Novembre 14, 2024

101 thoughts on “OMAGGIO A GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ

  1. Care amiche e cari amici di Letteratitudine,
    la notizia ha fatto il giro di tutti i media (dal web, ai giornali, alla tv).
    Ieri, 17 aprile 2014, è scomparso lo scrittore e premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez (era nato a Aracataca, 6 marzo 1927).
    Una vera e propria “leggenda vivente” della letteratura contemporanea.

  2. Sapevamo che le sue condizioni di salute erano precarie: il 3 aprile scorso era stato ricoverato in ospedale a Città del Messico a causa dell’aggravarsi di una polmonite.
    Il patrimonio letterario e culturale che ci lascia García Márquez è immenso, a prescindere dal conferimento del Premio Nobel per la Letteratura (avvenuto nel 1982).

  3. Il suo romanzo più celebre, “Cent’anni di solitudine“, è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.

  4. Vorrei ricordarle Gabriel García Márquez in questo post, con il vostro preziosissimo contributo.
    Dedico dunque questo “spazio” alla memoria di “Gabo”, anche con l’auspicio di contribuire a far conoscere questo autore a chi non avesse ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.

  5. Chiedo a tutti coloro che potranno di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare García Márquez e la sua produzione letteraria.
    Seguono alcune domande volte a favorire la discussione.

  6. 4. Tra le varie “citazione” di García Márquez di cui avete memoria (o che magari avrete modo di leggere per questa occasione)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

  7. Sul post ho inserito il video con una breve intervista a García Márquez (rilasciata qualche anno fa a Gianni Minoli).
    Grazie in anticipo per la vostra partecipazione.

  8. E’ in assoluto il mio scrittore preferito. Sento una mancanza dolorosa, come quando se ne va una persona cara.

  9. Per fortuna rimangono i libri. Su tutti : “L’amore ai tempi del colera” e “Cent’anni di solitudine”.

  10. Adesso però ho voglia di rileggermi la sua autobiografia. Devo averla da qualche parte.
    Ciao.

  11. “Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore.”
    Memoria delle mie puttane tristi
    Gabriel Garcia Marquez

  12. « Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l’amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci.»
    (G. García Márquez, – da Dell’amore e di altri demoni)

  13. García Márquez era l’ultimo dei Giganti della letteratura ancora in vita. Non se ne vedono altri all’orizzonte. Forse solo Vargas Llosa.
    Uno dei Nobel per la letteratura più amati in assoluto.
    Riposa in pace, Gabriel.

  14. Garcia Marquez resterà nel cuore della gente del mondo. Le sue storie appartengono a tutti. E non lo dimenticheremo mai.

  15. 1. Che rapporto avete con le opere di Gabriel García Márquez?

    Ottimo. E’ uno degli autori che ho più amato. Ed è anche uno di quelli che riletto.
    Gli autori riletti, per me, sono davvero pochi. Rientrano all’interno di un mio personale Olimpo della Letteratura.
    Lì, Gabo occupa un buon posto.

  16. 2. Qual è quella che avete amato di più?
    Su tutti “Cent’anni di solitudine”. Non perché è il più famoso. Forse perché è il primo che ho letto di Marquez ed ha lasciato un segno nel profondo.
    Si tratta di uno di quei libri che leggi e ti rimangono dentro per anni. Incidono sulla tua vita e davvero, leggendoli, puoi dire che hai vissuto un’esperienza.
    “Cent’anni di solitudine” è uno di questi libri, per me.

  17. 3. Qual è quella che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?

    La più rappresentativa, nel mio caso, coincide con la più amata.
    W Cent’anni di solitudine! 🙂

  18. 4. Tra le varie “citazione” di García Márquez di cui avete memoria (o che magari avrete modo di leggere per questa occasione)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?
    Ecco l’incipit di “Cent’anni di solitudine” (per una questione di coerenza)
    *******
    Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.
    [Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine, traduzione di Enrico Cicogna, Mondadori, 1982.]

  19. 5. Qual è l’eredità che García Márquez ha lasciato nella letteratura mondiale?
    Un’eredità molteplice. Non solo per il valore intrinseco delle opere (enorme!), ma anche per il contributo in generale che ha dato nella divulgazione mondiale della grande letteratura latinoamericana.

  20. Tempo fa ricordo di aver letto in questo blog un bellissimo articolo di Natalia Ginzburg dedicato a Cent’anni di soltitudine.
    Sarebbe possibile inserirlo di nuovo?

  21. Comunque io metto sullo stesso piano Cent’anni di solitudine e L’amore ai tempi del colera.

  22. Una riflessione sul Premio Nobel.
    Garcia Marquez è uno dei pochi Nobel per la letteratura che sono anche stati bestselleristi.
    Uno dei pochi casi in cui qualità e quantità procedono insieme.

  23. Gabriel Garcia Marquez e’ il mio mito. Cosa potrei dire di lui? Saro’ banale ma ho amato i suoi romanzi i racconti, che mi sono rimasti tutti nel cuore e che piango la sua scomparsa. Addio Gabo sarai per sempre immortale.

  24. Cien años de soledad – grandissimo libro!
    Meglio leggerlo in originale, per chi conosce lo spagnolo. E’ tutta un’altra esperienza.

  25. Grande, grandissima tristezza.
    Spiace dirlo, ma nel panorama letterario internazionale non esistono più autori del calibro di Garcia Marquez.

  26. Aggiungo che non sono un nostalgico di natura, ma sono assolutamente convinto della considerazione di prima.
    Poi, certo, se dovesse spuntar fuori un nuovo fenomeno sarò il primo a gioirne.

  27. Solo che, scusate il pessimismo, l’impressione è che la letteratura della mediaticita’ che viviamo oggi sia solo capace di produrre fenomeni da baraccone.

  28. “Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d’uccelli.”

    Gabriel García Marquez – Cronaca di una morte annunciata.

    Quando scompare l’Autore dei libri che hai letto in gioventù, è come perdere un vecchio amico con cui hai condiviso intime esperienze. E allora riprendi in mano i libri come se prendessi vecchie foto di ricordi. E ti emozioni ancora…

  29. Una triste notizia, la dipartita di un genio della letteratura. Personalmente mi sento impoverito.
    Di Gabriel Garcia Marquez ricordo in particolare l’inimitabile Cent’anni di solitudine, Dell’amore e di altri demoni e Il generale nel suo labirinto, dove spiccano le miserie, l’incomunicabilità, l’isolamento delle popolazioni sudamericane descritti in una prosa unica, originale, che spazia tra il realismo e il surrealismo.
    Buona Pasqua a te, Massimo, e a tutti i lettori.
    A. B.

  30. Una considerazione sul cosiddetto realismo magico.
    A Garcia Marquez non piaceva questa etichetta. Lo dice anche nel video postato. Come tutte le etichette, rappresenta un recinto. E l’arte, quella vera, non può essere racchiusa in un recinto.

  31. La grandezza letteraria di Marquez emerge anche dalla facilità con la quale i temi e la cifra narrativa -entrambi molto sudamericani, anzi caraibici- siano entrati, oltre che nel gusto, nell’immaginario del lettore occidentale. Mi sembra un buon indizio della (cosiddetta) universalità dell’ opere d’arte.
    Il mio preferito è “L’autunno del patriarca”, dolorosa satira del potere.
    “Il generale nel suo labirinto” penso comunichi il messaggio “politico” che M. evitava con cura di formulare.

  32. L’etichetta del realismo magico gli fu appiccicata da certa critica americana. Marquez la rifiutò con decisione, sostenendo che il suo realismo non era magico. L’impressione magica era data, forse, dalle atmosfere della narrazione, che però riflettevano le atmosfere caraibiche.

  33. Per chi non avesse mai letto Garcia Marquez, consiglierei di cominciare con la lettura di “Cronaca di una morte annunciata”.

  34. Beh, credo sia inutile girarci intorno. Cent’anni di solitudine forse non sarà l’unico suo grande romanzo, ma è senz’altro il libro che maggiormente ha contribuito alla diffusione della letteratura ispano-americana nel mondo, che ha influenzato decine e decine di altri scrittori (che mai hanno raggiunto quella vetta), che ha ispirato una generazione. E che ha colpito anche me in modo profondo quando ero ancora un giovane lettore, prima di tutti gli altri (che mi siano piaciuti o meno).
    Grazie Gabo. E bentornato per sempre a Macondo.

  35. Cari amici,
    grazie di cuore per i vostri interventi. Come sapete organizzo in maniera sempre meno frequente questi forum/dibattiti on line (per una serie di ragioni).
    In ogni caso ci tenevo ad aprire uno spazio (da riempire con i vostri contributi) dedicato alla memoria di Gabriel García Márquez.
    Grazie di cuore, dunque.

  36. Ne approfitto per salutare e ringraziare singolarmente vecchi e nuovi amici.
    Un caro saluto a: Anna, Giuseppe Pippo Visconti, Amaranta, Luigi Lovetti, Giuseppe Maurizio Piscopo, Annalisa, Stefy, Delia Morea, Antonio Rotella, Giulio Di Raimondi, Domenico Calabria, Ausilio Bertoli, Ric, virginialess, Luca F., Carloesse.
    Grazie di cuore a tutti!

  37. Grazie per gli auguri e per il post su Marquez.
    Ricambio.
    Domani regalerò un uovo di Pasqua con allegata una copia di Cent’anni di solitudine.

  38. Ci sono autori e Grandi Autori. Garcia Marquez appartiene alla seconda categoria.
    Le opere dei Grandi Autori vivono oltre la morte dei loro creatori.
    Quello che posso dire e che ho intenzione di rileggere i libri di Garcia Marquez che ho in libreria e di comprare e leggere quelli che mi mancano.
    Credo sia il modo migliore per contribuire ad omaggiare un Grande Autore.

  39. Marquez ha riscattato la Storia dell’America Latina che altrimenti sarebbe stata relegata in cantina!
    Scusami se non mi sono fatta più sentire, ma alcune situazioni della vita me lo hanno impedito.
    Contraccambio gli auguri e spero tanto che la Pasqua venga vissuta dagli abitanti del mondo, ogni giorno e non solamente una volta l’anno!
    Ciao

  40. Geniale l’idea indicata sopra di regalare un uovo di Pasqua con allegato un libro di Marquez

  41. Tristezza anche in me per un Grande in viaggio nell’Immortalità.
    Sono andato a rileggere il suo “Un giornalista felice e sconosciuto”, edito da Feltrinelli nel 1974.
    Decine di articoli che già davano l’idea del suo scrivere “magico”, nel profondo della realtà quotidiana, priva di vezzi.
    Ora sto rileggendo quei “Cent’anni di solitudine”, monumento della letteratura mondiale.
    Grazie per l’ospitalità, Massimo, con tanti auguri a tutti
    Gavino

  42. Caro dott. Maugeri
    credo che le parole più belle di Garcìa Marquez siano quelle sull’amore.
    ” Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi “ti amo” senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.

    Mantieni coloro che ami vicini a te, di loro all’orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli “mi dispiace”, “perdonami”, “per piacere”, “grazie”, e tutte le parole d’ amore che conosci. ”

    Forse a volte dimentichiamo di ripetere più volte e incessantemente a chi amiamo le nostre parole d’amore.
    Sbagliamo, è vero.
    Abbiamo la sciocca presunzione di pensare che gli altri capiscano, mentre forse non aspettano altro che un nostro gesto.
    Ultimamente ho trascurato di scrivere sul blog perchè sono stanco, caro dott. Maugeri, e tanti dolori pesano su di me.
    Ma questo luogo mi è caro.
    E questa sera voglio dedicare ad esso le mie ultime parole d’amore.
    Sempre con stima e i migliori auguri per una Santa Pasqua a lei e alla sua famiglia
    sempre suo
    Prof. Emilio

  43. Caro prof. Emilio,
    è vero. Sono d’accordo con quello che scrive.
    “Forse a volte dimentichiamo di ripetere più volte e incessantemente a chi amiamo le nostre parole d’amore.”
    E’ vero. Forse, a chi amiamo, quelle parole sono le ultime cose che rimangono.
    Di nuovo tanti auguri a lei e tutti coloro che amano questo blog.

  44. (21/4/2014)

    L’ultimo addio a Gabriel Garcia Marquez, il premio Nobel della letteratura morto giovedì, è in programma oggi pomeriggio a Citta del Messico, mentre la Colombia, dove “Gabo” nacque nel 1927, gli renderà a sua volta omaggio martedì.

    All’omaggio postumo nel Palazzo delle Belle Arti della capitale messicana, dove lo scrittore e la moglie Mercedes vivevano da molti anni, parteciperanno sia il presidente messicano Enrique Peña Nieto sia il collega colombiano, Juan Manuel Santos.
    I familiari consegneranno l’urna con le ceneri dello scrittore a Rafael Tovar, presidente del consiglio messicano per la cultura e l’arte, massimo organismo della cultura del paese, dove in passato sono stati omenaggiati anche altri illustri scrittori come Octavio Paz e Carlos Fuentes. Tovar riceverà l’urna dai familiari e la depositerà a sua volta su un piedistallo, che durante la cerimonia sarà custodita da una guardia d’onore: la prima sarà costituita dallo steso Tovar e dall’ambasciatore colombiano in Messico, José Gabriel Ortiz, l’ultima dai due presidenti, Peña Nieto e Santos.

    Martedì sara invece la Colombia a salutare l’autore di “Cent’anni di solitudine”. La solenne cerimonia, che sarà presieduta da Santos, è in programma presso la cattedrale di Bogotà, dove l’orchestra sinfonica della capitale suonerà il Requiem di Mozart.

  45. “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”

  46. “Taciturno, silenzioso, insensibile al nuovo soffio di vitalità che faceva tremare la casa, il colonnello Aureliano Buendìa comprese a malapena che il segreto di una buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine”

  47. “Allora saltò oltre per precorrere le predizioni e appurare la data e le circostanze della sua morte. Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che la città degli specchi (o degli specchietti) sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell’istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra”

  48. Non potrò mai dimenticare quando ho letto cent’anni di solitudine.
    Ero a Roma. Studiavo per diventare magistrato. Trovai il libro in una vecchia bancarella, o meglio fu il libro a trovarmi.
    Quando lessi, capii che quella storia mi aspettava, era in attesa di me.
    La storia di Macondo è una storia a tempo. la famiglia che la abita, i Buendía, è infatti destinata a vivere cent’anni di solitudine. Si estinguerà solo dopo che quello che è scritto sarà stato compiuto e solo dopo che sarà stato generato un animale mitologico con la forza dei José Arcadio, la solitudine degli Aureliani e la coda di un maiale. Una creatura generata con vero amore.

  49. Gentile prof. Emilio,
    ho sempre seguito i suoi interventi nel blog con molta attenzione e simpatia.
    Mi ha colpito, però, poco fa, questa frase scritta da lei: “…E questa sera voglio dedicare ad esso le mie ultime parole d’amore”.
    Ebbene, prof. Emilio, spero tanto non siano le ultime, pur comprendendo la sua stanchezza, che – mi creda – passerà.
    Abbia la mia stima e i miei fervidi auguri, A. B.

  50. Compresi allora – e con quel libro – una grande verità.
    Chi genera con amore, un amore irripetibile, impossibile da estinguere, un amore visionario e letale, quasi come un veleno che corrompe la carne, è destinato alla solitudine.
    Tutta la poetica di Marquez si nutre di questo amore che è come una profezia, o anche un anatema, una condanna.
    Marquez è lo scrittore che più di ogni altro ha cantato l’amore come destino e come narrazione che si compie quando viene raccontata.
    Per me, quindi, il suo lascito più grande consiste nell’aver cercato di decodificare i segreti dell’amore, i suoi chiodi, le sue invisibili congiure e l’altezza da cui fa precipitare il cuore.

  51. Infatti ha scritto: “Gli disse che l’amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera – quanto più intensa”

  52. E ancora:” Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l’amore poteva tutto. E’ vero – rispose lui – ma farai bene a non crederci”

  53. E infine: “Gli sembrava così bella, così seducente, così diversa dalla gente comune, che non capiva perché nessuno rimanesse frastornato come lui al rumore ritmico dei suoi tacchi sul selciato della via, né si sconvolgessero i cuori con l’aria dei sospiri dei suoi falpalà, né impazzissero tutti d’amore al vento della sua treccia, al volo delle sue mani, all’oro del suo ridere”

  54. Caro Massi, è venuto a mancare un grandissimo poeta, che non ha mancato, però, di consegnarci un testamento ricchissimo, dolorante, tutto intriso di magia, allegria, mistero e senso della morte.
    Un grande incantatore, che sapeva che nelle storie si annida l’essenza più intima, più tremante dell’uomo.
    Non a caso diceva:
    “Non c’è atto di libertà individuale più splendido che sedermi a inventare il mondo davanti ad una macchina da scrivere”

  55. Colgo l’occasione per abbracciare tutti gli amici di letteratitudine, per augurare una felicissima Pasqua e per ringraziarti sempre, caro Massi, delle bellissime occasioni di confronto.

  56. Carissimo Massimo, mi unisco al coro di commenti e ricordi del grandissimo Gabo con il piccolo contributo scritto per Il Mattino a proposito di Cronaca di una morte annunciata. Per non dimenticare i veramente grandi.
    Baci
    Antonella

    “Perché un romanzo non sia un racconto, nonostante si tratti di un romanzo molto breve, è il respiro a fare la differenza. E di respiro Gabo ne possedeva da vendere, poiché le sue frasi sono costruite come tappeti infradimensionali, proprio come le sue storie, intrecciate e incrociate a sfondare le trappole del tempo. In questo senso, “Cronaca di una morte annunciata” è una lezione di teoria del romanzo, nonostante sia un romanzo brevissimo e faccia il paio con racconti perfettissimi come “La morte di Ivan Iljic” di Tolstoj o con “Palla di sego” di Maupassant, a cominciare dalla moltiplicazione dei punti di vista intorno a un delitto inevitabile e ovvio. Variazione rispetto al cinematografico “Rashomon” di Akira Kurosawa, dove la domanda che assilla i testimoni convenuti davanti al giudice è: perché?, mentre in Marquez la domanda che risuona, inquietante è: perché no? Negli stessi anni in cui in Italia si consumavano le indignate indagini sull’assurdo umano e sulle gabbie sociali di Leonardo Sciascia – è del 1975 “La scomparsa di Majorana” e “cronaca di una morte annunciata” esce nel 1981 – Marquez ne scrisse una simile e perfetta, solo in apparenza esotica e tropicale, in realtà applicabile ad ogni latitudine. Sapere tutto, sapere come e chi, sapere perché e non potere evitare la fine annunciata: l’eterna trappola della vita, che si tratti di Ivan Iljic o di Santiago Nasar e Angela Vicario.”

  57. 22/04/2014

    Migliaia di ammiratori hanno dato l’ultimo saluto a Gabriel Garcia Marquez nel Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico, dove qualche ora prima erano state portate le ceneri del premio Nobel della letteratura scomparso lo scorso giovedì.

    L’urna con i resti del padre del `realismo magico´ è stata posta su un piedistallo circondato da fiori gialli al centro di una sala del palazzo, decorata con un gigantesco ritratto in bianco e nero dello scrittore. Sotto la foto c’era una delle frasi più note di `Gabo´ («La vita non è quella che uno ha vissuto, ma quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla»).
    A portare le ceneri fino al maestoso `Palacio de Bellas Artes´ è stata la moglie del romanziere, Mercedes, accompagnata da amici di famiglia, e dai due figli, Rodrigo e Gonzalo.

    Molti dei fan di Garcia Marquez hanno aspettato fuori dal palazzo il momento dell’ultimo addio, in un clima di tristezza e commozione, ma anche di vitalità: non è infatti mancata la musica, soprattutto le note dei ritmi messicani, della cumbia e dei `vallenatos´ colombiani, e del popolare pezzo `Macondo´.
    Alcuni hanno d’altra parte ingannato l’attesa leggendo a voce alta brani di `Cent’anni di solitudine´ e di altri libri di Garcia Marquez.

    Nella cerimonia sono brevemente intervenuti Enrique Pena Nieto e Juan Manuel Santos, presidenti rispettivamente del Messico e della Colombia, paese che oggi ha in programma a sua volta diverse iniziative, tra le quali un omaggio nella cattedrale di Bogotà.
    (Fonte: La Stampa)

  58. Grazie, carissimo Ausilio.
    Anche io l’ho sempre seguita con affetto!
    E’ vero, sono un po’ stanco, gli anni pesano.
    Ma intendevo dire che letteratitudine è il mio ultimo amore in ordine di tempo, un amore grande, che merita attenzione.
    Un caro abbraccio e grazie per avermi dato l’opportunità di chiarire.
    Sempre suo
    prof. Emilio

  59. Ventitrè anni fa lavoravo a Radio Tre, ad un programma sui libri che si chiamava Terza Pagina. Era il mio primo contratto alla radio e fu un’esperienza indimenticabile per vari motivi. Il primo fu proprio il luogo di lavoro: la meravigliosa radio. Per noi abituati alla televisione, dove dovevamo restare nel nostro cantuccio ben definito, la radio permetteva una immersione totale nel lavoro. Eri regista, montatore, ideatore, redattore, responsabile delle scelte editoriali, artefice del prodotto a tutto campo. Una palestra insostituibile. Il secondo motivo fu per le persone che ho conosciuto, prima fra tutte la mia amica Monica D’Onofrio, una delle donne più entusiaste, profonde, intelligenti, ironiche e sensibili che io abbia mai incontrato. Con lei ho condiviso un periodo assolutamente perfetto, esaltante e irripetibile. Il terzo motivo per cui quel mio primo contratto rimarrà unico nella mia memoria, è stato per le personalità che ho avuto la fortuna di incontrare. Una mattina di fine estate, Monica ed io scoprimmo che Garcia Marquez sarebbe stato uno dei giurati al Festival del Cinema di Venezia. In preda ad un entusiasmo irrefrenabile (eravamo entrambe stregate da Cent’anni di solitudine), telefonammo all’Excelsior chiedendo dello scrittore, e, incredibile ma vero, ci passarono la sua stanza. Lui rispose con queste testuali parole: “Sono nudo e sono sotto la doccia”, ma senza nessuna provocazione, semplicemente nella speranza che facessimo in fretta. Lo avvisammo che saremmo arrivate la mattina dopo, pregandolo di concederci un’intervista. Lui non promise niente, rimase un po’ sul vago, bofonchiò che non sapeva se avrebbe avuto tempo, ma noi, già con la nostra copia di “Cent’anni di solitudine” in mano, ci precipitammo a comprare il biglietto. Prendemmo una cuccetta e rimanemmo tutta la notte a provare se funzionava il “nagra”, un antiquato strumento con il quale si facevano le registrazioni, che si inceppava una volta su due. Arrivammo a Venezia alle 5 dei mattino, stordite ed emozionate, dopo esserci cambiate di abito almeno 3 volte. Io scelsi un abito a fiori –un po’ colombiano, pensavo- e fui gratificata da un galante sorriso di Garcia Marquez, che alla fine dell’intervista mi disse: “complimenti per il suo buon gusto”.
    Rimanemmo nella hall, aspettando ansiosamente che lo scrittore comparisse, timorose che non si sarebbe presentato. E invece lui arrivò. Inzialmente era un po’ tramortito dall’irruenza di queste due giovani donne un po’ pazze, ma piene di entusiasmo e di passione, in fondo lui era un gigante della letteratura mondiale, un premio Nobel. Poi fu amore totale. Lo trascinammo all’ultimo piano dell’albergo, in un salottino deserto, seguite da un giovane fotografo che avevamo incontrato per caso nella hall e che ha testimoniato quel momento con le sue foto. Garcia Marquez ci parlò per ore, della sua vita, dei suoi romanzi, dei suoi amati nonni (il Patriarca), dei suoi figli e dei suoi nipoti. Ci esortò a metter su famiglia e ad avere dei bambini. Dopo pochi mesi, sia Monica che io, aspettavamo il nostro primo figlio. Fu un momento davvero magico, sospeso nel tempo e nello spazio. Come dice Monica: con lui se n’è andato anche un pezzettino della nostra vita. /Users/leamartinag/Pictures/Libreria di iPhoto.photolibrary/Previews/2014/04/22/20140422-164814/4nVuQ91STbO9LZjRcOxxPg/Garcia Marquez 1.jpg

  60. Desidero ringraziare ancora una volta tutti coloro che sono intervenuti e stanno intervenendo in questo forum dedicato alla scomparsa di Gabriel García Márquez.

  61. Grazie di cuore alla cara Antonella Cilento per aver voluto condividere con noi il suo articolo pubblicato su “Il Mattino” e dedicato a “Cronaca di una morte annunciata” (uno dei tanti bellissimi romanzi di Gabo).
    Grazie, cara Anto.
    Ne approfitto per segnalare la puntata di “Letteratitudine in Fm” dedicata al tuo nuovo romanzo “Lisario, o il piacere infinito delle donne” (Mondadori).
    Bellissimo romanzo e bellissima chiacchierata con Antonella.
    Potete ascoltarla da qui:
    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/03/28/in-radio-con-antonella-cilento/

  62. E grazie, ancora una volta, al caro Ausilio Bertoli, a Gavino (grazie a te!), a Susanna, a Ilarì (bentrovata, cara Ilarì), a Filippo, a Stefy.
    Grazie di cuore a tutti voi!

  63. La morte di Márquez mi ha molto rattristata. Era un grande scrittore, un grande artista. E quando muore un uomo così ci si sente più soli e il mondo appare spaventosamente vuoto. Sapevo che da qualche anno aveva l’Alzheimer, ma speravo che in qualche modo la sua mente meravigliosa creasse mondi paralleli in una realtà diversa, perché i geni non smettono mai di creare.

  64. Ne “L’autunno del patriarca” la mente corre alla meschinità di un certo modo di esercitare il potere, ad esempio in una regione del sud del mondo di cui non ricordo adesso il nome, per esempio gli ultimi presidenti di cui non ricordo i nomi.
    Non si allarmi nessuno, non andrò oltre queste poche righe, di Marquez non ce ne saranno più: immenso!
    salvo sardo

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