. E poi, le confessioni di Pereira, unite all’immaginazione di chi scrive, fecero il resto. A Pereira trovai un mese cruciale della sua vita, un mese torrido, l’agosto del 1938. Ripensai all’Europa sull’orlo del disastro della seconda guerra mondiale, alla guerra civile spagnola, alle tragedie del nostro passato prossimo. E nell’estate del novantatré, quando Pereira, divenuto un mio vecchio amico, mi aveva raccontato la sua storia, io potei scriverla. La scrissi a Vecchiano, in due mesi anch’essi torridi, di intenso e furibondo lavoro. Per una fortunata coincidenza finii di scrivere l’ultima pagina il 25 agosto del 1993. E volli registrare quella data sulla pagina perché è per me un giorno importante: il compleanno di mia figlia. Mi parve un segnale, un auspicio. Il giorno felice della nascita di un mio figlio nasceva anche, grazie alla forza della scrittura, la storia della vita di un uomo. Forse, nell’imperscrutabile trama degli eventi che gli dèi ci concedono, tutto ciò ha un suo significato”
ANTONIO TABUCCHI, Il Gazzettino, settembre 1994
E, naturalmente, buon compleanno Antonio Tabucchi!
Il miglior augurio posso fartelo adesso, uno di faccia all’altro, le sedie di fronte, e il fumo della tua sigaretta che mi intossica e mi infastidisce anche se sei poco più che un’ombra. Ti stupirai, ma della resurrezione della carne so ancora poco, vediamo se adesso riesci a strappare tu qualche notizia in più…. Sostenevo parecchie cose, prima, e però adesso me ne viene una soltanto, ed è che la vita, per quanto ti affanni a dirla, a raccontarla e a viverla, persino in una Lisbona sfavillante che spezza il buio dell’oceano, ti sfugge comunque e non resta che raccattarne qualche briciola qua e là, e farne – forse – un ultimo libro. Tutto questo per dirti che è facile morire, mille volte morire, ma a nascere sì che ci vuole ingegno, e rinascere, poi, che trovata, davvero miraboloso.
Poche parole, perchè lo sai che in fondo non sono che un vecchio che sta fermo innanzi al ritratto di sua moglie, riposi in pace, ma se devo dirla tutta, a mettere fuori il cuore ho un certo ritegno, un poco di considerazione e di pudore. Insomma, Antonio, tutto questo giro di parole solo per augurarti buon compleanno.
Pereira
Grande, Tabucchi. Uno di quegli scrittori che davvero ha lasciato un segno. Fortunati coloro che hanno avuto la possibilità di conoscerlo di persona.
Bel momento, commosso e stranamente festoso, come di un vero compleanno.
E’ vero quello che dice Paolo Di Paolo nell’intervista, c’era negli ultimi titoli e scritti di Tabucchi un allarmante senso del tempo della fine.
Come in questo brano…..
“Ti devo confessare una cosa… dopo che ti avevo chiamato mi sono pentito di averti chiamato. Non so bene perché, forse perché non credo nella scrittura, la scrittura falsa tutto, voi scrittori siete dei falsari. O forse perché la vita uno deve portarsela nella tomba. Intendo la vera vita, quella che si vive dentro. Da lasciare agli altri basta la vita che si vive di fuori, è già così evidente, impositiva. E invece ho voglia di scrivere, cioè… parlare… scrivere per interposta persona, chi scrive sei tu, però sono io. Strano, no?”
ANTONIO TABUCCHI,Tristano muore
E anche in questo….
“Ora Tristano è davvero stanco, non ha più fiato, lo senti, avrebbe voglia di dormire, ma non il breve sonno di un’iniezione, a lungo, come deve essere lungo il sonno che compensi la fatica di aver vissuto”.
Grazie, Tabucchi. Buon compleanno.
bravo massimo. e scusa se da letterata laureanda mi permetto un parallelo letterario tra la morte di tabucchi e quella da lui raccontata costantemente nelle sue opere…
ovviamente mi viene da pensare a “gli ultimi tre giorni di ferdinando pessoa”…
…intorno a pessoa morente si accalcano infatti i suoi personaggi, che sfilano in processione e muoiono insieme al loro Pigmalione.
tuttavia, prima dell’ultimo addio, vogliono dimostrare affetto e riconoscenza al padre che ha donato loro un nome e una vita.
attraverso i loro discorsi tabucchi fa riemergere la personalità e la biografia di Pessoa, la sua immensa solitudine, la sua passione per i piccoli piaceri quotidiani, la sua ironia, i suoi amori mancati. nelle parole dei personaggi che si avvicendano, in lunga processione, al capezzale del poeta sembra di leggere l’inquietudine di pessoa, il male di vivere che lo ha portato alla morte e quella pazzia ereditaria che “come un’onda nera si era abbattuta sulla sua testa”…..
…ma forse tabucchi prefigura anche la propria morte, il prendere congedo dai propri personaggi, la malinconia di doverli lasciare al loro destino…
lasciati al mondo, orfani, questi personaggi sapranno continuare a vivere, a sopravvivere?
credo di sì, credo che tabucchi abbia generato figli forti, capaci di resistere al lutto.
bravo massimo,bravi gli autori di “una giornata con tabucchi”, un abbraccio
Che bella idea questo libro!Che bravi! Mi piace quando si parla dell’amicizia tra scrittori, della condivisione in letteratura e nella vita. Ripeto: Bravi!
Inoltre, questo compleanno è stato ricordato.
Per esempio a Vecchiano, Lunedì 24 settembre alle 10.30 a Palazzo Boileau, in via Santa Maria 85, con l’incontro “Adamastor e dintorni. Tabucchi, Pisa e la filologia”.
Fra i relatori molti accademici, intellettuali, amici e colleghi dello scrittore.
Un’altra manifestazione di affetto ed amicizia.
…in questa bella occasione il comune di Vecchiano intitolerà a Tabucchi la biblioteca comunale.
Per chi volesse saperne di più:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Scrittori-Antonio-Tabucchi-Vecchiano-gli-intitola-biblioteca-comunale_313726609631.html
Cari amici
vi propongo un meraviglioso percorso con Tabucchi, con la sua voce viva…
LA LETTERATURA E’ UNA FORMA DI CONOSCENZA ATTRAVERSO GLI OCCHI ALTRUI….
http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?videoId=120¤tId=8
PERCHE’ SI SCRIVE….
http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?videoId=121¤tId=8
IN PORTOGALLO PER PESSOA….
http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?videoId=112¤tId=8
LA TRADUZIONE E’ IL VIAGGIO VERSO L’OPERA. IL TRADUTTORE E’ ULISSE, COLUI CHE PORTA IL LIBRO AGLI ALTRI….
http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?videoId=113¤tId=8
guardate questi video meravigliosi. Lo ritroverete vero. Vivo.
Buon compleanno, Antonio.
Uno scrittore non muore mai del tutto… forse la sua parte migliore o un pezzetto d’anima restano nei suoi libri.
Commuove anche che gli amici mettano sul tavolo i ricordi che hanno di lui, un modo per fare comunione, per averlo di nuovo convitato letterario, amico assente solo per un accidente del tempo.
Di Tabucchi ho letto solo Sostiene Pereira. Un capolavoro. Solo i grandi scrittori riescono a produrre capolavori che si impongono alla memoria. I miei omaggi a Tabucchi.
Cari amici, grazie di cuore a tutti per la geenrosa partecipazione a questo post pubblicato per omaggiare Antonio Tabucchi a partire dal giorno della sua scomparsa.
Tabucchi è morto il 25 marzo scorso, e ieri – come ho scritto sul post -avrebbe compiuto 69 anni.
In occasione di questa ricorrenza, la casa editrice Cavallo di Ferro ha pubblicato questo volume intitolato “Una giornata con Tabucchi”, con contributi di Romana Petri, Paolo Di Paolo e Ugo Riccarelli.
Proprio oggi Riccarelli ne discuteva con Loredana Lipperini su Fahrenheit.
Il libro raccoglie anche gli ottimi contributi di Dacia Maraini (è da poco uscito il nuovo libro di Dacia: “L’amore rubato” – Rizzoli; ne parleremo presto).
Ringrazio la mia socia di scrittura, Simona Lo Iacono, a cui ho chiesto di intervistare Romana Petri, Paolo Di Paolo e Ugo Riccarelli.
L’intervista – come qualcuno di voi avrà visto – è disponibile su LetteratitudineNews http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/09/24/una-giornata-con-tabucchi/
Passo ai saluti e ai ringraziamenti, cominciando dal prof. Emilio… che considero davvero una risorsa insostituibile dei dibattiti organizzati su Letteratitudine da qualche mese a questa parte.
Grazie, prof!
Grazie mille anche a: Anna Maria Fermi, Pereira, Andrea, Raffaele Moncada per i loro commenti.
E grazie al caro amico scrittore Luigi La Rosa, che ci ha fatto pervenire il suo pensiero in diretta da Parigi!
Ciao, Luigi caro.
Devo ancora ringraziamenti a Terzo Anno, Rosa, Luciano, Santo.
Grazie. Siete tutti splendidi!
E grazie mille anche a Maria Lucia Riccioli (ciao, Mari) e ancora a Simona (che, oltre ad aver curato l’intervista, si è anche prodigata a fornire ulteriori contributi).
Credo che leggere “Una giornata con Tabucchi” (Cavallo di Ferro) sia un buon modo per festeggiare il compleanno di Tabucchi.
E poi, naturalmente (quasi inutile ribadirlo), rimangono tutte le opere di questo grande autore… da “Sostiene Pereira” (la più famosa) in giù.
Sono lì, che attendono di essere lette… o rilette.
Buon compleanno, Antonio!
Caro MASSIMO, che tristezza in questi giorni non potere sentire le parole “dell’esiliato” Tabucchi che da Parigi ci confortava con la parola, Lui che preferiva respirare aria di libertà, facendo nomi e cognomi di chi ormai ce ne aveva privato anche con le leggi.
E allora voglio anche io parafrasare “nell’ Anno della morte di …” Antonio Tatucchi: in quell’anno non muore soltanto Antonio, ma la grande civiltà italiana e europea, che Tabucchi aveva amato e che i fatti del nostro triste quotidiano ci inducono a ritenere ormai perdute.
un caro saluto da salvo sardo
Caro Salvo,
grazie di cuore per il tuo commento.
A presto!
Istituto Italiani di Culture di Lisbona “Omaggio a Antonio Tabucchi”
Lisbona, 24 settembre 2012
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.483487098338502.107561.112856152068267&type=1
Ho avuto il privilegio di avere il regalo della sua amicizia…Fra pochi giorni sarà un anno che é volato via…quanto ci manca!!!! Grazie Antonio per tutto cio` che hai scritto per tutti noi!!!! Parlo spesso di te con il nostro amico pittore di Assisi, Jalal il curdo!!!!Resterai nei nostri cuori !!!
Rimetto in primo piano questo post dedicato ad Antonio Tabucchi a un anno esatto dalla sua scomparsa. Sarò a grato a chiunque di voi vorrà contribuire a ricordarlo.
Grazie a Gianni e a Piera.
A tutti, una serena notte e un buon inizio settimana…
Grazie, Massimo, è molto importante ricordare la figura di questo grande ed appassionato scrittore, critico ed altro…
E’ già passato un anno…
Caro Massimo,
nel condividere il tuo articolo, mi sono rivolto soprattutto ai miei studenti e amici appassionati di lettere americani, professori, scrittori, lettori – che tuttavia leggono l’Italiano (sono molti). Tabucchi e’ ovviamente una figura importante, fa parte dei nostri corsi, diventa linfa della nostra cultura di Italiani in America o di Americani che leggono l’Italia. Grazie dell’opportunita’: questo e’un buon modo di fare un servizio, ed io ormai concepisco la rete quasi esclusivamente come servizio di stampo culturale. Un abbraccio,
Ema
Straordinaria simbiosi letteraria innervata di passione civile http://www.criticipercaso.it/2013/03/25/il-dottor-pereira-abita-piu-qui
non sono una scrittrice, ma una modestissima scribacchina.
Mi inchino davanti allo SCRITTORE ANTONIO TABUCCHI, ne sento già la mancanza, che sarà colmata dalla lettura che da sempre è una disciplina ed una mia terapia..Sono una Musicista:adoro PESSOA, canto le sue poesie e le suono.Che infinito piacere leggere il PESSOA che TABUCCHI ci ha regalato! Ogni volta mi commuove. Il suo libro che più mi ha incantato è stato il primo che ho letto “Passaggio Indiano”.Delizia pura!
Poi dopo aver visto il film “SOSTIENE PEREIRA” non ho potuto far altro che correre ed acquistare il libro da cui il film, con un ottimo Marcello Mastroianni, è tratto.Un’altra sua opera che mi ha incantato è”RACCONTI con FIGURE”..da gustare a piccoli sorsi ° ° ° E dopo la sua partenza per chissà dove “IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA”. E poi.. ho amato l’uomo TABUCCHI, l’impegno politico e sociale, la sua smisurata capacità nella Didattica, la sua ironia, l’arguzia, i suoi perenni scavi nel dubbio.Davvero grazie ad un indimenticabile protagonista della cultura che ha scelto per andarsene la mia ^amada Lisboa antigua^. Muito obrigada, MAESTRO ANTONIO TABUCCHI.marlene
Antonio Tabucchi, Tristano e la scrittura asciutta
Il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/25/antonio-tabucchi-tristano-e-scrittura-asciutta/541714/
Requiem per Antonio Tabucchi
Il Post: http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2013/03/25/requiem-per-antonio-tabucchi/
Ricordo di Antonio Tabucchi a un anno dalla scomparsa
BooksBlog: http://www.booksblog.it/post/45255/ricordo-di-antonio-tabucchi-a-un-anno-dalla-scomparsa
Andrea Bajani, ”Tabucchi ha incarnato il legame inscindibile tra vita e letteratura”
Libreriamo: http://www.libreriamo.it/a/3673/andrea-bajani-tabucchi-ha-incarnato-il-legame-inscindibile-tra-vita-e-letteratura.aspx
A un anno dalla morte Firenze ricorda Antonio Tabucchi
La Nazione: http://www.lanazione.it/firenze/cultura/2013/03/22/862945-firenze-ricordo-tabucchi-antonio.shtml
Tabucchi, la letteratura come inquietudine
La Stampa: http://www.lastampa.it/2013/03/22/cultura/tabucchi-la-letteratura-come-inquietudine-lF3xPBDECFiWyonwA0fd2I/pagina.html
Antonio Tabucchi: l’ultimo libro postumo
Panorama: http://cultura.panorama.it/libri/antonio-tabucchi-libro-postumo
Grazie di cuore per i vostri interventi e contributi, cari amici!
E grazie (ancora una volta) a Tabucchi per le opere che ci ha lasciato.
Il primo libro di Tabucchi che ho letto è stato “Il filo dell’orizzonte”: era il 1985-86 credo. Lo ritengo ancora il migliore, ogni tanto lo riprendo dalla libreria e lo sfoglio inseguendo un qualcuno che non c’è. Non penso che tecnicamente sia il miglior libro di Tabucchi, “Sostiene Pereira” è il più premiato e un motivo ci sarà. Ma raccolte quali “Requiem”, “Piccoli equivoci senza importanza”, “Si sta facendo sempre più tardi” restano per sempre nella mia memoria e forse mostrano un Tabucchi più adatto ai racconti, alle forme brevi di scrittura cha ai romanzi: ma è uno strappare il capello in quattro.
Antonio Tabucchi è stato il “mio ” professore all’Università degli Studi di Siena, grazie a lui gho scoperto la lingua e la lettratura portoghesi. A distanza di molti anni , rileggendo il passato, direi che mi sono laureata in “Antonio Tabucchi” perché io amavo i suoi romanzi e tramite lui ho scoperto il Portogallo, non viceversa.
Con Antonio Tabucchi ho preso il largo verso la letteratura portoghese, grazie a lui, a Roberto Francavilla, Emilia Marques Mano, Rita Benamor, Cecilia Pero e a tutto il dipartimento di Siena ho avuto il privilegio di incontrare José Cardoso Pires e di realizzare un’intervista che è corpo centrale della mia tesi di laurea, poi di conoscere i romanzi di Antonio Lobo Antunes e di poter iniziare una breve ricerca a Lisbona.
Sarò sempre riconoscente ad Antonio Tabucchi, sempre, per i miei anni come studente, per la mia vita presente e per la consapevolezza di avere un “altro” luogo in cui essere me stessa oltre alla mia città natale, di sapere che Lisbona mi accoglie ogni volta come fosse un infinito presente.
Francesca
Racconto da alcuni anni una storia ispirata al Beato Angelico di Antonio…di quei volatili curiosi e golosi che cercano di camminare nell’orto di nonna, tra i profumi della vita terrena. Un viaggio irreale fatto di quella concretezza costruita ogni volta…. dalle persone che mi aspettano in cucina golosi di storie e di gnocchi. Si rinnova il ricordo di Antonio, ogni volta….il suo sorriso vola tra farina e patate….
Carissimo Massimo, ringrazio per questa opportunità di raccontare l’affetto e la stima che ho per Antonio , che mi accompagna ogni volta…..
.sul quaderno di viaggio, su cui raccolgo dichiarazioni, emozioni…delle serate passate insieme al ‘pubblico’c’è anche una pagina scritta da lui, con la sua ‘ piccola scrittura’ , e il disegno della sua grande mano. Ci incontrammo alla Feltrinelli di Torino, era il 28. 11. 2005 , con la promessa di ritrovarci a Vecchiano nella sua casa in Toscana, perché voleva certamente ascoltare il suo racconto, rivisitato da me, tra farina e patate, e gustare gli gnocchi
CIBO ANGELICO cosa racconto?
È una donna, mia nonna, che difende il suo orto dai tanti volatili che cadono rovinosamente sulla sua verdura…
Nel racconto originale di Tabucchi , il protagonista è un fraticello beato che dipinge affreschi per il suo refettorio. Gli angeli / volatili ,per lui ,diventano i modelli) .
Nel mio racconto, quegli angeli , salvati da nonna, conosceranno i profumi della terra, e ritorneranno ogni sera come vuole la tradizione.
Peccano di gola, sorridono con me, mangiano e bevono del buon vino, nelle cucine in cui vengo ospitata a raccontare e preparare gli gnocchi. Arte che eredito dalla mia nonna.
A fine cena se ne vanno dimenticando qualche piuma qua e là. Ma quando vogliono ritornano, inciampando nell’orto tra i filari di lattuga, schiacciando i pomodori..…non è facile per loro camminare su questa terra.
Cosa dici organizziamo anche a casa tua? Il costo di una cena e mangiamo gnocchi rossi al sugo, verdi al pesto, bianchi al formaggio, e quelli esotici , meglio erotici con parmigiano, zucchero e cannella.
prossima una pubblicazione del diario di viaggio (un vecchio brogliaccio dare/ avere) che porto con me, su cui raccolgo le firme, i racconti….le tante parole dei ‘volatili golosi’ che hanno costruito con me , sere indimenticabili, con a fronte il racconto originale di Tabucchi.( ho i contatti con la casa editrice toscana Titivillus – Teatro)
Con questo Libro di viaggio, nel ricordo dello scrittore Antonio Tabucchi, vorrei riconsegnare il ricordo alle tante persone con cui ho cenato e raccontato ‘insieme ad Antonio’.
Ora è tempo di semina, dobbiamo aspettare che ricrescano le patate di pasta rossa, ottime per gli gnocchi…..farina e basilico ci sono… servono ancora parole per innaffiare la vita .
le tappe tra le più importanti nel tempo : qui a settimo con le donne straniere alla casa dei popoli, un modo per comunicare diretto , un fare di mani e pensieri che attraversavano una cucina di mondi : un haitiana, una magrebina, alcune russe , una peruviana, che più si vantava di conoscere molte qualità di patate. un cibo, le patate , che nutre il mondo, la mente.
nel racconto cito la nonna: ne metteva due nella tasca del cappotto, belle calde, per scaldarsi le mani, quando era inverno, e il freddo era sempre più freddo, ..e arrivata a scuola se le mangiava, non c’era altro.
Le tappe del viaggio, quelle più recenti dal 2000.., nella grande casa dei Piavoli registi di cinema, a Pozzolengo, per due anni consecutivi, per il festival di Mantova, al Teatro della Casa delle Ariette. Un vero e proprio circuito , mi aspetta, di teatro in casa : con Etre spettacoli in Lombardia, Olivero Ponte di Pino, nel Veneto al Palaplip ex centrale del latte di Venezia, nella casetta dei Palandri nel cuore di Venezia….la Via del prosecco, nel secolare bosco di Nervesa della Battaglia, produzione le Colture, o in agriturismi come Il rosmarino, dove le famiglie coltivano il proprio pezzo di terra per sopravvivere con dignità, e non manca la coltivazione di patate… L’allevamento di bovini a Vicenza …al Festival Lunatica Fondazione Teatro Toscano- Firenze , Via del vino , in un tour nei castelli della Lunigiana, Paesaggio con uomini da Mestre a Treviso .. …case torinesi e osterie di città e collina. Soprattutto da vecchi amici che da tempo non vedo.. al Cortiletto dei capperi – Castello di Bardassano- dalla famiglia Albano maestri pittori, nei Licei e scuole elementari con cucina attrezzata- Progetto Coop Adotta una Scuola “ non fate gli gnocchi” , Fondazione Teatro Ragazzi, Garybaldi Teatro di Settimo T.se in cui è nata l’idea..
spero di incontrarti. con gratitudine.
Mariella Fabbris
http://www.youtube.com/watch?v=D0LbKtbH3d0 regia F. Piavoli- Al primo soffio di vento ,Associazione Zefiro Film
http://b3b0c.s44.it/f/rnl.aspx/?gfd=wpuvyf&eg=o5.e9=t3z6.2c&x=pv&=42b0&x=pv&g.3i&x=cc&7400-a25gfgge29&fNCLM
http://www.youtube.com/watch?v=djeUOx-7M5w&feature=share Cibo Angelico – Festival Letteratura -Mantova-
https://dl.dropboxusercontent.com/u/91235129/approfondimento%20mariella.pdf –pagina facebook
La Stampa – La cena degli gnocchi, ricette ed emozioni
http://www.lastampa.it/2013/05/23/multimedia/cronaca/ricordi-ricette-ed-emozioni-hPsz8dCJ08p47avnOQVAbP/pagina.html
http://www.michelapi.com/wp/?p=1130 — i volatili- cibo angelico –
http://www.facebook.com/media/set/?set=a.461064727286219.105189.100001480884052&type=1&l=6eb5415b20—- fotografie Cibo Angelico a Rivoli –Torino –
CINQUE ANNI DALLA MORTE DI ANTONIO TABUCCHI
Continuiamo a ricordarlo…