Dedichiamo questa pagina a Dino Buzzati in occasione dei 50 anni dalla sua morte, avvenuta il 28 gennaio 1972
Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972) è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta italiano. Fin da studente collaborò al Corriere della Sera come cronista, redattore e inviato speciale. In cima alle sue opere, il romanzo “Il deserto dei Tartari (1940)”: considerato dalla critica il vertice della narrativa esistenzialista italiana.
Approfondimenti sul cinquantenario della morte: Il Corriere della Sera, Avvenire, Il Foglio
* * *
I primi anni
Dino Buzzati nacque a San Pellegrino, unei pressi di Belluno, il 16 ottobre del 1906. Il padre, Giulio Cesare Buzzati (1862-1920), era un celebre giurista appartenente a un’illustre famiglia bellunese, mentre la madre, Alba Mantovani (1871-1961), veneziana, era la figlia del medico Pietro Mantovani e della nobildonna Matilde Badoer.
La famiglia Buzzati trascorre le estati nella villa di Belluno e il resto dell’anno a Milano, dove il padre — docente di diritto internazionale — lavora alla neonata Università commerciale Luigi Bocconi, dividendosi tra questa e l’insegnamento alla più antica Università di Pavia. La villa di famiglia e la biblioteca furono fondamentali nella formazione dello scrittore. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore mostra una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a dodici anni il pianoforte e il violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturato alla crescita di Buzzati è anche l’amore per la montagna, che lo porterà a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita.
Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati s’iscrive al liceo classico Giuseppe Parini di Milano, dove conosce Arturo Brambilla; i due stringono amicizia e si cimentano anche in duelli di scrittura. Con lui inizierà una fitta corrispondenza che continuerà sino alla prematura morte di Brambilla. In questi anni Buzzati scopre l’interesse per la cultura egizia (nelle lettere con Brambilla si firmerà a lungo Dinubis) e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare il desiderio di scrivere un romanzo. S’iscrive a giurisprudenza per assecondare la volontà della famiglia e il 10 ottobre 1928 si laurea con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.
Attività giornalistica
Sempre nel 1928, a luglio, entra come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà in seguito redattore e infine inviato.
Nel 1940, anno di uscita de Il deserto dei Tartari, è inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Il giornalista è imbarcato su varie unità della Regia Marina italiana e scrive molte corrispondenze di guerra, che verranno raccolte nel 1992 nel volume Il buttafuoco: cronache di guerra sul mare.
Dal gennaio all’estate del 1942 Buzzati soggiorna in incognito a Messina, come inviato di guerra e operatore militare nella base della Marina di Marisicilia.
Nel periodo della Repubblica Sociale Italiana prosegue la sua attività al Corriere della Sera, controllato dal regime. Dal 1945 sino alla morte scrive articoli di cronaca nera, il settore giornalistico che predilige.
Dal 1950 al 1963 è vicedirettore della Domenica del Corriere. In realtà è un direttore ombra: è lui infatti a guidare i collaboratori del periodico e a occuparsi dell’impaginazione, della grafica, dei titoli, degli argomenti da trattare (sport, cinema, musica leggera, TV, politica).
Attività letteraria
Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale segue dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere saranno tratti film per opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993. Alla fine degli anni trenta Buzzati inizia a pubblicare racconti fantastici e surreali sul Corriere e su altre testate giornalistiche. Il 9 giugno 1940 Buzzati pubblica il suo più grande successo, Il deserto dei Tartari, scritto l’anno precedente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato su suggerimento di Leo Longanesi, che lo pubblica da Rizzoli), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trarrà il film omonimo. Nel 1949 il romanzo esce in Francia e riscuote un lusinghiero successo.
Nel 1942 Buzzati pubblica I sette messaggeri, volume che raccoglie i suoi migliori racconti, usciti negli anni precedenti su varie riviste e giornali. Negli anni seguenti lo scrittore pubblicherà prevalentemente raccolte di racconti fantastici: del 1949 è Paura alla Scala e del 1954 Il crollo della Baliverna. Da queste prime tre raccolte Buzzati estrarrà i racconti più rappresentativi e, insieme ad altri testi, li pubblicherà nel volume Sessanta racconti (1958), che vincerà il Premio Strega. Sempre nel 1958 pubblica Esperimento di magia. 18 racconti. Non mancano in questo periodo pubblicazioni di altro genere: un romanzo per bambini illustrato dallo stesso autore (La famosa invasione degli orsi in Sicilia, 1945), una raccolta di racconti e riflessioni brevissime (In quel preciso momento, 1950), un libro di valutazioni satiriche (Egregio signore, siamo spiacenti di…, 1960, con illustrazioni di Siné).
A cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta inoltre Buzzati inizia a scrivere per il teatro, ideando drammi, commedie, farse e monologhi.
Nel 1960 Buzzati torna alla forma del romanzo e pubblica Il grande ritratto, che riscuote molto successo dal punto di vista tematico, meno da quello letterario: viene affrontato il tema della femminilità, novità rispetto alle tematiche affrontate fino ad allora dall’autore. Esso anticipa il più famoso Un amore (1963), incentrato su una tormentata storia sentimentale, nella quale si riconoscono alcune vicende autobiografiche dello scrittore. Dal romanzo verrà tratto l’omonimo film (1965) di Gianni Vernuccio.
Nel 1965 il narratore pubblica le sue uniche opere poetiche: Il capitano Pic e altre poesie, Scusi, da che parte per Piazza del Duomo? e Tre colpi alla porta.
Nel 1966, dopo otto anni, esce una nuova raccolta di racconti, Il colombre e altri cinquanta racconti, seguita due anni dopo da La boutique del mistero, che raccoglie trentuno storie estrapolate da tutte le precedenti raccolte.
Le ultime opere dello scrittore bellunese sono il Poema a fumetti (1969), a seguito del quale gli è conferito il premio Amelia 1970, opera a metà tra un romanzo e un fumetto, che rielabora il mito di Orfeo ed Euridice in chiave pop, Le notti difficili (1971), una raccolta di racconti ed elzeviri incentrati sulla morte, e I miracoli di Val Morel (1971), una raccolta di dipinti e brevi commenti imperniati su dei finti miracoli, che nell’invenzione dell’autore sarebbero stati attribuiti a santa Rita dalla tradizione popolare e ispirati alla località di Valmorel di Limana.
Dino Buzzati si spegne il 28 gennaio 1972.
Numerose sono le opere postume, che raccolgono per lo più racconti mai pubblicati in volume durante la vita dell’autore ed estratti dalle copie originali del Corriere e di altre testate.
(Fonte: Wikipedia Italia)
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo